Gli ultimi samurai

Tour fai da te in Giappone, da Tokyo a Hiroshima attraversando le alpi.
Scritto da: ale74
gli ultimi samurai
Partenza il: 03/09/2010
Ritorno il: 21/09/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
GIAPPONE, gli ultimi samurai – settembre 2010

di Alessandro e Sabrina

In Giappone si va per i giapponesi. Non ci si va per la grandiosità assoluta delle bellezze naturali e architettoniche, non ci si va per una rilassante vacanza balneare e nemmeno per incredibili avvistamenti di wildlife: ci si va per tuffarsi in una cultura ed in una realtà uniche, diverse, singolari e per questo imperdibili. Come sempre l’organizzazione del viaggio inizia con la lettura dei diari degli altri viaggiatori (turistipercaso.it è una ricchissima miniera), ma questa volta troviamo un aiuto meno virtuale nei numerosi utenti di forumviaggiatori.com che hanno scelto il Giappone come destinazione per le vacanze estive. Come detto da molti l’estate nipponica è caldissima, con un tasso di umidità opprimente che taglia le forze; per questo scegliamo settembre, sperando in uno sconto di qualche grado. La scelta si rivelerà azzeccata perché mai soffriamo in maniera insostenibile le condizioni ambientali.

Anche i prezzi, contrariamente a quanto di pensa di solito, sono tutt’altro che proibitivi. Certo, ristoranti e opzioni costose sono sempre a disposizione, ma una gestione attenta delle risorse ed un’ organizzazione precisa possono trasformare la vacanza in un bellissimo viaggio a basso costo. Come sempre il volo incide in percentuale altissima sulla spesa finale quindi, inutile dirlo, risparmiare su questa voce è fondamentale. Prenotiamo il Milano-Shanghai-Tokyo di Air China con quasi dieci mesi di anticipo per approfittare di un’offerta clamorosa: 481 euro a testa visto sul sito e acquistato al telefono direttamente dalla compagnia aerea ).

In Giappone è impensabile ipotizzare spostamenti in auto, quindi vanno utilizzati i mezzi pubblici, primo fra tutti il treno. Gli stranieri possono acquistare il Japan Rail Pass (http://www.japanrailpass.net/), un abbonamento che consente infiniti spostamenti sulle linee JR per un periodo di tempo limitato. Noi scegliamo il pass da 14 giorni, che costituirà un’ altra spesa pesantissima nell’economia del viaggio (410 euro a testa presso http://www.giappone.hisitaly.com/, ma sarà anche comodissimo e fondamentale per la buona riuscita della vacanza. Con il JRP si possono utilizzare i treni super veloci Shinkansen, ma non i Nozomi, ultima generazione dei treni-proiettile. Il JRP va acquistato prima della partenza dall’Italia e va ritirato direttamente presso un ufficio JR in Giappone. La data di inizio validità si comunica direttamente all’ufficio giapponese. Per gli spostamenti sulle linee JR all’interno dell’area di Tokyo è sempre valido il JRP, mentre metro, bus e linee private non sono coperte e vanno pagate a parte.

Avendo in previsione un soggiorno di tre giorni prima dell’inizio della validità del JRP, abbiamo acquistato all’ufficio JR una tessera prepagata SUICA (http://www.jreast.co.jp/e/suica-nex/) che consente di viaggiare su tutta la rete di Tokyo (treni, metro, bus). Costa 2000 yen, ma comprende 500 yen di cauzione che, se non spesi, vengono restituiti alla fine dell’utilizzo. Per ricaricarla si usano le apposite machinette presenti in gran numero in tutte le stazioni: basta inserire la tessera insieme ad una banconota da 1000 yen (o multipli); la ricarica avviene in modo automatico. Al termine del soggiorno, se nella tessera rimangono ancora yen, bisogna rivolgersi ad un ufficio JR per richiedere la restituzione dell’importo, compresi i 500Y di cauzione, meno 210Y di servizio. Per utilizzarla la si fa scorrere sull’apposito lettore all’ingresso e all’uscita di tutte le stazioni; ad ogni passaggio il display indicherà il costo del viaggio appena fatto ed il credito residuo. Tutto molto semplice.

Per pianificare gli spostamenti è fondamentale consultare il sito hyperdia.com, che consente di visualizzare orari, costi, fermate e nomi di tutti i treni giapponesi; consente anche di visualizzare mezzi alternativi, ma la funzione riguardante i treni è quella che alla fine si usa di più. Prima di partire noi ci siamo stampati un piccolo book con tutti gli orari e le fermate dei treni che avevamo pensato di prendere, compresi quelli dei possibili piani alternativi. Tempi e fermate sono anche visualizzabili nelle stazioni o richiedibili agli uffici JR, ma non possiamo negare che l’aiuto delle nostre tabelle sia stato fondamentale durante tutto il viaggio. Difficile, e sconsigliabile (almeno per come la vediamo noi), pensare ad un viaggio in Giappone con molte tappe libere, lasciate alle condizioni e inclinazioni del momento. Ci sentiamo di consigliare un’attenta e puntigliosa preparazione del viaggio, comprensiva di tutto quello che potrebbe essere difficile reperire o capire sul posto. E’ innegabile che il problema linguistico sia un fattore non secondario.

Oltre alle tabelle dei treni ed agli indirizzi e mappe degli hotel, ci siamo preparati un elenco di frasi utili e numeri da tenere sempre a portata di mano, ben più comodo di un frasario che, per assurdo, contiene troppe informazioni. Alcune utili mappe, nsieme ad altro materiale informativo, sono reperibili presso l’ufficio JNTO di Parigi: compilando il modulo online si ricevere il tutto a casa dopo poche settimane.

Come guida abbiamo scelto con soddisfazione la Lonely Planet, comoda sia per le informazioni generali che per quelle sulle sistemazioni. Oltre ai consigli degli altri viaggiatori e le informazioni contenute sulle guide del pacchetto JNTO, abbiamo utilizzato per gli hotel i siti http://www.itcj.jp/eng/index.php (WIRC – Welcome Inn Reservation Center), http://www.japaneseguesthouses.com/index.htm (Japanese Guest Houses), con una preferenza per il primo. Per ovvi motivi abbiamo potuto contattare solo quelli con una versione inglese del sito, perdendo gran parte della possibilità di scelta tra le opzioni più economiche. Alla fine comunque siamo riusciti a mantenere una media di spesa più che accettabile.

Complessivamente l’intero viaggio, considerando tutte le spese per due persone (volo, JRP, tessere, biglietti, hotel, ingressi, pasti, ecc…), ci è costato poco meno di 3200 euro, souvenir esclusi.

venerdì 3 settembre 2010, CESENA – TOKYO

Partiamo da Malpensa e voliamo con Air China da “diversi”, visto che siamo praticamente gli unici non cinesi sull’aereo. A parte una povera mamma che trascorre 12 ore in piedi a cullare e consolare un inconsolabile neonato, il volo fila via liscio senza intoppi, anche se il servizio di intrattenimento è quasi inesistente. Una nota negativa è il doppio check-in imposto dalla compagnia: in pratica allo scalo di Shanghai, pur essendo in transito, si deve rifare completamente la trafila dell’imbarco. Per fortuna abbiamo quasi 4 ore di margine, se no altro che zen… Arrivi, ritiri i bagagli (noi no perchè abbiamo solo quello a mano), fai il controllo passaporti e il controllo bagagli, vai all’uscita, vai ai banchi check-in, rifai la fila e rifai tutta la procedura compreso controllo passaporti e controllo bagagli…e infine vai al gate. Se tutto va bene ben più di un’ora persa. Roba da matti. Stessa cosa capiterà al ritorno ed alle mie educate proteste (abbiamo dovuto rifare la fila del check-in per un’ora e mezza, da ultimi) ricevo in risposta dei semplici “I’m sorry”. Pazienza, con una tariffa come la nostra possiamo farci passare il malumore.

PASTI e NOTTE: in volo.

sabato 4 settembre 2010, TOKYO

Arrivamo a Tokyo poco prima delle 14 e ci mettiamo subito all’opera per sistemare le questioni più urgenti: cambio degli yen (tasso 1€=110Y), cambio del JRPass, acquisto della Suica e del biglietto dello SkyLiner per Ueno (2400Y a testa, http://www.keisei.co.jp/keisei/tetudou/skyliner/us/index.html.

Tra una cosa e l’altra arriviamo in hotel dopo le 17 e le prime facce che vediamo appena varcata la soglia sono quelle degli amici Cecilia e Gianluca, già in Giappone da due settimane, che ci aspettano per trascorrere insieme gli ultimi due giorni della loro vacanza. Siamo eccitatissimi perché la nostra avventura giapponese sta iniziando, così ci concediamo il tempo di una doccia e poi via per le strade di Ueno con le nostre due guide private. L’hotel Edoya si rivela un’ottima scelta perchè la posizione è buonissima, il posto è carino e i gestori sono gentilissimi. Siamo a pochi passi da tre stazioni e dalla zona pedonale di Ueno, con tutti i negozietti e i ristoranti: quattro vie piene di cose interessanti… Da perdersi. Ci fanno girare un po’, giusto quanto basta per farmi perdere l’orientamento (Sabrina non ce l’aveva neanche prima, quindi lei non ha notato la differenza… Beata lei che è così), ci fanno vedere i ristoranti in cui hanno cenato e alla fine ci portano in un altro a mangiare i ramen, tagliolini in brodo con verdure e carne, per la nostra prima cena con gli occhi a mandorla. Che spettacolo! Una delizia! Sarà che avevamo fame come i lupi d’inverno, ma il pasto è stato veramente grandioso. Il ristorantino, come molti altri che incontreremo durante il viaggio, ha all’ingresso una macchina simile ad un distributore automatico, con indicati i piatti ed i relativi prezzi: una volta inserito il denaro si illuminano i piatti acquistabili con quella cifra, basta premere il pulsante corrispondente alla propria scelta e consegnare al cameriere lo scontrino. In pochi minuti si viene serviti al tavolo: semplice, veloce ed efficiente.

PASTI: cena ramen a Ueno – 1880Y in due.

NOTTE: Edoya Ryokan, 3-20-3 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo (Ueno) – 8540Y (BB); hoteledoya.com

domenica 5 settembre 2010, TOKYO

Cominciamo subito con un punto fermo del nostro viaggio: il Museo Ghibli di Mitaka (http://www.ghibli-museum.jp/en/, utili informazioni su http://digilander.libero.it/joe.chip/ghibli_i.htm). Da appassionati di cartoni animati e fan del maestro Miyazaki non potevamo perderci la visita della fucina dei cartoons della nostra infanzia: Anna dai capelli rossi, Conan, Lupin…fino a Totoro, ci sono proprio tutti. Gli ingressi al museo sono limitati ed i biglietti si acquistano solo nei mini-market della catena Lawson Station. Per il timore di non riuscire ad acquistarlo a Tokyo (domenica, primo giorno in Giappone…) lo abbiamo comprato dall’Italia sul sito HIS, insieme al JRP, al prezzo vergognosamente maggiorato di 25€ invece dei 1000Y ufficiali. La visita al museo richiede un paio d’ore e ci soddisfa pienamente. Vecchie stampe, bozzetti, appunti e disegni fatti a mano, modellini dei personaggi più famosi e tante altre “cosine” che piacciono a quelli come noi. Ci godiamo perfino un cortometraggio in giapponese, del tutto comprensibile anche senza capire una parola: siamo gli unici non giapponesi della sala. Lo shop è un po’ caro, ma non si può uscire senza qualcosa in borsa. Per gli appassionati del genere è una tappa fondamentale e comunque costituisce un bel diversivo per spezzare il ritmo della classica visita della città.

A questo punto avremmo appuntamento con Cecilia e Gianluca alla West Exit di Shinjuku. Dico “avremmo” perché dire la west exit di Shinjuku non è proprio come dire l’uscita della stazione di Cesenatico. La stazione è immensa, la folla ci travolge, le indicazioni non indicano bene la strada a due che, come noi, sono al primo giorno in Giappone… tant’è che arriviamo vergognosamente in ritardo di 20 minuti. Nel frattempo loro ci cercano, ma anche noi li cerchiamo… Solo che probabilmente in quel mare di gente ci sfioriamo e ci inseguiamo senza vederci; insomma alla fine non ci incontriamo. Ce ne andiamo col capo cosparso di cenere e facciamo la visita che avremmo duvuto fare insieme: Meiji Jingu (http://www.meijijingu.or.jp/english/), Shibuya, la statua di Hachiko, Yoyogi Park… Con i cosplay più brutti e sfigati che si possano immaginare. O abbiamo sbagliato luogo e tempi, oppure questa attrazione domenicale di Tokyo si può senza dubbio classificare tra quelle inutili.

Gli spostamenti in città sono facili e veloci, la linea metropolitana e quella JR sono eccellenti e dopo un po’ di pratica si capisce il meccanismo perfetto che le regola, tanto che muoversi da una stazione all’altra diventa una normale formalità. Per fortuna avevamo concordato coi nostri amici tutto il programma della giornata, così non dobbiamo rincorrerci in eterno. Infatti la sera abbiamo un appuntamento con Dan, un americano di Philadelphia che vive a Tokyo e che mi ha contattato per motivi… Calcistici. Dopo settimane di mail si è detto onorato di averci suoi ospiti per la partita di coppa dell’imperatore che il Tokyo FC gioca contro una non meglio precisata squadretta universitaria. Ovviamente anche Cecilia e Gianluca sono invitati. L’amico Dan ci ha dato appuntamento alla West Exit di Shinjuku (guarda caso) ed è con un certo timore che alle 17:30 torniamo sul luogo del delitto. Per fortuna in pochi minuti troviamo sia loro che l’amico Dan il quale, dopo gli inevitabili convenevoli di chi si incontra per la prima volta, ci porta allo stadio. A parte la partita, uno degli spettacoli calcistici più penosi che mi sia mai capitato di vedere, ci è piaciuto vivere qualcosa di diverso e certamente poco turistico. Gli amici giapponesi di Dan sono stati commoventi nella loro cortesia e lo scambio di sciarpe è sembrato lo scambio dei doni a Natale sotto l’albero. Veramente squisiti. E poi ancora… le ragazze che fanno i controlli all’ingresso che si scusano per averci dovuto controllare, gli stessi amici giapponesi che si scusano per il brutto spettacolo offerto dalla loro squadra: è proprio un altro mondo. Dopo l’incontro, come promesso, Dan ci porta a mangiare i ramen (ancora… Però sempre buonissimi) in un localino che non sapremmo mai più ritrovare e tra un chiacchiera e l’altra, dopo una bellissima serata, arriviamo sul futon che è quasi mezzanotte.

PASTI: colazione in hotel; pranzo Mc.Donald’s, Yoyogi – 2100Y in due; cena ramen 2000Y in due.

NOTTE: Edoya Ryokan, 3-20-3 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo (Ueno) – 8540Y (BB);

lunedì 6 settembre 2010, TOKYO

Paghiamo un po’ la serata brava e la sveglia ci sorprende, anche perchè in fondo per noi è solo il secondo giorno. E’ invece l’ultimo per Cecilia e Gianluca, che salutiamo al tavolo della colazione dopo l’ultimo scambio di consigli. Il nostro programma prevede la visita del Museo della Scienza sull’isola di Odaiba, un altro must del nostro tour per la presenza del robot Asimo. Attenzione a non confondersi: quello che sulle guide è chiamato Me.Sci, qui è indicato come Miraikan (ingresso 600Y a testa, http://www.miraikan.jst.go.jp/en/) e il modo migliore per raggiungerlo è scendere alla fermata Telecom Center della Yurikamone. La visita è piacevolissima e facilitata dai comodi opuscoli informativi distribuiti all’ingresso. E’ importante guardare subito gli orari delle esibizioni: in genere ogni attrazione si ripete un paio di volte al giorno, quindi è meglio programmare la visita tenendo conto di questi appuntamenti. Ci divertiamo a provare tutti i giochi interattivi e ci godiamo la performance di Asimo, sempre più convinti che questi giapponesi siano veramente troooppo avanti. I piani superiori sono più adatti alla didattica ed ai bambini, quindi risultano meno interessanti per gli adulti. A pochi passi dal museo c’è la grande area commerciale Palette Town con il famoso centro Venus Fort (http://www.happyjappy.com/tokyo/odaiba/palette_town.html), non certo una tappa imperdibile, ma comunque curiosa se si ha un po’ di tempo a disposizione. Gironzoliamo un po’ per Odaiba e poi riguadagnamo il centro città con l’intento di visitare i giardini orientali del Palazzo Imperiale, visto che abbiamo rinunciato alla prevista visita dell’interno del palazzo a causa dei tantissimi giudizi negativi che abbiamo raccolto (visita prenotabile su http://sankan.kunaicho.go.jp/english/index.html). Peccato però non ricordare che il lunedì è giorno di chiusura, così non ci resta che costeggiarne le mura scattando foto alle carpe giganti del fossato. Cammina cammina ci ritagliamo il tempo per una passeggiata anche a Ginza e Akihabara, quartieri dello shopping e dell’elettronica. Il caldo non è insopportabile, ma è effettivamente un fattore da non trascurare, soprattutto l’umidità è da record; però non possono bastare queste condizioni per fermarci.

Rientrati a Ueno ci facciamo e rifacciamo e rifacciamo ancora tutto il giro delle vie dei ristoranti alla ricerca del sushi-bar consigliatoci dai nostri amici, finchè alla fine non ci sbattiamo contro: una caccia al tesoro sarebbe stata senza dubbio più semplice. La cena però ci ripaga e ci soddisfa, sia per qualità che per prezzo, e ci sorprendiamo a desiderare nuovi bocconcini di tonno e salmone, pur non essendo grandi amanti del pesce crudo. In pratica ci si siede al banco di fronte ad un mini nastro rotante su cui girano i piattini; ciascuno costa 126 yen e porta due grossi bocconcini. Sembra poco, ma alla fine con una decina di assagi ci si sente sazi… soprattutto se poi ci si aggiunge un bombolone della panetteria. Il locale si trova esattamente di fronte al ristorante Ueno Yabu Soba, indicato sulla Lonely Planet; la strada è la seconda parallela alla ferrovia, uscita Hirokoji della stazione di Ueno. Consigliatissimo.

PASTI: colazione in hotel; pranzo al volo – 1400Y in due; cena sushi-bar + gelato, Ueno 6-916 Taito-ku – 1134Y + 1060Y in due.

NOTTE: Edoya Ryokan, 3-20-3 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo (Ueno) – 8540Y (BB);

martedì 7 settembre 2010, TOKYO (NIKKO)

E’ il giorno del nostro primo shinkansen: 8:14 da Ueno, destinazione Utsunomiya. Da lì prendiamo il trenino della Nikko Line per Nikko. Dalla stazione si può arrivare comodamente a piedi allo Shinkyo Bridge, attraversando il paese lungo la strada principale. Dopo la foto di rito si attraversa la strada e ci si inoltra nella boscaglia su per gli scalini che portano ai templi del giro classico. Finalmente il Giappone che piace a noi e che ci aspettavamo. Non che Tokyo sia brutta, ma questa ambientazione semplice, i templi immersi nella natura e l’atmosfera rilassata sono proprio quello che cercavamo.

All’uscita dalla selva ci accoglie la statua di Shodo Shonin, santo fondatore dei templi di Nikko, che ci introduce ai luoghi sacri tra le montagne. Facciamo subito il biglietto cumulativo (1000Y a testa) per l’ingresso ai tre siti principali: Rinno-ji, Futurasan e Tosho-gu. I templi sono in realtà complessi rituali costituiti non solo dalla struttura sacra, ma anche da altri edifici secondari, tutti decorati e curati nei minimi dettagli. La visita è molto interessante e la passeggiata, circa tre ore in tutto, risulta piacevolissima, anche perché i templi sono abbastanza vicini tra loro. E’ su una parete della stalla del Tosho-gu che appare il famoso fregio in legno che raffigura le tre scimmiette sagge che si coprono orecchie, occhi e bocca, simboli del buddismo tendai: non sento, non vedo, non dico il male.

Siamo in netto anticipo rispetto al programma, così ci resta il tempo di andare al Ganman-ga-fuchi Abyss, con le sue infinite statuette jizo, protettrici dei viaggiatori. Il sito non è certo spettacolare, ma la passeggiata di circa trenta minuti per raggiungerlo segue un bel sentiero nel bosco, tra il fiume Daiya-gawa e le casette di legno dei residenti. Da fare solo se si ha tempo.

Rientriamo a Tokyo e con tutta calma riusciamo a ritrovare tra le vie pedonali di Ueno il ristorante di udon consigliato dalla Lonely, per un’altra sontuosa cena.

PASTI: colazione in hotel; pranzo bar/negozio, Nikko vicino templi – 900Y in due; cena Ueno Yabu Soba (Lonely pag.168), Ueno 6-9-16 Taito-ku – 1820Y in due.

NOTTE: Edoya Ryokan, 3-20-3 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo (Ueno) – 8540Y (BB);

mercoledì 8 settembre 2010, TOKYO – KAMAKURA – NAGOYA

Oggi… Disastro! Usciamo dall’hotel e pioviggina, una cosina leggera che quasi fa piacere. Nei pochi minuti che ci servono per arrivare alla stazione però diventa un po’ meno piacevole. Lungo la strada per Kamakura i vetri del treno sono sempre più bagnati e quando arriviamo… La tempesta! Per farla breve è stata una giornata di pioggia incessante con lunghi tratti di secchiate da uragano tropicale. Però ormai siamo a Kamakura, anzi a Kitakamakura; e allora via, non ci faremo mica spaventare da un po’ d’acqua!?! Purtroppo scopriamo che a Kitakamakura non ci sono gli armadietti per riporre i bagagli, così il supplizio ce lo facciamo con tutti gli zainoni addosso. Carichi come somari, col k-way legato al collo a sventolare come un mantello nella bufera (per proteggere gli zaini), bagnati con l’acqua in faccia e il cielo sempre più nero che ci sembra di essere Frodo e Sam alle porte di Mordor. In pratica due sfigati.

Neanche a dirlo, la visita di Kamakura è stata leggermente condizionata dal fattore meteo. Soprattuto le foto ne hanno risentito. In generale è consigliabile scendere a Kitakamakura per fare il percorso in maniera più completa e comoda verso Kamakura. Subito a sinistra, pochi passi fuori dalla stazioncina (deliziosa…sembra quelle dei cartoni animati), si trova l’Engaku-ji (300Y a testa, ; proseguendo lungo l’unica strada, poco più avanti sulla destra, c’è il Jochi-ji (200Y a testa, , anch’esso degno di nota. Duecento metri più avanti, sempre scendendo verso Kamakura, si incontra il Kencho-ji (300Y a testa, e, proprio in corrispondenza della curva a gomito seguente, il Tokei-ji (100Y a testa, , che senza dubbio merita una visita. Dobbiamo dire che nel complesso Kamakura ci è piaciuta molto, non solo per i templi, senz’altro interessanti, ma anche per la zona pedonale con tutti i negozietti, molto carina. Viste le condizioni abbiamo ovviamente rinunciato al lungo sentiero che dal grande buddha ci avrebbe riportato alla stazione di Kitakamakura ed abbiamo optato per il trenino locale per spostarci verso il Daibutsu (200Y a testa, . Il grande buddha si raggiunge dalla via principale camminando verso nord, ma il trenino ci evita un nuovo naufragio nella tempesta. L’enorme statua è impressionante e per fortuna riusciamo a completarne la visita in un momento di pioggia fine.

Tutto questo ci ha fatto però guadagnare quasi due ore sulla tabella di marcia, tempo che ci permette di anticipare lo shinkansen per Nagoya, dove saremmo dovuti arrivare in tarda serata. Non facciamo in tempo a vedere il castello, ma almeno non piove e anzi il cielo è sereno. Per festeggiare l’evento ci mettiamo alla ricerca di un buon ristorantino al grido “se è pieno di giapponesi entriamo”. Detto e fatto: ci infiliamo in un posticino pieno di indigeni dalla cui cucina esce un fumo che invade quattro corsie della strada, con menù in giapponese e numeri che sembrano prezzi abbastanza bassi da invogliarci a tentare, pur non sapendo quale sia la specialità della casa. Un cameriere che parla tre parole di inglese ci prende in simpatia e io gli dico “fai tu…decidi tu…dammi le cose più buone che hai, più queste polpettine di polpo e un po’ di verdura”. Bene, lui non smette più di portarci piattini, accompagnando ciascuna specialità con parole e gesti come a dire “questo lo devi provare”. Noi gli diamo soddisfazione e mangiamo come bestie spiedini di carne, di calamaro, bocconcini di seppia ripiena arrotolata in qualcosa che sembra pancetta, le mie polpettine di polpo… E un gelatino verde… Tanto da far invidia a Bud Spencer e Terence Hill nelle loro migliori fagiolate. Una cena grandiosa a meno di venti euro in due. Lo prendiamo come il premio per la giornata infernale. Gonfi di ottimismo (…e non solo), rientriamo in hotel sotto un cielo stellato, sperando che la pioggia ci lasci in pace per qualche giorno, visto che domani abbiamo gli otto km da Magome a Tsumago coi bagali in spalla e il giorno dopo ci aspettano le montagne di Kamikochi. Speriamo.

PASTI: colazione in hotel; pranzo al volo a Kamakura – 980Y in due; cena ristorante locale su Nishiki-dori in angolo con Honmachi-dori (o precedente) direzione Sakae, Nagoya – 2142Y in due.

NOTTE: Chisun Inn, 1-12-8 Noritake Nishiki-dori, Nagoya – 47€ (BB) su expedia; http://www.solarehotels.com/english/chisun/inn-nagoya/guestroom/detail.html.

giovedì 9 settembre 2010, NAGOYA – MATSUMOTO

La giornata è serena e il sole splende, qualche nuvola lontana, ma partiamo con l’animo leggero. Solo l’animo però, perchè le spalle sono ben cariche con tutti gli zainoni. Prima di arrivare a Matsumoto vogliamo percorrere un tratto dell’antica via postale Nakasendo, quello che collega le località di Magome e Tsumago. I luoghi non sono notissimi, i turisti sono più che altro locali, ma alla fine saremo contentissimi di averlo fatto. Per arrivarci da sud si prende il treno da Nagoya fino a Nakatsugawa, poi il bus fino a Magome (Kitaena Bus – 540Y a testa, http://www.japan-guide.com/bus/kiso.html). Il tratto di strada che collega Magome a Tsumago è un bel sentiero che si snoda per 7,7 km nei boschi e che conviene percorrere verso Tsumago, così da camminare per la maggior parte del tempo in discesa. Il trail in realtà è un’amena passeggiata di montagna senza grosse difficoltà, però il fardello che ci portiamo sulle spalle rende il tutto abbastanza impegnativo. Tanto più che a un certo punto superiamo alla mia maniera un gruppo di giapponesi – e fin qui niente di speciale – solo che questi non ci stanno e ci inseguono come assassini in fuga fino alla fine del sentiero. Ovviamente non posso farmi riprendere da quei segugi e sferzo la povera Sabrina per gli ultimi tre disperati chilometri. A parte la sfida, il percorso è molto bello e i due estremi sono location secondo noi imperdibili. Le consigliamo caldamente a tutti quelli che vogliono visitare queste zone. E’ proprio quello che cercavamo e che ci aspettavamo: tradizione, natura e poca gente. L’unico aspetto negativo è che in questi posti meno frequentati veramente non sanno una parola di inglese; però con un po’ di impegno e pazienza ci si arrangia.

Per raggiungere la stazioncina di Nagiso ci sarebbe un servizio di bus (una decina di corse al giorno), ma la guida parla di un chilometro di distanza e allora baldanzosi ci incamminiamo dopo aver mangiato ben due biscotti… Il problema è che il primo cartello segnaletico indica 3,5 km. E allora cosa vogliamo fare?! Non possiamo mica tornare indietro: l’ultimo bus buono è partito. Così ci concediamo il lusso di un’altra bellissima passeggiatina. Sempre con gli zainoni ovviamente. Non serve che descriva le condizioni di Sabrina all’arrivo a Nagiso. Per fortuna il traferimento in treno dura quasi due ore e riusciamo a recuperare le energie.

Sì, perchè non potrò mica andare a Matsumoto e non vedere il castello. Buttiamo i bagagli in hotel e via di corsa prima che faccia buio. Il castello è stupendo (indicato tra i quattro più belli del Giappone) e alla fine siamo contenti di averlo visto; davvero sarebbe stato un delitto perderlo (600Y a testa). Aspettiamo che faccia buio per vederlo anche illuminato. Giriamo ancora un pochino per vedere il quartiere caratteristico a ridosso del castello e un altro pochino (tanto ormai km in più km in meno…) per trovare il ristorante giusto. Alla fine, quasi per caso, scegliamo uno di quelli segnalato dalla Lonely e divoriamo una porzione di oden e una carpa cotta in salsa di miso. Tutto delizioso a poco prezzo, come al solito. La carpa è stata una novità: non l’avevo ancora provata. E poi non mi sono accorto che il menù proponeva larve di formica cotte in salsa di non so chè… Altrimenti non me le sarei certo lasciate scappare.

In hotel completo le note per il diario mentre Sabrina dorme priva di sensi ed energie; riposo meritatissimo. Sarà meglio che recuperi bene, perchè domattina c’è il bus che ci porta a Kamikochi, nel parco delle Alpi giapponesi, dove ho già individuato l’ambizioso traguardo da tagliare prima di sera.

PASTI: colazione in hotel; pranzo Family Market – 1150Y in due; cena Shizuka, vicino castello (Lonely pag.310), 4-10-8 Ote, Matsumoto – 1995Y in due;

NOTTE: Toyoko Inn, 2-1-23 Chuo, Matsumoto – 7140Y (BB); http://www.toyoko-inn.com/e_hotel/00102/index.html, matsumoto_ekimae_honmachi@wm.toyoko-inn.com.

venerdì 10 settembre 2010, MATSUMOTO – KAMIKOCHI

Per raggiungere le Alpi da Matsumoto non ci sono treni, ma un comodo servizio di bus (non coperto dal JRP). L’unica compagnia che effettua corse dirette è Alpico Bus (http://www.alpico.co.jp/), con un mezzo alle 8:50 e uno alle 10:25 (2400Y a testa). I biglietti non sono prenotabili online (almeno non dalla versione inglese del sito) e vanno acquistati direttamente alla biglietteria il giorno del viaggio: a noi è stata negata la possibilità di comprare i biglietti per il giorno seguente. In ogni caso non c’è da preoccuparsi e non esiste il pericolo di rimanere a piedi. Ci hanno spiegato che se proprio dovessero trovarsi con un mezzo pieno ed altra gente a terra, farebbero un bus supplementare. E comunque è difficile riempire un bus, visto che nel corridoio centrale hanno dei sedili aggiuntivi, proprio per i passeggeri dell’ultimo minuto. Per utilizzare al meglio gli autobus e i bus cittadini basta rispettare poche semplici regole pratiche: si sale dal fondo e si ritira il biglietto dall’apposita macchinetta (se non c’è significa che si paga una quota fissa per la corsa); il biglietto porta un numero che determinerà l’importo da pagare al momento di scendere alla propria fermata. Non si paga niente in anticipo. Il display luminoso in testa al mezzo indica la tariffa corrispondente a ciascun numero riportato sui biglietti: chi sale prima ha un numero più basso e paga di più, chi sale dopo ha numeri via via più alti, man mano che ci si avvicina al capolinea. Il pagamento va effettuato in contanti inserendo la cifra esatta nel “contenitore” di plastica sopra la macchinetta che si trova a sinistra del conducente. Le fessure che si vedono sul fianco servono a cambiare banconote con monete e non si utilizzano mai per pagare. L’eventuale cambio va fatto prima dell’arrivo, perché altrimenti si blocca la fila e si rallenta la discesa degli altri passeggeri, provocando uno scandaloso e inaccettabile ritardo di diversi secondi sulla tabella di marcia del bus.

A metà mattina siamo già al campeggio, carichi e vogliosi di attaccare le montagne, tanto che ci lanciamo subito nei boschi. L’obiettivo sarebbe quello di costeggiare il fiume seguendo il sentiero principale, anzi quello che ci sembra l’unico possibile, fino al secondo o terzo ponte. In realtà tutto il trail altro non è che una passeggiatina in piano nella selva e non solo ci spariamo tutti i ponti fino alla fine della vallata, ma ci concediamo anche un paio di laghetti e una sosta gelato. Insomma a metà pomeriggio siamo già nel nostro bungalow con 14 km sotto le scarpe. Non abbiamo neanche sudato. Roba da risveglio muscolare.

E poi tutti quei cartelli con il babbuino, non dare da mangiare alle scimmie, almeno se ne fosse vista una. Macchè…neanche l’ombra. E pensare che avevo messo dei biscotti sbriciolati nelle tasche di Sabrina… Secondo me le scimmie lassù non ci sono proprio. Un po’ delusi ristudiamo bene le mappe, ma non abbiamo sbagliato: è l’unica strada possibile; e domani sarebbe uguale dall’altra parte del fiume. No, non ci piace; così pianifichiamo una fuga anticipata per recuperare una mezza giornata. Non è che il posto sia brutto, anzi il paesaggio è carino, però appunto… È carino, non ci ha rapito come hanno fatto altri scenari di montagna. E soprattutto non ci sono la meraviglia e la sana devastante fatica che ci aspettavamo. Insomma non ci sentiamo di consigliare questa montagna ai viaggiatori amanti del trekking, se non a chi pensa di fare uno dei sentieri di 3-4-5 giorni: forse la parte più emozionante è là. Il camping che abbiamo scelto poi si rivela spartano, quasi troppo. Il bungalow è pulito, accettabile, con il cucinino dentro e il piccolo wc fuori; però le docce comuni non ci sono e se ci si vuole lavare si deve per forza utilizzare l’onsen, che costa 500 yen a testa. Eravamo pronti ad una sistemazione economica e semplice, ma pensavamo che nel camping almeno i servizi igienici fossero sempre compresi. Per fortuna il lavabo del cucinino può essere utilizzato nei modi più fantasiosi e inaspettati. L’acqua ovviamente è fredda, però se si mette sul fornello una pentolaccia per qualche minuto… Ecco che c’è anche l’acqua calda.

E non si pensi di andare a reclamare: quassù veramente nessuno – e dico nessuno – parla una sola parola di inglese. Neanche “ok” o “no good”. E non è uno scherzo. Alcune scritte sui cartelli segnaletici principali sono doppie, ma per il resto ci siamo arrangiati confrontando i kanji, come in un rompicapo della Settimana Enigmistica. E’ bello anche così, sicuramente un luogo poco battuto dal turismo non giapponese.

PASTI: colazione in hotel; pranzo al volo – 300Y in due; cena Campu-jo, Kamikochi – 2060Y in due.

NOTTE: Konashidaira Campu-jo, Kamikochi – 8500Y (B); http://www.itcj.jp/eng/420066, wirc@itcj.or.jp.

sabato 11 settembre 2010, KAMIKOCHI – TAKAYAMA

Lasciamo quindi Kamikochi col primo bus del mattino (dormito quasi dieci ore, visto che alle 20 si dorme già da un pezzo) in direzione Takayama. Non esiste un bus diretto che collega Kamikochi a Takayama: bisogna per forza scendere e cambiare bus a Hirayu Onsen. La compagnia che fornisce il servizio più completo ci è sembrata Nohi Bus (http://www.nouhibus.co.jp/english/, Kamikochi – Hirayu Onsen, circa 30 minuti, 1400Y a testa; Hirayu Onsen – Takayama, circa 60 minuti, 2400Y a testa). In pratica guadagnamo mezza giornata sulla tabella di marcia arrivando a Takayama prima delle 10, cosa che ci permette di lasciare i bagagli in un armadietto alla stazione per andare direttamente a Shirakawa-go, prevista invece per domani (Nohi Bus, circa 60 minuti – 4300Y a testa, andata e ritorno). La gita a Shirakawa-go è bellissima, da consigliare a tutti, praticamente un must.

Si arriva al parcheggio dei bus e conviene prendere subito una mappa al centro informazioni, da cui poi si procede a piedi lungo la stradina che attraversa il paese. La particolarità del sito sono le case tradizionali della campagna giapponese, costruite in legno con il tetto di paglia, immerse in uno scenario favoloso, tra boschi, prati fioriti e laghetti con carpe e ninfee. La giornata è splendida e la passeggiata è godibilissima. Esistono alcune case adibite a museo ed altre cui si può accedere pagando un biglietto; è consigliabile arrivare fino al punto panoramico in cima alla salita per godersi lo spettacolo della verde vallata punteggiata di casette. Più di una volta ci troviamo a commentare la realtà paragonandola alle immagini dei cartoni animati che ci hanno accompagnato durante tutta la nostra infanzia. A costo di risultare noiosi consigliamo a tutti questa bellissima escursione. Va detto che Shirakawa-go è raggiungibile in giornata anche da Kanazawa e volendo c’è anche la possibilità di fare nello stesso giorno Takayama-Shirakawago-Kanazawa.

Alle 15 siamo già a Takayama e in breve troviamo la nostra sistemazione per la notte. Il nome Zenko-ji Temple pensavamo si riferisse all’antica funzione religiosa della struttura, invece è un vero tempio! Tutto bello e pulito, tutto “antico”, tutto silenzio, le porte di carta e i corridoi stretti che si affacciano sul giardinetto interno. Una sistemazione bellissima e molto particolare, oltre che molto economica. L’unico difetto è il bagno condiviso, ma ci sono così pochi ospiti che per fare la doccia non abbiamo neanche dovuto chiedere il permesso. Il personale addetto ai turisti è gentilissimo e in grado di parlare un ottimo inglese, c’è la connessione wi-fi e la stessa posizione del tempio è comoda perché permette di raggiungere a piedi sia la stazione che la zona centrale. La cittadina non è certo stupenda, ma le vie centrali sono carinissime e fiancheggiate da negozi e ristoranti, inseriti in un contesto di architettura tradizionale decisamente gradevole.

PASTI: colazione Market Campu-jo – 760Y in due; pranzo al volo a Shirakawa-go – 420Y in due; cena ristorante su via principale, Takayama – 2200Y in due.

NOTTE: Zenko-ji Temple Inn, Hachiken-machi, Takayama – 6000Y (B);

domenica 12 settembre 2010, TAKAYAMA – KANAZAWA

Sfruttiamo ancora l’anticipo dei giorni passati e ci permettiamo di lasciare Takayama col treno delle 7:45 per Kanazawa. Attenzione perché occorre cambiare a Inotani e Toyama: nessuna difficoltà, ma meglio verificare gli orari e le coincidenze presso la biglietteria della stazione. L’attrazione principale di Kanazawa è senza dubbio il Kenroku-en (http://www.japan-guide.com/ – 300Y a testa), un vasto giardino in stile tipicamente giapponese che si trova a fianco del castello, anch’esso meritevole di qualche foto. Il Kenroku-en è un bel parco-giardino, ma il cielo quasi sempre coperto non ha permesso ai suoi colori di accendersi come avremmo voluto. Però meglio così che la pioggia di Kamakura. In generale la città ci è piaciuta, non solo per le sue singolarità, ma soprattutto per la gradevole atmosfera che vi si respira: le vie centrali dello shopping, il quartiere dei samurai, tutte piccole cose che insieme completano un quadro molto interessante. Va detto che tutti i principali punti di interesse sono raggiungibili a piedi, soprattutto se si sceglie un hotel in posizione strategica tra la stazione e il castello. Esiste anche un servizio di autobus (Kanazawa Loop Bus, http://www.japan-guide.com/e/e4208.html) che effettua corse regolari e soste in corrispondenza delle principali attrazioni. Se però come noi si è disposti a fare quattro passi a piedi si può anche evitare di utilizzarlo per godersi la città passeggiando. Proprio passeggiando davanti all’hotel troviamo un ristorantino che ci ispira fiducia e che ci ripaga ampiamente con una cena regale a base di polpettine di polpo, risotto al granchio, raviolini al vapore e pork-steak con patatine più gelato super-deluxe. Una delle migliori di tutto il viaggio.

PASTI: colazione market – 650Y in due; pranzo market – 500Y in due; cena al sacco, Kanazawa – 2530Y in due.

NOTTE: Hotel Hinodeya, 2-17-25 Honmachi, Kanazawa – 7000Y (B);http://www.hotelhinodeya.com.

lunedì 13 settembre 2010, KANAZAWA – HIKONE – KYOTO

Ormai veleggiamo con quasi mezza giornata di anticipo e alle 7:48 siamo già sul treno per Kyoto. Prima però abbiamo programmato la sosta a Hikone, più o meno a metà strada, per vedere il castello, uno dei quattro principali di tutto il Giappone (http://www.japan-guide.com/e/e7001.html – 600Y a testa, più altri 400Y a testa per il museo). Per raggiungere Hikone si deve scendere a Maibara e qui prendere un trenino locale (5 minuti). Adagiata sulle rive del lago Biwa-ko, Hikone è molto graziosa ed il castello non sarà imponente come quello di Matsumoto e nemmeno spettacolare come quello di Himeji, però è veramente bello. La fortezza è tutta visitabile: la struttura principale, una torretta laterale, la corte, il bel giardino e c’è pure un piccolo interessante museo. Dai piani superiori si vede anche il lago sullo sfondo e alla fine tutta la deviazione ci ha portato via non più di due ore. Secondo noi, se c’è tempo, merita di essere visto, se non altro per interporre una tappa un po’ diversa e particolare tra giorni inevitabilmente molto simili. Anche il meteo sembra approvare la sosta perché, dopo una notte di pioggia battente a Kanazawa e due ore di trasferimento con nuvole e pioggia, il cielo si apre miracolosamente proprio mentre varchiamo la soglia del castello e si richiude nero subito dopo che ne usciamo.

Per raggiungere Kyoto si può tornare a Maibara e da lì prendere il treno super-veloce, oppure prendere il treno rapido direttamente da Hikone: le scelte sono più o meno equivalenti, perché il guadagno di tempo del treno veloce si annulla con lo spostamento e il cambio. E allora via verso Kyoto, capitale di tutti i viaggiatori “giapponesi”, per il gran finale, o meglio… per la seconda metà della vacanza. Il primo impatto con la città è inevitabilmente legato alla grandiosità della stazione centrale: undici piani di negozi, ristoranti e treni che fanno un po’ perdere il senso dello spazio e del tempo. Una piccola nota sulle stazioni giapponesi: sono luoghi “positivi”, sono poli organizzati e gestiti per la migliore accoglienza ai viaggiatori, locali e non. Viaggiatori non solo intesi come turisti, ma anche privati cittadini e pendolari. Le stazioni non sono, come spesso capita dalle nostre parti, luoghi degradati, pericolosi e da abbandonare il prima possibile, ma sono complessi da vivere, nelle cui vicinanze (se non addirittura al cui interno) si trovano i migliori hotel e ristoranti. Le stazioni stesse sono esempi di ordine, funzionalità e pulizia. Proprio come in Italia.

Alle 14 siamo già in cammino verso l’hotel: check-in, bagagli sul letto, doccia rapida e via che si riparte. Raggiungiamo a piedi la zona di Pontocho e l’adiacente area commerciale di Teramachi: bello, molto bello. Soprattutto l’atmosfera di Pontocho ci spinge quasi a procedere in punta di piedi, senza far rumore, come per rispettare qualcosa che è tutt’attorno. Senza esagerare con la poesia, la zona ci è piaciuta molto. Abbiamo addirittura trovato delle splendide palle di Natale per il nostro albero multietnico. A dire la verità sarebbero statuine/campanelline delle divinità protettrici da appendere chissà dove, però sono tondeggianti, sono in ceramica, hanno la cordicina in testa… Per noi sono palle di Natale. Domani inizieremo il gran tour dei templi. Ci aspettiamo molto da Kyoto e siamo sicuri che non ci deluderà.

PASTI: colazione market – 494Y in due; pranzo Mc.Donald’s, stazione Hikone – 1260Y in due; cena ristorante catena Sakura, zona Pontocho, Kyoto – 1080Y in due.

NOTTE: Econo Inn, 67 Hirai-cho Kawaramachi, Kyoto– 6670Y (B); http://www.econo-inn-kyoto.com/en/rate.html

martedì 14 settembre 2010, KYOTO

E infatti non ci delude. Il tempo è decisamente variabile: non piove, ma le zone coperte da nuvole nere prevalgono sugli spazi azzurri. Decidiamo di sfruttare quel poco di sole che c’è per andare al Padiglione d’oro (Kinkaku-ji) in autobus. Bellissimo. Veramente un must imperdibile. Per raggiungere la zona del Padiglione d’oro si può utilizzare il bus 205 (220Y a testa per ogni corsa, indipendentemente dal numero di fermate), che collega la maggior parte delle aree più turistiche. L’ingresso costa 400Y a persona e la visita comprende non solo il tempio vero e proprio (solo esterno), ma anche i circostanti vastissimi giardini (http://www.japan-guide.com/e/e3908.html). Siamo un po’ fuori mano rispetto al centro e allora già che ci siamo visitiamo anche il Ryoan-ji (bus 59, ma ci si arriverebbe anche a piedi), con il suo bel giardino zen di pietra (500Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3909.html).

Poi col bus 10 attraversiamo una parte di città per andare al castello Nijo (600Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3918.html), anche lui niente male: visita dentro e fuori con buona soddisfazione. Poi, già che siamo lì… Facciamo due passi verso il palazzo imperiale, ma scopriamo che le visite guidate sono finite per oggi, quindi ci accontentiamo di un giro per i giardinetti. E allora diciamo, già che siamo qui andiamo a piedi al Manga Museum (500Y a testa, http://www.kyotomm.jp/english/). Una delizia per gli appassionati come noi. In realtà il Manga Museum è più una biblioteca che uno shop, però riusciamo a venirne fuori con una tendina di Mazinga Z. Dove la metteremo non lo sappiamo, però non potevamo mica lasciarla lì. E pensare che ci siamo trattenuti: ce n’era una di Rocky Joe e un’altra dell’Uomo tigre… Un delitto lasciarle. Modellini di Ken il guerriero, di Goldrake con l’alabarda spaziale, di Toy Story… Bello bello. Ma soprattutto ci è piaciuto immergerci nella realtà giapponese: pieno di gente di ogni età, senza prevalenza di un sesso sull’altro, tutti a leggere e a sfogliare manga piccoli, grandi, sottili o grossi come enciclopedie. A volte viene da dire che i giapponesi si vestono e si atteggiano come i personaggi dei manga, ma forse sono i manga che rappresentano i giapponesi stessi. E’ una riflessione che forse non porterà a nessuna risposta perchè sembra un po’ come la storia dell’uovo e della gallina. Il fatto è che la cultura del manga è indissolubilmente legata a quella locale e che il mondo dei fumetti dipinge quello reale e viceversa, senza che si possa distinguere dove finisce l’uno e inizia l’altro. E già che eravamo qui, ci siamo detti: torniamo a Pontocho a piedi, tanto è vicino. E poi, una volta arrivati a Pontocho, ci siamo detti: già che siamo qui, passiamo da Gion prima di rientrare all’hotel. Insomma alla fine ci siamo girati mezza città, tanto era tutto vicino. A Gion abbiamo anche visto un paio di geishe, però da lontano senza poter scattare foto.

PASTI: colazione Market – 480Y in due; pranzo nel castello Nijo – 540Y in due; cena Sukiya, zona Teramachi, Kyoto – 970Y in due.

NOTTE: Econo Inn, 67 Hirai-cho Kawaramachi, Kyoto – 6670Y (B); http://www.econo-inn-kyoto.com/en/rate.html

mercoledì 15 settembre 2010, KYOTO

Ancora una giornatona a Kyoto e ancora questo tempo instabile. Per farla breve, ci siamo macinati a piedi la strada dal Padiglione d’argento alla stazione. In mezzo ci abbiamo messo tutti i templi, la passeggiata del filosofo e un’altra volta Gion. Ma soprattutto, proprio a metà strada, abbiamo trovato la risposta a tutto: Kyoto Handicraft Center (http://www.kyotohandicraftcenter.com/index.html). Potrei anche non aggiungere più niente, dico solo che ho liberato Sabrina al piano terra e l’ho ritrovata al settimo che sgattaiolava tra una corsia e l’altra con le borse di plastica in entrambe le braccia. Questo per mia sorella, questo per la tua, questo per i tuoi, questo per la mia amica, questo per il tuo collega… Ci credete che per me non c’era niente?! Aah no, qualcosa c’era…”guarda, ho preso una bambolina kokeshi!”. E infatti ero subito più sereno. Il piano terra è quasi tutto occupato da articoli “samurai” ed io mi ero innamorato della spada del ninja. Poi il fato mi è venuto in soccorso sotto forma di commessa giapponese venuta in Italia a studiare l’italiano e per simpatia, rischiando la morte per decapitazione, mi ha detto che se costava poco un motivo c’era. Insomma mi ha fatto capire che se non ci vuole un mutuo per comprarla è robaccia. E allora l’ho lasciata lì con un pezzo di cuore. Mi ha anche proposto un vero shuriken, anzi…quasi vero – ha detto – per soli 87 euro. Ovviamente ho lasciato lì anche quello. A parte l’abbuffata di souvenir (vale senza dubbio la pena farci un salto) la giornata ci è piaciuta e la visita ai templi è stata molto interessante. Soprattutto citiamo i primi, tra cui imperdibile il Ginkaku-ji (Padiglione d’argento, 500Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3907.html): seppur incompleto a causa del mai terminato rivestimento in argento, il tempio conserva tutto il suo fascino. La stessa passeggiata del filosofo è una piacevole camminata lungo il canaletto, sotto gli alberi, che collega templi meno importanti fino ai dintorni del Nanzen-ji (300Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3905.html). A breve distanza ci sono il Shoren-in (500Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3954.html) e il Chion-in (gratis, http://www.japan-guide.com/e/e3928.html), entrambi da non perdere. Infine, proseguendo ancora verso la stazione, si incontrano il celeberrimo Kodai-ji (600Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3927.html) e il Kiyomizu-dera (300Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3901.html). Quest’ ultimo è una delle strutture che ci ha impressionato di più: costruito su altissime palafitte, il tempio sorge in posizione elevata e regala una splendida vista di tutta la città. In una della sue aree interne sono posizionate le “pietre dell’amore”, proprio di fronte al Jishu Shrine, dedicato alle divinità dell’amore. Si dice che chi riesce a percorrere il breve tratto tra le due pietre ad occhi chiusi abbia poi fortuna in amore. Neanche a dirlo, il tempio è pieno di teenager. E… neanche a dirlo, usciamo dal tempio godendo di un’allegra pioggerella che dopo cena, giusto per accompagnarci all’hotel, diventa quasi sfacciata. Ma ormai dopo Kamakura siamo praticamente anfibi e certo non ci spaventiamo per così poco.Ceniamo in stazione al piano dedicato ai ristoranti di ramen, in un localino tra i più invitanti, con la macchinetta per le ordinazioni all’esterno e pieno di giapponesi. Ormai siamo esperti e selezioniamo i piatti senza esitazioni, il locale è accogliente e le porzioni molto abbondanti, tanto che quasi fatichiamo a finire la nostra tazzona.

PASTI: colazione Market – 493Y in due; pranzo Family Market – 850Y in due; cena ristorante ramen stazione, Kyoto – 2000Y in due.

NOTTE: Econo Inn, 67 Hirai-cho Kawaramachi, Kyoto – 6670Y (B); http://www.econo-inn-kyoto.com/en/rate.html.

giovedì 16 settembre 2010, KYOTO (NARA)

Le tante attrazioni visitate ieri ci hanno lasciato la giornata molto più libera del previsto, così decidiamo di anticipare la visita di Nara. Inizialmente l’idea era quella di partire da Kyoto per Nara, fare la visita e poi andare da lì direttamente ad Osaka, senza dover perdere tempo per tornare indietro. Non l’abbiamo fatto, ma resta un’ottima alternativa per chi desidera o deve recuperare tempo.

Ci svegliamo quindi con la voglia di guadagnare ore per Osaka, ma è il tempo che ci strappa le prime imprecazioni: tutto nero da tempesta. Ci risiamo, penso io… Però dico “dai, andiamo a Nara…vedi laggiù che si apre…”. Seee… Al massimo si apre per far scendere i secchi dell’acqua. Insomma, partiamo che piove e arriviamo che piove. Però poco poco. Per fortuna smette quasi subito, ma il cielo rimane chiuso nel suo grigiore. Nara è comunque bella, molto bella, e i cervi nel parco sono un’attrazione da non trascurare. Ovviamente impazziamo e non ce ne andiamo finchè non li abbiamo toccati tutti. Anche i templi sono notevoli, in particolare ci è piaciuto il Kasuga Taisha, lassù sulla collina in mezzo al bosco. Prima di arrivarci completiamo il giro classico, partendo a piedi dalla stazione JR lungo la Sanjo-dori. Si può procedere dritto fino alla pagoda a cinque piani e poi deviare a sinistra verso il Todai-ji (500Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e4100.html), assolutamente imperdibile sia per le strutture principali che per il bellissimo daibutsu al suo interno. Non c’è rischio di sbagliare perché le indicazioni sono frequenti e chiare. Nessun problema neanche per risalire il fianco della collina verso il Kasuga Taisha (gratis l’esterno, 500Y l’interno, http://www.japan-guide.com/e/e4102.html), di cui visitiamo solo la parte esterna. Proprio una gran bella gita. Nel frattempo le condizioni meteo migliorano e concludiamo la visita sotto un sole splendente. Rientrando verso la stazione non perdiamo troppo tempo con i cervi, anche se attiro Sabrina in una trappola mortale: “tieni – le dico – ho comprato i biscottini per loro; tienili in mano… Vedrai come vengono”. Detto e fatto: in un secondo è stata letteralmente assalita da una decina di quei pericolosissimi predatori e… Che figure mi fa fare… Ha gettato in aria 150 yen di biscotti ed è scappata via come se fosse stata circondata da un branco di babbuini inferociti. E io che ero pronto con la fotocamera, non ho neanche fatto in tempo ad accenderla.

Sulla via del ritorno ci siamo voluti fermare a Uji, che ci eravamo segnati come tappa opzionale per il Byodo-in (600Y a testa, http://www.japan-guide.com/e/e3923.html). Una bellissima sorpresa. Se c’è tempo secondo noi bisogna impiegare un paio d’ore e fermarsi. Attenzione: per scendere a Uji occorre prendere il trenino meno veloce, perché quello rapido per Kyoto non si ferma. La stazioncina, il paesello, il tempio stesso, rappresentano una piacevolissima sosta e un affresco di un Giappone un po’ meno caotico e più rilassato. Il tempio poi rimarrà uno dei più belli di tutto il viaggio, se non addirittura il numero uno. Si raggiunge comodamente a piedi in pochi minuti dalla stazione, fuori dalla quale c’è anche l’ufficio turistico dove prendere una bella mappa della cittadina. La struttra sorge su una specie di isolotto al centro di un laghetto, circondato da un bellissimo giardino: una manna per gli appassionati di fotografia.

Sempre sulla stessa linea, a breve distanza da Kyoto, si incontra il più famoso Fushimi Inari Taisha, un complesso sacro caratterizzato da un lungo sentiero sovrastato da migliaia di tori rossi (ingresso gratis, http://www.japan-guide.com/e/e3915.html). Lo scenario è molto suggestivo, la passeggiata potrebbe essere lunga, ma se ne può completare anche solo una parte per avere un’ottima panoramica. Tutto molto bello, ma ad essere sinceri è uno di quei luoghi che forse fa più effetto in fotografia che dal vivo. Resta comunque un bel sito da non perdere.

E’ ormai il tramonto e non possiamo far altro che rientrare a Kyoto. Abbiamo ormai definitivamente abbandonato l’idea di visitare il Palazzo Imperiale anche perché così facendo la giornata di domani potrà essere occupata da una più completa visita di Osaka, dove ci aspetta lo squalo balena e, a questo punto, anche qualche altra cosina. Per cena decidiamo di provare l’okonomiyaki, una delle specialità che ancora ci mancano. Troviamo un ottimo ristorante nella zona tra Pontocho e Gion, sulla stradina tagliata dal canaletto. I tavoli hanno al centro una piastra metallica che viene scaldata e sulla quale vengono cucinati i piatti. L’okonomiyaki, letteralmente “quello che ti piace”, altro non è che una frittatona a base di cavolo con infinite possibilità di aggiunte: gamberetti, carne, verdure, ecc… tutto quello che piace appunto. Che dire… una delizia indescrivibile; tanto che Sabrina, inizialmente “spaventata” dalla novità culinaria, prima ancora di finire di divorare il suo pasto, mi dice “e se ne prendessimo un altro da dividere in due?”.

PASTI: colazione Market – 640Y in due; pranzo Market – 851Y in due; cena okonomiyaki zona Gion, Kyoto – 2360Y in due;

NOTTE: Econo Inn, 67 Hirai-cho Kawaramachi, Kyoto – 6670Y (B); http://www.econo-inn-kyoto.com/en/rate.html.

venerdì 17 settembre 2010, KYOTO – OSAKA

E alla fine siamo riusciti a farci tutta Osaka. Partiamo prestino, come al solito, e prestino arriviamo: passaggio veloce all’hotel, in zona Hommachi, e poi via al castello (600Y a testa, http://www.osakacastle.net/english/). Non è il castello più spettacolare del mondo, ma a noi è piaciuto, così come abbiamo apprezzato l’allestimento del museo al suo interno. Anche la zona circostante non è male e ben si presta ad una passeggiatina o ad una sosta rilassata per mangiare qualcosa. Tanto più che il piazzale antistante l’ingresso è pieno di stand gastronomici, che ovviamente all’uscita abbiamo assaltato. La visita richiede un’oretta e può essere inserita tranquillamente anche in una permanenza breve in città.

I siti principali sono tutti comodamente raggiungibili con la metro locale, esclusa dal JRP e anche, naturalmente, dalla SUICA: si possono acquistare i biglietti singoli, ma se si devono fare tre o quattro spostamenti conviene pagare i 600 yen per il biglietto giornaliero. Attenzione perché il pass giornaliero non si fa alle macchinette automatiche e non è tanto pubblicizzato, quindi va esplicitamente richiesto al personale della biglietteria.

Il must della nostra giornata è l’acquario (2000Y a testa, http://www.kaiyukan.com/language/italian/), dove ci aspetta lo squalo balena. Siamo molto eccitati dalla possibilità di vedere, seppur in cattività, una creatura che difficilmente riusciremo ad ammirare nel suo habitat naturale. In realtà di squali balena ce ne sono due, ma sono poco più che cuccioli: lunghi circa cinque metri e confinati (si fa per dire) in una vascona piena di altri ospiti giganti. Chissà cosa pensavamo di trovare. Resta un giudizio molto positivo sull’acquario e sulle sue attrazioni, una visita piacevolissima che per gli appassionati risulta quasi imperdibile, non fosse altro che per trascorrere un paio d’ore in maniera un po’ diversa. Tralasciamo la ruota panoramica e ci dirigiamo verso l’Umeda Sky Building, simbolo architettonico della moderna Osaka. Il palazzone futuristico si trova nella zona amministrativa subito a nord della stazione Osaka e si raggiunge percorrendo il lungo sottopassaggio dietro al grande edificio commerciale Yodobashi. Non è immediato orientarsi all’uscita della grande stazione, ma basta posizionarsi sul marciapiede con la cartina aperta e in pochi minuti qualcuno verrà a chiedere “can I help you?!”. E’ possibile salire utilizzando uno degli ascensori panoramici, ma il nostro tempo è sempre tiranno e ci accontentiamo di ammirarlo dal basso.

Il pomeriggio volge al termine, così ci spostiamo verso la stazione di Namba, da cui è facile raggiungere la zona turistico-commerciale di Dotonbori. Le vie della movida sono sostanzialmente due: la famosissima Dotonbori, appunto, e la lunghissima via coperta Shinsaibashi-suji (http://www.japan-guide.com/e/e4001.html). Ristoranti, negozi, gente…tanta gente, un’ umanità rumorosa e “diversa”; giovani, adulti, uomini e donne, eccentrici e classici, elegantoni e personaggi dei fumetti: vale la pena trascorrere una serata qui solo per immergersi in questa folla così partcolare, così… giapponese. Inutile dirlo, a Dotonbori sono stato costretto a cercare un altro ristorante specializzato in okonomiyaki per un’altra ottima cena.

PASTI: colazione Market – 640Y in due; pranzo al castello, Osaka – 960Y in due; cena ristorante accanto a Chibo (Lonely pag.427) Dotonbori, Osaka – 1837Y + 700Y in due.

NOTTE: Chisun Inn Honmachi, 2-3-8 Hakurou-cho, Osaka – 43€ (B) su expedia; http://www.solarehotels.com/english/chisun/inn-osaka-hommachi/guestroom/detail.html.

sabato 18 settembre 2010, OSAKA – HIROSHIMA – MIYAJIMA

Giornata di sole splendente e cielo azzurro: perfetta come ultimo giorno prima del rientro finale a Tokyo di domani. Lo shinkansen ci porta a Hiroshima, all’estremità sud-occidentale dell’isola di Honshu. Non ci dilunghiamo nella descrizione delle tristi, arcinote attrattive della città, ma ci sembra doveroso e inevitabile lasciare uno spunto di riflessione. Abbiamo trovato un museo-testimonianza (50Y a testa, http://www.pcf.city.hiroshima.jp/index_e2.html ricchissimo di foto, descrizioni, oggetti, racconti, video, ma non abbiamo trovato alcun giudizio, non una lacrima ostentata, nessuna autocommiserazione: solo una chiara e puntuale narrazione dei fatti e della storia. Non abbiamo percepito l’intenzione di processare e nemmeno toni di accusa, ma solo la sentita tristezza della schiacciante realtà. Avevamo provato a comprendere i principi fondamentali della religiosità giapponese e un po’ ci chiedevamo in cosa consistesse l’assenza del giudizio, la mancanza della “nostra” cocciuta ricerca di bene e male, giusto e sbagliato, colpevole e innocente. Ci chiedevamo come la realtà potesse essere percepita oggettivamente, senza le etichette dei pregiudizi che siamo così bravi ad attaccare alle cose e alle persone; ci chiedevamo come fosse possibile staccarsi dal giudizio parziale delle proprie convinzioni. E’ stata questa l’occasione in cui abbiamo trovato le risposte più illuminanti. Chiediamoci: come sarebbe stato allestito lo stesso museo in Italia e quale messaggio avrebbe trasmesso? Rientriamo alla stazione JR di Hiroshima ripercorrendo a piedi la stessa strada fatta all’andata. Esiste un servizio di bus navetta che collega il Peace Memorial Park alla stazione, ma ci sentiamo di consigliare una bella passeggiata a piedi per farsi un’idea un po’ più ampia della città.

Per raggiungere l’isola di Miyajima si deve prendere il trenino fino alla stazione Miyajimaguchi e da lì il comodo traghetto (10 minuti, compreso nel JRP) per l’isola. Ci sono numerosi traghetti di diverse compagnie, ma bisogna cercare solo quello con l’insegna JR, comunque ottimamente segnalato al molo: quasi impossibile sbagliare. Miyajima è bella, bellissima. Un’isola piccola, ma ricca di fascino, con i cervi che girano liberi per le strade ed il magnifico torii rosso dell’Itsukushiuma-jinja (300Y a testa, http://www.miyajima.or.jp/english/spot/spot_itsukushima.html). Il torii galleggiante è senz’altro la principale attrattiva del luogo, ma è tutta l’atmosfera che fa di questa tappa un must per chiunque si trovi a passare da qui. Il torii rosso si vede benissimo anche senza entrare nel tempio, ma per camminarci sotto occorre pagare l’ingresso. Conviene passare subito all’entrata per prendere visione degli orari delle maree, così da programmare una visita con l’alta ed una con la bassa marea. Sembra una cosa poco importante, ma i due scenari sono completamente diversi e meritano la doppia foto, anche se secondo noi vederlo emergere dal mare è molto più suggestivo. Facendo tesoro dei rimpianti di molti viaggiatori, abbiamo deciso di trascorrere la notte sull’isola, anche se i prezzi degli hote sono un po’ più alti rispetto alla media. La scelta è stata ottima, perchè godersi la calma e la pace di Miyajima dopo che tutti se ne sono andati non ha prezzo. Anche la nostra ryokan ci ha soddisfatto pienamente, tanto che la consideriamo la migliore sistemazione di tutto il viaggio. Dopo una passeggiata sul lungomare e la visita al tempio, ci perdiamo nella stradina dei ristoranti e dei negozi a caccia di qualcuno che ci faccia provare la specialità del luogo: le ostriche. Troviamo un ottimo ristorante con le pareti dell’ingresso piene d’acqua e di fili di molluschi vivi. Ci servono ostriche grigliate e ostriche fritte, entrambe deliziose, anche se quelle impanate sono veramente speciali. Occorre solo prestare attenzione all’orario perché alle cinque di sera, con gli ultimi turisti in partenza, chiudono quasi tutti i locali.

PASTI: colazione Starbucks, stazione Nagahoribashi, Osaka – 1180Y in due; pranzo Mc.Donald’s, Hiroshima – 880Y in due; cena ostriche Yakigaki No Hayashi, Miyajima – 2650Y + 520Y in due;

NOTTE: Jamaichi-Bekkan, 739-0504 Miya-jima-cho, Hatsukaichi-shi, Miyajima – 13650Y (B); http://yamaichibekkan.com/.

domenica 19 settembre 2010, MIYAJIMA –TOKYO

Ci svegliamo a Miyajima e non c’è nessuno o quasi, cosa che ci consente di godere della calma dell’isola prima dell’arrivo delle folle, tanto più che oggi è domenica. Fedeli alle nostre sane abitudini, poco dopo le otto siamo già alla funicolare che dovrebbe portarci sulla cima del Monte Misen ma, mia mancanza, scopriamo che apre solo alle nove. E allora che si fa? Sabrina inizia già a dire petulante “…e cosa facciamo qui fino alle nove?”. E allora io col cuore in mano le faccio un altro grande regalo: si va su a piedi! La strada non è lunga però in effetti è un po’ ripidina e anche se è presto e siamo all’ombra… Si suda. Però, l’ha detto lei, non potevamo mica star lì tutto quel tempo a far niente. In cima si trova il Daisho-in con una bella terrazza che regala una panoramica a 360 gradi di tutta l’isola e della costa di Hiroshima. L’ascesa a piedi dalla parte della funicolare (superando l’Iwaso Ryokan e la Pagoda a cinque piani) richiede circa un’ora e conduce poco più avanti dell’arrivo della funicolare stessa. Va detto che la comodità della salita in cabina è relativa, in quanto una volta arrivati si deve comunque affrontare a piedi l’ultimo ripido tratto fino al tempio; in più è anche clamorosamente costosa, perché mille yen secondo noi non valgono due passi e un po’ di sudore nel bosco. Arriviamo quindi all’osservatorio e lì il mio regalo si completa: torniamo giù a piedi dall’altro versante della montagna, così la signora si gode la natura di entrambe le parti. Sapeste com’è stata contenta e grata! In meno di un’ora siamo nuovamente al livello del mare dalla parte del torii rosso, cui scattiamo altre decine di foto, stavolta con la bassa marea. La permanenza a Miyajima volge al termine e ci concediamo, anche come premio per la passeggiatina, un ottimo pranzo tra i negozietti a base di spiedini di pesce e polpettine di verdure: consigliamo sopra tutti quelli con bacon e formaggio.

In dieci minuti passati a parlare di trasporti con un simpatico giapponese, curioso di fare la nostra conoscenza, il traghetto delle 12:25 ci riporta sulla terraferma e presto siamo di nuovo alla stazione JR di Hiroshima per prendere l’ultimo shinkansen, quello che in circa cinque ore ci riporterà a Tokyo (occorre cambiare treno a metà percorso). Quando arriviamo alla stazione di Ochanomizu è buio da un pezzo e non abbiamo più il tempo e le energie di gironzolare tra le vie dei ristoranti di Ueno, così ci affidiamo alla rassicurante M gialla vicino all’hotel per la nostra ultima cena giapponese.

PASTI: colazione Market – 540Y in due; pranzo spiedini misti, Miyajima – 1850Y in due; cena Mc.Donald’s vicino hotel, Tokyo – 1530Y in due.

NOTTE: Edoya Ryokan, 3-20-3 Yushima, Bunkyo-ku, Tokyo (Ueno) – 8540Y (BB); reserve@hoteledoya.com.

lunedì 20 settembre 2010, TOKYO – ITALIA (arrivo martedì 21)

Tokyo ci saluta prima con il cielo coperto e poi con un po’ di leggera pioggerella. Potremmo cercare nuovi quartieri da visitare, altri templi più o meno importanti, ma ci sentiamo sazi e non desideriamo correre anche l’ultimo giorno in cerca di qualcosa che comunque non ci manca, così occupiamo la mattina allo zoo di Ueno (600Y a testa, http://www.tokyo-zoo.net/english/). Non è il genere di cattività che di solito ci piace osservare, però trascorriamo alcune piacevolissime ore prima del volo che ci riporterà a casa.

Finisce così una bellissima vacanza, un’avventura con grandi emozioni e tante belle scoperte, molta strada a piedi e tanti treni. Un’immersione totale in una realtà tanto diversa dalla nostra che alla fine ci sembra quasi familiare, un assaggio di vita giapponese che ce ne fa subito sentire la nostalgia, una fantastica escursione in una cultura gonfia di aspetti che vorremmo fare nostri, di cui vorremmo fare tesoro per essere più educati, più civili, più rispettosi e, in generale, più ricchi. Siamo contentissimi di avere scelto il Giappone e saremmo pronti a tornarci per completarne la visita. Un paese oggettivamente complicato in cui si incontrano concrete e oggettive difficoltà linguistiche, in cui non esiste alcun pericolo reale ed in cui si sta bene, molto bene. Non resterà nei nostri ricordi come il viaggio più bello in assoluto, non sarà il viaggio in cui abbiamo visto le meraviglie più straordinarie, ma sarà sempre una delle memorie più ricorrenti e piacevoli di cui parlare la sera prima di dormire.

PASTI: colazione in hotel; pranzo Ueno zoo – 950Y in due; cena in volo.

NOTTE: in volo.

Se siete curiosi di vedere tutte le foto potete seguire questo link: http://www.chilometrocentoquattro.com/foto/album/giappone/GIAPPONE/index.html

Per qualunque informazione non esitate a scriverci: alessandro_ugolini@libero.it



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