Gite in Emilia-Romagna: Bobbio e la Val Trebbia
Maggio 2021: dopo tanti mesi di zona rossa e arancione, finalmente si può viaggiare all’interno della nostra Regione. Ne approfittiamo per visitare una zona dell’Appenino piacentino, organizzando un itinerario che segue il corso del fiume Trebbia.
Partiamo da Reggio Emilia di buon’ora e raggiungiamo Piacenza in autostrada. Da qui, imbocchiamo la SS45 che, come notiamo, è un vero paradiso per i motociclisti.
Incontriamo, lungo la strada, i paesi di Rivergaro, dove si sta svolgendo un affollato mercato domenicale, e Travo; noi procediamo spediti verso la prima destinazione della giornata, Bobbio. La storia di questo borgo, legata alla vita di San Colombano, ci ha affascinato: nato ai tempi dei Romani (a cui si deve la costruzione della parte più antica del Ponte sul Trebbia), Bobbio è diventato uno dei centri commerciali e culturali più importanti del Medioevo, quando il monaco Colombano, partito da Cleenish Island nell’Irlanda del Nord, ha fondato qui il suo monastero nel 614. Nasceva, così, il feudo monastico di Bobbio, destinato a crescere e prosperare in epoca longobarda, anche grazie all’importante Scriptorium, che conservava i più preziosi manoscritti dell’epoca.
Arrivati nel paese, troviamo fortunatamente un posto nel parcheggio a pagamento di Piazza San Francesco, vicino al Santuario della Madonna dell’Aiuto e a due passi dal centro pedonale. Visto che le stradine brulicano di gente, decidiamo di scendere verso il fiume per percorrere l’iconico Ponte Gobbo. Il Ponte, simbolo del borgo, è chiamato anche “Ponte del Diavolo”, per la forma irregolare delle sue 11 arcate, più volte ricostruite e rimaneggiate. La leggenda vuole che il Ponte sia stato costruito dal Diavolo in persona, nel corso di una notte, in cambio della prima anima che lo avesse attraversato; San Colombano fece, però, attraversare il ponte appena ultimato ad un cane: il Diavolo, infuriato, se ne andò.
Sul ponte pedonale vige l’obbligo di indossare la mascherina. Lo attraversiamo fino alla sponda opposta al paese: qui, si trova un belvedere da cui scattare le foto migliori!
Risaliamo verso il centro storico, percorrendo la Contrada del Castellaro fino a Piazza Duomo. Il vicolo è caratterizzato dai portici medievali, costruiti in pietra scura ad un livello più basso rispetto alla strada e, ancora oggi, vi si trovano piccole botteghe di generi alimentari. Giunti davanti alla Cattedrale, in attesa che finisca la Messa e si possa visitare la chiesa, ci concediamo un caffè e una brioche seduti ad uno dei tanti bar che fiancheggiano la piazza.
Entriamo, quindi, nel Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta ed edificato attorno al 1075, che ci sorprende subito perché l’interno è ricco di decorazioni e colori, che contrastano con la semplice facciata romanica. Proseguendo lungo la navata minore di destra, visitiamo la Cappella di San Giovanni dove, nel 1910, è stato casualmente riscoperto un affresco raffigurante l’Annunciazione e risalente alla fine del 400. Dal transetto, si scende nella cripta, la cui cappella è dedicata a San Antonio Giannelli, vescovo di Bobbio dal 1838 al 1846; la cripta ospita, inoltre, il sepolcro dei vescovi della diocesi.
Percorriamo i vicoli medievali di Bobbio, notando che la gente comincia a diminuire: si avvicina l’ora del pranzo. Noi ci dirigiamo verso l’Abbazia di San Colombano. Il complesso abbaziale del monastero comprende numerosi edifici: la Basilica, il corridoio-cavedio dove si trova una piccola mostra sul monaco irlandese, il chiostro che ospita il Museo della Città, i giardini interni, il Museo dell’Abbazia nella zona dell’antico scriptorium, il porticato con il giardino di Piazza Santa Fara, l’ex Chiesa delle Grazie e vari altri edifici pubblici e privati.
Entriamo subito nella Basilica: la scritta sul portale d’ingresso (“Terribilis est locus iste”) ci ricorda che questo è un presidio templare. All’interno si notano la vasca battesimale del VII secolo, che la leggenda vuole dono della regina Teodolinda a San Colombano, e il coro ligneo intagliato e intarsiato dal frate Domenico nel 1488 (la datazione è così precisa perché l’autore ha firmato nel legno la sua opera: “Hoc opus fecit Dominicus de Placentia 1488”). Ai lati dell’altare, due rampe di scale conducono alla cripta, dove è conservato il sarcofago marmoreo di San Colombano; a fianco, i sepolcri di Sant’Attala e San Bertulfo, secondo e terzo abate di Bobbio. Un’altra meraviglia nascosta della Basilica è stata riscoperta durante i lavori di restauro di Inizio 900: si tratta di un mosaico pavimentale del XII secolo che si estende per ben 100 metri quadrati e rappresenta alcuni episodi biblici, il susseguirsi dei mesi e i segni zodiacali.
Ritorniamo al parcheggio, percorrendo la strada principale del borgo, Contrada di Porta Nova, costeggiata di botteghe e negozietti di prodotti locali.
Imbocchiamo nuovamente la SS45 che segue il corso tortuoso del fiume Trebbia.
Dopo il ponte di Marsaglia, cerchiamo sulla destra la deviazione per Brugnello: una strada stretta e ripida conduce, in circa 3 chilometri, al minuscolo borgo medievale di case di pietra, caratterizzate da porte e finestre di legno intarsiato. L’accesso al paesino è vietato alle auto; cerchiamo, quindi, un posto nell’unico parcheggio all’inizio del centro abitato (che può contenere poche vetture, siamo stati fortunati a trovare l’ultimo spazio libero!).
A piedi, saliamo lungo il vicolo acciottolato fino alla Chiesa dei SS. Cosma e Damiano e al belvedere che si affaccia a strapiombo sulle anse del Trebbia: da qui, la visuale è vertiginosa e, grazie alla splendida giornata di sole, l’acqua del fiume è di un azzurro intenso.
Approfittiamo delle panchine nella zona pic-nic per gustarci il nostro pranzo al sacco (per evitare problemi con le prenotazioni di ristoranti in tempo Covid, abbiamo preferito preparare a casa gnocco farcito con mortadella). Accanto a noi, altri turisti ed escursionisti mangiano e chiacchierano in questa cornice incredibile.
Dopo pranzo (e dopo trecento foto al panorama), visitiamo la chiesetta, costruita nel XIV secolo sui resti dell’antico castello dei Brugnatelli, un tempo situato su questo sperone roccioso in posizione dominante sulla valle del Trebbia.
Torniamo sulla SS45, percorrendo a ritroso l’unica stradina di accesso a Brugnello, con l’intenzione di raggiungere il borgo di Cerignale. Purtroppo, la statale è interrotta per un cantiere e dobbiamo tornare indietro; ne approfittiamo per qualche sosta nelle piazzole ai lati della strada, per ammirare dall’alto il fiume e la valle che, in questo punto, si fa stretta e boscosa.
Scendiamo nuovamente verso Rivergaro, dove cercheremo l’imbocco di un itinerario panoramico a mezza costa. Prima, però, all’altezza di Mezzano Scotti, decidiamo di raggiungere il greto del fiume, per toccare con mano quest’acqua limpida e fresca che ci accompagna da stamattina. Un lungo ponte ad una carreggiata, veramente impressionante tanto è stretto, ci conduce alla spiaggia di ciottoli sottostante.
Continuiamo, quindi, a scendere verso Piacenza fino a Rivergaro; qui, deviamo a destra per Ponte dell’Olio. La strada è larga e scorrevole e sale fino a Bassano; oltrepassata l’Azienda Agricola Trebbiola, si gira a destra con direzione Rallio. Poco dopo la svolta, si incontra il primo punto panoramico: la stradina corre stretta ma pianeggiante; a destra, la visuale spazia sulla Val Trebbia mentre a sinistra si scorge la Pianura Padana. Proseguiamo fino alle poche case di Rallio e continuiamo seguendo le indicazioni per la SS45, ammirando in lontananza sulla destra il castello (privato) di Montechiaro. Raggiungiamo il microscopico borgo di Coni, per poi ridiscendere sulla Statale all’altezza di Coni di Sotto.
Questa breve deviazione (trovata sul sito www.valtrebbiaexperience.com) ci ha permesso di vedere la Valle da un’altra angolazione, per concludere al meglio una giornata ricca di panorami e borghi medievali.
Rientriamo, infine, a Piacenza, per riprendere l’autostrada che ci porterà a casa.