Girovagando per l’Argentina

Partiamo da Genova con la prenotazione dei biglietti aerei a/r , le tratte aeree interne e qualche albergo. Le nostre valigie consistono in 2 zaini e un piccolo bagaglio a mano. Arriviamo a Buenos Aires alle 6 del mattino e anche se abbastanza stanchi, decidiamo di posare i bagagli in albergo e iniziare a girare. Per non essere fregati subito e...
Scritto da: Mirella Arata
girovagando per l'argentina
Partenza il: 13/04/2003
Ritorno il: 04/05/2003
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
Partiamo da Genova con la prenotazione dei biglietti aerei a/r , le tratte aeree interne e qualche albergo. Le nostre valigie consistono in 2 zaini e un piccolo bagaglio a mano. Arriviamo a Buenos Aires alle 6 del mattino e anche se abbastanza stanchi, decidiamo di posare i bagagli in albergo e iniziare a girare. Per non essere fregati subito e capire com’è l’atteggiamento dei taxisti, decidiamo di prendere il bus dall’aeroporto per raggiungere l’albergo. La città, i suoi bar antichi e i suoi quartieri diversi uno dall’altro mettono allegria. Per strada incontri i venditori di caffè, i lucidascarpe, donne che misurano la pressione e giovani coppie che ballano il tango. La gente è simpaticissima, disponibile e non traspare la miseria di cui abbiamo sentito parlare. La gente che incontriamo sui bus, nei bar ci spiega come in realtà sono andate le cose. La crisi c’è stata ma chi si è dato da fare è riuscito a superarla bene, non sono finiti tutti a fare tutti i ‘cartoneros’ come ci vogliono fare credere in Italia. Questa immagine dell’argentino all’estero a loro dà molto fastidio e ci tengono a dare un’immagine coerente con la realtà.

Albergo: Salles Hotel – Av. 9 de Julio Ristoranti: La Ventana Caffè: Caffè Tortoni Compere: tazza per il mate, erba mate, dulce de leche Dopo due giorni partiamo per il Sud, la tanto sospirata Patagonia. El Calafate – Santa Cruz Volare sopra la cordigliera delle Ande è già un’emozione fantastica. Il tempo è ottimo e non fa nemmeno molto freddo. Constatiamo dopo che il mese di Aprile è il periodo più bello per fare questo viaggio.

Siamo sempre più contenti di non avere prenotato nulla dall’Italia poiché scopriamo che ci sono agenzie specializzate nelle escursioni di trekking, rafting, fuoristrada e sport estremi. Il giorno dopo partiamo all’alba con un catamarano per navigare sul Lago Argentino. Da subito Paolo capisce che se parli spagnolo fingendoti argentino tutti gli ingressi ai Parchi Nazionali li paghi la metà. Benissimo, intanto mezzo argentino lui lo è veramente.

Dopo ore di navigazione ci troviamo di fronte al ghiacciaio Spegazzini. E’ uno spettacolo fantastico. Essendo ancora autunno è incredibile vedere il distacco del colore azzurro del ghiaccio ed il verde delle montagne non ancora coperte di neve. Avvistiamo il primo Condor e lo riusciamo a fotografare benissimo. Navighiamo ancora ed eccoci circondati da iceberg di un azzurro trasparente dalle mille forme. Paolo inizia a fotografare all’impazzata. Arriviamo al ghiacciaio Upsala, una colata bianca azzurra che si butta nell’acqua del lago. Che posti fantastici!!! Scendiamo dal catamarano e a piedi attraversiamo un bosco fiabesco, pieno di ruscelli e alberi enormi ricoperti da un muschio che ci spiegano dopo essere la ‘barba del vecchio’. Questo nasce solo dove non esiste inquinamento. Quante cose oramai non conosciamo nascendo e vivendo in città.

Alla sera andiamo a mangiare il mitico cordero patagonico. Usciamo dal ristorante e sebbene non faccia molto caldo decidiamo di fare una bella passeggiata sulle rive del lago.

Vado a domire felice ed emozionata perchè il giorno dopo finalmente vedrò il Perito Merito! Si offre di accompagnarci in macchina Lucas, un ragazzo simpaticissimo che lavora nell’albergo. Il viaggio, tutto su strada sterrata, in mezzo a queste distese è fantastico. Vedere i cavalli che corrono, pecore sparse ovunque e sentire i racconti della vita di questi posti dal nostro nuovo amico mi piace tantissimo. Ci racconta di come trascorre i lunghissimi inverni, del vento fortissimo che non permette di fare nulla. Vedo da lontano il ghiacciaio e capisco la sua importanza. Ha un’imponenza fantastica, mille guglie azzurre cristalline a perdita d’occhio. Non resta che stare in silenzio ad osservarlo, non c’è altra reazione possibile. Pareti color turchese che franano e si polverizzano … È uno spettacolo da brivido.

Nel pomeriggio Lucas ci porta su un gommone a fare un giro nel lago e poi andiamo a fare trekking sul ghiacciaio. Equipaggiati di rampini e racchette partiamo con una guida. E’ un sali e scendi su queste guglie bianche ma occorre seguire bene la guida perché in certi punti è pericoloso. Un’esperienza fantastica che finisce con un bicchiere di whisky raffredato ovviamente con ghiaccio del Perito Moreno.

La sera arriviamo sfiniti, ma la forza di andare a mangiare ancora la carne non ci manca.

La mattina seguente salutiamo Lucas che gentilmente ci ha accompagnati all’aeroporto e dopo due ore ci troviamo a Ushuaia, alla fine del mondo.

Albergo: Kelta Hotel – El Calafate Cucina: Carne in genere, Cordero Patagonico, cioccolata e marmellata.

Ristoranti: La Tablita Compere: marmellata del frutto che nasce solo a El Calafate, cioccolato.

Ushuaia , la città più australe del pianeta – Tierra del Fuego Un taxista furbo munito di depliant con prezzi ci vuole portare a visitare tutto a prezzi più vantaggiosi delle agenzie, almeno così vuole farci credere.

Nel pomeriggio visitiamo la cittadina e andiamo nel piccolo porticciolo a conoscere quei fortunati che se ne stanno belli tranquilli nelle loro barche a vela. E’ proprio come pensavo, aspettano di doppiare Capo Horn. Che invidia.

Sono francesi e americani e Paolo non esista a parlarci un po’.

La sera stessa assaggiamo il famoso granchio ‘Centolla’ al naturale in un bellissimo ristorante sul porto.

Il giorno successivo ci dedichiamo alla visita del Parco Naturale e prendiamo il famoso ‘Tren del Fin del Mundo’. Attraversa un paesaggio quasi irreale (è ancora mattina presto e gli alberi sono pieni di brina). Riusciamo a vedere qualche castoro e soprattutto ammiriamo le loro opere di ingegneria per costruirsi il loro habitat.

Nel pomeriggio a bordo di un catamarano ci dirigiamo verso Capo Horn attraversando il Canale di Beagle.

Dopo poco ecco che vedo venirci incontro delle otarie, subito dai loro movimenti le avevo scambiate per delfini. Sugli scogli scorgiamo i leoni marini, più tranquilli, se ne stanno li sugli scogli a grattarsi con quelle loro pinnone giganti. Continuando la navigazione, oltre ad aironi ed altri tipi di uccelli con i binoccoli avvistiamo saltare nell’acqua moltissimi pesci.

Sulla via del ritorno,con il tramonto alle spalle, uno dei ragazzi della barca inizia a suonare la chitarra. Una meraviglia.

Anche questa giornata finisce a base di centolla.

Il secondo giorno a Ushuaia ci aspetta un’escursione faticosa. Alle 6 del mattino la guida Diego, insieme ad una coppia di Buenos Ayres, ci passa a prendere dall’albergo e iniziamo questa nuova avventura.

Raggiungiamo una baita, dove allevano i cani da slitta (bellissimi) e da lì inizia il nostro percorso. Dobbiamo camminare per circa 8 ore nei boschi della pre-cordigliera per arrivare a Lago Incantato, al Lago Escondido e per ultimo al Lago Fagnano. Diego davanti ci fa strada tra la vegetazione fittissima e ci consiglia dove mettere i piedi per non sprofondare nel terreno melmoso. Vediamo alberi stupendi, avvistiamo un picchio al lavoro (buffissimo) e i castori che pur essendo ottimi ingegneri rovinano la foresta buttando giù distese di alberi.

Finalmente arriviamo al Lago Incantato, Diego con nostra sorpresa ci offre caffè caldo e cioccolata mentre aspettiamo che le montagne ancora innevate si riflettano nell’acqua. Che sensazioni stupende!!! Continuiamo il nostro cammino e finalmente circa alle 4 del pomeriggio arriviamo in una baita sul Lago Escondido dove decidiamo di mangiarci una bella grigliata di carne. Ma non è finita, dobbiamo ancora raggiungere il Lago Fagnano. Arriviamo al tramonto. Il lago é completamente avvolto da queste montagne altissime che si stanno colorando di rosa, uno spettacolo unico che mi rimarrà sempre nel cuore. Hotel: Los Nires – Ushuaia Ristorante: Tia Elvira Agenzia viaggi specializzata in trekking: Travel Lab (Sig. Diego) Cucina: Centolla, Cordero Patagonico.

Con tristezza lasciamo la Patagonia, ci fermiamo un notte a Buenos Ayres per poi raggiungere il Nord, esattamente Salta, la città più affascinante del nord-ovest, dove ci fermeremo 5 giorni. Sarà un punto strategico per arrivare quasi al confine con la Bolivia.

Le persone sono diversi, i loro tratti sono decisamente indios.

La periferia di Salta è poverissima, sarà perché e molto tardi ma il primo impatto non è stato gradevole. Con un po di paura (da parte mia) a piedi andiamo a cercarci un bel localino dove assaggiare le empanadas. Il primo giorno decidiamo di visitare questa cittadina che mantiene perfettamente intatto lo stile coloniale. Anche il nostro albergo, in pieno centro, è un vecchio albergo coloniale che conserva ancora i mobili in legno e paglia intagliata dell’epoca. Mentre visitiamo la cittadina, ci informiamo nelle agenzie, ma alla fine decidiamo di muoverci con i ‘bus collettivi’. La sera andiamo ad ascoltare un po di musica locale ed assaggiamo altri piatti tipici.

Per tre giorni consecutivi ogni mattina alle 6, siamo partiti con vecchi pulman, quelli che da noi usavano negli anni ’50, e percorrendo strade sterrate nelle kebrade siamo arrivati in posti incredibili, fuori da mondo, oltre a 4mila metri. I percorsi erano uno spettacolo, sembrava di tornare indietro nel tempo, saliva gente (tutti indios) che trasportava ogni sorta di cose dagli animali a sacchi di ortaggi. Garganta del diable: Il viaggio in pulman e faticoso ma divertentissimo.

Tutte le persone che salivano avevano la mandibola rigonfia per il continuo masticare la coca, dicono che così si combatte il ‘sorroce’ causato dall’altitudine.

Paolo si rifiuta, io entro nel primo negozio e la compro, la vendono come fossero caramelle. Gli scenari che vediamo sono incredibili, montagne rossissime piene di cactus giganti. Il vento e l’erosione hanno dato delle forme strane alle roccie.

Il ritorno con il tramonto è ancora più bello, perché le montagne hanno un colore ancora più intenso.

Arrivo stremata all’albergo, e forse ho la febbre. Mangio due biscotti prendo un’aspirina, lavo due magliette e vado a dormire. Devo rimettermi subito in forma per domani. Salta – Cachi: Aspettiamo la corriera al terminal e mi guardo intorno, donne indios con le treccine sono sedute su sacchi e ci guardano come se fossimo extraterrestri. Paolo tenta di attaccare discorso ma non capiamo niente, parlano solo in dialetto.

Dopo quasi tre ore di strada tutta a curve, l’autista si ferma per la sosta praticamente in casa di una famiglia indios. Paolo ride nel vedermi dubbiosa su quello che sta mangiando ma alla fine chiedo anch’io la stessa cosa. Altrettante ore di viaggio ci aspettano prima di arrivare al paesino di Cachi.

Ma come fa ad esistere un paesino così inerpicato in questi terreni così aridi? Andiamo a visitare la chiesetta tutta costruita con il legno di cactus. Altare, leggio, confessionale… Veramente uno spettacolo!!!.

Girando per il paese scopriamo che c’è anche la banca. Per curiosare andiamo a cambiare dei soldi , scrivanie in cactus e computer… Da non crederci.

Il viaggio di ritorno è stato incredibilmente meraviglioso. La corriera parte e visto che è venerdì passiamo a prendere il bancario che per il week-end torna in città a Salta. Le valigie sul tetto ogni tanto precipitano e l’autista che fa di tutto, ridendo e scherzando si ferma a raccoglierle.

Arrivati in albergo una doccia e poi a sentire un pò di musica locale dal mitico locale ‘Balderrama’.

S.Antonio de los Cobres Oggi raggiungeremo il punto più alto al confine con il Cile.

E’ caldissimo. Iniziamo il percorso in una nuova kebrada totalmente diversa dalle precedenti. Queste rocce vengono chiamate ‘le montagne dai sette colori’. Hanno delle striature che dal verde passano al rosso. Ci fermiamo in un mercatino dell’artigianato e mi bevo un buon thè alla coca per affrontare il lungo viaggio.

Percorrendo strade sterrate in pieno deserto, in compagnia di cactus e lama ecco che raggiungiamo il deserto salato. Una enorme distesa bianca senza fine. Avevo già avuto modo di vedere le saline in Turchia ma questa è veramente unica, basta pensare che si trova a 4.500 mt.S.L.M.

Raggiungiamo S.Antonio de los Cobres nel pomeriggio, attraversando il canyon desertico dove passa il famoso ‘treno delle nuvole’ che non riusciamo a prendere in quanto sospeso a causa delle elezioni.

Mangiamo un piatto di carne e riso praticamente in casa di una coppia di indios che si sono improvvisati ristoratori appena ci hanno visto arrivare, e tutto il paese viene a curiosare e a vedere chi siamo. Ognuno di loro vuole venderci qualcosa. Il paesaggio che si gode da questo paesino è veramente unico, ti sembra di toccare il cielo con una mano, ma il clima soprattutto d’inverno è rigidissimo.

Alla sera, una volta arrivati a Salta, andiamo a mangiare insieme ad un ragazzo libanese, molto simpatico che abbiamo incontrato facendo l’escursione. Mentre siamo al ristorante vediamo entrare dei poliziotti che chiedono documenti a tutti ed ad alcuni tavoli portano via le bottiglie di vino. Incuriositi chiediamo e ci viene risposto che il giorno prima delle votazioni, i diritti al voto non possono assumere alcol e andare nelle discoteche. Ecco perché quello sera la città pur essendo sabato sera sembrava deserta, non possono fare nulla!!! Albergo: Hotel Salta – Salta Cucina: Empanadas/Umidas/Tamales e naturalmente asado.

Bevande: Thè alla coca per l’altitudine Ristoranti: Cafè del Tiempo/Balderrama Compere: artigianato locale Mi dispiace lasciare Salta, alla fine mi ero affezionata.

Arriviamo a Buenos Ayres, nel pomeriggio. La città è bloccata a causa delle elezioni. Dalle finestre dell’albergo vediamo le manifestazioni dei ‘piccheteros’, e dopo averci pensato un po’ decidiamo di uscire ugualmente passando dalle vie laterali. In città è tutto deserto, peccato sarebbe stata un’occasione per fare ancora qualcosa.

Ultima tappa del nostro viaggio: le cascate di Iguazù – Misiones.

Avevamo prenotato dall’Italia le prime due notti nell’albergo all’interno del parco. La vista dalla stanza è mozzafiato e la posizione strategica per le escursioni. Appena arrivati decidiamo subito di fare un percorso all’interno di questa giungla tropicale. Con piacere scopriamo che non c’è nessuno, così nell’assoluto silenzio camminiamo. I versi degli animali sono tantissimi, e con i binocoli finalmente riesco a vedere le scimmie che balzavano tra una liana e l’altra, una specie di roditore che non conosco mi taglia la strada. Mi soffermo a guardare per terra e noto che le formiche sono giganti. Enormi farfalle coloratissime si posavo ovunque. Che posto fantastico!!! Il giorno successivo lo dedichiamo alla visita delle cascate dalla parte argentina. Queste cascate sono di imponenza fantastica e la massa d’acqua che scende è impressionante. Riesco finalmente a vedere tante specie di Tucani, uno più bello e colorato dell’altro.

Il terzo giorno, dobbiamo fare il trasferimento di hotel così per il resto della giornata decidiamo di girovagare per Iguazù. Raggiungiamo a piedi il punto delle tre frontiere Argentina, Brasile e Paraguay e sulla via del ritorno ci informiamo per andare a vedere le cascate dal lato Brasiliano e le rovine di Sant’Ignazio. Per le rovine,a causa della distanza, l’unica soluzione è un viaggio organizzato dall’agenzia che include anche la visita alle miniere di ametista. Invece per la visita alle cascate brasiliane decidiamo di andare con i bus di linea. Le rovine gesuitiche della missione Sant’Ignazio hanno un loro fascino, fondata nel 1609 è oggi il sito archeologico tra i più importanti dell’Argentina. Ultimo giorno, un salto in brasile.

Partiamo dal terminal con un normale autobus e alla frontiera ovviamente controllo. La giornata passa veloce, qui il giro delle cascate è più breve ma altrettanto spettacolare. Incontriamo un ragazzo brasiliano molto simpatico che vuole a tutti costi convincerci che dalla parte argentina le cascate sono più belle!!! Ci rilassiamo a bere qualcosa a Porto Canoa e scopro l’esistenza di un altro animale: il Guarì. E’ simpatico ma se sente odore di cibo diventa veramente cattivo e se si viene graffiati bisogna ricorrere alle cure antirabbiche. Albergo: Hotel Sheraton – Lato Argentino Hotel Catarattas – Lato Argentino Ristoranti: La Rueda Cucina: carne e pesce di fiume Compere: gli animaletti di legno da acquistare dai bambini per la strada Siamo giunti alla fine. Possiamo ancora stare qualche ora a Buenos Ayres prima di prendere l’aereo per l’Italia e decidiamo di andare in centro a mangiare l’ultima grigliata di carne passeggiare un pò dalla Casa Rosada.

E’ stato un viaggio fantastico, vissuto in ogni momento come desideravamo. Un grazie particolare a tutti amici e parenti che hanno partecipato alla lista nozze viaggi e ci hanno regalato questa splendida avventura.



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