Gran Tour del Marocco
Ho atteso tanto e solo ora mi rendo conto che le foto sarebbero state un limite: tutto ciò che ho visto, che ho imparato non può essere impressionato su di una pellicola fotografica; il Marocco è fatto di sensazioni, odori, sapori, luci che neanche il miglior fotografo potrebbe riportare degnamente su carta.
Non si può fotografare il vento di Essauoira … I giochi dei raggi di sole nella cisterna romana … L’imponenza della moschea Hassan II … La quiete di Volubilis, lontana nello spazio e nel tempo … La confusione di Moulay Idriss … L’impatto violento degli odori nelle concerie di Fez … Il tramonto e l’alba nel deserto … L’odore delle tende in pelo di cammello … I vicoli delle Kasbah … I colori degli ksar … Il rosso di Marrakech … L’improvviso spegnersi di tutti i suoni in Piazza Jamal el Fna al richiamo del Muezzin … E, sopratutto, gli sguardi: gli sguardi curiosi degli uomini; queli pieni di aspettative dei bambini (per una penna, una caramella o un dhiram); quelli sospettosi delle donne, capaci, a dispetto dell’abbigliamento sobrio, di farti sentire nuda.
Questo e molto altro avrei voluto fotografare; spero almeno di averlo comunicato con queste poche righe a chi si accinge ad intraprendere questa avventura