Grande canada!
In questo angolo di terra, quando cala la sera, il cielo diventa una pergamena di stelle. E’ possibile scorgere tutte le costellazioni. Sembra quasi, che qui le stelle brillino di piu’.
Dopo qualche giorno di vita immersa nella natura, ritorniamo a Montreal dove i nostri zaini ci aspettano perché il viaggio deve continuare. Prendiamo l’autobus che condurrà a Toronto. Sei ore di pista dritta. La corriera macina chilometri e chilometri di autostrada infinita, poi all’orizzonte iniziamo a scorgere gli imponenti grattacieli di questa città che tutti definiscono come una seconda New York. L’impatto con questa metropoli è molto diverso rispetto a quello avuto a Montreal. Toronto è molto piu’ “americana”, molto piu’ caotica, e molto piu’ “fredda”. La gente sembra piu’ stressata. Ad ogni modo, con cartina alla mano, decidiamo di scoprirla pian piano. Il primo giorno, convinte di arrivare downtown, dopo aver attraversato il quartiere arabo ed indiano, ci troviamo in spiaggia. Questa si che è una scoperta! Sembra di essere in riva al mare, ed invece siamo sulla riva del lago Ontario, immenso quanto il nostro mare. Tutto sommato, da questa angolazione, la città non è poi così brutta…Camminiamo per molte ore per raggiungere il centro della città. Non mi faccio mancare una visita alla CN tower, la torre piu’ alta del mondo. Dopo circa 3 ore di coda, riesco finalmente ad intrufolarmi in questo ritrovato dell’ingegneria. Mi trasformo in un angelo che da 500 metri di altezza cammina sopra alla città. Infatti il pavimento della torre è fatto di vetro. E’ sensazionale (se non si soffre di vertigini!) camminare sopra ad una città. Così, nelle vesti di “angelo temporaneo” assisto ad una partita di baseball, dove la gente sottostante ha le sembianze di piccoli puntini colorati, seguo la linea dell’orizzonte non ostacolata da grattacieli e costruzioni, cerco di scorgere Fede nel parco dove in tanti stanno prendendo il sole. Dopo questo assaggio di Toronto, proseguiamo verso le cascate del Niagara. Io sono particolarmente eccitata dall’idea di finalmente poter ammirare questo spettacolo che fin da piccola ha attirato la mia attenzione. Scendiamo in un piazzale piuttosto spoglio. Dobbiamo raggiungere l’ostello che abbiamo prenotato qualche giorno fa’. Chiediamo informazioni e raggiungiamo una vecchia casa rossa. Stentiamo a credere che possa essere il nostro ostello. Entriamo e subito veniamo accolte da un cordialissimo ed ospitale signore dai grandi baffi. E’ molto gentile ed alla mano. Il posto è splendido. E’ arredato con mobilia d’epoca . Nella grande sala c’è anche un pianoforte. Il proprietario ci dà delle utili indicazioni su come raggiungere le cascate e ci porta nella nostra camera. Anche questa è molto particolare. La dividiamo con due ragazze inglesi reduci da New York e con una ragazza americana piena di tatuaggi che ha tutta l’aria di essere una camionista. Posiamo velocemente i nostri zaini e ci dirigiamo verso le cascate costeggiando il fiume. Piu’ ci avviciniamo alle cascate, piu’ odiamo il gran frastuono dell’acqua che scende. Raggiungiamo le cascate. Sono immense e spettacolari. L’acqua ha una potenza impressionante! Io e Fede siamo elettrizzate. Decido di provare l’ebbrezza di un giro in battello sotto le cascate. La solita fila ordinata e poi a tutti i partecipanti viene consegnato un impermeabile di nailon blu, nel quale campeggia la scritta Niagara’s Fall. Lo indosso e mi sembra di essere diventata un puffo dei cartoni animati. Credo che la scena si presenti abbastanza comica per Fede che dall’alto della sponda mi sta osservando in questa mia nuova impresa. Il battello parte con il suo carico di turisti. Quando ci avviciniamo alle cascate, la potenza dell’acqua si fa violentissima. Sembra di essere nel bel mezzo di un maremoto e la barca dondola pericolosamente. Piove a dirotto qui sotto. Nonostante il precario impermeabile, mi bagno tutta, ma sono così eccitata che quasi non me ne rendo conto! Oltre che alla maestosità delle cascate, un’altra cosa ci colpisce di questo strano luogo. E’ pieno di gente obesa. Non che io sia una siluette, ma posso giurare che mai come qui, io mi sia sentita magra! Ragazze, ragazzi, intere famiglie abnormi, ci circondano. E’ impressionante. Il “top” lo raggiungiamo quando ci fermiamo ad un fast food . Io e Fede, quasi con i sensi di colpa per quell’ hot dog con ketchup e patatine fritte che abbiamo ordinato, siamo accerchiate da mandrie di famiglie straripanti. E per loro non sembra proprio essere un problema e si rimpinzano di ogni porcheria.
Il massimo del contrasto e del cattivo gusto, lo troviamo quando raggiungiamo il centro della città. In un luogo dove la natura si offre con tutta la sua potenza, l’uomo ha superato se stesso. Infatti il centro della città sembra un grande luna park. Come al Gardaland, troviamo il museo delle cere, le enormi sale giochi, il Jurassic Park in miniatura, il percorso con le canoe. L’oscar del Kitch va sicuramente al sindaco della città che ha permesso una tale urbanizzazione di abominevoli cazzate attira-turisti americani-obesi.
Torniamo a Montreal per il barbecue. Ci accompagna Cory, il cugino di Fede e Maxine la sua ragazza. Al party c’è molta gente. Ci accolgono calorosamente. Qui la gente è molto friendly, trovo tutti estremamente amichevoli. Nel piccolo giardino è posizionata una griglia ed ognuno è libero di scegliersi la carne e di andare a cucinarsela. Chissà perché tutti mi sembrano così affascinati dall’Europa e dall’Italia. Chi ci è già stato loda le sue bellezze, chi non l’ha ancora raggiuta, giura che al piu’ presto ci verrà. Devo ammettere che , nonostante io sia stata colpita dalla tecnologia e dall’avanguardia dell’America del Nord, mi mancano i monumenti decadenti, le grandi chiese, le opere che abbiamo in Italia. Il fascino della cultura antica. La bellezza di poter ripercorrere la storia in prima persona. Tutto questo qui manca. C’è solo modernità e sfarzo del grande in questo paese immenso dove la costruzione piu’ anticha risale sì e no a due secoli fa.
Ma anche a Montreal c’è un piccolo angolo dove si respira un po’ di atmosfera retro’. Una mattina, con Cory e Maxine, andiamo a Old Montreal, la parte piu’ antica di Montreal. Le stradine sono piccole e piastrellate e sembra quasi di essere a Parigi. Tutto sommato non è male e ci divertiamo ad entrare nelle numerose gallerie d’arte e a farci fare un ritratto da un “artista di strada”.
Negli ultimi giorni di soggiorno ci dirigiamo verso Quebec city. Anche qui l’atmosfera è retro’ e i Canadesi sono convinti che sia un pezzo di Europa deportato in America. Lasciamoglielo credere! In effetti è una cittadina molto pulita e carina. Puo’ assomigliare a qualche città francese, ma non riesco proprio a respirare l’atmosfera così europea di cui ho sentito tanto parlare.
Il contagocce delle vacanze si è oramai esaurito. Per l’ultima serata ci concediamo follie e con Cory andiamo in disco dove balliamo come scatenate per tutta la notte. Partiamo, assonnate e stanche ma con tantissime cose da raccontare a tutti coloro che ci aspettano a casa…