Fuga in Valle d’Aosta

Un b&b fiabesco, valli immacolate e ottimo cibo
Scritto da: ale1979
fuga in valle d'aosta
Partenza il: 11/03/2010
Ritorno il: 14/03/2010
Viaggiatori: 2
Spesa: 500 €
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Giovedì 11/3/2010

Alle 7:30 ci mettiamo in macchina e partiamo da Roma. Il tempo è nuvoloso, ma a noi poco importa. Tanto tra poco ci lasceremo il Lazio alle spalle per quasi 8 lunghe ore di viaggio e circa 720 km di strada. Lasciata la nostra regione troviamo la neve, tanta, fino a Viareggio, poi un bel sole ci traghetta per la Liguria, lungo la A12 che attraversa le Alpi Marittime, meravigliose, per il pianeggiante Piemonte ed infine, pagati i 46 euro di pedaggio, un salasso, arriviamo in Valle d’Aosta, uscita Pont St. Martin.

Raggiungiamo il nostro b/b, “La Maison Des Vignerons”, nella frazione di Grand Vert di Donnas, famosa per i suoi vitigni, intorno alle 16 e qui attendiamo l’arrivo di Lea, la padrona.

Abbiamo scelto questo b/b tra circa altre cento attrazioni sul catalogo della Smart Box, Insolito Fuoriporta, regalo di mio cognato per Natale. La prima sera ce l’ha offerta lui, grazie all’assegno coupon presente all’interno della confezione, le altre due notti le abbiamo pagate noi. Mica male come scelta!

Il b/b è una vecchia casa del ‘700 rimessa a nuovo nel 2005 pur mantenendone le caratteristiche rustiche. Il risultato è una perla in collina, tutta in pietra e legno, con gli interni che trasudano storie di famiglia, nelle foto ingiallite dal tempo, nelle vecchie pergamene appese alle pareti, negli antichi attrezzi di campagna ormai usati come decorazione. La nostra stanza è l’ultima, la Crovassa, proprio sotto al tetto. Un delizioso balconcino dà sulle montagne circostanti mentre un bel letto comodo, avvolto in un baldacchino azzurro, ci aspetta per riposarci un po’. Dopo una doccia usciamo per andare a cena. Lea ci ha lasciato in camera una lista di alcuni tra i migliori ristoranti in zona dal punto di vista qualità prezzo. La nostra scelta ricade sul vicino “L’ Enfant Prodige”, appena aldilà della Dora Baltea.

E’ giovedì sera, ci siamo solo noi nel locale e non abbiamo neanche troppa fame visto che alle 15 ci siamo sbranati due panini all’altezza di Alessandria. Optiamo per una Pierrade: una rovente pietra ollare posta al centro della tavola sulla quale lasciamo cuocere filetti di carne di manzo, tacchino e maiale accompagnate da sfiziose verdure grigliate e patate arrosto. Ottimo… e anche piuttosto economico… solo 23 euro a testa. In camera crolliamo dal sonno. E domani si va al Parco Nazionale del Gran Paradiso.

Venerdì 12/3/2010

Ci svegliamo presto e per le 8:30 siamo nella sala comune per la colazione, anch’essa tutta decorata ad arte. Poco dopo arriva Lea, con un abito d’altri tempi indosso, preceduta da un caldo odore di torta. E’ tutto fatto in casa, dai dolci, ai succhi alle marmellate. Assaggiamo una squisita crema di miele e nocciole, lo Dzet, “sciame”, in dialetto valdostano o potois, una vera delizia, che a fine vacanza compreremo come souvenir. Chiediamo informazioni sul Parco Nazionale del Gran Paradiso, in particolare quali siano gli ingressi più belli da vedere e lei ce ne consiglia tre: quello nella Valle di Cogne, quello in Piemonte, al Passo del Nivolet, e quello a nord ovest detto di Rhemes-Notre Dame.

Benissimo. La nostra escursione può cominciare da Cogne. Ci mettiamo in auto e scegliamo di percorrere la provinciale piuttosto che l’autostrada, più trafficata, è vero, ma anche più panoramica. C’è un sole splendido. Qui ogni valle ha il suo castelletto da immortalare e dopo una cinquantina di km arriviamo ad Aosta. Proseguiamo oltre e cominciamo a salire, piano piano, e tornante dopo tornante, arriviamo a Cogne. Qui i tipici chalet in legno e pietra, che sembrano uscire da un cartone animato di Heidi, sono letteralmente sepolti dalla neve. E’ tutto molto suggestivo, davvero, uno scenario al quale non siamo abituati. Parcheggiamo l’auto e a piedi facciamo una bella passeggiata per il paesino, pieno di turisti grandi e piccoli in tuta da sci, a sperimentare il pianoro sede di alcune importanti gare di fondo. Ci sono persino i cani da slitta! Visitiamo le cascate a una manciata di km più a nord, ormai una parete di ghiaccio presa d’assalto da un impavido arrampicatore munito di moschettoni di sicurezza e ramponi. C’è una pace quassù! Possiamo solo sentire l’eco dei nostri passi che scricchiolano sul sentiero innevato! E intorno a noi solo coltri di morbida neve candida, più di due metri, ad occhio e croce. Si fanno le 14 così e, stanchissimi, scendiamo a valle per dei tramezzini e un caffè in un bar vicino ad Aosta. Tornando verso il b/b ci fermiamo a Fenis per visitare il castello omonimo, bellissimo, medievale, molto ben conservato, quindi, per le 18:30 siamo di nuovo in camera a riposare.

Più tardi andiamo a mangiare in un osteria nella frazione di Arnad, non molto lontana da qui, chiamata “Arcaden”. Il menù è a prezzo fisso, non lo sapevamo, e per soli 13 euro a persona ci fanno assaggiare un’apoteosi di piatti: un tagliere di salumi e formaggi misti artigianali (i proprietari hanno una fattoria proprio dietro il locale), verdure in agrodolce fatte in casa, una zuppa d’orzo e una di castagne a dir poco squisite, il tutto accompagnato da ottimo vino rosso locale. Davvero da leccarsi baffi!

Sabato 13/3/2010

Sabato mattina, dopo la consueta colazione golosa, entriamo al Parco del Gran Paradiso dal Piemonte, Passo del Nivolet, uscita Ceresole Reale. E’ un po’ arduo raggiungerlo via Ivrea, città tra l’altro molto carina. Il nostro navigatore satellitare ha deciso di non collaborare e restiamo un po’ perplessi a studiare la mappa stradale che sembra un dedalo di linee colorate e una serie di paesini dai nomi mai sentiti sperduti nella Pianura Padana. Per mezzo giorno arriviamo passando per frazioncine addormentate, dove le case hanno visto troppi inverni, e gallerie buie e interminabili. Anche qui parcheggiamo l’auto e andiamo a piedi e come al solito veniamo ripagati da una natura generosa e intatta. Vediamo anche qualche camoscio intento a procacciarsi il pranzo cercando tenacemente tra la neve. E quello che in primavera deve essere un lago splendido, con tutta la sua passeggiata di panchine e lampioni a costeggiarlo. Oggi è una lastra bianca compatta, meta di sciatori che ne percorrono tutto il perimetro. Vorremmo salire fino a quota 2000 metri, ma c’è talmente tanta neve che hanno dovuto chiudere il passo. Torniamo quindi indietro lungo l’autostrada dove ci fermiamo a mangiare un panino in un punto ristoro. A questo punto siamo pronti per l’ultimo ingresso al parco, quello di Rhemes-Notre Dame. Il sole sta quasi tramontando e la pace che regna in questi luoghi è ancora più assordante. I turisti se ne sono già andati lasciandoci completamente soli a godere di questi panorami immacolati.. A parte qualche camoscio in esplorazione, ovviamente! Quando torniamo a valle decidiamo di fermarci nella bella città di Aosta. Le vie del centro sono prese d’assalto per l’ora dello shopping. La gente è così rilassata, educata. Tutti che si salutano, tutti che si conoscono, quasi tutti in giro col proprio cane al guinzaglio. E’ tutto così pulito, ordinato e funzionale. Compriamo qualche ricordino in un delizioso negozietto proprio davanti l’antica Porta Praetoria, visitiamo la Chiesa di S. Orso, con accanto il secolare tiglio ormai dichiarato monumento nazionale, squarciato anni fa da un fulmine che però non ne ha arrestato la fioritura in ogni primavera. Per cena torniamo all’Enfant Prodige, mentre il sole se ne va a dormire lasciando in cielo una romantica sfumatura rosa. La cena è deliziosa, a base di piatti tipici, come il prosciutto di cervo, condito con una calda mousse di grana con asparagi e frutti di bosco, primi piatti a base di cacciagione e semifreddi al ginepi, il loro liquore locale. Tornando in camera ci prende un po’ di tristezza nel preparare i bagagli ma , come al solito, alla fine chi la vince è il sonno.

Domenica 13/3/2010

Salutiamo Lea, la gentilissima padrona di casa, ancora nel suo costume folkloristico, dandoci appuntamento in futuro, magari d’estate. Sicuramente torneremo. Ci siamo sentiti come a casa. Paghiamo i restanti 100 euro per il soggiorno (la prima notte ce l’avevano regalata), carichiamo i bagagli in auto e ci rimettiamo in marcia. La giornata è splendida così decidiamo di fermarci in Liguria per una capatina a Genova, Rapallo, S. Margherita Ligure e Portofino. Genova brulica di gente. Il porto vecchio, uscita Genova Pegli, è preso d’assalto da famigliole in fila per il celebre acquario e per l’ascensore panoramico. Vorremo visitare anche il centro storico della città, inoltrandoci per “i vecchi vicoli bui dove il buon Dio non manda i suoi raggi”, ma non abbiamo molto tempo, così dopo una fritturina di totani per pranzo ci rimettiamo in cammino. Usciamo a Rapallo e il tempo si sta guastando.

S. Margherita Ligure è una chicca del litorale, con le sue barchette ormeggiate che le conferiscono un’aria vagamente malinconica, complici forse anche queste nuvole grigie che improvvisamente si sono addensate su di noi. Con la macchina ci inerpichiamo lungo la litoranea per raggiungere Portofino ma, ahimè, una volta arrivati capiamo che non è così semplice trovare un parcheggio. In quello privato paghiamo 5 euro per 6 minuti senza aver trovato un posto libero. Scappiamo a gambe levate, anche perché l’atmosfera qui è davvero troppo snob, insopportabile! Quando ci rimettiamo in marcia sono ormai le 15:30 passate. Arriveremo a Roma per le 21, senza troppi intoppi.

E’ stato davvero un weekend indimenticabile!



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