Giappone che passione
Anche i giapponesi, come il loro Paese, sembrano avere diversi aspetti.
E’ un popolo gentile, almeno in apparenza. Hanno un modo cerimonioso ed educato di comportarsi, sono riverenti, composti, non escono mai fuori dagli schemi, ringraziano sempre e comunque pronunciando la parola “Arigato gozaimas” con una cantilena che sembra essere diventata un’intercalare in ogni frase.
Tra miliardi di inchini, scuse e ringraziamenti, trovare un giapponese cha parla inglese è quasi un’impresa titanica. Contrariamente a quanto si crede sono rari come mosche bianche, e questo rende difficilissimo la comunicazione con loro, soprattutto perché per educazione non dicono mai che non hanno capito, annuiscono sempre col capo e disorientano ancora di più chi chiede informazioni. Nessuno dice mai ciò che pensa veramente: i rapporti sociali ( ad esclusione di quelli più profondi) sono impregnati di falsa accondiscendenza, sorrisi e ringraziamenti. Non si vede mai nessuno arrabbiarsi, urlare, piangere o ridere a voce alta. Niente.
Sembrano non avere emozioni, parlano pacatamente, non si soffiano il naso in pubblico, non mangiano per strada, non urlano di gioia e, forse, non sono mai loro stessi.
Abbiamo visto un corteo di protesta per qualcosa che purtroppo nessuno è riuscito a spiegarci : persino lì migliaia di persone sfilavano con cartelli e, pochi, slogan urlati da un altoparlante, ordinati e sommessi, come per non dare fastidio.
Tutta questa rigidità a cui devono sottoporre il loro comportamento quotidiano porta i giapponesi a cercare vie di sfogo alternative, come le sale di pachinko, in cui ragazzi, uomini d’affari, anziani e signore di ogni età, trascorrono ore ed ore seduti ad infilare palline metalliche in una specie di flipper, annichilendosi in un frastuono terribile di musiche e colori.
Inoltre, sparsi per le vie della città come qualsiasi altro negozio, ci sono locali vietati a minori in cui si offrono massaggi e quant’altro, e gli hotel ad ore dove cercare un po’ di privacy per “sfogarsi” con la propria partner fissa o con una occasionale mantenendo il più assoluto anonimato (coprono persino le targhe delle macchine!).
In questo paese il mercato del sesso è ovunque ed alla luce del sole: supera ogni limite e rasenta la perversione.
I giapponesi tuttavia, sono puliti ed ordinati, quasi in modo maniacale.
Lo si vede ovunque: nei treni impeccabili, puntuali e pulitissimi, nel loro modo di vestire sempre curato e coordinato nei minimi dettagli, nei Ryokan e nei templi dove decine di paia di scarpe sono disposte ordinatamente all’entrata.
Noi italiani dovremmo imparare da loro il senso del rispetto per gli altri e la vera buona educazione. Il giapponese cerca, riuscendoci sempre, di non dare fastidio, di disturbare il meno possibile, rispetta la salute degli altri indossando la mascherina se ha il raffreddore, chiede scusa persino se li hai urtati tu, tiene pulite le sue città non gettando rifiuti a terra, usa il cellulare solo per messaggi sui mezzi pubblici per non disturbare la quiete altrui… Spesso una volta tornati a casa, ci siamo ritrovati a rimpiangere questo aspetto del Giappone, che davvero lo rende un paese diverso dagli altri.
I giardini sono bellissimi, qualcosa di spettacolare e di unico al mondo. Guardarli regala un senso di pace e di serenità immediato. Però, anche qui, non si vede niente di disordinato, non una foglia gialla o un fiore appassito, non un ramo spezzato dal vento, non c’è niente che sia fuori posto. E’ come se volessero controllare la natura, così come fanno con le loro emozioni, rendono ordinato anche ciò che naturalmente non lo è, curato e preciso perché deve apparire bello.
In due settimane di permanenza ci è sembrato di vedere un popolo un po’ sottomesso, non si sa a che cosa o a chi, un po’ represso, come se non si sentisse capace di alzare la testa e, almeno qualche volta, di non chiedere scusa.
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