Giordania in libertà

Tre giorni in Giordania in libertà. Auto a noleggio, due giorni a Petra e una toccata e fuga sul Mar Morto e nel Deserto Wadi Rum
Scritto da: Elle67
giordania in libertà
Partenza il: 08/12/2018
Ritorno il: 11/12/2018
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
Giordania in 3 giorni. Troppo pochi, ma sufficienti per un primo assaggio e farti venire voglia di tornarci presto.

Prendiamo la nostra macchina a noleggio all’aeroporto di Amman, una piccola berlina con il cambio automatico, che poi scopriremo essere assolutamente indispensabile su queste strade. È circa mezzogiorno e dobbiamo essere a Petra per cena ma ce la prendiamo comoda, vogliamo goderci il paesaggio della Kings Highway. Purtroppo in dicembre il sole tramonta alle 16.30 quindi le giornate terminano presto.

A casa abbiamo scaricato le mappe di Google e impostiamo come prima destinazione il Mar Morto, passando da Ma’In. La stagione non consente bagni ma almeno vogliamo vederlo da vicino. Senza navigatore non saremmo mai riusciti ad uscire da Amman, anche se l’aeroporto è abbastanza periferico è già nella giusta direzione, verso sud. Giriamo per un po’ in piccole strade di periferia, piene di sacchetti di plastica impigliati nelle reti di recinzione, cani randagi, bambini che giocano per strada vestiti con gli abiti dei fratelli maggiori, buche grandi come crateri, un mercatino di soprabiti di montone o cammello improvvisato in un incrocio. Tutti ci guardano curiosi, i turisti faidate non abbondano. Finalmente prendiamo la strada per Madaba e usciamo dal centro abitato. Sappiamo che lì c’è un bellissimo mosaico ma non c’è proprio il tempo per entrare in città. Tra l’altro non sono sicurissima che saprei guidare nel traffico cittadino, meglio che prima mi abitui agli usi e costumi locali. Aggiriamo Madaba e continuiamo verso Ma’In e le sue cascate termali. Dopo poco le case scompaiono e la strada comincia a salire. Il paesaggio cambia, i colori predominanti sono sempre il giallo e il rosso. Ci godiamo il paesaggio, finalmente sgombro da sacchetti di plastica svolazzanti e il deserto, nel senso che incrociamo pochissime macchine. Bello, molto bello. Al bivio che indica dritto Mar Morto e sinistra Ma’In decidiamo di girare, anche se non volevamo arrivare alle cascate. La strada diventa ancora più impervia, cominciamo a ringraziare il cambio automatico! Tornanti e tornanti, il paesaggio è da favola. Finalmente troviamo uno spiazzo molto ampio e possiamo fermarci ad ammirarlo. Il primo impatto con la Giordania colpisce: montagne rocciose gialle, prive di vegetazione. Solo in basso si vede una zona verde, e un grande hotel: immaginiamo che lì ci siano le cascate ma non possiamo arrivarci, la discesa è lunga e purtroppo non c’è tempo. Ammiriamo ancora un po’ il paesaggio e torniamo indietro verso il Mar Morto.

Finalmente il mare! Nel frattempo il cielo si è aperto e splende un bellissimo sole! Via piumino e maglione, si sta a mezza maniche. Andiamo verso sud, a destra il mare e a sinistra dei canyon stupendi, ho visto un paesaggio simile solo negli Stati Uniti. Purtroppo non ci siamo preparati un percorso e comunque non abbiamo il tempo, ma quando troviamo uno spiazzo sulla destra ci fermiamo, vogliamo vedere il mare da vicino. Siamo poco dopo il Mujib Bridge. C’è una macchina di locali ferma, uno di loro è sceso sulla riva (lì il mare è diversi metri più in basso), poi capiremo che è andato a fare scorta di sale. Vediamo che sale in due minuti, nonostante sia in ciabatte, quindi scendiamo. Ovviamente non è così facile come sembrava, rocce appuntite ovunque, ma riusciamo ad arrivare in basso. Le strisce bianche che sembravano schiuma da onde in realtà sono fatte dal sale. C’è un’intera parete di sale, alta un paio di metri, a testimoniare che una volta il livello dell’acqua era molto più alto. Il mare ha un bel colore verde acqua, è calmissimo, peccato non poter fare il bagno. Qui fa caldo ma siamo pur sempre in dicembre.

Risaliamo, mettendoci molto più tempo dell’indigeno in ciabatte, e ripartiamo verso sud. Arriviamo fino alla fine del Mar Morto e poi giriamo verso l’interno, prossima destinazione Al Karak. È una delle tappe principali sulla strada 35, la Kings Highway. L’idea è di vedere il castello solo da fuori ma poi decidiamo di farci un giro, velocemente perché stanno chiudendo. Essendo sulla cima della montagna c’è una bella vista, ma il sole sta scendendo e le temperature stanno cambiando in fretta. Pochissima gente. Una guida (non so quanto ufficiale) ci cattura e ci fa vedere tutto il castello. Mantenuto benino (considerando l’età, è un castello crociato, ma non aspettatevi affreschi o mobilio, ci sono solo pietre), alcune parti ricostruite. Facciamo un giro veloce poi la guida ci abbandona, e noi non troviamo più l’uscita! Dopo un po’ di panico, qualche giretto a vuoto in lunghi corridoi ciechi, e la temperatura che scende di un grado al minuto, finalmente troviamo il cancello e siamo liberi! Mentre torniamo alla macchina veniamo abbordati dai bar della zona, ormai è l’ora dell’aperitivo. Magari ci saremmo anche fermati, se la colonna sonora non fosse stata…Despacito!!! Scappiamo! Scappiamo per modo di dire, perché il muezzin inizia a chiamare per la preghiera del tramonto e il traffico aumenta. Siamo in un ingorgo, ma la guida non è poi così difficile. Basta lasciarsi trasportare dal flusso, cercare di non investire nessuno e trovare la via d’uscita. Il traffico è caotico ma non nervoso, nessuno si arrabbia se sei un po’ imbranato. La prima cosa che notiamo è l’abbondanza di barbieri! Ma quanti ce ne sono?!? Poi i meccanici, e ci credo, vista la vetustà del parco auto. Finalmente abbandoniamo Al Karak e prendiamo la SS 35 direzione Petra. Purtroppo di lì a qualche minuto è buio, addio paesaggio, quindi scegliamo di continuare sulla Desert Highway per arrivare prima. Arriviamo a Petra dopo 180 km e due ore e mezza molto faticose! Gli ultimi chilometri sono inimmaginabili, le salite e le discese si susseguono una dopo l’altra ripidissime! Tornanti, qualche tratto sterrato o comunque con tante buche da non capire se si è in una strada o in un campo, buio pesto, non c’è neanche la luna! Finalmente davanti ai nostri occhi le luci della città! Mi emozionano più delle mille luci di New York, finalmente siamo arrivati!

Sulla guida in Giordania farò poi una digressione perché merita. Comunque sarà stata la strada, la sveglia alle 4 o il volo tutto sussulti, ma siamo distrutti e scegliamo di cenare in albergo. Dopo qualche etto di humus e vari pezzi di agnello mi sento decisamente meglio ma di uscire non se ne parla, c’è un freddo cane!

Primo giorno, sveglia alle 5.30. Anzi, la prima sveglia è verso le 4, sempre il muezzin (non distante dall’hotel c’è una moschea), diciamo una “preghierina” da sotto il piumone e aspettiamo la musica di Indiana Jones per la vera sveglia. La colazione inizia alle 6, vogliamo farla bella abbondante ed essere all’ingresso di Petra il prima possibile. Apre alle 6 e dobbiamo arrivare prima dei pullman di turisti. Humus anche a colazione, oltre a tante altre prelibatezze locali. Il pane è buonissimo, ne mangerei un chilo, tanto poi fino a sera non si tocca cibo. Entriamo a Petra alle 7, freddo intenso, siamo praticamente solo noi. Svicoliamo da quelli che ci offrono cavalli, cammelli e somari, vogliamo usare le nostre gambe (soprattutto visto quello che abbiamo mangiato a colazione!). Entriamo nella gola, il Siq., e rimaniamo senza parole. Facciamo mille foto che non rendono. Che paesaggio, ci sono tratti in cui le pareti sono strettissime. I colori sono incredibili, tutti i toni di rosso, striature nere, ogni tanto un po’ di giallo. Per arrivare al tesoro, che è il monumento più famoso di Petra, ci sono due chilometri, ma non sentiamo la strada. È davvero bellissimo, e tutto in solitaria. Noi e un paio di coppie, spesso non vediamo altri esseri umani. Ci si sente dei privilegiati.

Poi vedi una luce che viene dal fondo, stai arrivando nello spiazzo con il Tesoro (Al Khazneh). All’improvviso la gola finisce e sei di nuovo all’aria aperta. C’è pochissima gente, riusciamo a vederlo per bene ma purtroppo capiamo che dentro non si può andare, si vede solo da fuori. Lo ammiriamo un po’ e poi continuiamo nel “vialone” a destra. Percorriamo la Street of Facades fino alla Tomba di Unayshu e proprio lì di fronte c’è un sentiero che sale verso l’High Place of Sacrifice. Si sale in fretta, si fatica ma non troppo. Il fresco del mattino aiuta, credo che d’estate potrebbe essere proibitivo. Ci sono scalini non troppo regolari, scavati nella roccia, ma rendono la salita fattibile se si è un minimo allenati. Importantissime le scarpe! Assolutamente da trekking! Poi c’è chi gira con le scarpe da ginnastica con il tacco interno, ma io eviterei, prendere una storta o scivolare è comunque facile. A meno che tu non sia un locale, i bambini corrono a rotta di collo, scalzi, sulle rocce. Altra razza!

Quando si arriva su il panorama ripaga di tutta la fatica. Arriviamo fino al punto più alto dove sventola una bella bandiera giordana. Sole, cielo azzurro, temperatura mite, non si potrebbe stare meglio. C’è una tenda beduina in cui se vuoi puoi sederti e prendere un tè o un caffè (che costa più caro che da noi), e in un angolo a picco sulla valle il “gestore” ha messo due sedie e un tavolino, un frigo sdraiato per terra, una specie di privé con vista su mezza Giordania! Bellissimo ma non è ancora il momento di fare la pausa. Scendiamo da un altro sentiero, il Wadi Farasah. Spesso ci troviamo in punti in cui sembra che il sentiero sia finito. Le indicazioni sono quasi nulle, ma se ti guardi attorno trovi sempre degli scalini che scendono o salgono, quindi siamo riusciti a trovare la nostra strada senza perderci.

Quando arriviamo al Garden Temple e vediamo che c’è un beduino che “gestisce” il punto di ristoro proprio dentro al tempio, decidiamo che è ora di prendere un tè alla menta. Penso solo per un attimo al fatto che non solo non c’è una lavastoviglie nel raggio di 10 chilometri, ma ovviamente manca anche l’acqua corrente. Pazienza, il posto è comunque troppo bello per non fermarsi. Il tè è buonissimo e una settimana dopo siamo ancora vivi. Non capita tutti i giorni di sedersi sugli scalini di un tempio a prendere un tè.

Ripartiamo e continuiamo la discesa fino al Temple of Dushares. Poco oltre inizia il famoso sentiero degli 800 scalini. Troppo famoso e quindi pieno di gente, molti a dorso d’asino. Io sarei terrorizzata a farlo così, ancora non capisco come non scivolino su quegli scalini di roccia! E sorvoliamo sul trattamento che ricevono gli animali da queste parti. Si arriva al Monastero, che è il monumento più grande di Petra, questo non è rosso come il tesoro ma color sabbia. Quando si arriva qui però il sentiero non è finito. C’è ancora da arrampicarsi per godersi la sua vista dall’alto e vedere il panorama attorno. Ci sono vari cartelli che indicano ciascuno la sua “best view”, noi facciamo almeno un paio di sentieri, ci godiamo la vista e iniziamo la discesa. Ovunque ci sono bar, baretti, tende di beduini e mille banchetti con ogni tipo di manufatto, vai a capire se davvero artigianale. La cosa è un po’ troppo commerciale per i miei gusti ma bisogna dire che non sono troppo molesti, ti offrono le loro merci e se rifiuti non insistono oltre.

Due parole sugli uomini: a parte la moda alla Jack Sparrow (ce ne sono tanti che gli assomigliano veramente e si vestono come lui!), saranno gli occhi nerissimi, sarà l’uso abbondante del kajal, ma hanno uno sguardo molto intenso. Roba che se da noi uno ti guarda così parte la denuncia per molestie! Ma si sa, paese che vai….

Comunque, arrivati in fondo al sentiero le gambe ne hanno abbastanza, è già il primo pomeriggio e alle 5 è buio. Facciamo un giro in “pianura” per vedere la Colonnaded Street, il Great Temple, il Winged Lion Temple, la Chiesa Bizantina le varie tombe tutte in file (Corinthian Tomb, Silk Tomb, Urn Tomb), l’anfiteatro. E così siamo tornati all’inizio del primo sentiero verso l’alto. Decidiamo che non possiamo salire oltre e usciamo. Adesso c’è più gente, ci sono tanti calessini trainati da cavalli al trotto e ci rendiamo conto che la strada in mezzo al Siq è in salita. Ma quant’è dura la salita!!!

Prendiamo la macchina e cerchiamo il tramonto, abbiamo letto di una strada da cui si vede un tramonto spettacolare. Solo il giorno dopo capiremo dove si trova. È la strada che porta al Marriot Petra e al Movempick Nabatean Castle. Prima sulla destra c’è un bel parchetto con la scritta #LovePetra. Qui si ha la vista sulla montagna più alta su cui si vede un puntino bianco che è la tomba di Aronne. Sembra che questo sia il posto da cui si vede il tramonto migliore. E tra l’altro la strada è panoramicissima, bellissima da fare! Arriva in mezzo ad un parco di pale eoliche, guardiamo l’altimetro e siamo oltre 1600 metri, ecco perché c’è una vista mozzafiato! Prima delle 18 stiamo cenando nel centro di Wadi Musa (che è poi la città sorta attorno a Petra) al Ristorante Al Wadi. Ottimo, davvero ottimo, molto carino ed economico. Humus squisito! Raccomandatissimo!

Due parole su Wadi Musa: è una città costruita sulle pendici di una montagna, non ci sono due metri di pianura, le strade hanno delle discese che sembrano la partenza della libera di Kitzbuhel. Anche qui c’è un barbiere ogni due negozi, ce n’è anche uno hipster! Invece le parrucchiere non esistono. D’altra parte ci sono poche donne in giro, saranno a casa a farsi la messa in piega! Non c’è nessuna attrattiva particolare, ma è comunque simpatico fare un giro per vedere come vive la gente, sembra normale che uno invece di andare alla Coop vada da una specie di macellaio a comprare una capra viva, e poi la carichi sul pick up nonostante le vive proteste dell’animale che evidentemente aveva intuito che la cosa avrebbe preso una brutta piega. Anche qui la musica preferita per l’aperitivo è Despacito!

Giorno due, solita pre-sveglia del muezzin e sveglia alle 5.30. Colazione con humus, datteri, falafel e un’altra dozzina di specialità locali e poi si parte. Torniamo a Petra. Un giorno non basta, i sentieri più belli sono tre e sono salite faticose, farli tutti in un giorno è un tour de force. Quindi torniamo per fare l’ultimo che ci rimane. Ci rifacciamo tutto il Siq e ci godiamo di nuovo la gola in solitudine. Poi ripassiamo davanti al Tesoro, all’Anfiteatro, alle tombe Urn, Silk, Corinthian e Palace e poi iniziamo la salita dell’Al Kubtha Trail. Inizia con una bella scala ampia scolpita nella roccia e poi si complica un po’. Ad un certo punto diventa difficile trovare il sentiero, ma basta cercare le indicazioni (qualche cartello mezzo caduto, delle pietre impilate) e si capisce dove bisogna dirigersi. Oppure seguire qualche cane che gira per la zona e prima o poi torna dal padrone, che è il beduino che gestisce il “chiringuito” in fondo al sentiero. E infatti, arriviamo all’High Place! La maggior parte delle foto di Petra sono quelle che ritraggono il tesoro dall’alto, e gli scatti vengono fatti da qui o dalla parte opposta della gola. Qui devi pagare qualcosa da bere per poterti sedere e ammirare il panorama. Se invece fai l’altro sentiero (guardando il tesoro inizia sulla sinistra) devi pagare una guida locale perché non è ammesso per i turisti non accompagnati. Noi ci riposiamo un po’ bevendo un tè, ma non è così buono come quello del giorno prima e il “gestore” non è così sorridente. La vista è comunque incredibile. Scendiamo e decidiamo di fare l’ultimo sentiero, il Jabal Harun, che porta sulla cima del monte con la tomba di Aronne. Parte da dietro il Great Temple, camminiamo per circa un’ora ma è abbastanza noioso, paesaggio nulla di che, e poi è lunghissimo, quindi decidiamo che abbiamo già visto il meglio di Petra e vogliamo vedere quello che c’è fuori. Tornando indietro ho un’idea geniale e penso di accorciare la strada percorrendo il letto del fiume (è una cosa pericolosissima e assolutamente da evitare se ci sono state piogge recenti ma non si vedeva una nuvola da giorni): dopo mezz’ora di cammino tra sabbia e roccia, con le pareti che si stringevano, quando mancavano forse pochi metri veniamo fermati da un paio di cani che abbaiano e ringhiano. Ok, torniamo indietro. La cazzata del giorno l’abbiamo fatta ma ci è andata bene. Torniamo sulla retta via e andiamo verso l’uscita. Nel Siq siamo controcorrente, è ora di pranzo e ci sono orde di turisti che stanno arrivando: un’intera nave Costa Crociere!!! Ecco, io sono proprio contenta di essermi alzata all’alba e aver visto Petra in solitaria perché in mezzo a centinaia di persone urlanti non sarebbe stata la stessa cosa. Se andate a Petra andateci all’alba, appena aprono. Dormirete al ritorno a casa!

Il mio giudizio su Petra, oltre al fatto che va vista all’alba. Sicuramente ci tornerei nei mesi invernali, i sentieri sono molto ripidi, l’ombra scarseggia, e il clima estivo credo sia troppo torrido per godersi il paesaggio. È anche vero però che d’inverno c’è il rischio inondazioni, quindi ci vuole un po’ di fortuna per capitare in bellissime giornate di sole. I vari templi non sono certo dei capolavori di architettura, ma è incredibile il fatto che siano tutti scavati nella roccia. Proprio la roccia è la vera attrazione di Petra, i colori, dal sabbia al rosso, dal viola al nero. Le sfumature sono incredibili e il cromatismo è quello che stupisce. Dentro ai vari templi o tombe non c’è nulla, da quello che abbiamo capito vengono usati come riparo per gli asini, ma i colori dei soffitti sono stupendi. E poi è incredibile la quantità di scalini che hanno pazientemente scavato nella roccia e reso il sito visitabile “facilmente”. Petra è bella, così come appare nelle foto. Non è adatta se si soffre di vertigini perché anche se molte tombe sono quasi in pianura è vero che i sentieri più emozionanti sono ripidi, anche se facilitati dagli scalini. Se pensate di vederla non rimandate troppo, non è un viaggio da “pensionati”, a meno che ci si accontenti del sentiero principale (dove comunque si vedono i monumenti principali) o si sia molto in forma!

Prendiamo la macchina e l’idea è rifare il pezzo della SS 35 che va verso nord perché quel pezzo di paesaggio non l’abbiamo visto, poi sbagliamo strada e finiamo verso sud, quindi puntiamo su Wadi Rum, il deserto! Sono un centinaio di chilometri ma ci vogliono quasi due ore, anche perché non andiamo al massimo, vogliamo goderci il paesaggio. Arriviamo all’entrata di Wadi Rum, bisogna lasciare la macchina. Sono le tre del pomeriggio e l’unica cosa che possiamo fare è il Sunset Tour. Costa circa 50 euro, un furto, ma ormai siamo lì… La nostra guida è svogliata, ci fa salire sul pick up in fretta, ci chiede se ci piace la musica beduina….perché ho detto di sì? Perché??? Ci propina per un’ora lo stesso pezzo. Ora, posso non capire le parole e non aver mai sentito quella musica, magari la seconda volta non me ne accorgo, alla terza mi sorge un dubbio, ma alla quinta o alla sesta la so a memoria! Comunque, ci abbandona vicino a una duna dicendoci che abbiamo cinque minuti, poi in un canyon dove uno di noi che non sono io riesce a infilare mezza gamba in una pozzanghera (nel deserto!) e poi ci porta vicino a una roccia in cui ci sono già diversi turisti in attesa del tramonto. Che dire, dalla finestra della mia camera da letto a Modena il giorno dopo ne ho visto uno molto meglio. Spettacolari le rocce, molto particolari, bella la duna e molto bello tutto il rosso attorno, ma il primo impatto con il deserto non mi ha particolarmente emozionato. Sicuramente l’abbiamo visto troppo in fretta, ci sono molte altre cose da vedere, magari la prossima volta atterriamo ad Aqaba e facciamo il tour del sud della Giordania. Torniamo a Petra facendo tutta la strada di notte. Ceniamo nel primo ristorante che troviamo che si rivela una fregatura e ce ne andiamo a letto. Vacanza breve ma intensa, il giorno dopo abbiamo tre ore di macchina e purtroppo solo il tempo per tornare in aeroporto (non prima di essermi fatta l’ultima dose di humus, al ritorno dovrò disintossicarmi!). Bisognerà tornare per dare una seconda opportunità al deserto, galleggiare dieci minuti nel Mar Morto e magari spingersi anche nella parte a nord di Amman.

Il primo impatto con la Giordania è stato positivo, mi è rimasta la curiosità di vedere anche il resto del paese, compresa la capitale che non abbiamo neanche sfiorato. Mi aspettavo un paese un po’ più avanzato, ma il paesaggio è meraviglioso, la gente gentilissima ma non asfissiante (con poche eccezioni), e gli uomini hanno quello sguardo…. Il cibo è ottimo, così come il tè. Il caffè meglio berlo quando si torna a casa. Ci sono molti controlli, la polizia ferma frequentemente le macchine, hanno fermato anche noi ma ci hanno solo chiesto da dove venivamo e ci hanno augurato buona serata senza controllare nulla; mi è sembrato comunque un paese sicuro.

Si può fare assolutamente da soli, anzi io lo consiglio per goderselo in libertà e con i propri ritmi. Secondo me in una settimana si vede tutto, due giorni a Petra, uno pieno nel deserto, uno ad Amman, e il resto in giro, anche solo girare sulle strade è un’esperienza memorabile!

Purtroppo non è per niente a buon mercato: il Jordan Pass che include tutti gli ingressi nei siti turistici (a Petra abbiamo fatto due ingressi) e include il visto per entrare nel paese (se si restano almeno 3 notti), costa quasi 100 euro a testa. Gli alberghi di buon livello sono cari, i ristoranti costano meno che da noi ma non molto di meno, c’è risparmio sulla benzina.

A proposito di benzina: consigli per la guida

Casualmente ci hanno dato un’auto con cambio automatico, forse sono tutte così in Giordania. Ma se andate a Petra è assolutamente indispensabile. Le salite e discese di Wadi Musa sono ripidissime, oltre ogni strada vista finora. Un cambio manuale mi avrebbe messo seriamente in difficoltà.

La Desert Highway è la loro autostrada, ma capiamo bene di cosa si tratta. Due corsie per lato ma senza spartitraffico, sono separate solo da uno spazio un po’ più abbondante di una normale corsia. Le uscite sono su un lato solo, quello più comodo per la destinazione. Chi viaggia nel senso di marcia opposto deve quindi fare un’inversione a U, assolutamente regolare, con spazi segnalati con appositi cartelli. Quindi attenzione quando si viaggia nella corsia di sinistra perché potresti trovare un’auto ferma che aspetta di fare inversione. Attenzione anche quando si viaggia a destra perché quella che corrisponde alla nostra corsia di emergenza è spesso occupata da veicoli che si spostano contromano (voglio dire se devo fare 500 metri mica faccio tutta la fatica di immettermi, fare inversione, rifarla poco dopo…meglio un po’ di contromano). Comunque bisogna fare attenzione anche se si viaggia sulla riga centrale perché ogni tanto ci si imbatte in dossi in cui si rischia di rimanere appesi, sono molto alti, non sempre segnalati, spesso la vernice colorata è un lontano ricordo, e, soprattutto di sera, sono quasi invisibili. Essendo gratuita non ci sono divisorie neanche sui lati e quando passa in mezzo ai villaggi è frequente trovare gente che attraversa, anche di notte e al buio, quindi bisogna fare molta attenzione. L’ho detto di fare attenzione??? Come se non fosse già abbastanza complicato, l’autostrada è piena di camion. Il limite per le auto è 110 km/h, per me è altissimo con quelle condizioni! Soprattutto considerando i numerosi ostacoli…aggiungiamo anche enormi buche, greggi di pecore e capre e cani randagi che ti attaccano all’improvviso buttandosi contro la macchina e cartelli che segnalano cammelli vaganti. Nella parte che da Petra da verso Wadi Rum, quindi a sud, c’è un tratto che è molto in discesa. Lì i camion prendono una velocità assurda. Il mio consiglio è di noleggiare una macchina con il cambio automatico e girarsi bene la Giordania perché il paesaggio merita il viaggio. Ma moderare la velocità e soprattutto guidare di giorno: innanzitutto perché altrimenti il paesaggio non si vede, e invece va visto, e poi perché la guida è resa molto più facile dalla luce. Io di notte in quel buio e con tutti quegli ostacoli ero un po’ in difficoltà.

Se si ha tempo consiglio di spostarsi seguendo la strada 35, la Kings Highway. Il paesaggio è incredibile, a tratti lunare, in pochi chilometri cambia completamente! Il dislivello è notevole (attorno a Petra si arriva oltre i 1600 metri), le curve violente, le discese da montagne russe e quando arrivi in cima alla salita devi fermarti perché non vedi cosa c’è dopo! Ma il traffico è scarso, potete andare piano ed ammirare il paesaggio, occhio sempre a capre, cani, cammelli, somari….



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