Gran Canaria per 2… e 1/2
Dopo un po’ di peregrinazioni sul web, abbiamo deciso che l’arcipelago canario sarebbe stata la meta più facile e sicura per qualsiasi tipo di necessità.
La scelta di Gran Canaria è venuta da sé, essendo noi amanti del verde e della natura in generale.
Siamo quindi partiti, con due ore di ritardo, dall’aeroporto Orio al Serio di Bergamo con volo Ryanair verso quello di Las Palmas de Gran Canaria. Al nostro arrivo, nonostante ormai fosse l’imbrunire, siamo stati accolti subito da un’aria calda e ristoratrice, tanto agognata in questi mesi invernali. Noleggiata l’auto che avevamo già prenotato via internet, ci siamo diretti verso sud, fino ad arrivare alla località di Maspalomas. La stanchezza cominciava a pesare e così dopo un’ ottima cena presso il ristorante Casa Vieja a base di pesce e musica di chitarra spagnola, ci siamo rifugiati nel piccolo bungalow che avevamo affittato per tutta la durata delle vacanze. Quest’ultimo si è rivelato essere un ottimo campo base da cui partire per le nostre avventure; nonostante si trovasse in una zona marcatamente turistica, abbiamo potuto beneficiare del tempo più soleggiato in questa parte dell’isola rispetto al nord, senza rinunciare alle altre località facilmente raggiungibili in auto.
La prima vera giornata di visita ci coglie impreparati nel vestiario; non tanto per la mancanza di indumenti adeguati, ma per il vento che ci accompagnerà per tutta la settimana. Da instancabili camminatori, nonostante il mio pancione, ci siamo diretti alla scoperta di Playa del Ingles, dove abbiamo recuperato mappe e cartine presso l’ufficio turistico. Ma senza perder tempo abbiamo allungato il passo verso uno dei paesaggi più belli mai visti: le dune di Maspalomas. Sembra quasi un fotomontaggio questa distesa di dune di sabbia desertica; si perde verso l’orizzonte delineata poi da una cornice di mare blu cobalto. Abbiamo passato quindi la mattinata perdendoci e ritrovandoci tra queste splendide dune e la loro vegetazione, incontrando talvolta qualche nudista o qualche famigliola in fuga, come noi, dal freddo invernale.
Dopo pranzo, ci siamo diretti in auto verso uno dei paesini più caratteristici dell’isola, ovvero Puerto de Mogan; ma lungo la strada abbiamo deciso di ascoltare uno dei consigli che la nostra guida turistica ci dava, ovvero visitare Pasito Bea, una caletta nascosta e di difficile raggiungimento visto il sentiero scosceso che ci è toccato fare. La fatica ne ha però valso la pena, sabbia nera e finissima circondata da un alta scogliera dove hanno trovato rifugio persino un gruppo di gatti randagi. Dopo esserci rilassati un po’, abbiamo continuato il nostro percorso fino ad arrivare a Puerto del Mogan.
Subito la nostra attenzione è stata rapita dalle meravigliose e coloratissime buganville, che adornano le basse case della zona del porto; case bianche e incorniciate da profili dai mille colori. Fortunatamente la zona più commerciale e turistica non ha intaccato quella più storica, per cui la visita si è rivelata molto piacevole e rilassante.
Il giorno successivo ,la nostra attenzione si è invece rivolta verso l’entroterra canario, facendoci dirigere verso la cittadina di Aguimes. Anche qui lo stile canario non ci ha deluso, facendoci aggirare per il centro storico e facendoci assaggiare per la prima volta le famose Papas Arrugadas, piccole patate bollite e mangiate con la buccia, condite con sale grosso ed il famoso Moyo, il tutto innaffiato dalla famosa Tropical (ovviamente solo per Franco) , l’unica birra prodotta in questo arcipelago. Ma il pezzo forte della giornata doveva ancora arrivare. La scelta del luogo per il pranzo era obbligata: il Barranco de Guayadeque. Il barranco non è altro che una gola delimitata da crinali irregolari; questo in particolare è famoso per la rigogliosa vegetazione e per la presenza delle Cuevas (caverne) abitate, anche ai giorni nostri. Abbiamo scelto uno dei 4 ristoranti presenti lungo la gola, chiamato El Centro, in modo da poter vivere l’esperienza della vita all’interno di una caverna. Oltre alla bellezza della pietra e dell’illuminazione perfetta per quell’ambiente è inutile dire che anche il pasto è stato all’altezza del locale, e senza essere dispendioso, a base di cerdo frito (maiale fritto) con alioli de la casa (maionese fatta in casa).
Il mio stato interessante, misto alla digestione si faceva sentire, così abbiamo deciso di riprendere la strada di ritorno , passando però per il paesino di Fataga, famoso per le sue casupole bianche collegate tra loro da viottoli acciottolati e circondate di buganville colorate.
Così era arrivata anche la vigilia di Natale, che noi abbiamo deciso di passare nella capitale: Las Palmas de Gran Canaria. Unico neo di questa giornata sono stati i 16 euro di parcheggio, che non abbiamo potuto fare a meno di pagare. Nonostante questo, la cittadina si è rivelata essere davvero molto bella, ricca di storia e della tipica architettura canaria, caratterizzata da pietre angolari a vista in ogni edificio. La mattinata è trascorsa tra la visita al Museo Canario, per conoscere un po’ la storia di questa popolazione, ed il perderci tra le suggestive vie del centro storico, senza ovviamente tralasciare la bellissima Plaza Santa Ana, delimitata dall’omonima cattedrale, né tantomeno la famosa Calle Major de Triana, per un po’ di shopping. Da non perdere poi il mercato coperto ricco di colori e profumi simile per certi aspetti a quello più blasonato di Barcellona. Purtroppo con grande rammarico di Franco, a causa delle festività natalizie, non abbiamo potuto visitare la Casa-Museo de Colon, che racconta i viaggi di Colombo e l’importanza di queste isole come scalo commerciale verso le americhe; cosa che non mancheremo di fare alla nostra prossima visita. Vista la calda e soleggiata giornata che ci era stata regalata, abbiamo deciso di passare il pomeriggio in spiaggia, così , preso il bus che dal centro storico ci ha portato verso nord, siamo scesi proprio davanti alla Playa del las Canteras, famosa per la sabbia dorata e la presenza nelle sue acque de La Barra: un piccolo insediamento di rocce, che la rendono quasi una piscina naturale. Al nostro ritorno verso il parcheggio, siamo stati travolti da un gruppo di babbi natale con renne ed elfi al seguito, il tutto circondato da fiumi di birra Tropical spinati da tutti i bar della zona; peccato aver dovuto rinunciare ad un sorso in compagnia; d’altra parte chi meglio di uno spagnolo sa come divertirsi per le strade? Ma era ormai ora di rientrare.
Il giorno di Natale non poteva che essere passato in spiaggia tra le dune a crogiolarci al sole e a riprenderci dalle fatiche di quella prima parte di settimana; abbiamo così potuto esplorare la zona più turistica di Maspalomas, ricca di negozi di vario genere e attrazioni di tutti i tipi; dal safari tra le dune con i cammelli, all’uscita in barca per avvistare i delfini.
Un giorno di relax era più che sufficiente, così, per Santo Stefano ci siamo diretti ad esplorare la costa occidentale dell’isola, percorrendo una strada ricca di tornanti, ma suggestiva perché a picco sul mare. La nostra meta era Gàldar, nel cui centro storico sorge il sito archeologico più famoso dell’isola. Esso, infatti vanta la presenza di resti di abitazioni scavate nella grotta vulcanica, ma soprattutto della famosa Cueva Pintada, che presenta decorazioni e colori tuttora brillanti. Per il parcheggio è da tenere presente quello vicino alla piazza principale, ricavato in uno spiazzo tra le case del costo di un euro al giorno.
Ma questo tuffo nella storia ci aveva fatto venire fame, per cui, dopo una veloce visita alla spiaggia di Sardina, dove il mare già mostrava la sua prepotenza, ci siamo diretti verso Puerto de las Nieves. Quest’ultimo pesino di pescatori era famoso fino a poco tempo fa per la presenza del Dedos De Dios, un monolitico basaltico, che però dal 2005 si è ridotto ad un semplice scoglio a causa di un uragano che l’ha danneggiato gravemente. Ma vale comunque la pena visitare questo villaggio, che sembra essere stato trafugato direttamente da qualche isola greca, per le sue case bianche adornate da infissi e profili blu. La scelta culinaria è molto ampia, nel senso che ci sono più ristoranti che abitanti, ma la qualità è eccellente; ci siamo quindi abbuffati di polpo fritto, papas arrugadas e parillada de mariscos (grigliata di pesce).
Gli ultimi giorni sono stati dedicati nuovamente al relax, d’altra parte non dimentichiamo che una donna incinta ha bisogno anche di riposare. Per cui ci siamo goduti il sole sulla spiaggia dorata e abbiamo visitato il piccolo giardino botanico di Maspalomas, ricco di ogni specie vegetale e abitato da uccelli e pappagallini multicolore.
Il ritorno all’inverno ci ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma anche la voglia di tornare, magari per visitare un’altra di queste 7 isole, tanto belle quanto diverse tra loro.