Golfo del Quarnaro in due tappe, Novi Vinodolski e Rab

Venti giorni tra avventura e relax in famiglia
Scritto da: FLOWER81
golfo del quarnaro in due tappe, novi vinodolski e rab
Partenza il: 05/08/2012
Ritorno il: 24/08/2012
Viaggiatori: 4
Spesa: 1000 €
Eccomi qui a scrivere anche quest’anno il mio diario di viaggio in Croazia. Ebbene sì abbiamo optato per la stessa destinazione, stavolta scegliendo come meta il golfo del Quarnaro e visto che i bimbi hanno un anno di più abbiamo pensato di poter suddividere il viaggio in 2 tappe: Novi Vinodolski e Rab.

Partenza Domenica 05/08/2012 H. 5,15 da Masate – Mi

Quest’anno gli sloveni non ci fregano e, dopo un attento studio della cartina, decidiamo di non comprare la vignetta. Infatti uscendo a Basovizza e prendendo la E61 si evita l’autostrada slovena e verso le 10 siamo già a Rijeka. Qui incontriamo un po’ di traffico (scopriamo in seguito dovuto anche a un incidente) e dato che l’autostrada che segue la costa non è ancora aperta tutte le macchine devono defluire su una semplice statale. Dopo mezz’ora di coda e quasi in riserva, con la cartina alla mano, cambiamo direzione spostandoci verso l’entroterra sperando di recuperare più avanti la stessa strada. E così è stato e in circa 90 minuti arriviamo a Novi Vinodolski. Qui abbiamo affittato un apartmani (abbiamo usato il sito www.adrailin.it, l’unica pecca è che devi saldare il conto molto in anticipo rispetto al soggiorno quindi devi essere sicurissimo della data o stipulare una polizza per la cancellazione)presso la Sig.ra Ivanka, che ci accoglie sorridente e ci offre subito qualcosa di fresco. In questa zona è la sistemazione più usata, ad occhio e croce direi che l’85% degli edifici privati ha il cartello “Apartami” (appartamenti) o “Sobe” (stanze) che i proprietari affittano ai turisti. Noi per 6 giorni abbiamo speso 480 € (compresa la tassa di soggiorno) per un appartamento ben ristrutturato di circa 90 mq (si poteva alloggiare anche in 7) fornito di tutto e con uno spazio esterno comune molto bello e curato.

Novi Vinodolski non è un granché anche perché la statale che porta a sud, passa proprio in mezzo al paese dividendo il centro dal lungomare. Le strade di acceso al mare hanno una pendenza circa del 15% quindi all’andata tutto bene o quasi, ma provate voi a spingere un passeggino con 18 kg di bambino + zaino degli asciugamani e cambio + giochi da spiaggia + ombrellone tutta in salita dalla spiaggia fino a casa (ci è bastato una volta, le altre 2 volte, quando era ora di andare, mio marito andava a prendere la macchina a casa – che era anche vicina se non fosse per la pendenza appunto – e ci veniva a prendere in un posto comodo che io raggiungevo a piedi con bimbi e tutto l’ambaradan). La spiaggia era principalmente di sassolini raggiungibile dalla strada grazie a scalini in vari punti del lungomare. Solo in un paio di zone era più o meno allo stesso livello della strada – dove ovviamente era tutto già occupato alle 9 del mattino. Molto frequentata (ancora mi chiedo perché) era la gettata di cemento in prossimità del porto. Noi invece abbiamo trovato una piccola caletta riparata e per la gioia dei miei figli, proprio sotto ad una gelateria. La prima volta con noi c’era anche una coppia invece la seconda eravamo solo noi e i bimbi si sono scatenati.

Una cosa inaspettata che ci ha accompagnato dal secondo giorno di soggiorno in poi è stato il vento. Non parlo di brezza marina ma di un vento spaventoso. In croato si dice Bura, tanto che io dicevo sempre Bura bura bura, mamma che paura! E vi assicuro che non sto esagerando; io un vento così non lo avevo mai sentito e non parlo solo di intensità ma anche di durata. Di notte si sentivano tutti i rumori del mondo e la mattina andavo a controllare che ci fosse ancora la macchina dove l’avevamo parcheggiata. E da qui ho capito anche perché la Sig.ra Ivanka aveva legato lo stendino alla ringhiera del balcone!

Martedì 07/08

Ci svegliamo abbastanza presto e decidiamo di andare sull’isola di Krk. A circa 25 km da Novi c’è il ponte di collegamento per l’isola e con 35 Kn lo attraversiamo (al ritorno non si paga niente). Sarà il giorno infrasettimanale, sarà che è ancora presto, ma non troviamo assolutamente traffico e verso le 9.30 siamo già sulla spiaggia più famosa di Krk, quella di Baska. E’ vero che è lunga 2 km ma in larghezza sarà al massimo 6 mt e la densità di asciugamani per m2 è imbarazzante. Fortunatamente riusciamo a trovare uno posto dove poter piazzare addirittura l’ombrellone e il passeggino aperto. Accedere al mare è come muoversi in un labirinto con le pareti mobili però, perché quando vuoi ritornare al tuo ombrellone si è aggiunto almeno un telo mare nell’unico spiraglio che ti permetteva di appoggiare tutto il piede sui sassolini. Per forza di cose, da qualche parte nel tragitto, c’era almeno un telo “inabitato” che aveva la peggio e inevitabilmente veniva calpestato! Per non parlare del bagnasciuga, inesistente per la sosta temporanea o per il gioco dei bimbi perché gli “accampamenti” si spingevano fino a 1 cm dalla riva, al punto che, di tanto in tanto, gli occupanti tali posti fossero obbligati a spostare i loro beni per non farli bagnare.

Insomma, in italiano c’è un termine che inizia con la “p” che rende molto l’idea, ma non è molto fine quindi non lo scriverò… però è proprio così.

Si fa mezzogiorno, smontiamo le tende e ci spostiamo sulla lungo mare per pranzare. Ci sono molti locali per tutte le esigenze, noi ne scegliamo uno e pranziamo a base di pesce. Tutto buono.

Verso le 13.30 riprendiamo la macchina, direzione Vrbnik. Ovviamente i bimbi crollano in auto anche se la distanza da percorrere non è molta. In poco tempo arriviamo a destinazione e proviamo a cercare un parcheggio vicino al centro per poter visitare anche la città. Con l’unico navigatore disponibile (cioè, come sempre, me medesima) diciamo che andiamo un po’ a caso e forse ci addentriamo troppo, tanto che con la nostra honda jazz passiamo una strettoia che, chiusi gli specchietti retrovisori, superiamo al pelo. Finiamo in una strada senza uscita ma con parcheggio, ci fermiamo e mentre i pupi ancora dormono, mio marito va in missione per vedere se siamo vicino a qualcosa definibile “centro” ma fallisce nell’impresa. Quasi pronti a riprendere la macchina, decido di dare un’occhiata alla strada che porta al mare. Beh torno su, paghiamo il parcheggio per un paio d’ore, scarichiamo il necessario e svegliamo i bambini. Il caso ha voluto che trovassimo una spiaggetta molto carina fatta di sassi più grandi del solito e un mare dalle sfumature indescrivibili, non molto affollata con una piccola grotta e per i più temerari (noi no) un bel punto da cui tuffarsi. C’erano anche i bagni e un bar. Cosa vuoi di più?!

Mercoledì 08/08

Il vento ci segue inarrestabile in quel di Novi quindi decidiamo di portare i bambini a visitare l’acquario di Crikvenica, a 10 km di distanza. Ecco, acquario è un parolone (quello di Pola dell’anno scorso era molto meglio) però qui c’era anche un coccodrillo! La visita dura circa 20 minuti e impieghiamo il resto della mattinata nella visita della città. Crikvenica è molto più simile a ciò che gli italiani intendono per località di villeggiatura. Strutture e lungomare sono molto simili a quelle della riviera romagnola. Certo che il mare e le spiagge sono tutte un’altra cosa. In Croazia sono tutte libere e ogni tanto trovi chi ti affitta ombrellone e sdraio, in Italia l’esatto contrario. Anche la sua frazione Selce è molto carina e strutturata in ugual modo. Sul lungomare di Crikvenica ci sono alcuni giochi per i bambini e anche la sera ci sono delle attrazioni per i più piccoli. Selce ha una zona a loro dedicata con tanto di sabbia per fare i castelli.

Insomma se volete una vacanza più classica villeggiate lì, Novi va bene se tanto volete girare.

Giovedì 09/08

Sveglia prestissimo e partenza h. 7.30 destinazione: Plitvicka Jezera. Impieghiamo 2 ore e mezza perché bisogna attraversare montagna e campagna. Lungo il tragitto attraversiamo anche la città di Otocac, che è l’ultimo grosso centro abitato prima della Bosnia. L’atmosfera allegra e spensierata da vacanzieri che c’era in macchina si incupisce nel passare in questa città. Io ero piccola ma mi ricordo il 1991 e la guerra civile in Jugoslavia, mi ricordo della famiglia con tre bambini piccoli che era stata accolta da un’altra famiglia del mio paese. Ma certo non potevo sapere cosa volesse dire vivere la guerra e fortunatamente non lo so nemmeno ora. Quando però abbiamo attraversato Otocac, per pochi secondi ho sentito un brivido, il freddo della paura che ha vissuto la gente che ancora abita qui. Vedi le facciate delle case bucherellate, alcune lasciate così com’erano, altre solo stuccate. Ho pensato che quello stucco che tenta di coprire un buco in un muro ha la stessa funzione del tempo che tenta di coprire il brutto ricordo nel cuore della gente che l’ha vissuto. Insomma si tenta di andare avanti e continuare, ma il buco si intravede lo stesso. Il non voler ritinteggiare la facciata è come il non voler dimenticare. Come l’edificio storico che c’è in centro, completamente crivellato di colpi e lasciato lì com’era. Ancora più macabro è vedere le case semi distrutte abbandonate con le finestre rotte, ma con ancora le tendine o qualche mobile che si intravede. Forse chi ci abitava è scappato e non è più voluto tornare o forse quelle persone sono state uccise.

Va be, non vorrei rattristare troppo ma anche in vacanza capita di tornare alla vita vera e ogni tanto senza mezzi termini. Comunque torniamo al nostro obbiettivo: il parco nazionale dei laghi Plitvice. Quello che scrivono di questo parco è tutto vero. E’ vero che i laghi cambiano, è vero che i colori sono incredibili, è vero che sembra un posto incantato. Non mi dilungherò troppo nella descrizione perché non troverei le parole giuste. Insomma potete capire solo se lo visitate.

Per gli aspetti tecnici posso dire che ci sono due entrate, in internet consigliavano l’entrata 1 perché così la parte a piedi è in discesa (però un po’ di salita si fa lo stesso). Ci sono diversi percorsi, tutti molto ben segnalati. Noi abbiamo fatto il percorso B. Un’ora di camminata su sentieri e passerelle, 2 traghetti, 1 pullman e un altro pezzetto a piedi. E’ il più breve e il più comodo per chi ha bambini, soprattutto piccoli. C’era gente con le infradito, io consiglio scarpe da tennis o sandali resistenti. Ho visto molti bimbi con le ginocchia sbucciate e i sandali,…. Alcuni genitori si portavano in giro prole nel passeggino, se potete evitate perché ogni tanto c’è qualche scalino o sentieri molto stretti. Il mio quattrenne è un gran camminatore, quindi zero problemi ma la mia quasi treenne è una sfaticata cronica ma è riuscita a fare l’intero percorso senza difficoltà (solo gli ultimi 50 m in spalla). In prossimità dei traghetti ci sono punti di ristoro e zone attrezzate per picnic. Biglietto di ingresso 110 kn a testa (comprensivo utilizzo traghetti e pullman) – bambini fino a 7 anni gratis

Sabato 11/08

Ci prepariamo per raggiungere l’isola di Arbe, ovvero Rab. Partiamo verso le 8.30 e poco prima delle 10 siamo in prossimità dell’imbarco. Da quest’anno non è Jablanac ma Stinica. Ci hanno detto che il porto è più grande e possono garantire più spostamenti. Dopo circa 40 minuti di coda tocca a noi. Il biglietto costa 132 Kn (i bimbi non pagano) e tra carico, attraversata e scarico ci vuole circa mezz’ora. Durante la traversata puoi scendere dalla macchina e salire per godere di un panorama bellissimo.

Dirigendoci verso Rab (che oltre al nome dell’isola e anche il nome del capoluogo) ci accorgiamo che la coda per prendere il traghetto per la terra ferma è kilometrica, cosa che ci farà alzare molto presto il giorno del nostro rientro!

In un quarto d’ora siamo a Rab e con l’indirizzo alla mano cerchiamo il nostro appartamento (Happy island – www.booking.com). Inizia la nostra piccola avventura; vi ricordo che il nostro unico navigatore è me medesima. Dunque la via è Bajol 375, siamo nella via giusta ma ad un certo punto da 365 il numero civico diventa 400. C’è qualcosa che non va, finiamo in una via chiusa dove c’è un isolano con la faccia simpatica a cui chiediamo informazioni col foglio alla mano. Lui, con aria dubbiosa, si avvicina all’amico anch’egli perplesso. Nella mia mente “ecco ci hanno rifilato una bufala!!no ma con booking è impossibile, non ci è mai successo”. A quel punto l’isolano vede un numero di telefono, gentilissimamente lo compone e inizia a parlare. La sua faccia si rilassa e così anche la mia. Si avvicina e ci dice di andare al parcheggio dell’hotel Padova (lì a 200 mt) che un signore con un Passat con targa tedesca ci viene a prendere.

Wow, un’accoglienza così neanche nel 5 stelle. Scherzi a parte, dopo 5 minuti arriva la nostra guida ma l’avventura è appena iniziata.

Il motivo per cui non trovavamo l’appartamento e che per raggiungerlo devi percorrere il lungo mare a unica carreggiata, cioè passi con la macchina, in alcuni punti, ad un centimetro dal mare cercando di schivare i bagnanti e sperando che non arrivi nessuno in senso opposto. Mai pensavamo di dover percorrere quella strada e la prima volta che eravamo capitati lì eravamo tornati indietro. Va beh, il peggio è passato e ora possiamo goderci 13 gg di puro relax o quasi, sicuramente i primi 2 giorni non ci muoviamo da qui con la macchina, dobbiamo ancora riprenderci dallo shock.

La struttura è gestita da una coppia di tedeschi che ormai si divide tra gli appartamenti di Rab nei mesi caldi e 2 asili infantili a Zagabria per il resto dell’anno. I proprietari parlavano solo tedesco e croato; per mia fortuna riuscivo a capire cosa dicevano perché ho studiato tedesco alle superiore ma è passato troppo tempo e non sono più in grado di conversare adeguatamente e quando c’era da chiedere qualcosa era sempre una mezza impresa!!! Comunque gli appartamenti sono immersi nel verde con una bella zona relax sotto i pini marittimi e a pochissimi passi dal mare. In questo punto di Rab, la spiaggia è adattissima ai bambini, infatti l’acqua è bassa per molti metri e c’è la sabbia per farli giocare. Spostandosi di poco c’è sia la spiaggia di ghiaia che di sassi dove il mare è più profondo e più limpido, insomma ce n’è per tutti i gusti. Facendo qualche metro in più si arriva al campeggio Padova III – attenzione in questa zona si chiama tutto Padova ma sono tutte strutture diverse, per distinguerle c’è il numero romano – dove oltre a qualche gioco per bambini, c’è una piccola zona commerciale, sempre utile se non si vuole fare troppa strada. Percorrendo il lungomare dalla parte opposta ci si avvicina al centro di Rab. Diciamo che non è vicinissimo, ma a piedi ce la si fa ( i bimbi entrambi col passeggino, però). Per gli sfaticati c’è il taxi boat proprio lì vicino, che in 2 minuti e 10 kn a testa (5 kn i bimbi) ti porta a Rab.

Lunedì 12/08

Ci facciamo coraggio e decidiamo di prendere la macchina, tanto è presto non troveremo nessuno… beh diciamo più o meno è così. Destinazione: Lopar, centro situato nella zona settentrionale dell’isola di Rab, da qui vicino parte il traghetto per l’isola di Krk. Giriamo un po’ con la macchina per vedere com’è il posto, poi decidiamo di fermarci nella zona chiamata San Marino e di parcheggiare da un privato che per 20 kn ce la tiene tutto il giorno e ci regala anche una decine di prugne appena colte dal suo albero. (il lunedì successivo ci regalerà dei fichi).

Nell’accedere alla spiaggia si passa attraverso una zona commerciale che ci sarà utile più avanti per acquistare un pranzo veloce da consumare sotto l’ombrellone.

Ed eccoci arrivati in un’enorme spiaggia di sabbia che, non so per quale ragione geologica, lungo il bagnasciuga è nera. Qui è proprio il paradiso per i bambini, possibilità di giocare con la sabbia in mille modi e il mare che arriva alle caviglie per metri e metri. Sinceramente è una situazione che a me non piace per niente: ti ritrovi granelli di sabbia ovunque e per riuscire a fare un bagno decente devi fare i kilometri, ma ai bimbi piace così tanto che i genitori si sacrificano volentieri.

Per le ore più calde ci spostiamo nella pineta sovrastante dove c’è un bar che purtroppo fa girare sempre lo stesso disco di musica dance un po’ datata e alcuni giochi per bambini.

Mentre aspettiamo per fare anche il bagno pomeridiano ecco fare capolino un’anziana signora (secondo me mancava poco ai 90) con 2 o 3 borse di plastica con diversi tipi di frutta e verdura. Ebbene questa signora è lì per vendere i prodotti del suo orto. Da una parte faceva un sacco di tenerezza dall’altra provavo un sentimento di amarezza nel vedere una donna di quell’età costretta a girare tra gli ombrelloni per sbarcare il lunario. Beh, alla fine, il lunedì successivo ho comprato da lei i pomodori.

L’abitudine di vendere i prodotti del proprio orto c’è anche a Rab, dove puoi vedere gruppetti di signore (non così anziane, però) sedute sulle panchine del lungomare a vendere pomodori, fichi e grappa. Mi ha negativamente colpito il fatto che anche i bambini sono impegnati in questa attività; loro vendono lavoretti vari fatti con le conchiglie e con lavanda e di solito sono seduti presso il porto di Rab. In questo caso non so spiegarmi se sia davvero necessità o semplicemente un’abitudine.

Mercoledì 15/08 Ferragosto

Oggi passeremo ferragosto sulla barca “Sardina”. La gita comprende il giro completo dell’isola passando dal fiordo in prossimità dell’attraversata del traghetto, la sosta all’isola Goli e all’isola Gorgur, una sosta per un bagno al largo e il ritorno a Rab. Si parte alle 9.30 e si rientra alle 18.30 (precisi come un orologio svizzero).

Appena partiti uno dei tre capitani ci intrattiene suonando la fisarmonica mentre l’altro passa consegnando ad ogni passeggero un bicchierino. Vista l’ora io penso al caffè invece è grappa, aiuto io salto!

La prima tappa è Goli. L’isola è disabitata, attualmente c’è solo qualche negozio e punto di ristoro al porticciolo, ma fino al 1989 c’erano le prigioni. Costruite nel 1949 per i prigionieri di guerra, sono successivamente stata usate da Tito per i prigionieri politici. Ormai è tutto distrutto e abbandonato ma si distinguono le prigioni e le fabbriche costruite per far lavorare i detenuti. Dalla parte opposta ci sono gli alloggi dei militari, costruite dai detenuti stessi scolpendo a mano i mattoni di travertino. E’ un ambiente adatto alle indagini di “Mistero” (la trasmissione mediaset). Infatti l’atmosfera era intrisa di solitudine e oppressione accentuata da un assordante silenzio rotto solamente dal canto delle cicale. Mio marito ha scattato una foto agli alloggi dei militari e si vede un riflesso strano: noi la foto gliela manderemo ma sono davvero l’ultima che crede a queste cose (ed è forse per questo che riesco a guardare la trasmissione senza conseguenze sul mio sonno!).

H. 13.30 torniamo sulla barca per il pranzo. Dopo un piccolo disguido (un gruppo di ragazzi ci ha fregato il posto sulla barca, spostando gli zaini a noi e ad un’altra famiglia con un bimbo piccolo. Mio figlio è scoppiato in un pianto inconsolabile perché, avendo 4 anni, ha pensato che non avendo più il nostro posto non avremmo pranzato. Il capitano però ci ha fatto liberare dei posti al piano superiore – ancora non so perché non ha fatto sloggiare i giovincelli ) finalmente pranziamo con un ottimo sgombro alla griglia. Nel frattempo la barca è in navigazione verso Gorgur, isola praticamente gemella della precedente destinata,in passato, alle prigioni femminili. La tappa dura il tempo di un caffè e via si riparte per l’ultima sosta. Eccoci arrivati in una caletta dove ci si può tuffare per un bagno rinfrescante. Una piccola nuotata ed è già ora di ripartire per Rab. Rientrando si salda il costo della gita: comprensivo di pranzo sono 150 kn a testa (entrambi i bimbi gratis).

Grazie a questa gita ho capito che i posti più belli dell’isola sono raggiungibili solo tramite barca. Presso il porto di Rab ci sono parecchie piccole imbarcazioni che offrono servizio taxi, penso che puoi metterti d’accordo per fare qualche piccola gita privata ma penso convenga se si è almeno in 5 adulti (di solito sono da 12 posti e hanno un prezzo fisso fino a 5 persone e oltre le 5 persone un tot a testa).

Giovedì 16/08

Decidiamo che Rab deve essere visitata anche con la luce del sole e non solo nel solito giro serale. Rab si estende su una lingua di terra in mezzo al mare. Alla punta estrema c’è quello che è rimasto di un convento e si chiude dalla parte opposta con una bella pineta, divincolandosi tra stradine e vicoli con ancora la pavimentazione romana originaria. Basta una mattinata per girarla tutta (per via degli scalini meglio senza passeggini come abbiamo fatto noi ) ed è come visitare una città diversa. Non c’è la folla della sera e la luce del sole ti fa scoprire degli scorci che la sera avresti oltrepassato tranquillamente. Rab è famosa per le sue 4 torri, su una di queste si può salire e ammirare il panorama. Il cartello all’ingresso della torre dice “attenzione salite a vostro rischio e pericolo” e non è un’esagerazione, diciamo che la scala è un po’ ripida e non è il massimo con due bambini piccoli. Però ce l’abbiamo fatta!!!! E dopo tanta fatica ecco un panorama stupendo!!

La visita si conclude con un bel gelato per tutti consumato sulla panchina del parco, dove i bimbi finalmente si possono divertire con i giochi.

Sabato 18/08

Durante la nostra visita mattutina alla città abbiamo notato che dall’altra parte del porto ci sono delle belle spiaggette di sassi con un mare stupendo, ed essendo oggi sabato (giorno solitamente dedicato al “cambio turista”) decidiamo di andarci sperando non sia troppo affollato.

Carichiamo bambini e tutta l’attrezzatura sui 2 passeggini e partiamo. A piedi ci vogliono circa 50 minuti (comprensiva sosta per acquistare qualcosa per il pranzo) e molta resistenza. Bisogna spingere i passeggini in salita fino alla pineta, poi scendere da un’infinità di scalini portando i passeggini e attrezzatura varia a mano (per fortuna i bimbi vanno con le loro gambe),ma per noi ne vale la pena tanto che lo faremo anche un’altra volta. I teli mare vanno stesi sul lungomare di cemento (ma di qui si passa solo a piedi), poi con pochi scalini si accede alle piccole calette. Il bar e i bagni sono vicinissimi. C’è tranquillità e la mattina non molta gente. Consumiamo il pranzo sotto l’ombrellone appoggiato a terra e poi passiamo un paio d’ore risalendo in pineta, dove i bimbi trovano qualche gioco finché è ora del bagno pomeridiano.

Lunedì 20/08

Come anticipato oggi ritorniamo a Lopar per passare una giornata come il lunedì precedente.

Al rientro però decidiamo di visitare la chiesa di Sveti Petar che si trova sul tragitto. La particolarità è che è una costruzione antichissima che si è mantenuta bene. Purtroppo la chiesa è aperta solo per la funzione liturgica settimanale quindi non abbiamo potuto visitare l’interno.

Martedì 21/08

Stamattina giro con Glass boat (costo 50 kn a testa gli adulti e 30 kn i bimbi – a noi ha fatto 20 kn ). E’ una barca con il vetro che ti permette di ammirare i pesci e gli splendidi fondali croati. Il giro dura meno di un’ora, il capitano ci porta al largo e poi fa avvicinare i pesci dandogli da mangiare. Rientrando si può stare fuori e ammirare il panorama. Dunque, diciamo che è un diversivo carino soprattutto per i bambini, ma l’esperienza simile fatta l’anno scorso in Istria è tutta un’altra cosa.

Ormai mancano pochi paio di giorni alla nostra partenza e decidiamo di rimanere nella zona dell’appartamento di giorno e spostarsi la sera a Rab città.

Noi abbiamo mangiato poche volte fuori però vorrei segnalarvi il ristorante “Velum” che si trova a Palit (quartiere di Rab) nella via commerciale. Giuro che un fritto misto così leggero e asciutto non lo avevo mai mangiato.

Venerdì 25/08

Ore 07.00 lasciamo il nostro bellissimo appartamento dopo aver saldato il conto la sera prima per 13 gg abbiamo pagato 1400 € comprensivo tassa di soggiorno e pulizia finale.

Alle 07.15 siamo già all’imbarco. Il tempo di fare il biglietto e saliamo sul traghetto che arriverà dall’altra parte alle 8.

Prossima tappa per qualche ora: Opatija

Verso le 10 attraversiamo Rijeka. Probabilmente avrà anche un bel centro storico ma l’impressione che si ha avvicinandosi non è delle migliori. Raffinerie e ciminiere dominano lo skyline della città per non parlare dei “casermoni” costruiti negli anni del comunismo per dare alloggio ai lavoratori e alle loro famiglie.

E’ curioso come a davvero pochi chilometri da Rijeka ci sia una perla come Opatija, la nostra destinazione. Intorno alle 10.30 abbiamo parcheggiato al porto. Perdiamo un po’ di tempo perché non riusciamo a trovare il centro. Ci siamo messi a seguire il lungo mare che, abbiamo scoperto poi, è una passeggiata lunga 12 km che avevamo imboccato erroneamente in direzione periferia. Fortunatamente una coppia italiana ci indica la direzione giusta. Molto vicino al parcheggio del porto c’è un bellissimo parco che conduce verso il centro.

Opatija è stata per anni luogo di villeggiatura della nobiltà austro-ungarica. Tutte le strutture sono infatti influenzate dallo stesso stile architettonico che i regali potevano trovare a casa loro. Tutto è molto ben curato e ordinato e le strutture ricettive che abbiamo visto sono tutte di altissimo livello.

L’accesso al mare è possibile da tantissimi punti della lunga passeggiata e anche qui ce n’è per ogni gusto: sabbia, sassi, scogli…

La nostra vacanza è ormai arrivata al termine: il tempo di un pranzo al volo e alle 14 siamo pronti per ripartire verso casa.

H. 19 eccoci qua. Casa dolce casa e per me, come ogni anno, parte la staffetta con le lavatrici!

Per la cronaca: le kune che ci sono avanzate non le abbiamo cambiate. Se anche l’anno prossimo possiamo andare in ferie, aspettatevi un altro diario sulla Croazia!



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