Hay hay hay cabron

Messico - Guatemala - Habana 6 novembre2001, mattinata dal cielo basso e gravido di pioggia ad Amsterdam, in uno di quei giorni che rimarrano tatuati nella memoria in eterno, saluto Giulia attraverso il check-in dell'aereo che parte per San Paolo do Brasil. Addio arrivederci.... Arrivo di notte a Città del Messico, solo questo vale la paura di...
Scritto da: Ciro Ferretti
hay hay hay cabron
Partenza il: 06/11/2001
Ritorno il: 16/07/2002
Viaggiatori: da solo
Messico – Guatemala – Habana 6 novembre2001, mattinata dal cielo basso e gravido di pioggia ad Amsterdam, in uno di quei giorni che rimarrano tatuati nella memoria in eterno, saluto Giulia attraverso il check-in dell’aereo che parte per San Paolo do Brasil. Addio arrivederci…

Arrivo di notte a Città del Messico, solo questo vale la paura di partire da solo verso il Mexico, un oceano di luci che non termina nel quale timidamente si immerge l’aereo della Klm.

Ad aspettarmi c’e’ Joaquim, contattato dall’Italia perchè mi ospitasse un qualche tempo per reggere l’impatto con i 2500m. Di altezza di Città del Messico e con una nuova solitudine…

Lui mi conduce nella sua comunità raccogliendomi dalla’ereoporto dopo 14 ore di viaggio interminabili e bellissime, che hanno sciolto ogni mia residua titubanza. Per un mese e mezzo vivo nel Destricto Federal, il nome di mexico city, vedendone di ogni in compagnia di Ptricio, un ragazzo messicano con un passato di vagabondo a New York. Grazie alla sua presenza posso addentrarmi nelle maglie notturne di questa città senza limite agli eccessi di ogni tipo, e per questo così inaccessibile agli occhi dei ” pinches gueros” (fottuti bianchi) perchè troppo simili ai “gringo” di cui a ragioni tutti i popoli sudamericani portano odio e rancore.

Ma questo ancora non lo sapevo.

Passo attraverso le mille contraddizioni di città del Mexico, che già di per sè,microcosmo in perenne preario equilibriosu se stesso, meriterebbe un tempo infinito per conoscerla in piccola parte.

Ma io vengo dalla campagna, Kodemondo(500 abit.) nell’Emilia,non posso reggere alla tentazione di lasciare lo scempio artistico della civiltà alla volta della costa Pacifica, così dopo un mese e mezzo parto. Ancora da solo e ancora in compagnia passeggera di altri improvvisati solitari. In autostop fino a Oaxaca, splendida città coloniale nonchè luogo d’origine del Mezcal, liquore dai poteri quasi allucinogeni se assunto in quantità elevate o semplicemente, diceva qualcuno, a causa dell’ingestione del “gusano” (verme) che si trova in fndo alla bottiglia.

Dopo un’immancabile giro al mercato tradizionale e bevuta di rito ci rimettiamo in marcia verso Mazunte, splendida spiaggia dai sapori tropicali che si getta sul Pacifico.

Incontro molti italiani, dopo qualche giorno addirirttura troppi così che riparto assieme a Diego di Padova, sempre in Autostop verso il Chiapas… Altri tre giorni di viaggio, travagliati e d economici, ospitati sui più disparati pick-up che sono disposti ad aiutarci.

Il Chiapas a distanza di dieci mesi continua a non avere parole per essere descritto, un miracolo in cui affogare l’anima e gli occhi per la potenza emotiva dei suoi colori, delle sue tradizioni, del senso di sacro che lo attraversa e per gli occhi indigeni dei suoi popoli veri.

Ci resto tre mesi, lavorando in un ostello a San Cristobal e inventandomi un po’ di tutto all’occorrenza per sopravvivere, o meglio per vivere…

Palenque e agua azul sono i luoghi piu’ belli e magici che ho conosciuto, il primo è un villaggio piramidale maya dove si respira la forza della civiltà che ha profetizzato la fine del mondo nel 2012 già 4000 anni fa, mentre il secondo…

Il secondo è una della vene aperte dell’America Latina di Galeano, un fiume blu che sanguinando in cascate meravigliose e canyon mozzafiato, taglia la selva lacandona del Chiapas nei suoi punti più incontaminati.

Uno di quei luoghi dove lasci qualcosa di te, qualcosa di grosso.

Se in chiapas e città del messico trovi delle difficoltà di vario genere(dalla violenza urbana al senso di piccolezza che ti sa dare la natura) quando sono arrivato nel Caribe messicano ho conosciuto veramente la difficoltà del viaggio, perchè la bellezza dei luoghi risponde così bene all’immaginario occidentale che di messicano c’è rimasto molto poco. Non parlo di Cancun, che sembra una fotocopia mal riuscita di Miami, ma già del litorale costiero che dal Belize porta a Playa del Carmen, velocemente si comincia a respirare un’aria troppo famigliare nei vestiti e nei consumi della gente per poter credere di essere in Messico.

E poi economicamente non è più assolutamente alla mia portata, così che dopo un mese e mezzo di lavoretti tra ristoranti e barettini mi viene offerte la possibilità di andare all’Habana, la città dlla rivoluzione, dell’entrata storica di Fidel y el Che in plaza Revolucion dei ritmi latini sinceri…Parto con molte aspettative,soprattutto politiche.E dell’idea che avevo in partenza sulla Cuba Antimperialista mi rimane poca convinzione ma una maggiore consapeolezza, che la realtà delle cose passa sempre attraverso l’esperienza diretta ed il confronto quotidiano con ciò che crediamo di conoscere già.

Comunque Cuba mi incanta, io consiglio l’habana e trinidad, perchè della città che ho visto nella mia vita sono quelle che meglio raccontano la realtà del paese di apparteneza.E poi, se a qualcuno capita, salite sulle “gua-gua” per muovervi da un posto all’altro,Enormi tir dattati ad autobus capaci di trasportare un’infinità di persono compresse l’una sopra all’altra in un misto di odori che fa girar la cabeza…Ma così è che vive la gente più bella e più viva che ho incontrato.

Torno in messico, e dall’aeroporto di Cancun torno in tre giorni di autostop in Chiapas…Altri due mesi di natura e selva e poi, veloce come solo un ritorno sa essere sono già sopra l’Oceano con gli occhi pieni di vita, sospeso tra due mondi e consapevole che non sarei rimasto in Italia in etreno…



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