Girovagando nel centro d’europa

Napoli, aeroporto internazionale di Capodichino, fine agosto: si parte alla volta della Germania. Ai nastri di partenza io, mio fratello, un amico; la compagnia aerea scelta è la Tuifly (www.tuifly.com), il volo è rilassante e l’atterraggio è perfettamente in orario. Dopo appena due ore di volo giungiamo a destinazione, cioè all’aeroporto...
Scritto da: marcolino_cs
girovagando nel centro d'europa
Viaggiatori: fino a 6
Spesa: 500 €
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Napoli, aeroporto internazionale di Capodichino, fine agosto: si parte alla volta della Germania. Ai nastri di partenza io, mio fratello, un amico; la compagnia aerea scelta è la Tuifly (www.Tuifly.Com), il volo è rilassante e l’atterraggio è perfettamente in orario. Dopo appena due ore di volo giungiamo a destinazione, cioè all’aeroporto K. Adenauer di Colonia/Bonn. Prendiamo a noleggio un’autovettura (Mercedes Classe A), sistemiamo a bordo i bagagli, impostiamo il navigatore satellitare e ci dirigiamo verso l’autostrada A3, una delle arterie economiche e commerciali più importanti d’Europa, che, in poco più di due ore, ci conduce nei Paesi Bassi, precisamente nella cittadina di Utrecht. Arrivati nella città natale del glorioso “cigno”, ossia il calciatore Marco Van Basten, ci mettiamo alla ricerca di una struttura che possa ospitarci la notte. Dopo vari tentativi andati a vuoto (alcuni alberghi erano temporaneamente chiusi!), troviamo, quasi per caso, un albergo dall’aspetto elegante, situato in una traversina della Maliebaan, il Malie Hotel (Maliestraat 2 – www.Maliehotel.Nl), categoria 4 stelle, che ci offre una camera tripla spaziosa e ben arredata al costo di € 140, colazione inclusa; l’auto la parcheggiamo di fronte l’albergo, acquistando un tagliando del parcheggio direttamente alla reception. Utrecht ci regala un’atmosfera unica con i suoi splendidi canali, il suo affascinante centro storico, le finestre delle abitazioni poste al piano terra semiaperte sulle strade, le centinaia di biciclette ammassate all’esterno di teatri, locali notturni, cinema. Dopo la veloce passeggiata e dopo aver messo qualcosa sotto i denti, ripercorriamo la strada di ritorno verso l’albergo e ci tuffiamo in un sonno profondo dal quale risaliamo a galla intorno alle ore 10 dell’indomani e, dopo aver fatto un’abbondante colazione ed il check-out, ci apprestiamo a prendere l’auto e a dirigerci verso l’unica capitale europea posta sotto il livello del mare, Amsterdam. La struttura ricettiva scelta è un hotel situato in una zona piuttosto periferica ma ben servita dai mezzi pubblici e dotata, inoltre, di un ampio parcheggio per le auto. Il suo nome è Hem Hotel (Voorburgstraat 250 – www.Hemhotels.Nl), categoria 3 stelle; il costo della camera tripla è di € 120 a notte, colazione esclusa; le camere sono pulite, confortevoli e spaziose, anche se il bagno è di dimensioni ridotte; la connessione a internet è hi-speed. La capitale olandese è, per noi, una piacevole sorpresa, in quanto incarna lo spirito della cultura, del divertimento, dell’eleganza e del rinnovamento olandese. La prima visita la dedichiamo al Van Gogh Museum (Paulus Potterstraat 7 – www3.Vangoghmuseum.Nl); dopo aver affrontato una coda di circa 30 minuti (e ci è andata bene !!) riusciamo ad entrare in questo moderno edificio che ospita la più grande collezione al mondo di dipinti ed opere dell’espressionista olandese, insieme ad altri dipinti di grandi artisti del tempo con i quali Vincent strinse rapporti di amicizia. Pranziamo in un locale a breve distanza dal museo, Pasta Tricolore, situato in Hooftstraat 52; ordiniamo della pasta, il cui grado di cottura è più che accettabile ed un contorno; il conto è di € 38. Osserviamo brevemente dall’esterno il verdissimo Vondelpark, ma il primo pomeriggio è dedicato ad un giro sul battello tra i canali più interessanti della città con la Blue Boat Company, prezzo del biglietto € 12; dallo stesso ammiriamo il museo della tecnologia Nemo, progettato da Renzo Piano, il campanile turchese della Westerkerk (Prinsengracht 281 – www.Westerkerk.Nl), una pagoda galleggiante, la casa di Anna Frank, uno scontro tra un battello ed un pedalò a noleggio, pilotato da 4 ragazze scellerate mitteleuropee (e poi si sa: “donne al timone……”o più o meno); terminato il tragitto durato circa un’ora e mezzo, ci incamminiamo verso Leidseplein, dove abbiamo modo di scorgere il primo coffee shop ed i disgustosi e frequentatissimi orinatoi pubblici aperti da tutti i lati; proseguiamo in Leidsestraat e, tra vicoli, ponticelli, ed “inebrianti essenze” giungiamo nei pressi del canale Singel, lungo il quale si tiene giornalmente il caratteristico mercato dei fiori e dei tulipani, nel quale acquistiamo dei bulbi di tulipani colorati (anche se siamo certi che da noi non attecchiranno mai !!), proseguiamo lungo il distretto dello shopping e giungiamo in Piazza Dam, crocevia di un numero illimitato di persone in bicicletta e di turisti; da lì, è il caso di dire ci incanaliamo sulla Spuistraat, dove osserviamo centinaia di vetrine colorate di negozi e piccole botteghe. La città ci prende, e molto, ma siamo stanchi e non vediamo l’ora di riposare per essere più carichi il giorno seguente (è vero, è da pazzi perdersi la movida notturna della capitale, ma la stanchezza ci batte !!), così acquistiamo la strippenkaart, più conveniente dei biglietti per le singole tratte, e prendiamo il tram in direzione Heemstedestraat. La mattinata del secondo giorno nella capitale la dedichiamo alla visita della casa di Anna Frank, che il giorno prima avevamo intravisto solo dal waterside. Arriviamo piuttosto presto e, fortunatamente, evitiamo code chilometriche, che da lì a poco si formeranno. La visita è, indubbiamente, toccante, soprattutto, quando si giunge nell’appartamento nascosto e nella stanza abitata dalla giovane ebrea dove, sulle pareti, si possono osservare, ancora intatti, i ritagli di giornale raffiguranti attori americani del tempo, icone che rappresentavano la sua più grande passione, il cinema. Terminata la nostra visita ci incamminiamo sulla Prinsengracht, percorrendone un bel tratto, per poi ammirare attoniti gli stravaganti negozi della Hartenstraat, dove in una bottega di antiquariato acquisto quotidiani olandesi d’epoca. Giunta l’ora di pranzo ci accalchiamo, insieme ad una miriade di persone, all’entrata di un self service dal nome francesizzante, La Place (Kalverstraat 201 – www.Laplace.Nl), situato all’interno del centro commerciale V&D Department Store (www.Vd.Nl), dove gustiamo un piattone strabordante di antipasti misti (verdure grigliate e lesse, cous cous freddo, funghi, pomodori secchi, ecc.), un piatto di pollo con patate e frutta al costo di € 12. Terminato il pasto luculliano visitiamo un grande magazzino di casalinghi ed articoli da regalo, dal nome Hema (Kalverstraat 208 – www.Hema.Nl); percorriamo poi tutta la Kalverstraat, paradiso dei malati di “shopping compulsivo”, fino ad approdare in Damstraat. Il primo pomeriggio lo riserviamo alla visita del Red Light District, il cui nome prende origine dalle luci al neon di colore rosso poste intorno a vetrine, dove le prostitute posano in attesa di clienti, e dalle insegne dei sexy shop e dei locali che offrono spogliarelli e spettacoli di lap dance. Tutto intorno è di colore rosso, persino i negozi ed i ristoranti cinesi, situati nelle immediate vicinanze, con le loro lanterne appese esternamente si amalgamano perfettamente con questo background. Quasi senza accorgercene giungiamo in Prins Hendrikkade, ampio stradone antistante alla stazione centrale, torniamo indietro, entriamo in un emporio di generi alimentari ed oggettistica varia di provenienza asiatica, non troviamo alcunché di interessante, usciamo e muoviamo verso Warmoesstraat dove ci colpisce la vetrina di una rivendita di tè, caffé e cioccolato, nonché di servizi in porcellana per consumare tali bevande, il suo nome è Geels & Co (Warmoesstraat 67 – www.Geels.Nl). Solo più tardi scopriamo che è anche sede di un museo del tè e del caffé. La strada che percorriamo è piena di smartshop, pub, locali gay, alberghi ed ostelli della gioventù: è, insieme ai suoi vicoletti e traversine, il cuore pulsante della Amsterdam trasgressiva. Proseguendo scorgiamo nei canali un inusuale traffico di imbarcazioni (che avevamo già notato nella mattinata) che si dirigono verso la Prinsengracht: siamo capitati nella capitale durante il famoso Grachtenfestival (Festival sui canali), che prevede durante la seconda metà del mese di agosto una serie di concerti di musica classica lungo la cintura dei canali. Ma quella sera si attende il Prinsengracht Concert, che ha luogo di fronte a Nieuws (Prinsengracht 297), negozio quanto mai bizzarro nel quale è possibile trovare rompicapo di ogni genere, antistress, action figures, borse, utensili da cucina, concept design items, giocattoli ed altro ancora. È ancora troppo presto per l’inizio del concerto, temporeggiamo entrando in un pub lì vicino e consumiamo una birra e delle noccioline. Giunta l’ora di cena, usciamo dal pub, attraversiamo la strada ed entriamo in un piccolo ristorante dal nome italiano, nel quale ordiniamo una pizza ed una bevanda; il nome del locale non lo ricordo, la strada in cui è situato è Rozengracht; la pizza è fumante, siamo affamati, la consumiamo in un batter d’occhio. Non male. Dal ristorante percepiamo già il sound check del concerto e l’accordo degli strumenti. Quando usciamo il concerto ha già inizio e ad esibirsi è un trio/quartetto (da lontano non si distingue bene) di tenori lirici che intonano “ ’O sole mio ” da una chiatta davanti a migliaia di persone giunte in bicicletta, barca, canoa, pedalò, scooter, a piedi e chi più ne ha più ne metta. Siamo in continuo movimento da circa undici ore, il genere musicale non è tra i preferiti, ci incamminiamo verso Nieuwezijds Voorburgwal, da dove prendiamo il tram diretto all’hotel. Mattina seguente: ore 8, suona la sveglia del telefono cellulare, ci prepariamo, aggiustiamo le ultime cose in valigia e siamo pronti a rimetterci al volante, destinazione Belgio, esattamente Bruxelles. Il viaggio è molto rilassante; dai finestrini guardiamo attentamente il paesaggio delle campagne olandesi, i mulini a vento (a dire il vero ben pochi, ma la regione non è proprio questa…), le pubblicità sui cartelloni stradali. Dopo appena un’ora di percorso riusciamo a scorgere in lontananza le guglie di alcune chiese del centro di Anversa, anche se la distanza è notevole. Ci dispiace non poterci fermare, Anversa è una tra le più interessanti città belghe dal punto di vista storico e culturale, tra l’altro famosa per la lavorazione dei diamanti, ma preferiamo proseguire per la capitale; più che altro mettiamo in pratica una scelta avvenuta solo il giorno precedente. Arriviamo a Bruxelles dopo due ore scarse di marcia, entriamo in un viale alberato lunghissimo, lungo i lati del quale notiamo la sede della Nato, palazzoni ospitanti uffici amministrativi e sedi di multinazionali. Più avanti attraversiamo un quartiere periferico della città alta piuttosto malandato, ma non ci scoraggia, proseguiamo in direzione centro, il navigatore però non è aggiornato ed, essendoci dei lavori in corso, ci sballotta da una parte all’altra della città senza indicarci una via d’uscita; optiamo per i metodi tradizionali, ci fermiamo a domandare alcune indicazioni ad un ragazzo in un negozio di frutta e verdura, in un francese molto discutibile; comunque il giovane è gentile e ci indica perfettamente la strada da seguire. Dopo circa 5 minuti giungiamo in Avenue du Boulevard 17, l’indirizzo del nostro hotel, il Thon Hotel Brussels City Centre (www.Thonhotels.No), categoria 4 stelle, il secondo albergo più grande del Belgio; la camera assegnataci è al 28° piano con una vista mozzafiato sulla capitale; è spaziosa e dotata di due bagni, salottino e cucinotto; il costo per la notte è di € 120, colazione a buffet inclusa. Lasciamo l’auto nel parcheggio sotterraneo, depositiamo i bagagli, prendiamo una cartina della città, usciamo. La prima meta da raggiungere, individuata sulla cartina, è la Grand-Place; per arrivarci attraversiamo Rue Neuve, isola pedonale colma di negozi di alta moda e con un ampio centro commerciale, il City 2, che ospita attività commerciali come Fnac, Zara, H&M, Pimkie, Etam, Celio, Mediamarkt, Sports World e molte altre ancora. Procediamo in Place de la Monnaie, dove è in corso l’allestimento di un palco per un concerto serale di un gruppo rap locale; ammiriamo il Theatre Royal de la Monnaie alla nostra sinistra ed imbocchiamo Rue des Fripiers; come per incanto giungiamo in una piazzetta e percorriamo gli ultimi metri per raggiungere la nostra meta attraversando la peculiarissima Rue au Beurre con le sue invitanti botteghe dalle delizie più disparate: cioccolato lavorato in ogni modo, caramelle, biscotti, waffles, ecc. Giunti nella “Piazza Grande” ammiriamo, letteralmente basiti, le stupefacenti facciate dei palazzi delle antiche gilde con i loro intagli dorati che, credo, li rendano unici al mondo. Moules, Dentelles, Chocolat, Gobelins, Waffle, sono queste le insegne, le parole ridondanti in tutta la città. La prima identifica le cozze, il piatto principale cucinato nei migliori ristoranti del centro; la seconda sta per merletti, i quali, insieme ad arazzi (basta ricordare il grande maestro belga di tapisserie Pieter Van Aelst), tovaglie, capi di biancheria orlati, fazzoletti, sono tra i più importanti e pregiati manufatti tipici nazionali. Il cioccolato è ovunque, si respira di continuo, lo si osserva in tutte le forme ed in tutte le fasi di lavorazione. Entriamo nella rivendita Godiva (www.Godiva.Com) sulla Grand-Place, acquistiamo alcune scatole di praline in vari gusti e rimaniamo bloccati alla vista di grandi cialde ripiene di fragole ricoperte di cioccolato fondente fuso; la tentazione è troppa, ne agguantiamo una e la dividiamo (sapore: indescrivibile). È giunta l’ora di pranzo e, dopo aver attraversato un mercatino ed essere entrati nel negozio del merchandise La Boutique de TinTin (Heuvelstraat 13 – store.Tintin.Com), celebre personaggio creato dal fumettista belga Hergé, e nell’ufficio turistico per prendere un po’ di brochure sulle Fiandre e sulle città d’arte belghe, ci accomodiamo all’interno di un caffè storico, Falstaff, situato in Rue Henri Maus 19, al lato del Palazzo della Borsa. Gli interni in legno e vetro sono ben tenuti ed il personale è molto cortese; ordiniamo una omelette al prosciutto e formaggio e patate fritte; concordiamo di aver fatto un’ottima scelta dopo aver divorato il pasto; paghiamo un conto di circa € 40, usciamo dal caffè e girovaghiamo nei dintorni. Entriamo da Brüsel (Boulevard Anspach 100 – www.Brusel.Com), uno tra i più grandi negozi di fumetti al mondo (del resto il Belgio è la patria del fumetto); oltre ad un vasto assortimento di giornaletti, troviamo poster, disegni d’autore, litografie a numero limitato, action figures, memorabilia, modellini, portachiavi. Decidiamo di prendere la metropolitana e dirigerci verso il quartiere del Parlamento e della Commissione Europea. La fermata è Maalbeek, usciamo sulla strada principale scontrandoci con una dozzina di ragazzi del luogo con skateboard al seguito ai quali domandiamo dove poter trovare i palazzi delle maggiori istituzioni europee; sono molto gentili ma non possono aiutarci in quanto non hanno la minima idea di dove possano trovarsi tali edifici (e ci ragionano un bel po’ sopra; in realtà sono a vista d’occhio e la cosa ci scuote e non poco…Come se fossimo solo noi ad avere un alto senso delle istituzioni…Bah !!!). Comunque siamo lì e…Pedaliamo; osserviamo dall’esterno, in quanto quel giorno chiusi al pubblico, il famoso palazzo di vetro sede della Commissione Europea e, successivamente, il palazzo del Parlamento Europeo, sulla facciata del quale è esposto un enorme stendardo che celebra l’evento dei 50 anni della costituzione dell’Europa unita. Riprendiamo la metro e torniamo in centro per vedere il simbolo della capitale belga insieme all’Atomium, il Manneken Pis (Rue de l’Etuve), statua in bronzo della quale non siamo in grado di valutare il valore artistico e storico. Siamo solo a conoscenza del fatto che esistono numerose leggende relative al bambino raffigurato e che è tradizione offrirgli abiti durante occasioni speciali. In questo momento indossa abiti di colore bianco e blu ed ha alle spalle un manto giallo e blu (forse la bandiera dell’Ukraina ? buh!). Nelle immediate vicinanze fa colpo su di noi un’altra leccornia, una belgian waffle (cialda belga) fumante ricoperta di gelato; la prendiamo e la gustiamo appoggiati ad un muretto di fronte al chiosco Waffle Factory (fabbrica di cialde, uauh !! forse un nome un po’ banale, ma le cialde sono indimenticabili). È tardo pomeriggio, torniamo in albergo per deliziarci la vista con il colpo d’occhio sulla città dal 28° piano; con un solo sguardo scorgiamo i maggiori luoghi d’interesse di Bruxelles: l’Atomium, lo Stadio Re Baldovino (già Heysel), il Centro delle Esposizioni, il Palazzo Reale, il Parlamento. Scendo a prendere qualcosa da mangiare take-away al “Bruxelles Grill”, ristorante specializzato nel cucinare carne, come è facilmente intuibile dalla denominazione, situato di fianco all’albergo; attendo che le pietanze siano pronte (petti di pollo alla griglia, calamari fritti, patate fritte, panini), pago alla cassa, torno in stanza; apparecchiamo la tavola, finalmente ceniamo. Terminato il pasto organizziamo un torneo al biliardo, posto al piano terra, nel lounge di fianco al bar ed alla sala colazione dell’albergo; condividiamo le nostre “steccate” con un gruppo di turisti tedeschi un po’ attempati, sistemati attorno ai tavolini del bar. È notte inoltrata, rimaniamo quasi del tutto soli con un povero panno verde ormai stanco del via vai di alcune palle d’avorio e, memori del fatto che l’indomani faremo un’altra alzataccia, torniamo nella stanza pronti per una rilassante dormita. Dopo aver espletato la consueta pratica di un’abbondante colazione a buffet, pensiamo di dedicare un’altra intera mattinata alla ricerca di qualche affare lungo la vicinissima Rue Neuve. Pranziamo con un panino e ci approntiamo a rimetterci in moto verso Colonia, dal cui aeroporto l’indomani prenderemo il volo di ritorno per l’Italia. Lungo l’autostrada, usciti da Bruxelles, ci viene in mente di salutare alcuni amici residenti in un piccolo paesino alle porte di Genk. L’accoglienza è calorosa e gioiosa, i saluti finali un pò malinconici. Comunque, dopo questa brevissima sosta, proseguiamo il nostro viaggio di ritorno verso la città tedesca anticamente nota come Colonia Agrippina. Dall’autostrada scorgiamo lo skyline della città di Aachen (Aquisgrana) e l’autodromo privato del pilota Michael Schumacher, situato alle porte della città di Kerpen. Dopo circa due ore, arriviamo finalmente a destinazione, cioè all’albergo Holiday Inn Koln-Bonn Airport (Waldstraße 255 – www.Koeln-bonn-airport-hi-hotel.Com), situato a 200 metri dai terminal dell’aeroporto K.Adenauer. La camera d’albergo non tradisce le nostre aspettative ed in più la tripla standard è in offerta speciale a € 100, colazione esclusa. Questo è un conference hotel scelto prevalentemente da chi è di passaggio in Germania, fa scalo a Colonia ed attende una coincidenza il giorno seguente, da coloro ai quali è stato cancellato il volo, uomini d’affari invitati ad un meeting o che prendono parte ad una riunione di lavoro, tedeschi residenti in una città distante da Colonia che usufruiscono della tariffa “stay, park & fly”. La sera decidiamo di visitare Colonia; il tragitto dall’albergo ha una durata di circa 15 minuti; entriamo nel cuore della città, dopo aver goduto di una veduta strabiliante dal ponte Deutzer Brücke (tramonto in una serata estiva, profilo del Duomo e tratti in penombra di altri edifici); lasciamo l’auto in un parcheggio custodito a pochi passi da Gürzenichstraße, da dove ha inizio un’isola pedonale con centinaia di negozi; percorriamo Hohe Straße fino a raggiungere la Domkloster dove è locato il favoloso Duomo gotico di Colonia, la terza chiesa più alta del mondo, con i suoi 157 metri. Dopo la devastazione della Seconda Guerra Mondiale la città ha saputo integrare perfettamente gli edifici storici con l’architettura moderna, presente qui nelle sue forme d’avanguardia (vedi Stazione centrale, Cinedom, Weltstadtkaufhaus, Chocolate Museum, Köln Turm, Colonius, Lanxess Arena). Andiamo alla ricerca di un locale in cui poter cenare e, percorrendo la Breite Straße (altra strada strapiena di negozi), capitiamo per caso in un ristorante italiano Da Bepi (Breite Straße 85), nel quale degustiamo un ottimo piatto di tagliatelle alla bolognese; alla tv è trasmessa una partita di calcio della squadra locale (Fc Köln) impegnata in Coppa di Germania; siamo soddisfatti, paghiamo il conto di € 35, ci alziamo dalla tavola, usciamo; passeggiamo un altro po’ per le vie del centro ritrovando ad intuito il parcheggio. Torniamo in albergo, prepariamo le valigie pronti per la partenza. La mattina seguente consegniamo l’auto nel parcheggio dell’aeroporto, attendiamo nella sala d’attesa del gate l’imbarco. Si decolla, destinazione Napoli. Centoventi ore sono certamente poche per visitare tre nazioni, ma spesso occorre fare di necessità (soldi, lavoro) virtù e allora, talune volte, risultano sufficienti. A proposito, dimenticavo quattro consigli fondamentali per intraprendere un viaggio nelle località sopra citate: 1) in Olanda, attenti alle biciclette!!!; 2) in Belgio, attenti ai picchi di glicemia!!!; 3) in Germania, ripassate un po’ di tedesco!!!; 4) in tutti e tre i Paesi, non dimenticate mai l’ombrello prima di uscire!!!

Dove: Paesi Bassi, Belgio, Germania Quando: Agosto Durata: 5 giorni Viaggio: Fly & drive Alloggio: Hotel Costo a persona: (approssimativo) € 550 (pasti inclusi) – € 450 (pasti esclusi)



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