Gorilla e Kebab
Nel programmare il nostro viaggio in Uganda, visto che abbiamo trovato tariffe aeree convenienti con la Turkish Airlines, abbiamo deciso di utilizzare lo scalo ad Istanbul per trascorrere due giorni in questa bella citta’. E’ importante sapere che, se il volo in coincidenza e’ oltre le 24 ore dopo l’arrivo del primo volo, la compagnia vi paga una notte in albergo o in alternativa un tour della città (quest’ultimo anche dopo sei ore).
Inizialmente avevamo pensato di usufruire di questa possibilità, ma poi, vista la facilità con cui è fattibile trovare buone sistemazioni economiche, le notti sono diventate due e a nostro carico.
Il costo del volo per l’Uganda è stato di 386 euro a testa (andata e ritorno per Entebbe con scalo ad Istanbul) prenotato ad ottobre.
Siamo partiti sabato 19 gennaio alle 14.35 da Torino ed arrivati ad Istanbul alle 18.30 (+ un’ ora rispetto all’Italia). Abbiamo trascorso qui due notti e ripartiti per l’ Uganda il lunedì alle 18.40. L’ albergo da noi scelto, leggendo le recensioni di Tripadvisor, è stato l’ hotel Minel (35 euro a notte la stanza doppia con colazione). Avevamo prenotato il servizio pick up dell’albergo, dall’aeroporto per 25euro, ma non trovando nessuno ad aspettarci al nostro arrivo, abbiamo optato per un taxi, contrattando, prima di partire, la tariffa per 20 euro. Anche i tassisti faticano ad orientarsi nelle viuzze con i vari alberghi, ma dopo avere chiesto più volte, il nostro autista ci ha portato nel posto giusto e alla tariffa concordata. Le stanze dell’albergo non sono grandissime (a noi è stata data una tripla e quindi vi era sufficiente spazio anche per i bagagli) ma pulite e confortevoli. Anche il bagno è in ottime condizioni con una grande doccia e pulito. Posizione centralissima, a pochi minuti a piedi dalle principali attrazioni di Sultanahmet e dalla fermata del tram Gulhane station. Nelle camere è possibile usufruire di una rete wifi gratuita. La colazione è ottima e varia, compresa omelette che viene cotta al momento e pane tipico. La posizione dell’ albergo permette di raggiungere, in pochi minuti a piedi, Aya Sofia (ingresso 25 lire turche e audio guida 15 LT; al momento del nostro viaggio il cambio era 1 euro = 2 LT circa), la Moschea blu (ingresso gratuito) e la Basilica cisterna (ingresso 10 LT). Consigliamo la visita a tutti e tre questi monumenti, interessanti e ricchi di storia i primi due, suggestiva la terza. Sempre a piedi si può raggiungere anche il palazzo Topkapi che noi decidiamo di saltare scegliendo di visitare altre zone della città.
Ancora camminando, arriviamo alla zona del porto dove scegliamo di non effettuare la crociera sul Bosforo ( se interessa dura due ore e costa 20 LT), ma di attraversare a piedi il ponte, per raggiungere la parte nuova della città. Dopo la torre Galata, ( non ci fermiamo per la lunga coda ma pare che valga la pena salire sulla torre per la vista sulla città) ci dirigiamo verso la via pedonale Istikal Caddesi. La via è affollata di turisti e abitanti del luogo e offre vari negozi. Vale la pena addentrarsi anche nelle stradine laterali, dove si possono trovare locande e ristoranti tipici, locali che friggono pesci ottimi e negozietti interessanti, alcuni dei quali sembrano appartenere ad un’ altra epoca. Giunti a piazza Taskim, alla fine della via, seguiamo il consiglio di alcuni racconti fermandoci a mangiare un ottimo kebab (prima della piazza troverete una serie di locali che vendono kebab uno di seguito all’altro). Torniamo poi a Sultanamhet con i mezzi pubblici ( funicolare più tram; entrambi i biglietti costano 3 LT ciascuno, ma se vi fermate più giorni, informatevi sulla Istanbul card o sulla chiavetta ricaricabile chiamata Akbil che vi permetterà di pagare i viaggi con i mezzi pubblici molto meno).
Dal momento che per noi conoscere una città significa anche assaggiare cibi e bevande locali nel nostro giro, non manchiamo di provare varie cose vendute dagli ambulanti o scovate nei locali: le caldarroste giganti che troverete nelle bancarelle sparse in tutta la città, una specie di lecca lecca che un buffo tipo all’uscita della basilica cisterna vi creerà sul momento, la meravigliosa spremuta di melograno venduta ovunque, il panino con il pesce al porto, la salep ( una bevanda a base di latte e una farina estratta dalle orchidee che viene servita bollente; la trovate nei bar e dagli ambulanti dal tardo pomeriggio vicino a Santa Sofia), l’ayran, (bevanda a base di yogurt e sale che non incontra proprio il nostro gusto ma si può provare) e il thè turco, con la sua variante dolcissima alla mela (se volete nel frattempo fumare anche il narghilè, consigliamo un locale molto caratteristico a Sultanamhet, sulla strada del tram verso il Gran Bazar, salendo sulla destra; si entra passando un arco in pietra, che costeggia un cimitero mussulmano e subito fuori c’è un venditore di ciambelle di pane tipiche. E’ una delle più antiche fumerie di Istanbul. Se vi recate a piedi verso il porto, fate una piccola sosta alla stazione dei treni che offre alcune sale da vedere perché ricordano una stazione di altri tempi. Sempre in zona porto merita una visita la Moschea nuova. Se amate lo shopping potete perdervi nei mille negozi del Gran Bazar. Attenzione perché pare che sia il posto della città dove i prezzi sono più cari. A noi è piaciuto di più il mercato delle spezie (dopo il gran bazar e verso il mare) e i negozietti vicino dove circolano parecchi turchi per le loro spese. Curioso è anche il mercato degli animali di fronte alla moschea nuova dove potete incontrare, tra i vari poveri cuccioli chiusi in piccolissime gabbie, anche i venditori di sanguisughe. Il tragitto in aeroporto abbiamo deciso di farlo con i mezzi pubblici (in alternativa potete prenotare una navetta che vi viene a prendere in albergo). Da Sultanamhet se seguite la nostra scelta prendete il tram in direzione Bagcilar fermata Zetytinburnu e poi la metro rossa verso l’aeroporto. ( 45 minuti 3 euro a testa).
Martedi 21 gennaio all’alba (l’aereo che parte da Istanbul alle 18.40 arriva ad Entebbe alle 04.30 ora locale – Uganda +2 ore rispetto all’Italia) inizia il nostro viaggio in Uganda. Luigi torna in Uganda per la seconda volta. La scelta del tour operator è la stessa del primo viaggio, anche perché nei due anni trascorsi da allora, è nata un amicizia con Gabriella e Christian, entrambi di origini italiane, vivono in Uganda da parecchi anni. Non pubblicheremo nel nostro racconto il nome del tour operator che loro gestiscono perché non abbiamo nessun intento pubblicitario. Ci sentiamo tuttavia di fornire a chi ci contatterà in privato i riferimenti per contattare Gabriella, anche solo per un preventivo, non solo per l’amicizia che ci lega ma per le obiettive caratteristiche di serietà e validità dei servizi offerti, oltre ad un ottimo rapporto qualità prezzo. Gabriella e Christian parlano italiano il che semplifica le cose. I loro programmi sono flessibili e fatti su misura per il cliente che può richiedere, itinerari, tempistiche e tipi di sistemazioni differenti ed adeguate alle proprie esigenze. Entebbe si trova a circa 45 minuti di strada da Kampala, dove ci fermiamo due notti ospitati a casa di Gabriella e Christian.
Kampala è una cittadina piuttosto grande, dove si respira aria tipicamente africana, pur offrendo aspetti moderni senza essere fastidiosi (negozi e centri commerciali dove potrete cambiare i vostri soldi – noi abbiamo cambiato i dollari al cambio di 1$=2640 scellini; se volete acquistare una SIM locale portatevi delle foto tessere e fotocopie dei vostri documenti perché ve le chiederanno). Noi abbiamo fatto un giro in macchina, fermandoci ad una “fabbrica ” di mobili in legno all’aperto, al mercato di carne, pesce, frutta e verdura e all’ African Craft Village, vicino al teatro nazionale, dove acquistiamo alcuni batik e oggetti in legno a buoni prezzi ( come sempre contrattate i prezzi, i negozianti sono gentili e per nulla insistenti).
Il nostro tour parte giovedi 24 gennaio da Kampala in direzione Murchison Falls. Dopo circa due ore di guida veloce e sicura di Christian, su una Toyota Land Cruiser, facciamo la prima sosta allo Ziwa Rhino Sanctuary. La zona è stata ripopolata con rinoceronti bianchi (vi sono al momento 12 esemplari), dopo che in Uganda tutti i rinoceronti ritenuti feroci, vennero abbattuti e considerati estinti dal 1983. Nel parco si abbandona quasi subito la macchina per farsi accompagnare a piedi da un ranger, a vedere a distanza ravvicinata questi mastodontici animali. Noi ci siamo fermati circa mezz’ora ad ammirare tre esemplari che sonnecchiavano. Dopo un pranzo veloce, siamo ripartiti per fare una nuova sosta vicino al parco delle Murchison, in un luogo in cui sorgerà un lodge di proprietà del tour operator di Gabriella e Christian. La comunità locale che ha venduto il terreno ci accoglie e mentre Christian discute di affari, noi ci avviciniamo timidi ai bimbi impauriti, ma curiosissimi del villaggio e chiediamo il permesso di fare un pò di foto. Alle 17 circa entriamo nel parco e facciamo il nostro primo game drive che, sul finire, ci regala la vista di due leonesse che riusciamo ad ammirare da molto vicino.
La nostra sistemazione nel parco sarà per due notti il Paraa Safari Lodge, sistemazione di buon livello in perfetto stile africano, pulito, personale gentile e vasta scelta sia per la colazione che per il pranzo e la cena. Le camere hanno una vista splendida sul parco ed il lodge ha una piscina grande che potete utilizzare nelle ore troppo calde per i game drive. Consigliamo anche la gita in barca che l’ albergo organizza e che in circa tre ore di navigazione, vi permette di vedere gli animali dall’acqua (ippopotami, coccodrilli, elefanti, facoceri e molti uccelli; se riuscite mettetevi sul lato sinistro della barca che vi consentirà una vista migliore). Prima di riportarvi indietro farete una sosta per ammirare le Murchison falls.
Sabato 26, abbiamo effettuato un lungo trasferimento di quasi otto ore,sino a Fort Portal su una strada impegnativa, fermandoci solo per brevissime soste. Abbiamo pernottato una notte al Mountains of the moon. Il lodge offre un ampio giardino ben tenuto, un po’ meno curate le stanze ma comunque pulite e più che discrete. Alla sera, volendo provare piatti locali che il ristorante del lodge non offriva, abbiamo cenato al Garden restaurant (con meno di 20 $ abbiamo cenato in tre mangiando carne di capra, stufato di manzo affumicato e polenta di miglio). Domenica 27 al mattino, abbiamo girato un po’ per la zona craterica che costeggia due bei laghi e che offre paesaggi quasi di alta montagna, comprensivi di pascoli di mucche. Passando per questa zona ci si potrebbe anche dimenticare di essere in Uganda, se non fosse per i mille bambini che ti salutano con la mano sulla strada. Il nostro programma di viaggio include la ricerca degli scimpanzé al parco Kyambura ma avendo aggiunto questa tappa solo all’ultimo, purtroppo non siamo riusciti a trovare il permesso per oggi, bensì per domani. Proviamo lo stesso a recarci al Kyambura ma ci confermano che non é possibile cambiare il permesso. Sono infatti consentite solo due visite al giorno, alle 8 e alle 14, di due gruppi di 8 persone ( costo del permesso 50 $ a persona). Ci dirigiamo quindi verso Ishasha all’ interno del Queen Elizabeth National Park, percorrendo circa 70 km per una strada pessima che impegna Christian per più di due ore (e che ahimé, dovremo fare altre due volte domani per utilizzare il nostro permesso…). Ishasha é una zona conosciuta per il fatto che, vi sono alcuni alberi di fichi selvatici su cui salgono i leoni nelle ore più calde, per ripararsi dalla calura e dagli insetti. Ma purtroppo gran parte della zona sta andando a fuoco per autocombustione e nonostante Christian si aggiri tra il fumo, dei leoni neanche l’ombra… Ci sistemiamo quindi all’Ishasha Ntungue River Camp dove rimarremo per due notti. Si tratta di un lodge tendato completamente immerso nel verde, in cui non é un problema, (se siete nello spirito giusto naturalmente),convivere con la mancanza di elettricità in alcune ore e con qualche insetto che circola per la tenda. Il letto è comunque fornito di zanzariera, già distesa al nostro arrivo e con qualche zampirone si sta benissimo! Le tende sono rialzate e montate su una impalcatura di legno e sono fornite di bagno con acqua calda. Nel lodge ci siamo solo noi ed è bellissimo alla sera, soffermarsi a sentire i versi dei mille uccelli che cantano. Anche il cibo é buono.
Lunedì 28, dopo un game drive nel parco ci dirigiamo verso Kyambura, dove alle 14 parte il nostro trek alla ricerca degli scimpanzé. Giriamo due ore per la foresta su un percorso affascinante e che in alcuni punti richiede un pò di attenzione ( fattibile da tutti ma indispensabili le scarpe da trekking) , ma degli scimpanzé, riusciamo a vedere solo alcuni nidi sugli alberi e qualche impronta. La guida ci spiega che questi animali si spostano velocemente alla ricerca di cibo, tanto che costruiscono nidi nuovi ogni giorno. Il gruppo ospitato nel parco è composto da 23 esemplari, che evidentemente oggi ha deciso di nutrirsi lontano da dove siamo noi. Peccato! D’altra parte si sa che osservare gli animali nel loro habitat naturale, espone anche a questi rischi che deludono un po’, ma poi ci si ricorda che siamo a casa loro e che se si va allo zoo anziché venire qua, basta pagare il biglietto per vedere tutto, ma non é quello che cerchiamo… E’ comunque interessante ascoltare la guida che spiega molte cose e indica diversi tipi di scimmie che si incontrano. Martedì 29, dopo un game drive di prima mattina ci dirigiamo verso Bwindi. Sulla strada ci fermiamo a visitare una scuola in costruzione, che Christian e Gabriella, nonché i loro clienti, stanno aiutando (Kashojwa nursery and primary school nel distretto di Kihiihi). Christian ci racconta di aver notato, durante i suoi numerosi viaggi, una signora con molti bambini intorno, sotto un albero e di aver saputo che si trattava di una donna del paese che aiutava bambini orfani e cercava di mettere su una scuola con le poche risorse che aveva. Madina, questo é il nome della donna che ci viene incontro circondata da bambini, non viene aiutata dallo stato perché la sua scuola viene ritenuta troppo piccola. Eppure Madina ha raccolto quasi 80 bimbi ed alcuni, gli orfani, appunto, vivono con lei a tempo pieno. Con l’aiuto ricevuto da Christian, che ne ha parlato e l’ha fatta vedere a molti, ora la scuola sta crescendo. Al momento sono state costruite alcune aule con pochi banchi di legno, un pozzo per l’acqua, un dormitorio e altre stanze sono in costruzione. Rimaniamo un bel pò con Madina e i bambini, tutti sorridenti ed educati. Lasciamo penne, quaderni e vestiti che abbiamo portato per loro, teniamo i bambini per mano, giochiamo con i meno timidi, facciamo molte foto. Non é facile lasciarli e proseguire il nostro viaggio fatto di comodità e cibo in abbondanza, ma salutiamo questo posto con la promessa che parleremo il più possibile di loro. Una goccia in mezzo al mare forse…. ma ora quei bambini possono evitare di mangiare polenta con i sassi dentro, perché costava meno, sono curati e gli vengono insegnate cose che, forse li faranno sopravvivere più di altri.
Dopo qualche ora di macchina arriviamo al Mahogany Springs Lodge a Buhoma, base per il nostro trekking alla ricerca dei gorilla nella Bwindi impenetrabile Forest.
Il lodge offre una bella vista sulla vallata e sulla Impenetrable Forest, le stanze sono molto molto spaziose e pulite ed il cibo è ottimo.
Mercoledì 30 è il grande giorno del nostro incontro con i gorilla. Esistono solamente poco più di 700 esemplari, divisi tra Uganda, Rwanda e Congo e per questo motivo la specie é superprotetta e le visite controllate. Nella foresta di Bwindi esistono alcune famiglie composte da un diverso numero di esemplari. Ogni giorno é consentito avvicinarsi alla famiglia ad un solo gruppo ed il gruppo è composto massimo da 8 persone. Il permesso costa 500 $ e si può rimanere ad osservare i gorilla per solo un’ ora. Le famiglie vengono avvicinate gradualmente, con un lavoro che, talvolta dura anche anni, da alcuni ranger, che fanno si che l’animale non percepisca l’uomo come pericoloso. Sono gli stessi ranger che accompagnano i turisti nelle visite, dando indicazioni su come comportarsi, quando ci si trova vicino agli animali e fornendo molte notizie sulla famiglia e sulle abitudini. Il trekking può essere più o meno faticoso a seconda della posizione dei gorilla e può durare sino a nove ore. Noi siamo stati molto fortunati e dopo mezz’ora di cammino su un facile sentiero ( necessario comunque abbigliamento da trekking, gli alberghi o le guide forniscono un bastone per appoggiarsi; a seconda delle condizioni atmosferiche il terreno può essere molto scivoloso) ci inoltriamo nella foresta, guidati dai ranger che con i loro machete si fanno spazio tra la fitta vegetazione. Poco più di 15 minuti di cammino ed eccolo…il primo gorilla…solo, sembra quasi pensieroso, non si infastidisce per la nostra presenza, mangiucchia un pò di foglie e se ne va. Continuiamo per il sentiero che ci viene indicato ed ecco gli altri….il silverback con la sua schiena argentea, il capo del gruppo, due piccoli che giocano fra loro, qualche femmina..rimaniamo ad osservarli in silenzio, abbassando gli occhi quando ci guardano, come ci hanno spiegato, facendo il maggior silenzio possibile…qualche animale si batte il petto, uno si sposta velocemente passandoci vicinissimo, qualche altro penzola da un albero. Il tempo a noi concesso passa velocemente, si potrebbe stare qui ore senza annoiarsi, ma lo scopo è conoscerli arrecando loro il minor fastidio possibile e così, un po’ a malincuore seguiamo il ranger che ci conduce sulla via del ritorno. Condividiamo con i gorilla il 98 % del nostro patrimonio genetico ed ora che li abbiamo visti da vicino non stentiamo a crederlo. Prima di partire per il vostro viaggio potete visitare il sito (http://gorilla-tracking-uganda.com/gorilla-families-uganda.html ) e scegliere la famiglia che volete avvicinare chiedendo il permesso proprio per quella famiglia. Noi abbiamo scelto Rushegura composta da 19 esemplari (http://www.bwindiforestnationalpark.com/rushegura-group.html).
Giovedì 31, giornata di trasferimento al Mburu Lake National Park di circa sette ore su strada per metà asfaltata. Trascorriamo una notte al Mihingo Lodge. Il posto è molto bello e le camere (tendate), hanno una vista splendida su una pozza d’acqua dove vengono ad abbeverarsi gli animali. Inoltre, partendo dal ristorante del lodge, è possibile percorrere un sentiero che porta ad un posto di osservazione degli animali. Si può rimanere in silenzio ed ammirare zebre e antilopi che bevono dalla pozza. Tutto il giorno sono a disposizione thè e caffè ed il lodge dispone di una piscina.
Venerdì 1 Febbraio, facciamo il nostro ultimo game drive all’interno del parco. Oltre al Kidepo questo è l’unico posto dove ci sono le zebre, lievemente diverse per le loro strisce, che per metà del corpo sono diagonali per poi diventare dritte. Si incontrano poi antilopi, impala, bufali e facoceri. Ci sono solo tre leoni all’interno del parco ed alcuni leopardi difficili da avvistare. Numerosi e coloratissimi uccelli svolazzano qua e là. Ci fermiamo a lungo sulla riva del lago ad ascoltare le tante cose che Christian ci racconta. Restiamo estasiati davanti alle danze di corteggiamento degli uccelli tessitori per attirare le femmine, le quali possono decidere di deporre le uova nel nido dove si sono avvicinate o altresì di farlo crollare al suolo se non di loro gradimento. Ci divertiamo ad ingannare la formica tigre, facendole sparare sabbia all’interno dei suoi crateri-trappole scambiandoci per insetti. Ascoltiamo gli ultimi versi degli ippopotami e ci rimettiamo in viaggio verso Kampala per la fine del nostro tour. Abbiamo percorso in tutto 2164 km in dieci giorni, incontrato persone gentili e sorridenti, abbiamo ascoltato rumori della natura che dimenticavamo esistessero, ci siamo commossi tenendo per mano i bambini nella scuola, ci siamo emozionati riconoscendo negli occhi dei gorilla qualcosa di nostro, abbiamo imparato cose che non sapevamo, ascoltato parole di una lingua ignota, annusato odori diversi da quelli a cui siamo abituati. E come dopo ogni viaggio torniamo alla nostra vita con qualcosa in più e con ricordi indelebili che entrano a far parte di noi.
Il costo totale del viaggio (Istanbul + Uganda comprensivo di volo è stato circa 2800 € a testa; il fatto di essere riusciti ad acquistare un volo ad un ottimo prezzo ha permesso di non far salire troppo il costo complessivo del viaggio).
Nel caso aveste a disposizione pochi giorni e possiate disporre di un budget più alto, vi sarà utile sapere che il tour operator da noi utilizzato, è in grado di organizzare gli spostamenti tra i parchi servendosi di voli interni. Inoltre è possibile organizzare il viaggio unendo all’Uganda altri paesi confinanti quali il Rwanda e il Kenya (Il Congo al momento del nostro viaggio era sconsigliato per motivi di sicurezza). Se infine volete risparmiare qualcosa potete chiedere i pernottamenti in campeggi.