Gli oracoli degli dei
Alcuni tratti della strada sono allagati e le raffiche di vento hanno abbattuto lungo il percorso diversi rami degli alberi, ma riusciamo a raggiugere il nostro albergo situato proprio ai piedi delle rovine mentre la furia degli elementi sembra essersi finalmente placata.
Scorgiamo sul promontorio le colonne illuminate del grande tempio di Poseidone… è ormai notte e l’atmosfera tranquilla lascia già presagire il sole splendente della mattina successiva.
Un breve sentiero in salita dalla spiaggia ci permette di raggiungere il sito archeologico nelle prime ore del mattino e ci ritroviamo soli al cospetto dell’Egeo e delle candide colonne del tempio.
Capo Sounion, luogo magico di suggestioni e di miti, inaugura il nostro nuovo viaggio in terra ellenica alla riscoperta dei siti storici di epoca classica e di mistiche atmosfere orientaliste.
Le sedici superstiti colonne del tempio in stile dorico, si ergono maestose sul promontorio dal quale spazia una superba vista sul mare e le isole vicine.
Si pensa che il grande tempio di Poseidone sia stato realizzato dallo stesso architetto che in epoca classica costruì il tempio di Efesto nell’agorà Atene, tuttavia gli elementi atmosferici ed i terremoti non hanno garantito al monumento un analogo stato di conservazione: rocchi di colonne sono rotolati giù nella scogliera, altri giacciono ai piedi del grande basamento.
Lord Byron rimase talmente affascinato da questo luogo da incidere la propria firma su una colonna, a memoria imperitura del suo passaggio…
Più in basso, rimangono tracce delle fortificazioni e del basamento del tempio di Athena.
Mentre i torpedoni scaricano gruppi sempre più consistenti di turisti, ci dirigiamo a nord verso la regione della Focide.
Nei pressi del Parnaso, sostiamo nella piacevole cittadina di Arahova, stazione sciistica durante la stagione invernale. Gli edifici dai tetti di tegole ricordano in molti casi delle baite di montagna e si affacciano sulla verdeggiante vallata sottostante a quasi 1000 metri di quota; molto caratteristica la torre dell’orologio costruita su uno stretto sperone di roccia e che tutt’ora ricorda agli abitanti lo scorrere delle ore con i suoi puntuali rintocchi.
Nel pomeriggio, eccoci arrivati a Delfi, il leggendario luogo dell’oracolo del dio Apollo.
Il fatto di ritrovarsi quasi del tutto soli in questi luoghi altrimenti affollatissimi e quasi impraticabili nei periodi di alta stagione, amplifica le emozioni mentre si visitano le affascinanti rovine immerse in un paesaggio spettacolare di rara bellezza.
Delfi rivestiva un’enorme importanza per gli antichi greci che la consideravano il centro del mondo. Tutti i governanti delle poleis non mancavano di richiedere i vaticini all’oracolo del tempio di Apollo prima di adottare le più importanti decisioni (dalle dichiarazioni di guerra all’individuazione dei luoghi dove fondare nuove colonie) e la sua funzione perdurò anche in epoca romana fino ad estinguersi con l’imperatore Teodosio.
Alessandro Magno, Ciro il Grande, Giulio Cesare e Nerone sono soltanto alcune delle eminenti personalità che si recarono presso l’oracolo, a testimonianza dell’importanza che rivestì il santuario che, caduto in oblio per secoli, venne riportato alla luce grazie agli scavi che ebbero inizio solo alla fine dell’800.
La via Sacra che conduce al tempio di Apollo Pizio era fiancheggiata dai cosiddetti “tesori”, cioè da piccoli templi edificati dalle poleis di tutta la Grecia nei quali si custodivano le offerte votive ed opere d’arte di inestimabile valore. Molto ben conservati sono il grande teatro e lo stadio, nel quale si svolgevano i giochi pitici ogni 4 anni con atleti provenienti da tutta la Grecia.
I resti più impressionanti sono quelli del tempio di Apollo e del suo basamento realizzato con grandi massi poligonali ad incastro. Resistono ancora alcune colonne in stile dorico erose dal tempo di un monumento grandioso, smantellato in gran parte in epoca cristiana quando si era soliti riciclare come materiali da costruzione i resti degli antichi edifici abbandonati. All’interno della sala dove veniva dato il responso dell’oracolo veniva custodito il misterioso “omfalos”, un oggetto a forma di campana accessibile ai soli sacerdoti ed alla pizia.
A breve distanza dal complesso principale delle rovine, c’è il tempio di Athena Pronaia con il suo caratteristico Tholos (edificio circolare) dalle perfette ed eleganti proporzioni.
I manufatti conservati all’interno del museo archeologico consentono di farsi una vaga idea dello splendore che un tempo caratterizzava questi luoghi e che si sono salvati da razzie e distruzioni.
La Delfi moderna è un piacevole villaggio a poca distanza dalle rovine, con piccoli alberghi e ristoranti affacciati sulle propaggini del golfo di Corinto che si scorge in lontananza.
Di buon mattino, riprendiamo il nostro viaggio che ci condurrà nella città di Giannina (Ionànnina), capoluogo dell’Epiro in poco più di 5 ore.
Giannina sorge sulle rive del lago Pamvotis ed improvvisamente ci si ritrova catapultati nelle atmosfere orientali di una cittadella che conserva edifici di epoca turca.
La città visse il periodo di maggior splendore durante l’epoca di Alì Pashà, governatore ottomano di origine albanese. Alì Pashà fu un personaggio controverso, noto ai contemporanei per la sua efferata crudeltà ed i modi brutali, ma si dimostrò anche lungimirante nel circondarsi di valenti personalità, indipendentemente dal credo religioso professato (la moglie prediletta Vassiliki era infatti una greca cristiana ed i suoi generali greci contribuirono in maniera determinante alla lotta d’indipendenza dai turchi). Alì Paha estese il suo dominio in maniera spregiudicata, intrattenendo anche relazioni diplomatiche dirette con gli europei ed entrando così in aperto conflitto con il sultano di Costantinopoli che decise di muovergli guerra e di eliminarlo.
Lord Byron e Dumas fecero visita alla sua corte e rimasero affascinati dall’opulenza e lo splendore esotico del serraglio che descrissero con dovizia di particolari, in linea con il gusto orientalista dell’epoca.
Nella Its Kale (cittadella interna fortificata), le mura si affacciano sugli incantevoli scorci del lago e della catena montuosa del Pindo in lontananza. Svettano i minareti della Fetiye Camii e della moschea di Aslan Pashà, entrambe trasformate in musei, dalla caratteristica foggia ottomana. A breve distanza c’è il museo bizantino, sul luogo dove un tempo sorgeva l’antico serraglio andato distrutto da un furioso incendio, ed il museo dell’argento.
Al centro del lago si trova l’isola di Giannina dove si concentrò la popolazione cristiana durante la dominazione turca che costruì monasteri riccamente affrescati. In uno di essi, il monastero di San Pantaleone, si asserragliò con i suoi ultimi fedelissimi Alì Pasha assediato dalle truppe del Sultano, che qui l’uccisero e decapitarono.
A breve distanza da Giannina sorge Dodoni, il più importante sito archeologico dell’Epiro.
Il sito è noto per il suo grande teatro, in grado di ospitare 18.000 spettatori, oltre che per l’oracolo di Zeus (secondo per importanza a quello di Delfi), dove i sacerdoti interpretavano la divinità dal fruscio delle foglie di una quercia sacra. Anche questo antichissimo santuario terminò la sua attività con l’imperatore Teodosio, che fece abbattere la grande quercia sacra per facilitare l’estirpazione dei culti pagani (o, come altri sostengono, per ricercare i tesori che si ritenevano custoditi tra le sue radici…).
A nord di Giannina si estende la regione della Zagohoria, un insieme di villaggi costruiti in pietra d’ardesia nelle vicinanze della gola di Vikos, addirittura più profonda del Gran Canion in Arizona. Si tratta di un’area per gli appassionati del treking ma che regala autentici scenari mozzafiato nei punti di osservazione panoramici.
Le meraviglie della Zagohoria, con la sua atmosfera sospesa nel tempo, i suoi scoscesi dirupi ed i ponti di pietra, sono ancora lontane dal turismo di massa e costituiscono un luogo prezioso ed imperdibile.
Terminate le visite nell’Epiro, ritorniamo verso sud nella regione della Tessaglia raggiungendo il villaggio di Kastraki ai piedi delle Meteore.
Le “rocce del cielo” (questo il significato di meteora) sono giustamente considerate tra i siti più impressionanti della Grecia, per la forma bizzarra delle rocce ed i monasteri costruiti sulle ripide cime, quasi da sembrare sospesi nell’aria.
Meraviglia e stupore sono le sensazioni nel vedere simili edifici in bilico sul vuoto e nel pensare come nei tempi passati i monaci, nel loro ieratico isolamento, fossero capaci di vivere in luoghi così difficili da raggiungere, impiegando scalette e carrucole da vertigine.
Oggi i visitatori accedono agevolmente tramite scale e percorsi scavati nella roccia per ammirare gli affreschi dei katholichon, le chiese interne dei monasteri, ed i panorami fiabeschi dall’alto delle terrazze.
I monasteri sono 6 in tutto, ciascuno merita di essere visitato (dal più piccolo di Agios Nikolaos a quello di maggiori dimensioni della Grande Meteora).
Particolarmente impressionante è il monastero di Agias Triados e la sua teleferica, che non a caso ha costituito lo scenario di un noto film d’azione dell’agente 007 negli anni ’80.
Lasciamo a malincuore le Meteore e continuiamo a dirigerci verso sud fino a raggiungere l’antica Corinto in circa sei ore.
Corinto antica, generalmente luogo di passaggio frettoloso per i visitatori, si è invece rivelata una vera sorpresa: a breve distanza dal nostro alloggio la graziosa platìa ed i ristoranti attorno al sito archeologico la rendono particolarmente vivace e la individuano quale valida base per la visita dei siti circostanti alle porte del Peloponneso.
Corinto prosperò grazie alla sua posizione strategica e centrale per i traffici commerciali dall’omonimo golfo al mar Egeo. Distrutta dai Romani per la sua orgogliosa resistenza, fu da loro riedificata come colonia e a quel periodo risalgono gran parte dei resti oggi visitabili.
Il monumento più impressionante (e che i Romani fortunatamente decisero di risparmiare) è il grande tempio di Apollo con le sue sette colonne superstiti in stile dorico arcaico e costituite da un unico blocco di pietra scolpito. In epoca ottomana sul suo basamento venne costruita una grande villa, poi rimossa successivamente.
Ai piedi del tempio spazia l’agorà, un tempo abbellita con imponenti porticati sotto i quali si trovavano le botteghe.
Nei pressi della fontana monumentale di Pirene si diparte la grande strada che collegava la città con il porto di Lecheon.
Alle spalle delle rovine, si erge maestosa l’acropoli (o Acrocorinto), dove sorgono le fortificazioni più imponenti della Grecia antica.
Dall’epoca classica fino agli ottomani, i vari dominatori che si sono avvicendati nel corso dei secoli diedero il loro contributo per rafforzare le mura che circondano il sito nel quale si trovano resti di edifici, cappelle cristiane e moschee. Si accede liberamente fino alle ore 15:00 del pomeriggio e la visita può seguire diversi percorsi, alcuni dei quali in salita ed abbastanza faticosi, fino al basamento di un antico tempio di Afrodite risalente all’epoca classica.
Ci spingiamo infine all’antica Micene, ultima tappa del nostro viaggio.
La cittadella fortificata, riscoperta nell’800 grazie agli scavi dell’archeologo tedesco Schliemann, era già considerata antica dai contemporanei di Pericle.
Resa leggendaria dai racconti dell’Iliade di Omero per le gesta del suo re Agamennone che condusse gli Achei (i Micenei) alla guerra contro Troia, Micene è assolutamente straordinaria per le tecniche costruttive impiegate: le mura fortificate spesse sette metri ed alte originariamente una trentina, sono state realizzate con enormi monoliti ad incastro del peso di diverse tonnellate. Sono particolarmente impressionanti quelle nei pressi della celebre Porta dei Leoni, così denominata per le due leonesse rampanti che sovrastano l’architrave dell’ingresso alla cittadella e che probabilmente erano l’emblema del casato reale degli Atreidi. Gli antichi greci raccontavano che a costruire Micene fossero stati i ciclopi, giganti dall’unico occhio sulla fronte. Altrettanto impressionanti i grandi monoliti impiegati per le cisterne oltre che per il grande edificio a tumulo che Schliemann denominò come “tomba di Agamennone” o “Tesoro di Atreo”, dove fu rinvenuta la maschera d’oro oggi conservata nel Museo Nazionale di Atene. Dopo un ultimo sguardo sui panorami circostanti dall’altro del sito dove gli archeologi ritengono sorgesse il palazzo reale, facciamo ritorno all’antica Corinto e poi il giorno successivo ci dirigiamo verso l’aeroporto per il volo di ritorno.
Mentre diamo un ultimo sguardo all’Itsmo di Corinto, lungo la strada la segnaletica indica le direzioni per Epidauro, l’Antica Nemea, Tirinto, Naupflio… ormai non c’è più tempo da poter dedicare a questi luoghi mitici del Peloponneso, ma che senz’altro costituiranno in un futuro non troppo lontano un altro capitolo di viaggio alla ricerca e riscoperta delle nostre radici culturali.