Grande delusione a Barcellona
L’esperienza positiva purtroppo non si è ripetuta e vi preghiamo di leggere quanto di seguito.
Il 29 settembre siamo atterrati al Terminal A dell’aeroporto e ci siamo recati alla stazione ferroviaria. Parlo un po’ il Castigliano e sono laureata in inglese, per cui ho ritenuto opportuno ripetere in entrambe le lingue la mia richiesta: due biglietti per Plaza Catalunya: mi sono stati dati due biglietti del costo di 2,40 Euro l’uno e mi è stato detto di prendere la linea numero 10 (nuova linea istituita quest’anno che collega l’aeroporto alla città). Pieni di entusiasmo ci siamo accomodati in treno. Per fortuna osservando la pianta delle stazioni ci è venuto il dubbio che il treno non si recasse in Plaza Catalunya e così ci siamo informati… infatti la destinazione del numero 10 è Estacion de França. Siamo scesi così in un’altra stazione e abbiamo chiesto come proseguire il viaggio: sorpresa! Il biglietto non ci permetteva di andare oltre. Pazienza! L’inesperienza quando si arriva in una città che non si conosce è normale (ma in Germania non ci è mai successo!) Ne approfittiamo per acquistare all’ufficio informazioni due biglietti che ci dicono avere validità su tutti i mezzi di trasporto, 24 ore al giorno, fino al 2 di ottobre (giorno della nostra partenza). Siamo finalmente soddisfatti e riusciamo a raggiungere il nostro albergo (in pieno centro città, gestito da alcuni arabi eccezionalmente gentili e professionali). Appena depositate le borse usciamo a passeggiare per la Rambla, raggiungiamo il porto e poi ritorniamo verso la zona pedonale dove, vicino alla Cattedrale, decidiamo di fare una pausa per una delle famose tapas. Il locale è una specie di self service, dove il cameriere si limita a portare da bere. Il conto che ci viene presentato è di 17 Euro. Appoggiamo sul piattino una banconota da 20 e una moneta da due. Il cameriere ringrazia, prende i soldi e se ne va. Passano 2 minuti, 3, 4, 5… dobbiamo fermarlo per chiedergli di portarci il resto. Con un sorrisetto va verso il vaso delle mance, prende due euro, (non 5… gli altri tre dov’erano finiti?) e poi ci porta una banconota da 5. Solitamente lasciamo la mancia, ma 5 euro per il semplice servizio di portare due bicchieri francamente ci sembra eccessivo! Pazienza! Andiamo a rinfrancarci con la vista notturna della Sagrada Familia (splendida!) e con una cena in un locale storico. Il giorno dopo ci vede impegnati in una visita completa della Sagrada Familia e nel pomeriggio in un giro di acquisti che ci alleggerisce parecchio il portafogli: scarpe, magliette, regalini vari hanno veramente dei prezzi convenienti per noi italiani. La sera scegliamo di passare poco dopo le 19.00 al ristorante Can Majò,( Almirall Aixada 23 nella zona Barceloneta, sul mare) per prenotare un tavolo per la serata. Una signora ci dice di aspettare, deve chiamare il proprietario per le prenotazioni. Sentiamo una voce d’uomo parlarle in catalano stretto (a noi incomprensibile) e la signora torna: lei non sa prendere una prenotazione, ma se torniamo verso le 20, 20.15 troveremo sicuramente un tavolo. Felici della notizia andiamo a prendere un aperitivo in riva al mare e alle 20,10 siamo di nuovo al ristorante. Ora siamo accolti dal proprietario che subito ci chiede se abbiamo prenotato, Gli spieghiamo tutto quello che è successo e lui ci dice che non c’è posto e che avremmo dovuto prenotare! Pazienza! Giriamo l’angolo e ci fermiamo a cena al Ria de Vigo (Sevilla 84) dove mangiamo molto bene e dove lasciamo una cospicua mancia (peccato che il cameriere la sera seguente fingerà di non riconoscerci!). Domenica 1° ottobre ci dedichiamo al modernismo e seguiamo le tracce di Gaudì e della sua splendida architettura. Dopo 3 ore di camminata, abbiamo sete: abitiamo in provincia di Venezia, e sappiamo che l’acqua potabile è un bene prezioso e una grande fonte di guadagno sulla spalle dei turisti… anche a Venezia la sera del Redentore una bottiglia d’acqua raggiunge prezzi vertiginosi, ma solo quella sera. Ebbene nel Paseig de Gracia a Barcellona una bottiglia d’acqua costa 3 Euro tutto l’anno! Pazienza! Capiamo che una città all’improvviso possa impazzire quando da un’economia praticamente inesistente passa improvvisamente alla ricchezza e si vede piovere turisti addosso da spremere finché ce n’è. La sera ci aspettano altre amare sorprese in questa città così bella ma così inospitale, in questa città così moderna ma con una mentalità così ristretta da parlare solo il catalano (ma cosa succederebbe se a Venezia parlassimo con i turisti solo il nostro dialetto e pretendessimo che loro lo parlassero?). Ci troviamo di nuovo in riva al mare per un aperitivo: decidiamo di assaggiare la sangria e ne chiediamo due. Ci rispondono che la vendono solo a caraffa. Vada per la caraffa! Però, per cortesia, senza ghiaccio (non amiamo le cose gelide). Naturalmente ci arriva una caraffa con dei cubi (non cubetti!) di ghiaccio galleggianti. Pazienza! Si sarà dimenticato: chiediamo un cucchiaio per toglierli e lui si porta via la caraffa e ne estrae (udite udite!) 14 cubi di ghiaccio! Dopodiché va a riempire la caraffa. Già questo episodio ci indispone: è normale allungare le bibite col ghiaccio per fare un po’ la cresta, ma 14 cubi! Al tavolo accanto al nostro due turisti non sono convinti del conto e si fanno portare il menu per verificare: in effetti c’è un errore e il conto viene rifatto. La cena ci porta al ristorante Paco Alcade (Almirall Aixada,12) dove assaporiamo una cena di pesce veramente ottima, peccato che al momento di pagare i commensali che risultano per alcune portate siano 3 e non 2! Solito sorriso di circostanza del cameriere (che non guarda nemmeno il conto per verificare se quello che diciamo sia vero), veloce corsa verso il bancone e ci arriva il conto esatto. Siccome siamo decisamente fessi gli lasciamo anche 5 Euro di mancia! Le sorprese della serata non finiscono qui. Scopriamo che di notte l’autobus ha delle apposite linee notturne (come in molte grandi città) e abbiamo la fortuna di prendere quello delle 00.05. Passiamo il nostro biglietto (ricordo che ci hanno detto essere valido ovunque fino al 2 ottobre) nell’apposita macchinetta che lo sputa dicendo che non è valido. Non ci viene dato il tempo di rivolgerci all’autista per delle spiegazioni: subito due uomini iniziano a gridare “Paga, paga!”. Uno dei due è il cameriere della sera prima che si dà da fare per eguagliare quella che in Italia chiamiamo “sceneggiata napoletana”. Tento di parlare con l’autista, che naturalmente (autista di bus nella zona più frequentata dai turisti in una città turistica) parla solo catalano. Capiamo solo che vuole soldi. Ma come? Abbiamo due biglietti costati 16,80 l’uno validi per 4 giorni su tutti i mezzi! Cos’è…Una sorta di pizzo? I due uomini continuano a urlare, allora ci arrabbiamo e avanziamo nell’autobus, ben decisi a non lasciarci intimidire. (Riconosciamo di avere sbagliato: dovevamo tirare fuori il portafogli e dare 10 Euro a testa a tutte le persone in autobus!) Un attimo dopo il bus ci ferma e ben tre pattuglie della polizia ci fanno scendere (in maniera non molto educata, comunque). Il poliziotto per fortuna parla un po’ inglese e gli spiego quello che è accaduto. Lui è infuriato: dice che non capisce perché lo chiamino per certe stupidate. Ci dice anche che il nostro biglietto non è valido sulle linee notturne (N.B. Sul biglietto non c’è scritto. Si dice solo che non è valido per l’Aerobus, la funicolare e per servizi speciali non meglio identificati). Gli chiedo come posso fare per protestare: mi risponde che devo andare da chi mi ha venduto il biglietto (bella battuta, no?). Dopo essere stati trattenuti e insultati per almeno 10 minuti mio marito non ce la fa più e sbotta in un’esclamazione italiana poco educata… non l’avesse mai fatto! Il poliziotto gli dà un pugno sulla schiena, gli chiede i documenti e lo minaccia di portarlo in carcere. Dopodiché si lancia in un panegirico in catalano di cui non capiamo nemmeno una parola. Ci scusiamo e gli spieghiamo che la parolaccia era solo un segno di esasperazione, non un insulto rivolto a lui. Ci ridanno i documenti e, non senza prima averci dato una non certo amichevole pacca sulla spalla ci lasciano andar via.
Pazienza! No! Questa volta no pazienza! L’abbiamo esaurita! Vogliamo avvisare tutti gli italiani che intendano recarsi a Barcellona di fare attenzione! Controllate il conto ogni volta! Fatevi spiegare tutto almeno tre volte e soprattutto fatevi scrivere le spiegazioni che vi danno! Noi abbiamo sbagliato a non farlo. Che altro possiamo dire? Ci dispiace veramente molto, perché avevamo tanto desiderato questo viaggio e perché Barcellona è proprio una bella città, ricca di storia, arte, bei paesaggi, uno splendido clima… Ma ci ha decisamente delusi. Sicuramente la Spagna è una nazione che non ci vedrà più, perché tornare da un viaggio dispiaciuti, amareggiati e disgustati è una cosa che non ci era mai accaduta.