Gran Canaria 4
Sono quasi 5 ore che stiamo viaggiando diretti a Gran Canaria, e siamo finalmente in dirittura d’arrivo: l’aereo plana leggermente, tocca terra e scivola sulla pista fino a fermarsi a pochi metri dal terminal.
Siamo arrivati: due settimane di sogno ci aspettano in questo Paradiso.
La scelta non è stata casuale: cercavamo un posto bello e interessante, con splendide spiagge, una natura rigogliosa, un mare limpido e, per nottambuli come noi, una intensa vita sociale.
Ma di isole ce ne sono 7: quale scegliere? Con depliants alla mano, cartine aperte, libri ed opuscoli che leggiamo e rileggiamo la scelta è presto fatta: Gran Canaria. Chi dice che le Canarie sono solo mare e sole sbaglia di grosso: c’è una natura varia e ricca, città d’arte e luoghi religiosi di una certa importanza e poi Gran Canaria ha la fama di essere un continente in miniatura, avendo varii microclimi in un territorio non molto vasto.
Così, prenotiamo volo e soggiorno et voilà, eccoci ora a ritirare i nostri bagagli e pronti per raggiungere Playa del Inglés, a sud dell’isola, dove ci è stato riservato un confortevole studio che si rivelerà provvisto di tutto.
Il taxi percorre una lunga autostrada, lambendo piccoli villaggi e mulini eolici e schizzando fra auto e camion e in men che si dica ci lascia al nostro residence.
L’impatto non è traumatico: Playa del Inglés è un enorme agglomerato di hotel e residence per tutti i gusti e tutte le tasche.
Sorge sulla cima di una collina che sovrasta l’enorme spiaggia e dove in alcuni punti si vede il panorama sulla sottostante Maspalomas, altro enorme villaggio residenziale.
Il nostro residence è ottimo: bella camera, un ampio terrazzo dove poter cenare, una piscina grande e un solarium dove poter prendere il sole se non si vogliono raggiungere le spiagge.
Ovviamente il sistemarsi, il farsi una doccia e poi un riposino ci impegna quasi tutta la sera così rimandiamo la conoscenza del luogo.
Le spiagge sono il primo posto che visitiamo e in cui contiamo di perdere buona parte del nostro tempo, così affrontiamo la prima meraviglia che incontriamo: le Dune di Maspalomas.
Questo piccolo microambiente è una peculiarietà del luogo e ne è diventata l’attrattiva principale.
Un minideserto lambito dal mare dove, nella sua parte più larga, misura più di 4 km ed attraversarlo a piedi occorre circa mezz’ora (e sotto il sole non è il massimo!): ci si inoltra tra alte dune e piccoli cespugli e le cime delle palme da lontano sembrano avvisare di un’oasi non distante. Spesso si ha la sensazione di essere veramente persi nel deserto, perché sei circondato da sabbia e cielo e le cime dei monti lontani rendono più fantasmagorico questo paesaggio.
Poi, all’improvviso, il mare ti si apre davanti e sai che sei giunto alla meta: la punta sud dell’isola che è anche la parte più estrema dell’Europa politica.
Un gioco di correnti rende l’acqua oceanica non tanto fredda e il bagno resta veramente piacevole. C’è un lido con un chiosco e dei lettini (raggiungibile per chi non ama l’avventura pseudo-sahariana seguendo la battigia sia da Maspalomas che da Playa) ma il resto è libero, in tutti i sensi (si pratica molto naturismo ma non è obbligatorio).
La parte più lontana dai centri turistici è ovviamente la più selvaggia e la più bella, mentre quella più vicina è più familiare e fornita di lidi con tutte la comodità.
Tra un’escursione e l’altra, veniamo qui a riposarci e a godere del forte sole e del mite vento che soffia.
E a proposito di visite, già dopo un giorno il nostro arrivo, ci concediamo la prima escursione.
Complice una megascottatura galattica (troppo esposti al sole e siamo rossi come peperoni), facciamo una tregua e decidiamo di andare a visitare la capitale Las Palmas.
Gli autobus sono comodi e in mezz’ora si arriva al quartiere della Vegueta, la parte antica della città.
Il principale monumento è la Cattedrale di Sant’Anna, il cui ingresso si apre su una elegante piazza circondata da signorili palazzi quale il Palazzo dell’Arcivescovo e le Case Consistoriali: l’interno, un po’ spoglio, è vasto e silenzioso ma bello è il cortile antistante.
Un veloce ascensore ci porta nell’alto campanile, da cui si gode un bel panorama sull’antistante lungomare e sulle case del quartiere.
Scesi, raggiungiamo prima la Eremita di S. Antonio Abate e poi la Casa di Colombo: una restaurata palazzina ci mostra la casa in cui presumibilmente il navigatore si intrattenne prima e dopo la scoperta delle Americhe. All’interno, un museo d’arte precolombiana, la ricostruzione della cabina della caravella su cui viaggiò e un patio in stile canario con tre vocianti pappagalli intrattengono i visitatori per tutta la durata della visita.
Girare per i vicoletti ammirando le tipiche finestre e i balconi in legno è un passatempo piacevole e ci porta alla Triana, quartiere adiacente e cuore della vita notturna della città: percorriamo il Corso omonimo, ricco di negozi di vario genere e su cui eleganti palazzine residenziali in stile barocco si affacciano allegramente.
La piccola Ermita di San Telmo si nasconde fra gli alti fusti del giardino adiacente e un chiosco in stile Art decò offre bibite dalla parte opposta.
Un autobus cittadino ci porta attraverso il lungomare fino alla spiaggia di Las Canteras e da lontano il Castello di San Cristobal troneggia sul capo che indica la fine della lunga costa.
Si conclude così la prima visita effettuata.
Ovviamente la cosa ci è molto piaciuta e per raggiungere altri posti abbiamo bisogno di un auto e noleggiamo una chiccosa Megane ultimo tipo, organizzando tre splendidi giri da affrontare ognuno in un giorno.
Il primo giro viene effettuato nel sud dell’isola: da Playa del Inglés a Playa de Mogan, attraverso la frastagliata costa ricca di piccole calette e ripidi burroni, dove il mare si insinua formando solitarie spiagge e anfratti tranquilli.
Lungo il tragitto facciamo sosta a Puerto Rico, allegro luogo di villeggiatura con una marina piena di yacht e barche a vela e collegato con una lunga ma piacevole camminata a Playa de los Amadores, spiaggia bellissima anche se non naturale: è stata ottenuta importando sabbia dal deserto ma l’effetto è molto scenografico.
Puerto de Mogan è un villaggio molto carino con le sue villette a schiera in stile canario, i suoi giardini pensili e la sua passeggiata a mare.
Il secondo giro ci vede impegnati verso l’interno: attraverseremo l’isola da Nord a Sud passando per le alte montagne.
Ci inespichiamo così verso il Roque Nublo, resto di un antichissimo vulcano: giungere la cima non è faticoso ma è molto lungo anche se il panorama che si scorge da qui è veramente incantevole.
A 360° si spazia per l’orizzonte: l’isola è sotto i nostri piedi e lontano si scorgono Tenerife, Fuerteventura e la costa africana.
Il paesaggio intorno è vario e particolare: facendo da barriera alle umide correnti del nord, la montagna rende la parte settentrionale dell’isola verdissima ed umida mentre il sud, soleggiato e sgombro perennemente di nuvole, è brullo e privo di una vegetazione rigogliosa.
La seconda vetta che saliamo (in macchina fortunatamente che c’è un grande belvedere) è il Pozo de las Nieves e siamo veramente nel punto più alto dell’isola: 2000 metri e fa pure caldo! Scendendo fra boschi di lecci ed abeti, sostiamo per bere qualcosa a Cruz de Tejeda, con un simpatico mercatino di oggettistica varie e poi, fra le nuvole basse e le strade affacciate sui burroni, ci fermiamo a Teror, sulle pendici del monte.
Teror è un bel paesino che deve la sua fama alla bella Cattedrale, luogo di pellegrinaggi degli isolani.
La piazza principale è circondata da palazzine in stile canario e il Palazzo vescovile è immerso tra alti palmeti e aiuole colorate.
Ritornando verso sud, riscopriamo il sole e il caldo.
L’ultimo giro, invece, viene effettuato nel nord dell’isola, con prima tappa alla città di Arucas, sede della chiesa di S.Giovanni costruita tutta in pietra lavica.
Il centro è composto di piccoli palazzi in stile barocco e liberty e un vasto giardino accoglie un belvedere che dà sulla lontana costa.
Proseguiamo per il Cenobio di Valeron, grotte abitate nell’antichità dai Guanci, primi abitanti di queste isole: si ritiene che siano i discendenti delle popolazioni di Atlantide.
Nel complesso di cave si notano gli anfratti che venivano utilizzati come depositi di grano e merci.
A pochi chilometri sorge Galdar, con la sua chiesa di stile barocco e la Cueva Pintada, altro reperto archeologico che però è chiuso per restauro.
Ci fermiano alla fine a Puerto de las Nieves, delizioso villaggio sito su una piccola baia dalle acque trasparenti.
La particolarità del luogo è che la baia è il risultato dello sprofondamento di un enorme vulcano avvenuto milioni di anni fa. Quasi al centro della baia, solitario e maestoso, si innalza il Dedos de Dios, un masso vulcanico avente la forma di dito che indica il cielo.
Un giro per la piccola marina tra i ristorantini e i locali ivi aperti conclude il giro e il tour dell’isola.
Gli ultimi giorni li passiamo dedicandoli a Playa che, anche se è una città prettamente turistica, ha le sue attrattive: verso le montagne si può visitare e trascorrere un po’ di tempo a Sioux City, ricostruzione di una città del Far west con anche un annesso parco acquatico; più avanti, a Fatanga, oasi di palmeti tra le aspre montagne, c’è un allevamento di cammelli, cosa che rende un po’ sahariana la zona; ed infine a Maspalomas un gran parco di divertimenti allieta grandi e piccoli.
Per chi invece rimane a Playa, o si reca sul Paseo Maretimo o ciondola tra i vari centri commerciali.
Sul Paseo, che costeggia la spiaggia iniziale delle dune, si trovano ristoranti, pubs, bar, gelaterie e negozi di souvenirs. Di giorno e di sera un viavai di gente inonda questa camminata di poco più di un chilometro, trattenendosi a mangiar economico pesce nei ristoranti presenti o degustando aperitivi e gelati seduti ai bar sempre aperti, godendo della fresca brezza e dell’odore salutare del mare.
Chi invece preferisce un divertimento più ludico, si rivolge ai tanti centri commerciali all’aperto che sorgono per la città: il più frequentato è il Yumbo Center, una sorta di buca scavata all’aperto ricco di locali, discoteche, bar ma anche di supermercati e negozi di souvenirs ed oggetistica varia (non fidarsi tanto dei negozi di vendita di attrezzatura fotografica e video gestiti dagli indiani).
La sera poi, è una babele di lingue, musica e spettacoli di vario genere, che spaziano da quelli per i bambini fino ai più trasgressivi di drags-queen, passando per karaoke e band dal vivo.
Insomma, in due settimane passate qui a trastullarci fra mare, monti, escursioni e centri commerciali, abbiamo veramente passato una splendida vacanza in un posto molto interessante.
Un Airbus un po’ più piccolo ci riporta in Italia, dove troviamo la cappa di caldo che avevamo lasciato in partenza.
Non siamo ancora arrivati che Gran Canaria già ci manca!