Giro del Mondo 2004 – Patagonia Argentina
Sono zompato su di un comodo bus con posti semi-cama (semi-letto) dove quasi riesco ad allungarmi tutto. 16 ore per 22 euro e mi godo il panorama patagonico discutendo di criminalita’ con una signora e suo nipote che se ne torna dalle ferie.
Per ora ho visto solo un cane morto in parte alla strada e ho pensato a quanta sfiga per finire sotto una macchina dove ne passa una ogni dieci minuti.
Poi una specie di corvo immenso che quasi si spiaccica sul parabrezza. Il resto steppa e Pablo Neruda che sto leggendo per prepararmi al Cile.& Una prossima sicura tappa sara’ il Moreno Glaciar, un ghiacciaio in avanzamento che l’ultima volta si e’ rotto nel 1986 e che si sta rirompendo in questi giorni. Se avro’ fortuna assistero’ a un fenomeno naturale unico. Se trovo posto per dormire, dato che ci stanno andando tutti.
Mar del Plata e’ stato un po’ pellegrinaggio sulle tracce del mitico Paolotripmaitrop.Com che ne aveva parlato bene. Al porto ho conosciuto una sua ex e ho capito perche’ gli era piaciuto.
Paolo, se stai leggendo, ti saluta e dice che gli manchi. Soprattutto ricorda con tenerezza quando le lanciavi le aringhe putride dalla banchina del porto. Guarda, le ho fatto una foto: Martedi’ 16 Marzo, Puerto Madryn, Patagonia centrale Ieri sono andato in escursione alla Peninsula Valdez dove ho visto pinguini, leoni marini ed elefanti marini. E delle orche li’ al largo molto lontane. Non e’ stagione per vedere moltissimi animali ma e’ stato bello lo stesso.
Nel pulmino che ci ha portati c’erano solo backpackers e dei tipi da Buenos Aires, si e’ fatto piu’ o meno tutti conoscenza e la sera siamo andati a berci una birra tutti assieme.
E’ stata praticamente la mia prima night-out in gruppo dalla partenza e mi ha fatto piacere.
Due australiani, un americano in viaggio da tre anni, due ragazze gallesi, tre portegni (gente di Buenos Aires), due israeliani. Un sacco di risate e belle chiacchierate mentre uno dei portegni praticava il suo inglese tra un “fuck Margaret Tatcher”, “Bush suck my dick” e delicatezze di questo genere.
La situazione mi ha un po’ ricordato la navigazione sul Rio delle Amazzoni dove si era formato un gruppo che poi e’ rimasto unito per qualche giorno.
E’ sempre bello avere la conferma che basta poco per trovarsi in buona compagnia. Scambi di indirizzi email e al mio ritorno a Buenos Aires ho gia’ due/tre inviti per uscire a bere una birra.
Ci scommetto che qualcuno degli stranieri lo ritrovo in giro per le spiagge cilene, le Ande peruviane o le galere boliviane (azzz..Speriamo di no!) Ushuaia, Terra del Fuoco, Sabato 20 Marzo 2004 Alla fine mi sono detto “gia’ che ci sei…” e sono sceso fino al limite estremo, a Ushuaia, la citta’ piu’ al sud del mondo.
Per arrivarci siamo dovuti passare per il Cile e per lo stretto di Magellano. Non c’e’ che dire: i paesaggi sono stupendi.
Io ho scattato qualche foto dal finestrino sporco di un bus saltellante sulla strada di sassi, per cui ho fatto cio’ che ho potuto.
Prima di venire qui mi sono fermato a Rio Gallegos e ho avuto un’esperienza traumatizzante con l’Hotel Punta Arenas.
Dopo averne cercati altri, che erano pieni, sono finito li.
Molte cose possono andare storte in un Hotel, ma quando tutto va male, c’e’ da preoccuparsi.
Insomma, entro, chiedo una stanza e me la danno a 25 pesos (7 Euro) che sembrano pochi ma e’ un prezzo medio.
La stanza non sembrava male, cioe’ non lusso ovviamente ma neanche un rudere.
Vado in bagno, faccio per tirare l’acqua e vedo che c’e’ un buco nel muro dove cerco la levetta di fil di ferro. La tiro. Esce l’acqua, giustamente. Poi pero’ l’acqua continua ad uscire. La tiro ancora, a spingo..Niente. Allora provo a staccare un pezzettino di plastica che ostruisce non so cosa. Splaffff…L’acqua esce a litri. Chiudo il rubinetto centrale e vado alla reception. Alla reception c’e’ la signora delle pulizie. Entra, guarda, mi guarda: – “cosa hai fatto?” – “ehmm..Ho tirato l’acqua e non si fermava piu'” – “impossibile ha sempre funzionato!” – “ma e ho tirato e…” – “No! dovevi tirare meno!” – “vabbe’, insomma adesso che si fa, non avete un tecnico?” – “no! Ha sempre funzionato”.
E se ne va.
In un modo o nell’altro sistemo il tutto e mi preparo per una doccia.
Chiudo le tende, SPRAAAMMM, per terra le tende che non erano fissate.
10 minuti per risistemarle.
Doccia, tutto ok. Esco.
La sera vado a letto e il rumore del bagno che scroscia non mi fa dormire. Chiudo la porta con la maniglia che non e’ attaccata a nessuna serratura, ma miracolo (poi pero’ capiro’) si chiude.
Torno a letto, mi accorgo che il rumore dell’acqua proviene da dei tubi all’interno del muro a 10 centimetri dalle mie orecchie.
A tre stanze di distanza un tipo russa, mi sembra sia sotto il letto. Alla reception guardano la tv e chiaccherano, sento tutto. Due pezzi di carta igienica nelle orecchie e, piu’ o meno, dormo.
La mattina mi alzo felice per un nuovo giorno al servizio del Signore, mi avvio speranzoso verso il bagno e…Chiuso. Giro la maniglia ma, come si diceva, non e’ attaccata a nessuna serratura. Mi spiego meglio: c”e’ un buco nella porta dove hanno messo la maniglia. Penso: “ma com’e’ che ho chiuso allora?”. Penso, penso, penso e…Azz!!!! La porta si chiude solo dall’interno con una levetta e io, girando la manopola, ho spinto la levetta che adesso e’ li’ immobile e immovibile.
Girare dall’altra parte? Impossibile, girando la maniglia in quel senso si blocca sulla cornice della porta.
Soluzione? Mi sposto due metri in la’ e penso a tutti i film d’azione visti recentemente. Spalla? Pedata? Spinta? Spalla, e’ piu’ bello. Gran spallata e STROOCK viene giu’ tutta la cornice della porta, vado in bagno e mi libero.
Poi risistemo con qualche scarpata e chi si e’ visto si e’ visto.
Ma credete sia finito li? Macche’.
Vado a far colazione e mi ritrovo davanti un’aborigena piena di raffreddore che fa versi schifosissimi col naso e la gola. Sorbisco il caffe’ in silenzio cercando di concentrarmi sulla Tv spenta.
Poi se ne va e al suo posto si mette una vecchietta simpatica e taciturna, la guardo e vedo una cosa strana sull’orecchio. Una rosa? Poi guardo meglio e vedo con orrore che le manca l’orecchio e ha una rosa di sangue secco al suo posto. Al centro un buco nero. Sono sul punto di vomitare ma inizio una lotta interiore per convincermi che non e’ colpa sua e che un giorno anch’io potrei avere un problema cosi ecc.Ecc.. Ecc..
finisco il caffe’, lascio le brioche, prendo i bagagli ed esco dall’albergo.
Appena fuori respiro a fondo, entro in un taxi e gli dico: -“get me out of here” Accompagnato dalla musica di Taxi Driver do’ un’ultima occhiata all’albergo che diventa sempre piu’ piccolo e al primo incrocio sparisce.
Quindi ricordate: Hotel Sport di Kaunas e Hotel Punta Arenas di Rio Gallegos: no.
Rio Gallegos, 24 marzo 2004 A Ushuaia ho avuto l’onore di visitare il Parco Nacional Tierra del Fuego. Per gli amanti degli estremi e’ qui che si ferma la strada piu’ sudista del mondo. Dopo, 1000 km piu’ in la’, c’e’ solo l’Antartica dove non sono andato perche’ c’e’ poca vita la sera.
Il Parco e’ semplicemente stupendo, e lascio che parlino le foto. Per gli amanti del “la prima volta”, ho visto una volpe per la prima volta. O forse no, ma non mi ricordo di averne viste altre. E comunque e’ stata la prima volpe patagonica.
Ushuaia sembra un paesino dell’Alaska, non perche’ ci sia mai stato, ma perche’ ha detto cosi un americano che parlava lentamente, come l’altro di Puerto Madryn e come un altro che ho trovato nel parco.
A proposito: ci sono abbastanza americani solitari che girano da queste parti, lo faccio notare perche’ in altri paesi non e’ che se ne vedano tanti.
Per quanto riguarda la vita sociale, mi sono imbattuto in una quadriga anglosassone: due inglesi, un australiano e un americano che parlava lentamente.
Mi hanno invitato nel loro ostello dove l’australiano ha cucinato gli spaghetti alla carbonara con prosciutto cotto invece che pancetta (il minimercato patagonico non ce l’aveva) e li ha fatti pure al dente! Tipi forti, un inglese, 19 anni e’ da due che gira e lavora in giro e parla 4 lingue mentre l’australiano 30 anni che gira da tre lavoricchiando a destra e sinistra.
L’Ostello, i 3 cormorani, era il tipico ostello da backpacker dove ti siedi sul divanetto e cominci a conoscere gente, nessuno si conosce e tutti si parlano. Dopo le tre bottiglie di vino siamo andati in un pub a cominciare con le birre.
Dopo una birra (tre gli altri) e due ore di aria affumicata sono dovuto uscire a respirare. Al rientro un nordirlandese che aveva capito tutto mi ha ordinato dell’acqua. A quell’ora era in vena di confidenze: – “Sai, sono piccolo, e l’unico modo per stare dietro agli altri a bere e’ buttar giu’ acqua per bilanciare il tasso alcolico”.
Infatti ha funzionato e mi ha rimesso in sesto. E’ proprio vero: gli anglosassoni sono superiori ai latini.
Verso le tre siamo andati in discoteca, nel frattempo si era aggiunto uno spagnolo, e mi sono bevuto (di nascosto) un’altra acqua.
Alle quattro ho deciso che avevo dato il mio giusto contributo alla vita notturna di Ushuaia e sono andato a dormire.
Dopo tre notti nella bella Ushuaia ho preso un aereo (45 euro) per El calafate dove ho visto l’ottava meraviglia del mondo (a loro dire, poi non so qualche sia la classifica ufficiale): il Ghiacciaio Perito Moreno.
Si tratta di un vero e proprio fiume di ghiaccio che scende per 14 km fino a toccare una montagna.
La specificita’ del ghiacciaio e’ che forma una diga che ogni tot anni si rompe per l’eccessiva pressione dell’acqua. L’ultima volta e’ successo nel 1988..Anzi no, l’ultima volta e’ successo nel marzo 2004, pochi giorni prima del mio arrivo. E’ stato un avvenimento incredibile, seguito in diretta da tutto il SudAmerica e io l’ho perso per pochi giorni. Sigh.
Tanto per farvi un’idea guardate le foto. Quando un pezzettino quasi invisibile si staccava, e succede ogni qualche minuto, il rumore e’ quello di un tuono che sembra stia per piovere, mentre si solleva uno spruzzo di 30 metri e le onde vanno avanti per parecchio tempo. Sembrava di vedere una cosa immensa dormiente ma viva.
Aver visto cadere la diga dev’essere stato allucinante.
Adesso sono tornato a Rio Gallegos per salire verso il Nord e l’inverno patagonico si sta facendo annunciare da un vento costante e violento che sono comunque riuscito a farmi amico mettendo fuori ad asciugare le magliette bianche che ho lavato nel bidet.
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