Girovagando per il Brasile

In realtà questo è il resoconto di due viaggi in Brasile, ognuno di tre settimane a novembre 2002 e 2003. E la cifra di spesa che abbiamo indicato si riferisce appunto ad un viaggio di venti giorni, comprensiva anche dei voli interni e dei noleggi auto. Da Bologna abbiamo volato con Iberia, perché offriva la tariffa più economica ed ha il...
Scritto da: GiorgioB
girovagando per il brasile
Partenza il: 01/11/2003
Ritorno il: 22/11/2003
Viaggiatori: in coppia
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In realtà questo è il resoconto di due viaggi in Brasile, ognuno di tre settimane a novembre 2002 e 2003. E la cifra di spesa che abbiamo indicato si riferisce appunto ad un viaggio di venti giorni, comprensiva anche dei voli interni e dei noleggi auto. Da Bologna abbiamo volato con Iberia, perché offriva la tariffa più economica ed ha il vantaggio di partire di sera per arrivare di primo mattino, anche se sia all’andata che al ritorno occorre sostare a Madrid diverse ore (all’andata, si possono però impiegare per andarsi a fare un giro in Plaza Mayor). Mentre per i voli interni siamo ricorsi al Brasil Pass della TAM, trovandoci bene, con voli sempre piuttosto puntuali e senza mai mancare nemmeno le coincidenze più strette.

Dunque, via Rio de Janeiro o San Paolo, la prima tappa è Iguassu, con le sue cascate che sono un’autentica meraviglia naturale. La veduta panoramica d’insieme dal lato brasiliano è della massima suggestione, porta via mezza giornata e la si può integrare con una visita al Museo dos Aves, dove ammirare tantissime varietà di coloratissimi uccelli tropicali. Ma per “vivere” davvero le cascate occorre fare un’escursione di un giorno nel lato argentino. La cosa più semplice è chiedere al vostro albergo per un tour della parte argentina, che consiste nel portarvi di mattina all’ingresso del parco di là dal confine e poi di riportarvi alla sera al vostro albergo e per il resto siete completamente liberi di fare i vostri giri. Proprio da non perdere l’escursione in gommone fin sotto le cascate e l’ascesa in trenino elettrico fino alla Garganta do Diablo. Ma oltre alle cataratte, non dimenticate di ammirare anche le coloratissime farfalle che vi volano attorno. E rassegnatevi al fatto che vi bagnerete fino alle ossa, quindi portatevi un sacchetto di plastica nel quale proteggere la macchina fotografica o la videocamera.

A Foz do Iguaçu noi abbiamo alloggiato all’Hotel del Rey, prenotabile via internet, accogliente ed economico (12 euro una doppia con prima colazione !). E mangiato un favoloso churrasco di carne buonissima con ricco buffet di contorni per circa 8 euro a testa al Buffalo Branco, uno dei locali più “in” e più cari di Foz. Da Iguassu si può fare tappa in aereo a Curitiba, la grande e moderna città brasiliana che nel 2000 è stata proclamata la metropoli più pulita del mondo. A parte andarsene in giro nel centro per shopping (tutto costa un terzo che da noi e la qualità è pressochè la stessa), l’attrazione sarebbe di fare il tragitto in treno (a/r in giornata) per Paranaguà, attraverso canyon e scenari naturali pare di grande suggestione. Ma in bassa stagione questo trenino ormai solo turistico viaggia solo dal giovedì alla domenica e noi siamo capitati di mercoledì e il giorno dopo avevamo già fissato l’aereo per Porto Alegre, quindi … Porto Alegre è la capitale dello Stato del Rio Grande do Sul, il più meridionale del Brasile, ed è una metropoli ricca di fermenti politici e culturali, non a caso scelta per le prime tre edizioni del Social Forum mondiale, ma piuttosto brutta e molto pericolosa da girarsi a piedi di notte. Da lì ci siamo trasferiti a San Lorenzo do Sul, sulla vastissima Lagoa dos Patos, una specie di mare interno di acqua dolce frequentata d’estate dai turisti brasiliani che qui hanno molte seconde case. Ma non è davvero che sia una grande attrazione e noi ci siamo andati solo per partecipare ad un grande incontro di Biodanza che qui era stato organizzato e nel quale ci siamo ritrovati a danzare e fraternizzare per tre giorni con cinquecento altre persone provenienti da tutto il Sud-America. Se poi volete sapere cosa sia Biodanza, potete digitarne il nome su un qualsiasi motore di ricerca su internet : noi la pratichiamo da anni e ne siamo entusiasti.

La tappa successiva è stata Florianopolis-Isola di Santa Catarina, 400 km a nord di Porto Alegre. La città, che i suoi abitanti chiamano “Floripa”, è relativamente piccola, accogliente e modernissima e l’isola è davvero molto bella, varia e ricca di tante belle spiagge. Per girarla con comodo la soluzione migliore è sicuramente di noleggiare un’auto. La parte settentrionale è quella più turistica ed edificata, con alcune belle spiagge però abbastanza affollate. Ma secondo noi le spiagge più belle, caratterizzate anche da alte dune di sabbia alle spalle, si trovano sulla costa orientale (c’è la piccola ma carinissima Praia Mole con l’adiacente Praia da Galheta riservata per il nudismo e poi quella enorme – 14 km – di Praia Moçambique e la più animata Praia da Joaquina dove si può anche fare surf sulle dune di sabbia, ma poi anche molte altre) e poi c’è quella meridionale, più selvatica e meno frequentata, dove si possono ancora fare belle e lunghe passeggiate fra i boschi e la natura (splendida la scenografia di mare, isole, scogli e costa continentale che si apre da Praia dos Naufragatos, raggiungibile solo a piedi). Se volete stare con attorno un po’ di vita e di servizi, una soluzione può essere di alloggiare nella zona di Praia dos Ingleses. Se invece preferite la tranquillità, potete ricorrere ai bungalows degli alberghi della zona di Campeche, sulla costa sud-orientale. Vi indichiamo rispettivamente la Pousada do Santinho (da non confondere con l’omonimo hotel-villaggio turistico) e la Vila Tamarindo. E per mangiare bene a base di pesce e frutti di mare davvero la scelta non manca e il borgo di Lagoa (quasi al centro dell’isola) offre diverse soluzioni (ad esempio, il Chez Feroca, con le sue zuppe di pesce e il suo “antipasto” di gamberi cucinati in otto diverse maniere), ma più di tutti raccomandiamo il Rancho Açoriano a Ribeirao da Ilha, dove per pochi euro a testa si può cenare anche esclusivamente con ostriche freschissime cucinate in vari modi. L’unico problema di Florianopolis è che si trova piuttosto a sud e dunque risente abbastanza delle variazioni climatiche stagionali, per cui se si vuole fare vacanza di mare occorre andarci solo durante l’estate australe, dalla metà di novembre alla metà di marzo. Una bella idea potrebbe essere di andarci a febbraio dopo essere magari stati al carnevale di Rio ! Da Floripa voliamo fino a Salvador de Bahia, nel centro-est del Brasile. Qui noleggiamo un’auto e dall’aeroporto andiamo direttamente a Praia do Forte, 80 km a nord di Salvador. Si tratta di una piccola località balneare sorta di recente e praticamente dal nulla (c’erano solo alcune case di pescatori raccolte attorno ad una chiesetta), ci dicono per iniziativa di un uomo d’affari tedesco al quale piacque il posto e ci costruì prima un villaggio turistico e poi tutto il resto del paese. Il risultato è gradevole e molto accogliente per chi voglia farsi qualche giorno di oziosa vacanza tipicamente di mare, anche se la spiaggia ha qualche difficoltà a sopportare il pieno dei turisti. C’è anche un interessante Centro Visitatori della TAMAR, l’organizzazione federale che persegue la protezione e il ripopolamento delle tartarughe marine. Se ci andate, per la cena vi consigliamo i piatti di pesce del Sabor da Vida e un bell’albergo dai prezzi ragionevoli con accesso diretto alla spiaggia e ottima colazione a buffet è il Farol das Tartarugas. E per la notte, musica brasiliana e caipirinha in compagnia ! In auto, ci dirigiamo poi a Mangue Seco, all’estrema punta nord dello Stato di Bahia : 200 km di ottima strada fino al villaggio di Pontal, dove lasciare la macchina e prendere la lancia a motore che in mezzora conduce a destinazione attraversando il fiume che separa Mangue Seco dal resto del mondo. Perché questo villaggio da poco scoperto dal turismo si trova proprio sulla punta di una lingua di sabbia lambita ad occidente da un largo fiume che per decine di chilometri scorre parallelo al mare e a settentrione c’è l’estuario del fiume le cui rive sono piene di mangrovie e ad oriente una favolosa spiaggia bianchissima costellata di dune da ognuna delle quali si erge solitaria una palma. Con il bianco della sabbia che si stempera nel verde azzurro e nel blu cobalto del mare. Non si può immaginare che sogno di paradiso sia fino a quando non ci si trova ! Alloggiamo e mangiamo alla Pousada O Forte, la cui proprietaria è una simpatica uruguayana di nome Gabriela che parla molto bene italiano avendo in passato lavorato fra Sicilia, Sardegna e Milano. Bungalows molto semplici, ma ospitalità e cucina davvero eccellenti.

Da Mangue Seco torniamo a Salvador de Bahia, che è davvero come cambiare di mondo. Prendiamo una stanza all’Hotel Pelourinho, che non è certo granchè ma ha il vantaggio dell’ottima posizione dalla quale poter andarsene a piedi per tutto il centro della città vecchia. Che sarebbe appunto il quartiere Pelourinho, ormai completamente ristrutturato e ripulito (in tutti i sensi) e diventato il salotto buono della città. Niente da dire sul fascino coloniale esercitato da questo quartiere, ma certamente ormai sono i turisti a far qui da padroni e tutto ne risente, prezzi compresi. E non appena ne esci di pochi passi, ciò che incontri è una metropoli dagli edifici fatiscenti e dallo spaventoso degrado urbano, ma anche di un suo colore e di una sua vitalità straordinari e del tutto particolari. Il problema per un turista che capiti qui solo per pochi giorni è che in quel colore e in quella vitalità non riuscirà mai veramente ad entrare e che della straordinaria tradizione culturale afro-brasiliana di cui Salvador è certamente la capitale a lui si schiuderanno le porte solo di quanto viene appositamente allestito per i turisti e le loro macchine fotografiche (“mama bahiane” e riunioni di “candomblè” comprese). Siamo anche andati ad un concerto dei famosi Olodum e francamente non ci sono piaciuti, ci è parso che anche la loro musica sia ormai degradata verso il consumo turistico.

Diverso è il discorso per Rio de Janeiro, la nostra tappa successiva. Perché a Rio non esistono aree riservate ai turisti e gli spazi turistici si confondono e si amalgamano con quelli dei residenti. Le spiagge di Ipanema e di Copacabana sono affollate tanto di turisti quanto di “cariocas” (come vengono chiamati gli abitanti di Rio) che vi vengono all’uscita dal lavoro o non appena hanno un po’ di tempo libero, con le loro tavole da surf o per farsi un bagno o anche per mettersi in passerella, incontrarsi con gli amici, farsi una caipirinha di aperitivo (e di sera, i ragazzini per giocare a “futebol” sulla spiaggia). Allo stesso modo passeggiando per i quartieri di Rio la commistione di turisti e di residenti è tale da farti davvero sentire la vera e vitale aria di questa città. Coi suoi pericoli, certamente, ma anche con tutta la sua straordinaria umanità. Con la sua ricchezza e la sua povertà. Con il suo modo di vivere la vita dandole sempre il piacere di essere di essere vissuta. Per il resto, il panorama dell’intera baia che si può godere dal Corcovado è veramente straordinario, così come assistere al tramonto e all’accendersi delle luci della città dalla terrazza del Pan di Zucchero. E anche Rio de Janeiro è una città dai prezzi assolutamente abbordabili da chi può pagare in Euro e nella quale ci si può spostare in sicurezza ricorrendo ai tantissimi taxi (cercate di pretendere che usino il tassametro, anche se in certi casi può essere molto difficile).

Qui finisce il nostro primo viaggio ed inizia il secondo, un anno più tardi, cominciando da Bonito.

Bonito è un piccolo centro sperduto nel Mato Grosso do Sul, a circa 400 km dal più vicino aeroporto di Campogrande. Tutto intorno : colline basse, terra rossa, natura tropicale e sterminati latifondi di pascoli verdissimi dove il numero delle vacche supera di gran lunga quello degli esseri umani. Qui, non molti anni fa i locali proprietari di “estancias” (grandi latifondi privati) si sono resi conto di possedere ambienti naturali ancora incontaminati per quanto belli e suggestivi e così hanno deciso di scommettere sul turismo ambientale : vincendo la scommessa. Perché nella zona di Bonito trovi davvero un ecosistema tanto vario quanto di straordinaria bellezza : fiumi dalle acque cristalline pieni di pesci che puoi discendere con maschera e salvagente lasciandoti portare dalla corrente; escursioni e passeggiate in rigogliosi boschi tropicali, seguendo lo srotolarsi di un piccolo fiume con decine di cascate e magari facendo il bagno sotto di esse; grotte dalle formazioni calcaree al cui fondo giacciono laghetti di acqua limpidissima del colore del cobalto; incontri con gli animali e gli uccelli di queste regioni ed altro ancora. Il tutto, rigorosamente salvaguardato e protetto anche e soprattutto dai pericoli di un turismo troppo invasivo (ovunque si va solo accompagnati, non vi è alcuna possibilità per il libero fai da te). A Bonito alloggiamo all’Hotel Caramanchao, buono ed economico. E se non abbiamo ristoranti particolari da segnalarvi, come piatto vi consigliamo tuttavia la “picanha” di squisita carne bovina, mentre i locali pesci d’acqua dolce non ci sono proprio piaciuti. Per trascorrere una notte di passaggio a Campogrande vi segnaliamo invece l’Hotel Alquimia, nei cui pressi si trova anche un ufficio di rent-car della Unidas (fatevi sempre un’assicurazione totale, anche contro il furto del veicolo e senza franchigie : costa un po’, ma è assolutamente preziosa). Da Campogrande andiamo anche quest’anno a Floripa, ma stavolta per un altro incontro sudamericano di Biodanza (siamo proprio dei fissati !) e dopo voliamo fino a Natal, capitale del Rio Grande do Norte, migliaia di km più a nord-est. E lì in aeroporto troviamo due posti sul volo della Trip dell’indomani mattina per Fernando de Noronha, un’isola vulcanica isolata nell’Atlantico a circa 350 km da Natal. Di Fernando de Noronha hanno già parlato molto dettagliatamente altri Turisti Per Caso, per cui non ci dilungheremo sulle sue bellezze. Vogliamo soltanto suggerire la passeggiata dalla Praia de Boldrò fino alla Baia dos Porcos, che una dopo l’altra mette in fila le spiagge secondo noi più belle dell’isola. Dire che non vale la pena di andare alle sei del mattino al belvedere della Baia dos Golfinos, perché tanto poi lì i delfini restano fino a mezzogiorno (ma soprattutto, se volete davvero vedere da vicino questi delfini rotatori, allora dovete fare una delle escursioni turistiche in barca programmate per il pomeriggio). E consigliare assolutamente di andare a fare snorkeling alla Praia da Atalala, anche se dovrete mettervi in fila per gli accessi programmati (le carovane partono da Baia do Sueste) e poi non potrete restare per più di venti minuti. Per quanto riguarda il pernottamento, Fernando offre solo un paio di piccoli alberghi e poi diverse pousadas familiari di poche stanze ciascuna, il cui costo è molto alto rispetto agli standard brasiliani e certamente non proporzionato alla scarsa qualità dell’alloggio fornito (a partire dai 20 euro a persona a notte). Se volete, potete prenotare una stanza già nell’agenzia viaggi dell’aeroporto di Natal dove potrete fare i biglietti aerei oppure andare a cercarvela una volta arrivati sull’isola, facendovi portare in giro da uno dei dune-bugy che fanno servizio di taxi. In ogni caso, il consiglio è di scegliere una pousada interamente in muratura, perché nelle pareti e nei soffitti di quelle in legno si annida di tutto, dalle formiche volanti agli scarafaggi. Un buon posto dove trovare pousadas decorose ad un prezzo ragionevole è la località Vila do Trinta, fra il paese di Vila dos Remedios e il porto. E anche per mangiare nei ristoranti rassegnatevi a prezzi piuttosto elevati : per risparmiare, potete ricorrere ai self-service dove si paga “a chilo” (diffusi ed economici in tutto il Brasile).

Rientrati a Natal, direttamente in aeroporto noleggiamo un’automobile e ci dirigiamo verso il “sertao” del Paraiba, per la precisione a Souza, 400 km ad ovest verso l’interno. Almeno i due terzi della strada offrono un paesaggio ripetitivo e sconsolante, la cosiddetta “kaatinga”, ovvero un deserto di terra grigiastra e polverosa dalla quale si ergono solo rachitici arbusti bianchicci e privi di foglie e alti cactus dal colore verde-grigio. All’orizzonte, colline di spoglia roccia grigia. Se vi capita anche una giornata nuvolosa, diventa una specie di incubo. E gli ultimi settanta chilometri prima di Souza sono di strada in cui si aprono ogni sorta di buche.

Souza è una cittadina molto scalcinata, ma nei dintorni si trova un sito di arenaria fossile dove sono rimaste impresse due file di impronte di dinosauri, le due più lunghe ritrovate nel mondo, con annesso un piccolo museo sui dinosauri che popolavano questa regione. La strada per arrivarci non è segnalata, ma basta chiedere per il Parco dei Dinosauri e ve la indicheranno. L’unico hotel decente nel quale pernottare è quello modernissimo sulla strada proprio all’ingresso della città, mentre per la cena in una churrascaria popolare spenderete non più di tre euro a testa mangiando ottima carne. Da Souza ripartiamo alla volta della regione del Cariri, più a sud-est, ancora quasi 300 km. Qui la terra diventa rossa e forse anche perché ci stiamo facendo l’occhio, il pur sempre desertico ambiente circostante ci sembra in fondo assumere un suo certo qual fascino. La meta è la Fazenda Pai Mateus, una “estancia” di 7.500 ettari riconvertita ad agroturismo ecologico, dispersa solitaria nel nulla a cui arriviamo per vie sterrate (potete trovarla su internet, compresa una mappa molto dettagliata di come arrivarci – senza di quella, da soli, non la troverete mai). Sulla sua proprietà si trovano alcune spettacolari emergenze di granito, di indubbio fascino e suggestione, come il “mare di palle” del “lajedo” (emergenza di granito) del Pai Mateus (il Padre Matteo fu un eremita che qui visse per mezzo secolo), ma anche altre (come il Lajedo Manuel de Souza, dove si trovano anche alcune pitture rupestri di epoca preistorica). La Fazenda si compone di bungalows nuovissimi, offre un’ottima cucina (da provare lo stufato di capretto) e nel prezzo comprende le visite guidate alle varie attrazioni naturali circostanti. E la notte la si passa davanti al fuoco di un falò, ammirando le stelle che pullulano in un cielo limpidissimo e con attorno soltanto il deserto del Sertao. Tornando verso Natal facciamo una sosta per ammirare la Pedra da Inga, ovvero un grande parallelepipedo orizzontale di granito scuro sul quale sono stati incisi a bassorilievo dei misteriosissimi geroglifici : non si sa da chi, non si sa quando, non si sa cosa significano e sono assolutamente unici. Ma se ci passate, date un’occhiata anche alla spettacolare formazione che l’acqua del torrente che scorre proprio alle spalle della “pedra” ha dato a questa emergenza di granito. Se non vi arrischiate a farla da soli, tutta questa nostra ultima escursione la potete comunque anche comprare in pacchetto organizzato presso la Manary Tour che trovate a Ponta Negra, la località balneare turistica adiacente a Natal. Secondo noi è proprio un giro di alcuni giorni, bello e diverso dal solito, che vale di essere fatto. E a Natal ci si può arrivare anche direttamente in volo charter da Milano, tanto che infatti Ponta Negra è piena di turisti italiani. L’ultimo giorno e mezzo di vacanza lo trascorriamo appunto a Ponta Negra, alloggiando all’Hotel Free Willy, simpatico, economico e con accesso diretto alla spiaggia. Facendoci ancora un ultimo giro in macchina lungo la costa a sud di Natal, caratterizzata da altissime dune di sabbia (qui, duna è del tutto sinonimo di collina) ed anche apprezzando quei piccoli piaceri tipicamente vacanzieri che questa località sa comunque offrire ai suoi turisti.

Beh, ciao a tutti i TpC e se volete più dettagliate informazioni, scriveteci pure !



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