Grecia in moto – “La nostra bella Odissea”

GRECIA "La nostra bella odissea." Questo viaggio è stato “scelto” da Laura, dopo che in inverno si era “sacrificata” per me alla causa messicana . Appena avuto il via, mi sono “tuffato” su tutto quello che potevo trovare sulla Grecia, riviste, guide mototuristiche, forum internettiani ecc..per mettere in piedi l’itinerario...
Scritto da: rajo81
grecia in moto - la nostra bella odissea
Partenza il: 20/08/2005
Ritorno il: 05/09/2005
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 2000 €
GRECIA “La nostra bella odissea.” Questo viaggio è stato “scelto” da Laura, dopo che in inverno si era “sacrificata” per me alla causa messicana . Appena avuto il via, mi sono “tuffato” su tutto quello che potevo trovare sulla Grecia, riviste, guide mototuristiche, forum internettiani ecc..Per mettere in piedi l’itinerario migliore che poteva soddisfare le nostre esigenze di mototuristicontemplatori.

Come ogni anno partenza di buona mattina, carichi come asini (ovviamente..) ma con buona parte del bagaglio costituito da stracci vari e cinghie protraghetto, questo dopo aver sondato virtualmente e “live” i vari amici con esperienze di navigazione mototuristica che ci ammonivano nei più svariati modi sui rischi che correva la nostra beneamata sul traghetto.

Insomma, 500 km di pensieri ed ansia fino al porto di Ancona che si riveleranno infondati.Arrivati al momento dell’imbarco, mi fanno parcheggiare la moto nel mezzo del traghetto, parte posteriore, senza nessun ancoraggio particolare a parti fisse della nave.

Ci si lancia in cabina ancora dubbiosi ma ormai tant’è..Doccia e tour della nave.

Si entra subito nello spirito della vacanza quando la speaker ci invita alla sistemazione degli orologi, sulla nave vige l’ora greca ! Al mattino dopo ci svegliano che siamo già ad Igoumenitsa, ritroviamo “Bixi” sana e salva ed ancora intera e poggiamo le ruote sul suolo greco in perfetto orario. Prima impressione ?!? Fa caldo, sono le 8 e fa già caldo !!! Benzina (0,990 al litro !!! Viene voglia di berla a quel prezzo) e via verso le Meteore passando da Ioannina e Metsovo. L’asfalto è come ce l’hanno dipinto, anzi l’hanno proprio dipinto tanto è lucido. Ci colpiscono subito i piccoli “tempietti”/”santuari” che ci sono ai bordi della strada. Un’infinità, a volte anche più di uno nello stesso punto; scopriremo più avanti che parte sono in ricordo delle vittime della strada e parte sono “eretti” dalle comunità locali per chiedere al Santo cui son devoti di “proteggere” gli utenti della strada…Facciamo il passo Katara , bei paesaggi, ma chi lo paragona alle Alpi, forse non le ha mai viste…In tarda mattinata siamo alle Meteore. Lo spettacolo della natura è grandioso, ci trova davanti a questi enormi “massi”che ti lasciano senza fiato. Dev’essere quello che vedono le formiche quando si trovano davanti un gruppo dei bei sassi lisci, enormi ai loro occhi, come lo sono queste specie di Menhir posate da qualche gigante. Sulla cima di queste rocce han costruito nel XIV secolo dei monasteri. Ne sono in piedi ancora 6, ci siam limitati a visitarne 3, questo perché come accade in altri posti, alla fine son tutti uguali…Quello che a noi è piaciuto di più è l’incredibile paesaggio in cui sono incastonati, i monasteri in sé ci hanno un po’ deluso in quanto troppo ristrutturati per i nostri gusti..Un particolare che ci ha colpito salendo alle Meteore da Kastraki sono stati i panni stesi in un anfratto della roccia, proprio sopra al paese: ogni venerdì dopo Pasqua offrono un indumento a San Giorgio per chiedere la buona salute al marito per l’anno che verrà..(che donne le greche !!!); questi capi vengono stesi dai giovani del paese che si arrampicano con le corde, una vera e propria scalata.

Dopo le Meteore ci siam tuffati a picco in direzione sud, obbiettivo Delfi. Trasferimento lungo e noioso fino agli ultimi 100 km ; passata Lamia si comincia un piacevole saliscendi su stradoni larghi e vuoti, che sarebbero il perfetto regno dello smanettone, se non fosse per l’asfalto saponetta.

Praticamente si attraversano 3/4 catene montuose poste perpendicolarmente al nostro cammino, tra un passo e l’altro circa 20km di altipiano e poi si risale. Veramente piacevole, sia per i paesaggi che offrono, grandi spazi con cittadine nei fondovalle e rocce, ulivi ed anche pinete sulle cime delle montagne. L’ultima discesa, dopo Amfissa offre una distesa di ulivi incredibile, fino al mare..

Su consiglio dell’ottima guida Routard ci fermiamo a Galaxidi, un bel paesello sul mare di Corinto.

Primo assaggio del limpido mare greco e prima scoperta dell’acqua calda, nel vero senso della parola. Passiamo una bella serata in una tipicissima taverna greca, scambiando in un inglese pasticciato alcune impressioni ed informazioni sul posto con la simpatica locandiera. In effetti è un paese molto carino Galaxidi, ma siamo al 21 di agosto e..Non c’è praticamente nessuno, ci siamo accomodati al tavolo alle 21,30 e..Non c’è nessuno. La bella locandiera ci informa che ormai la stagione volge al termine e che comunque in Grecia si cena tardi, molto tardi. La mattina dopo puntiamo le ruote verso Delfi. La città è appollaiata sulle pendici del monte Parnaso, purtroppo guerre e terremoti non han lasciato molto, ma si rivelerà il sito archeologico meglio conservato fra tutti quelli che abbiamo visitato. Non partiamo prestissimo, siamo pur sempre in vacanza, ma arrivando al sito intorno alle 10 riusciamo comunque ad anticipare le flotte di pullman turistici e quindi riusciamo a visitare tutto molto bene e tranquillamente.

Sotto i resti del tempio di Atena subisco anche il primo “attentato” da parte di una vespa ! Lasciamo Delfi proprio in concomitanza con l’arrivo della maggior parte dei gruppi turistici (circa le ore 13, sappiatevi regolare..) ed andiamo a visitare il monastero di Ossios Loukas, che è distante una trentina di km da Delfi e soprattutto è fuori dalle rotte del turismo di massa. Un bene per noi, ma forse un male per il monastero, sicuramente più autentico di quelli delle Meteore.

Al ritorno a Galaxidi, dopo aver pregato tutti i santi italiani e greci insieme di farmi stare in piedi sotto le raffiche di un vento fortissimo, troviamo parcheggiate sotto la nostra pensione un paio di Africa Twin. Subito il pensiero corre ad un paio di cari amici che nello stesso periodo stanno facendo un viaggio in Turchia ed al mattino dopo abbiamo 4 amici in più con cui passeremo tre splendide serate nei giorni successivi.

Lasciamo tutti insieme Galaxidi per scendere nel Peloponneso, meta la città di Nafplio.

L’intenzione era quella di prendere il caratteristico traghetto che da Agios Nikolaos porta ad Egio ma la scarsità di corse ci costringe a fare il nuovo ponte sullo stretto di Patrasso.

Proseguiamo lungo la costa del golfo di Corinto fino alla città omonima e quindi puntiamo verso sud in direzione Nafplio. Restiamo qui per tre giorni ed usiamo questa incantevole cittadina di origini veneziane come base per le nostre visite ai siti dell’Argolide.

Troviamo alloggio in una camera nella parte vecchia della città, proprio sotto la rocca, addirittura per arrivarci in moto dobbiamo percorrere un centinaio di metri proprio sui vecchi bastioni, una cosa veramente particolare. Nafplio è praticamente divisa in due, la parte alta è quella storica, la più bella ed autentica, piena di vicoletti “a gradini” che “fanno” Grecia vera; la parte bassa è la tipica cittadina di mare con nuovi hotel, traffico e nulla di caratteristico. La prima tappa del giro dell’Argolide è Micene. Non è lontana da Nafplio ma si deve attraversare la piccola ma caotica Argos. Mentre siamo incolonnati in mezzo al traffico veniamo affiancati da un arzillo “vecchietto” su un motorino anni 70 che ci urla “Mikenes ?” , alla nostra risposta affermativa si spalanca un sorrisone ed esce un “parakalò!”, ci fa cenno di seguirlo ed in un attimo siamo fuori dal paesone caotico e ci ritroviamo sulla strada dritta per Micene. “Ef-charistò”, grazie..

La prima tappa della visita al sito di Micene è la tomba di Agamennone, è ancora ben tenuta, i tesori e la maschera d’oro la troveremo successivamente nel museo.

Per raggiungere le rovine della città di Micene bisogna risalire in moto e fare ancora un chilometro circa. Ci accoglie la Porta dei Leoni, cui purtroppo mancano le teste ma ancora molto suggestiva.

Anche qui eventi bellici e naturali hanno lasciato ben poco, ma per gli amanti di archeologia come me è sempre un bel vedere. Quando mi trovo in siti come questo mi piace vagare con la mente ed immaginare com’era la città e com’era vissuta dai propri abitanti.

E cerco di immaginarmi anche la loro ricerca di frescura, visto che siamo in cima ad una collina e di alberi non ce ne sono…

E’ ormai ora di pranzo e terminata la visita riprendiamo la moto per dirigerci a Corinto.

La strada per arrivarci è “popolata “ da numerosi chioschi improvvisati dai contadini della zona che mettono in vendita i loro prodotti : frutta, pomodori, miele, olio e aceto. Decidiamo di fare uno spuntino presso uno di loro, seduti su due sedie di paglia ci deliziamo con gustosissime pesche e della dolcissima uva. Cerchiamo di interagire con l’ospitalissimo contadino, ma il suo greco è veramente incomprensibile per noi che abbiamo imparato circa una decina di vocaboli sufficienti per “sopravvivere”; a gesti cerchiamo di trasmettergli la nostra soddisfazione per la bontà dei suoi prodotti.

Arriviamo a Corinto sotto un sole cocente, ma almeno il clima è secco e quindi sopportabile.

Ammiriamo lo stretto, largo solo 25 mt ed alto più di 70, un’opera notevole e particolare. Restiamo circa mezzora ad aspettare sotto il sole che passi una nave, un battello o una barca, per fare la classica foto…Ma in quel lasso di tempo non passa neanche un canotto ! Pazienza.

Epidauro ci aspetta.

Per arrivarci percorriamo la strada che si affaccia sul golfo Sardonico che offre splendidi squarci panoramici sulle omonime isole. Il traffico è praticamente nullo.

Il teatro di Epidauro è veramente splendido, immerso in una vegetazione lussureggiante in mezzo alle colline. Costruito più di 2000 anni fa, contiene 12.000 spettatori ed è tuttora in uso. Infatti ogni anno si tiene un festival teatrale durante i mesi estivi. Proprio il giorno successivo alla nostra visita è rappresentata Medea, in italiano. Impossibile lasciarsi sfuggire un occasione così particolare quindi la sera dopo vi torniamo per assistere al dramma. Il teatro è quasi al completo, un atmosfera incredibile come incredibile è sentire perfettamente gli attori che recitano senza microfono, tale è la perfezione dell’acustica. Un’esperienza che consigliamo.

L’ultimo giorno a Nafplio lo dedichiamo alla visita della sua fortezza. Costruita in epoca veneziana, per raggiungerla scegliamo il metodo più faticoso ma spettacolare, la salita a piedi lungo 857 gradini. Il castello è veramente interessante e dalla cima si ha una visuale totale sul golfo di Nafplio.

Dopo Nafplio la base di tre giorni la facciamo a Gythio, tranquilla cittadina sul mare tra il Mani e la penisola all’estremo sudest del Peloponneso. Anche qui i turisti sono ormai scarsi e quindi ci si muove molto bene per le strade e ..Nelle trattorie ! Abbiam scelto Gythio perché è posta al centro delle nostre mete in questa altra tappa, che sono Mistras, alle porte di Sparta, il giro del Mani, la fortezza ed il paese di Monemvassìa.

Risaliamo la strada fatta il giorno prima, da Gythio fino a Sparta tenendo sulla sinistra la catena del monte Taigeto, mitologicamente famoso. Sparta è molto caotica ed esteticamente per nulla piacevole, la dobbiamo però attraversare per salire alla fortezza bizantina di Mistras.

Per visitare bene questo sito ci vogliono almeno 4 ore, è molto ampio ed è un continuo saliscendi lungo il crinale della montagna che sovrasta Sparta.

Il giorno successivo lo dedichiamo interamente al giro del Mani. Questa penisola è molto particolare, un luogo abbastanza inospitale e selvaggio, con caratteristiche costruzioni in pietra, la maggior parte a forma di torre. Entriamo in un paio di paesi, sono praticamente paesi fantasma, poche le case ancora abitate, il resto è stato abbandonato. Un atmosfera surreale rotta soltanto dai nostri commenti e dal rumore del nostro motore. Non resistiamo alla tentazione di un tuffo ritemprante nelle splendide acque di questo mare, purtroppo dobbiamo constatare ancora una volta che queste incantevoli calette lasciano molto a desiderare sul piano della pulizia, con resti di ogni tipo lasciati dai soliti turisti beneducati e dalle mareggiate. Il ritorno verso Gythio lo facciamo risalendo la costa orientale, è ormai sera e la strada stretta ed impegnativa consiglia una guida piuttosto prudente. Dietro ogni curva c’è il rischio di incontrare mucche e capre che “pascolano” sulla strada . Suggestivi un paio di incontri con coppie di anziani con il marito con la corda in mano che tira un asino sulla cui schiena sta seduta la moglie, rigorosamente vestita di nero e con le gambe a penzoloni dallo stesso lato. Rispondono al nostro cenno di saluto..Sono balzi nel tempo, flash di vita di 50 e più anni fa..

Ultima tappa di questo secondo “trittico” nel Peloponneso è Monemvassìa, borgo medievale costruito su un promontorio roccioso, a picco sul mare e circondato da bastioni di epoca veneziana.

Il viaggio di andata è un piccolo incubo, oltre al solito asfalto saponetta dobbiamo fare attenzione alle violentissime raffiche di vento che ci investono nei lunghi rettilinei che portano alla nostra meta. Appena la strada arriva sulla costa, ci appare il promontorio dell’isolotto su cui sorge Monemvassìa. L’isola è collegata alla terra ferma da una lunga diga e percorrerla esposti al vento ed agli spruzzi del mare infuriato non è esattamente quello a cui aspira un tranquillo mototurista… Comunque riesco ad attraversare questo piccolo tratto infernale ed a parcheggiare proprio fuori dalla porta che è l’unico accesso alla città, il cui nome significa appunto “unico accesso”.

Sembra di attraversare una porta spazio/temporale, ci si ritrova in piccoli e stretti viottoli dove, fortunatamente, le auto proprio non riescono ad accedervi. I troppi negozi di souvenir non riescono però a rovinare l’incanto di questo luogo. Saliamo fino in cima alla fortezza, ormai siamo alleatissimi, solo il vento ci rallenta anche a piedi ed in salita ! I resti della fortezza sono un po’ deludenti, ma il panorama ripaga di tanta fatica. Passiamo l’intera mattinata passeggiando sui bastioni ed in mezzo ai vicoli, il vento contribuisce ad elettrizzare l’atmosfera creando quei classici cigolii da film horror nelle antiche abitazioni abbandonate.

Nel pomeriggio ci trasferiamo ad Elofanissi, una piccola isola di fronte a Neapolis, ci è stata decantata da altri motociclisti come un piccolo angolo caraibico nel mar greco. Si raggiunge in 10’ di traghetto che parte dal paese di Vinglafia. L’isola è veramente piccola, ed è suffiente una giornata per visitarla tutta. Noi ci dirigiamo in una delle due spiagge “caraibiche” che ci han consigliato. In effetti è veramente un posto splendido, con mare cristallino e sabbia “desertica”. Peccato che il vento rovini il tutto, sollevando nuvole di sabbia tanto da faticare a tenere gli occhi aperti.

Il ritorno a Gythio è molto più tranquillo, infatti come sempre in serata il vento scende di intensità .

E’ il momento di “risalire”, della svolta della vacanza, di puntare la prua della moto verso nord.

Un tappone di più di 300 km di curve ci porta fini ad Olimpia, attraversando la splendida regione dell’Arcadia. Da Megalopoli fino ad Olimpia un vero paradiso per le due ruote e gli amanti della natura.

Di Olimpia credo che ormai non si possa aggiungere nulla tranne le nostre sensazioni di essere in un luogo veramente epico. Percorriamo i sentieri del sito leggendo i pannelli guida e cercando con la nostra fervida fantasia di immaginare quello che era questo luogo nel suo massimo splendore.

Giunti allo Stadio, Laura non resiste alla tentazione di percorrerlo interamente di corsa, in una sorta di delirio di rivincita femminile in quanto all’epoca le donne erano bandite dai giochi e non potevano neanche assistervi. I pochi turisti che sopraggiungono in quel momento non possono far altro che osservare basiti una ragazza con scarpe da moto sotto il sole del pieno pomeriggio che compie il giro dello Stadio. Un ulteriore motivo per dar credito a chi dice che i motociclisti son tutti matti.

Ultimata la visita raggiungiamo la costa e precisamente il paese di Killini, dove passiamo la notte ed il mattino successivo prenderemo il traghetto per Cefalonia.

Siamo verso la fine della nostra bella avventura, trascorriamo due giorni a Cefalonia e due a Lefkada. Due isole veramente incantevoli, dove però non si trova più quel sapore di Grecia che abbiamo incontrato ovunque nel Peloponneso.

Questi giorni sono di riposo dopo questa lunga cavalcata e cerchiamo relax in queste limpide e calde acque dello Ionio. Non essendo però tipi da spiaggia troviamo il modo di effettuare comunque qualche escursione, ad esempio al lago Melissani a Cefalonia ed a Lefkada al Capo della Dama, uno sperone roccioso alto 72 mt da cui si sarebbe lanciata Saffo ed alle cascate di Nidri.

Al capo della Dama vi si arriva dopo circa 5 km di sterrato discretamente impegnativo, decisamente bandite le moto da strada.

Lasciate le isole, l’ultima tappa del nostro viaggio è il Nekromandio, il mitico santuario dell’Oracolo dei Morti. E’ molto facile da trovare in quanto sulla strada che da Lefkada porta a Igoumenitsa. Impossibile resistere alla visita di luoghi di cui abbian sentito parlare fin dai banchi di scuola. Al Nekromandio si può visitare la “porta dell’Ade” a cui giungevano i morti traghettati da Hermes sul fiume Acheronte che passa proprio qui accanto. Da una guida locale scopriamo che più a monte ci sono dell piccole cascatelle dove è possibile fare il bagno nel fiume.

Ovviamente ci andiamo, impossibile mancare anche questo appuntamento. L’acqua è veramente gelida (circa 10°..), una piccola comitiva di famiglie locali si accomoda vicino a noi per un simpatico picnic in riva al fiume e come per il più classico dei bei finali, siamo loro ospiti per l’immancabile grigliata .

Al tramonto siamo alle porte di Igoumenitsa, come ogni fine viaggio la tristezza ha il sopravvento, ma facciamo ancora in tempo a stringere amicizia con una coppia di mototuristi belgi, con cui passiamo le ore di attesa del traghetto, “cantando” le lodi di questo incantevole Paese ma soprattutto della gente che lo abita, veramente ospitale e squisita. Una vacanza dove siamo stati veramente bene.



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