Helvetica, backpack
[Pedro Daniel Aguiar Lopes da Porto, Portogallo]: Mi sento molto male e se provo a spiegarti qualcosa, son sicuro che non potrai capire. Ciò che ho provato oggi è impossibile spiegarlo con parole e nessuno potrà mai provarle senza funghetti. Tenterò di raccontarti piccoli porzioni delle milioni di cose che ho in mente durante il viaggio. Mi dispiace tanto per ciò che è successo oggi, se avessi saputo ciò che sarebbe accaduto non li avrei ingeriti. Ho sofferto tanto, non puoi immaginare nemmeno una piccola parte di ciò che ho passato. Son quasi morto perchè ho perso per alcuni istanti il controllo della mia mente e del mio corpo. Quando dico: morto, non esagero, son stato incosciente tante volte nel ristorante, mi sono sentito come mai prima di ora. Comunque avremo molto tempo per discutere di ciò . Questo giorno, per quanto strano possa essere sembrato, è stato molto positivo per me. Come ti ho detto, l’esperienza dei funghetti è unica e cambiano il tuo modo di pensare e di vedere il mondo. Capisci tante cose per quanto riguarda ciò che ti circonda, trovi il significato di ogni singola cosa, per ogni giorno della tua vita. Vorrei poter godere la vita come fai tu, con calma, divertendomi, ovunque e con chiunque… E’ doloroso non riuscire a farlo. Sto provando a cambiare ma è difficile. Oggi, questi funghetti hanno portato quiete al mio spirito, spero che duri per sempre, sono ansioso di poter vivere la mia vita in tranquillità come fanno tutti, spero che cresceremo insieme… Sto imparando tante cose con te, ho davvero bisogno che la nostra amicizia duri per sempre. 23. 07. 2001 Bonn (GERMANIA) Qui nel Nord della Germania comincia a fare un pò freschetto. Bonn è una cittadina deliziosa, piccolina, curata, tranquilla. Verso ora di pranzo ci siamo “sistemati” in un parchetto e armati di fornellino abbiamo preparato il nostro pranzo a base di zuppa di lenticchie. Molto buono! Fatto un giro in centro, decidiamo di fare un salto a Colonia. La prima cosa che ti colpisce appena esci dalla stazione ferroviaria è la meravigliosa ed impressionante cattedrale! Ora son seduto su una panchina proprio di fronte ad essa… Quando l’ho vista ho provato le stesse emozioni di quando ho visto “Stonehenge” o il “Big Ben” per la prima volta! E’ maestosa ed elegante! Quasi sempre le parole sono nulle al confronto delle sensazioni che si provano… A rendere il tutto più emozionante, contribuiva la musica che proveniva dai tanti organi della cattedrale… Che magia c’era nell’aria… In serata prendiamo il nostro treno per Copenaghen, non sapendo che la nottata sarebbe stata molto lunga… Ci fanno scendere dal treno nel cuore della notte per una stupida prenotazione che non avevamo fatto perchè non avevamo avuto il tempo materiale per farla. Formato un gruppetto (io italiano, un portoghese, una coppietta di finlandesi, un norvegese, un danese, un’indiana e un americano) vaghiamo per la Germania di stazione in stazione tutta la notte. Ad Amburgo riusciamo a prenotare i posti su un treno per la Danimarca e visto che saremmo partiti dopo tre ore e considerando che eravamo stati tutta la notte svegli ne approfittiamo per schiacciare un pisolino. Organizzati materassini e sacchi a pelo ci addormentiamo subito, dopo un pò mi sento toccare sul braccio. Di nuovo la polizia tedesca ci diceva che non potevamo sdraiarci lì. Infastiditi ci rechiamo al nostro binario dove io e Pedro, preso il nostro fornellino, prepariamo un the caldo per tutti quanti! 24. 07. 2001 Copenaghen (DANIMARCA) Nella capitale danese abbiamo un’altra brutta notizia. Per proseguire per Stoccolma abbiamo bisogno di un’altra costosa prenotazione. A meno che… A meno che non ci rechiamo in Svezia, a Malmo. Lì le regole son diverse e la prenotazione non è obbligatoria. Detto fatto, prendiamo il primo treno per la Svezia e in venti minuti siamo lì attraversando il ponte più lungo d’Europa. Che bello! Malmo è piccolina ma molto carina e poi che donne! E’ più che risaputo che le svedesi son stupende… Dopo un breve giro per la città e acquistato il biglietto per Stoccolma ritorniamo a Copenaghen.
Che città! Piena di gente, di vita, di grandi strade riservate solo ai pedoni, tanti artisti da strada e poi le danesi. Mi correggo: le Scandinave sono stupende! Decidiamo di raggiungere il simbolo della cittadina di Andersen: la celebre “Sirenetta”! Che stanchezza! Circa tre chilometri a piedi e con i nostri zaini pesantissimi sulle spalle! Che cattiva idea non lasciarli in stazione! Le spalle ci facevano così male che una volta arrivati a destinazione siamo letteralmente crollati a terra! Per strada abbiamo pure “raccattato” un ventenne sud coreano: Kim, che è stato con noi tutto il giorno! Pensavo che sono molto diverso dall’ultimo inter rail, molto meno preoccupato, più spensierato e allegro. Sarà perchè di Pedro mi fido molto, sarà perchè i posti che stiamo visitando non sono pieni di zingari che ti ronzano attorno per derubarti, sarà perchè la gente è diversa o perchè i treni non sono divisi per scompartimenti separati ma formati da grandi vagoni unici rendendo il compito ai vari ladruncoli più difficile. Per concludere, a differenza degli altri inter rails, non mi sto accollando tutti i problemi sulle spalle, non solo i miei, ma pure quelli dei miei amici! 25. 07. 2001 Stoccolma (SVEZIA) Abbiamo stretto amicizia con due austriaci: Phillip e Wolfgang. La visita di Stoccolma è stata interessante. E’ una grande città ricca di monumenti e statue che ricordano i tempi dei famosi Vichinghi. Volevamo continuare per Oslo ma alla fine, per i cattivi collegamenti dei treni,decidiamo di seguire i nostri nuovi compagni di avventura fino nell’estremo nord della Norvegia. Nella fredda Lapponia norvegese! Ci aspetteranno 19 ore di treno quindi siamo corsi ai ripari facendo una ricca spesa nella costosa capitale della Svezia. Che bello qui. Su un romantico e tranquillo treno, con gente simpatica e simile a me, ascoltando il gruppo preferito di Wolfy, attraversando paesaggi indimenticabili, laghi infiniti, foreste fitte e tenebrose e con la malinconia che questo potrebbe essere il mio ultimo inter rail visto che ho visitato quasi tutta l’Europa, non so se l’anno prossimo avrò ancora qualche stimolo… Ma ora godiamoci questi momenti! 26. 07. 2001 Narvik (NORVEGIA) Verso le quattro di mattina Pedro, tutto agitato, mi sveglia per farmi notare che era ancora giorno! Questo è il fenomeno denominato: “Midnight sun”, cioè il sole per sei mesi non tramonta mai, del resto, per altri sei sorge solo per pochissime ore… In treno, io e Wolfgang ci siamo preparati una bella cenetta a base di tonno, pomidoro e una macedonia di ananas. Il mio amico austriaco ha apprezzato molto. Brindiamo con un bicchiere di vino bianco: Skol! Dopo 19 ore eccoci a destinazione in questo posto mistico. Tutti i nostri programmi di campeggio, tende e divertimento vengono distrutti dalla pioggia. Ma entra in gioco la bella Inger (una ragazza norvegese che ha condiviso il trasferimento Stoccolma-Narvik con noi!), ci invita a pranzo a casa sua.
Dieci minuti di auto e siamo nella sua accogliente casa, a due piani, tutta in legno e come le tipiche case lettoni o finlandesi, all’interno camminavamo scalzi! Ottimo pranzetto: riso con gamberetti. Salutata la gentile vichinga, dopo aver fatto un giretto per il centro abbiamo deciso di fare un salto in riva al mare, in uno dei tanti e famosi fiordi! Wolfgang prende la sua canna da pesca e comincia a pescare, mentre noi scattavamo migliaia di foto, entusiasmati da questo posto così bello. Narvik ha la grande caratteristica, come avevo visto in un documentario, di avere le case che sfoggiano colori sgargianti, pur essendo tutte uguali e questo perchè durante i sei mesi di buio vogliono cercare di ravvivare un pò il grigiore cittadino.
Ci troviamo nel posto più a nord in cui sia mai stato, a circa 500/600 chilometri a nord del circolo polare artico. In quella spiaggia, che in realtà era formata da grandi roccioni marroni e rossi… Abbiamo preparato la nostra cena. Io e Wolfgang la stessa di ieri, Philipp e Pedro un piatto di spaghetti alla bolognese. Due simpatici uomini del posto ci offrono un passaggio alla stazioncina locale. Cercheremo di dormire qui. Che strano. E’ indescrivibile, ora è mezzanotte e il sole è alto nel cielo! Che bello stare qui. Questo posto è diverso da tutti quelli in cui son stato finora. Ora è tempo di dormire perchè domani ci aspetta una dura giornata per raggiungere la casa di babbo Natale nel nord della Finlandia. Mi sento così bene qui, sento di avere lo stesso coraggio del primo inter rail ma con la maturità del secondo. Un binomio perfetto! 27. 07. 2001 Kemi (FINLANDIA) Che notte stupenda! Non ho mai dormito così bene in un inter rail! Chiusi in una deliziosa e pulita stazioncina ferroviaria, al caldo, col mare del Nord che bagnava il fiordo e illuminato dal sole. Questo sole così particolare che non muore mai! Noi rannicchiati nei nostri sacchi a pelo.
Stasera dovremmo dormire alla stazione di Kemi per prendere poi la coincidenza per Rovaniemi domattina! Sarà un’altra notte all’avventura, l’anno scorso mi sarei preoccupato e sarei stato pensieroso tutto il giorno, quest’anno quasi mi fa piacere quando non sai cosa ti accadrà il giorno dopo! A Kemi conosco una ragazza: Julia, molto carina, l’unica tranquilla del suo gruppo di ubriachi in questo posto dove non sai come trascorrere le tue serate visto che sei nel bel mezzo del nulla! A Julia abbiamo confessato che avremmo trascorso tutta la notte in stazione. Tutti ci hanno detto di stare attenti perchè i ragazzi si ubriacano la sera e cercano risse, soprattutto oggi che è venerdì sera. Io, Wolfy e Philipp abbiamo deciso di fare la guardia tutta la notte. Dopo un pò il biondo austriaco si chiude nel suo sacco a pelo e sparisce tra le braccia di Morfeo. Alle quattro crollo anche io, letteralmente morto di freddo. Quando alle 5.30 riapro gli occhi vedo il povero Wolfy circondato da una marea di mozziconi di sigarette ai suoi piedi. Era stato sveglio a vigilare tutta la notte. Che grande! Alla fine prendiamo il comodo treno per Rovaniemi e ci addormentiamo subito, ci svegliamo giusto in tempo per scendere solo per puro caso! Con un bus ci rechiamo a Napapiiri, la famosa città di Babbo Natale. Qui si respira aria natalizia tutto l’anno. Mi ha fatto più piacere vedere la linea del circolo polare artico: 66° 33′ 07″ che il villaggio in sè per sè. Una bella partita a calcio Portitalia contro Austria ci fa trascorrere il resto di un piacevolissimo pomeriggio.
28. 07. 2001 Helsinki (FINLANDIA) Nella capitale finlandese, conosciute quatto ragazze svizzere di Zurigo decidiamo di andare al mare invece di visitare la città! Tutti assieme, tanto per cambiare! Io e Phil subito ci tuffiamo in acqua e organizziamo una partita a palla a nuoto per poi finire con una sfida a rigori usando i nostri enormi zaini come pali per la porta. Ci siamo divertiti un mondo. Poi lì, tra tutte quelle scandinave in costume da bagno sembrava di essere in paradiso…
Dopo una lunga camminata arriviamo in centro, ma scopriamo che il nostro porto era ancora così lontano e inoltre non avevamo nemmeno un marco finlandese, come si fa? Sfodero la mia faccia tosta e chiedo un passaggio ad un bus. Il gentile autista ci fa salire senza problemi! Ci accampiamo fuori l’entrata del porto. Sono le due di notte e mi viene la brillante idea, visto il freddo, di riscaldarci con una partita a calcio. Ma poco dopo, su richiesta del custode del porto arriva la polizia… Con le buone spieghiamo loro la situazione e ci accordiamo su un posto tranquillo a duecento metri da lì. Trascorreremo la notte lì! Decidiamo di fare turni di guardia di 50 minuti ciascuno. Cominciano Pedro e Phil. Per riscaldarsi prima giocano un pò a calcio, poi si preparano un tè caldo, poi io mi addormento. Che carini che son stati, ci hanno lasciato dormire per tre ore ricambiando così la guardia fatta a Kemi! Anche tre ore di riposo possono farti riacquistare energia e forza! 29. 07. 2001 Tallinn (ESTONIA) Stamattina, ahinoi, dopo tante avventure, abbiamo dovuto salutare i nostri cari amici: Phillip e Wolfgang. Noi ci siamo imbarcati in un traghetto diretto in Estonia, loro proseguivano per la Svezia del Sud. Dopo vari contrattempi pre-partenza e due ore di navigazione approdiamo nella prima delle tre repubbliche baltiche che visiteremo. Ero molto emozionato prima di mettere piede in questa nazione, non so perchè. Prima di visitare questa città decidiamo di organizzare il prossimo spostamento fino in Lettonia. Compriamo i biglietti del bus e telefono Krists e nonostante l’improvvisata, è sempre disponibilissimo e gentilissimo. Staremo da lui.
Proprio quando cominciamo a visitare il centro storico molto elegante e antico, comincia a piovere e finiamo con il ripararci in uno squallido McDonald. L’Estonia mi ha dato un’impressione molto strana. Mi pareva di stare in Bulgaria. Un pò per le condizioni in cui versava e un pò per lo stile “architettonico” della città. Alla fine prendiamo il nostro bus alle 18 per Riga. Le strade estoni erano completamente “disabitate”, lunghi percorsi costruiti non tanto bene, privi di segnaletica, punti SOS, ogni tanto compariva qualche motel “sfigato” per i camionisti lettoni, polacchi o estoni. C’eravamo solo noi in giro, sul nostro autobus proveniente direttamente dalla Russia, con tutte le sue scritte in cirillico e la targa russa. Lungo quella strada che prima si infilava in un grande bosco, tipo Finlandia, con alberi a fusto piccolo ma altissimi e poi continuava costeggiando il mare. Dopo sei ore di viaggio siamo nella capitale lettone. Il caro Krists era lì ad attenderci. Son stato felicissimo di rivederlo. Ora vive in un palazzone, stile vecchia Russia comunista, in centro, con la sua ragazza: Signe, molto bella, Krists non si smentisce mai, ha sempre avuto buon gusto. Con lui ne ho passate di cotte e di crude e la prima serata l’abbiamo trascorsa rimembrando tutte le “tarantelle” fatte in quel lungo mese passato qui da lui due anni fa! Poi, stanchi morti, ci siamo addormentati! 30. 07. 2001 Riga (LETTONIA) Oggi son stato nella casa dei genitori di Krists dove trascorsi quel famoso mese di due anni fa. Ho rivisto Leo (il padre) che lavorava in cortile, Martins (il fratello) un pò più grande, e poi tutti i vari suoi animali di casa, dal mitico Ripsie a Rega.
A pranzo andiamo in un ristorantino molto carino: “Lido” e subito dopo siamo stati in giro per il centro fino a tardi. Ho rivisto tanti luoghi a me familiari ma allo stesso tempo sconosciuti perchè l’ultima volta che li avevo visti erano completamente ricoperti di neve, quindi ecco ora sbucare parchi verdeggianti, laghetti artificiali, lunghi viali alberati con panchine e aiuole proprio lì dove io vedevo una semplice e monotona distesa bianca uniforme.
Prima rileggevo alcune pagine di questo diario… Davvero in un viaggio del genere viviamo ogni singolo secondo della giornata: Milano, Berna sembrano episodi successi tanto di quel tempo fa e invece son trascorso soli dieci giorni… 01. 08. 2001 Riga (LETTONIA) Una cosa che mi ha dato molto fastidio è successa ieri sera in discoteca. Signe e una sua amica: Laura, erano sedute, da sole, sulla stessa poltrona quando due uomini distinti, 50enni, ben vestiti, con un bicchiere di vino in mano si siedono vicino a loro. Erano i classici sfigati italiani in cerca di ragazzine. Vedo la scena e, chiamato Krists, ci sediamo dove stanno loro. Ci scambiamo qualche occhiata, loro capiscono e se ne vanno. Mi fanno schifo queste persone. Credono che basti una giacca, una cravatta, un pò di soldi e fare i playboy dei poveri. Sono disgustosi. 02. 08. 2001 Riga (LETTONIA) Krists ci ha convinti a stare qualche giorno in più così potremo provare una nuova emozione: il lancio col paracadute. Chissà! Abbiamo conosciuto due ragazze russe: Karina e Regina, molto carine. Karina lavora in un negozio di libri e studia filologia. E’ una ragazza molto interessante e in gamba. Siamo stati tutto il giorno in giro per il centro con loro, è stato molto piacevole. Martins mi ha regalato il famoso anello lettone chiamato: “Nameis”, per me è un ricordo molto importante. Tutti i lettoni lo hanno, è un simbolo a cui tengono tanto. Rappresenta la virilità dell’uomo e prende il nome dal guerriero lettone del dodicesimo secolo che lo possedeva. Ne sono proprio orgoglioso. 04. 08. 2001 Riga (LETTONIA) Stasera, dopo l’ottimo barbecue a casa di Leo, siamo andati allo “Slepenais Eksperiments” con Karina e Regina e appena entriamo chi “becchiamo”? Ancora ora non ci posso credere! Kylie, il Newyorkese che fu “cacciato” dal treno con noi nel difficile trasferimento: Colonia-Copenaghen. Quant’è piccolo il mondo. La cosa strana è che da Copenaghen noi ci dirigemmo verso il nord della Norvegia mentre lui andò in Finlandia e dieci giorni dopo ci vediamo, per caso, in un’ulteriore altra nazione! Alle quattro torniamo a casa completamente a pezzi e quattro ore dopo si riparte per Cesis, per fare un pò di sport estremo! 05. 08. 2001 Cesis (LETTONIA) Appena arriviamo in questo aeroportino ci lanciamo subito su delle brandine militari e crolliamo per la stanchezza. Verso le 14 Krists ci sveglia per farci fare un voletto su un aereo da lui pilotato. Era un quadriposto russo. Davanti c’era il mio amico lettone e un altro pilota, dietro: io e Pedro. Quando pilotava Krists tutto è andato bene. Un classico volo scuola standard. Abbiamo fatto tre tranquilli touch and go senza problemi. Addirittura ad un certo momento, per fare una foto togliamo anche la cintura di sicurezza e l’allacciamo all’acqua di rose. Non posso dire la stessa cosa del suo amico. Comincia subito a fare acrobazie in volo. Prima punta il cielo a 180°, poi, col motore a minimo, l’aereo, per gravità, si rovescia e cade in picchiata… Ma la nostra cintura non era fissata bene e quindi veniamo repentinamente e improvvisamente “proiettati” verso l’alto dando una dolorosa testata al tettuccio! Che spavento e che male! Ultimo brivido l’atterraggio. Tagliamo perpendicolarmente una superstrada a circa due metri dalla terra, il tutto mentre sopravveniva un camion che strombazzava impazzito… Ma chi ce l’ha fatto fare? Non sapevo che queste erano solo piccoli pezzettini di un grande puzzle di emozioni che avremmo provato quel giorno! Dopo non molto cominciano i preparativi per il lancio col paracadute. Ore ed ore a spiegare, a provare da terra le varie manovre, a prepararci, con Krists che mi faceva da traduttore simultaneo mentre l’istruttore spiegava.
Qualche ora dopo veniamo divisi in due gruppi. All’interno dell’aereo in vari sottogruppi da tre. L’aereo, un vecchio Antonov russo, decolla. Ci sono alcune ragazze vicino a me che sono terrorizzate. Cerco di mantenere la calma e stranamente ci riesco. Sono troppo incosciente. Raggiungiamo quota 600 metri, trovato il posto giusto: i primi tre vengono lanciati via dall’aereo. Silenzio tombale. Passano dieci interminabili minuti e l’aereo, fatto un giro di 360° si riporta dov’era prima. Il secondo sottogruppo è pronto. E’ il mio gruppo. Il primo va. Il secondo sparisce improvvisamente davanti ai miei occhi. Tocca a me. Mi avvicino al portellone. Vedo tutto piccolissimo sotto di me. Mi fermo proprio sulla linea che mi permette ancora di sentire qualcosa sotto le mie scarpe. Sento un grido in russo e una forte spinta. Pochi secondi che durano un’eternità. Mi sento schiaffeggiare dall’aria, dalle raffiche del vento e poi una sensazione strana, come se qualcuno mi tirasse dall’alto. S’è aperto il mio paracadute.
Sospiro silenzioso di sollievo. Mah non era finita lì! C’è ancora un avvitamento in corso. Risolto, mi tranquillizzo. Silenzio assoluto come mai sentito prima, rotto solo dall’urlo del ragazzo lanciatosi prima di me. Scarico la mia adrenalina urlando prima con tutto il fiato che avevo e poi chiamando Pedro che era rimasto a terra. Poi di nuovo un silenzio irreale. Solo io e il mondo. Lentamente mi dirigo verso il suolo, tutti sembravano formiche sotto i miei piedi, ma c’è un gruppetto che corre verso di me e mi urla insistentemente qualcosa che non capisco. Non capisco il russo. Comincio di nuovo a preoccuparmi, io che ormai mi stavo godendo il panorama dall’alto. Forse il mio paracadute ha qualche problema? Sto per toccare terra. Chiudo le gambe, come istruito, e atterro tranquillamente.
Qualche metro da me c’è una ragazza che piange tenendosi la caviglia spezzata tra le mani.
Atterro e vedo Pedro che mi viene incontro correndo scattando mille foto. Ce l’ho fatta. Mi sento ancora più forte di prima.
Di lì a un’ora anche lui avrebbe provato le stesse emozioni ma saltando in tandem da 2500 metri,con l’istruttore “attaccato” alla schiena a mo’ di zaino.
Tornando a casa, non riesco a non pensare alle mie sensazioni ed emozioni vissute in questa lunga giornata! 06. 08. 2001 Jurmala (LETTONIA) Dopo il lancio in paracadute abbiamo terminato tutte le attività che avevamo programmato qui. In serata son andato con Krists, Signe e Karina a Jurmala, un posto bagnato dal Mar Baltico molto romantico. Solitario, tranquillo quasi un segno per salutare questi giorni di intense emozioni vissute in Lettonia.
Qualche ora più tardi, il buon Krists, tutto assonnato (erano le quattro di mattina) ci accompagna alla stazione degli autobus e dopo venti minuti ripartiamo per l’ultima nazione baltica.
07. 08. 2001 Vilnius (LITUANIA) La periferia della capitale lituana è molto degradata. Tanti poveracci, mendicanti, ladruncoli che si aggiravano tra di noi. Mi ha fatto una gran brutta impressione. Nella stazione centrale, chiedendo informazioni conosco quattro finlandesi (tre ragazze: Anna, Bea e Lena e un ragazzo: Taapsa) al primo giorno di inter rail. In quella stazione internazionale: nessuno parlava inglese, ma fortunatamente, Bea, avendo vissuto quattro anni a Mosca, parla correttamente russo, e così gran parte dei nostri problemi sono risolti! Inoltre, il treno per Varsavia non ha posti a sedere ma solo cuccette. E così la paziente Bea, dopo un’ora e quaranta minuti di conversazione in russo, finalmente riesce a prenotare uno scompartimento con sei letti per tutti noi…
Vilnius è una città molto ambigua. Mi ricordava Istanbul: una parte poverissima con mendicanti, ammalati, mutilati, straccioni e senzatetto buttati per strada con le mani aperte protese verso i passanti per elemosinare qualcosa e una parte ricca in cui sfrecciavano costose macchine, gente ben vestita e i vari palazzi del governo e ambasciate.
La notte in cuccetta è trascorsa tranquilla, peccato che non abbiamo chiuso occhio per i vari controlli della polizia di frontiera delle varie nazioni, i controllori del treno e i finanzieri… 08. 08. 2001 Czestochowa (POLONIA) Con Pedro, nonostante qualche incomprensione nata strada facendo, che credo sia normale in una situazione del genere, ora le cose vanno molto bene. Ho imparato ad essere più paziente con le persone a me più vicine e ancora più menefreghista con le altre.
Da Varsavia siamo ripartiti per Czestochowa. Come tutti i posti religiosi, regna un silenzio e una pace irreale rotta ogni tanto dai canti provenienti dalle varie cappelle o dai sermoni dei preti che recitano le messi. In stazione mentre ci preparavamo per andare ad Ostrava, in Repubblica Ceca, due barboni hanno cercato di derubarci mentre Pedro dormiva. A quel punto decidiamo di prendere il primo treno che passa pur di andare via da Czestochowa e di fermarci nella prima stazione che capita.
Detto fatto. Scendiamo e cominciamo ad organizzare la tappa successiva. Siamo a Zawiercie. 09. 08. 2001 Vienna (AUSTRIA) Eccomi nella chiesa di “Stephansdom” a Vienna. Che notte! Non so ancora che giro abbiamo fatto ma prima è entrato un controllore, poi la polizia di frontiera polacca, poi quella ceca, poi un altro controllore, poi di nuovo quella ceca e subito dopo quella polacca, dopo un pò di nuovo quella ceca e poi quell’austriaca… Ad un certo momento non ci ho capito più nulla, so solo che ho “dormito” con il passaporto e biglietto del treno in mano, gli stessi che prima di partire avevamo nascosto così accuratamente! Vienna è stupenda, ricca di bellissimi monumenti dell’epoca austro-ungarica. Davvero molto elegante e romantica! Solo che eravamo stanchi morti e la “maratona” dalla stazione dei treni al centro, con gli zaini sempre più pesanti, sulle spalle, è stata molto dura. In serata siamo ripartiti per Bregenz. Città di Philipp. Che scorci pittoreschi si vedono da qui! Quanti paesaggi diversi. Quante emozioni discordanti. Quanti ricordi differenti ma sempre con lo stesso spirito e la stessa voglia di averne ancora… Sempre di più… Per sempre.
10. 08. 2001 Bregenz (AUSTRIA) Osservavo il mio amato zaino, con tutti i suoi badges, ognuno dei quali sembra simboleggiare un bottino di guerra! Con lui ho vissuto tre inter rails, belle e cattive esperienze. Poi il mio amato pantaloncino da viaggio. Anch’esso mi ha accompagnato dappertutto. Più è sporco e più me ne vanto. Mia mamma, quando torno a casa dopo un’inter rail, lo deve lavare tre volte prima che ritorni il suo colore naturale. Io, durante un viaggio, non l’ho mai lavato proprio perchè ogni singola macchiolina mi ricordava qualcosa, idem quest’anno: sulla tasca inferiore destra campeggia la macchia di marmellata alla fragola (della colazione in ostello in Lussemburgo), su quella destra in alto: un piccolo alone scuro mi riporta alla mente un’altra colazione (sul traghetto Helsinki-Tallinn, quando dimenticai nella tasca una piccola confezione di burro che poi si sciolse lasciandomi la firma!)…
In pochi giorni di viaggio all’avventura, a contatto con persone e situazioni sempre diverse: impari più cose di quante ne possa apprendere in un anno chiuso all’interno delle quattro mura del tuo paese, città o nazione! La casa di Phil è molto carina, moderna ed artistica. Lui vive qui con il padre. Appena arrivati facciamo un salto in un pub a bere qualcosa dove ci ha presentato alcuni suoi amici. Lui era tutto eccitato per la nostra visita! 11. 08. 2001 Bregenz (AUSTRIA) Phil che a Stoccolma non si fidava nemmeno a lasciarci una sua penna in mano (per via del nostro essere così estroversi, così lontani da loro “freddi germanici”), ora ci ha lasciati addirittura le chiavi di casa sua! Nel pomeriggio con Patrick e Jasmine (due amici di Phil che abbiamo conosciuto ieri sera), siamo andati a pranzare in Germania! Ebbene sì, Bregenz è a quattro km dal confine tedesco e 50 dal Liechtenstein. Subito dopo siamo andati a visitare il lago di Costanza, a Lindau. Abbiamo visto il famoso dirigibile “Zeppelin Nt” in volo! Ci siamo divertiti molto. In particolare mi ha colpito il senso civico di Patrick, grande amante dell’ambiente! Quando doveva gettare qualcosa non si faceva alcun scrupolo, ovunque fosse e qualunque cosa avesse in mano la buttava a terra! Che si trovasse sulla riva del pulito lago di Costanza o nel centro di Bregenz faceva poca differenza.
La caratteristica di questo lago è che con un colpo d’occhio potevi ammirare ben tre nazioni: Svizzera, Austria e Germania! [Pedro Daniel Aguiar Lopes da Porto, Portogallo]: “Devi solo goderti il giro”! penso che tutte le persone del mondo dovrebbero essere obbligate a provare un’esperienza del genere… Vedi il mondo nella sua migliore veste. Vedi colori che mai nessuno ha visto, senti rumori mai avvertiti, raggiungi un livello di sensibilità impossibile da definire. Improvvisamente trovi risposte a tutto ciò che c’è nel mondo, c’è una conoscenza globale della vita. Mi sentivo in un certo senso la persona che avrei voluto essere. Ho raggiunto la pace. Non esistono problemi, solo soluzioni. 12. 08. 2001 Montreux (SVIZZERA) Ritornati nella capitale svizzera Lory ci aveva già organizzato tutte le serate: stasera al “Prestige”, domani ad un festival, dopodomani… STOP! “Hey, siamo stanchi morti e senza soldi!” Decidiamo di visitare Montreux. La città dove Freddie Mercury, leader dei Queen registrò il suo ultimo album e dove morì. A ricordare ciò c’è una grande statua in centro. Meta di pellegrinaggio di tutti i fans. E’ una cittadina molto tranquilla lungo il lago di Costanza. Abbiamo passeggiato in completo relax e subito dopo siamo ripartiti per Losanna. Una cosa che non mi riesco a spiegare è che questa città è piena di arabi. Addirittura i ristoranti esponevano prezzi e nomi dei cibi oltre che in francese (ci troviamo nel cantone francese) anche in arabo. Che strano vedere tutte quelle donne, quelle ragazze con lunghi pantaloni larghi, veli che coprivano i loro volti, con quel caldo…
Losanna invece era piena di neri. Tutti vestiti da rappers criminali. Sembrava di stare in un quartiere americano tipo Harlem. 13. 08. 2001 Zurigo (SVIZZERA) Oggi siamo stati allo Street Parade a Zurigo. Già durante il tragitto abbiamo visto scene assurde. Persone mascherate nei modi più impensabili. Gente col corpo aerografato, migliaia e migliaia di persone in giro da tutta Europa. Stands dappertutto ed ognuno dei quali con il suo Dj che suonava e gente che gli ballava attorno. C’erano carri allegorici, sfilate di maschere, tantissimi palchi con musica house o techno, tanti parchi pubblici dove i ragazzi si riposavano dopo aver ballato tutto il giorno. Ho visto così tanta gente strana! Tanti drogati, gente che cercava pasticche come se fossero medicine. Gli unici italiani che si son avvicinati a noi mi hanno chiesto se avevo una pasticca… Avevano lo sguardo perso nel nulla, ballavano chissà da quante ore, mi hanno fatto pena… C’era circa un milione di persone, come abbiamo letto il giorno dopo, in quella fredda città trasformata in una Rio de Janeiro delle Alpi! 14. 08. 2001 Ostermundigen (SVIZZERA) [Pedro Aguiar, da Porto, Portogallo]: “Ora posso pure morire. Questo è stato il mese della mia vita. Così tanti sentimenti diversi ogni giorno. Mi sono sentito vivo 24 ore su 24. E’ ciò che ho sempre desiderato, Non lo dimenticherò mai. Ti considero un grande amico e per me questo è tanto, vuol dire che qualcosa è cambiato in me. Questo viaggio mi ha trasformato un pò, come persona. E’ così bello viaggiare con te perchè già so che tu farai le cose che per me non sono così semplici: conoscere nuove persone e chiacchierare con chiunque, anche quando siamo circondati solo da stupidi.
Oh mi Dio, siamo stati in paradiso… Io sono in viaggio da 14 ore ormai… Alle 16.22 salutato il mio grande amico Pedro e Sissy prendo il mio primo treno da solo. Che sensazione strana, dopo un mese in compagnia ricominciare a viaggiare da solo; all’inizio m’ero un pò chiuso in me, ma poi, visto che avrei dovuto trascorrere più di venti ore in treno mi son detto: “E’ meglio chiacchierare un pò con qualcuno”. Conosco un gruppetto di Sud Coreani. Siamo stati a scherzare a lungo, mi hanno parlato dei preparativi che stanno avvenendo nella loro nazione in vista dei mondiali di calcio dell’anno prossimo, hanno sfogliato il mio diario accompagnando ogni pagina con un lungo e asiatico: “Ohhhhhh”! Pedro è stato un compagno di viaggio eccezionale. Abbiamo condiviso un’esperienza di vita che sicuramente ci ha cambiati, ci ha migliorati, ci ha fatto maturare. Lui dice di aver imparato tanto da me ma forse son io che devo ringraziarlo. Mi ha insegnato, coi suoi modi di fare gentili ed educati, tante cose e nemmeno lo sa. Grazie Pedro. Speriamo di ripetere un’altra avventura del genere, un viaggio così come solo noi sappiamo farlo.