Giappone… carpe diem!
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Quindi, se ve lo state chiedendo, qui esistono davvero le ragazze con la divisa da scolaretta/marinaia e con i capelli rosa. Non erano solo le amiche di Sailor Moon a passeggiare per Tokyo agghindate a quel modo!
Ecco, io credo che un viaggio in Giappone sia principalmente questo. Non tanto la bellezza dei suoi monumenti o l’armonia dei suoi templi. Venire in Giappone significa accostarsi ad un mondo completamente diverso dal nostro, un luogo osservato solo in tv o nei cartoni animati che si rivela essere davvero “strambo”, “alternativo” e “surreale”. E i giapponesi? Ne vogliamo parlare? Anche loro sono la vera attrazione del viaggio: precisi, formali, cortesi fino ad essere quasi ridicoli, distaccati, puliti e scettici. Unici, insomma.
Veniamo adesso al programma di viaggio. Seppur la bellezza del Giappone è il Giappone stesso (sembra una frase senza senso ma non è così), è necessario fare un elenco dei luoghi che si vuole visitare. Avendo avuto a disposizione 10 giorni pieni (più due di viaggio in aereo), il nostro tour può essere così sintetizzato:
· 3 giorni per la visita di Tokyo
· 1 giorno visita di Nikko (spostamento in giornata da Tokyo)
· 1 giorno nella zona di Hakone (spostamento in giornata da Tokyo)
· 3 giorni a Kyoto, comprensivi degli spostamenti da e verso Tokyo (vi consiglio di aggiungere un giorno perché la città è davvero stupenda e ricca di attrazioni)
· 1 giorno a Nara con sosta al Fushimi-Inari Taisha di Kyoto (spostamento in giornata da Kyoto)
· 1 giorno a Hiroshima e Miyajima (spostamento in giornata da Kyoto – è una giornata intensa ma fattibile)
Come muoversi in Giappone? Ovviamente con i mezzi pubblici. Io preferisco gli spostamenti in autonomia con la mia auto ma mi sono dovuto ricredere. Prima di tutto perché sono comodissimi, puliti e costituiscono essi stessi una delle attrazioni del viaggio. Poi perché non ha proprio senso muoversi in auto in città così congestionate ed estese. Le metro e i bus saranno quindi il vostro supporto negli spostamenti cittadini mentre, per le lunghe tratte, dovrete sicuramente prendere il treno. Ecco in aiuto il mitico JR Pass che, al costo di circa 217 euro, permette di utilizzare buona parte dei treni giapponesi per una settimana. Sono inclusi addirittura gli Shinkansen, ossia i treni ad alta velocità. Le regole non sono poche ma non è difficile da utilizzare (troverete un sacco di informazioni on line e nei vari blog di viaggio).
Per avere a portata di mano gli orari dei treni, vi suggerisco di scaricare sul cellulare Hyperdia App.
Il costo del viaggio? Non bassissimo ma principalmente perché c’è di mezzo un volo internazionale (abbiamo trovato Alitalia molto comoda perché effettua voli diretti da Milano a Tokyo). Si può riuscire a spendere anche poco se ci si sa adattare ma un budget troppo limitato a volte non permette di godere appieno della vacanza e delle bellezze di un luogo. Noi abbiamo speso 2.100 euro, tutto compreso (ad esclusione dei souvenir).
Una delle esperienze più interessanti del viaggio sarà sicuramente quella con la cucina locale. Non aspettatevi di abbuffarvi sempre di sushi ed affini perché non è così facile trovare posti in cui lo preparano. Cioè, lo si trova in quasi tutti i menù ma è di una varietà drammaticamente limitata e di livello medio. Se tenete duro, ad ogni modo, troverete di certo qualche ristorante specializzato (ne abbiamo trovato uno alla stazione di Kyoto che era fenomenale)!
La cucina giapponese è comunque molto più varia ed ampia di quanto si possa immaginare. E nella maggior parte dei ristorante troverete un po’ di tutto: dal ramen alle frittate, dalla tempura alla soba. Molti, addirittura, espongono in vetrina una replica in silicone dei piatti che vi attendono all’interno. E’ comodissimi per farsi un’idea di quello che vi aspetterà in tavola! In genere i prezzi non sono particolarmente elevati e anche questa è stata una sorpresa non da poco!
Vi state chiedendo quale guida acquistare prima del viaggio? Io sono un fan della Lonely Planet che, dopotutto, trovo molto comoda. Purtroppo quella per il Giappone è un librone enorme e difficile da portarsi appresso per cui, seppur controvoglia, mi sono acquistato anche alcuni capitoli pdf dal sito della Lonely Planet. E’ stato decisamente più comodo ed agevole leggerli sullo smartphone!
Cosa fare prima della partenza? Io vi suggerisco di: dare un’occhiata alla guida turistica per capire come sono suddivise le città e dove sono collocate le attrazioni principali (avere le idee chiare vi farà risparmiare un sacco di tempo), acquistare un’assicurazione viaggio, prenotare on-line il JR Pass (dovete farlo necessariamente prima della partenza), scaricare sul vostro cellulare le mappe dei mezzi pubblici e qualche app off line (magari gratuita) che funzioni da navigatore (es. MAPS.ME).
Temo di avervi annoiato con questa lunga premessa quindi veniamo al racconto vero e proprio!
PRIMO E SECONDO GIORNO
Il nostro volo Alitalia (senza scali) parte da Malpensa nel primo pomeriggio e ci scaricherà nella capitale nipponica solamente alle 11 della mattina successiva. L’aeroporto di Tokyo è leggermente incasinato ma dobbiamo riprenderci rapidamente se vogliamo attivare il JR Pass (c’è un grande ufficio pieno di turisti in coda nel piano sotterraneo dove si prendono i treni che conducono in città) ed acquistare le comodissime carte prepagate SUICA o PASMO (sono praticamente speculari) che, una volta caricate, permettono di viaggiare su tutti i mezzi pubblici della città (timbrando sia alla salita che alla discesa, viene calcolato automaticamente l’importo da detrarre).
Raggiungiamo la città utilizzando la Keisei Railway, più comoda data la posizione del nostro hotel (ci sono diversi treni che, in base alla velocità, hanno prezzi differenti). Prendiamo il Keisei Main Line, il più economico (¥1030), che ci condurrà fino al quartiere Ueno in circa 1.15 ore.
Quante cose a cui pensare all’arrivo! Si, ero piuttosto agitato e stressato. Per cui, quando sono arrivato al nostro fantastico e lussuoso Hotel Ryumeikan Ochanomizu Honten, ho tirato un sospiro di sollievo ed ho iniziato a distendere i muscoli.
Dopo la prima danza di inchini con gli incaricati della reception (al termine della vacanza diventeremo tutti esperti) e una rinfrescata, si parte in metropolitana per Shinjuku. È uno dei quartieri che meglio rappresentano la capitale giapponese: un’overdose di luci, un caos di persone, grattacieli (come il Tokyo Metropolitan Government Offices dove si può salire gratuitamente ogni giorno tra le 9.30 e le 23 anche se la vista non è così imperdibile), stradine con centinaia di localini grandi come un letto matrimoniale (Golden Gai), un quartiere a luci rosse (Kabukicho) e qualche tempio che riposa tranquillo (Hanazono-jinja), come proiettato in un’altra dimensione. E’ decisamente un ottimo punto di partenza per farsi un’idea di quello che vi aspetterà in Giappone!
TERZO GIORNO
Per terra. I fiori di ciliegio (sakura) li abbiamo trovati quasi tutti per terra, ai piedi degli alberi. Ormai siamo già a metà aprile! Ma vederli volteggiare spinti dal vento è una delle immagini più belle del Parco di Ueno.
Sparsi tra gli alberi si trovano antichi templi in legno, tra cui spicca il Kiyomizu Kannon-do (ingresso gratuito) e il Ueno Tosho-gu, rivestito in foglie d’oro (ingresso ¥500 ma è bello anche solo da fuori). Qui si trova anche un giardino pieno di peonie enormi con ombrellini di carta per proteggerle (ingresso a pagamento). Nei pressi dei templi, lanterne in pietra e nuvole d’incenso. L’atmosfera è davvero magica. Noi però non ci limitiamo a fare i turisti e ci dedichiamo allo sport: noleggiamo delle barchette a remi (¥600 per mezz’ora) e un romantico pedalò a forma di cigno. Forza che dobbiamo bruciare un po’ di calorie! Un treno superveloce che corre attorno a tutta la città, il JR Jamanote, ci scarica poi ad Harajuku. I binari separano in due il quartiere. È una divisione sia fisica che caratteriale. La zona più spirituale è nascosta in un fitto bosco con all’interno il tempio di Meiji-ji. Purtroppo l’edificio è in buona parte in restauro anche se i mastodontici torii all’ingresso del parco, la passeggiata nel verde (circa 15 minuti dalla stazione JR) e l’atmosfera rilassata ci hanno ripagato della delusione. Dalla parte opposta della stazione, Harajuku rivela la sua faccia più modaiola, caotica e consumistica. Qui si trovano le fashion victim giapponesi ma anche i cosplayer. Ci sono centri commerciali con oggetti curiosi e strade sovraffollate con coloratissime crepes cariche di ogni porcheria (inclusi interi creme caramel e fette di torta). Non lasciatevi sfuggire Takeshita-dori, la via simbolo del quartiere. E’ un po’ sovrastimata ma si incontrano soggetti davvero curiosi! Un ulteriore spostamento in metropolitana ed eccoci a Shibuya. Welcome nel caos più caotico di Tokyo! Cosa c’è da vedere da queste parti? Il caos, appunto! La guida segnala che l’attrazione principale è l’attraversamento pedonale più frequentato al mondo (pare lo attraversino circa 1000 persone ogni volta). Sembra di essere travolti dalla folla, da una marea improvvisa in cui tu sei solo il pesce più piccolo e confuso. I neon e i pannelli luminosi sono ovunque e ci accompagnano tra centri commerciali, stanzette in cui scattiamo foto che sembriamo dei manga e ristoranti di ogni tipo. Dove siamo andati per cena? In un locale in cui si ordina su tablet e il sushi arriva su un trenino futurista!
QUARTO GIORNO
Stamattina abbiamo capito da dove arriva tutto il pesce che finisce sulle tavole di Tokyo: dal mercato di Tsukiji. Gironzolare tra le bancarelle è tutt’altro che semplice perché bisogna stare attenti a pozze d’acqua maleodoranti, a muletti che sfrecciano come impazziti ed a teste di tonno che ti osservano in modo inquietante. Il tutto è molto colorato e pittoresco ma più che appetito mi ha dato il voltastomaco. Molti turisti vengono fin qui all’alba per partecipare all’asta del tonno. L’ingresso è riservato ad un numero limitato di persone ma noi non ne eravamo interessati. Così ci siamo accontentati di accedere all’orario dei turisti (tra le 10 e le 11 del mattino) quando il mercato inizia a chiudere. Tutto attorno si trova invece il mercato esterno, sempre aperto, decisamente disordinato ma piuttosto verace. Per gli amanti del sushi (molti vi fanno colazione) c’è da impazzire! In tarda mattinata, con lo stomaco in subbuglio, ripieghiamo verso il Hama-rikyu Onshi-teien per prendere una boccata d’aria. Si tratta di un antico giardino (ingresso ¥300) a 15 minuti a piedi dal mercato dove, tra sentieri e passerelle si trovano piante in fiore, laghetti e boschetti molto curati. C’è perfino una casa da tè sull’acqua che serve una tazza di fortissimo tè matcha (sembra un passato di verdura) con stucchevoli dolcini ripieni di marmellata di fagioli rossi. Il tutto è più bello che buono! Però l’esperienza è davvero unica e la location perfetta. Il vivace e colorato quartiere di Asakusa, che raggiungiamo dopo alcuni cambi di metro, ruota attorno allo splendido Sanso-ji, uno dei templi più frequentati di Tokyo (ingresso gratuito). Poco importa se sia autentico o ricostruito, qui l’atmosfera e la devozione superano ogni cosa. Nakamise-dori, una lunga via su cui sono allineati negozietti che vendono souvenir (tutti confezionati con una cura che si può trovare solo qui in Giappone) e dolcetti (e ricaschiamo sul ripieno ai fagioli rossi), precede il luogo sacro. All’interno del tempio, caratterizzato da edifici in legno rosso, perdete qualche minuto nello scoprire cosa hanno in serbo per voi gli dei. E’ sufficiente mettere una moneta, agitare un barattolo, estrarre il numero prescelto e cercare il foglietto con la sorte nell’apposito cassetto. Attenti perché il responso potrebbe non essere affatto piacevole (in tal caso ritentate nuovamente la fortuna)! La sera ci spostiamo a cena ad Akihabara, il quartiere della tecnologia. Sarà per la pioggia o per il fatto che per le strade non c’è molta gente, ma a noi non ha fatto impazzire. Nemmeno il Sexy Shop di 7 piani ci pare così curioso. Ripieghiamo quindi in un ristorante e poi a nanna presto.
QUINTO GIORNO
La puntualità dei mezzi di trasporto giapponesi è ormai proverbiale. E difatti il nostro shinkansen (treno ad alta velocità) parte in perfetto orario dalla stazione JR di Tokyo. Ma prima viene ripulito ad una velocità impressionante da una schiera di addetti con tanto di cappello infilzato da un rametto di fiori di ciliegio finti. Poco sobri ma assolutamente efficienti. E non è finita qui. Mentre siamo diligentemente in coda per salire sul nostro vagone, i sedili ruotano su se stessi, pronti per il cambio di marcia. Fantastico!
Oggi utilizziamo per la prima volta il nostro JR Pass, un comodissimo abbonamento valido per una settimana ed utilizzabile su quasi tutti i treni JR, compresi quelli ad alta velocità. Teoricamente sarebbe meglio prenotare i treni ad alta velocità recandosi qualche giorno prima agli appositi uffici presenti nelle principali stazioni. Per raggiungere Nikko (la nostra meta), dalla Tokyo Station prendiamo il JR Shinkansen fino a Utsunomiya e da qui cambiamo salendo sulla JR Nikko Line (sempre compresa nel JR Pass). Una volta arrivati alla stazione, un comodo bus (¥310 singola corsa/ ¥500 giornaliero) ci permette di evitare la passeggiata di circa 30-45 minuti per arrivare alla zona d’interesse turistico. Gli splendidi templi di Nikko, entrati nell’elenco dei beni patrimonio dell’Unesco, compaiono come funghi nel sottobosco. All’ombra di alberi antichi, il muschio ricopre le lanterne di pietra e i muretti. Risalendo la collina, oltre i grandi torii (portali di ingresso ai luoghi sacri) e i primi grandi templi (tra cui qualcuno in restauro), ecco comparire la pagoda e i primi templi del Tosho-gu (biglietto unico per tutta l’area del tempio ¥1300). Sono tutti in legno laccato e dipinto in colori vivaci. Gli intagli, le statue e gli ornamenti sono minuziosi e anch’essi colorati. Ci sono anche le famosissime scimmiette “non vedo, non sento e non parlo” (vengono proprio da qui!). Poi gli occhi vengono rapiti dallo splendore dorato del Yomei-mon, la porta di accesso al recinto sacro del tempio vero e proprio. Ad un certo punto non si capisce più dove posare gli occhi. È tutto così bello che esco dal sentiero e per poco non inciampo rovinosamente su qualche sasso. Il tutto con la bocca ancora aperta. Dopo pranzo (e forse proprio a causa di questo) compiamo un grosso errore. Decidiamo di cambiare il programma e, invece di continuare con la visita degli altri templi nel bosco, optiamo per un viaggio in bus verso le Kegon Falls. Il costo del trasporto si rivelerà esorbitante e il viaggio sarà più lungo del previsto (circa 45 minuti solo andata). Attraversiamo i monti fino a raggiungere una località piuttosto insulsa ma affacciata su un bel lago. Ma non lasciamoci distrarre, l’obbiettivo sono le cascate. Sarà per il bosco ancora pelato (quassù ci sono ancora mucchi di neve e le foglie non sono ancora spuntate) ma rimaniamo delusi. Non sono brutte, per carità, ma ci hanno portato via due ore dalla visita di Nikko e non è stata una buona idea. Da qui il passaggio da Kegon a Kagon Falls è davvero breve. Prima di riprendere il treno che ci riporterà a Tokyo, ci fermiamo a scattare qualche fotografia al Shin-kyo, il tradizionale ponte rosso di Nikko, e ad acquistare qualche dolcetto giapponese. Sono talmente curiosi (anche se non sempre buonissimi) che non ci arrendiamo nella nostra ricerca di un dolce che valga la pena di portare quel nome!
SESTO GIORNO
Per prendere una boccata d’aria fresca, gli abitanti di Tokyo (come si chiamano? Tokyesi?) vengono ad Hakone. È una località di montagna, non molto distante dal Monte Fuji, dove è possibile fermarsi una notte e oziare in qualche onsen (le terme giapponesi). Fare una gita da queste parti equivale a prendere una moltitudine di mezzi differenti. Nell’ordine, ecco quelli che abbiamo preso noi in una sola giornata: treno rapido JR Shinkansen (Tokyo-Odawara compreso nel JR Pass), treno normale (Odawara-Hakone Yumoto), trenino a scartamento ridotto (fino a Gora), funicolare (fino alla sommità del Soun-zan), funivia (arrivo a Togendai), barca dei pirati (avete letto bene) e bus (fino ad Hakone Yumoto dove abbiamo chiuso il cerchio). E’ comodo perché non si cammina quasi per nulla ma se non amate i mezzi di trasporto pubblici, questa gita non farà per voi!
Per utilizzare tutti i mezzi di trasporto dell’area è necessario acquistare l’Hakone Freepass (noi l’abbiamo preso ad Odawara). Il prezzo non è indifferente (pass per 2 giorni – che è il minimo – ¥4000) ma non avete alternative in quanto i singoli biglietti costano molto di più. Tenete presente che non è compreso nel JR Pass. Il su e giù per i monti e lungo il lago Ashino è piuttosto carino, soprattutto per via della bella giornata (altrimenti non ne sarebbe valsa la pena). Ma volete sapere qual è stato il momento migliore? Quello in cui, scollinando con la funivia, è comparso il Monte Fuji, ricoperto di neve, in tutta la sua conica bellezza. Nella cabina si è diffuso un lungo e rispettoso “oooh”. Lungo il viaggio in treno fino a Gora, non lasciatevi sfuggire l’Open-air Museum di Hakone (ingresso ¥1400). Uomini volanti che sfidano il cielo, sfere sospese in cui specchiarsi, donnone enormi dall’abitino colorato, eliche giganti e un grande caleidoscopio in cui è possibile infilarsi dentro. Tutto questo e molto altro lo si trova in questo verdissimo e sorprendente museo dove, su di una dolce collina, si trovano sparse qua e là sculture di arte moderna e contemporanea. Ci sono opere di Rodin, Mirò, Giacometti e padiglioni dedicati a Manzù (uno parte da Bergamo e guarda chi si ritrova in Giappone!) e Picasso. Il museo è bellissimo e le opere, per quanto non sia in grado di capirle, sono davvero sorprendenti. Se vi state chiedendo se una giornata ad Hakone sia una buona idea, io sinceramente non sono in grado di rispondervi. A noi la giornata non è dispiaciuta, soprattutto grazie al bel tempo e al fatto che siamo riusciti a vedere il Monte Fuji. Però il paesaggio non è nulla di spettacolare e nemmeno lo sono le varie attrattive lungo il percorso. Se non avete molti giorni a disposizione in Giappone, potete anche optare per altre mete!
SETTIMO GIORNO
Oggi è un giorno di partenze. Lasciamo Tokyo e, grazie al JR Shinkansen, andiamo verso sud. In meno di tre ore eccoci nella nuova stazione di Kyoto. Tanta modernità contrasta in modo quasi sconcertante con l’architettura tradizionale della città. Dopo aver pranzato in uno dei numerosi ristorantini della stazione, prendiamo il “The Kyoto City Bus & Kyoto Bus One-Day Pass”, un pass giornaliero di ¥500 che ci permetterà di prendere tutti i bus della città (acquistabile al Kyoto Bus Information Center all’uscita nord della stazione di Kyoto). I bus a Kyoto hanno regole molto strane per noi occidentali: si sale nel mezzo e si scende davanti (dove si paga al conducente la tariffa del viaggio effettivamente svolto). Ma ancor più complesso è riuscire a capire quale sia il pullman corretto da prendere. La mappa, infatti, è molto fitta di rotte e sbagliare può essere semplice. In questo può aiutarvi Google Maps, se impostato sull’opzione mezzi pubblici. Usciti dall’hotel (Minato Hotel – troppo caro per quello che vale), ci dirigiamo a piedi verso Gion, per intenderci il quartiere delle geishe (che qui però si chiamano geiko). E’ una meraviglia con le sue antiche case in legno, le lanterne rosse, le sale da tè, i viottoli che si perdono chissà dove e, ovviamente, gli splendidi templi. La sera riusciamo ad avvistare anche due maiko, le apprendiste geisha, mentre appaiono e scompaiono tra i vicoli. E’ proprio il Giappone tradizionale che tanto mi aspettavo di vedere e che a Tokyo è difficile da scorgere. Vi consiglio di passeggiare lungo Hanami-kōji e Shinbashi Dori (quest’ultima è una delle zone più pittoresche della città) e poi, spingervi verso l’antica zona alle spalle del Yasaka-jinja, il tempio che sorveglia Gion e che la sera diventa ancora più suggestivo (ingresso gratuito).
Quando il sole cala e le luci si accendono, la città si svuota. Avevo letto che durante il periodo primaverile alcuni templi rimanevano aperti fino a tardi in occasione di alcuni eventi legati alle luci. Noi ci dirigiamo verso il Kodai-ji (ingresso serale ¥600) e rimaniamo folgorati da tanta delicatezza e suggestione. Illuminato di notte non ha eguali. Tra le luci soffuse e le musiche antiche, è emozionante attraversare i sentieri del complesso, visitarne i templi, i giardini e la piccola foresta di bambù!
OTTAVO GIORNO
Il quartiere Higashiyama di Kyoto è uno scrigno che contiene antichi templi, giardini curati che si specchiano nei laghetti e stradine affiancate da tradizionali abitazioni in legno. È qui che l’antico Giappone continua a vivere. E questo ovviamente non è un segreto. Migliaia di turisti curiosi e di studenti, omogeneizzati nella loro divisa ordinata, affollano i siti. Per fortuna ci sono ancora alcuni angoli, lontani dalla massa, in cui sostare in silenzio contemplando la perfezione di un giardino giapponese. Con la nostra Lonely Planet alla mano, iniziamo la visita da Tainari-meguri, una vietta piena di negozi di souvenir che conduce al celebre Kiyomizu-dera (ingresso ¥400). Il fatto che sia in fase di restauro pare non scoraggiare le masse. Ma questo è uno dei siti più famosi della città e la vista che si gode su Kyoto da questa collina è davvero indimenticabile. All’uscita del tempio proseguiamo in discesa lungo Sannen-zaka e Ninen-zaka, due belle vie tradizionali con case in legno e negozi di artigianato.
Quando raggiungiamo il Kodai-ji (visitato ieri sera), la folla diminuisce significativamente. Finalmente si può passeggiare con maggior pace. Continuiamo a camminare fino al Maruyama-koen, un grande parco gratuito non lontano da Gion. Non è indimenticabile ma, immersi in un silenzio rigenerante, il parco ci permette di raggiungere il tempio successivo. Si accede al complesso del Chion-in attraverso un immenso portale e una non indifferente scalinata. L’ingresso è gratuito (a meno che non decidiate di visitare l’interno del tempio che, ad ogni modo, è in restauro) e, tra la vegetazione, troviamo laghetti e piccoli templi. Il luogo è molto bello ma dobbiamo andare avanti. Dopo aver pranzato lungo la strada, attraversiamo il portale di ingresso al Shoren-in (ticket ¥500). Pare di accedere ad un altro pianeta: la folla si concentra altrove per cui è possibile godere della serenità e del silenzio del tempio. Passeggiando scalzi sui freddi tatami dei padiglioni in legno si hanno bellissime vedute dei giardini circostanti, ritenuti tra i più belli di Kyoto. Il paesaggio naturale, fatto di laghetti, muschi e foreste di bamboo, è stato modellato da una mano sapiente ed arricchito con ciliegi, lanterne in pietra e piccoli tempietti. Una meraviglia per gli occhi e per lo spirito. E’ il primo pomeriggio e, arrivati a questo punto, abbiamo due opzioni: proseguire lungo il Sentiero della Filosofia e visitare i templi di Higashiyama Nord oppure spostarci con i mezzi pubblici (che fatica!) e raggiungere il Kinkaku-ji, il tempio dorato. Seppur a malincuore, optiamo per la seconda scelta. Nella pubblicità di un profumo di alcuni anni fa, una bella ragazza sosteneva che la vita non è tutta in bianco e nero ma oro. Il concetto era probabilmente lo stesso di coloro che hanno progettato il Kinkaku-ji, un tempio rivestito da lamine d’oro che si specchia nelle verdi acque di un tranquillo laghetto (ingresso ¥400). Mentre le carpe nuotano tranquille, la folla freme per immortalare uno dei monumenti più famosi del Giappone. La sera, dopo aver mangiato un fantastico okonomiyaki (frittatine tradizionali fatte cuocere su una piastra), ci dirigiamo verso Ponto-cho. Si tratta di una stretta via tradizionale dove si affacciano ristoranti di un certo livello. La zona nei dintorni è piuttosto vivace e ci si può fermare in qualche locale per bere qualcosa.
NONO GIORNO
La giornata inizia con un viaggio in treno che parte dalla stazione di Kyoto (linea JR Nara Line inclusa nel JR Pass) ed una serie di quiz.
Question n.1: cosa è un torii? È una sorta di porta di accesso al tempio.
Question n.2: cosa rappresenta la volpe nella tradizione giapponese? È il messaggero di Inari, il dio del riso e dell’agricoltura. È un animale sacro e misterioso.
Question n.3: qual è il tempio di Kyoto che riunisce questi elementi? È il Fushimi-Inari Taisha, famoso soprattutto per la sfilza di torii arancioni che si susseguono l’uno dopo l’altro nel bel mezzo del bosco. E dopo aver messo da parte l’ossessione per la foto perfetta, il luogo si è manifestato in tutta la sua suggestiva bellezza.
Scesi alla Inari Station (il viaggio dura solo 5 minuti) ci si trova subito di fronte al tempio. Il complesso (ingresso gratuito) è molto grande e frequentato ma la particolarità di questo luogo si nasconde tra la vegetazione della collina. Non è necessario fare molti passi per ammirare i tori arancioni ma, più si sale, meno gente si incontra e l’atmosfera diventa più magica.
Dopo un paio d’ore dedicate alla visita, rieccoci sulla linea JR con destinazione Nara. Arrivati in stazione (durata viaggio circa 1.15 ore), prendiamo il bus Nara Kotsu (da “East Gate 2” linea 1/2/72 fino a Daibutsuden Kasugataisha-mae o 70/97 fino a Todaiji Daibutsuden – ticket ¥190) e raggiungiamo la zona dei templi cittadini, immersa in un grande parco verde. Il padiglione in legno più grande al mondo non poteva che racchiudere la scultura bronzea tra le più grandi al mondo. Non appena varchiamo la soglia del Todai-ji (¥500), quindi, abbiamo detto la cosa più ovvia al mondo: “ooooh”! La statua del Grande Buddha (Daibutsu), seduto a gambe incrociate nel tempio più famoso di Nara, è davvero sorprendente. Se da un momento all’altro decidesse di alzarsi (la statua è alta 16 metri), sfonderebbe immediatamente il tetto. Poco oltre il grande tempio, una strada tranquilla e molto caratteristica prosegue in salita fino ad un paio di altri templi: il Nigatsu-do (ingresso gratuito), da cui si gode di una bella vista sulla città, e il Sangatsu-do (ingresso ¥500), che osserviamo solo dall’esterno. Nara è famosa non solo per i suoi antichi luoghi di culto ma anche per i 1200 cervi che passeggiano liberamente nel parco. “Speriamo di riuscire ad avvistarli”, ci dicevamo prima di arrivare. In effetti è impossibile non vederli dato che passeggiano tra la folla in cerca di cibo. Inutile dire che ci siamo procurati i biscottini di cui sono ghiotti e li abbiamo imboccati. Troppo carini!
DECIMO GIORNO
La giornata di oggi sarà molto intensa. Partiremo la mattina presto da Kyoto e, in giornata, raggiungeremo Hiroshima sempre grazie ai treni JR Shinkansen. La nostra prima tappa è l’isola li Miyajima che, una volta arrivati alla stazione di Hiroshima, raggiungiamo prendendo prima un treno (fermata Miyajima-guchi) e poi un traghetto JR Miyajima Ferry (incluso nel JR Pass). Un torii rosso fluttuante (che emerge dal mare) è il biglietto da visita di Miyajima, un’isoletta fatta di cime boscose a poca distanza da Hiroshima. Usciti dal battello, tutti i turisti percorrono il lungomare fino al torii per immortalarlo in selfie e foto di gruppo. C’è perfino chi sfida la marea e la spiaggia fangosa. Ma a Miyajima ci sono anche templi antichi (tra cui il Itsukushima-jinja – ¥300 – che è formato da un insieme di palafitte dipinte di bianco ed arancione), file di lanterne di pietra, una pagoda che sfida il cielo e piccoli cervi affamati che scrutano tra le borse dei passanti. Dopo aver pranzato lungo la via principale del villaggio (piena di negozietti e ristoranti per turisti), riprendiamo prima il traghetto e poi il treno verso Hiroshima. Inutile ricordare il motivo per cui la città, situata nel sud del Giappone, è tristemente nota. Quello che oggi rimane da visitare, dopo che la prima bomba nucleare esplose sopra la città radendola al suolo, è ben poco e ruota attorno a quel drammatico giorno del 1945. Una manciata di monumenti commemorativi si susseguono su un’asse che attraversa il Parco della Pace e tocca, tra gli altri, l’Atomic Bomb Dome (considerato il simbolo della città), il commovente monumento ai bambini vittime della bomba, la fiaccola della pace e il Museo (ingresso ¥200). In un silenzio surreale, qui sono raccolti oggetti, storie e documenti. Per non dimenticare. Rientriamo a Kyoto che ormai è sera. Siamo davvero distrutti ma ne è valsa la pena! Prestate attenzione agli orari dei treni perché, per evitare troppi cambi, i JR non sono moltissimi.
UNDICESIMO GIORNO
Oggi è l’ultimo giorno a Kyoto. E’ davvero un peccato non aver dedicato a questa città ancora un giorno o due. Il treno verso Tokyo partirà verso metà pomeriggio quindi questa mattina ci spostandosi verso la periferia della città. Ci immaginavamo zone squallide e palazzoni di cemento e invece il quartiere di Arashiyama è tutt’altro (lo si raggiunge in 15 prendendo un treno della JR Sagano Line dalla stazione di Kyoto fino a Saga-Arashiyama e poi proseguendo a piedi per altri 15 minuti). Dove finisce la città, inizia un bosco che risale verso colline popolate di scimmie (che però non vediamo perché bisognerebbe addentrarsi verso zone più isolate). In questo punto si trovano due famose attrazioni: il suggestivo Bosco di Bamboo (ingresso gratuito), con le grosse canne che si innalzano verso il cielo, e il tranquillo giardino zen del tempio di Tenryu-ji (ingresso ¥500), dove grasse carpe nuotano in un bel laghetto. La serenità che trasmettono questi luoghi è interrotta solo dalla voce di Moira che chiede: “dove pranziamo oggi?”. Il pasto più soddisfacente di tutto il viaggio in Giappone? Quello seduti al sushi bar di un ristorante della stazione di Kyoto prima di prendere il JR Shinkansen verso Tokyo. Sushi e sashimi vengono preparati sotto i nostri occhi. Le papille si dilatano, ma quelle gustative di più! Si stende l’alga, si appallottola il riso e si aggiunge il “tonno grasso” con delle verdurine misteriose. Dopo aver arrotolato il tutto ed averlo tagliato a rondelle, le nostre bocche sono già impastate. Prendiamo il sushi con le bacchette (ormai sono diventato bravo pure io!), lo immergiamo nella salsa di soia e… mmmm… che buonooo! Il cuoco sorride compiaciuto. Ma noi di più! Arrivati a Tokyo ci sistemiamo nel nostro squallido hotel in zona Ueno. Il quartiere di giorno è piuttosto vivace ma la sera si spegne rapidamente. Abbiamo scelto questa zona in quanto comoda per spostarci domattina verso l’aeroporto. Per l’ultima serata, prendiamo la linea JR Yamanote e raggiungiamo nuovamente il caotico quartiere di Shibuya. Un pieno di “giapponesità” è quello che ci vuole prima di ritornare alla normalità della nostra cara vecchia Italia.
DODICESIMO GIORNO
E’ tempo di raccogliere le proprie cose e, dopo una colazione da Starbucks (quella tradizionale è improponibile per noi italiani), di dirigerci verso l’aeroporto di Narita tramite la Keisei Railway. Il volo decolla verso le 13 e arriveremo in Italia alle 18.30. Sembrano poche ore ma bisogna mettere in conto il fuso orario!
Cosa mi è piaciuto di più di questo viaggio? Come ho già detto, la cultura giapponese e il suo popolo. Per noi occidentali possono sembrare molto “strani” ma è davvero interessante conoscerli di persona.
Per il resto, mi sono innamorato di Kyoto. I suoi templi pacifici e le sue antiche stradine in cui passeggiano ragazze in kimono sono l’immagine più bella che mi sono portato in valigia.
E’ un viaggio che merita di esser fatto? Direi di si. Ci sono sicuramente luoghi più belli da vedere ma un viaggio in Giappone è qualcosa di unico e indescrivibile. Qualcosa di figo, ecco. www.tusoperator.it