Giordania 2022: sulle orme di Indiana Jones

Una settimana in Giordania tra mare e deserto
Scritto da: motta d.
giordania 2022: sulle orme di indiana jones

Era già diverso tempo che avevo voglia di visitare qualche posto con la P maiuscola. Uno di quelli che ti lasciano a bocca aperta quando li vedi e di cui ti porti dentro il ricordo per tutta la vita. Cosa c’è di meglio quindi della Giordania, con il mar morto, il sito archeologico di Petra, il deserto di Wadi Rum e il mar Rosso. Il volo è stato prenotato sul sito di Ryanair al costo di 128,97 € (compresi 20 € di assicurazione)

 PRIMO GIORNO

L’aereo parte da Bergamo alle 17:30 con un’ora di ritardo rispetto al previsto ma per fortuna recupera un po’ di tempo atterrando ad Amman alle 22:00 ora locale (1 ora avanti rispetto all’Italia). L’aeroporto è tutto sommato abbastanza piccolo ma molto bene organizzato e moderno, situato a circa 40 km dalla capitale. Dopo ben 3 controlli del passaporto (uno anche sulla scala mobile), del Jordan pass (comprato sul sito www.jordanpass.jo per 75 jod compresi 2 ingressi a Petra) e dopo avere cambiato degli euro in valuta locale (per 250 € mi hanno dato 158 jod compresi 6,50 jod di commissione) eccomi davanti agli uffici della badget per il ritiro dell’automobile, noleggiata direttamente sul sito di Ryanair al costo di 190 € per 6 giorni. La vettura è una Toyota Yaris col cambio automatico, presa dopo avere lasciato 350 jod di caparra che mi verranno ridate alla riconsegna. A differenza delle altre volte in cui ho noleggiato un’auto, qui ti viene data col serbatoio quasi vuoto e devi restituirla nelle stesse condizioni. La benzina tuttavia è sufficiente per raggiungere la mia destinazione, l’hotel Beirut, dove giungo intorno alla mezzanotte. L’albergo, prenotato su booking.com al prezzo di 23,73 jod per una notte colazione compresa, è piccolo e piuttosto anonimo, ma ha il vantaggio di avere le camere per i singoli, cosa che apprezzo sempre nei miei viaggi. La stanza è piccola, quasi claustrofobica, ma pulita e con un bel bagno; consiglio questa struttura a tutti quelli che non ricercano il lusso ma si accontentano dell’essenziale senza disdegnare la pulizia. Una curiosità: in Giordania non esiste il bidet e non si può gettare la carta igienica nel water altrimenti si intasano i filtri. Per pulirsi bisogna usare una piccola doccetta flessibile situata accanto alla tazza. Paese che vai. Il proprietario della struttura Zaid si dimostra subito gentilissimo e disponibile accompagnandomi, malgrado l’ora tarda, al parcheggio dove lascerò la macchina per la notte al prezzo di 3 jod. Una doccia veloce e via a letto per un bel sonno ristoratore.

Secondo giorno

Mi sveglio di buon’ora e mi reco in terrazza godendo di un bel panorama sulla città mentre faccio colazione. Quest’ultima non è molto varia ma in compenso è abbondante. Sono un po’ carenti sul dolce come avrò modo di constatare anche in seguito. Il proprietario si riconferma gentilissimo accompagnandomi anche a far benzina prima di raggiungere la prossima destinazione: il Mar Morto. Dopo avere speso 32 jod per il pieno (la benzina costa poco meno che in Italia) in capo a un’oretta eccomi sulle rive di questo grande lago salato, famoso in tutto il mondo. Si tratta infatti del punto più basso della terra, situato a 400 metri sotto il livello del mare. Recandomi sul posto ho avuto l’impressione di scendere da una montagna e mi si sono anche tappate le orecchie. Lo spettacolo attorno alle sue rive è allo stesso tempo affascinante e desolante. L’elevata salinità delle sue acque non consente a nessuna forma di vita di svilupparsi sulle sponde, oltre che rendere impossibile al corpo umano di immergervisi (affondare, n.d.r.). Per cui è assai difficile trovare un albero o anche soltanto un arbusto per ripararsi dal sole. Per non parlare di una doccia per togliersi il sale.

Le spiagge “libere” sul Mar Morto sono poche e situate soprattutto sul versante israeliano, ma bisogna portarsi ombrellone e provvista di acqua dolce per risciacquarsi, per cui preferisco soprassedere. Dietro consiglio del proprietario dell’albergo ad Amman (gentilissimo nel caso non lo avessi già detto), mi reco all’”O”Beach, un resort con piscina e spiaggia privata proprio sul mare. L’ingresso costa 30 jod ma ne è valsa la pena; all’interno infatti ho trovato lo spogliatoio, wi-fi gratuito, sdraio, ombrelloni, due piscine con vista panoramica e un ristorante con prezzi abbordabili. Dopo essermi infilato il costume da bagno (non lo slip ma il pantaloncino per rispetto dei costumi locali) eccomi sulla spiaggia pronto a immergermi, o per lo meno a provarci. La sensazione è stranissima: sembra di stare sopra un materassino ma senza materassino. Da provare almeno una volta nella vita. Malgrado l’acqua sia quasi immobile e anche un po’ oleosa, è abbastanza fresca, ma bisogna stare attenti che non entri in bocca o negli occhi altrimenti sono dolori. C’è anche la possibilità di farsi spalmare completamente il corpo con i fanghi del mar Morto che pare facciano molto bene per i dolori articolari e reumatici ma evito l’esperienza. Il bagno dura poco più di mezzora e dopo una bella doccia mi rilasso a mollo nell’acqua delle piscine (dolce stavolta) e asciugandomi sotto il sole, piacevolmente sdraiato su una brandina davanti a questo incredibile panorama lunare. Verso mezzogiorno decido di approfittare del ristorante e con 16 jod mi sazio con il ricco buffet che comprende diversi piatti a base di pesce, molti dolci locali e una bottiglia di acqua da 1 litro.

Alle 13:30, dopo un breve riposo digestivo, mi rimetto in cammino verso la mia prossima meta: Wadi Musa, che è la cittadina dove si trova il sito di Petra. Purtroppo a causa delle frequenti soste per scattare fotografie, della scarsa segnaletica (il GPS del cellulare non lo userò più perché la connessione costa troppo), e della strada interna un po’ dissestata a tratti, arrivo a Wadi Musa nel tardo pomeriggio, precludendomi uno dei due ingressi a Petra compresi nel Jordan Pass (che non è valido per l’ingresso serale) dato che l’area archeologica chiude alle 18:30. Mi toccherà vedermela tutta in una sola giornata. Pazienza. Mi dirigo senza indugio verso l’albergo, il Valentine Inn Luxury, prenotato su booking.com al presso di 37,12 jod per due notti colazione compresa. La camera è molto grande e con un balcone con vista panoramica sulla città. Consiglio a tutti indistintamente questa sistemazione per la posizione, il rapporto qualità/prezzo e la cortesia del proprietario. Unica pecca: non hanno riordinato la camera il secondo giorno. Dopo avere sistemato i bagagli e essermi dato una rinfrescata veloce mi dirigo verso l’entrata di Petra che però sta per chiudere. L’ingresso nelle ore dopo il tramonto richiede un biglietto a parte non compreso nel Jordan Pass. Noto comunque con piacere che il parcheggio attiguo è enorme e gratuito. Meno male. Girovago per qualche minuto nella zona accanto all’ingresso, dove ci sono alcuni locali e parecchi negozi di souvenir, di cui un paio dedicati addirittura ad Indiana Jones, tenendomi comunque a debita distanza conoscendo l’insistenza dei commercianti. Visto che ormai è ora di cena, dopo avere scartato i numerosi esercizi che offrono pizza e pasta, mi fermo in un ristorante con specialità locali dove mi sazio con un piatto abbondante di pollo, patatine fritte, verdure e 1/2 litro di acqua naturale spendendo solo 12 jod. Ottimo. Al termine trascorro qualche minuto passeggiando per il centro, godendomi lo spettacolo di Wadi Musa in notturna e poi rientro in albergo. Domani sarà una giornata faticosa.

Terzo giorno

Alle 7.00 sono già in piedi dato che non voglio sprecare neanche un minuto di questo giorno, e dopo un abbondante colazione e pochi minuti di macchina eccomi varcare l’ingresso della città di Petra alle 08:00 precise. Petra è nota soprattutto per quella parte chiamata “il tesoro”, resa famosa dal film “Indiana Jones e l’ultima crociata”, ma in realtà il sito archeologico misura più di 260 km quadrati. Per fortuna il suo fulcro, ossia dove ci sono i monumenti più noti, ha un’estensione di soli 6. Fin da subito mi è chiaro che non sarà una passeggiata tranquilla, dato che su tutto il percorso (e voglio proprio dire tutto) sono presenti venditori insistenti e guide improvvisate che ti offrono giri a cavallo, sul cammello, in auto elettrica o addirittura a dorso di mulo. Devo dire però che i souvenir sono molto più convenienti all’interno del sito che non fuori. Infatti non esco a mani vuote ma la regola è contrattare sempre.

Dopo circa 30 minuti di cammino arrivo al Siq, ovvero la stretta gola lunga un chilometro e mezzo che conduce al tesoro. Magnifico. Mi tornano in mente le avventure del mio archeologo preferito e mi sento come un bambino in procinto di entrare per la prima volta a Disneyland. Dopo un po’ di tempo (non so quanto perché ne ho perso tanto a furia di scattare fotografie) la gola si  allarga ed ecco il tesoro, incredibile. Stupefacente. Meglio ancora che al cinema. Per fortuna è ancora abbastanza presto e il luogo non è ancora pieno di gente. Mi affretto quindi a fare qualche scatto prima che la zona venga invasa da orde barbariche di turisti. La visita non è completa senza una visuale della zona dall’alto. Ecco quindi che per soli 5 jod un giovane beduino mi accompagna in una scalata abbastanza impegnativa, che per fortuna dura pochi minuti, per ammirare il tesoro da una prospettiva diversa, e mi hanno anche offerto una tazza di the. Dopo circa mezzora passata in contemplazione di questo luogo da favola mi rimetto in cammino e dopo alcune soste di fronte alle varie attrazioni e tante, ma tante foto, arrivo finalmente verso mezzogiorno al punto di ristoro, situato ai piedi della lunga scalinata che porta al Monastero.

Qui mi fermo per qualche minuto per rinfrescarmi e rimettermi in forze. Il Monastero rappresenta la conclusione della visita a Petra ma l’ascesa non si presenta affatto facile, un po’ perché è l’ora più calda della giornata e un po’ per la mia non più verde età. Molti preferiscono affrontare questa parte del percorso a dorso di mulo. Questo fatto comporta una ulteriore difficoltà in quanto questi animali disseminano la scalinata di numerosi ricordini, rendendo il percorso simile ad un campo minato. Attenti quindi a dove mettete i piedi. Noto con piacere però che gli onnipresenti venditori fanno del loro meglio per tenere il luogo il più pulito possibile, tra un cliente e l’altro, scopando via le deiezioni. Dopo una quarantina di minuti di salita sotto un sole spietato e diverse maledizioni lanciate agli antichi nabatei (una per ognuno degli 800 gradini) per averlo costruito in un luogo tanto impervio, eccomi finalmente al Monastero. Maestoso. Spettacolare. Ancora più grande del Tesoro. Prima di cominciare a visitare il luogo mi fermo in un chiosco strategicamente piazzato in una grotta per dissetarmi e riposarmi dalla immane fatica. Da qui inizia un sentiero che sale a due punti panoramici, da cui si gode una magnifica vista che spazia verso ovest sul Wadi Araba fino a Israele e i Territori Palestinesi. Indescrivibile. Dopo circa un’oretta decido a malincuore di tornare sui miei passi e dirigermi verso l’uscita. Ripassando davanti al Tesoro vedo che, con il passare delle ore e il modificarsi della luce, ha cambiato di colore passando da un giallo ocra ad un rosa pallido. Ora capisco perché Petra è anche detta la città rosa.

Alle 16:30 raggiungo finalmente l’uscita e mi dirigo senza indugio verso l’albergo per dare un meritato riposo alle mie estremità inferiori. Per la cena, vista la stanchezza, decido di provare la cucina dell’hotel e la scelta si rivela azzeccata. Per 7 jod mi servono un buffet personale con spaghetti, pollo con riso, patate, una zuppa di verdure e intingoli vari; non buonissimo ma senz’altro abbondante. Al termine per recarmi all’ufficio cambi nelle vicinanze dove per 250 € mi danno 185 jod senza farmi firmare nessuna ricevuta e senza chiedermi alcun documento. La zona è piena di locali e di ristoranti invitanti, peccato che ormai non ne possa più approfittare visto che domani mi aspetta una gita nel Wadi Rum, il grande deserto giordano.

Quarto giorno

Mi sveglio molto presto e, dopo un abbondante colazione, giungo al Wadi Rum verso le 09:30. Più che di un deserto vero e proprio si tratta di un’ampia valle scavata da un fiume nel corso dei millenni nelle rocce granitiche. Per arrivare ho fatto la strada più interna, con molti scorci panoramici e che attraversa anche un campo eolico. Lascio la macchina in un parcheggio al Visitor Centre, dove ho appuntamento con Suliman, l’organizzatore. Ho pagato 40 jod per il giro nel deserto e il pernottamento compresi colazione, pranzo, cena e acqua.  Dopo avere invitato me e i miei nuovi compagni di viaggio in questo tour a casa sua per un ottimo the e dopo averci illustrato brevemente il percorso che andremo a fare, il gentilissimo Suliman ci porta con un fuoristrada scoperto al Wadi Rum Sky Tours Camp, che sarà il nostro campo base nel deserto.

In circa 20 minuti arriviamo a destinazione e dopo aver lasciato i bagagli nelle nostre tende e una rinfrescata, risaliamo sulla jeep pronti per iniziare l’avventura. L’esperienza è davvero eccezionale. I colori della sabbia e delle rocce, che passano dal marrone al rosso al rosa, conferiscono al luogo un aspetto decisamente marziano. Il vento e l’acqua hanno dato alle rocce delle forme a dir poco bizzarre. La natura è veramente il miglior architetto. La nostra guida (di cui non ricordo il nome), dopo un iniziale momento di diffidenza, si rivela simpatica e molto preparata, anche come cuoco. Verso le 13:00 infatti ci fermiamo all’ombra di una montagna per consumare il nostro meritato pranzo, che il nostro accompagnatore prepara cucinandolo con le sue mani. Sarà l’atmosfera…sarà l’aria del Wadi Rum ma a me è piaciuto tantissimo, anche se non sono sicuro di quello che ho mangiato.

Dopo un breve riposo, cullati da una piacevole brezza, ci rimettiamo in marcia e, dopo avere girovagato in lungo e in largo, verso sera arriviamo su uno sperone di roccia dove assistiamo allo spettacolo del tramonto nel deserto, sorseggiando un the caldo preparatoci dalla nostra impareggiabile cuoco/guida. Un’esperienza emozionante. Rientriamo al campo quando il sole è ormai calato e, dopo una doccia, eccomi pronto per la cena. Quest’ultima viene preparata alla maniera beduina, cotta in un forno nascosto sotto la sabbia, e si rivela buonissima, anche se non molto abbondante. La carne sembrava contata ma in compenso cerano verdure a volontà. La giornata finisce sdraiato a fianco di un falò ad ascoltare un po’ di musica locale, suonata dal nostro anfitrione Suliman col supporto del personale del campo, e ad ammirare una stellata come non se ne vedono molte in Lombardia.

Quinto giorno

Dopo una colazione non eccezionale mi congedo dal gruppo, recupero la macchina dal parcheggio e punto senza indugio verso Aqaba, dove arrivo verso le 10:30. Appena esco dalla macchina vengo investito da una folata di vento bollente, che mi accompagnerà per tutti e due i giorni. Sembra di stare davanti ad un gigantesco asciugacapelli. L’albergo è il Bedouin Moon Village, prenotato su Booking.com al costo di circa 35 jod per due notti compresa la prima colazione. È carino ma un po’ rustico, con una bella piscina che mi invita a tuffarmi. La stanza è essenziale, spartana direi, e il bagno microscopico, praticamente quando mi lavo devo stare attento a non mettere i piedi nel water, ma non importa perché ci sono delle docce esterne più grandi accanto alla piscina. Userò quelle. La posizione in compenso è eccezionale: praticamente sulla spiaggia e quindi sulla barriera corallina, basta attraversare la strada. Raccomando questo albergo a chi non ha grandi pretese nella sistemazione ma ci tiene ad alloggiare in riva al mare.

In pochi minuti sono fradicio di sudore per colpa di questo vento caldo, quindi sistemo velocemente i bagagli e mi precipito in spiaggia. Quest’ultima è molto lunga e sabbiosa, con tanti ombrelloni e gazebi a disposizione dei bagnanti gratuitamente. Purtroppo però è anche molto sporca, ma questo soprattutto a causa degli abitanti locali che lasciano in giro ogni sorta di rifiuto, malgrado la presenza dei numerosi bidoni della spazzatura (che vengono anche vuotati spesso). Per fortuna una volta entrato in acqua la musica cambia. La barriera corallina è a pochi metri dalla riva ed è un tripudio di pesci di tutte le forme e colori. Questa parte viene chiamata il giardino giapponese e con ragione direi. Dopo una prima immersione esplorativa, visto che ormai è ora di pranzo, mi fermo in un chiosco in spiaggia dove per 7 jod mi servono un panino col pollo, uno col manzo, una pepsi in lattina, un cappuccio niente male e una banana. Davvero ottimo, considerando anche la vista mare. Ci tornerò in seguito.

Al pranzo non può che seguire l’immancabile pisolino… in camera però e con l’aria condizionata al massimo. Nel pomeriggio proseguo la mia esplorazione della barriera che non è mai uguale a sé stessa, intervallandola anche con diverse pause di relax per prendere la tintarella. Sono molto colpito dal modo in cui molte donne qui in Giordania stiano in spiaggia e facciano il bagno completamente vestite. Le più conservatrici indossano delle tuniche nere che lasciano scoperti soltanto gli occhi e le mani, e vanno in acqua vestite allo stesso modo, qualcuna anche con le calze. Sono senza parole. Verso sera per 3 jod mi concedo una pina colada rigorosamente analcolica godendomi lo spettacolo del tramonto sul Mar Rosso. All’ora di cena, visto che nei dintorni non ci sono molte possibilità di scelta se non prendi la macchina, mi ritrovo nello stesso chiosco di mezzogiorno dove per 6 jod mi danno un panino con la carne, una fajitas col pollo, una pepsi e un cappuccio. Concludo la serata con una passeggiata sulla spiaggia sempre accompagnato dallo spietato vento bollente che neanche dopo il tramonto allenta la presa. Sarà questo il motivo per cui, anche col buio, ci sono ancora molte famiglie accampate sulla spiaggia. Io per rinfrescarmi un poco preferisco farmi un bagno in piscina prima di dormire.

Sesto giorno

Dopo una colazione alquanto misera devo dire, mi metto in viaggio verso il centro di Aqaba dove giungo dopo circa 10 minuti di macchina. La città è piuttosto piccola e il centro si gira facilmente a piedi, ma non è niente di speciale. Una tipica località balneare con una bella spiaggia e un bel lungomare molto affollato di turisti e di tassisti invadenti che vogliono a tutti i costi caricarti a bordo. In giro ci sono tanti negozietti che vendono tutti le stesse merci: scarpe, vestiti, cartoleria e bigiotteria. Pochi quelli interessanti. Dopo aver comprato qualche souvenir mi fermo per il pranzo in un fast food libanese vicino alla spiaggia, dove per 4,75 jod mi sazio con un piatto misto di pesce, patatine fritte, verdure e una caraffa di acqua ghiacciata con la menta e il limone. Molto buono e abbondante. Al termine rientro in hotel per il consueto pisolino e nel pomeriggio mi dedico alla tintarella sulla spiaggia e alla barriera corallina, in perfetto stile “turista fai da te”. Per cena decido di provare la cucina dell’albergo e così per 9,50 jod mi servono una zuppa di pollo, un mix di formaggi alla brace e una coca cola. Niente male devo dire. Chiudo la giornata con la solita passeggiata sul bagnasciuga e il bagno notturno rinfrescante in piscina.

Settimo giorno

Mi sveglio senza premura e dopo un bagno rinfrescante in piscina mi metto in viaggio per Amman, dove arrivo per le 13:30, dopo circa 4 ore, senza intoppi facendo la strada più interna. Il primo contatto con la città non è di buon auspicio; il traffico è congestionato mentre l’aria è a dir poco pesante e mi fa bruciare la gola. Le indicazioni sono poche e scritte in arabo. Quelle poche in inglese riportano solo i nomi dei quartieri che però non mi dicono niente. Speravo in un cartello con scritto “city centre” ma niente da fare. Mi fermo, non senza difficoltà per trovare un parcheggio, in un Mc Donald’s dove con 4,30 jod mi servono due panini, patatine fritte e una bibita. Conveniente. Al termine decido che ne ho avuto abbastanza e mi dirigo verso l’aeroporto per restituire la macchina e dove alle 21:00 mi aspetta il volo di ritorno. Prima però un’ultima fregatura: 4,75 jod per un caffè espresso e un muffin in un bar al suo interno. Arrivederci Giordania.

Tirando le somme

La Giordania è certamente un paese che vale la pena di visitare. È una terra piuttosto arida e sterile, ma anche molto affascinante. Il periodo migliore è sicuramente la primavera o l’autunno perché gli inverni possono essere molto piovosi e in estate le temperature sono proibitive. Forse una settimana è un periodo piuttosto breve, dato che ho lasciato indietro diversi luoghi di interesse come il sito archeologico di Jerash (il cui ingresso è compreso nel Jordan Pass) o il monte Nebo. L’ideale sarebbe una decina di giorni, godendosi anche un po’ di relax sul Mar Rosso ovviamente. Il safari nel deserto merita un paio di giorni per chi ha più tempo a disposizione, per spingersi nella parte meno turistica (sempre con il supporto di una guida esperta). Di campi in cui pernottare ce ne sono tanti e francamente non so quale sia il migliore. Credo che quella di affittare una macchina sia stata la scelta migliore per muoversi dato che il prezzo era molto ragionevole, le strade sono in buono stato e sicure. Il modo di guidare dei giordani non è affatto “da incubo” come avevo letto su qualche recensione. Questi ultimi sono anzi molto gentili e sempre disposti ad aiutarti, anche se a volte il loro aspetto non è molto rassicurante. La presenza di diversi posti di blocco ti dà la sensazione non di essere sorvegliato ma piuttosto di essere tutelato. Meglio però affidarsi al navigatore o a una cartina dettagliata, perché le indicazioni sulla strada non sono sempre chiare. L’unico neo è il costo della benzina, che mi aspettavo assai più basso visto la vicinanza coi paesi arabi. La città di Petra andrebbe vista in almeno due giorni tempo permettendo, perché farla in un giorno solo può essere massacrante per chi non è allenato a camminare. La scalata fino al monastero non è poi così faticosa. Il Mar Morto va affrontato appoggiandosi ad un resort e approfittando delle comodità che offre (come una doccia di acqua dolce e un ombrellone) senza le quali l’esperienza sarebbe assai meno piacevole. Io mi sono fatto consigliare ma ce ne sono tanti nella zona conosciuta come Amman Beach. Di hotel ce ne sono per tutti i gusti e tutte le tasche. Io mi sono trovato bene per le mie modeste esigenze, ma non escludo che ce ne siano anche di migliori.

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