Grantour della Toscana

Un giro supersportivo in bici fra la campagna, il mare e la montagna di questa splendida regione italiana
Scritto da: dimodriver
grantour della toscana
Partenza il: 25/06/2017
Ritorno il: 28/06/2017
Viaggiatori: 1
Spesa: 500 €
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A un giro della mia bella regione in bicicletta ci stavo pensando da tempo. Ma non ero sicuro di quando avrei potuto realizzarlo. Avevo valutato un po’ sommariamente vari possibili itinerari. Poi mi si è presentata una finestra di quattro giorni liberi, non molti per la verità… Avevo calcolato cinque giorni necessari per compiere il viaggio, ma studiandoci meglio, ho valutato che con la buona condizione fisica del momento e una grande determinazione, anche quattro giorni potevano essere sufficienti. Fra l’altro la decisione di partire è potuta maturare solo a ridosso della data, e quindi non ho trovato nessun compagno di viaggio, così, mi sono trovato a partire da solo. Ma ho sempre ritenuto che questa condizione, non sarebbe mai stata un problema per me. Sono una persona che sta bene con tutti, ma soprattutto con me stesso.

Domenica 25 giugno 2017. Giorno 1

Ho ridotto al minimo i “bagagli”, ma la mia Kona, con le borse, ha un peso alquanto preoccupante. Alle 7.30 in punto lascio Lastra a Signa, come per una giratina quotidiana, andando verso Firenze, percorrendo tranquillamente l’argine sinistro dell’Arno. Attraversato il parco delle Cascine, mi faccio il primo selfie sul Ponte Vecchio. Poi proseguo senza indugiare fino a Pontassieve. Da qui la strada comincia a salire, passando dai piccoli paesi di Pelago e Tosi. È un’afosa domenica estiva, e quando arrivo a Vallombrosa, c’è tanta gente che è venuta a trovare un po’ di refrigerio sul grande pratone. Da qui in poi non sono mai andato prima. Il Monte Secchieta è ricoperto da fitti boschi, ma da un punto panoramico si apre una bella vista sull’abbazia. Ci sono tanti ciclisti, con le loro bici da corsa, mi sorpassano che sembro fermo. Devo amministrare le forze perché non conosco il percorso e la tappa di oggi è di circa 140 chilometri. Distanza che ho coperto raramente in vita mia, certamente mai con una bici così pesante… La salita verso il rifugio è costante, non particolarmente ripida e completamente all’ombra. Ai 1100 metri di altezza, inizia un’ampia strada bianca, abbastanza sassosa, per la verità non molto bella da percorrere con questo genere di bici. Inoltre passa anche qualche auto, che alza un gran polverone. Mi difendo mettendomi dal lato sopravento. Poi trovo un pratino verde. Mi sembra uno dei pochi posti dove fermarmi per il pranzo, dopo i tanti brevi spuntini della mattina. Dietro a degli arbusti, trovo un po’ di riparo dal vento e mi riposo qualche minuto. Riparto, e percorro una decina di chilometri su questa strada, all’inizio in piano, ma poi in faticosa salita. Al termine trovo un piazzale ed un ristorante, sopra al quale un ripido sentiero, sale verso il crinale. Ci sono tante persone a piedi, che lo percorrono per raggiungere la croce di Pratomagno. Anche io, spingendo la bici e tutto il suo carico, arrivo in vetta. Sono a circa 1600 metri e si sente… Chiedo un po’ d’informazioni, sulla possibilità di percorrere il crinale con la mia Kona. Qualcuno mi scoraggia, altri no…. Io sono ottimista, e tengo fede al mio programma. Seguo il sentiero da trekking che ondeggia sul Pratomagno, seguendone il profilo. Approfitto sempre per chiedere lumi, appena trovo qualche camminatore. Ma non è difficile seguire lo 00 sul crinale, fino a ritrovare l’asfalto e una lunga discesa verso Castiglion Fibocchi. Pedalo in agilità fino ad Arezzo, visito il centro, i giardini panoramici e quello che resta della caserma di fanteria che tanti anni fa, mi ospitò, per il primo mese di servizio militare. La destinazione finale di oggi è Castiglion Fiorentino, dove ho prenotato una camera. Nei 20 chilometri che mi separano, trovo la strada bagnata da un recentissimo scroscio di pioggia. In realtà il meteo oggi è stato variabile, ma ora si sta già rasserenando. Quando giungo all’agriturismo, nella piccola valle di Chio, infatti non perdo tempo e in men che non si dica, son già in piscina per qualche bracciata rilassante, mentre il sole cala dietro la collina. I proprietari del Mulino vecchio del cilone, sono una coppia milanese di mezza età, che all’inizio degli anni duemila, a causa dell’ampliamento dell’areoporto di Malpensa, hanno dovuto lasciare l’azienda agricola che gestivano, e si sono messi alla ricerca di un posto più tranquillo, dove ricominciare. Il mulino era in una situazione di semi abbandono. Lo hanno ristrutturato e ampliato, mantenendone le caratteristiche. Nei quattro ettari intorno coltivano un po’ di tutto. Fanno anche un ottimo vino, che a cena ho la possibilità di apprezzare. Sono l’unico ospite della giornata, mangiamo insieme dei buoni crostini, un’originale pasta salsiccia, cipolla e vino rosso. Per secondo una non entusiasmante arista arrosto, ma le energie consumate, sono così tante, che ne mangio in abbondanza e non rinuncio nemmeno ai cantuccini col vin santo. Parliamo di me e di loro, in particolare mi colpisce il racconto di quando giunti in questa valle, furono aiutati in tante cose dalla gente del posto. Uno stupore per loro, della periferia milanese, abituati ad avere a che fare con persone schive ed egoiste.

Lunedì 26 giugno 2017. Giorno 2

Un’abbondante e genuina colazione con cornetti e marmellate fatte in casa, è il modo migliore per iniziare la giornata e fare il pieno di energia. Mi prendo tutto il tempo necessario per rimpinzarmi bene e dopo le foto ricordo con i proprietari, con la bici e tutto il carico, mi metto in sella. Prima tappa Cortona. La salita, è più lunga e impegnativa di quanto pensassi. Il borgo antico è molto bello, i suoi vicoli anche se in ripida salita, invitano ad andar su, tanto che arrivo fino al Santuario di Santa Margherita. Dopo una breve visita, chiedo lumi a un anziano signore, su quale sia la strada migliore per Pienza. È un ex ciclista, si entusiasma quando gli racconto il giro che sono intenzionato a compiere. Con i suoi auguri riparto. La comoda discesa dura poco. Attraverso piccole strade asfaltate perlopiù pianeggianti, giungo a Torrita di Siena con le sue case di vecchi mattoni rossi. Un giardino ombreggiato appena fuori le mura, sembra essere il posto giusto per consumare uno spuntino. Anche oggi fa parecchio caldo e i continui saliscendi delle colline toscane, si fanno sentire. Prima di entrare a Pienza, mi concedo un pranzo leggero nello spazio esterno di un piccolo locale tipico. La cittadina è colma di turisti, dalle spallette, si gode di un panorama infinito sulla campagna. Infondo, maestoso svetta il Monte Amiata. Riprendo a pedalare lungo la meravigliosa Val d’Orcia. Per non allungare la tappa, già molto tosta, percorro un tratto di statale, tra antichi casali ristrutturati, filari di cipressi e ruote di fieno, sparpagliate su campi dolcemente ondulati. Sono un po’ in ritardo sulla tabella di marcia prevista. Intorno alle cinque del pomeriggio, inizio la salita di 23 chilometri che porta alla vetta dell’Amiata. Dopo poco, sono a Bagni San Filippo e non rinuncio ad un bagno rigeneratore nelle acque termali del torrente, che scorre nel boschetto, formando varie pozze abbastanza profonde e cascatelle. Proprio sotto una di queste mi godo quest’atmosfera resa ancor più rilassata, da un padre di famiglia che ai suoi piccoli figli, suona musica new age con uno strano strumento a corde. Dopo l’ennesimo spuntino, mi asciugo, mi rimetto la tuta da ciclista e attacco la montagna. Ben presto entro in un fitto bosco di castagni. Abbadia San Salvatore mi dà l’opportunità di riprendere fiato e visitare l’interno dell’abbazia. Poi mi rimetto in marcia, su una strada che sale sempre con la stessa non grande, ma inesorabile pendenza. L’altitudine si sente, nonostante lo sforzo, mi rimetto la maglietta e una barretta dopo l’altra, arrivo all’ultimo chilometro. Qui potrei prendere a sinistra e iniziare tranquillamente la discesa, ma raccolgo le ultime energie e alle otto passate, sono finalmente in cima all’Amiata. Una foto di rito accanto al cartello che indica i 1734 metri di quota, e infilato il giubbino, mi butto in picchiata verso Castel del Piano, dove ho prenotato un bed&breakfast. Quando la signora mi vede al cancello, all’ultima luce del giorno, mi accoglie con un: “Ormai non ci speravo più!”. Le racconto che anche oggi ho percorso più di 140 chilometri e che assolutamente non ho le energie per andare a mangiare fuori. Mi dice che non è attrezzata per i pasti, non potrebbe nemmeno, ma forse le faccio un po’ tenerezza e comincia a rovistare in frigo. “Ho del prosciutto, formaggio, potrei andare nell’orto a cogliere qualche pomodoro…”. Per me potrebbe andare, poi torna esclamato: “Ho trovato anche queste!” mostrando con mia grande gioia quattro uova fresche. Faccio una bella doccia e quando torno in cucina, trovo la tavola imbandita e un piatto con una frittata gigante… Ci stendo sopra tutto quello che c’è: affettato, pecorino e il pomodoro tagliato a fette. La signora guarda un po’ incuriosita e a un certo punto mi fa: “Ora mi metto qui, voglio vedere come fai a mangiare tutta quella roba…”. Appena imbocco la prima forchettata, capisce subito che niente andrà sprecato… In questo lunedì sera sono l’unico ospite, e dopo cena faccio conoscenza anche col marito. È l’ex fantino Bazzino, vincitore di due pali di Siena negli anni ’70. Siamo tutti stanchi, ci godiamo un po’ il fresco dei 700 metri di Castel del piano e poi mi ritiro nella mia bella camera intitolata a Panezio, uno dei cavalli vincitori del palio.

Martedì 27 giugno 2017. Giorno 3

Quella di oggi sarà la tappa più lunga, quindi ho messo la sveglia e dopo un’adeguata colazione, i saluti e le solite foto ricordo con i proprietari, alle 7.30 sono già in sella. Faccio un giro nel piccolo centro storico del paese, e percorsi pochi chilometri, sono ad Arcidosso, altro caratteristico paese alle pendici dell’Amiata. Da qui la strada sale ancora fino a Monticello Amiata, poi è una leggera discesa che attraversa sterminati campi coltivati. La località di Granaione, non smentisce il nome, intorno sono tutte grandi ruote di fieno, sparse come sculture su queste dolci ondulazioni del terreno. Alle porte di Grosseto, mi metto alla ruota di una signora, che in sella ad una bici elettrica mi tira nella sua scia… Tutte le possibilità per risparmiare energie oggi vanno sfruttate, perché sono già al terzo giorno di tour e la distanza che ho in programma di percorrere oggi, per me è qualcosa di mai sperimentato prima… Varco la cinta muraria ed entro in centro, visito la grande piazza e il Duomo, che ricorda molto quello di Prato. Riprendo a pedalare in direzione mare. Appena fuori dalla città, una bella pista ciclabile corre parallela alla strada. Decido di fermarmi a Castiglione della Pescaia. Parcheggio sulla spiaggia, e lasciati i miei oggetti di valore in gentile custodia al bagnino, mi tuffo in un mare piuttosto mosso. Faccio il “morto” cullato dalle onde, e poi mi sistemo ad un tavolo di un ristorantino di spiaggia, sul cui menù promette degli spaghetti allo scoglio insuperabili. Sono davvero quello che mi serviva, abbondanti, ben conditi di pesce, oltreché deliziosi. Prima di ripartire decido anche che è giunto il momento di avvisare i miei genitori, che stasera arriverò da loro, piuttosto stanco e affamato. Non avrebbero voluto che partissi da solo per un viaggio così lungo e così gliel’ho tenuto nascosto fino all’ultimo….. Mi rimetto in marcia e percorrendo la pista ciclabile che fiancheggia la strada, dentro la pineta costiera, raggiungo le Rocchette. Avevo pensato di arrivare a Punta Ala da qui, attraverso un sentiero che taglia la collina. Purtroppo però dove dovrebbe iniziare, c’è il cancello di una villa, e dopo aver chiesto un po’ d’informazioni, mi vedo costretto a fare dietrofront, tornare sulla statale e aggiungere diversi chilometri in più alla già lunga tappa di oggi. Anche trovare la strada bianca per Cala Violina non è semplicissimo. Perdo un po’ di tempo e di strada anche qui, ma poi dopo qualche saliscendi in un bel boschetto che offre scorci sul mare, giungo finalmente alla meta. Anche con l’affollamento pomeridiano e il mare mosso, Cala Violina resta sempre una delle migliori spiagge della Toscana. Un bagno rigenerante, un altro spuntino ai tavoli sotto gli alberi e riparto verso Follonica. Fino al Puntone proseguo sul piacevole sentiero, che si alza e si abbassa sul mare, un po’ al sole e un po’ all’ombra. Poi continuo su una ciclabile che va oltre la città, fino a Pratoranieri lambendo la spiaggia. A malincuore lascio la costa in direzione di Riotorto. Dopo un tratto di statale, ad una rotonda incrocio un anziano ciclista. Insieme percorriamo stradine secondarie prive di traffico che si allungano fra i campi. Prima di Suvereto ci salutiamo con i suoi in bocca al lupo, visto che gli ho raccontato del mio giro ed è rimasto affascinato. Lungo una dirittura infinita, nel giardino di una casetta accanto alla strada c’è un’anziana signora. Ho finito l’acqua e gentilmente gli chiedo se può aiutarmi. Così va a prendermi una bottiglia di minerale e mi riempie la borraccia. Suvereto è ai piedi di una verde collina. Il centro storico offre scorci notevoli, ma non posso fermarmi che pochi minuti. Ho già percorso oltre 150 chilometri e la lunga salita verso Sassetta sembra non finire mai. Per fortuna è tutta all’ombra e la giornata volge al termine, ma la fatica si fa sentire. Davanti a me, a poche centinaia di metri, ci sono due runner, ma non riesco a riprenderli, anzi, curva dopo curva, escono proprio dal mio campo visivo. Li ritrovo solo quando dopo sei, sette chilometri tornano in giù. Allora li fermo e chiedo della salita, che purtroppo mi confermano, continua fino a Sassetta con la stessa pendenza. Raggiungerla e iniziare la discesa è veramente un gran sollievo. In pochi minuti sono a Castagneto Carducci. Il sole è quasi al tramonto e colora intensamente il piccolo abitato, mentre dai caratteristici ristoranti con affacci spettacolari sulla costa, si sente già il rumore delle posate che sferragliano sui piatti. Un’altra breve discesa e sono già in direzione dell’ultima tappa. Bolgheri è ad una decina di chilometri quasi pianeggianti, ma ad ogni lieve dosso da salire, le mie gambe sembrano arrendersi. Raggiungo il piccolo borgo dopo oltre dodici ore dalla partenza… Il sole sta tramontando mentre percorro in leggera discesa, i cinque chilometri del famoso viale dei cipressi, che termina incrociando la vecchia via Aurelia. Ormai son quasi arrivato, mi mancano una manciata di chilometri e noto che anche il mio computer segna una cifra molto vicina ai 200, che oramai spero di raggiungere. L’ultima difficoltà è salire la rampa che varca la ferrovia e poi finalmente l’impresa è compiuta. Al duecentounesimo chilometro, ricevo l’abbraccio dei miei genitori e una cena ultra proteica.

Mercoledì 28 giugno 2017. Giorno 4

Alle 7.30 saluto i miei e parto per l’ultima tappa, destinazione casa. Prendo per la pineta verso Cecina, come fosse una normale giornata al mare, ma poi esco a La California, passo da Bibbona e mi metto in direzione di Volterra. Cerco di fare strade alternative, ma comunque per alcuni tratti sono costretto a percorrere la trafficata e non proprio piacevole volterrana. Il giro di oggi non mi stimola molto, soprattutto perché non ho posti nuovi da visitare. La salita a Volterra sembra non finire mai. Sento il peso della bici come mai in questi giorni. Fortuna che non c’è il sole… Era parecchio che non mi fermavo nella città dell’alabastro. Ci sono tanti turisti in piazza e nei vicoli. Il duomo è in restauro, visito il battistero e mi fiondo in discesa. Ma troppo rapidamente sono già in piano. Presto ricomincia una lunga salita. È una strada tutta da scoprire per me quella che porta a Castagno val d’Elsa. Veramente sento tutte insieme le fatiche di questi giorni. Il tempo minaccia pioggia, ma quello che mi preoccupa di più sono le mie gambe. Devo amministrare le ultime energie, anche perché non conosco esattamente il percorso e questa salita non finisce più. Barretta dopo barretta, dal punto in cui sono, non vedo intorno colline più alte. Finalmente la strada spiana e poi scende decisa. Passo veloce da Gambassi e arrivo a Castelfiorentino. Affronto la salitella per Montespertoli, ma qui ormai sono su terreni a me familiari. So cosa mi aspetta e comincio a sentire aria di casa. I messaggi e gli incoraggiamenti dei gruppi di WhatsApp, mi aiutano a coprire gli ultimi chilometri. La salita finale, quella del Grillaio, la faccio lentamente come mai. Pensando al bel piatto di carbonara che mi aspetta. Quella di oggi è stata la tappa più breve, solo 115 chilometri, ma è stata quella in cui ho faticato di più. Questo fatto mi convince del tutto, che quanto ho fatto in questi quattro giorni : 600 chilometri, 10.000 metri di dislivello positivo, oltre 40 ore in sella da solo, sia il frutto non di tanto allenamento, (che non avevo), ma soprattutto un fatto di testa, di convinzione, di voglia di raggiungere un obiettivo, data dalla mia grande passione per viaggiare, e visitare posti nuovi. È questa la molla che in questi giorni mia ha dato forza, una forza che non mi aspettavo di avere e che ha sorpreso anche me stesso.



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