Gioie e dolori del mio cammino di Santiago
Comincio qui il mio diario, in realtà il cammino è iniziato a casa, a Tignano con la partenza in macchina ieri mattina alle 6. A metà strada dopo varie discussioni sulla capacità della mia piccola auto di sopportare caldo+salita+aria condizionata, la povera C3 ha cominciato a “sanguinare”, aveva la “febbre” e gocciolava da un tubo il liquido rosso del radiatore… All’autogrill io e Anibadh abbiamo litigato. Poi la pausa, il “sanguinamento” si è fermato e usciti dall’autostrada abbiamo consultato un meccanico che non aveva tempo né voglia di aiutarci. Quindi si riparte con pause periodiche per controllare il sistema di raffreddamento. Non usiamo più l’aria condizionata e sudiamo come in una sauna con tutte le finestre aperte e il rumore del vento che penetra i timpani per centinaia di chilometri. La temperatura della poveretta arriva a volte a 44 gradi poi, con il passare del pomeriggio piano piano inizia a calare. Arriviamo a Lourdes accolti da un tramonto spettacolare. Le due donne della casa di accoglienza ci ricevono con modalità materna e la doccia è una benedizione così come il pane, formaggio e melone con bevanda di succo di ananas e vino bianco. La notte si dorme poco, molti russano e un faro mi colpisce spesso gli occhi svegliandomi, c’è anche un treno che passa regolarmente. La mattina l’acqua di Lourdes! Come un battesimo nel Giordano, come un abbraccio di Amma, come un incontro con la Madre! Grazie. Partiamo a mezzogiorno per S. Jean Pied de Port, bel paesino con fiume, pellegrini e souvenir che non consideriamo. Prendiamo informazioni per domani, secondo timbro sulla carta, parcheggio per la gloriosa C3, prodotto per le cimici del materasso e… conchiglia! Domattina si parte.
8 Agosto
Stamattina siamo partiti con la pioggia, abbiamo deciso di fermarci a Orisson e fare solo i primi 8 – 10 Km sotto l’acqua con le mantelle rosse. Saggia decisione, siamo arrivati verso mezzogiorno con l’acqua che cominciava a penetrare nelle scarpe e la pioggia non ha cessato mai. Il rifugio è caldo e accogliente, una cara ragazza della Romagna ci ha fatto compagnia. Domani riprenderemo il cammino sperando che il tempo migliori. Intanto i problemi e le tensioni sono passati, il viaggio a piedi più il bagno nell’acqua di Lourdes di ieri hanno spazzato via tanta roba. La vita di casa è lontana. Una bella musica ci coccola, giochiamo a carte, fuori la pioggia e una famiglia di maialini con madre passeggia davanti al rifugio. Va bene così.
9 Agosto – Roncisvalle
Siamo arrivati alla seconda tappa (la prima divisa in due) secondo giorno di pioggia. Dormiamo in uno storico luogo di accoglienza dei pellegrini, medioevale, ha muri spessi un metro e decorazioni che sanno di antichità e templari e mistero. All’interno però modernità, WIFI e posti letto che sembrano vagoni cuccetta, distributori automatici per le bevande. Stasera benedizione del pellegrino alla chiesa Collegiata e cena a 10 euro. Piove ancora. Il simbolo sacro di Roncisvalle è una Madonna con bambino che tocca il cuore della madre con la manina.
11 Agosto
Sono nella chiesa/fortezza medioevale dei cavalieri dell’ordine di malta a Cizur Menor, 5 Km dopo Pamplona. Ieri abbiamo dormito a Larassona (5 Km dopo Zubiri). La chiesa è bella anche se non si sente energia sacra vivente. Forse l’ordine si è estinto e questa proprietà viene gestita dal comune (l’ostello costa 5 euro) o forse i cavalieri rimasti hanno dato in gestione la proprietà e si trovano per i loro incontri e riti altrove. In fondo alla chiesa ci sono tre ritratti di gran maestri, appesi al soffitto gli stendardi dell’ordine e a una parete il quadro che ritrae la B.V.Baldesca che trasformò l’acqua in vino, protettrice delle messi del grano e delle viti. Dentro la chiesa ho trovato copie di una strana preghiera da dire a Saint Jude (San Giuda Taddeo), apostolo delle cause disperate. Si pone la domanda, si fanno ottantuno copie e si distribuiscono per nove giorni consecutivi in nove chiese. Anche se manca l’energia vitale sacra, comunque è un luogo estremamente affascinante così come ho trovato molto interessante la cattedrale di Pamplona. Gotica, ricostruita dopo un incendio nel 1300 ma il chiostro è originale e molto arabeggiante. Avanzando si scopre un susseguirsi di storia romana/araba/romana/gregoriana e poi in fondo finalmente il cuore della cattedrale: una statua lignea di madonna con bambino sola, inondata di canti gregoriani ed emanante una potente energia divina, sembra precedere tutte le epoche e presiederle con potente autorevolezza e luce. Enrica ha preso l’autobus e si è fermata a Pamplona, aveva un ginocchio gonfio. Luca forse è andato oltre Cizur Menor. Mi mancano.
12 Agosto – Puente la Reina
Abbiamo raggiunto l’Alto del Perdon ed è stato facile perché fresco, eravamo partiti alle 6, ma poi col passar delle ore il sole è diventato cocente e siamo arrivati qui verso le 14,00 stravolti e ancora non ci siamo ripresi. Anche stanotte posto letto per 5 euro, storico luogo di accoglienza dei padres reparadores collegato a una chiesa. Le chiese sono tutte bellissime con simboli templari e muri di un metro, mostri medioevali scolpiti e portali gotici antichi meravigliosi. Ieri attraversando un paese un uomo ci ha salutato come tutti dicendo “buen camino” ma ci ha guardato serio negli occhi e ha aggiunto “peregrino”. Mi ha commosso. Ho cominciato a non fare il gioco del pellegrino ma a esserlo veramente. La gente ci rispetta e ci saluta, con 10 euro ci offrono ottime cene con primo, secondo, dolce, acqua e vino. Le persone ci indicano la strada appena vedono un attimo di indecisione. Mi sento piena di riconoscimento. La fatica e le incomprensioni sono certa che passeranno.
14 Agosto
Siamo a Los Arcos, ieri abbiamo dormito a Estella all’Hospital donativo di Sain Miguel. Fantastico, ci hanno accolto con limonata e biscotti, pernottamento e colazione a offerta libera, gli ospitalieri volontari erano un tedesco e un messicano. Bella giornata di pace e amore con l’Arcangelo Michele. Oggi un po’ meno. Appena partiti, dopo la pausa alla fonte del vino (un sorso) abbiamo avuto un altro alterco poi il cammino ha lavorato dentro e lasciato andare. E’ come una lunga meditazione catartica di Osho che non dura un ora ma un mese e piano piano ci si purifica facendo uscire parole non dette a volte feroci e deleterie con reazioni altrettanto violente che fanno malissimo. Oggi sono rimasta talmente shockata da una frase che dopo la separazione ho sbagliato sentiero, cosa praticamente impossibile perché sono super-segnati dalle frecce gialle a ogni bivio. Me ne sono accorta quando ho realizzato che non c’erano più né frecce né pellegrini e il silenzio ha amplificato il dolore. La solitudine che tanto avevo desiderato improvvisamente era diventata un mostro di incomprensione e stava per inghiottire in un attimo dodici anni passati insieme. Al primo paese ci siamo incontrati al bar e il cammino ha ripreso insieme, ho tenuto a precisare che se fossi morta in quel giorno, pur essendo ancora arrabbiata, volevo che fosse chiaro che lo amavo e che lo ringraziavo per gli anni passati insieme. Qualcosa si è sciolto.
Ancora qualche chilometro e arriviamo a Los Arcos, si prepara una festa, tutti sono vestiti di bianco e rosso e sono un po’ ubriachi, le porte delle case sono protette da una barriera, domani i tori saranno liberati nelle strade del paese. Mi piacerebbe vederlo! Vedremo. Fra poco potrò portare il mio omaggio alla Madonna. Alle 19,00 nella chiesa principale ci sarà un’offerta di fiori e canti e io ho un impegno per questa giornata preso a Tignano nei mesi precedenti la partenza. Spesso andavo sulla collina la mattina presto, prima di partire per il lavoro, era un breve cammino in salita che arrivava all’oratorio dedicato a Maria e là le mie preghiere e meditazioni si rivolgevano a Lei, alla Madre, all’aspetto femminile della divinità che mi ha risposto, mi ha promesso protezione per il cammino di Santiago e per tutti gli intenti ma mi ha chiesto di non dimenticare il rito dedicato a Lei il 14 agosto. Sono certa che questa festa così sacra e così pagana sia molto antica, molto più antica del Cristianesimo e che abbia a che fare con il raccolto, con l’estate, con la celebrazione della vita, dell’abbondanza, della maternità, della sessualità, della felicità.
Grazie Madre, ho preparato un piccolo mazzolino di fiori di lavanda e rosmarino, accettalo, è il dono umile e profumato di una pellegrina al centotrentacinquesimo chilometro con i piedi stanchi e le lacrime facili ma con il cuore colmo d’amore.
15 Agosto – Logrono
Buon Ferragosto! Ieri a Los Arcos preparavano la città per la festa che dura una settimana e che prevede per stasera alle 18 la corsa dei tori nel centro. Sono stata tentata di fermarmi e prendere la corriera saltando la tappa di oggi a piedi (29 Km) poi abbiamo deciso che il cammino è il cammino, non si fanno sconti e mentre la città in festa gozzovigliava, noi pellegrini siamo andati a dormire alle 22 e alle 5 di stamattina ci siamo svegliati. Tappa impegnativa per la lunghezza. Il clima è stato favorevole, nuvoloso, non caldo e non pioggia. Gli ultimi chilometri il sole cominciava ad abbatterci ma le mie preghiere sono state ascoltate. All’ospitale parrocchiale dove dormiamo stanotte abbiamo ritrovato gli italiani che speravo di aver seminato. Stasera cena comunitaria con loro, sperando che l’eremita che è in me diventi abbastanza socievole da passare una bella serata!
Si, bella serata, il parroco gentile e simpatico ci ha ospitati a cena, eravamo una trentina compresa una ragazza che stamattina è andata all’ospedale con un tendine spezzato. Abbiamo cantato un antico mantra del pellegrino in latino: “Ultreya Suseya Deus Ajuta nos” più o meno dice “Andiamo avanti e andiamo in alto, Dio ci aiuta”. È stato commovente. Dopo cena siamo andati nella grande chiesa vuota passando per l’interno, cosa che mi emoziona sempre tantissimo e lì abbiamo meditato un po’ in silenzio sulla giornata e recitato qualche preghiera, poi il Sello (timbro) sulla credenziale. Le accoglienze parrocchiali sono le più carine come anche quella di Ponte la Reina dove il parroco e due ragazzi ci hanno massaggiato i piedi stanchi per poi invitarci a una breve serata in chiesa. Grazie.
16 Agosto
Siamo arrivati a Najera, tappa di 30 km e gli ultimi sono sempre massacranti. Meno male siamo in pace! Grazie a Dio dopo una bellissima alba attraversando un parco con lago, anatre e scoiattolo amico, il sole si è nascosto dietro alle nuvole e abbiamo potuto camminare all’ombra. L’ostello dove siamo è municipale e donativo, va benissimo. Grazie della doccia! Lavati i panni, un panino e una birra. Grazie, mille volte grazie. Pensiero di oggi: siamo tutti europei, un fiume di gente che cammina con dolore per 800 km. Siamo tutti europei e qualche nordamericano o australiano, ovviamente nessuno del terzo mondo o dei paesi emergenti. Il pensiero di oggi è che stiamo facendo un’espiazione collettiva dei peccati del mondo industrializzato nei confronti dei paesi poveri. Camminiamo tutti per pagare un debito collettivo di antichi furti e contemporaneamente per imparare le cose primarie e fondamentali della vita. Camminiamo per accrescere la nostra consapevolezza dell’essenziale e l’Essenza ci ricompensa con infinita Gioia.
18 Agosto
Ieri siamo arrivati a Santo Domingo della Calzada e abbiamo fatto ben due pasti completi! Tappa “corta” (20 Km). Ora siamo arrivati a Belorado e abbiamo scelto un ostello da 7 euro con piscina e ristorante. Il giardino con la piccola piscina dove piedi, muscoli, nervi e vene hanno goduto con me, è paradisiaco, l’aria è frizzante (siamo a circa 700 mt) e il sole caldo, le rose circondano il prato con ulivi, la musica è bellissima e il volume giusto, nel cortile adiacente galline, pavoni, anatre, colombi, conigli e un cane ci rallegrano la vista. Ci meritiamo una mezza giornata di vacanze! La pace e l’amore hanno preso il posto degli scontri, riceviamo ogni giorno benedizioni ai pellegrini e saluti affettuosi dalla gente. Con gli altri pellegrini ci incontriamo, poi ci allontaniamo perché ognuno va con il suo passo e si ferma dove vuole, poi ci re-incontriamo con simpatia e solidarietà, a volte consumiamo il pasto insieme. Penso che un altro motivo del successo del cammino sia il bisogno di essere gruppo, comunità, non più famiglia statica, chiusa fra le mura di casa ma gruppo multilingue e multi-generazionale che cammina insieme e piano piano diventa una grande famiglia libera.
19 Agosto
Sono arrivata a San Juan de Ortega! Questo posto è magico, un antico convento. Mi hanno accolto due abitanti vicino a una fontana chiamandomi pellegrina e invitandomi a bere l’acqua che ho bevuto e riempito due bottigliette (anche quella di Lourdes) sebbene ci fosse il cartello di acqua non certificata. Poi gli uccelli, nel cortile interno con colonne e doppio portico al piano terra e al primo piano dove sono stata a stendere i panni, gli uccelli in gran numero hanno volato dentro al cortile, vicino a me salutandomi! E ora una tromba ha suonato l’Ave Maria! La doccia era calda, stasera c’è la benedizione del pellegrino e la cena. Spero che il dolore alla gamba di Anibadh passi presto e che domani possa ripartire con me, altrimenti prenderà l’autobus e ci vedremo a Burgos.
20 Agosto
Burgos. Ai Ai Ai. Non so se siamo sposi o gemelli siamesi, fatto sta che ieri sera il suo dolore alla gamba è arrivato anche a me. Si tratta di un’infiammazione al tendine-guaina che ricopre la tibia. Siamo arrivati a Burgos a fatica, gli ultimi chilometri di periferia urbana li abbiamo fatti in autobus. Burgos è una bella e grande città, forse grande come Bologna. Visto che siamo entrambi azzoppati abbiamo deciso di fare in corriera tre tappe, domattina prendiamo il bus per Carrion de los Condes saltando circa 80 Km di mesetas e mettendoci nelle condizioni di ricominciare a camminare facendo tappe più brevi finché non sarà guarita la ferita interna della gamba. Mi dispiace ma va bene così.
21 Agosto
Per la prima volta abbiamo dormito fino alle 7,30 anziché le 5,00 e siamo usciti che già brillava e scaldava un gentile sole mattutino. Notte lunga di sogni inquieti, una Panda rossa che mi rubano nella casa del nonno, una festa di capodanno senza il vino da offrire, la Marina che diventava un po’ maschio… mah, non ero più abituata a dormire. L’ostello della Divina Pastora era silenzioso e disciplinato come nessun altro. Andando alla stazione degli autobus abbiamo incontrato Agustin, il ragazzo argentino che tanto mi ricorda mio figlio Flavio e che incontriamo sempre come un angelo sorridente quando meno ce lo aspettiamo. Ha deciso di sospendere il cammino e andare in Olanda dalla giovane moglie e dalla piccola figlia di quattro mesi. Si sono conosciuti qui, sul cammino. Chissà quanti amori internazionali sono nati qui! Mi dispiace non incontrarlo più. Chissà, forse ci verrà a trovare in Italia. Ho dimenticato il mio bordone (bastone) alla Divina Pastora.
22 Agosto – Carrion de los Condes
Stanotte abbiamo dormito al monastero di Santa Clara dove fece sosta anche San Francesco nel suo pellegrinaggio verso Santiago 800 anni fa. La caviglia è gonfia, meglio prendersi un altro giorno di riposo anche perché se partiamo a piedi da qui, il primo paese è a 17 chilometri di nulla, distese immense di campi di grano mietuto senza né un albero né una casa. Stanotte c’è stata una festa e questa mattina i giovani sono ancora tutti in giro ubriachi o meglio enborachati!
22 Agosto – Sahagun
Secondo giorno di riposo, il piede destro sembra un cotechino. Sono nell’Iglesia della Peregrina, qui rilasciano un certificato perché siamo esattamente a metà del cammino francese. Stanno preparando una cerimonia di nozze con il coro e i musicanti. La chiesa è stata restaurata rifacendo in legno le pareti mancanti e di legno profumato è lo scrittoio sul quale sto scrivendo, davanti a me una vetrata che guarda l’immenso altipiano delle mesetas che si estende per chilometri e che domattina proveremo ad affrontare. La pausa forzata ha interrotto il ritmo della marcia, degli inizi di giornata sotto le stelle, delle albe dorate, della fatica degli ultimi tratti sotto il sole, della felicità per una doccia e un po’ di yoga in riva al fiume. Abbiamo voglia di ricominciare la seconda parte del nostro cammino che forse rappresenta anche la seconda parte della nostra vita, quella più stanca e con qualche dolore ma anche la più saggia, la più illuminata, la più amorevole. Che la Divina Pastora o Divina Peregrina o Maria o la Madre o la Dea ci accompagni e ci conceda la Sua maternale protezione.
23 Agosto
Al di là di ogni aspettativa abbiamo camminato fino a El Burgo Ranero! Bravi! C’è da dire che mi sono presa due antinfiammatori uno alle 6 e un altro dopo colazione alle 10, ottime bustine di ibuprofene dal sapore di menta che hanno un effetto immediato! Prodigi della chimica. Qui dopo 18 Km di vento e freddo al “rifugio Domenico Laffi” ci hanno fatto aspettare un’ora fuori ma poi ci hanno accolti con un abbraccio! Molto carino. Domenico Laffi era un presbitero del 1600 che fece il cammino e scrisse un libro/diario “Il cammino di ponente” e veniva da Bologna.
24 Agosto – Mansillas de las Mulas
19 Km zoppicando, i primi 13 in mezzo alle mesetas senza nessun paese, nè case, un mare sconfinato di grano mietuto, il cielo azzurro, vento, nuvole vaganti. Finalmente sono riuscita a imparare tutto il testo di “Gratias a la Vida”, grazie davvero con le sue gioie e i suoi dolori. Domani pensiamo di alleggerirci di uno zaino per aiutare le nostre gambe destre a guarire. Andiamo a Leon.
26 Agosto – Villadangos del Paramo
Seconda tappa alleggeriti di uno zaino con quasi tutta la nostra roba, ieri fino a Leon, oggi fino qui. Stamattina abbiamo incontrato parte del gruppo fastidioso di italiani e nonostante l’antipatia del milanese in cerca di quotidiano consenso e adesioni, mi ha fatto piacere incontrarlo. L’abbiamo conosciuto alla prima mezza tappa, sulle montagne a Orisson in quel lontano giorno all’inizio del nostro pellegrinaggio. Ho sentito per messaggio anche la cara Erica, il suo cammino è finito a Burgos e in autobus arriverà a Finisterre senza vedere Santiago con l’intento di riprovarci l’anno prossimo. Noi con i nostri 50 anni passati contiamo di farcela, piano piano, alleggeriti dello zaino e anche di tanti altri pesi che camminando e cambiando orizzonte ogni giorno sono svaniti. Contiamo di arrivarci con amore e ci arriveremo. Appunti di viaggio: Qui la frutta sugli alberi adiacenti al cammino la proteggono dall’invasione dei pellegrini con le reti come facciamo noi con caprioli e cinghiali! A volte prima degli alberi offrono caramelle e frutta invendibile per ingraziarsi gli Dei perché comunque il pellegrino va accolto e sfamato dice il Vangelo!
27 Agosto – Astorga
Giorno triste. Ieri è arrivata la notizia che C. ha avuto una brutta emorragia cerebrale. Pensavamo che il trapianto di fegato avesse avuto buon esito e che tutto procedesse per il meglio. Lo speravamo. La sua vita è appesa a un filo. Ho raccolto un mazzolino di fiori selvatici camminando ma non ho trovato neppure una Madonna alla quale lasciarli come pegno delle mie preghiere per C. Anche la cattedrale era chiusa. Il mio dolore alla gamba mi ha tormentato per tutto il percorso e gli ultimi tre o quattro chilometri ho chiesto un passaggio perché dopo la seconda bustina di antiinfiammatorio non sapevo più come fare. Un bravo uomo mi ha accompagnata all’ingresso della città e ho fatto solo le strade del centro per arrivare all’ostello vicino alla cattedrale. C’è anche un bel palazzo/castello di Gaudì che forse dopo andremo a vedere. Anibadh è arrivato a piedi perché la sua gamba è quasi guarita e questo mi fa sperare che in un paio di giorni anch’io dovrei stare meglio. Questo ostello privato è privo di manutenzione, tutte le maniglie sono rotte e le porte sbattono per il vento, ho anche un po’ di preoccupazione per le cimici del materasso perché qui tutti appoggiano gli zaini sui letti nonostante da più di 600 Km ovunque dicono di non farlo e la signora francese che dorme di fronte a me mi ha subito fatto vedere le sue punture di insetto sostenendo che non sono delle terribili cimici ma secondo me sì. Ok, un problema alla volta. Tutto si affronta e tutto cambia. Anche la morte in fondo è una trasformazione, un grande cambiamento. Il più grande e spaventoso cambiamento che tutti prima o poi dobbiamo affrontare. Facciamo finta di niente ma sappiamo benissimo che è là, in fondo al nostro cammino e ci aspetta sorridendo che ridimensiona ogni ansia, ogni preoccupazione, ogni ambizione e ogni vanità, ogni gioia e ogni dolore, ogni separazione e ogni cambiamento, ogni paura e ogni certezza. Sorride perché ci conosce da molto tempo e perché ci vuole bene come una Dea Madre che amorevolmente ci accoglierà tra le sue braccia trasportandoci nell’etere.
Il mazzolino ha trovato un suo posto, ai piedi di Santiago, S. Giacomo. Buon cammino C.! Ovunque tu stia andando.
28 Agosto
Stiamo andando a Rabanal del Camino. Sulla strada una delle croci che di tanto in tanto si incontrano a ricordo di un pellegrino morto. Una frase in inglese dei nativi americani mi ha colpito. Dice più o meno: “Camminando i tuoi antenati sono dietro di te e senti di essere il risultato dell’amore di migliaia di persone.”
29 Agosto
Dopo Rabanal eccoci oggi a Molinaseca. Tratta impegnativa, prima la salita alla Cruz de Hierro e poi la discesa che non finiva mai. La Cruz de Hierro è un luogo potente, una montagna di sassi portati nei secoli dai pellegrini e un alto palo di legno con in cima una piccola croce di ferro. Si lascia una pietra portata dal proprio paese, come a lasciare qui i pesi della vita che il cammino ha spazzato via. C’è di tutto. Preghiere, oggetti, sassi con nomi, fotografie. Io ho portato il testo in spagnolo e italiano di “Gratias a la Vida” la canzone bellissima che ho imparato camminando e che avevo portato da casa insieme all’altra che amo molto “Todo cambia”. Sul testo che ho attaccato al palo con una puntina ho scritto anche un pensiero, una preghiera per C. , per i pellegrini, per Flavio e per tutte le persone che amo e anche le altre. Pensavo fosse un luogo così carico di energia per le preghiere della gente ma poi ho letto che l’eremita Gaucelmo che l’ha eretta nel 1100 ha scelto un luogo dove anticamente sorgeva un tempio dedicato a Mercurio. Questo spiega molte cose, Mercurio è la guarigione, ha il caduceo, il simbolo dell’energia kundalini che sale lungo la colonna vertebrale. Quell’alto palo probabilmente simboleggia ancora quell’energia e la croce in cima la realizzazione, il settimo chakra. Ho dimenticato alla base il mio secondo bordone per tornare indietro a prenderlo dopo pochi metri. Qualche chilometro più avanti un luogo veramente particolare, un gruppo di uomini/monaci/frikkettoni che si chiamano circolo templare, danno anche ospitalità, vendono oggetti vari e vivono in un modo veramente spartano. Dentro la casetta una deliziosa musica con canti gregoriani e profumo di incenso.
30 Agosto
Pausa per pioggia in un bar tra Molinasecas e Cacabelos. Passata Ponferrada con il suo bel castello templare. Non abbiamo le mantelle, sono nello zaino spedito con Jacotrans. Ok , si aspetta qui o meglio – se espera aqui!
31 Agosto
Ieri Cacabelos in albergue municipale stile cabine da spiaggia nel cortile della chiesa (carino!) la pioggia poi era finita e il viaggio piacevole fino agli ultimi chilometri cocenti e con il dolore alla gamba/piede che mi tormentava. La notte ho sperato nel temporale e il temporale è arrivato, abbondante pioggia che ha rinfrescato l’aria e ha permesso un cammino buono anche oggi fino a qui. Siamo a Vega di Valcarce. Valcarce è il fiume che ci ha accompagnato tutto il giorno e come gli altri fiumi del cammino mi ha fatto compagnia con il suo canto vivace e vitale. Spesso nelle cittadine oltre a un bellissimo ponte romano c’è una spiaggia fluviale attrezzata per fare il bagno nel fiume con scalette e trampolino anche se a Cacabelos i ragazzini più molesti si tuffavano dal ponte. Oggi ho trovato il coraggio di telefonare alla U., in una pausa del cammino, la cara U. al capezzale della figlia. Mi ha raccontato molte cose e sono stata contenta di essere riuscita a chiamare. A volte non si ha abbastanza coraggio per avvicinarsi al dolore e ci si nasconde dietro la discrezione ma se l’amicizia è vera non c’è niente di più prezioso di qualcuno che ti pensa e ti ascolta quando sei immersa nella tragedia. Una boccata di ossigeno, una parola dal di fuori, un punto di vista amorevole ma non coinvolto. Le famiglie hanno storie karmiche spesso pesanti e dall’interno è difficile capire. I nostri drammi umani visti da lontano e dall’esterno sono più chiari , per fare chiarezza nei propri a volte devono passare anni e a volte vite e vite. L’amore viaggia su strade circolari, ogni volta che viene donato ritorna colorando di senso la vita. Grazie amica cara per la tua amicizia e fiducia, il tuo grido di madre doppiamente addolorata non è caduto nel vuoto, è stato accolto nel mio cuore e viene con me a Santiago.
1 Settembre Alto do Poio
Siamo stati a O Cebreiro, il luogo più mistico del cammino dentro la chiesa piena di candeline una scultura del XII secolo di Maria con bambino che guardano dritto davanti a loro e un calice miracoloso legato a una leggenda che narra di un parroco di poca fede e di un contadino molto devoto che affrontò una tormenta di neve per andare a fare la comunione ma arrivò in ritardo e se dispiacque. Il parroco rise di lui, allora l’ostia si trasformò in carne e il vino in sangue. In seguito una regina cattolica di Spagna volle possedere quel calice e andò a prenderlo ma il suo cavallo si fermò e si rifiutò di continuare, così lei lo riportò dov’era e dove ancora oggi è conservato, circondato da un’aura di sacralità. Lassù a O Cebreiro ho ritrovato il paesaggio del mio quadro “Il Pellegrinaggio” del 2008 quando avrei voluto partire ma ho rinunciato per il grave incidente di mio fratello . Tutto il cammino è pieno delle immagini dei miei quadri del 2005-2008. Quadri profetici!
2 Settembre
Avremmo dovuto fermarci a Calvor ma l’ostello era estremamente inospitale (della giunta di Galizia) sembrava proprio che l’impiegata non volesse nessuno e ci ha accolto dicendo che non c’era cucina, né WI FI, né coperte e che un chilometro più avanti c’era un altro ostello. Così siamo arrivati a San Mamede in un bellissimo, accogliente e nuovo albergue. Mancano poco più di 100 Km a Santiago. Il mio dolore alla gamba sembra passato. Spero. Domani riprendo lo zaino!
3 Settembre
Questa mattina prima dell’alba mentre noi ci alzavamo dal letto per metterci in marcia, C. ha finito il suo cammino su questa terra per cominciare un altro cammino che nessun diario potrà mai raccontare. Che la Luce accolga la sua anima e che l’Amore dei suoi cari sia il ricordo che si porterà, dovunque stia andando. È sceso un grande silenzio nei miei pensieri, l’ansia che mi attanagliava il cuore è finita, non so dire se per sintonia con lei che non conosco o se per empatia con la madre che amo e stimo e comprendo benissimo. Siamo arrivati a Portomarin e ci siamo concessi il lusso di una camera doppia con bagno collettivo. Non sembra neanche vero. Dopo un mese di promiscuità dove ogni privacy è più o meno annullata, questa insolita intimità ha il colore bianco del marmo e accompagna silenziosamente il nostro lutto e l’avvicinarsi della fine del nostro cammino a Santiago ormai a meno di 90Km e incredibilmente vicina.
4 Settembre – Ponte Campana
Siamo alle ultime tappe e la stanchezza si fa sentire, le gambe vorrebbero fermarsi, inventiamo giochi di parole per ingannare il tempo durante il cammino e non pensare ai chilometri che mancano alla fine della tappa. Uno è “ storie che durano un respiro”, l’altro “animali e piante con caratteristiche e provenienze inventate” tipo “gallina fratricida del Bengala” oppure come mi ha suggerito J. recito mentalmente sa-ta-na-ma armonizzando con i passi due inspiri e due espiri. Abbiamo anche cantato tutte le canzoni che conoscevamo e miracolosamente si risvegliano ricordi lontanissimi, oggi Anibadh mi ha raccontato tutto il suo periodo militare.
5 Settembre – Ribadiso
Tappa leggera, solo 22 Km. Santiago è solo a 40 Km, la raggiungeremo dopodomani. Per non arrivare distrutti abbiamo scelto di seguire le tappe francesi e le ultime tre sono sui 20 Km. Oggi è sabato e molti pellegrini accelerano per arrivare domani a Santiago e vedere lo spettacolo ecclesiastico dell’enorme incensiere che legato a una catena oscilla lungo la navata della cattedrale. Immagino che sia spettacolare ma posso farne a meno. Meglio godersi una mezza giornata di riposo con gambe e piedi, non più doloranti ma stanchi, che ringraziano. L’ostello della giunta dove dormiamo stanotte è bellissimo, una serie di edifici antichi ristrutturati, vicino a un ruscello di acqua fredda e pulita che passa sotto un ponticello romano. Molto poetico.Molta gente si è aggiunta a Sarria per fare gli ultimi 100 Km e ricevere la Compostela ma ieri si sono fermati a Palais do Rei e siamo tornati alla normalità con incontri piacevoli di nuovi e vecchi compagni di viaggio. Stamattina abbiamo incontrato un gruppo di turisti scesi da un pullman e siamo stati additati come fauna originale del luogo: ecco due pellegrini! Siamo chiaramente riconoscibili e a un occhio attento ci distinguiamo anche dagli ultimi arrivati, abbiamo assunto l’aspetto dei caprioli e delle lepri e forse, spero, anche la loro connessione con l’Esistenza. La resistenza fisica si è rinforzata, l’intuito si è affinato, la mente ha smesso di macinare problemi, gli occhi stupiscono davanti alle stelle, gli alberi ci parlano.
6 Settembre – Pedrouzo o Arca o Pino
In Galizia spesso i paesi hanno due nomi e anche gli ingredienti dei prodotti sono scritti in due lingue molto simili. Il medioevo non è mai finito, né qui né in Italia! Siamo a un passo da Santiago e quasi non ci credo. Come a volte non si crede che una malattia o un periodo faticoso possa finire. Domani è l’ultimo giorno che camminiamo. Le gambe sono felici e anche la mente è felice perché ce l’abbiamo fatta e si inorgoglisce quando parla con qualcuno che ha iniziato da poco. Ci rispettano i pellegrini degli ultimi 100 Km e l’ego si vanta un po’ ma poi si ridimensiona, in fondo non siamo ancora arrivati e ancora sul cammino si incontrano lapidi di chi qui ha terminato, a un passo dalla meta. Oggi ho telefonato a mia madre e mi ha chiesto di intercedere per una grazia da chiedere al santo: stare bene ed essere autosufficiente fino all’ultimo giorno. Un congedo veloce senza sofferenza. Parlerò con S. Giacomo domani, anche per lei. Ho fatto un sogno inquietante e simbolico stanotte, nel poco tempo dedicato al sonno nel dormitorio affollato e senza coperte della giunta della Galizia. I sogni in questo cammino hanno scavato nell’inconscio, smontando anche quello oltre a quel po’ che restava della corazza di personalità, nudi senza confini ci presentiamo domani a Santiago e forse questo è il vero cammino dalla nascita alla morte e metaforicamente da S: Jean Pied de Port a Santiago de Compostela.
7 Settembre – Santiago!
Partiti alle 5,30 per arrivare in tempo per la messa di mezzogiorno, grande commozione all’ingresso nella zona cattedrale accolti dal suono di una cornamusa, un salto nel tempo. Poi felicità e gioia e di nuovo commozione nel canto Kirie Eleison e per la comunione, poi visita alla tomba dell’apostolo Giacomo e preghiere per mia madre, per me e per tutte le persone che sono nel mio cuore ora e per un’umanità migliore. Saluti e abbracci a tutti i compagni di viaggio incontrati e persi durante il cammino. Sono tutti qui, siamo tutti qui, in questo angolo del mondo che è diventato una calamita che irradia il suo campo gravitazionale fino all’America e alla Nuova Zelanda, alla Cina e al Giappone e che ha attratto miracolosamente anche noi infinitamente stanchi e infinitamente felici.
9 Settembre
Tornando in treno verso casa ripenso alla metafora del cammino, ritorna in mente la vita e improvvisamente guarisco quel senso di colpa verso mio figlio per quegli anni in cui sono stata male, quegli anni in cui la gioia si era spenta e la vita si era fermata e sento una grande tenerezza e compassione verso me stessa ragazza con un bellissimo bambino dono di Dio da crescere e da educare. Come in questo cammino a Burgos mi sono fermata e per due giorni il dolore al piede mi ha impedito di continuare a camminare e poi ho ripreso soffrendo e massaggiando la gamba tutte le sere, togliendo il fardello dalle spalle e amando serenamente la compagnia del mio uomo e di ogni albero o paesaggio o animale o pellegrino fino a che il dolore è passato e ho potuto riprendere lo zaino e arrivare felice a Santiago e poi a Finisterre; così anche nella vita a volte bisogna fermarsi perché il dolore non ci permette di andare avanti e se anche questo danneggia o rattrista l’entusiasmo del figlio che cresce, fa parte della vita. Da grande capirà e perdonerà. Una madre pur avendo il dovere di nutrire e istruire alla vita i figli è un essere umano che cammina su questa terra dalla nascita alla morte e questa è la sua scuola, la sua opportunità di crescere e acquisire saggezza e consapevolezza. Nessuna comprensione arriva senza l’esperienza, le cadute, le riprese, le gioie e i dolori, le corse e le fermate, le solitudini e le compagnie e ogni aspetto circolare della vita che comprende sempre tutto e il contrario di tutto. Sto tornando velocemente all’inizio del mio cammino percorrendo in un giorno quello che ho fatto a piedi in un mese, scorrono fiumi, montagne e paesi, poi alle fermate persone che salgono e scendono, si salutano, cercano il vagone giusto, si preoccupano. Dicono che quando si muore si rivede velocemente tutta la vita a ritroso e ogni anno, ogni periodo viene compreso e osservato dalla coscienza finalmente libera e infinitamente compassionevole.
Ringrazio ogni presenza visibile e invisibile che ha accompagnato il mio cammino.
Kaveesha Graziella Lambertini