Giordania e Israele in sette giorni

Dai colori accecanti del Wadi Rum all'adrenalina del Wadi Mujib, fino all'affascinante Petra. Israele, invece, è stata una vera e propria scoperta: l'alba a Masada, la "magia" del Mar Morto, lo stupore nello scoprire una Tel Aviv estremamente occidentale
Scritto da: debsfo
giordania e israele in sette giorni
Partenza il: 22/06/2014
Ritorno il: 29/06/2014
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
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Al contrario di quello che state pensando, sì, si può fare! Certo ci si deve accontentare di dormire 4/5 ore a notte, mangiare al volo e dove capita, macinare chilometri, non pretendere di vedere tutto, e naturalmente avere un compagno di viaggio che come voi ami fare tutto questo solo per la gioia di scoprire posti nuovi, pronto a dimenticarsi della fatica, del sonno o della fame di fronte alle meraviglie che questi due paesi sono in grado di offrire. Naturalmente io avevo la mia compagna ideale, una mezza matta, instancabile e “malata” come me con la quale, e grazie alla quale, ho potuto realizzare questo viaggio.(ora che ci penso non credo che Angelo avrebbe retto i ritmi) L’idea del viaggio in questi due paesi nasce così, per caso, nei mie “travel dreams 2014” non era assolutamente prevista questa deviazione, ma complice una settimana di vecchie ferie da smaltire mi sono ritrovata a fantasticare su una possibile fuga da fare prima del “viaggione” estivo, e così chiamo lei, la mia amica Emanuela e scopro che ha il mio stesso “problema”, ferie in esubero!! E’ stato un attimo, penso alla Giordania e lei naturalmente rincara la dose, aggiungendo anche Israele, il tutto in 7 giorni!! Prima di partire avevamo in mente un itinerario, ma visti i tempi molto stretti, abbiamo preferito non prenotare nulla, abbiamo organizzato tutto sul posto.

Questo è quello che siamo riuscite a visitare in sette giorni: Jerash, Wadi Mujib, Petra, Wadi Rum, Masada, Ein Gedi, Gerusalemme e Tel Aviv.


22 GIUGNO 2014 ORE 17:40 – SI PARTE!

Un volo della Aegean Airlines, compagnia greca a me sconosciuta, ma che alla fine si è rivelata discreta, ci porta ad Amman, con uno scalo di 3 ore ad Atene. Arriviamo nella capitale della Giordania (40 € la tassa d’ingresso) in piena notte, sono circa le 2 ed il primo autobus che raggiunge la stazione centrale parte alle 3, impiega meno di un’ora, e costa 3€. Naturalmente a quest’ora del mattino la stazione è chiusa, ci siamo noi (uniche donne), qualche tassisti ed un chioschetto aperto che ci permette di scaldarci un po’ con un bel tè bollente. Mi aspettavo un clima molto più afoso, invece Amman a quest’ora del mattino ci accoglie con un freschetto pungente!

La nostra intenzione è di raggiungere Jerash, da lì spostarci verso il Mar Morto per visitare il Wadi Mujib ed infine raggiungere Petra in serata per poter assistere allo spettacolo di Petra by night. Per fare questo in un solo giorno non possiamo affidarci ai mezzi pubblici, anche perché scopriamo subito che la Giordania non è assolutamente coperta da un buon servizio di autobus, al contrario esistono pochissime corse e molti posti non vengono proprio raggiunti, quindi decidiamo di contrattare un taxi per l’intera giornata. Senza sforzarci troppo accordiamo 120€ per il trasporto. Il nostro driver ha premura, e alle 5 del mattino ci fa partire, direzione Jerash. Visto l’orario non incontriamo nessuno per strada, anche se lui ci dice che di giorno questo tratta è molto trafficata, così con circa 45 minuti raggiungiamo il cancello d’ingresso, ovviamente chiuso! Molto carinamente parcheggia la macchina, lui scende e ci chiude dentro per permetterci di dormire un pochino. Prima dell’apertura dei cancelli decide di offrirci la colazione. Sono le 7 del mattino e si presenta con una bustina di felafel da dividere in tre, ed un panino a testa ripieno di felafel ed hummus! Ora, il gesto è stato bellissimo, io ero commossa da tanta gentilezza, ma ragazzi mangiare un panino ripieno di polpette di fave fritte e crema di ceci alle 7 del mattino è da pazzi!

Alle 8 paghiamo l’ingresso, circa 7€ a persona, ed entriamo in una delle attrazioni più visitate della Giordania. Naturalmente ci siamo solo noi e i negozi del “moderno suq” (descrizione al quanto colorita dalla Lonely Planet) sono ancora tutti chiusi.

Jerash è oggi una moderna città che nasconde le rovine di uno spettacolare sito romano, ben conservato, con anfiteatri, templi, archi, fori ed un ippodromo. La visita delle rovine parte dall’arco di Adriano fino ad arrivare, nel punto più lontano, alla porta nord. Il giro richiede circa 2/2,30 ore di camminata e uno dei punti più interessanti è stato, per me, l’imponente Tempio di Artemide. Usciamo dal sito che sono circa le 10 , ed ora si iniziano a vedere i primi turisti, ma anche il caldo inizia a farsi sentire, quindi siamo ben contente di averla visitata nel primo mattino, con una temperatura sicuramente più piacevole. Ci fermiamo una mezz’oretta al bar/ristorante proprio fuori l’ingresso per rigenerarci ed approfittare del wi-fi gratuito. Alle 10,30 si riparte, due ore di strada ci separano dal Wadi Mujib. Da una parte siamo terrorizzate dalla camminata ad ostacoli contro corrente del percorso bagnato , dall’altra invece eccitate nel provare un po’ di sana adrenalina!

Il Wadi Mujib, ha diversi sentieri, sia asciutti che bagnati, più o meno facili. Noi scegliamo quello più corto e semplice , il Sentiero del Siq, lungo 2 km , che è possibile fare da soli senza guida. Si paga 20€ a persona, la camminata dura poco più di 2 ore, soste comprese. Lo scenario che si presenta è davvero molto bello, si cammina in uno stretto canyon, attraversato da acque fresche e cristalline, circondati da una natura incontaminata… uno scenario da lasciare senza fiato!! Per la maggior parte del percorso l’acqua non supera il ginocchio, ma la corrente è molto forte, e ci sono diversi punti in cui si devono risalire dei grossi massi scivolosi. Troverete degli appigli o delle corde che vi aiuteranno a fare ciò, ma c’è un punto in particolare dove senza l’aiuto di qualcuno non è molto semplice proseguire, per lo meno non lo sarebbe stato per noi se non avessimo incrociato un gruppetto di giovani e muscolosi ragazzi americani.

Arriviamo alla fine della risalita completamente zuppe, e ad attenderci c’è una spettacolare cascata dove è possibile fare il bagno e riposarsi un po’ prima di intraprendere la discesa. Se pensate che il peggio sia finito, vi sbagliate di grosso , la discesa del torrente e dei massi è ancora più impegnativa della salita ma anche molto divertente ,perché in alcuni punti , grazie al giubbetto salvagente, è possibile buttarsi in acqua e farsi trascinare dalla corrente. Nonostante fossimo stremate e con poche forze (in fondo non dormiamo da più di 24 ore) è stata una figata pazzesca, sicuramente una delle esperienze più divertenti dei miei viaggi! Il Wadi Mujib è una tappa obbligatoria se passate da queste parti! Vi lascio un breve video che rende un po’ l’idea: https://www.youtube.com/watch?v=Wu8DKDtYL8w

Arriviamo a Petra dopo 3 ore circa di auto, sono le 18 e ci rechiamo all’hotel prenotato questa mattina su booking durante la pausa colazione, Al Anbat Midtown 2. Economico, essenziale, con ottima colazione e vicino alla strada che porta all’ingresso di Petra. Salutiamo in nostro autista che è stremato dal viaggio, ma che ha ancora 4 ore di auto da fare per rientrare a casa, siamo davvero molto dispiaciute!! Una bella doccia fredda (c’è solo quella) che rigenera e ci sveglia, poi di nuovo in strada verso Petra per assistere allo spettacolo di Petra by night che si tiene solo il lunedì, mercoledì e giovedì.

Paghiamo l’ingresso, 12€ a persona, e verso le 20,30 ci incamminiamo lungo la strada che arriva al siq e poi si prosegue ancora, in tutto sono 2 km da percorrere completamente al buio, fino ad arrivare davanti al Tesoro illuminato da tante candele, anche se , ad occhio e croce, non sono 1800 come dicono. Ci si siede tutti a terra e dopo una breve presentazione dal buio si diffonde il suono di un flauto, il tutto accompagnato da un chiacchierio e rumore di reflex impazzite alla ricerca dello scatto perfetto! Ok, forse non è proprio uno spettacolo mistico come viene descritto, ma sicuramente se muniti di un cavalletto riuscirete a portarvi a casa una suggestiva foto ricordo! (purtroppo io non l’avevo, e si vede!!).

24 GIUGNO 2014 – PETRA

La sveglia è puntata all’alba, facciamo un’abbondante colazione ed alle 7 siamo già davanti all’ingresso di Petra. Il biglietto costa 50€ per un giorno o 55€ per due giorni. Oggi si ripercorre alla luce del sole la strada che conduce al siq, che è una gola con pareti rocciose alte 200 metri (anche se tecnicamente non è un canyon ma una faglia geologica prodotta dalle forze tettoniche), che in alcuni punti si ristringe fino ad arrivare ad una apertura massima di 2 metri. Sembra di percorrere il canyon di Wadi Mujib asciutto, è veramente spettacolare!

E’ proprio nel tratto finale che questo corridoio di pietra si ristringe tantissimo e da la possibilità di ammirare il primo scorcio del Tesoro di Petra. Ovviamente l’aspettativa è alta, è un’immagine ricorrente che tutti noi abbiamo visto, ma lo spettacolo è comunque autentico e l’emozione è fortissima! E’ impossibile rimanere impassibili, la reflex lavora parecchio alla ricerca dello scatto migliore, anche se , secondo me, non è il momento giusto per fotografarlo. Se arrivate troppo presto infatti il Tesoro potrebbe essere ancora in ombra (almeno in parte) poco dopo arriva una luce diretta che lo rende più rosa che rosso.

25 GIUGNO 2014 – WADI RUM

Sveglia alle 5, il nostro hotel ci ha prenotato l’unico autobus che parte da Petra per Wadi Rum. In realtà è un mini-bus che ci passa a prendere proprio sotto l’hotel alle 6,30, al costo di 7 €, e con due ore circa ci lascia davanti al centro visitatori. Noi purtroppo abbiamo solo mezza giornata da dedicare al deserto, ma credo proprio valga la pena passarci una notte e dormire nelle tipiche tende beduine, deve essere una bellissima esperienza. I prezzi sono fissi ed esposti su di un tabellone. Ci sono varie escursioni da fare , partono dai 30 € fino a 90 € a macchina (non a persona anche se loro ci proveranno in tutti i modi di convincervi del contrario) , e naturalmente la differenza di prezzo la fa il tempo e le cose che si vedono.

Noi siamo solo in due, ed il nostro driver ci propone l’escursione completa, quella che prevede il giro più lungo ma anche il prezzo più alto. Dopo una mezz’oretta di contrattazione, riusciamo a fargli scendere il prezzo a 60€ ini due per 4 ore circa. Il nostro autista, Suald Eld, a conferma della gentilezza e dell’ospitalità del popolo giordano, prima di partire si ferma al villaggio per offrirci la colazione, è un gesto così semplice ma tanto carino che a me commuove sempre! Il giro con la jeep prevede diverse tappe in punti panoramici, dalla casa di Lawrene, alle iscrizioni sulle rocce, allo spettacolare ponte di Umm Fruth sul quale ci siamo potute, non con poche difficoltà, arrampicare. Abbiamo attraversato anche un breve canyon a piedi, con una camminata di circa 20/30 minuti tra rocce e dure di sabbia rossa, e dall’altra parte c’era Suald che ci aspettava su una stuoia con tè e shisha. Siamo rimasti un bel po’ in quella pace assoluta, circondati dal nulla a sorseggiare uno dei tè più buoni che io abbia mai bevuto e fumare shisha….. relax puro!

Tornati al villaggio l’unico modo per andare via da wadi rum è, se non si ha un proprio mezzo, chiamare un taxi. A quanto sembra non è così facile visto che i taxi devono arrivare da Aquaba. Alla fine è il nostro autista che ci accompagna alla fermata dei bus più vicina, sull’autostrada, e rimane con noi per aiutarci a fermare quellogiusto che, al costo di 1€ circa ci porterà fino ad Aquaba. Siamo sul Mar Rosso, il caldo è infernale, cerchiamo un taxi (5€) per raggiungere Eilat. Per uscire dalla Giordania paghiamo 10€, superiamo poi i controlli d’ingresso in Israele , che sono stati molto veloci, senza pagare nulla e ci ritroviamo dall’altra parte, in terra Israeliana. Prendiamo un taxi che ci porta alla stazione (8€). Noi dobbiamo prendere l’ultimo bus per Gerusalemme, che parte alle 17 e 40, e scendere però a Masada (10€) , dove nel frattempo abbiamo prenotato l’unica sistemazione (un ostello). Ci mettiamo in fila, davanti a noi abbiamo circa otto persone, e ci accorgiamo che i posti sull’autobus disponibili nel tabellone che lampeggia sopra di noi, passano da 3 a 2. Sono stati 10 minuti di panico assoluto, non avevamo un piano “b” e passare la notte ad Eilat avrebbe stravolto tutti i nostri progetti!! Ma per fortuna riusciamo a salire su quel bus!

Una cosa che ci fa rimanere perplesse è la presenza di soldati, ovunque, specialmente donne, e tutti con mitra a portata di mano. Ce li ritroviamo anche sull’autobus e Manu viaggia per 2 ore e 30 con un bel mitra a cinque centimetri dalla sua gamba! Arriviamo a Masada che il sole è ormai tramontato, il caldo è atroce, niente a che vedere con la Giordania, qui la temperatura è molto più elevata anche di notte. L’ostello è enorme, dispone di camere doppie o camerate. Noi siamo in stanza con due ragazze francesi. C’è da dire che il prezzo è alto per essere un ostello, 30€ a persona colazione inclusa, ma è molto pulito e adiacente all’ingresso per la salita al monte di Masada, e comunque non c’è scelta, è l’unica sistemazione disponibile in zona!

26 GIUGNO 2014 MASADA – EIN GEDI – MAR MORTO

Alle 4 e 40 siamo davanti alla biglietteria, 7€ per l’ingresso a piedi, pronte ad affrontare il sentiero del serpente per raggiungere la vetta dell’altopiano desertico di Masada. Ora , non vorrei essere esagerata, ma dire che è un percorso tortuoso e con dislivello di 350 metri non rende assolutamente l’idea, dire che è una fatica immane e che alle 5 il caldo è già insopportabile, anche questo non rende l’idea, ma vi assicuro che c’ha devastate, a confronto i 20 km di Petra sono stati una passeggiata di salute.

Però che soddisfazione essere lassù dopo quella sudata a godersi una magia che in fondo avviene tutti i giorni in tutto il mondo, ma che oggi per noi ha un sapore particolare, il sapore della conquista! E quando il sole sale ed esplode in tutta la sua lucentezza, Masada ci regala una vista mozzafiato sul Mar Morto, facendoci dimenticare quei faticosi 50 minuti!

Un gruppetto di ebrei, venuto su comodamene con la funivia, aperta a quest’ora solo per loro, ha deciso di celebrare il rito del bar mitzvah proprio davanti il sorgere del sole con tanto di bolle di sapone, musica e canti popolari. Devo dire che hanno contribuito a rendere l’atmosfera un filino più chiassosa, ma anche più caratteristica ed autentica.

Considerazione personale: nonostante la fatica del sentiero, non vale assolutamente la pena salire con la funivia, che apre alle 8 e non è compresa nel costo del biglietto, perché vi sarete persi un’emozione, rimarranno “solo” i resti di un’antica fortezza su un altopiano desertico.

Ci attende la discesa, impiegheremo circa un’oretta per tornare in ostello. Doccia e pausa colazione. Prima delle 10 siamo di fronte alla fermata degli autobus aspettando quello per Ein Gedi. Il tragitto è breve, sono circa 15 km, e noi decidiamo di scendere alla riserva, che dista 1 km dalla spiaggia. Formata da due canyon, il wadi David ed il wadi Arugot, nell’arido deserto di Giuda, Ein Gedi è un’oasi con pozze d’acqua dolce, torrenti e cascate. Iniziamo il giro con tutti i buoni propositi del caso, ma consapevoli di dover rinunciare al percorso lungo (Wadi Arugut è lungo circa 6 km) perché con questo caldo è praticamente impossibile. Il biglietto d’ingresso al wadi David costa 6 € e, se serve, si ha la possibilità di lasciare i bagagli in gabbie chiuse da lucchetti. Non facciamo neanche in tempo a percorrere i primi metri del sentiero che siamo già in costume nella prima gelida pozza d’acqua sotto una cascatella con altre 6/7 ragazze. Ce ne rimaniamo qui a chiacchierare per un pochino, convinte che questa sosta rigenerante ci faccia tornare le forze per affrontare il resto del percorso. Ma cambiamo velocemente idea, con tutta la stanchezza dei giorni precedenti, quello che ci serve è riposarci un pochino e non affrontare chilometri a piedi sotto un sole cocente, quindi ci giriamo e puntiamo verso l’uscita! Rimediamo un passaggio per raggiungere la spiaggia e finalmente siamo sul Mar Morto! La spiaggia di Ein Gedi è pubblica, di ciottoli, attrezzata con docce, bagni, spogliatoi e ha un bar proprio all’ingresso.

Ci troviamo nel punto più basso della Terra, a 417 metri sotto il livello del mare e la sensazione che si ha una volta che ci si immerge in questo lago salato e senza vita è veramente strana. Prima di tutto l’acqua è oleosa, amarissima, brucia parecchio specialmente se si hanno piccoli tagli, ma la cosa bella è che, anche se non si è capaci a nuotare, si galleggia comunque, e senza nessuno sforzo. L’altra cosa strana è che nonostante la grande quantità di sale, quando si esce dall’acqua non si ha il solito fastidio della palle che tira, anzi la pelle è morbida e liscia!

Dopo qualche ora di relax, prendiamo il primo autobus per Gerusalemme (9€ e la fermata è proprio fuori la spiaggia) che ci lascia proprio all’interno della stazione centrale. La metro leggera passa proprio fuori, la corsa singola costa 1.30€, raggiungiamo così il nostro albergo, Zion Hotel, costo camera doppia 55€ a notte. Gerusalemme ci stupisce subito. Non ci aspettavamo una città così viva, piena di giovani, locali, negozi e ragazze in shorts e canottiere!!! Questa cosa mi ha scioccata!!! Nella mia testa mia aspettavo una posto molto più “chiuso”… e pensare che noi ci siamo fatte un sacco di problemi al momento di fare la valigia! Il nostro hotel è situato in un quartiere super affollato pieno di locali, a 15 minuti a piedi dalla città vecchia.

27 GIUGNO 2014 – GERUSALEMME

Il modo migliore per capire una città è, secondo me, iniziare dalla strada, e se su quella strada c’è un mercato è ancora meglio! Eccoci così perse tra i colori e gli odori del mercato Mahane Yehuda , che si tiene su una traversa della Yaffa Road, in un vero e proprio tour sensoriale. Il mercato è molto affollato, specialmente oggi che è venerdì e la gente si prepara per lo shabbat, e trabocca di bancarelle di frutta, verdura, spezie, pane e dolci. E’ un piacere per gli occhi ed il palato!

Andiamo via con il profumo del pane caldo ancora sotto al naso, e ci dirigiamo con la metro leggera verso la città vecchia. Passata la porta di Giaffa, una delle tante porte d’accesso alla old city, iniziamo con la passeggiata sui bastioni , lunga circa 1 km che permette di ammirare panorami su tutta Gerusalemme e sul Monte degli Ulivi. Scendiamo dalla porta di Sion e ci ritroviamo di fronte alla basilica della Dormizione, alla tomba del re David ed al Cenacolo. Da lì finiamo nel piccolo quartiere Armeno, chiuso da mura, praticamente una città nella città, che ospita una silenziosa e discreta comunità di circa 1500 armeni.

Gerusalemme è abitata da etnie diverse, ognuna con la propria fede e cultura, che si contendono molti dei luoghi sacri presenti in città, ma che allo stesso tempo riescono a convivere all’interno delle stesse mura. La città vecchia è divisa in quattro quartieri, armeno, ebraico, mussulmano e cristiano, ma camminando tra le sue strette vie è facile passare da uno all’altro senza neanche accorgersene. Percorriamo tutta la via Dolorosa, ma la contrario, infatti partiamo dalla chiesa del Santo Sepolcro ,ultima stazione, che è forse uno dei posti più belli di Gerusalemme fino ad arrivare alla prima stazione, il collegio di al-Omariyeh. Vale la pena entrare nel collegio islamico, perché dalle finestre del piano superiore la cupola d’orata del Monte del Tempio spicca in tutto il suo splendore.

La via dolorosa, con le sue 10 stazioni, fa rivivere gli ultimi istanti di vita di Gesù. Dovrebbe essere un percorso suggestivo e carico di emozione , ma non lo è stato per noi. Gerusalemme vecchia è sicuramente un posto pieno di storia e molto bello da visitare anche per chi come me non ha una spiccata fede religiosa, ma se non si crede tutti simboli che si vedono in questa città non hanno il giusto significato, il giusto valore, per la maggior parte del tempo mi sono sentita spettatrice di qualcosa che in verità non capisco fino in fondo e sulla quale ho mille dubbi . Forse ero convinta che in un posto sacro come questo potessi trovare la giusta ispirazione, ho pensato “Deborah sei in Terra Santa, se non avviene qui il “cambiamento” non avverrà più!!”. Sinceramente non credo sia avvenuto.

Ci dirigiamo verso il muro del pianto, sta per iniziare lo shabbat ed a breve si riempirà di fedeli. Il muro è diviso in due parti, una femminile ed una maschile, dove fedeli di tutto il mondo, ma soprattutto ebrei, si recano per pregare. Vi dico la mia opinione, nonostante creda che ognuno possa fare ciò che vuole , non condivido il fanatismo e l’eccesso, in nessuna cosa, a maggior ragione se si sta parlando di preghiera, un gesto così privato che non andrebbe condiviso in quel modo specialmente se si ha una reflex di un turista curioso puntata addosso! Ho trovato tutto davvero eccessivo, ma nonostante ciò, il muro del pianto ci ha catturate ed ipnotizzate, per un paio d’ ore siamo rimaste li ad osservare scene di tragica disperazione, incredule ma allo stesso tempo incuriosite.

Andando via attraversiamo il quartiere mussulmano fino a tornare alla porta di Giaffa. E’ iniziato la shabbat e la metro non funziona più. Torniamo in hotel a piedi, e dove ieri c’era una confusione pazzesca, tra musica e schiamazzi di folle di ragazzi, oggi regna il silenzio! Fa veramente impressione vedere una città che si ferma completamente. Per fortuna sotto il ns hotel c’è un locale che rimane aperto, l’unico in tutto il quartiere, dove possiamo mangiare qualcosa.

28 GIUGNO 2014 – TEL AVIV

Ci svegliamo in pieno shabbat, a Gerusalemme è tutto chiuso, quindi decidiamo di spostarci a Tel Aviv e rimandare a domani la visita al Monte degli Ulivi ed al Tempio del Monte. L’unico modo per muoverci oggi sono i taxi collettivi, e per nostra fortuna ne parte uno proprio sotto il nostro hotel. Con meno di un ora e con 7,50€ raggiungiamo la stazione di Tel Aviv. Prendiamo un taxi e ci facciamo lasciare a Giaffa. Uscite dalle mura della città vecchia di Giaffa ci siamo dirette verso i giardini di HaPisgah, che non hanno nulla di particolare se non quello di offrire un panorama bellissimo sulle spiagge di Tel Aviv. Ed è proprio li che siamo dirette! Oggi abbiamo intenzione di godercela un pochino e rimanere in spiaggia tra sole e bagni, in pieno relax!

Il primo impatto con Tel Aviv è più che positivo! Il lungomare è lunghissimo, nuovo, pulito. Adiacente hanno creato una pista ciclabile, splendidi giardini, dove la gente prende il sole o allestisce tavolate, ed a ogni chilometro c’è la possibilità di noleggiare biciclette. Tel Aviv, a differenza di Gerusalemme, appare subito come una città multietnica e dinamica, dove la gente è cordiale e rilassata. Sembra di essere in una città americana, magari Miami, con i sui grattaceli che arrivano quasi fino in spiaggia, gente che pratica sport, ragazzi tatuati e surfisti.

Per pranzo decidiamo di addentrarci nel quartiere yemenita, e nonostante lo shabbat colpisca anche qui, troviamo un locale molto carino che offre cucina tipica che ci permette di assaggiare un piatto locale, lo Shakshuka , uova in camicia cotte con sugo e peperoni , servito con pita, il classico pane non lievitato. Ottimo, ma non classificabile come piatto tipicamente estivo! Proseguiamo la passeggiata per la città con la speranza ,vana, di smaltire il pranzo.

Se i suoi 14 km di moderno e vivace lungomare la rendono la “Miami d’oriente”, all’interno ricorda molto una città medio-orientale, abbastanza decadente, con palazzi dalle facciate fatiscenti, e che, nonostante la sua giovane età (tel Aviv ha poco più 100 anni) avrebbe bisogno di una bella restaurata. Ce ne torniamo in spiaggia e attendiamo il tramonto prima di ritornarcene a Gerusalemme.

29 GIUGNO 2014 – GERUSALEMME

Partiamo la giornata con la visita al Monte del Tempio. L’accesso è adiacente al muro del pianto, anche qui si devono passare i controlli ed essere vestini con un certo decoro. Il Monte del Tempio, come altri simboli della città, è conteso tra mussulmani ed ebrei, anche se ad oggi quest’ultimi non possono accedere. L’imponente e dorata Cupola della Roccia è il simbolo di Gerusalemme, e forse, uno degli edifici più fotografati della città. Secondo gli ebrei su questa roccia Abramo si apprestò a sacrificare il figlio Isacco, per i mussulmani invece è qui che Maometto salì in cielo per prendere posto accanto ad Allah. Sta di fatto che solo gli islamici possono entrare nell’edificio, la maggior parte dei turisti potrà ammirarlo da fuori.

Uscite dal monte del tempio prendiamo un taxi per il Monte degli Ulivi, uno dei luoghi più sacri per gli ebrei, dove si narra che Dio resusciterà i morti quando il Messia farà ritorno nel giorno del giudizio, ed è proprio per questo che sui pendii di questo monte sono stati sepolti più di 150.000 persone. Il più antico ed enorme cimitero del mondo!

Da quassù si gode di una vista mozzafiato su Gerusalemme, e sul Monte del Tempio, anche solo per questo vale la pena salirci. Riscendiamo a piedi il Monte degli Ulivi, facendo le varie tappe previste. Vi consiglio di guardare bene gli orari di apertura delle chiese prima di iniziare la visita al Monte degli Ulivi, non rimangono aperte tutti i giorni. Rientriamo nelle mura, attraversiamo l’affollato quartiere mussulmano, dove oggi si tiene il mercato, fino ad arrivare alla porta di Damasco. Da qui torniamo indietro, passando per la porta di Giaffa, fino al nostro hotel. E’ ora di prepararsi per tornare a Tel Aviv. A proposito, da Gerusalemme esiste un servizio di taxi collettivo che va diretto all’aeroporto. Potete prenotarlo tramite il vostro hotel, 24 ore prima della partenza o direttamente in via Ben Yehuda n.23. Termina così il nostro viaggio, non prima però di aver superato estenuanti controlli all’aeroporto di Tel Aviv (neanche fossimo due narcotrafficanti internazionali).

E’ stato un viaggio intenso, dai ritmi molto veloci, che ci ha permesso comunque di assaporare alcune delle meraviglie che questi paesi posso offrire.

Dai colori accecanti del Wadi Rum, all’adrenalina del Wadi Mujib, fino alla scoperta del suo tesoro più prezioso, l’affascinante Petra, la Giordania è stata una conferma, mentre la gentilezza delle persone che abbiamo incontrato, uno dei ricordi più belli.

Israele, invece, è stata una vera e propria scoperta. Sinceramente non mi aspettavo una terra in grado di regalare a chi la visita (o di regalarmi) emozioni così forti. Non dimenticherò mai l’alba a Masada, la “magia” del Mar Morto, la passione di chi crede che la fede può salvarci, così come lo stupore nello scoprire una Tel Aviv estramemente occidentale.

Sono consapevole che entrambe hanno ancora molto da offrire, ma anche affascinata e soddisfatta da quel “poco” visto.

Tutte le foto le trovate sul mio sito http://www.appuntidiviaggio.net/asia/item/84-giordania-e-iraele-in-7-giorni



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