Gli occhi del gorilla e altre storie d’Africa

L'aereo ha iniziato la sua discesa. Sugli schermi un puntino luminoso, siamo noi. Sotto, l'uganda. Entebbe International Airport. Un solo stanzone dove avviene il disbrigo di tutte le formalità. Il controllo anti sars, quello dei passaporti, la consegna dei bagagli, la dogana...davanti a me tre settimane da overlander, le giornate a bordo di...
Scritto da: manuP
gli occhi del gorilla e altre storie d'africa
Partenza il: 21/06/2003
Ritorno il: 12/07/2003
Viaggiatori: da solo
L’aereo ha iniziato la sua discesa. Sugli schermi un puntino luminoso, siamo noi. Sotto, l’uganda. Entebbe International Airport. Un solo stanzone dove avviene il disbrigo di tutte le formalità. Il controllo anti sars, quello dei passaporti, la consegna dei bagagli, la dogana…Davanti a me tre settimane da overlander, le giornate a bordo di un gigantesco camion giallo e le notti dentro una minuscola tenda. Fuori, l’africa. Le paure e i dubbi sopiti da paelle e gelati e bibite ingurgitati durante le otto ore di volo si fanno prepotentemente largo nella mia testa. Ma ormai sono qui, ed è qui pure il tassista che è venuto a prendermi. È qui, e stringe tra le mani un pezzo di carta stropicciato su cui a stento leggo qualcosa di simile al mio nome. Respiro profondamente. Il primo incontro con l’africa è odore di spezie bruciate…È una radio a tutto volume…È una strada che si snoda in mezzo al nulla…È il buio pesto delle otto di sera…Mi guardo intorno, sorrido. Il sogno è iniziato.

Ma sta davvero capitando a me? questo non è un documentario? perchè è questo che sembra. Un documentario. La barchetta scivola sull’acqua, e la vita selvaggia scorre davanti ai miei occhi. Gli ippopotami. Se allungo la mano li posso toccare. I bufali che ci scrutano incuriositi, come se loro, e non noi, stessero guardando una puntata di QUARK. Uccelli di ogni colore…E gli impala e le gazzelle ad abbeverarsi. Il coccodrillo. Davanti ai miei occhi c’è tutto questo…Qui, dove il lago giorgio e il lago edoardo si incontrano. Qui dove ieri sera ho incontrato uno scarafaggio grosso più di una mano…E dove questa mattina ho visto l’alba più rossa della mia vita…C’è pure un villaggio di pescatori…Le donne stendono i loro panni coloratissimi sulla riva…I bimbi corrono verso di noi per urlarci un “jambo”…Caprette al pascolo e cicogne che sgambettano tra gli uomini…Quanto superfluo nelle nostre vite…

…Ho scovato un libro, un giorno, in mezzo agli scaffali di un centro commerciale di periferia. “Guarda un gorilla negli occhi e la tua vita cambierà per sempre”, diceva.

L’alba di un giorno uguale a ieri, per l’Africa che cammina ai lati della strada. Sul rimorchio di un pick-up mezzo scassato, corriamo verso il confine col Rwanda. Vado a cambiare la mia vita. Quello che vedo…Cime dei vulcani Virunga. Mucche dalle corna lunghissime portate al pascolo dai bambini. Foresta pluviale. Strade di terra rossa. Quassù è bello da far male. “Non esiste posto al mondo più vicino a Dio di questo”, diceva Dian Fossey.

Il parc national des volcans. È la terra sotto i miei piedi, il respiro che si fa più affannoso mano a mano che mi arrampico nella foresta accarezzata dalla nebbia…È un’emozione che quando li incontri ti fa scoppiare il cuore: Guhonda, Ryango, Ijicho, Kampanga, Gukunda, Shirimpumu, Gihishamwotsi, Kabatwa, Impuruza…I MIEI gorilla…Trattengo le lacrime, o forse no. A pochi metri da me, nove dei poco più di seicento gorilla di montagna sopravvissuti in questo fazzoletto d’africa…E il mio primo pensiero è che se mai avrò un figlio non voglio che viva in un mondo senza gorilla di montagna…

Dicono di non farlo, che sono pur sempre animali selvatici. Che potrebbero innervosirsi. Ma se io ora chiudo gli occhi vedo i suoi. E mi ci perdo ancora dentro. Marroni, profondi, umani come nessun umano mai. Gli occhi del gorilla.

Se la spingi parte. La macchina del progetto “Soft Power Education” che si occupa di costruire scuole per bambini disagiati. Parte, e poi è difficile farla fermare. Quando ce la facciamo ci troviamo attorniati dai bambini…Una carezza, un abbraccio, un sorriso. È tutto quello che chiedono. Io mi arrabbio se al ristorante hanno finito i profiteroles col cioccolato fuso sopra…Loro fanno merenda con un pugnetto di riso scondito, i più fortunati con mezza pannocchia arrostita. Per la maggior parte sono orfani. Alcuni sono malati di aids. Ci danno il benvenuto con una canzoncina. Per loro è un giorno speciale. Sei ragazze bianche a dar loro un po’ d’affetto per qualche ora. Un giorno da raccontare. dipingo di giallo le mura scrostate di quella che sarà la loro nuova scuola. Loro saltano di gioia.

Sono pronta. Le sorgenti del Nilo non mi fanno paura. Posso farcela. Posso cavalcare le rapide di grado 5 a bordo di questo canotto…Qua non ci sono assicurazioni da firmare. Infili il caschetto, il salvagente e acchiappi il remo. Si parte. Ammetto. Sono un po’ agitata. Non ho mai fatto rafting prima. 30 km di nilo…E la prima grossa rapida: “bujagali falls”…Una scarica d’adrenalina! l’equipaggio è esaltato, a ogni rapida superata è un urlo di gioia…Tra una rapida e l’altra, poi, l’africa ci regala i suoi tesori…Le scimmiette che saltano da un albero all’altro, uccelli di ogni tipo che ci sguazzano intorno , uomini che navigano sui loro makoro e le donne che fanno il bucato a riva…Come posso tornare a casa dopo tutto questo? me lo sto chiedendo spesso…Questa terra mi è entrata dentro con la forza di una coltellata…La stessa forza con cui Bad Place, l’ultima rapida, ci scaraventa fuori dal canotto…

Qui si può scendere. A qualche decina di metri dalla riva del lago Nakuru, a qualche metro in più da due rinoceronti, una zebra e una famigliola di bufali. La sabbia scricchiola sotto le mie scarpacce. Qua, in mezzo a questo spettacolo magico…La luce del giorno sta salutando il Kenya. Le nuvole e il lago rendono l’orizzonte del colore dell’argento. Mi avvicino di più. La loro voce si fa più forte. Cantano per noi stasera. E danzano. I fenicotteri. Sono migliaia. Di più, forse. Non mi sono mai sentita tanto bene. Mai più libera. Felice. A macinare metri e metri di spiaggia a caccia di piume rosa. Sotto questo tramonto da brivido.

Serengeti…È dove la legge la dettano gli animali. Dove il cielo si mischia con la savana. Dove il ghepardo riposa sotto un albero. Dove un branco di gnu ci attraversa la strada. Dove una iena si è arrotolata per dormire. dove le zebre si abbeverano col terrore negli occhi. Dove gli struzzi sembrano palline con le zampe. Dove il leone questa notte ha ruggito a pochi metri dalle nostre tende. Dove le giraffe ci guardano ruminando. Dove una gazzella può morire investita da un’auto. Dove gli avvoltoi stanno appollaiati sui rami spogli…È dove il mio viaggio è finito. Ma dove il mio cuore è rimasto.

Un viaggio finisce con un aereo che si stacca da terra… E un passeggero che butta giù confusi appunti di viaggio…Storie che non ho raccontato…Di una vecchia masai con gli occhi azzurri; uno scimpanzè che allunga la mano per ricevere una banana; il tuono che spezza il silenzio; di Smile, il tassista che ride sempre; un babbuino che ci ruba la colazione; 5 ore nel tronco di un albero in mezzo a un lago; i versi degli animali che ci cullano ogni notte; la fanta al frutto della passione; un cane di nome Ecco; le galline che ci camminano tra le gambe mentre ceniamo; i mercati dove abbiamo fatto la spesa; i bambini che guardano un pennarello come se fosse un tesoro; le pannocchie arrostite comprate ai bordi della strada; le serate passate attorno al fuoco; l’autobus che corre ai 200 km all’ora su una stradina; Sheva che ci insegna le canzoni in swahili; mille puntini neri che diventano gnu man mano che scendiamo a ngorongoro; l’impiegato della frontiera ugandese che mette sui nostri passaporti il suo timbro più bello; la leonessa con i suoi cuccioli; i pop corn cucinati in mezzo alla savana; e cento e più strade di terra rossa…



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