Get Your Kicks on Route 66

Lungo la meravigliosa Historic Route 66 da Chicago a Los Angeles
Scritto da: dana81
get your kicks on route 66
Partenza il: 03/08/2012
Ritorno il: 19/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 2000 €
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Eccoci a raccontare il nostro quarto on the road in terra americana: NY-Philly-Washinton nel 2006; i grandi parchi dell’ovest nel 2009; la real america nel 2011 e nel 2012?

Dal ritorno dall’ultimo on the road, avevamo sempre vagliato, come meta, il deep south per affrontare un on the road un po’ insolito rispetto ai precedenti … ma, racimolati finalmente e con grande fatica i soldi per il volo, ci balena in testa l’idea della Route66, un simbolo degli Stati Uniti, nessun pericolo uragani e caldo massacrante (come nel South) e, soprattutto, seconda occasione per rivisitare Los Angeles che, è la città degli States che amo di più, per cui Route 66 sia.

Rispetto agli altri anni il prezzo dei voli erano alle stelle e la migliore occasione con partenza da Bologna, la troviamo ancora con la British (probabilmente perché, per noi che partiamo da bologna, a londra c’è il cambio aeroporto): 940 € a testa con partenza per Chicago il 3/8 e ritorno da L.A. il 19/8.

Una volta acquistati i voli, ci dedichiamo alla stesura dell’itinerario partendo dal punto fermo di voler percorrere solo ed esclusivamente la tratta originale della Route 66 (escludendo una piccola deviazione per Sedona e Las Vegas).

Su internet non ci sono tantissimi diari/suggerimenti su questa meta e c’è stato di grande aiuto il sito di historic66.com e national66.org

Come ogni anno, prenotiamo gli hotel già dall’italia in modo da riuscire a sfruttare tutto il giorno senza perdere tempo a cercare da dormire, scelta che si è rivelata azzeccatissima in un paio di occasioni.

Questo l’itinerario seguito:

3/6 agosto CHICAGO

6 agosto CHICAGO TO SPRINGFIELD, Illinois km 340

7 agosto SPRINGFIELD TO ROLLA, Missouri, km 350

8 agosto ROLLA to JOPLIN, Missouri, Km300

9 agosto JOPLIN to OKLAHOMA CITY, Oklahoma, km 400

10 agosto OKLAHOMA CITY to AMARILLO, Texas, km 460

11 agosto AMARILLO to SANTA FE, New Mexico, km 470

12 agosto SANTE FE to GALLUP, km 320

13 agosto GALLUP to SEDONA, km. 440

14 agosto SEDONA to LAS VEGAS, km 480

15 agosto LAS VEGAS

16 agosto LAS VEGAS – LOS ANGELES, km 450 o 750

17 e 18 agosto LOS ANGELES

19 agosto rientro

Prime considerazioni

Chi decide di intraprendere questo on the road, dovrebbe partire già “preparato” sul fatto che lungo le quasi 3000 miglia non si incontreranno famose attrazioni (che siano i grandi parchi piuttosto che le grandi città, o monumenti ecc. ): la vera attrazione, la vera magnificenza di questo on the Road è la Route 66 in sé, è la capacità che ha di teletrasportarti indietro nel tempo, i villaggi semi-abbandonati, i vecchini che non aspettano altro che raccontare la loro storia, vecchie stazioni di benzina in disuso, o vecchi locali rimasti inalterati, la strada che corre solitaria in mezzo ai campi di granoturco: questa è la Route 66! Per noi è stato uno dei più bei on the road fatti finora! Sarà che siamo appassionati (quasi maniacali) di States, ma questo per noi è stato un viaggio con la V maiuscola; ho letto molti commenti, poco felici, sul fatto che lungo la Route 66 non c’è pressoché nulla: niente di più sbagliato! Ecco perché mi raccomando di partire preparati sia sulla storia della Route 66 (quello che ha rappresentato per gli americani ai tempi d’oro) sia su quello che si incontra … facendo così noi siamo riusciti ad assaporare fino in fondo questa magnifica strada che ci ha ripagato e regalato momenti memorabili.

Volendo rimanere fedeli all’originale Route 66, il tempo di percorrenza raddoppia (se non addirittura triplica) rispetto a quello che ci si impiegherebbe percorrendo la Hwy, per cui nelle giornate con i tratti più lunghi ci siamo ritrovati a stare in macchina anche 12/13 ore, ore, in ogni caso, piacevoli accompagnati dalla Mother Road: c’è da dire anche che ad ogni Roadside attraction ci siamo fermati e non abbiamo mai mangiato “al volo” in quanto preferivamo fare sosta in qualche locale tipico della Route 66.

La Route 66 percorre 8 stati: secondo la mia personale esperienza l’Illinois, il Missouri e il Kansas sono gli stati che rappresentano maggiormente la Route 66, dove ancora si respira l’atmosfera autentica, ed infatti sono gli stati in cui la Route 66 è segnalata maggiormente; quello della segnalazione, purtroppo, è un punto dolente … noi grazie agli studi durante la programmazione ed alle piantine che avevamo comprato on line (Here It Is! The Route 66 Map series ), avevamo idea di quali erano grosso modo le strade da percorrere, ma spesso, in prossimità di incroci, abbiamo fatto fatica a ritrovare la strada madre, mancando, appunto, la segnalazione; nel tom tom (nostro compagno fedele degli on ther road) avevamo impostato i vari punti chiave della R66 (coordinate trovate sempre grazie al sito historic66.com) per cui le volte in cui ci perdevamo, riuscivamo, in un modo o nell’altro, a riprendere la strada madre. In ogni caso quest’anno il Tom Tom è stato “fermo” per gran parte del percorso anche perché quelle poche volte che lo abbiamo acceso si “incamponiva” per farci fare la più facile e breve hwy, che noi, invece, siamo stati ben contenti di snobbare in favore della Route 66 (tranne ovviamente nei tratti in cui le due strade corrispondono).

Day 1 – 3 agosto – CHICAGO

Prima piacevole sorpresa del viaggio: Chicago.

Non avevo troppe aspettative su questa città pensando fosse una “brutta copia” di NY … già dopo qualche ora ci eravamo ricreduti.

Appena atterrati a Chicago – dopo una sosta obbligatoria nel bagno a causa del “pesante” pranzo servitoci dalla british airways poco prima del burrascoso decollo – e sbrigate le ormai familiari formalità doganali, in breve tempo siamo già sul taxi che nel giro di 40 minuti (allietati da una lunga chiacchierata con il taxista, iracheno, che ci delizia con discorsi patriottici sugli states e che ci spiega il motivo per il quale negli states il calcio non è così commerciale) ci porta sotto il nostro hotel … non sono neanche le 17 di pomeriggio per cui decidiamo di “sdocciarci” e di uscire all’avanscoperta della città. Prima, però, decidiamo di sdraiarci qualche minuto solo per riposare le gambe dal volo e … riapriamo gli occhi che sono le 6, ma non della sera, ma della mattina successiva… alla faccia del riposino e del jet leg!

Day 2 – 4 agosto CHICAGO

Colazione veloce da Starbucks sotto l’hotel e partiamo in direzione del vicinissimo Istituto of Arts, che però non visitiamo (noi non siamo amanti dei musei) volendo scoprire prima la zona dei parchi: purtroppo il Grant Park (famoso per essere il parco dal quale il Presidente Obama fece il suo primo discorso dopo la vittoria delle elezioni nel 2008) è chiuso in quanto proprio per quel week end si tiene il Lollapalooza Festival (con ospiti, quest’anno, i Black Sabbath, i Red Hot Chili Peppers, i Black Keys ecc.): doppia sfortuna in quanto il parco è chiuso ed i biglietti esauriti! Un po’ a malincuore ci rimettiamo in marcia curiosi di ammirare due delle “roccaforti” di chicago: la Crown Fountain e The Bean (nella zona del Millenium Park); come due bambini passiamo delle ore ad ammirare queste due sculture e probabilmente è l’immagine di Chicago che ci porteremo sempre nel cuore.

Per rimanere in zona decidiamo di dirigerci a piedi verso le Willis Tower (meglio conosciute come Sears Tower) dove è possibile ammirare il panorama dall’alto e dove, grazie a terrazzi sporgenti completamente trasparenti sembra di camminare nel vuoto e, una volta rimessi i piedi a terra, prendiamo il Water Taxi (secondo me il modo migliore ed economico per girare chicago quando le gambe cominciano a cedere) direzione Navy Pier: c’è tanta gente, ma l’atmosfera è rilassata per cui decidiamo di pranzare nel famosissimo pub Harry Caray’s Tavern: i migliori hamburger (per me veggie, of course) mangiati negli States.

Per fotografare il famoso skyline di Chicago, a piedi proseguiamo verso il punto segnalatoci ovvero … e da qui, poi, seguendo, sempre a piedi il fiume, arriviamo nella famossima Michigan Avenue, meglio conosciuta come la Magnificient Miles che ci ha stupito non tanto per la quantità di negozi di lusso (non siamo interessati e, tantomeno, non abbiamo i fondi) quanto per i bellissimi edifici (in primis la Tribune Tower) che avevamo notato già nel percorso con il water taxi.

Dopo una sosta (lunga e dispendiosa) da Victoria Secret, decidiamo di tornare in hotel a piedi ma, nel mezzo, siamo costretti a fermarci nell’Apple Store in quanto un fortissimo temporale (apprendiamo dai giornali il giorno seguente che quel temporale ha costretto il Lollapalooza a chiudere anticipatamente i battenti) blocca momentaneamente la città: notiamo che i commessi dell’apple store fanno entrare chiunque abbia bisogno di riparto (homeless compresi) e nel giro di qualche istante si è trasformato un centro di accoglienza: gente in mutande, gente scalza, gente che si cambia ecc.: divertente!

Il temporale finisce nel giro di qualche decina di minuti e riprendiamo la marcia verso l’hotel: l’idea è quella di cambiarci i vestiti fradici, di fermarci a mangiare la famosa dish pizza di chicago e poi andare a fare la crociera nel lago per ammirare lo skyline durante i fuochi d’artificio (che si tengono il sabato ed il martedì sera): il jet-leg manda nuovamente i buoni propositi a farsi benedire …e dopo una cena nel pub dell’hotel (mediocre) siamo già a sonnecchiare nel letto.

Day 3 5 agosto – CHICAGO

Anche stamattina sveglia abbastanza presto (dopo tutto la sera prima verso le 8 eravamo già a letto) e colazione nel fantasmagorico Beef and Brandy (127 S. State St): i migliori pancakes di sempre! Sooooo good!.

Ci fermiamo a fotografare il famosissimo cartello rosso del Chicago Theatre; con la metro (dopo aver cercato di capire dove si comprassero i biglietti .. facile … nelle farmacia CVS) ci dirigiamo verso il Lincoln park passando per le bellissime vie della Old Town (a mio avviso il quartiere più bello di chicago) con le casettine basse in stile vittoriano: sembra di essere lontani anni luce dai noti grattacieli.

Nuova meta della giornata il famosissimo stadio da baseball Wrigley Field (casa dei Chicago Cubs), passando dai caratteristici quartieri di Boystown e Belmont.

Giriamo ancora in lungo e in largo il quartiere e risaliamo sulla metro direzione “ Obama’s House” (ovviamente mia idea…) in zona Hyde Park, ma un mio attacco di panico in metro (proprio in quel momento finiva la partita e ci ritroviamo stipati in un vagone con migliaia di tifosi urlanti), ci costringe ad anticipare la fermata e così ne approfittiamo per scendere alla prima fermata (tra l’altro in prossimità del nostro hotel) fermandoci a pranzare da subway (ci daranno la medaglia d’oro per tutti subway dove ci siamo fermati nei ns. on the road???).

Mio marito non ne ha voglia di andare a vedere la casa di Obama per cui decidiamo di raggiungere a piedi Grant Park (ancora chiuso per il festival in corso) e lo “circumnavighiamo” fino ad arrivare al Field Museum of Natural History: poco prima del museo c’è un ponte che dà su Grant Park e dal quale la vista di chicago toglie il fiato! Riprendiamo la passeggiata sempre verso il museo di Storia Naturale (che però non visitiamo) e proseguiamo percorrendo la Lake Shore Dr lungo il percorso pedonale che affianca il Michigan Lake fino a risbucare al Millenium Park: passeggiata bellissima, rilassante e davvero consigliata e senza accorgercene è già ora di cena: ultima sosta nei nostri amatissimi The Bean e Crown Fountain (dove i bambini, si divertono a fare il bagno), cena a base di sushi e poi letto … domani, finalmente, ci aspetto la tanto sognata Route 66

Day 4: 6 agosto CHICAGO TO SPRINGFIELD, Illinois

Oggi, finalmente, inizia il nostro tanto atteso on the road: mattinata che parte con il botto, in quanto mio marito si sveglia con i crampi alle gambe e non riesce a stare seduto … poco male, visto che tra poco dovrà mettersi alla guida … si imbottisce di antidolorifico ed arriva “quasi” in forma al banco National per il noleggio: l’ufficio è a circa un km. dal nostro hotel e facciamo presto a raggiungerlo: firma del contratto e nel giro di poco siamo sulla nostra Toyota Camry con massima delusione per mio marito che sperava in una pontiac.

Visto che vogliamo essere fedeli al vecchio percorso della Route 66, la nostra prima meta è il cartello che ne decreta l’inizio “Begin of historic Route 66” all’incrocio tra Adams St e Michigan Av. (sebbene, a voler essere pignoli, l’inizio non sarebbe proprio quello ma cartello è posto lì per questioni di viabilità)

Tiro fuori il mio quadernino degli appunti e ci fermiamo nel primo luogo storico della R66, proprio a chicago, il famosissimo ristorante Lou Mitchell (565 West Jackson Boulevard) dove avevamo idea di fermarci a fare colazione: purtroppo già da fuori c’è la fila per sedersi per cui soprassediamo e dopo le foto di rito riprendiamo la marcia.

In uscita da Chicago non troviamo nulla di particolarmente interessante, solo sobborghi e periferie che hanno l’aria di essere un po’ malfamate; l’inizio dell’on the road non è dei migliori in quanto, dando retta al tom tom, ci troviamo sulla Hwy e dopo esserci accorti del “tranello” che ci ha teso, spegniamo il Tom Tom ed alla prima occasione usciamo dalla Hwy per riprendere l’originale Route 66: purtroppo questa deviazione ci fa perdere un luogo storico a WILLOWBROOK/HINSDALE: il Dell Rhea’s Chicken Basket: (645 Joliet Rd) ristorante famoso per il pollo fritto.

Per non perdere tempo, decidiamo di non tornare indietro verso il Dell Rhea’s Chicken Basket ma proseguiamo: lungo la Route66 siamo in pochi (praticamente gli unici) e passiamo da villaggi ordinati, con le tipiche casette in legno, il giardino, il dondolo e la bandiera america .. that’s America!

Prima tappa, il villaggio di WILMINGTON famoso per essere “patria” dell’altrettanto famoso Gemini Giant, un Muffler Man vestito da astronauta (810 E. Baltimore St., Wilmington): ai tempi d’oro della Route 66 era prassi utilizzare questi Muffin Man per attirare l’attenzione dei passanti.

Poco dopo passiamo dalla cittadina di Gardner e notiamo, per la prima volta, che ci sono due indicazioni per la Route 66: una per la route66 e l’altra per la OldRoute 66, questo in quanto il tracciato è stato modificato varie volte durante il periodo d’oro; decidiamo di seguire la più vecchia che in pratica porta dentro al villaggio di GARDNER ma non riusciamo a trovare né la vecchia prigione Two-Cell Jail (E. Mazon St., Gardner, IL – I55 exit 227), né tantomeno il ristorante Riviera Roudohouse (5650 Route 53) famoso per essere stato il ritrovo per Al Capone.

Poco dopo incrociamo la deliziosa DWIGHT dove ci fermiamo alla prima stazione di benzina degna di nota: la Ambler’s Texaco Gas Station (ora visitor center di Dwight). Grazie ad una donazione del National Park Service’s Route 66 Corridor Preservation Program, la stazione di servizio è stata restaurata e riportata al suo vecchio ed originario splendore. La proprietaria ci racconta la storia della Stazione e della Route 66 e ci fa spuntare nella cartina geografica la città da cui proveniamo: notiamo che il 90% di chi si è fermato ed ha “spillato” la propria città proviene dall’europa (cosa poi confermataci da tutti), poi dall’Australia e solo una piccolissima parte dagli USA: neanche loro si spiegano questa cosa e ci dicono che probabilmente il mito della R66 è più sentito fuori dagli States.

Riprendiamo la marcia per fermarci ad Odell, famosa per la Standard Oil Gas Station: (400 S. West St.): piccolissima stazione di servizio costruita nel 1932 che cadde in rovina con l’avvento della HWY; sarebbe andata distrutta se non fosse stato per la città di Odell che nel 1997 , grazie alla collaborazione tra Illinois Route 66 Association e l’Illinois State Historic Preservation Office, diede via alla restaurazione riportandola alla vecchia gloria tanto da aver vinto, nel 2002, un premio per il miglior progetto di preservazione. All’interno della stazione c’è un piccolo negozietto (da notare la cassa ancora identica a quella che era ai tempi d’oro) ed un garage con tanta oggettistica legata a quel periodo.

Dopo la città di Odell ci fermiamo sia a PONTIAC, conosciuta sia per il Route 66 Hall of Fame and Museum (110 West Howard Street Pontiac) che per il celebre murales che si trova proprio nel piazzale dietro al museo; qui due bambini di circa 10 anni, in bicicletta, ci fermano per chiederci da dove veniamo e ci consigliano un paio di cose da vedere a Pontiac senza che noi chiedessimo nulla … that’s America!

Il Museo, come al solito, è tenuto che è una meraviglia e ripercorre tramite foto e oggetti la storia, ovviamente, della Route 66: al piano superiore c’è anche un museo militare di cui una piccola parte dedicata alla recente guerra in Iraq e Afghanistan.

Ci rimettiamo in moto, passando da Normal e dal suo Sprague’s Super Service (305 East Pine St. l) una stazione di benzina in stile tudor che però vediamo solo di passaggio, e successivamente, da FUNKS GROVE conosciuta per ill Funks Grove Pure Maple Sirup (5257 Old Rt 66, Shirley, IL – uscita 154 della I55) una fattoria che da oltre 100 anni produce sciroppo d’acero; purtroppo il tempo è tiranno per cui siamo costretti a saltare questa tappa.

Poco dopo incontriamo MCLEAN famoso per il Dixie’s Trucker Home, un ristorante aperto dal 1928 (501 Main Street) e ad ATLANTA una paesino minuscolo pressoché disabitato ma delizioso, famoso fondamentalmente sia per il Tall Paul un muffler man che raffigura un taglialegna con in mano un hot dog (Arch. St.) che per l’antistante storico Palms Grill Cafe (110 SW Arch Street) inserito nell’altrattanto famoso complesso del The Downey Building (110 e 112 Southwest Arch St.); simpatica, in uscita da Atlanta lo Smiley Face WaterTower una torre d’acqua con un smiley disegnato.

Nel tardo pomeriggio passiamo da LINCOLN: breve sosta per fotografare il Giant Lincoln on Coveder Wagon (1750 5th Street Lincoln) nonché nel vicino paesino di WILLIAMSVILLE dove ci fermiamo al Frank’s Route 66 Place: un negozietto di memoralia sulla Route66 che purtroppo, però, troviamo chiuso.

Ormai è sera ed arriviamo a SPRINGFIELD (Capitale dello Stato dell’Illinois) famosa per essere stata la residenza dell’amatissimo Presidente Abraham Lincoln.

Dato l’orario, lasciamo la visita della città alla mattina successiva ed andiamo a rilassarci nel ristorante vicino al nostro hotel.

Day 5: 7 agosto – SPRINGFIELD TO ROLLA

Sveglia di buon ora: tappa obbligatoria al Lincoln Home Visitors’ Center (426 S. Seventh) un quartiere che, oltre alla casa di Lincoln, comprende anche altre case autentiche di quell’epoca.

Il tour nel quartiere è gratis, così come la visita alla casa del Presidente: per visitare il solo quartiere, non c’è bisogno di alcun biglietto, mentre per visitare l’abitazione di Lincoln occorre partecipare ad un piccolo tour accompagnati da un ranger; non è possibile prenotare i biglietti anticipatamente per cui vale la buona vecchia regola del “chi primo arriva, meglio alloggia” per assicurarsi la visita, dato che, soprattutto nella stagione estiva, nel giro di qualche ora i biglietti per tutti i tour della giornata sono esauriti.

Per paura di non riuscire a prendere i biglietti e rendere vana la visita a Springfield, ancora prima che il visitor centre apra, siamo davanti alle porte e siamo i primi della giornata.

Il tour della casa di Lincoln è molto interessante e la ranger ci rendo molto partecipi alla visita: un tocco di emozione quando giungiamo nel salotto dove era stata annunciata a Lincoln la sua candidatura come Presidente.

Finito il tour della casa (che porta via meno di una mezz’ora) proseguiamo lungo il quartiere storico, tra viali alberati puliti ed in ordine e casine d’epoca: sembra di essere tornati indietro di un paio di secoli.

Nelle vicinanze dell’historic district c’è la downtown: parcheggiamo perché lungo la 6 st. ci sono ci sono tante cose da vedere; in primis l’ufficio legale di Lincoln e, proprio antistante a quello, il vecchio Capitol Hill; nella via parallela, oggi, sorge invece l’imponete (e nuovo) Illinois State Capitol.

Prima di lasciare la città merita una visita il cimitero nel quale è sepolto Lincoln (Oak Ridge Cemetery): alla tomba di lincoln è possibile arrivare anche in auto, parcheggiando proprio in prossimità del monumento, ma noi preferiamo raggiungerla a piedi anche perché la passeggiata è veramente breve: il monumento è molto bello e pare che porti bene toccare il naso della statua del Presidente; in tanti devono crederci visto che il naso è diventato dorato!

Soddisfatti di Springfield e soprattutto di essere riusciti a vedere tutti i luoghi storici legati all’affascinante figura di Lincoln ci rimettiamo in auto … la route 66 è sempre lì che ci aspetta.

Un altro dei luoghi storici legati alla MOther Road è l’Ariston Cafè di LITCHFIELD (416 south old route 66) dove, data l’ora, ne approfittiamo per pranzare: è uno dei più antichi ristoranti ed uno dei pochi tutt’ora in attività. Durante i decenni il ristorante ha subito cambiamenti e rinnovi ma comunque è rimasto sempre fedele alla vecchia atmosfera. Quando il fondatore Pete Adam morì, suo figlio Nick prese il suo posto ed è ancora Nick a gestire tuttora il locale: è ancora lui che passa di tavolo in tavolo a presentarsi e a raccontare aneddoti sulla R66. A tutti i turisti di passaggio (noi compresi) fa firmare un libro di foto della route 66 e pretende che venga lasciato, oltre alla firma, anche un breve messaggio… in omaggio, a parte la foto dietro al bancone, lascia diverse cartoline ed un magnete… non potevano passare meglio la pausa pranzo! Usciamo soddisfatti anche per questa esperienza e raccomandiamo la sosta all’Ariston Café non tanto per il cibo (nulla di straordinario, a parte la sezione dolci che ti offrono su un vassoio di proporzioni stratosferiche) quanto per l’atmosfera che si respira.

Sempre proseguendo lungo la Route 66 il paesino successivo è MOUNT OLIVE dove merita senz’altro una sosta la Russell Soulsby Shell Station (201 S Route 66 Mt. Olive), una vecchia stazione di servizio costruita nel 1926 dal leggendario Mr. Soulsby che fu molto legato a quella stazione tanto che, quando morì nel 1999, il suo corteo funebre lo portò un’ultima volta proprio davanti alla sua creazione. Gli attuali proprietari hanno iniziato i lavori di ristrutturazione nel 2003 anche grazie al fondi del Nationale Park Service ed oggi la stazione ha lo stesso look che aveva nel dopoguerra.

Proseguendo la marcia, fra campi e distese infinite di grano e fienili che tanto ci hanno fatto amare l’Illinois, giungiamo a STAUNTON famoso per l ‘Henry’s Rabbit Ranch (1107 Historic Old Route 66) indicato come un piccolo museo di vecchie auto e memorabilia: pensiamo ad una breve sosta, ma non mettiamo in preventivo l’alquanto “fuori dalle righe” proprietario del ranch: Rich è un signore di mezza età con una grandissima passione: i conigli! Appena mettiamo piede dentro al negozio l’odore ed i peli svolazzanti di coniglio ci circondano e notiamo che tra gli oggetti della Route 66 ci sono proprio i conigli. Il proprietario ci presenta tutti i suoi “figliocci” parlandoci di loro e spiegandoci la loro provenienza. Ma, alla fine, è proprio il caso di dirlo, tira fuori il coniglio dal cilindro e ci fa conoscere (tutto emozionato) the only and the one: BIG RED il suo fiore all’occhiello: ce lo piazza sul bancone e ci racconta tutta la storia di Big Red, quella dei suoi genitori, della sua razza ecc.ecc.; ci invita ad accarezzarlo, ma non si accorge che io sto trattenendo il respiro perché sono allergica al pelo del coniglio (che scorre a flotte per aria) e sono in procinto di avere una vera e propria crisi d’asma!

Rich è’ così orgoglioso del suo coniglio che non me la sento di deluderlo e faccio finta di accarezzare il coniglio, e quando stiamo per andarcene, ci regala una foto ricordo, ma non con lui, ma con Big Red! Tra l’altro quando sa che collezioniamo targhe di ogni Stato che visitiamo, non avendo quella dell’Illinois disponibile, ci fa aspettare un secondo e … la va a staccare da un’auto in esposizione!!! Ma perché la gente qui è così carina? Tra l’altro non vuole un centesimo e quando iniziamo a protestare per lasciargli i soldi, lui dice di donarli a Big Red e ci fa mettere la nostra offerta nel salvadanaio dei conigli!

Dopo un’oretta di chiacchiere, e dopo qualche pasticca di cortisone, lasciamo a malincuore il Ranch: è stato un piacere conoscere Rich: un personaggio, sì, bizzarro, ma assolutamente delizioso … ed anche lui rimarrà una delle figure che più ci ha legato alla Route 66!

Salutandoci, ci consiglia di fermarci in una fattoria di un paesino del missouri lì vicino: quella è la fattoria dove è nato Big Red! Non mi sento di deluderlo e gli dico che senz’altro ci fermeremo, ma i miei polmoni implorano pietà!

Lasciamo l’Illinos per addentrarci nel nostro secondo stato: il Missouri.

Prima tappa lo storico Old Chain of the Rock Bridge, alle porte di S. Louis, un ponte di 1.5 km accessibile solo a piedi (10950 Riverview Drive, St Louis) che attraversa il famoso MIssisipi; lasciamo la macchina nel parcheggio antistante, un po’ pensierosi a causa dei numerosi cartelli che ci segnalano che la zona non è protetta, ma che anzi è spesso luogo di rapine! Cerchiamo di “ignorare” i cartelli e partiamo alla scoperta del ponte: il Mississipi è enorme e, in lontananza, si comincia a scorgere l’arco di St. Louis. Non percorriamo tutto il ponte e torniamo all’auto che fortunatamente è ancora lì ad aspettarci.

Dal ponte a St. Louis sono veramente pochi km., ma, in un battibaleno ci troviamo dalla pace respirata lungo i campi dell’illinois, al trambusto della capitale del missouri piena di hwy intrecciate .. ma, in uscita da una curva, inaspettatamente ci si staglia davanti l’arco e rimaniamo a bocca aperta. Avevamo già deciso di non visitare St. Louis, ma una capatina all’arco ci sembrava d’obbligo anche solo per il simbolo che rappresenta ovvero la “porta dell’Ovest” in quanto ai tempi della caccia all’oro St. Louis era l’ultima città civilizzata prima delle inesplorate praterie dell’ovest.

C’è un parcheggio proprio ai piedi dell’arco (5 usd al dì) e appena scesi dall’auto la vista dell’arco è tanto imponente.

Per una che soffre di attacco di panico come me, l’ipotesi di salire in cima all’arco dentro a microcapsule chiuse, non era nemmeno stata presa in considerazione, mentre mio marito si scoraggia vedendo la fila degli ascensori (ma come fa la gente a salire su delle scatoline del genere?!?): così approfittiamo per rinfrescarci e dopo un migliaio di foto, riprendiamo l’auto.

In uscita da St. Louis decidiamo di riprendere la Route 66 e ci affidiamo al tom tom per ritrovarla ma … uscire da quell’intreccio è stata un’impresa sia perché la maggior parte delle uscite che il tom tom, ci indicavano erano chiuse per lavoro, sia perché essendo orario di punta c’erano file chilometriche,; dopo quasi due ore passate attorno a st. louis senza trovare vie d’uscita, finalmente, in lontananza vediamo il nostro amato cartello marrone che indica la route66 e nel giro di pochi secondi (FINALMENTE) ricadiamo nel relax e nella calma della nostra strada.

La prima differenza che notiamo con l’Illinois è che il territorio non è più pianeggiate e coltivato a grano, ma leggermente collinare ed estremamente verde: ci troviamo nella zona dei monti Ozark la cui perla sono le Meramec Caverns nascondiglio Jesse James. Purtroppo a St. Louis abbiamo perso davvero troppo tempo e ci vediamo costretti a saltarle.

Proseguendo incontriamo pochi paesini, ma è la strada e tutto il territorio circondante che ci tiene compagnia; il primo paesino degno di nota è CUBA la cui caratteristica principale sono i numerosi murales che tappezzano i muri degli edifici del businnes district (a dire il vero le strade sono solo due e non ci si può sbagliare) e che narrano gli avvenimenti della Route 66 e della guerra civile.

Proprio prima di entrare a Cuba si incontra un altro storico edificio della Route66, un motel ancora operativo: il Wagon Wheel Motel.

Invece, in uscita da Cuba, non si può non notare la sedia a dondolo più grande del mondo, in prossimità del Fanning Outpost General Store (5957 Highway Cuba,) che principalmente vende oggetti legali alla Route 66 (solo che è pomeriggio inoltrato e, come al solito, è già chiuso)

Per la notte scegliamo di dormire, senza particolare motivo, a Rolla, una cittadina che non dice nulla di che e che si potrebbe saltare se non fosse per il fatto che abbiamo prenotato una stanza nel peggior motel di questo on the road, piuttosto vecchio e malandato.

Day 7: 8 agosto ROLLA to JOPLIN, Missouri

Anche oggi ci svegliamo di buon ora per proseguire la tappa lungo il Missouri. Ottima colazione di Donuts in un localino della zona dove ci scambiamo quattro chiacchiere con il barista, di Singapore, con il quale parliamo del nostro sogno di vincere la lotteria della Green Card per lui è stato ben più facile ottenere la green card in quanto aveva già una sorella che viveva da tempo negli States…

Prima di arrivare alla prossima meta, Lebanon, ci fermiamo in un altro dei numerosi Store dedicati alla Route 66 di cui non ne sapevamo l’esistenza, ma dove ne approfittiamo per fare qualche altro acquisto legato alla R66.

Subito dopo arriviamo a Lebanon: tappa obbligatorio al Munger Moss Motel (1336 E Route 66 ) una delle insegne più fotografate e legate al mito della R66.

Il paesaggio si sussegue senza paesini degni di nota, ma come al solito è la strada l’attrazione della giornata: non è mai stato così bello guidare!

Successivamente arriviamo a SPRINGFIELD la prima cittadina “media” che incrociamo dopo un bel po’ di miglia: le principali attrazioni legate alla R66 sono due motel risalenti a quell’epoca ovvero il Rest Haven (2000 East Kearney Street ) ed il Rail Haven (203 South Glenstone Avenue) famoso per essere stato l’hotel dove nel 56 soggiornò niente di meno che il leggendario Elvis.

Degni di nota. sempre a Springfield, il Gillioz Theatre (325 Park Central East) e la Rock Fountain Court (2400 West College St) un maestoso agglomerato di casette rivestite in pietra, inserito nel National Register of Historic Places nel 2003

Un’altra attrazione di Springfield è il Bass Pro Shop (1935 S. Campbell) uno dei negozi di caccia/pesca/camping/vita all’aperto più grande al mondo: da vegetariana avrei saltato la visita a piè pari, ma per amore di mio marito, appassionato pescatore, acconsento; effettivamente è un negozio a sé, non il classico negozio caccia/pesca … ci sono cascate, acquari e tanto altro.

In ogni caso la cascata la becchiamo anche quando ci rimettiamo in marcia: un acquazzone epico, che a volte ci costringe anche a rallentare la marcia. Il nubifragio continua a seguirci minaccioso ma le distese di grano sembrano ancora più belle con il contrasto del cielo nero! Che paesaggio! A guardarmi in giro, immersa in quei paesaggi, con la route 66 che ci accompagna, mi viene ancora di più da pensare che chi dice che nella “Route 66 non c’è nulla da fare” ha capito veramente poco dalla vita! L’america è questa, anzi, è soprattutto questa!

Lungo la strada mio marito nota una vecchia stazione di benzina della quale non avevo sentito parlare: fortuna che mio marito se ne è accorto perché è stata una delle più belle sorprese del viaggio! Il Gary’s Gay Parita (21118 Old 66 – Ash Grove): ci fermiamo per fotografare i cimeli legati alla Route ma nel frattempo inizia a grandinare ed il proprietario, l’arzillo vecchino Gary, ci invita a sedere sotto la veranda con lui e passiamo il pomeriggio (sono questi i piacevoli imprevisti che non avevano preso in considerazione) a chiacchierare con lui, seduti sul dondolo a ridere e scherzare … e poco dopo veniamo raggiunti anche dai suoi amici (il più giovane credo avesse una settantina di anni!). Ci chiede dell’italia e quando gli diciamo che una delle tante (sigh!) piaghe della nostra città sono i furti negli appartamenti, rimane sbigottito e ci chiede “ma perché la gente entra nelle case degli altri?” “e la polizia cosa fa?” e conclude con un “pensavo queste cose succedessero solo a NY noi dormiamo ancora con le porte aperte!”: alla faccia di chi pensa all’america come ad un paese pericoloso!

Ci accompagna anche a visitare il garage con oggetti della Route 66 autentici; non ci vorrebbe neppure aprire il suo negozietto con souvenirs ma alla fine cede, ce lo apre ma … non vuole che paghiamo niente! Insistiamo fino a che ci fa un prezzo più basso rispetto a quello indicato, dicendo che le tasse le pagherà lui per noi perché “voi in italia ne pagate già troppe” … ahaahhahaha un paese sperduto nel missouri, rimasto fermo agli anni 50, ma la nomea italiana è arrivata pure lì!

A malincuore lasciamo Gary ed un altro dei più bei ricordi di questo viaggio!

Anche su consiglio di Gary, ci fermiamo a fare due passi nella deliziosa CARTHAGE: bellissimo il palazzo di giustizia (302 S Main St) nella piazzetta centrale. Ma Carthage è conosciuta soprattutto per il mitico 66 Drive-In (17231 Old Route 66 Blvd ) nato durante la golden age della route 66 e rimasto in attività fino al 1985; nel 1998 è stato ristrutturato e riaperto ed inserito nel National Register of Historic Places nel 2003. Anche se purtroppo non c’era nessun film in programmazione, è stato emozionante poterlo visitare e per qualche secondo ci è sembrato di essere stati catapultati nel musical Grease.

Legato alla storia della Route 66, sempre a Carthage, visitiamo anche il Boots Motel (107 S Garrison Ave).

La tappa finale di oggi sarà Joplin (ultima cittadina prima di entrare in Kansas), ma, come al solito, arriviamo tardi e con il buio non riusciamo a visitare la parte storica della cittadina se non di passaggio veloce in auto.

9 agosto: JOPLIN to OKLAHOMA CITY, Oklahoma

Oggi lasciamo definitivamente il Missouri (purtroppo) alla volta del KANSAS ovvero lo Stato con meno miglia lungo la Route 66 (appena 13).

La prima cittadina che incontriamo subito appena passato il confine Missouri/Kansas è Galena che sembra rimasta ferma al periodo dei pionieri, che poi è il periodo storico durante il quale il Kansas è divenuto famoso essendo territorio di passaggio fra l’est e l’ovest.

Prima tappa è la stazione di servizio “Four Women on the Route” famosa perché nell’area antistante è parcheggiato il carro attrezzi arruggito che ha ispirato gli ideatori di “Cars” per il famoso cartone animato: gli ideatori, infatti, mentre percorrevano la route 66 per trovare ispirazione, rimasero colpiti da questo ferrovecchio arrugginito tanto da farlo diventare, poi, uno dei personaggi principali del cartone.

La via principale di Galena (a dire il vero, sembra l’unica via di questa minuscola cittadina…) è la historic business inserita nel Historic National Register nel 2003

Sempre proseguendo lungo la Route 66, tappa obbligatoria è il Eisler Brothers Country Store (7109 se Hwy 66) a Rivertone, aperto fin dal 1925 e che ha conservato l’autenticità di quegli anni nonostante il lungo tempo intercorso. Ci fermiamo per comprare qualche snack e ne approfittiamo per fare amicizia con un veterano del Vietnam che rimane sorpreso che due italiani si trovino proprio lì…

Poco dopo l’uscita da Rivertone, si attraversa il fiume attraverso il delizioso Rainbow Curve Bridge

L’ultima cittadina prima di lasciare il Kansas è BAXTER SPRINGS dove vale lo stesso discorso per tutte le sue “colleghe”; sembra di essere tornati agli anni dei cowboys e dei pionieri; tutto (l’architettura, i porticati ecc.) rimandano a quell’epoca.

Traccia della Route 66 si trova nella Gas Station (940 Military Ave) ora sede del Route 66 Visitor’s Center

Spuntiamo (purtroppo) dalla nostra lista anche lo Stato del Kansas, ed entriamo in OKLAHOMA lo stato con più miglia lungo la R66 ma quello che ci è piaciuto di meno anche perché, a nostro parere, meno segnalato e meno valorizzato.

Facciamo sosta a Miami per fotografare il famoso Coleman Theater (103 North Main Street): quando aprì nell’aprile 1929 divenne il miglior locale di intrattenimento dell’area soprattutto per i viaggiatori della R66. Il teatro è stato iscritto nel National Register of Historic Places in 1983

Passiamo velocemente lungo CHELSEA famosa per l’ormai abbandonato Chelsea Motel Caffè e, successivamente, facciamo una piccola deviazione per FOYIL con il suo Galloway’s Totem Pole Par ovvero il più grande totem dedicato ai nativi americani, che, però, non ci lascia così stupiti.

Con mia grande gioia facciamo tappa (sia per foto che per .. spuntino) nell’unica attrazione di Catoosa, la famigerata Balena Blu (2705 N Hwy 66): mio marito non si capacità dell’utilità di quella Balena (credo fosse un parco acquatico durante gli anni d’oro) ma io mi diverto come una bambina!

Ripreso il percorso arriviamo a Tulsa, ma ormai non siamo più abituati al traffico e, la HWY, i lavori stradali, la coda di auto ci scoraggiano (anche se, probabilmente, abituati a percorrere le strade in solitaria, anche un po’ di normale traffico ci sembra esagerato) per cui decidiamo di bypassare Tulsa e di andare direttamente a STROUD dove avevamo intenzione di fare uno spuntino al Rock Cafè (114 W. Main St) aperto fin dal 1939: siamo sfortunati perché lo troviamo chiuso; ci fermiamo a fare qualche foto e da fuori non sembrava niente male!

Oggi, non riusciamo ad “infilare” nulla e, per soli 5 minuti, anche ad ARCADIA troviamo il famosissimo Arcadia Round Barn chiuso (107 East Highway 66); ora è un negozio di memorabilia ma questo fienile (costruito nel 1898) ai tempi serviva più come punto di incontro per la comunità e, grazie alle buona acustica, veniva utilizzato per i balli ed attirava folla e musicisti.

Con rammarico ci rimettiamo in marcia e ci fermiamo da POPS (660 West Highway 66 ), un fast food con una quantità esagerata di bevande gassate (all’incirca 500): ovunque ci si giri ci sono quantità indefinite di lattine: ovviamente anche noi ci facciamo fare la preparare la nostra bevanda personalizzata.

Le miglia che ci separano da OKLAHOMA CITY sono poche e nel giro di un’oretta arriviamo nella capitale dello Stato.

Per andare in hotel passiamo dal Capitol, davvero imponente, quasi poetico se non fosse che … davanti al cortile c’è un estrattore di petrolio in azione!!!

Stasera siamo stanchi per cui per mangiare rimaniamo nelle vicinanze del nostro hotel: fra french fries e hamburger ci inchiacchieriamo con un’attempata ed alticcia coppia del posto con la quale parliamo del più e del meno e, soprattutto, di Las Vegas (la moglie, ci pare di capire, sia un’assidua frequentatrice di Vegas!)

Day 8: 10 agosto OKLAHOMA CITY to AMARILLO, Texas

Ancora non siamo partiti e già siamo in ritardo sulla tabella di marcia! La mia idea iniziale era quella di visitare il centro di Oklahoma City e soprattutto la zona di Bricktown, iniziando però dal Stockyards City, famoso quartiere western dove si tiene il più grande mercato di bovini della zona: purtroppo oggi è desolato e non c’è assolutamente nulla per cui proseguiamo verso il centro, ma non troviamo parcheggio da nessuna parte, la città sembra deserta e decidiamo di proseguire riprendendo la Route 66.

In uscita dai sobborghi di Oklahoma City passiamo dal caratteristico Lake Overholser Bridge.

Dopo svariate miglia fra cittadine industrializzate, alternate a distese di campi e bovini, facciamo tappa al Fort Reno una “fortino” militare rimasto attivo dal 1874 a fino a poco dopo la seconda guerra mondiale: visitor centre sempre molto ben curato e tutti gli edifici attorno ancora ottimamente conservati.

Dopo El Reno continuiamo a percorrere la Route 66 , ma per la prima volta ci viene il dubbio di esserci persi … non incontriamo alcun paese, alcuna macchina, alcuna casa, ci siamo solo noi e qualche bovino in qua e in là: accendiamo il tom tom per vedere di riuscire a capire dove diavolo siamo finiti, ma neanche lui riesce ad esserci d’aiuto. Sbagliamo strada anche un paio di volte finché quando poco dopo giungiamo a Hydro, capiamo di non aver mai lasciato la Route 66 e che quella strada desolata percorsa, era sempre stata lei! HYDRO è famosa per la Lucille’s Famous Route 66 Gas Station una stazione di servizio su due piani (al piano superiore vi abitavano i proprietari) costruita nel 1929. Nel 1941 fu acquistata da Lucille Hamons che visse qui per 60 anni fino alla sua morte diventando un personaggio leggendario della Route tanto da essere soprannominata “Mother of the Mother Road.”

Riprendiamo la marcia: per strada incrociamo pochissime auto (di contro, la Hwy che di tanto in tanto affianchiamo è ben più trafficata) e ci sentiamo in pace con il mondo e tutt’uno con la nostra amata strada.

La fermata successiva è CLINTON dove, invece di visitare il ben più famoso Route 66 Museum, facciamo una sosta al “Elvis Stayed Here Motel Trade Winds Inn (2128 W. Gary Blvd.)” il motel (piuttosto anonimo a dire il vero) dove Elvis ed il suo entourage soggiornavano (camera 215) nei numerosi viaggi fra Memphis e Las Vegas.

Anche nel successivo paesino ELK CITY incontriamo un altro museo dedicato alla Route 66 e questa volta decidiamo di vistarlo: come al solito è ben tenuto e ripercorre la storia della Route 66 e, addirittura, nel cortile esterno, è stato ricreato un intero villaggio tipico dell’epoca della Mother Road.

Prima di lasciare definitivamente l’Oklahoma ci fermiamo ad ERICK con il suo particolare Sands Hill Curiosity Shop (201 S. Sheb Wooley Ave), peccato sia chiuso (è incredibile, dopo le 5 non c’è più anima viva in giro), ma ne approfittiamo per fare qualche foto all’esterno con le migliaia di targhe di ogni genere appese ai muri.

Passata la ghost town TEXOLA, salutiamo per sempre anche l’Oklahoma ed entriamo in TexAS che ci accoglie con le sue sterminate praterie.

La prima cittadina che incontriamo è SHAMROCK e la sua bellissima stazione di benzina, art decò, Tower Station and U-Drop Inn Café (101 East 12th St. at the intersection of US Highway 83)

Subito dopo incontriamo MC LEAN dove passeggiamo lungo il suo famoso Historic District e dove ne approfittiamo per fare qualche foto alla stazione di servizio della Phillips 66 (219 Gray St), oggi restaurata.

Si sta facendo sera ed arrivati a GROOM (famosa per la Leaning Water Tanic: sembra strano, ma è una delle più fotografate in quanto pendente) ci fermiamo per scattare qualche foto alla Groom Cross che con i suoi 57 metri è la seconda croce + grande dell’emisfero Ovest (2880 County Road 2):

Visto che oramai è buio saltiamo la visita a CONWAY (dove avevamo intenzione di far sosta allo Slug Bug Ranch, la “copia” del Cadillac Ranch, ma con i Maggiolini Volkswagen al posto della Cadillac) ed arriviamo ad Amarillo, la nostra tappa finale del giorno.

Siamo molto stanchi e invece di andare a cenare al Big Texan Steak Ranch rimaniamo nei dintorni del ns. hotel ed optiamo per un più intimo ristorante messicano.

Day 9: 11 agosto AMARILLO to SANTA FE, New Mexico

Appena svegli, andiamo a riprendere la Route 66 passando dal caratteristico Sixth Street Historic District che ai tempi era il quartiere centrale degli affari di Amarillo e che è stato inserito nel Registro Nazionale dei luoghi storici nel 1994.

Avevamo in progetto di visitarlo a piedi, ma anche oggi le miglia da fare sono tante per cui ci rimettiamo in auto in direzione del ben più famoso Cadillac Ranch un ranch in mezzo al deserto con 10 Cadillac piantate col muso a terra voluto da un miliardario appassionato, ovviamente, di Cadillac! Capisco che in confronto ai nostri patrimoni storici italiani, non sia nulla di paragonabile, ma armati di bombolette raccattate fra le numerose che si trovano per terra, io e mio marito passiamo un’oretta fra queste Cadillac, foto e murales; a proposito: tappezzare le auto con le bombolette è quasi d’obbligo, ma all’entrata del ranch un cartello della polizia ricorda di come in texas i murales siano illegali!

Sebbene sia ancora mattina, il caldo si fa già sentire!

Ripresa la macchina (dopo aver fatto una breve sosta al Vega Motel dove capitiamo in mezzo ad una festa della comunità con le cheerleaders, i giocatori di football della highschool, la banda del paese ecc.) giungiamo ad Adrian il “midpoint” della Route 66 e ci fermiamo all’Adrian Cafè; purtroppo questo storico caffè stile anni anni ’50 (che sforna le “ugly crust pie”, le torte dalla crosta brutta ma dicono essere gustose) è chiuso al pubblico in quanto un tour organizzato da lì a poco porterà decine di turisti, per cui “ripieghiamo” nello store proprio lì a fianco (il Sunflower Station) dove una graziosa nonnina ci accoglie con marmellata, crackers ed il suo amato labrador… ringraziamo, facciamo quattro chiacchiere e ripartiamo, con un po’ di amarezza per il fatto di essere a metà della strada e con qualche dubbio di aver allungato inspiegabilmente la strada visto che il cartello del midpoint indicava 1139 Miglia, mentre il ns. km ne segnalava almeno un centinaio in più…

Subito dopo GLENRIO (un’altra cittadina praticamente abbandonata) lasciamo il Texas ed entriamo nel New Mexico seguendo il tratto originario della Route 66 verso Santa Fe.

Il primo paesino degno di nota è TUCUMCARI, classico paesino stile “route 66” con i vecchi motel e luminose insegne al neon! Simbolo di Tucumcari, ma in generale simbolo di tutta la R66 è il Blue Swallow Motel (801-899 E Tucumcari Blvd) aperto sin dal 1942 ed inserito nel Registro Nazionale dei luoghi storici nel 1993.

Pranziamo ancora una volta messicano (se non mi tolgo la voglia qui, non posso di certo togliermela in romagna …) a La Cita Restaurant & Flowers (812 S 1st Street): internamente spartano, ma con i burritos più buoni mai assaggiati in assoluto (ed anche molto economici, il che non guasta mai!).

Foto di rito al Route 66 Monument proprio in uscita da Tucumcari e poi sosta in un negozio di antiquariato dove ne approfittiamo per fare quattro chiacchiere con il baffuto proprietario il quale, oltre ad essere armato di un bel cappello da cowboy, si porta una bella calibro attaccata al cinturone…

Ci rimettiamo in marcia e a Montoya ci fermiamo al Richardson Store, oggi disabitato e lasciato in malora e che è un po’ l’immagine simbolo della Route 66: prima luogo cult durante gli anni 30/40 (quando i viaggiatori trovavano un’oasi di fresco e qualcosa da bere sotto gli olmi alti che ombreggiavano lo Store) e, soprattutto, luogo di incontro della comunità, oggi, invece, completamente abbandonato, anche se vecchi poster e arredamenti sono ancora visibili dall’esterno. Inserito nel Registro Nazionale dei luoghi storici nel 1978.

A SANTA ROSA avevamo intenzione di metterci a mollo nel cenote, ma arrivati a destinazione, vediamo solo un immenso lago… andiamo via con il dubbio che forse il cenote che cercavamo era proprio quel lago, ma non ci possiamo permettere di perdere tempo e ci rimettiamo in marcia.

La cosa che più ci ha colpito fino adesso del New Mexico è la grande varietà di paesaggi: siamo passati dal deserto, alle grandi prateria ed ora ad una rigogliosa vegetazione.

Facciamo una piccola deviazione verso LAS VEGAS che non ha nulla a che fare con il divertimento di quella del nevada, ma che ha rimasto intatta quell’atmosfera degli anni dei pionieri: passeggiare lungo la main street è una delizia e ci riporta alla mente la famosa Deadwood del South Dakota, da noi visitata due anni prima.

In ogni caso in questa Las Vegas sono stati girati numerosi film western e la vecchia stazione dei pompieri è stata ripresa nello storico “Easy Rider”… che emozione!

Non siamo molto lontani dalla nostra tappa finale ed è un piacere guidare lungo le colline che ci separano da Santa Fe, benché accompagnati da un cielo plumbeo che non fa sperare in nulla di buono.

Arriviamo a SANTA FE verso sera e,nel cercare il ns. motel, prendiamo familiarità con l’architettura tipica spagnola: è incredibile quanto culture ed influenze diverse fra loro racchiuda la nostra amata America!

Posiamo le valige e, su suggerimento del gentilissimo proprietario, andiamo a mangiare al Cowgilr BBQ (319 South Guadalupe Street), ristorante messicano, degno di nota e stracolmo di gente! Fortunatamente riusciamo a trovare subito un tavolo libero e la nostra cena favolosa è accompagnata da un bravissimo cantante country!

Day 10: 12 agosto SANTA FE to GALLUP

Oggi visitiamo il centro storico di Sante Fe: la cittadina (davvero piccola per essere la capitale) è carinissima, spagnolizzante ma, soprattutto, strapiena di gente … è un delirio riuscire a parcheggiare ed il paesaggio è deturpato dai numerosi suv che sfrecciano e rombano lungo le stradine della città.

A parte questo, Santa Fe è deliziosa con i suoi negozi di antiquariato, le gallerie d’arte e la piazza centrale dove si erge un monumento dedicato … ai caduti per mano dei nativi americani!!!! Rimaniamo un po’ basiti e cerchiamo di metterci nei panni dei numerosi nativi che abitano proprio a Santa Fe; infatti, poco lontano, scorgiamo un mercatino fatto proprio dagli indiani che vivono, come tutti quelli incontrati lungo i nostri precedenti on the road, un po’ ai margini della società; ne approfittiamo per comprare collane fatte da un vecchino sul momento con i chicchi di mais.

Lasciamo Santa Fe, direzione Alburquenque e, per questo tratto, tradiamo la R66 con il Tuquoise Trail che ci permetterà di visitare tre ghost town CERRILLOS, MADRID E GOLDEN comunità fondate dagli ancora prima dell’arrivo degli europei.

Dopo paesaggi incantevoli, giungiamo verso ora di pranzo ad ALBUQUERQUE caratterizzata da numerosi motel ed edifici legali alla storia della R66. Non possiamo non pranzare al caratteristico 66 Diner (1405 Central Avenue NE), forse il più famoso del genere anni ’50: gli hamburger non sono niente di eccezionale, ma il posto alla “Grease” o alla “Happy Days” è talmente caratteristico che non ci pentiamo affatto di esserci fermati (e poi hanno un MilkShake da far venire la bava alla bocca)

Purtroppo non abbiamo tempo per girare a fondo Alburquenque e, anche in questo caso, ci accontentiamo di fermarci solo nei luoghi storici giusto per il tempo di qualche foto, come il Maisel’s Indian Trading Post (510 Central Ave) ed il KiMo Theater (423 Central Ave. NW) il primo teatro costruito in stile Pueblo Deco.

Lasciata alla spalle anche Alburquenque, come al solito in ritardo rispetto a quello che ci eravamo prefissati, percorriamo la strada accompagnati della colline del Rio Puerco Valley, ma, dato l’orario, dobbiamo saltare anche la visita al famoso Acoma Pueblo in quanto già fuori tempo per l’ultimo tour!

Con svariate miglia alle spalle, arriviamo nel tardo pomeriggio a Gallup, l’ultima cittadina del NM prima di arrivare in Arizona: anche qui ci sono molte attrazioni legate alla vecchia Mother Road soprattutto lungo l’arteria principale della “città” in particolare nella downtown.

Visto che ancora non è tramontato il sole mi sarebbe piaciuto andare al Red Rock Park, ma proprio in quei giorni è chiuso a causa del famoso POw Pow: doppia sfiga perché in questo modo non riusciamo né a visitare il parco, né tantomeno a seguire il POw POw visto che, data l’ora, ha già chiuso i battenti! Mi accontento però di guardare il tramonto guidando lungo le strade che attraversano le montagne lì vicino e che tanto mi ricordano le mie amate australia e arizona.

Nel frattempo si è fatta ora di cena e quale luogo migliore per cenare se non il celeberrimo El Rancho Hotel? Fin dagli anni 30/40 centro dell’industria cinematografica in quanto proprio Gallup veniva utilizzata come set di numerosi western movie per i paesaggi che la circondavo. Numerose star del cinema (da John Wayne a Ronald Reagan, da Gregory Peck a Humphrey Bogart ecc.) hanno soggiornato in questo storico hotel e la loro presenza è testimoniata dalle numerose foto ancora oggi appese nei muri; El Rancho è stato iscritto nel Registro Nazionale dei luoghi storici nel 1988.

Per quanto emozionante da questo punto di vista, nulla di altrettanto positivo si può dire del mangiare: caro e deludente.

Day 11: 13 agosto GALLUP to SEDONA, Arizona

Stamattina ne approfittiamo per fare una camminata lungo la downtown di Gallup e le sue numerose gallerie d’arte indiane; si dice che Gallup sia il luogo ideale per fare buoni affari nell’acquisto di artigianato indiano e che , anche se il prezzo può sembrare elevato, in nessun’altra parte si potranno fare affari migliori; teoria che ho sperimentato sulla mia pelle visto che mi innamoro di un paio di anelli indiani, ma che decido di lasciare lì per cercarli ad un prezzo inferiore da qualche altra parte… ovviamente in tutte le altre cittadine non ho più trovato quei prezzi e sono tornata in Italia a mani vuote!

Subito dopo Gallup passiamo il confine con il mio stato preferito degli States, l’Arizona, che mi dà il benvenuto con le rocce che più di ogni altra cosa mi fanno amare questo stato! Guidare in Arizona è una meraviglia e, proprio come ricordavo, è il paesaggio a farla da padrona.

Ne approfittiamo per visitare il PAINTED DESERT e la PETRIFIED FOREST (che durante l’on the road nei grandi parchi dell’ovest ci rimaneva fuori mano e avevamo deciso di saltare): questi due parchi non avranno i paesaggi mozzafiato degli altri grandi parchi americani, ma comunque a mio parere merita una visita perché comunque sono paesaggi ben diversi quello che potremo mai vedere noi qui in Europa.

La visita al Painted Desert si limita ai numerosi viewpoints che si affacciano nelle badlands multicolori, mentre nel Petrified ci si potrebbe avventurare in uno dei numerosi trail che portano nel mezzo delle “foreste desertiche” con i loro tronchi mineralizzati; il caldo però ci fa desistere e, anche per la Petrified Forest, decidiamo di limitarci ai viewpoints; degna di nota la Blue Mesa, meta imperdibile della visita: c’è un bel trail da percorrere tra le badlands ed i tronchi pietrificati. I colori sono molto particolari in quanto a differenza dei punti panoramici precedenti, qui i colori predominanti sono quelli freddi, con sfumature che vanno dal grigio al blu al viola.

Dopo circa due orette salutiamo anche questo parco e ci dirigiamo verso la prossima meta, questa volta strettamente legata alla ROute 66, ovvero HOLBROOK famosa per il Wigwam Motel (811 West Hopi Drive), caratteristico motel le cui camere non sono altro che … teepee indiani!

Ripresa la marcia facciamo sosta a JOSEPH CITY al Jackrabbit Trading Post (3386 W Highway 66): questo store è spesso richiamato nella pubblicità legate alla route 66 e, come si può desumere dal nome, il coniglio è la figura più famosa dello store; ci si può salire (è finto ovviamente) e farci qualche foto! All’interno lo store vende qualsiasi cosa legata alla R66.

Cittadina che ho particolarmente amato e della quale lego uno dei più bei ricordi di questa R66 è WINSLOW famosa per l’altrettanto famoso Standing On The Corner (NW corner of Kinsley Avenue and Second Street) angolo richiamato dagli Eagles nella loro canzone “Take it easy”: c’è il diluvio universale, ma l’atmosfera è bellissima (sarà anche per l’enorme scritta Route 66 proprio lungo la strada davanti al Corner) ma non mi sarei schiodata da lì neanche sotto una tempesta di neve …

Ne approfittiamo della vicinanza con Winslow per fare una deviazione al METEOR CRATER, un immenso cratere dal diametro di circa 1.200 metri creatosi, ovviamente, dalla caduta di una meteorite,: avevo letto nei vari diari che il prezzo era molto elevato rispetto a quello che aveva da offrire, ma, al di là dei 16 dollari a testa (che comunque, personalmente, non mi sembra affatto un’esagerazione) è stata una esperienza davvero interessante anche perché sono pochi i luoghi al mondo dove ammirare qualcosa di simile! La visita ci ha impegnato più di quel che pensavamo, ma ammirare il cratere dall’alto è stato qualcosa di … unico!

Riprendiamo la macchina sempre circondati dai bellissimi paesaggi dell’arizona e sempre accompagnati dal cielo plumbeo e dagli acquazzoni che sono stati una costante di questo tratto: ma il contrasto tra il rosso delle rocce ed il nero del cielo hanno dato qualcosa ancora di più magico ai paesaggi dell’Arizona!

Saltiamo FLAGSTAFF (graziosa cittadina universitaria lungo la R66), ma solo perché già visitata 3 anni prima, sperando di arrivare a SEDONA in tempo per il tramonto

La strada che collega Flagstaff a Sedona è meravigliosa : il contrasto tra il verde intenso della vegetazione ed il rosso delle rocce toglie il respiro!

Peccato che quando arriviamo a Sedona il traffico e la marea di gente fa perdere un po’ di quella magia! Decidiamo di andare subito a far check-in al “nostro” Sky Ranch (in assoluto il migliore di tutto il viaggio) in modo da essere pronti ad immortalare il tramonto dal momento che il ranch è a pochi passi dal famoso vortex dell’aeroporto dove di dice ci sia la migliore vista; peccato però che trovata una buona posizione per immortalarlo, una bella nuvola decide di rovinare lo spettacolo e di “cancellare” il tanto famoso tramonto di Sedona.

Un po’ delusi torniamo in città per visitare la via centrale, molto turistica, e dopo cena (troviamo posto solo in un messicano chic ma deludente) torniamo al ranch e ci godiamo la serata sorseggiando un po’ (in realtà un po’ molto) vino acquistato nella winery del ranch, nel terrazzo che domina le colline di sedona e, nel silenzio più assoluto, contiamo le stelle cadenti … che ricordo fantastico di questo viaggio!

Day 12: 14 agosto SEDONA to LAS VEGAS, nevada

Stamattina (ancora un po’ rintronati dal vino della sera precedente) ci alziamo più faticosamente del solito: in realtà avevo puntato la sveglia alle 5 di mattina per andare ad ammirare l’alba dalla terrazza del ranch, ma la voglia di dormire ha prevalso sulla poeticità dell’alba!

Colazione a base di pancakes e, dopo una “scalata” di qualche centinaia di metri, arriviamo in cima al vortex dell’aeroporto: c’è poca gente (e nessuno che medita nonostante si dica sia uno dei posti più mistici del mondo) e possiamo goderci indisturbati la bellezza della natura che ci circonda … Sedona è stata davvero una piacevole sorpresa!

Andiamo a riprendere l’auto per raggiungere la deliziosa Holy Cross Chapel, una cappella incastonata fra le rocce: il silenzio che la circonda le conferisce ancora più “religiosità”!

E’ giunto il momento di lasciare (a malincuore) Sedona: oggi dalla misticità di Sedona dobbiamo arrivare al regno del Kitsch in assoluto: Las Vegas; i km sono tanti per cui ci rimettiamo in marcia.

Passiamo da Williams e Seligman, ma ci limitiamo a soste veloci in quanto già visitate gli anni precedenti e, purtroppo, ci rendiamo conto di quanto la nostra visione sia cambiata: 3 anni prima ci erano sembrate favolose, ma oggi, dopo aver percorso quasi tutta la R66 ed averne trovato la vera autenticità nei paesi desolati, nelle vecchie insegne, nei motel abbandonati, queste due cittadine ci sembrano costruite ad hoc per i turisti e ci sembrano così “finte”! Per non parlare del “nervoso” della gente che crede di aver visitato la R66 fermandosi solo a Seligman, senza sapere che la vera MOther Road non è assolutamente quella! Oppure di quei “fenomeni” che dicono che per fare la R66 basta fermarsi in Arizona perché la più vera: niente di più sbagliato … casomai la più turistica, questo sì, ma assolutamente non la più vera, o la più autentica o la più bella…

Sosta ristoratrice al’HACKBERRY GENERAL STORE dove ci fermiamo a scambiare quattro chiacchiere con il proprietario al quale facciamo vedere le foto che avevamo scattato 3 anni prima proprio con lui ed il suo famoso cane Max, è ancora vivo ma ben più vecchio!

A KINGMAN (anche questa già visitata) lasciamo momentaneamente la Route 66 e imbocchiamo la strada che ci porterà (anzi, che ci riporterà) a Las Vegas.

Ben presto il paesaggio e le rocce diventano lunari e i gradi cominciano terribilmente a salire … ci stiamo avvicinando a Vegas e l’emozione si fa forte; prima però ci fermiamo a visitare la Dam Hoover la grande diga del Nevada, ma il caldo è massacrante e, a causa anche delle vertigini, a momenti svengo; tengo botta al pensiero che la Wonderful Las Vegas ci aspetta!

Arriviamo a Las Vegas che è già sera; il tempo di una rinfrescata in albergo (Bill’s Gamblin) e qui la prima sorpresa: l’hotel è datato (tra l’altro, ho saputo che in questi giorni è stato chiuso per restauro),il prezzo è stato un affare (50 dollari a notte), ma è la vista che si ha dalla camera e dalla finestra del bagno che da sola vale i soldi: l’hotel infatti dà proprio sullo strip e sul Bellegio per cui mentre facciamo la doccia possiamo tranquillamente ammirare le luci dello strip e, soprattutto, il gioco di fontane del Bellagio!

Questa è la nostra seconda volta nella wonderful Vegas… Ci era mancata e, ci divertiamo esattamente come tre anni prima.

Per la cena scegliamo uno dei più famosi buffet, quello del Planet Hollywood: c’è fila, ma è scorrevole ed in circa una mezzoretta siamo al ns tavolo: dai pareri letti mi aspettavo qualcosa di meglio, nel senso che non ho trovato grosse differenze con quello del luxor (che avevamo provato tre anni prima) che, tra l’altro, era anche più economico.

Concludiamo la nottata in giro per i casinò famosi della Strip tra margarita e granite alla margarita…

Day 13: 15 agosto LAS VEGAS

Ovviamente ci svegliamo tardissimo, ma oggi abbiamo tutta la giornata de dedicare a Las Vegas; ovviamente il caldo ci fa desistere dal passeggiare lungo la strip per cui riprendiamo l’auto per andare a fare un giro nella downtown di Vegas e visitare tutte le wedding chapel più famose che la prima volta non avevamo visitato, ma soprattutto per fare un saldo al Gold & Silver Pawn famoso per essere il negozio di pegni luogo del famoso show conosciuto in Italia come Affari di Famiglia (su HIstory channel e Cielo); per entrare c’è un po’ di fila, il negozio è molto piccolo (in tv, invece, sembra enorme) … ovviamente dei titolari protagonisti della show non c’è traccia, ma notiamo che attorno alla trasmissione televisiva c’è ora un gran business … tra gli oggetti in vendita (molti, tra l’altro, di quelli che abbiamo visto proprio nella trasmissione) c’è anche un reparto dedicato al merchandising soprattutto dell’amato Chumlee … ovviamente noi non si esentiamo dal comprare qualcosa e ne usciamo con 2 magliette!

Il negozio si trova proprio all’inizio della downtown dove è collocata la maggior parte della cappelle: ovviamente partiamo dalla graceland chapel … peccato non poterla visitare all’interno, ma proprio in quel momento si sta svolgendo un matrimonio!

Visto che è ora di pranzo andiamo lungo la Freemont Street e proviamo l’economico buffett del Fremont Casino’; sembra di essere lontani anni e luce dai famosi casinò della Strip, ma questi della downtown, così vecchi, sembrano ben più autentici forse perché la vera Las Vegas è nata proprio qui; rimaniamo colpiti e decidiamo di tornarci anche in serata per assistere anche al famoso gioco di luci di freemont street.

Il resto del pomeriggio lo passiamo a fare il bucato in lavanderia ed un riposino in hotel.

Per tornare nella downtown stasera decidiamo di prendere la navetta, ma il traffico è congestionato e per fare le due miglia che separano la strip dalla downtown impieghiamo almeno 2 orette. L’attesa, però, ne vale la pena: freemont street la sera è davvero meravigliosa … tra l’altro di sera si svolge la Rock of Vegas ed in ogni angolo c’è un groppo rock che suona! Che meraviglia!!! Ci fermiamo anche ad assistere all’esibizione di lady go-go, una dj fuori di testa che però trascina tutti (homeless, giovani, anziani, bambini, mamme, single ecc.) a ballare con lei … una discoteca a cielo aperto!

Ogni ora a freemont street c’è il famoso spettacolo di luci e suoni: le luci dei casinò si spengono e la volta che copra tutta la via, si accende … e noi “assistiamo” al concerto di Bon Jovi proprio nel “cielo” di las vegas … Alla fine della serata giungiamo alla conclusione che la vecchia downtown batte la strip 1 a 0… freemont street tutta la vita!

Day 14: 16 agosto LAS VEGAS – LOS ANGELES, California

Stamattina ci svegliamo con calma, oggi è la giornata di spostamento verso L.A.

Riprendiamo la Route 66 all’altezza di Barstow (passano per il Mojave Desert), e non la lasceremo fino alla sua fine a Santa Monica: qui la route 66 è lontana anni e luce rispetto alla route dell’Illinois, Missouri ecc. … c’è poco o quasi nulla di legato alla strada madre (nessun motel storico o stazione di servizio) e se non fosse per qualche cartello che ci ricorda che siamo lungo la Route 66, ce ne saremo dimenticati!

Avvicinandoci a L.A. iniziano le palme, il verde e la leggendaria “atmosfera” californiana.

Finalmente dopo tre anni torno nella città che amo più di tutte: Los Angeles (odiata da tutti, ma amata solo da me)… e quando in lontananza si inizia a scorgere il suo skyline, ho un tuffo al cuore … home sweet home!

Andiamo a fare il check-in in hotel e riprendiamo la famosa (e trafficata) santa monica blv che ci condurrà alla fine della nostra adorata route 66 nel molo di santa monica. Foto (con magone) sotto al cartello che indica la fine della R66 (anche se originariamente la fine si trovava all’incrocio tra la Lincoln Blvd e la Olympic Blvd) dove un sacco di gente (italiani in primis) si vanta di aver percorso la R66: parlando con questa gente, però, scopriamo che hanno percorso solo il tratto dell’arizona e ci liquidano dicendo “tanto è la parte più bella”… ci allontaniamo per non polemizzare e mantenere il fantastico ricordo della Route66 dell’Illinois, del Missouri, del Kansas dell’Oklahoma, senza dire, a questa gente che quello che loro dicono essere la parte della Route66 in realtà è la parte meno autentica e troppo turisticizzata … fare solo il tratto finale NON è fare la Route66!

Intanto che siamo al molo di Santa Monica, ne approfittiamo per fare un giretto e soprattutto per salire sulla ruota panoramica tante volte immortalata e vista in tv; cercando di ignorare le vertigini e la paura, la vista di L.A. da lassù è meravigliosa, tanto più di sera con le luci accese … quanto amo Los Angeles! Per tornare alla macchina, decidiamo di fare una passeggiata notturna a riva… E possiamo anche dire di aver fatto il bagno di mezzanotte nell’oceano visto che un’onda improvvisa ci travolge!

Day 15: 17 agosto LOS ANGELES

Iniziamo la mattinata cercando di avvicinarci il più possibile alla famosa scritta Hollywood, ma mio marito, da bravo cittadino, allarmato dai numerosi cartelli e dalle telecamere di sorveglianza, mi fa desistere dall’avvicinarmi troppo … Continuiamo la nostra giornata al Griffith Park da cui si ha una vista mozzafiato su L.A. … qui vicino si trovano anche gli Studios della Warner Bross: da amante (per non dire drogata) di series televisive come me, è stato come portare un cristiano al vaticano, o un musulmano alla mecca … la guida ci porta nei vari set televisivi (hart of dixie, true blood, pretty little liars, ecc.) e ritrovarsi a camminare in quelle che sono le location di film e telefilm famosi è un’emozione indescrivibile! La nostra scelta di non fare gli Universal (troppo “parco divertimento”) in favore della Warner Bross si è rivelata non una scelta azzeccata …. Di più!!! Soddisfattissimi ed emozionati da questo tour, ci rimettiamo in auto e decidiamo di percorrere prima la Sunset Blvd e poi di prendere la Mullholland Drive: che panorami mozzafiato! Credo sia la via panoramica più bella su L.A.! Ci troviamo ad assistere il tramonto proprio da qui: non voglio essere ripetitiva, ma adoro L.A!

Passiamo la serata a passeggiare nel raffinato quartiere di Larchmont

Day 15: 18 agosto LOS ANGELES

Oggi, decidiamo di passare la giornata lungo le famose spiagge di L.A. partendo da Malibu, passando da Santa Monica e finire a Venice Beach.

Prima però, facciamo tappa al Farmers Market vicino al ns. hotel, lungo la 3th (e vicino al centro commerciale The Grove) è uno dei farmer market più famosi (e uno dei primi ad essere noti) di L.A. e tra le bancarelle il tempo passa velocemente. Prima di arrivare a Malibu, tappa in un negozio di giochi a Beverly Hills (che decidiamo di saltare, così come la Walk of Famte, in quanto già visitati tre anni prima) per comprare i regali ai miei nipoti (è un negozio di giochi rifornito in zona, e nonostante si trovi in uno dei quartieri ricchi in una via parallela al Rodeo Dr, i prezzi sono competitivi) e poi di nuovo in macchina per percorrere la famosissima Pacific Cost Highway.

A malibu, purtroppo, non riusciamo a trovare parcheggio da nessuna parte e a malincuore ci rimettiamo in marcia verso Santa Monica dove pranziamo in un chioschetto vicino alla spiaggia mentre ammiriamo gli acrobati e gli atleti che si allenano! Il pomeriggio lo passiamo a Venice Beach che la volta prima non eravamo riusciti a visitare … che meraviglia passeggiare lungo la Ocean Walk Front: Piena di gente, anche fuori di testa!

Purtroppo questa sera sarà l’ultima che passiamo a L.A. e sarà l’ultima di questo On The Road…

Riconsegniamo l’auto alla Dollar con 3.022,70 miglia in più; questo è sempre il momento più brutto dei viaggi, perché ci fa realizzare che il viaggio è davvero finito.

L’ultima notte la passiamo in un hotel vicino all’aeroporto visto che il giorno dopo avremo il volo di rientro in mattinata … chiudere i bagagli, dopo la riconsegna dell’auto, è la mazzata finale!

Day 17: 19 agosto rientro…

Stamattina abbiamo il volo di rientro in Italia… tra noi e due cani bastonati non c’è differenza. I voli di rientro (con due scali – Toronto e Londra) passano lentamente come al solito e ne approfitto per riorganizzare i ricordi di questo meraviglioso viaggio! L’America non mi stancherà mai…



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