Giordania e Jerusalem… in otto
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Periodo: 12 – 24 marzo 2012; Partecipanti (8): Marinella, Maggiolina, Annarosa, Alvar, Giorgio, Toto, Cosimino e Andrea; Cambio: 1 euro=4,8 shekel =0,9 Dinari Giordani
12 marzo, lunedì
Partenza da Torino alle 10 da Porta Nuova. Poi Torino Paris con Air France. 4 e più ore di attesa al Cdg airport e poi 4 ore e mezza di volo per Tel Aviv. Arrivati a mezzanotte e mezza, prendiamo uno Shuttle per Gerusalemme che ci porta fino al Jerusalem Hostel al 44 di Jaffa road, in Zion square. Hotel molto spartano, ma efficiente.
13 marzo, martedì
La mattina, colazione in cucina e poi alla città vecchia. Via dolorosa con pellegrini con la croce. Pranzo in un ristorantuccio consigliato da Alberto, vicino all’Austrian Hostel in piena città vecchia. Muro del pianto. Riposino in camera aspettando l’arrivo di Cosimino, Maggiolina e Toto. Via di nuovo nella città vecchia tutti insieme. Chiesa di S. Anna, con pellegrini italiani e polacchi che fanno a gara per cantare canzoni religiose. Poi ci infiliamo in una scuola, aspettando che finisca l’intervallo, da dove si gode di un bel panorama sulla spianata delle moschee. Cena in rosticceria.
14 marzo, mercoledì
Sveglia alle sei e mezza, colazione fuori, pasticceria inglese. Brioches, cappuccini, torte di mele. Poi di corsa alla coda per la spianata delle moschee. Due ore di coda poi alle 10, porta chiusa. Niente di fatto. Muro del pianto, via dolorosa, città vecchia. Alle 12 via per Amman. Tram fino alla central bus station e poi pullman 961 per Jerico che ferma all’Allenby bridge. Piccolo taxi fino alla frontiera israeliana. Lì tassa di uscita dei palestinesi di 175 shekel. E cambio in dinari. Poi un bus che passa solo il ponte e ci porta alla frontiera giordana. Dopo la frontiera contrattiamo 2 taxi per Amman e ci portano fino al nostro Dove Hotel per 6 dinari a testa. Qui manca una camera, ma si adattano. Domani il problema sarà risolto. Alla sera andiamo al Four Season, hotel a 5 stelle dove dovremo ritirare domani il pulmino. Ci promettono che lo porteranno loro al nostro albergo domani alle 9. Arriveranno puntualissimi e promettono di venire a riprenderselo qui.
15 marzo, giovedì
Col pulmino andiamo subito a nord, a Jerasa, città romana, una delle decapoli, molto bella. Due teatri, la piazza Ovale circondata di colonne, un lungo Cardo Massimo, il tempio di Giove. Pranzo al ristorante interno, all you can eat a buffet, dove ci riempiamo ben bene. Poi su per strade complicate, sbagliando spesso strada, fino a Gadara, altra città romana molto bella, in cima ad una montagna con davanti le alture del Golan e, laggiù in basso, il lago di Tiberiade. Teatro in pietra nera, bello, ma non ben conservato come quelli di Jerasa. Alla sera rientriamo dopo una giornata col tempo incerto. Un po’ di pioggia e poco sole. Freddo. Cena al self service Gabri. A nanna presto.
16 marzo, venerdì
Partenza al mattino non tanto presto (le 8 e un quarto) poi cerchiamo un bancomat (banche chiuse al venerdì) e troviamo la banca svizzera. Paga solo la mia carta di credito e il bancomat di Cosimino. Il cambio risulterà vantaggioso con il bancomat, più che banche e cambiavalute. Partiamo per il Mar Morto sotto pioggia battente. Arrivo con splendido panorama, ma fa una freddo cane. Di bagno non se ne parla. Nelle stazioni balneari costa 11 o 16 dinari a testa l’entrata. Scendiamo al mare in un luogo libero con un po’ di pattume. Le rocce sulla spiaggia sono di sale e l’acqua è abbastanza calda. Lascia però le mani unte, per cui fare il bagno senza doccia sembra difficile. Poi fa freddo… tutti hanno giacca a vento e berretto di lana. Proseguiamo per Kerak dove c’è un castello eretto dai crociati. Piove e fa freddo, quindi mangiamo in macchina (banane, pomodori, qualche oliva e un dolcino). Visita al castello dove il feroce Renaud de Chatillon gettava gli arabi giù dalla rupe. Il castello è imponente con tante sale semibuie, con pareti di pietra spesse, discese di acqua e cisterne. Poi partenza per Petra dove veniamo accolti molto bene all’hotel Cleopetra dove ci danno anche la cena per 6 dinari a buffet. Musakan, pollo con cipolle, olio e semi di pino. Poi menta e tè alla menta.
17 marzo, sabato
Colazione alle otto. Maggiolina rimane a letto perché ha la febbre. I magnifici 7 vanno a Petra. 50 Dinari per un giorno e 55 per 2 giorni. Prendiamo 2 giorni: domani speriamo di portare anche la malata. Dopo l’ingresso, un chilometro e mezzo di strada doppia (da una parte i pedoni dall’altra i cavalli e le carrozzette) si entra nel canyon (niente cavalli, solo carrozzette con il raccogli-escrementi di cavallo). Dopo 1 Km di canyon c’è il palazzo Khasne detto il tesoro. Tutto rosseggiante. Visione grandiosa. Dentro non si può entrare. Proseguendo si arriva al teatro da dove inizia la salita su sentiero a scale (circa 250 mt di dislivello) che porta all’altare del sacrificio, da cui si gode una bellissima vista su tutto il sito di Petra, la parte romana e le tombe. Scendiamo dall’altra parte per il sentiero dei pellegrini, molto bello. Ecco la Fontana del Leone e parecchie chiese romane. Si arriva di nuovo in basso alla città romana. Da lì si risale per un bellissimo sentiero tutto a scale fino al Monastero, stupendo, scavato nella roccia giallo ocra. Altri 10 minuti di salita e si arriva in cima alla montagna a un view point da dove si vede il deserto fino a Israele. Ritorno un po’ veloce per paura di farci sorprendere dal buio. Usciamo dal sito alle 6, che è quasi buio. Cena di nuovo al Cleopetra a buffet.
18 marzo, domenica
Ci svegliamo un po’ presto e andiamo di nuovo a Petra, questa volta anche con Maggiolina quasi guarita (comperiamo antibiotici potenti a puntura). C’è vento, ma è da dietro e ci spinge. Percorriamo il canyon, il tesoro, il teatro e poi saliamo alle tombe reali che ieri abbiamo trascurato per mancanza di tempo. Al ritorno mi accorgo di non avere il portafoglio. Attimi di panico, ma me lo troveranno gli inservienti del Cleopetra tutto intero. Verso mezzogiorno partiamo per il sud, verso Wadi Rum. Mangiamo pomodori e poi alle 3 contrattiamo un giro in jeep per il deserto di un paio d’ore. Sorgenti di Lawrence, Canyon e gran duna rossa. 25 dinari a testa per 2 jeep. Verso le sei e mezza arriviamo ad Acaba e fatichiamo non poco a trovare l’albergo sul mare a sud della città, anche per delle informazioni sbagliate dateci da due bellissime vigilesse.
19 marzo, lunedì
Giornata di tutto riposo. Sveglia tardi, colazione alle 9, alle 10 in spiaggia. Marinella e Toto affittano maschera, pinne e muta (fa un po’ freddo). Io ho gli occhialini e faccio un giro un po’ più corto. Loro sù e giù per la barriera corallina che di qui (davanti all’albergo Beduin) è di facilissimo accesso a una quarantina di metri dalla riva. Molti coralli anche colorati, pesci e ricci con aculei lunghissimi. Gli altri poltriscono sulla spiaggia. Pranzo con mezzo pomodoro e… fine dei dolciumi comperati ad Amman. Alle 2 andiamo in città per negozietti. Grandi compere di ennè, profumi, spezie. Visita alla moschea con discussione fra chi vuole farci entrare e chi no. Viene chiamato l’Imam che ci accoglie. Le donne vengono bardate con vestiti appositi e Andrea, in pantaloni corti, non viene ammesso. Moschea moderna, molto bella e funzionale. Cena al ristorante Alì Babà, dietro la moschea, molto bello e lussuoso, ma non caro.
20 marzo, martedì
Cerchiamo di partire presto senza successo. Sbagliamo un po’ strada e prendiamo quella che va ad Amman, ma passando per il Mar Morto. Non è quella che ci interessa. Torniamo indietro e troviamo finalmente la grande strada del deserto. Ci dirigiamo a vedere una chiesa bizantina: Umm ar Rosas. Mangiamo sotto una acacia vicino a un uliveto e a un pozzo d’acqua. Arrivati, troviamo un enorme visitor center con posti auto, bagni, negozi (chiusi) ecc. Nessun turista. Solo noi. Ingresso gratuito. Una decina di guardie della polizia turistica si annoiano e giocano a calcio. Il luogo è molto bello. Ci sono mosaici bellissimi, un po’ rovinati dagli iconoclasti che hanno confuso i tasselli del mosaico in corrispondenza delle figure umane. La chiesa principale è scoperchiata, ma protetta da una grande tettoia con passerelle che permettono di vedere e non calpestare i mosaici. Ricordano il mosaico del duomo di Lecce, della stessa epoca e non altrettanto protetto (centinaia di sedie con gambe di ferro appuntite sono sul mosaico, a Lecce, per le funzioni religiose). Altre chiese all’esterno hanno analoghi mosaici, archi e architetture interessanti. Alle 5 e mezza arriviamo ad Amman, dove ritroviamo l’hotel Dove. All’imbrunire andiamo a down town, dove troviamo negozietti fra cui una splendida erboristeria con decine e decine di sacchi pieni di erbe e di profumi. Cena in un ristorante popolare, nel mercato.
21 marzo, mercoledì
Colazione alle 8, partenza per i Castelli Oomayyadi, verso est. Arriviamo al paese di Azrak e troviamo il primo castello, Qazr al Azrak, in una zona una volta piena d’acqua e paludosa, prosciugatasi definitivamente nel 1990 per i troppi prelievi d’acqua per la capitale. Nel castello, prima romano, poi omayyade (700 d.c.), svernò, nel 1916, Lawrence d’Arabia con i suoi guerriglieri. In pietra nera, molto grande, con un gran cortile e il portone di ingresso di pietra spesso una ventina di centimetri, tuttora funzionante. Proseguiamo sulla via del ritorno per il Qusayr Amra che non è un castello, ma un luogo di riposo degli Omayyadi con terme di acqua calda e fredda, un pozzo a forza animale e decorazioni ancora conservate di mestieri, animali e ragazze discinte. Pranzo nel parcheggio con gatti e cagnolini. Dopo pranzo arriviamo al Qsar al Kharaneth in pietra color ocra con torri di pietra piena senza scale. Anche le feritoie non sono adatte alla difesa. Strano. Non si trovava su strade principali, non è un caravanserraglio. Pare servisse per riunioni dei principi omayyadi con i beduini del deserto, ma non è sicuro. Su due piani, un bel cortile e saloni freschi e con archi. Nel tardo pomeriggio torniamo in centro, al suk. Ultime spese giordane per le signore, io vado dal barbiere, Giorgio e Cosimino in visita al teatro. Viene all’albergo, in orario, l’incaricato dell’autonoleggio e si riprende il pulmino senza sollevare questioni. Alla sera cena prenotata all’albergo dove mangiamo Mansaf, pecora bollita con riso al forno un po’ acidulo (limone?) e brodo di pecora con yogurt. Birra in quantità.
22 marzo giovedì
Colazione 7,30, partenza prima delle 8. La cena suntuosa di ieri sera ce la fanno pagare un po’ cara per gli standard giordani (200 Din). I taxi fino al ponte sono pronti. Alla frontiera giordana si prendono 8 dinari a testa di buonuscita e quasi altrettanto per il pulman da una frontiera all’altra. Code all’entrata di Israele, ma nessuna richiesta di soldi. Ci cambiano i dinari rimasti in Shekel. All’uscita maxitaxi per tutti fino a Gerusalemme, all’albergo per 450 shekel. Sistemati, prendiamo il tram (treno lo chiamano, a tre vagoni) per il monte Herzl dove c’è il Yad Vashem, museo della shoah. Sul treno, Marinella e Toto non obliterano bene il biglietto. I controllori non sentono ragione, nonostante nel treno ci sia una sollevazione in nostro favore e fanno multa (150 shk). Il museo è molto bello, costituito da varie costruzioni. La principale è un lungo triangolo contornato da sale in cui si trovano reperti, video, cartelloni e spiegazioni della storia della shoah dalla ascesa di Hitler fino al 1945. Altro fabbricato il memorial dei bambini vittime (1.500.000) una sala chiusa tutta buia con una sola candela che arde da qualche parte riflessa infinite volte da 700 specchi. Verso sera passeggiata al Jaffa Gate, dove scopriamo che c’è un festival della musica nei quartieri armeno, arabo e ebraico. Una decina di posti dove si suona. Palchi nelle piazze e pedane agli angoli di strada. Musica armena, ebraica, araba e classica. Strumenti di tutti i tipi dal duduk al flauto traverso. Tiriamo in lungo e alla fine la fame ci colpisce. Giriamo invano un bel po’ e finiamo in un ristorante italiano, da Luigi, dove mangiamo melanzane alla parmigiana e lasagne accompagnata dal vino.
22 marzo, venerdì
Diaspora: alcuni vanno ancora per shopping e a spasso e altri all’ Israel Museum dove sono custoditi i manoscritti del mar morto, pare la più antica edizione della Bibbia. Un muro nero e una cupola a cipolla bianca che da fuori è una fontana e dentro ospita i manoscritti. Nel museo c’è anche una parte di opere d’arte, a cominciare dai giardini. Bella la parte contemporanea con opere da Picasso in poi. Al pomeriggio ci riuniamo di nuovo e andiamo al nuovo quartiere Manilla dove c’è una mostra di strada di opere sulla musica. Poi al Muro del pianto per la chiusura della settimana e l’inizio del sabba. Molto movimento, canti in circolo e danze ritmate i maschi da una parte e le femmine dall’altra.
24 marzo sabato
In giro non c’è nessuno. La prevista colazione nella apprezzatissima pasticceria inglese salta. Mangiamo in ostello contendendoci pane e tavolini con le russe. Prenotiamo il taxi collettivo per l’aeroporto Ben Gurion e poi andiamo per una ultima passeggiata. Orto dei Getzemoni, sala dell’Ultima cena con scene di fanatismo religioso. Cattolico stavolta. Code e controlli accurati all’aeroporto, quindi, rientro.