Hawaii, Maui palmo a palmo
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Uno o entrambi questi giganti si scorgono da qualsiasi punto dell’isola e creano una varietà incredibile di climi, dal tropicale oceanico, consono alla latitudine che ci troviamo, al desertico fino al clima di alta montagna.
L’isola è posta ad est di un piccolo arcipelago grossomodo circolare e da diversi punti dell’isola si vedono, facendo pure da punti di orientamento partendo da nord a sud, le isole di Molokai, Lanai, Kaholawe e la minuscola Molokini. Tutte insieme costituiscono la Maui county.
Maui è stata il mio primo contatto con le Hawaii poiché il nostro programma prevedeva che appena atterrati ad Honolulu provenienti dal Mainland USA, saremmo subito ripartiti per Maui dove avremmo passato i successivi 4 giorni, mentre ad Oahu avremmo dedicato gli ultimi 5 giorni dei 16 complessivi di vacanza. Infondo che cos’erano altre 3 ore di scalo e un’ altra mezz’ora di volo, quando fra voli e stop, dalla partenza da Roma ormai avevo totalizzato più di 32 ore di viaggio!
Nei nostri 4 giorni pieni l’abbiamo esplorata quasi tutta, massacrandoci un po’ ma ne è valsa assolutamente la pena. Con questo racconto voglio descrivere passo dopo passo i 4 giorni trascorsi a Maui e magari fornire un suggerimento per chi come me non ha molti giorni a disposizione e sta pensando a come condensare al meglio le cose da vedere con le distanze, conciliandole con il tempo disponibile.
Per quanto riguarda l’alloggio, ho trovato su booking.com ad un buon prezzo (poco più di 500€ totali per 4 notti per 3 adulti) un appartamento al Kihei Kai Resort a Kihei, dotato di 1 camera matrimoniale, 1 salone con divano letto pure matrimoniale, una bella cucina dotata di tutto, bagno grande, una verandina, comoda per cenare all’aperto e piscinetta ad uso di tutto il comprensorio (mai usata), ma soprattutto affacciati direttamente su una magnifica spiaggia di sabbia finissima color zucchero di canna, non a caso chiamata Sugar Beach.
Giungendo dall’aeroporto, lasciata la anonima cittadina di Kahului e attraversata tutta la valley, il resort è uno dei primi che si incontrano appena entrati nella cittadina di Kihei, su una traversa della via principale, a una 20ina di minuti dall’aeroporto (15km). Kihei è chiaramente indicata dai cartelli, ed rimane veramente difficile sbagliare o perdersi, come un poi in tutta Maui, del resto.
Due parole su questa cittadina: Kihei è situata nel centro-sud dell’isola, lambita dal Pacifico, si trova in posizione strategica per gli tutti gli spostamenti e le escursioni. La zona è residenziale, con ogni tipo di servizio turistico, (centri commerciali e supermercati, agenzie turistiche, ristoranti di ogni tipo, localini ecc) non caotica ma neanche un mortorio. Quel po’ di traffico sul lungomare si può aggirabile imboccando appena nell’interno la scorrevole e veloce highway 31, parallela alla costa, Sicuramente ci tornerei se dovessi un giorno tornare a Maui.
La località è molto estesa in lunghezza e proseguendo verso sud lungo il lungomare (il quale ad un certo punto lascia la linea di costa per convoglia nella suddetta Highway 31), si unisce senza interruzione con i suoi sobborghi meridionali, Wailea e Makena, divenendo un unica conurbazione lunga circa 20km. Lungo tutto il suo litorale si susseguono spiagge magnifiche ed in particolare in questi 2 sobborghi c’è una bella concentrazione di ville miliardarie da sogno, alcune appartate e altre che si notano dalla strada lasciandoci meravigliati da tanta opulenza.
1 giorno, 20/4/2014 – Welcome to Maui
– Kihei e spiagge dei dintorni
– Lahaina
Atterriamo all’aeroporto di Kahului alle 9.00AM. dopo 35 ore complessive fra voli e scali. Si intervallano nuvole a coprire un sole che già brucia. C’è parecchio vento. L’adrenalina al massimo e la stanchezza è come cancellata. E’ il momento-ritiro macchina già pagata dall’Italia, prendiamo la navetta che ci lascia nella zona dei car rental, superando tutti gli altri turisti frastornati, siamo i primi allo sportello della Dollar, brand che sceglieremo in 3 isole su 4 in quanto a loro offerta dai vari siti di affitto auto era quasi sempre la migliore.
La solerte impiegata ci offre upgrade vari, macchine più grandi, assicurazioni extra e la famigerata opzione “ritorna-la-macchina-col-serbatoio-vuoto”, che ho sempre reputato una fregatura più che un vantaggio. Decliniamo tutto, tranne l’opzione che mi ero premurato di prendere già dall’Italia e che è l’unica che mi interessa veramente, ovvero alla fine del noleggio, lasciare la macchina non dove l’abbiamo ritirata ma al porto di Lahaina, da dove lasceremo definitivamente Maui alla volta dell’isola di Lanai, che raggiungeremo in traghetto.
Dunque, ritiriamo la nostra auto che ci scarrozzerà fedelmente per 4 giorni in tutti gli angoli dell’isola. E’ una berlinetta Nissan Aveo e ci va più che bene.
Nonostante non conosciamo la strada, aiutandoci con la mappa e soprattutto confortati dalle continue indicazioni stradali, nel giro di mezz’ora siamo al Kihei Kai resort, che mi appare ancora più gradevole rispetto alle foto. Come detto, le unità più esterne sono costruite a una decina di metri dal bagnasciuga che è quasi deserto e bordata di palme. Per arrivare dalle camere alla spiaggia si deve attraversare un giardino fiorito e dove rivedo i magnifici, profumatissimi e carnosi fiori di frangipane (o plumeria), che avevo visto in altri paesi tropicali. Tanti sono in terra, ma sono intatti, è quasi mi sembra un peccato lasciarli li sul prato, tant’è che li raccolgo e li appoggio in mezzo alle siepi e alle piante. Compirò altre volte questo gesto nel corso della vacanza. Veramente un primo impatto magnifico.
Inconveniente da nulla: siamo arrivati troppo presto. Il checkin sarebbe alle 14.00 e non sono neanche le 10.00am. Il nostro appartamento non è ancora disponibile. Lo sapevamo ma ci abbiamo provato lo stesso.
La gentile e anziana responsabile senza neanche farci storie sul fatto che il check-in time disti ancora qualche ora, ci lascia comunque entrare nell’appartamento per lasciare i bagagli, dove approfittiamo per cambiarci al volo e metterci in tenuta da mare, ma ci chiede di tornare possibilmente in un paio di ore. Consiglio recepito: siamo alle Hawaii, muoviamoci!
Per prendere confidenza col posto, cominciamo a girovagare per Kihei. Il fuso orario è sballatissimo ma non abbiamo sonno; sarebbero le 22.30 in Italia, piuttosto abbiamo tutti una gran fame. Colgo al volo un suggerimento della Lonely Planet fra i consigli TOP di Kihei e ci fermiamo all’O’Lei Cafè. Per un primo assaggio di cucina hawaiiana. Decido per il plate lunch del giorno. Una specie di insalata di pollo, con un po’ di maccheroncini carichi di salsa all’insalata russa al lato. Buono, ma ci stuferemo ben presto di questa cucina.
Rifocillati, ci facciamo un paio di spiagge di Kihei, che sono tutte belle, con la sabbia che va dal dorato, scalando verso tonalità più chiare. Come si sceglie, si sceglie bene.
Senza riprendere la macchina, attraversiamo il lungomare e ci piazziamo per un paio d’ore nella antistante Kamaole beach #1 (ce ne sono 3), coperta di prati curati e ombreggiata da palme. Noto per la prima volta la bella consuetudine che quasi tutte le spiagge, almeno tutte quelle prossime ai centri abitati sono dotati di docce, bagni che troverò sempre puliti e barbecue, tutto gratis.
Riprendiamo la macchina e proseguiamo a caso sempre verso sud, lungo il lungomare, che poco dopo il bivio per riprendere la Highway 31, diventa un vicolo cieco terminante nel parcheggio della Keawakapu beach.
E’ una spiaggia ancora più bella e più appartata della prima. Siamo nel sobborgo di Wailea e si cominciano a vedere ville da sogno lungo la spiaggia, beato chi ci risiede. Da dove siamo si vede nitidamente l’isolotto di Molokini, che è il residuato affiorante di un cratere vulcanico, a forma di mezzaluna perfetta e che tutte le agenzie pompano come il posto TOP di tutta Maui per fare snorkeling. Raggiungibile con crociere della durata variabile.
In secondo piano invece si staglia la molto più grande sagoma dell’isola di Kaholawe, la più piccola e sfortunata delle 8 isole Hawaii. Da sempre soggetta a siccità e quindi pressoché sempre disabitata, durante la II guerra mondiale fu requisita dalla forze armate e usata per decenni come obiettivo strategico per addestramenti, bombardamenti, siluramenti e Dio solo sa cos’altro. Dopo una lunga battaglia legale congiunta a decennali proteste da parte degli ecologisti, solo nel 1990 fu restituita dalla marina allo stato delle Hawaii. A quel tempo non vi rimaneva praticamente neanche un arbusto, inoltre il suolo un po’ ovunque era disseminato di mine, rendendo l’isola totalmente non fruibile. Il processo di disinnescamento durò altri lunghi anni ed alla fine neanche del tutto terminato, in quanto neanche gli artificieri sono stati in grado di bonificare completamente tutta l’isola., Tramite organizzazioni di volontari da un po’ di tempo si tentano opere di rimboschimento per riportare almeno la vita vegetale.
Da molte parti di East Maui si vede bene Kaholawe e pensare al destino tetro di questa isola, un paradiso annientato, da un senso di inquietudine.
La Keawakapu beach è piacevole e trascorriamo con calma qualche ora, faccio qui il primo bagno delle Hawaii, dato che nella spiaggia precedente non me la volevo rischiare poiché avevo appena mangiato. Le innumerevoli letture sulle correnti pericolose e le risacche delle Hawaii, mi avevano inculcato diffidenza e prudenza nel farsi il bagno, che manterrò per tutta la vacanza, non arrischiando mai a spingermi oltre 25/30 metri dalla riva, anche quando troverò le acque placide.
Lasciamo questa bella spiaggia, promettendoci di ritornare, ma non sarà così poiché avremo tantissimo da vedere.
Si sono fatte le 16.00 ed è ora di prendere possesso dell”appartamento. Docciati e ripuliti, per l’aperitivo del tardo pomeriggio e la serata, ci spostiamo nel paese di Lahaina, che è insieme la zona più turistica e storica di Maui, fu anche per un periodo capitale di tutte le Hawaii.
Lahaina dista da Kihei 30km da fare in mezz’ora di auto. Ci si arriva percorrendo la strada costiera che fa l’intero giro di West Maui. Sbagliarsi è impossibile in quanto c’è questa sola strada, che passa lungo le pendici brulle del Kahalawai, il vulcano piccolo (1700 metri).
Non si incontrano altri paesi ne altre spiagge particolarmente belle. ne ci sono altre attrattive degne di nota a parte un modesto belvedere. Ma comunque l’oceano sconfinato si vede in ogni momento. A volte il passaggio fra la roccia vulcanica è aperto con l’esplosivo e si attraversa l’unico modesto tunnel di Maui.
Lahaina è più compatta di Kihei e si può girare tutta a piedi. Occhio a parcheggiare solo dove si può, perché le multe sono inesorabili e gli “officer” sbucano dal nulla, 24 ore su 24. E’ un paesetto turistico, ma ha anche parecchie storie da raccontare, essendo un vecchio porto per le navi baleniere, una pratica fortunatamente terminata da anni. Nella piazza centrale di fronte al porto si trova un albero di baniano gigantesco, dalle ramificazioni incredibili e che ha 140 anni. E molto noto ed è anche celebrato con una festa a lui dedicata, caduta pochi giorni prima del nostro arrivo. Ci sono anche vecchie abitazioni e magazzini portuali, tutto in legno. La vecchia prigione dove venivano rinchiusi i marinai ubriachi dopo le immancabili risse, ed altri edifici che risalgono al massimo a un paio di secoli fa. In effetti ci vuole bel altro per stupire noi Italians abituati ai nostri ruderi millenari.
Un altro motivo per cui questa cittadina va famosa è perché è sede dell “Old Lahaina Luau”. Il Luau è il tipico banchetto della tradizione hawaiiana, dove si paga un prezzo fisso (molto alto, anche sui 100$) e si accede a un clamoroso buffet all-you-can-eat di pietanze tipiche, il tutto rallegrato da musica locale e spettacoli, danze di hula e tutto quello che l’immaginario hawaiiano possa spaziare.
Ve ne sono a decine di questi Luau, sparsi per le Hawaii, che per lo più sono mere trappole per turisti. Questo di Lahaina ha la prerogativa di essere è il più famoso, antico ed autentico di tutte le Hawaii, rispecchiante in pieno la tradizione. Diversi artisti famosi ci si esibiscono ed è una meta di grande richiamo. Sarà ma non ci teniamo minimamente ad andarci ad abbuffare, soprattutto a quei prezzi. Per come la vedo è solo un qualcosa da croceristi obesi e che per quanto mi sforzi di pensare diversamente, non ci vedo altro che una gran pacchianata, quindi senza neanche un ripensamento, visto l’ingresso pomposo illuminato da fiaccole e torce tiki, concediamo un occhiata alle belle signorine adornate di lei (ghirlande) e gonnellino di paglia e continuiamo la nostra passeggiata sul lungomare.
Tutto è ordinato e orientato ai turisti. Ci sono diverse gallerie d’arte, un sacco di negozietti grandi e piccoli e lo struscio serale non manca su e giù il lungo il marciapiede del lungomare.
Di sera il breve tratto centrale di questo viene chiuso alle circolazione per fungere da isola pedonale. C’è anche un buon centro commerciale con negozi di grandi marche (Tommy Hilfigher, Guess, Kalvin Klein). Adocchio prezzi clamorosamente abbordabili ma mi trattengo dallo shopping perché non voglio caricarmi di roba extra per tutta la vacanza e soprattutto perché so che ad Honolulu avrò l’imbarazzo della scelta.
In un locale affacciato direttamente sull’acqua, scatta il primo Mai-Tai della vacanza, ma insieme al suo compare Blue Hawaii, li trovo troppo dolci come cocktail. Non fanno per me, anzi, da allora in poi la mia scelta sarà sempre una fra le tante ottime birre prodotte nei mini birrifici locali, fra cui la Kona Fire Rock, di Big Island, che eleggo mia indiscussa birra top.
Ci becchiamo un tramonto magnifico sullo sfondo dell’l’isola di Lanai (dove poi andremo in traghetto imbarcandoci proprio dal porto qui a due passi). Non ci sono troppi turisti e c’è una bella aria rilassata. Se un’ idea era che qui a Lahaina avremmo trovato un po’ di nightlife, cominciamo a capire che di qui a Maui ne faremo poca, (nulla a Lanai e Kauai, per ritrovarne finalmente ad Oahu) ma non mi importa, tutto mi appare veramente molto bello e in fondo non era la baldoria notturna lo scopo della nostra vacanza, soprattutto perché nei prossimi giorni le attività fisiche non mancheranno.
Ci fermiamo a un supermercato della catena Foodland, fornitissimi di tutto e aperti fino a tardi. Facciamo la spesa per questi giorni: il mangiare Hawaiiano e i soliti Hamburgher e Cheesburgher cominciano a starci stretti già dal primo giorno. Sorpresa clamorosa: Troviamo la pasta De Cecco made in Italy. Perfetto! Carichiamo tutto, ce ne torniamo a Kihei, un occhiata alla stellata incredibile e Buonanotte.
2° giorno, 21/4/2014 – Il Giro di West Maui
– Sugar Beach
– Coastal Trail
– D.T. Fleming Beach
– Oneloa Beach
– Kapalua Beach
– Napili Beach
– Kaanapali Beach
– Lahaina
La prima sveglia hawaiiana è ovviamente ad un orario da preti. sono le 5,00AM, le 17 in Italia. Vado subito a scoprire la nostra spiaggia antistante al resort, la Sugar Beach. Ha albeggiato da poco e già c’è qualcuno che fa attività in spiaggia. Capirò poi che qui si alzano mediamente tutti presto e vanno pure a letto presto. C’è chi corre sul bagnasciuga e chi pratica uno sport che scopro avere tantissimo seguito qui alle Hawaii, lo Stand Up Paddling, ovvero stare in piedi su una tavola da surf e remare con una pagaia. A me non attira per niente. Vedo anche diversi kayak con più rematori che solcano il mare che è quasi una tavola a quest’ora. Il bagno è d’obbligo, dopodiché una bella colazione in veranda. C’è anche una macchina per il caffè con le cialde in dotazione. Una volta capito come funziona mi sparo un bel tazzone di caffè americano.
Oggi andremo alla scoperta di West Maui, cioè la parte di Maui alle pendici del vulcano piccolo. Rifacciamo la strada di ieri sera, in direzione Lahaina, il paese dove abbiamo passato la serata di ieri. Una volta superata, comincia la zona dei resort ultra lusso e del turismo di classe americano. Enormi Grattacieli, tanti condomini in palazzi di tutte le altezze, ville e giganteschi campi da golf. Non mi pare di scorgere ecomostri. Tutto è amalgamato con la natura, le spiagge, tutto verdissimo, fiorilissimo, curatissimo e mantenuto alla perfezione. Comincio ad invidiare la professione di giardiniere qui a Maui, ce ne sono moltissimi.
Il programma di oggi, dove stiamo andando ora, è per cominciare, di trovare e percorrere un sentiero che si snoda lungo un bel tratto di costa, urbanizzata ma allo stesso tempo perfettamente armonizzata nella natura, chiamato appunto il Coastal Trail, suggerito e ben descritto dalla lonely Planet. Non è un trekking faticoso anzi più che altro è più simile a una lunga passeggiata. Si attravessano spiagge e tratti di scogliera, percorsi da comode passerelle e camminamenti asfaltati o comunque ben battuti. E’ lungo in tutto 3 miglia, che percorreremo interamente ed è ottimamente segnalato da cartelli che riportano sempre un confortante “you are here”.
Intendiamo incominciarlo partendo da nord verso sud e sappiamo che lo start si trova appena oltre la zona dei resort.
Comunque sia dato che è presto, proseguiamo in auto per un po’ lungo la strada costiera, superando l’inizio del trail, per vedere un po’ di “che c’è dopo” sapendo che la strada che stiamo percorrendo fino a quel momento buona e sempre asfaltata, si andrà ristringendo e diventerà ad una sola corsia, compiendo innumerevoli curve, inerpicandosi su e giù compiendo tutto il giro di West Maui fino a ricongiungersi al capoluogo Kahului, seguendo grossomodo il profilo della costa che da qui in poi si fa alta, impervia, battuta implacabilmente dall’oceano, con pochissime case sparse e nessun villaggio vero e proprio, Attraverso uno scenario selvaggio fatto di alte scogliere. scoscesi dirupi, cascate e pinnacoli di roccia.
Non siamo tutti attratti da questa avventura stradale e non senza qualche discussione se proseguire ancora per un altro po’ o fermarsi, giunti all’altezza dei un belvedere su un tratto alto e rettilineo di costa, un paio di kilometri dopo la Honolua Bay, scendiamo, ammiriamo il panorama con l’oceano che si infrange sotto di noi, risaliamo in macchina e torniamo indietro. Ripercorsi a ritroso qualche km e ritornati in vista di abitati, Sterziamo in direzione della D.T. Fleming Beach, che sappiamo essere l’imbocco settentrionale del trail che faremo.
L’intenzione è quindi ridiscenderlo verso sud a piedi. Lasciamo la macchina nel parcheggio della spiaggia. Il mare era mosso e non invogliava il bagno, anche perché un solerte baywatch affacciato alla sua torretta era pronto a fischiare qualsiasi imprudente si arrischiasse, ma la spiaggia è molto bella e bianca rispetto a quelle viste il giorno prima nei dintorni di Kihei, che davano sul dorato.
Dal punto più meridionale di questa spiaggia, comincia il west Maui Coastal Trail. Nulla di selvaggio, anzi. I primi 200 metri sono attraverso i campi da golf del Resort Ritz Carlton.
Nelle Hawaii tutti i resorts ,anche quelli a 5 stelle sono sempre aperti al pubblico, che possono attraversare i loro parchi ed i giardini e non esistono in nessun modo tratti di spiaggia privatizzati. Spesso sono stati costruiti prospicienti alle spiagge più belle, ma l’accesso rimane sempre libero per tutti. Basta solo trovarli.
Attraversato questo bel green e sbucati su un pezzetto di una strada residenziale, il sentiero (occhio ai cartello) arrivati all’altezza della Oneloa Beach, piega verso il mare, seguendo una scalinata in cemento e continua per una lunga passarella in legno parallela a tutta la magnifica spiaggia, bianchissima e ampia. Qui il mare è più calmo rispetto alla spiaggia di prima, perchè protetto da un lungo e stretto promontorio sulla destra.
Un breve tratto sterrato nei pressi delle scogliere, poi di nuovo si continua attraversando parchi e giardini di altri resort e condos, tutti curatissimi, fino ad sbucare alla Kapalua Beach, della quale avevo letto che è una delle spiagge più belle di tutte le Hawaii nonché la più bella di Maui. Si in effetti è magnifica con tutti i crismi della spiaggia tropicale, sabbia chiara, acqua turchese, riparata in una baia con palme e giardini alle spalle, ma un po’ piccola e soprattutto abbastanza affollata, sicuramente un posto perfetto per i bambini. Qui un bagno e tante foto sono stati un dovere e un piacere. Riprendendo il sentiero, subito dopo neanche 50 metri, passando attraverso le proprietà, sempre più fitte e intricate, si sbuca sulla la spiaggia di Napili, stesse caratteristiche della precedente ma in più molto più ampia e con molta meno gente. Siamo già arrivati alla fine del trail. Bello e facile e giusto per l’ora di pranzo.
Metto mano alla Lonely Planet per vedere un luogo mangereccio li nei pressi di Napili Bay, in questa zona che sembra tutta di tranquille ville e resort sembra non esserci molto. invece la guida mi segnala che proprio in fondo alla spiaggia c’è un ristorantino raccomandato, dove la descrizione fra l’altro dice “non stupitevi della fila di avventori”. Lo raggiungiamo in pochi passi e infatti troviamo davvero la fila per entrare! Si tratta de The Gazebo, un chioschetto su un belvedere rialzato rispetto alla spiaggia, che fa ottime insalate e panini e atmosfera rilassata. Veramente un bel pranzo. L’unica pecca è che non vendono alcolici, ne tanto meno birre. Li come in tanti altri locali che incontreremo, vige la politica del “bring your own” ( “portatela da te”) come ci dicono le solerti cameriere, che avevo visto in passato in altri ristoranti USA. Pazienza.
Avevo notato attaccata su un albero nel giardino antistante il ristorante, una campanella, con un cartello che diceva di suonare una volta se si vedono le balene sbuffare oppure da attaccarcisi lungamente se si vedono questi bestioni fare le capriole. Le Balene? Possibile? Ma era stagione?
Dopo un po’ di tempo che li seduti, abbiamo avuto la risposta: meraviglia delle meraviglie, nel bel mezzo di un insalata, annunciata da un coro di “OHHH” uno di questi giganteschi mammiferi è saltato fuori dalle acque proprio li, a circa 300 metri da noi. Non vanno troppo a largo perché ci troviamo in un braccio di mare fra Maui e isola di Molokai.
Ho fatto una corsa e ho dato una bella scampanellata fra gli applausi degli altri turisti (al cetaceo non a me) che hanno visto tutti. Siamo rimasti ad aspettarne altre con gli occhi puntati ma lo spettacolo non si è ripetuto. Sono volate così oltre 2 ore in relax in questo bel posto tranquillo.
Dato che il sentiero era terminato, non ci rimaneva che ritornare alla macchina, ma di rifarci le 3 miglia di percorso all’indietro non è che ci andasse molto. Abbiamo pensato di tornare lungo la strada, per provare ad aspettare un autobus o cercare un taxi. Poi ho avuto un idea: Vedevo passare con frequenza tanti di questi furgoncini-navetta dei vari resort, che dovevano fare la spola da e per qualche centro servizi nei paraggi ed ho pensato di tentare di chiedere un passaggio a una di queste. Alla prima che abbiamo abbordato ferma in un parcheggio e che stava per ripartire, gli abbiamo detto con la faccia come il sedere, “Please D.T. Fleming beach” (dove avevamo lasciato la macchina) e questo gentile autista che viaggiava comunque vuoto ci ha caricato li senza problemi. Mi sono sentito di lasciargli 5$ di mancia per la sua cortesia.
Una volta ripresa la macchina abbiamo proseguito il giro di West Maui in direzione sud, arrivando alla località di Kaanapali. E’ stata la prima zona di Maui dove si è pianificata la costruzione di megaresort ed infatti ne sorgono a decine. Un altro curatissimo sentiero percorre tutta la lunghissima spiaggia che lunga non meno di 5 km. Giusto a metà percorso sorge il promontorio chiamato Black Rock, dove ci hanno costruito sopra uno Sheraton Resort. Geograficamente questo è il punto più occidentale di Maui.
Più precisamente. La prima parte di spiaggia guardando l’oceano a destra della Black Rock si chiama Kahekili beach o Airport beach proprio perché li c’era la pista del primo aeroporto di West Maui, poi chiuso e spostato appena qualche un paio di km nell’interno negli anni ’80 e tutt’ora attivo.
Kahekili beach è veramente lunghissima e molto scenica, con Lanai e Molokai sullo sfondo e con centinaia di palme che la costeggiano per tutta la sua lunghezza. Almeno qui i megaresort, sono ancora pochi e non invasivi, anche se qualcuno è in costruzione.
Una volta superata la enorme Black Rock, la spiaggia ed il camminamento continuano lungo quella che è la Kaanapali beach propriamente detta. Questa parte mi è piaciuta di meno poichè i grattaceli sono costruiti a poche decine di metri dal bagnasciuga, anche se la spiaggia è ineccepibile ed il mare molto bello. Il panorama dai piani alti deve essere comunque magnifico. Mi sono chiesto se si vedesse perfino Oahu da lassù.
Un ultimo bagno prima di ritornare indietro sui nostri passi, ma stavolta niente navetta che ci riportava alla macchina, quindi non c’è stato altro da fare che ripercorrere a piedi tutta la distanza fatta.
Ho contato che fra la mattina e il pomeriggio avremo fatto almeno 15 km a piedi: Percorrendo il Coastal trail sono 5km almeno quello solo andata) e poi il sentiero lungo le 2 spiaggie di Kaanapali (altri 5 km ad andare e 5 a tornare).
Sulla via del ritorno, dato che era quasi il tramonto e visto che eravamo di strada, ci siamo fermati nuovamente a Lahaina per una birra in un locale sull’oceano. Un altro tramonto infuocato come la sera prima, con foto memorabili.
Già che c’eravamo ci siamo trattenuti anche per cena ad un posto chiamato Cheesburgher in Paradise. Ho voluto provare un altro piatto tipico hawaiiano, il Loco-Moco. che è fatto da uno scodellone pieno di riso bianco, sormontato da uno strato di carne che può essere un hamburger ma non solo (nel mio caso era il Maiale Kailua) , uovo fritto e tutto cosparso da una salsa per arrosti. Beh una vera schifezza che ho in parte lasciato. Tornati a casa, mi sono consolato con la prima amatriciana delle Hawaii, visto che la spesa fatta la sera prima era ancora intatta.
3° giorno, 22/4/2014 – Il Giro di East Maui
– Paia
– Hana Hihgway
– Hana
– Pipiwai Trail e Waimoku fall
– Oheo Gulch
– Piliani Highway
Oggi ci attende una escursione ad una delle mete turistiche più famose di Maui se non di tutte le Hawaii: La Hana Highway. E’ un tragitto in auto, che parte dal capoluogo Kahului per arrivare all’isolato villaggio di Hana, che è l’unico villaggio di una certa grandezza di tutta East Maui, lungo 85 kilometri fatti di centinaia di curve, innumerevoli saliscendi, oltre 60 ponti per lo più a una corsia, attraverso la parte di Maui più selvaggia, fra foreste impenetrabili, cascate, scogliere a strapiombo sul mare, lungo le pendici dell’ immenso vulcano Haleakala. La nostra sveglia biologica ormai si è fasata ad un’ora presto – meglio così, perché oggi la strada sarà da fare sarà molta. In realtà oltre ad arrivare al villaggio di Hana, l’intenzione è quella di proseguire, esplorando i vari dintorni fino ad arrivare alla sezione inferiore del parco nazionale dell’Haleakala, dove ci sono le famose 7 piscine sacre chiamate Oeho Gulch cioè 7 laghetti in cascata dentro conche nella roccia alimentati da un torrente che scende dalla montagna. Successivamente a questo punto, la strada lungo la costa non termina, bensì osservando la cartina, si fa stretta e bianca ma continua lungo la misteriosa Piliani Highway (Highway è un vero eufemismo per questa strada stretta, tortuosa e non in ottime condizioni) che dovrebbe compiere l’intero periplo di East Maui, ritornando al capoluogo Kahului, attraverso scenari vulcanici desolati, vallate sconfinate, pascoli e altri territori che più isolati è difficile pensare posti ad un altezza imprecisata. Ero molto attratto da questa strada soprattutto perché una volta ad Hana, non intendevo tornare indietro se proprio non fosse stato indispensabile e prima di partire avevo cercato sul web informazioni sulle condizioni e sulla percorribilità di questa strada, che al momento consideravo una varia ed eventuale da fare nel programma della giornata. Ora che l’abbiamo fatta tutta, posso dire la mia.
Consultando Google Map, il tratto di strada che va da Kihei fino al paese di Hana, percorrendo tutta la Hana Highway è lungo precisamente di 100km, con un tempo di percorrenza suggerito di 2 ore e mezza senza fermarsi mai; successivamente, la parte che va da Hana fino alla periferia di Kahului, percorrendo tutta la Piliani Highway (compiendo quindi un anello, senza ripassare per la Hana Highway), per poi ripercorrere a ritroso solamente la parte di strada dal capoluogo fino al nostro appartamento di Kihei, risulta essere di altri 110 km, con un tempo di viaggio stimato di altre 2 ore e dieci, sempre non fermandosi mai.
Considerando che invece ci fermeremo e sosteremo in diversi posti, lungo tutto il tragitto (oltre altri stop che neanche ci saremmo immaginati), ho considerato di impiegare almeno il doppio del tempo, cioè almeno 10 ore. Col senno di poi la mia stima si è rivelata ottimistica, perché alla fine impiegheremo ben 12 ore, dal momento della partenza alle 8 di mattina, fino al nostro ritorno a casa, poco dopo le 10 di sera, parecchio stanchi ma soddisfattissimi per tutto quello che abbiamo visto e fatto.
In poco meno di mezz’ora arriviamo a Kahului (cittadina descritta come di poche attrattive, che comunque che non vedremo mai a parte la sua periferia) e dalla circonvallazione, si imbocca direttamente la Hana Highway dall’inizio. Dopo qualche minuto si entra nel paesino di Paia. L’ineffabile Lonely Planet suggerisce di fare benzina qui, in quanto la successiva pompa è ad Hana, Oltre al pieno, già che ci siamo facciamo colazione in un bel caffè all’altro lato della strada, l’Antony’s coffee, che fa degli ottimi espressi oltre a ricche colazioni americane. Vediamo foto e immagini di surfisti più del solito qui a Paia: so che questa parte di costa nord di Maui è teatro di grandi onde nella stagione invernale, dove si cimentano i migliori campioni del surf, sappiamo in particolare che il famoso sito chiamato The Jaws è da queste parti. Si tratta di una parte di oceano antistante la costa dove si scatenano particolari serie di onde-mostro alte oltre 15 metri e dove solo i maestri assoluti si cimentano, a rischio elevato di lasciarci la pelle. Gli spettatori possono assistere a questo spettacolo dall’alto di una scogliera. Sfortunatamente La lonely planet è vaga su dove sia questa zona e ne parla senza però indicare chiaramente dove sia.
Dato che uno dei componenti del mio gruppo, appassionato surfista, vuole assolutamente vedere questo posto, (in aprile non sarebbe comunque stagione per quel tipo di onde,che avvengono esclusivamente in inverno) decidiamo di trovarlo e ci mettiamo a chiedere in giro. Tutti lo conoscono e ci spiegano più o meno dove si trova, c’è anche chi ci disegna una grossolana mappa: Uscendo dal paese, dopo un cimitero si deve prendere una strada sterrata e privata che attraverso campi di mais, termina su una scogliera, da dove si può ammirare dall’alto tutta la potenza dell’oceano quando scatena queste onde colossali. Purtroppo nonostante le buone intenzioni, anche a causa di mancanza di indicazioni stradali, non riusciremo a trovare questo posto. Ci consoliamo in parte passando di li a poco davanti alla Hookipa beach, che è un altro spot famoso per i surfisti di tutto il mondo. Ci fermiamo ed osserviamo le evoluzioni di tanti surfisti, anche se al mio occhio inesperto, almeno qui le onde non così grandi come immaginavo.
Rinunciato a trovare The Jaws, ripartiamo dritti per Hana, la strada è tranquilla e c’è poco traffico, bisogna rallentare ad ogni ponte, tutti a una corsia, comunque, dato il poco traffico proveniente dalla direzione opposta, si riesce con prudenza a superare i veicoli lenti.
E’ tutto un susseguirsi di gole dove zampillano cascate, torrenti impetuosi, strapiombi, panorami e vedute, il tutto immerso in una esplosione di verde lussureggiante, Comunque oltre un paio di volte per qualche foto scenica, non ci fermiamo mai. Ogni tanto si incontrano baracchini che vendono frutta o altre primizie tropicali imprecisate, ma non abbiamo fame e tiriamo dritto. Il primo bivio stradale significativo che si incontra dopo decine di km è quello per l’Hana Airport, segno che siamo quasi arrivati in paese. Facciamo una deviazione e seguiamo le indicazioni per quest’aeroporto. La strada è poca, giusto un paio di kilometri di lunga discesa rettilinea, terminante in un piazzale antistante l’unica pista e un piccolissimo terminal. Evidentemente i voli schedulati si contano sulla punta delle dita, poiché pure se aperto, non vediamo un anima viva, ma la radio accesa gracchiante musica hawaiian, garantisce che qualcuno verosimilmente è nei paraggi, magari sonnecchiando e che immagino si farà vivo al momento del prossimo atterraggio.
Mentre torniamo verso la Hana Highway riusciamo a vedere bene degli animaletti che il giorno prima avevamo visto di sfuggita. Sdraiati lungo la strada deserta ci sono qua e la delle specie di tassi o furetti, col corpo affusolato tipo bottiglia, muso volpino, zampette corte e pelliccia marrone. Rallentiamo per fotografarli ma fuggono subito nella vegetazione. Informandomi successivamente scoprirò che sono Manguste indiane. Introdotte nelle Hawaii sul finire dell’ 800 per tenere sotto controllo la popolazione di topi. Ma come spesso accade, questi esperimenti strampalati hanno portato ad esiti incontrollati, in quanto non avendo predatori e nutrendosi di tutto, questi animaletti sono diventati di fatto un problema, soprattutto per gli uccelli di cui mangiano le uova. Li rincontreremo più volte anche nelle altre isole.
Siamo arrivati dunque ad Hana, dire che c’è nulla è anche un complimento. Un placido villaggetto dove sparire lontano da tutto e da tutti. Mi da veramente un senso di isolato. Sarà che non amo molto questi mortori e quindi non mi entusiasma molto il posto. Pranziamo col solito cheeseburger al costoso Hana Ranch restaurant.
Considerazione sulla Hana Highway: E’ il viaggio per arrivarci che vale la pena, non tanto il traguardo, ma il meglio di oggi deve ancora venire.
Come detto sopra, avevo studiato la strada e verificato che non termina ad Hana, bensì compie l’intero giro di est Maui. Dato che sono le 13 ed abbiamo ancora molte ore di sole, decidiamo di fare il giro completo, ovvero un altro centinaio di km salvo deviazioni, fidandoci della buona manutenzione delle strade americane.
Le deviazioni solo una costante di questa escursione, infatti, ad un nuovo bivio subito dopo il paese, lasciamo di nuovo la Hana highway in direzione della costa. Dopo una manciata di minuti la strada costeggia un parapetto dove vediamo diverse persone che scattano foto. Parcheggiamo alla bella e meglio lungo la stretta strada per vedere anche noi e scorgiamo oltre il muretto una bellissima spiaggia. Si tratta della meravigliosa Hamoa Beach, dalla compattissima sabbia grigio chiara che contrasta con l’acqua fra il verde e l’azzurro. Pochi gradini di una scalinata in cemento permettono di raggiungerla in un attimo. La sosta è d’obbligo. Il mare è leggermente mosso, tanto da creare condizioni valide per diversi surfisti; le onde si infrangono abbastanza lontano dal bagnasciuga, creando una risacca lunga ma non forte, che permette di fare il bagno tranquillamente.
Anche se non sono mai stato in Polinesia (a parte le Hawaii ora), è proprio questa l’immagine che ho di una spiaggia classica dei “Mari del Sud”, anche se qui ci troviamo nel Nord Pacifico.
Mentre sono a mollo, mi sovviene di aver parcheggiato la macchina male. Ho collezionato abbastanza multe in altri viaggi passati negli Stati Uniti, per sottovalutare questa infrazione di adesso, infatti non mi sento tranquillo e risalgo gocciolate la breve scalinata per controllare, ed immancabilmente, da un Suv arrivato dal nulla, un officer della polizia locale sta multando tutti quelli parcheggiati lungo la strada. La prossima macchina sarebbe la nostra! Ringrazio il mio rimorso che mi ha fatto smuovere; un altro minuto e saremmo stati multati. Assicuro l’agente che mi guarda già storto che me ne sto andando. C’è solo un piccolo e fangosissimo spiazzo affollato caoticamente di Pickup di Surfisti, tento la fortuna e riesco a infilarmi fra 2 di questi grossi veicoli, in corrispondenza di una grossa pozza, infangandomi ben bene. Ridiscendo giù in spiaggia informando gli altri dello scampato pericolo e mi godo un altro questa Hamoa Beach, che è veramente notevole.
Ripartiamo in direzione delle 7 piscine sacre. La strada seppur stretta e con tante curve cieche, è ancora ottimale a livello di fondo dopo una circa 20 minuti e 15 kilometri arriviamo al parcheggio del centro visitatori dell’ Haleakala National park, di cui le Oheo Gulch, oltre ad altri siti, fanno parte.
L’ingresso costa 10$ per auto, indipendentemente dagli occupanti e vale 3 giorni.
E’ perfetto in quanto domani visiteremo la parte sommitale dello stesso parco, ovvero il cratere dell’Haleakala, mentre questa dove siamo è la sezione costiera, chiamata Kipahulu.
Le due parti del parco anche se confinanti via terra, non sono raggiungibili a piedi, da un sentiero che partirebbe da 0 metri fino agli oltre 3000 della sommità., Per andare da una parte all’altra delle 2 sezioni del parco è necessario spostarsi con l’auto. Questo, pur se fattibile in una giornata, non ha molto senso data la vastità di cose da vedere e fare e la molta strada. Tutti quelli che lo visitano infatti impiegano almeno 2 giorni, dedicando 1 giorno ad ognuna delle 2 aree.
L’impiegata alla biglietteria, onestamente prima di strappare il biglietto, ci da una spiacevole notizia: Le 7 piscine sacre (che poi non sono 7 ma più di una dozzina) sono al momento chiuse causa possibili e imprevedibili “flash flooding”. Può infatti avvenire un’intensa pioggia ad una imprecisata quota superiore (qui dove siamo ora, quasi al livello del mare, ai piedi di un vulcano di oltre 3000 metri, batte un sole implacabile) che può generare un rigonfiamento immediato del torrente che alimenta questi specchi d’acqua a valle; un inondazione così potente e “flash” che, come è già accaduto, può trascinare via in un attimo gli ignari bagnanti, sbatterli sulle rocce o spazzarli via direttamente in mare. Detto così sembra impressionante e non è chiaro quando il divieto sarà tolto, ma sicuramente non oggi. Facciamo ugualmente il biglietto visto che domani visiteremo comunque l’altro versante del parco con il cratere, ed entriamo.
Lasciata la macchina, dalle mappe disposizione presso il centro visitatori, vediamo che in questa parte di parco oltre alle menzionate piscine sacre, ci sono 3 sentieri da fare, di cui 2 circolari di solo mezzo miglio ed uno lungo 4 miglia (6,4km) fra andata e ritorno. Decidiamo di percorrere quest’ultimo, chiamato Pipiwai trail e non ce ne pentiremo. E’ un sentiero bellissimo che copre un dislivello di 800 metri, non poco almeno per me che non sono allenato ma nonostante la fatica avrò grandi soddisfazioni. E’ una continua leggera salita, solo all’inizio un po’ impervia che penetra nella fitto della foresta, attraversando diverse aree naturali, con enormi alberi di baniano, per proseguire in una vera foreste di bambù, attraversata da una lunghissima e pratica passerella che si snoda fra migliaia di canne altissime, impenetrabili e spesse come tubi Innocenti. Per lo più il percorso si affianca al corso di un ruscello, quello che dovrebbe rigonfiarsi e trascinare via la gente giù a valle. Si cammina nella quiete, interrotta solo dal rumore insolito delle canne di bambù che mosse dal vento sbattono tra loro.
Proseguendo a diverse andature rispetto ai miei 2 compagni di viaggio mi ritrovo ben presto da solo, incontrando però ogni tanto diversi altri escursionisti che ridiscendono stanchi, sorridenti e soddisfatti, come d’altronde sarò io al ritorno.
Anche se alla coperti dalla frescura offerta dalla volta di alberi, si traspira parecchio e grondo di sudore. La bottiglia d’acqua è nello zaino di uno dei miei amici, chissà quanto avanti o indietro. Decido di bagnarmi nel ruscello che scorre placidamente. Ho ancora il costume sotto e cerco nel silenzio di sentire eventuali rimbombi d’acqua. Non so quanto sia utile questa mia mossa da piccolo esploratore, ma il corso d’acqua è troppo invitante e scelto un punto abbastanza ampio fra 2 rocce dove posso almeno sedermi a mollo mi rinfresco e bevo. Sono nella natura più totale, lontano da paesi e campi coltivati e l’acqua proviene da chissà dove da sopra la montagna, penso che non può essere inquinata e infatti non lo è.
Una volta rinfrescato, ricomincio la salita con un altro passo.
Secondo la cartina del sentiero che abbiamo preso al visitor center, quasi all’inizio di questo, dopo 800 metri abbiamo già incontrato una cascata. E’ la Makahiku fall, che si vede in lontananza, impossibile da raggiungere, ma di grande bellezza scenica da fotografare, mentre il traguardo di questo Pipiwai trail, dopo 3,2Km è segnato dal raggiungimento della Waimoku fall, alta ben 122 metri. Ce la posso fare. La pendenza è lieve e dopo circa 2 ore totali di cammino raggiungo i piedi di questa incredibile cascata. Nei dintorni ritrovo i miei amici insieme a tanti altri escursionisti che si riposano e ammirano tanta bellezza. Un paio di cartelli avvisano chiaramente di non bagnarsi assolutamente sotto la grande massa d’acqua a causa delle rocce che la corrente può trascinare giù. Un sasso in testa anche piccolo da quell’altezza sarebbe letale.
Nonostante ciò qualcuno si va a bagnare proprio sotto al flusso d’acqua che cade dall’alto con gran fragore.
Decido di fare anch’io questa esperienza, nonostante l’imprudenza. L’area dove si infrange la cascata e da dove riparte il ruscello, è disseminata di massi e rocce nere di tutte le dimensioni, anche enormi piovute da sopra. Si può resistere solo pochi secondi sotto l’acqua che ti fa cadere e ti sbilancia sul terreno sconnesso. E’ abbastanza pericoloso e mi sposto più lontano.
Ripercorriamo a ritroso la strada fatta, almeno un’altra ora e mezza di cammino ci attende. Anche se il tramonto è dopo le 19 e mancano più di 2 ore, è molto più buio mentre si percorre il sentiero all’ombra della volta degli alberi; penso che rimanere ancora su in carenza di luce e senza una torcia equivalerebbe a rimanere li per la notte, dato l’impossibilità di scorgere il percorso e di conseguenza perdersi. Arriviamo al visitor center che sono le 16.30, in piena luce.
Dopo esserci dissetati, percorriamo anche uno degli altri 2 sentieri da 0,5 miglia di questa parte di parco, quello che costeggia le 7 Sacred Pools, non balneabili ma che vorremo almeno vedere. Questo piccolo trail ad anello in confronto è una vera passeggiata. Le pozze viste dall’alto mi appaiono un po’ infide, torbide e per niente invitanti. Non so se alla fine mi ci sarei bagnato. Comunque del tanto temuto “flash flooding” neanche l’ombra. Le pozze sono quasi in prossimità del mare. Non ci sono spiagge ma la costa qui è tutta un’ aspra scogliera. L’oceano è agitato e c’è abbastanza vento; si avverte chiaramente tutta la forza del mare, che mi ricorda che siamo sempre in un’isola remotissima a migliaia di kilometri da Nordamerica e Asia
Risaliamo in macchina, un vero sollievo dopo tutta la camminata fatta e ripartiamo. Stiamo per intraprendere la strada desolata che completa tutto il periplo di east Maui, la Piliani Highway.
Poco dopo lasciato il parco nazionale, la strada diventa sterrata. Non è in pessime condizioni e non ci sono buche, solo un po’ di brecciolino e ci limitiamo a diminuire la velocità ma niente di cui preoccuparsi. Attraversiamo un ultimo abitato di case sparse, il semi deserto paese di Kaupo. Se Hana è remota, qui siamo nella vera desolazione. Nonostante ciò la lonely planet dice che c’è nei pressi c’è il piccolo emporio locale, l’ultimissimo avamposto prima di attraversare kilometri e kilometri di nulla, sfortunatamente quando arriviamo al “Kaupo general store”, alle 17.05, la proprietaria che è ancora li, ha appena chiuso indicandoci il cartello che mostra “closing time 5pm”. Insensibile alle nostre insistenze, senza tante parole se ne va e non ci vende neanche una coca cola. Non credo che abbia lavorato molto in giornata, cosa gli costava? Ma si sa che gli americani sono abbastanza inflessibili agli strappi alle regole. Siamo noi i “faciloni”.
Continuiamo lungo la strada che sale e scende per le scogliere, rimanendo per lo più a livello del mare. Mi sovviene che fra le varie ed eventuali, se avremmo fatto questa strada, una cosa da vedere era una piccola chiesa, Poco dopo l’ingresso del parco, ovvero quando la strada cominciava a non essere asfaltata.
La particolarità che avevo letto, di questa piccola chiesa è che nel ancor più piccolo e antistante cimitero vi è sepolto l’aviatore americano Charles Lindbergh, il primo uomo che nel 1927 effettuò la trasvolata dall’America all’Europa in solitaria e senza scalo e che per quest’impresa, fatta agli albori dell’aeronautica divenne ai tempi leggendario. Ritiratosi in vecchiaia in questi luoghi remoti di Maui, volle farsi seppellire in questo giardino con vista sull’oceano. Avevo letto essere un posto molto suggestivo, purtroppo ci eravamo abbastanza allontanati, ormai non era il caso di tornare indietro, per evitare di farsi sorprendere dal buio in quella landa desolata.
La strada comincia a salire sempre di più, rimanendo sempre sterrata, ma percorribile, incontriamo pochissime altre auto, per lo più di altri turisti che stanno facendo lo stesso nostro giro.
Si attraversano un paio di vasti letti di fiumare in secca che discendono dalla montagna, disseminati di rocce e detriti. Penso che se questi corsi d’acqua fossero alimentati dalle piogge abbondanti, attraversare questi tratti potrebbe essere un problema.
Il fatto che la conformazione di un vulcano a scudo si presenta come un enorme gobba cioè con i pendii relativamente poco ripidi, fa si che la strada possa inerpicarvisi quasi in linea retta, senza tornanti, Saremo a circa 500 metri d’altezza o forse più, la linea di costa non si vede più. Sopra e sotto di noi scorgiamo enormi pale eoliche sparse in questa vastità. La strada attraversa enormi pascoli con pochi animali, anche gli alberi sono pochi e bassi. Spesso siamo obbligati a rallentare molto per evitare di scassare l’auto, poiché la strada è intervallata ogni tanto da depressioni create dalle ”cattle guard”, che sono delle grate fatte di barre metalliche parallele, abbastanza larghe perché le zampe degli animali vi si infilino, ma strette a sufficienza per far passare sopra i veicoli, che fungono da dissuasori al bestiame vagante, per evitare che si disperdano un po’ ovunque.
Dopo imprecisati kilometri, senza preavviso, la strada ritorna perfettamente asfaltata; uno stretto e perfetto nastro grigio che pare essere stato fatto ieri, serpeggiante sui saliscendi. Qualche altro kilometro dopo, diventa anche a 2 corsie, 1 per ogni senso di marcia, il che significa che stiamo ritornando verso la civiltà. Sull’orizzonte un magnifico tramonto di fuoco, colora di arancione l’oceano sterminato. Le orecchie si tappano, dovemmo essere sugli 800 metri di altezza. E’ interessante notare che sulla cartina, il paese di Kihei dove risiediamo si trova in d’aria da dove siamo direttamente sotto di noi, ma ora ci troviamo molto più su, a una altezza imprecisata. Non c’è nessuna strada che collega la Piliani Highwai alla costa, nessuna deviazione, minimamente menzionata neanche sulla cartina. Dobbiamo per forza continuare verso nord, fino alla periferia del Capoluogo Kahului, per poi ripiegare verso sud, verso Kihei.
Finalmente arriviamo al cartello che indica la “Tedeschi Vineyards ”, un enorme tenuta – vigneto –allevamento, che la guida indica come l’avamposto più a sud della Upcounty, la vasta area urbanizzata sui pendii dell’Haleakala. Fra l’altro la guida dice che in questo posto servono succulenti hamburger di un manzo particolare, ma è già tramontato il sole, ed è tutto sbarrato.
Il buio arriva poco dopo. L’orientamento viene un po’ meno e le strade si ramificano e si intersecano. Ci fermiamo diverse volte per controllare sulla mappa se stiamo andando bene. l’illuminazione stradale non c’è, ma per lo meno il traffico è un po’ più vivace. Sembra che manchi poco a Kahului, ma invece non si arriva mai, ed almeno un’altra ora la impiegheremo ancora. Cominciamo a discendere, una discesa continua, dritta e lunghissima che ci stupisce e pare non finire mai. Chissà a quanto eravamo saliti? Comunque domani saliremo ancora di più. Oltre i 3000 metri sulla cima dell’Haleakala.
Questa enorme discesa fra l’altro è intersecata da ampie vie con incroci semaforici ai quali dobbiamo fermarci, mettendo i freni a dura prova. Mi chiedo se possibile che nessuna di queste svolte a sinistra (ad est) conduca giù nella valle ed ho la tentazione di sterzare, piuttosto che proseguire ancora verso nord. Dalla cartina almeno una strada sembra scendere senza senza l’obbligo di arrivare fino al capoluogo, ma se dalla carta appare chiaro, dal vivo non riusciamo ad orientarci. Abbiamo tutti i cellulari scarichi e non è il caso di rischiare di perdersi, quindi preferiamo rimanere sulla strada principale e seguire la rotta sicura, confortata anche dai cartelli stradali.
Arrivati a Kahului, proprio quando sembrerebbe più facile, ci perderemo un paio di volte ancora sulla circonvallazione. Alla fine, una volta ritrovata la strada per Kihei, non ci accorgiamo di aver superato l’incrocio col nostro resort e tiriamo dritto verso sud per almeno una altra decina di kilometri. Siamo veramente cotti e la stanchezza ci fa sbagliare. Finalmente ce la facciamo, dopo 12 ore abbiamo fatto tutto il giro delle pendici dell’Haleakala. Ceniamo a casa affamati e good night.
4° giorno, 23/4/2014 – Vulcano Haleakala
– Cratere dell Haleakala
– Sliding Sands Trail
– Big Beach e Little Beach
Per l’ultimo giorno di permanenza a Maui ci siamo riservati l’escursione principale da fare sull’isola. La traversata fino alla cima del vulcano Haleakala, che in hawaiiano sta per “la casa del sole”. Non so in quanti posti al mondo ci sia una strada che da 0 metri sul livello del mare porti su fino ai 3055 metri in cima ad un vulcano quiescente. Attraverso diverse zone climatiche, partendo in pantaloncini e maglietta ed obbligandoti a coprirti pesantemente a causa del freddo che tira sulla sommità. A Maui questo c’è.
Dopo la sfacchinata di ieri, La sveglia è con calma, non obbligata. Per prima cosa, un tuffo nell’oceano nella spiaggia tropicale che abbiamo praticamente in giardino, colazione e via si va.
Ormai pratici delle strade di Maui, ripercorriamo la grande strada che attraversa tutta la “valley” fino alla periferia del capoluogo. L’ Haleakala Highway, chiaramente indicata, si diparte da una traversa della Hana Highway fatta ieri, a 1 km’inizio di questa. La salita comincia di li a poco.
La strada è ottima, larga tanto che permette il passaggio anche dei pullman e perfettamente tenuta, essendo ancora mattina, l’aria che entra dai finestrini aperti comincia prima fresca poi sempre più frizzantina. Ci sono belle ville di campagna su queste pendici, tutte con panorami magnifici sull’oceano, che vediamo anche noi dalla strada. Attraversato un bosco di eucalipti enormi, cominciano i primi tornanti. Man mano che si sale la vegetazione si fa spoglia, finché il paesaggio non diventa di sole rocce, ad un certo punto, entriamo nelle nuvole. Molto bello. Sbuchiamo oltre la coltre di nuvole e man mano che saliamo, si ha la sensazione di essere in aereo. Non sembrava così nuvoloso il cielo visto da sotto.
Arriviamo all’ entrata del parco nazionale dell’Haleakala. Esibiamo il biglietto fatto ieri nell’altra sezione del parco e ci fermiamo nel centro informazioni. Sappiamo di non essere ancora arrivati, poiché i cartelli informano che siamo a “soli“ 2100 metri. Fa effettivamente freddo, anche se il sole picchia forte. Nel parcheggio decidiamo di cambiarci. Via le infradito ed indossiamo tutto quello che abbiamo portato in previsione. Scarpe da ginnastica, pantaloni lunghi della tuta, felpa e giacchetto chiuso fino al collo, mettiamo soprattutto protezione solare, che il sole a 3000 metri al tropico del cancro, oltre a scottare, fa proprio male.
Quando si alza quel poco di vento, la temperatura è effettivamente rigida.
Di nuovo in macchina e ricominciamo la salita. Su, su, su, ancora più sud finalmente la strada termina in un ampio parcheggio. Siamo arrivati.. anzi ancora no, c’è ancora una breve strada in leggera pendenza, giusto una cinquantina di metri, che si diparte da questo parcheggio in direzione di una capanna costruita esattamente sul punto sommitale vero e proprio. Arrivati! Un cartello indica 3055 metri. Intorno a noi nel raggio di centinaia di metri ci sono diverse torrette e cupole bianche dei mega telescopi, in particolare qui in cima all’Haleakala si studia il sole; peccato però che sono off-limits ai turisti ma solo aperti agli studiosi dei vari enti e università.
Che vista! In particolare verso est, in direzione di Hawaii The Big Island, si scorgono chiaramente le cime dei 2 colossi, il Mauna Loa e il Mauna Kea di entrambi 4200 metri e che misurati dalla base sono i vulcani più grandi del mondo. Le altre Hawaii intorno a Maui non si vedono perché sono sotto il tappeto di nuvole. Forse a ovest si dovrebbe intravedere Oahu ma non la scorgo. Oltre ancora, nella stessa direzione c’è Kauai, ma è troppo lontana oltre l’orizzonte. Ma oltre a spaziare a 360° , sotto di noi c’è lo spettacolo più grande. L’immensa caldera dell’Haleakala. Non è il classico cratere, ma più una vallata ripida e scoscesa, racchiusa da pareti vulcaniche, un unico deserto di cenere grigio rossastra, che scivola giù dentro la montagna fino a perdita d’occhio, noto anche delle striature più chiare qua e la che lo attraversano e scendono giù: Sono dei sentieri dentro la caldera.
La visita a quota 3055 è finita, qui non c’è molto altro da vedere. Riscendiamo giù verso il primo parcheggio incontrato, una cinquantina di metri sotto, dove c’è il visitor center.
Qui tutto un fermento di turisti e di ranger, opuscoli e guide. Da qui ogni 10 minuti partono escursioni più o meno brevi accompagnati dai disponibilissimi rangers. C’è un plastico del cratere, che fa capire quanto è vasto. Vedo il disegno di un sentiero che scende per 800 metri che si infila in una enorme spaccatoia, causata dall’erosione, da qui in poi il sentiero continua fino alla costa Est, dove siamo stati ieri. Ci vogliono almeno 2 giorni per percorrerlo solo in andata e il plastico mostra chiaramente dove sono situate le “cabin”, i rifugi dove dormire lungo il cammino. Sarebbe bellissimo farlo ma non c’è il tempo. C’è però un altro sentiero più corto, che parte da questo parcheggio dove siamo e scende giù, attraverso il deserto di cenere. E’ lo “Sliding Sands Trail”. Decidiamo di farne una almeno una parte. Prima però scattiamo innumerevoli foto alla caldera, che è veramente lascia a bocca aperta per la sua vastità.
Avverto una strana sensazione di fiatone, non so se sia suggestione oppure effettivamente l’altitudine: 3000 metri non saranno tanti ma forse nemmeno pochi soprattutto per chi come me non è allenato all’alta montagna. In effetti mi sento le gambe pesanti e il respiro affannoso, che mi fa muovere lentamente. Imbocchiamo con gran lentezza il sentiero dello Sliding Sands Trail. e in pochi tornanti ci addentriamo nella caldera. Tutto è fermo, immobile, immutato, spoglio, silenzioso. Oltre i nostri passi che sfrigolano sulla cenere vulcanica non si sente nessun altro rumore, neanche quello del vento. Comprendo il perché il sentiero si chiami così, “Sabbie scorrevoli”. Anche se il sentiero è compatto, il lato verso l’interno è una ripida discesa come un gigantesco imbuto di cenere soffice e friabile e prossimo a sprofondare se calpestato. Molti cartelli indicano infatti di non allontanarsi dal sentiero per evitare smottamenti. Ovviamente non c’è traccia di magma o di fumarole, perché il vulcano è inattivo dal 1790, ma di certo non è spento. Camminiamo così in leggera discesa, senza segni di riferimento se non qualche masso più grande, fino ad una sella. Saremo scesi di almeno 300 metri, camminando per oltre un kilometro. Ci sediamo e ammiriamo lo spettacolo della caldera ancora sotto a noi. Il sentiero continua e va a uniresi man mano agli altri sentieri giù in fondo. La Lonely planet dice che nel giù fondo valle c’è uno scenario naturale immobile di unico al mondo, con anche delle macchie di vegetazione, che qui manca del tutto. Ma per quanto riguarda la staticità la vediamo anche da qui.
Non ci rimane che risalire lentamente a causa del fiato corto, fermandoci spesso. Incontriamo pochi turisti che si avventurano giù. La maggior parte rimane sulla sommità a guardare verso il basso.
Ritornati al parcheggio siamo incuriositi da una specie di furgone da cui spuntano antenne e cavi di alimentazione. E’ una serra mobile di piante chiamate Silversword. Sono piante rarissime che crescono solo qui sull’Haleakaka, tipo cactus con le foglie fatte a punta di colore argento da cui il nome, spada d’argento. Ora che le abbiamo viste, mi accorgo che ce ne sono anche altre ben recintate qui intorno.
E’ ora di abbandonare questo aspro, freddo scenario desertico, la giornata è ancora lunga ed è ora di farci un po’ di sano mare. Ci rimettiamo in macchina e partiamo per una discesa pressoché infinita, che in mezz’ora ci riporterà a 0 metri sul livello del mare.
Gli innumerevoli tornanti e probabilmente la ridiscesa così veloce, mi causano un po’ di stranezza alternata ad euforia e momenti di sonnolenza improvvisa e un po’ di nausea.
Ridiscesi all’altezza della strada principale, la Piliani highwai di ieri, ci troviamo ancora sui 500 metri di altitudine; decidiamo questa volta aiutati dalla luce diurna e confortati da cartine in duplice copia e dal segnale GPS sulle mappe pre-caricate, di cercare la strada chiamata Pulehu Road che la cartina indica tagliare per il fianco della montagna senza ripassare per il capoluogo e che è l’unica (a parte la lunga strada principale) in questo dedalo di piccole strade locali ad avere uno sbocco a valle, a differenza di tutte le altre che si intrecciano e poi terminano nel nulla. In effetti dopo un po’, anche questa stessa strada poi converge a nord, quasi sfiorando la periferia di Kahului, ma per un bel tratto scende dritta dritta. La cerchiamo giusto per fare una strada diversa rispetto a ieri e perché è in fondo bello perdersi in questa vastità.
La troviamo quasi subito, è una stretta strada residenziale che scende ancora più in pendenza di prima, senza tornanti, attraverso proprietà, case di campagna e campi coltivati. Dopo innumerevoli stappamenti di orecchie finalmente imbocchiamo la strada principale che ci riporta in pochi minuti a Kihei. Sicuramente abbiamo tagliato parecchio rispetto a ieri, ma sono sicuro che col buio non avremmo mai e poi mai trovato questa scorciatoia.
Facciamo una pausa pranzo al pizza hut di Kihei, di fronte al Kamaole Beach Park, dove siamo stati il primo giorno, della quale sfruttiamo i tavoli sotto le palme per mangiare. E’ veramente curata e bella questa spiaggia ma abbiamo intenzione di vedere nuovi posti per questo resto di giornata che rimane.
Ci dirigiamo quindi verso la Big Beach, chiamata anche Oneloa Beach, da non confondere con l’omonima spiaggia già visitata in East Maui. Questa è in direzione sud, quasi alla fine della strada costiera, oltre i lussuosissimi sobborghi meridionali di Kihei, Wailea e Makena. Una volta terminati tutti gli abitati, la strada attraversa una folta boscaglia di pini ed altri alberi finché vediamo le indicazioni per il primo dei 2 parcheggi della beach che stiamo cercando. La Lonely dice che questa è la spiaggia più grande di tutta Maui. Accampato nel primo parcheggio, c’è un bel furgone colorato che vende gamberi il cui profumo ci richiama potentemente, ma siamo troppo pieni della gommosa seppur buona pizza di pizza hut. E’ il primo di questo genere furgoni che vedo qui a Maui, mentre nelle altre isole (Kauai e Oahu) ne incontrerò e ne proverò diversi. Meriterebbero un capitolo a parte per parlare della loro prelibatezza.
Tiriamo dritti ed attraversiamo la pineta, è un vero bosco incontaminato fatto anche di altri alberi che non conosco. La sabbia sotto i nostri piedi è di color oro chiaro e il mare che si intravede in fondo è turchese. Ottime premesse. Sbucati dal fogliame, la spiaggia in se si mostra come veramente “Big”. Ci sistemiamo sul lato destro, vicini a dove la spiaggia termina bruscamente interrotta da un blocco lavico alto una ventina di metri, che si protende in mare come un promontorio
L’impareggiabile lonely dice che scavato nel blocco lavico c’è un sentiero che porta dalla parte opposta di questo promontorio altrimenti invalicabile, dove si trova la Little Beach, chiaramente più piccola, ancora più appartata e isolata. E’ l’unica spiaggia naturista di tutta Maui.
Andiamo a vedere ed in effetti il sentierino c’è. Non facile da percorrere perché molto ripido e da intraprendere assolutamente con le ciabatte pena la distruzione sicura dei piedi, se non l’ustione poichè la roccia quasi nera scotta non poco. Scaliamo questa specie di muraglia e la vista è magnifica, in tutta la sua lunghezza giace sotto di noi la Big Beach che disegna un bellissimo arco. L’acqua proprio sotto di noi dove il promontorio crea un insenatura, è verde e turchese, uno spettacolo vero. Il piccolo sentiero ridiscende con meno pendenza dal lato della altrettanto bella e piacevole Little beach, come dice il nome, molto più piccola della vicina, con la stessa tonalità di sabbia ma il mare un po’ più mosso in quanto questo versante è più esposto, ma comunque tranquillamente balneabile. Ci sono persone che prendono il sole nude in completa liberta. Arriviamo fino alla fine, fino a dove le rocce e la vegetazione creano uno sbarramento; un bagno e ritorniamo verso la Big Beach dove abbiamo lasciato le nostre poche cose. Il panorama dalla cima del promontorio merita ancora qualche foto.
Passiamo così tutto il pomeriggio su questa magnifica spiaggia, forse una delle più belle di tutta Maui.
Andiamo via che è quasi buio e ritorniamo a casa lungo la rapida highway parallela del lungomare, che è velocissima. Abbiamo una gran fame oltre alla valigia da fare. E’ l’ultima sera che trascorreremo a Maui e dopo aver cenato a casa e dato fondo a tutta le provviste rimaste, decidiamo di andarci a prendere un’ ultima birra nuovamente a Lahaina. Guidare di notte ormai ci fa un baffo e la frescura è piacevole. Trascorriamo l’ultima serata allo “Spanky’s Riptide” un pub appena più defilato rispetto agli altri locali, con musica rock americana sparata a palla, che mi da l’idea di essere un posto un po’ meno turistico degli altri, con gente un più autentica all’apparenza del luogo.
5° giorno, 25/4/2014 – Goodbye Maui
– Traghetto da Lahaina per Lanai
Oggi ci apprestiamo a lasciare Maui alla volta di Lanai Island, che con Molokai, sono le sole 2 isole dell’arcipelago raggiungibili in traghetto, oltre che ovviamente in aereo. I bagagli sono chiusi da ieri e sveglia settata alle 7.00. Il piccolo ferry della Expeditions Lanai (costo 30$ solo andata perché lasceremo Lanai in aereo) parte a diversi orari dal Lahaina harbor, ma noi abbiamo acquistato on line già dall’Italia la partenza delle 9.00 al sito http://www.go-lanai.com/
Non è un problema la solita tratta di mezz’ora fino a Lahaina, ne l’eventuale traffico che non troveremo. L’intoppo non da poco è che dobbiamo restituire la macchina e l’agenzia di riconsegna NON si è nei paraggi del porto, ne tantomeno a Lahaina.
L’unico posto di consegna di tutta East Maui è presso il Kaanapali Airport, l’aeroporto secondario di Maui, anzi, per la precisione tutte le agenzie dei vari brand non hanno sede neanche li, ma sono raggruppate tutte assieme a 3 km a sud di questo aeroporto, in un punto lungo la strada principale poco dopo l’abitato di Kaanapali ma prima di quello di Kapalua, ad una distanza 9km dal porto di Lahaina. Durante il 2° giorno, nella nostra escursione a East Maui, abbiamo visto per caso questo posto e l’abbiamo ben memorizzato. Per fare riferimento alla spiagge, questo punto di riconsegna delle auto affittate è in prossimità dalla spiaggia Kahekili beach anche detta Airport beach.
La questione era capire come arrivare dal questo punto al porto di Lahaina. Leggendo sui forum americani di Tripadvisor e scrivendo email alle concessionarie, ho capito che c’era a disposizione di tutti i clienti un free shuttle. C’era da capire se era un servizio ancora attivo. Il rischio di perdere la nave era consistente e mi ero informato in alternativa su eventuali autobus o taxi.
Il fatto che il free shuttle esistesse, mi è stato garantito al momento di aver ritirato la macchina all’aeroporto prinicipale di Kahului. Il lasciare la macchina ad un aeroporto diverso rispetto a quello di ritiro mi è costato 40$ ma comunque ne avremmo pagati di più di taxi (non c’è un autobus diretto dall’aeroporto a Lahaina, ma bisogna fare un cambio) se dall’aeroporto principale avessi dovuto raggiungere il porto di Lahaina, oltre a impiegare più tempo, quindi è stata scartata l’ipotesi di ritornare l’auto allo stesso posto dove l’avevamo presa.
Avrei dipeso molto dalla precisione di questo fantomatico free shuttle.
Arrivati a Lahaina, ho lasciato i miei 2 compagni di viaggio insieme a tutti i bagagli direttamente al porto, ed ho raggiunto la concessionaria, 9km più a nord. Le mie paure ero ingiustificate, la riconsegna alla Dollar, è avvenuta in tempi immediati, senza il minimo intoppo e la navetta shuttle era già li pronta praticamente per me, dato che è partita solo con me a bordo, con alla radio dolce musica hawaiiana.
In 15 minuti precisi, mi ha lasciato al porto dove mi sono ritrovato con gli amici. C’era tutto il tempo per una ricca colazione ad un bar caffetteria proprio davanti al porto, stile saloon del west, tutto in legno, molto tipico. Un ultima occhiata alla piazza centrale con l’albero di Baniano centenario e ci siamo imbarcati per Lanai, per un breve tratto di meno di 1 ora di piacevole crociera sotto al sole e rinfrescati dal vento di mare.
Ciao Maui, tornerò molto presto.