FRANCIA ATLANTICA di Normandia e Bretagna

PREMESSA Siamo partiti dall'Italia per visitare principalmente Normandia e Bretagna, ma senza tralasciare alcune tappe intermedie. Siamo andati in macchina, privilegiando le strade statali (oltretutto le autostrade francesi sono carissime) e dormendo, quando possibile, nelle chambre d'hotes, i bed and breakfast alla francese. Per questi ultimi,...
Scritto da: Lorenzo Mei
francia atlantica di normandia e bretagna
PREMESSA Siamo partiti dall’Italia per visitare principalmente Normandia e Bretagna, ma senza tralasciare alcune tappe intermedie. Siamo andati in macchina, privilegiando le strade statali (oltretutto le autostrade francesi sono carissime) e dormendo, quando possibile, nelle chambre d’hotes, i bed and breakfast alla francese. Per questi ultimi, consiglio di rivolgersi alla Maison de France, l’ente per il turismo francese (www.Turismofrancese.It) e chiedere le guide regionali dell’associazione Gites de France (vengono spedite gratuitamente), che sono dettagliate e di cui ci si può fidare. E’meglio che consultare on line (www.Gites-de-france.Fr) perché ci sono le foto. Prenotate in anticipo, altrimenti dovrete bussare a varie porte prima di trovare (forse) posto. Io prenotavo il giorno prima, ma spesso servivano più telefonate. Altrimenti ci sono le catene alberghiere, da tutti i prezzi: gli Etap (www.Etaphotel.Com) sono essenziali e molto economici, i Campanile (www.Campanile.Fr) e gli Ibis (www.Accorhotel.Com) offrono qualcosina in più e non costano moltissimo, i Formule 1 sono spartani e costano due lire. Abbiamo utilizzato la guida Rough Guide “Bretagna e Normandia”,fatta molto bene, utile anche per quanto riguarda i consigli pratici e i ristoranti consigliati. Il risultato è stata una vacanza piacevole e riuscita, dal costo non esagerato (circa 1.800.000 a testa tutto compreso per 15 giorni, ma si poteva anche tirare un po’di più).

Buon viaggio. 1° GIORNO: MONTECATINI TERME-ANNECY La prima tappa è essenzialmente un trasferimento in Francia via passo del Mont du Cenis (o Moncenisio). L’unica sosta di rilievo è Chambery, cittadina piacevole e capitale della Savoia, anche se il caldo soffocante ci sciupa un po’l’impatto. Annecy invece riusciamo ad apprezzarla di più: sul tramonto diventa splendida, con il centro molto raccolto, pieno di canali, case colorate e bei ristorantini (aspetto che “ahimè”per quanto mi riguarda non è secondario, e si vede).Insomma, è una piccola scoperta, ed è una meta consigliabile per un week-end all’estero ma senza allontanarsi troppo. Per dormire abbiamo prenotato un mese e mezzo fa, ma le chambre d’hotes (B&B) della zona erano tutte piene. Ci salviamo in corner in uno dei moltissimi hotel delle catene alberghiere che in Francia sono OVUNQUE. In questo caso Campanile.

2° GIORNO: ANNECY-AVALLON Passiamo dalla Savoia alla Borgogna, sfrecciando con la macchina in mezzo a campi di grano e distese enormi di girasoli. Il posto più interessante è Vezelay, un borgo medievale arroccato su una collina (anche piuttosto ripida) con case di pietra e una splendida cattedrale gotica. L’altra cittadina che visitiamo con un po’ d’attenzione è Avallon, che forse mi aspettavo un po’meglio. Non è male, anche qui c’è una bella cattedrale, ma il clima è un po’sciupato da qualche vetrina troppo vistosa e da edifici moderni. Però ci divertiamo a vedere la partenza di un corteo matrimoniale: l’ultima auto ha sul tetto una sedia con sopra un fantoccio che rappresenta una strega con tanto di scopa. Frutto di una millenaria civiltà maschilista, lo ammetto, ma buffo. Dormiamo in un paesino di campagna chiamato Joux La Ville, in una grande casa di mattoni grezzi (closmerry@aol.Com – Maryse Gueuniot). La nostra camera ha un nome, e questo mi piace: si chiama colza, che mi sa un po’di bucolico e un po’di transgenico, purtroppo.

3° PARIGI ; 4° GIORNO: PARIGI A Parigi c’eravamo già stati, ma ci sembrava impensabile non programmare una sosta nella capitale. Il primo giorno però il caldo si fa veramente difficile da sopportare, arriviamo nel pomeriggio e facciamo un giretto tra il quartiere latino e il Beaubourg Cena in un ristorante molto noto e frequentato: Chartier, in rue de Faubourg-Montmartre. Non è certo un posto da gourmet, ma uno stanzone strapieno di gente, dove si mangia bene spendendo abbastanza poco, senza escursioni nell’alta cucina. I molti parigini seduti ai tavoli però parlano a favore del locale, che ha un arredamento in stile deco che ne fa in parte la fortuna. Il servizio è sbrigativo, ma anche questo è atmosfera.

Il giorno dopo visitiamo tre quartieri che non avevamo visto. La mattina St Germain e Marais, pieno di bei negozi e case eleganti il primo, interessante soprattutto nella zona ebraica il secondo. Nel pomeriggio facciamo un salto alla Defense, per vedere il lavoro fatto dagli architetti attorno al Grand Arc. Personalmente ho apprezzato il quartiere, anche se alcune scelte urbanistiche possono essere discutibili. Sarà una scemata, ma mi ha impressionato la prevalenza cromatica del bianco e l’effetto-specchio dato dalle finestre dei grattacieli. Cena in un ristorante provenzale a St Germain, Le Bistrot d’Opio , che a dire il vero vive molto di più sull’aspetto, con una saletta e un soppalco con giallo predominante, che sul cibo, appena passabile. Prima di dormire saliamo sul grattacielo di Montparnasse, da dove scattiamo qualche bella foto. Sia io che la mia ragazza siamo fotoamatori e la vacanza ha fruttato circa 200 immagini discrete (e un po’di scarti). Noterete che la vita notturna non ci vede grandi protagonisti: non è una regola assoluta, ma se non ci viene in mente qualcosa di particolare, tipo concerti, non siamo nottambuli a tutti i costi.

5° GIORNO: PARIGI-ROUEN Arriviamo in Normandia (tappa intermedia a Chartres) e il caldo si fa molto più sopportabile. La città è bella, anche qui c’è una grande cattedrale (sulla nostra Rough Guide c’è sempre scritto: una delle più importanti di Francia ).

Dormiamo in una bella chambre d’hotes, che fa felice Gloria, appassionata di cavalli. Siamo in una fattoria, e davanti alla nostra finestra c’è un recinto con tre bei destrieri. La padrona è giovane e simpatica (non è neppure male, se mi è concesso), e forse è la casa più carina in cui dormiamo. Della giornata va segnalata assolutamente la sosta a Giverny, residenza di Claude Monet: abbiamo visitato il giardino della sua bella casa, e soprattutto lo stagno delle ninfee. Il posto è incantevole, anche se forse per apprezzarlo in pieno bisognerebbe andare lì alle otto di mattina e non dover condividere la poeticità del luogo con orde di giapponesi e naturalmente di italiani. Nonostante questo, è una tappa caldamente consigliata.

6° GIORNO: ROUEN-ETRETAT Finalmente l’Atlantico, tanto atteso. Etretat è l’impatto ideale con la costa della Normandia: è un piccolo paese sul mare, senza porticciolo, ma con una meravigliosa (e famosa) scogliera di falesia bianca, che va vista sia di giorno, preferibilmente quando la luce è calda (prima del tramonto o la mattina presto) che di notte, quando è illuminata da fari colorati. Sono possibili anche interessanti e facili passeggiate sul bordo dei “cliff”,da cui ammirare il panorama, sempre sperando nel bel tempo. La cena va segnalata: ristorante Galion, il migliore (menu a partire da circa 40mila a testa), in cui si mangiano soprattutto frutti di mare (i mules sono le cozze, ma meritano anche le ostriche) e crostacei. Ottima anche la chambre d’hotes, in una tipica casa normanna, con colazione abbondante. Lungo il percorso, i luoghi più interessanti sono le tre abbazie diroccate di S. Martin de Boskerville, Jumieges e S. Wandrille. I paesaggi sono rilassanti, con campi di grano e molti cavalli.

7° GIORNO: ETRETAT- BAYEUX Pieno Calvados, proprio dove nasce il famoso liquore ma non solo. E’anche una zona ottima per il sidro di mele, e consiglio caldamente un salto nel piccolo paese di Beauvron en Auge, per comprarne qualche bottiglia (circa 5.000 lire l’una) in una delle piccole fattorie di questo incantevole borgo di campagna. Bayeux è un’altra città con la solita mitica cattedrale, e della giornata forse il paese più caratteristico è Honefleur, che va visto assolutamente. E’turistico, ma ancora pieno di pescatori che vendono il pesce direttamente dalle barche attraccate al molo.

8° GIORNO: BAYEUX- COUTANCES Avevo sentito dire che visitare i luoghi del D-day dà una sensazione particolare, ma finché non ci si affaccia su quelle spiagge e non si passa tra le croci bianche dei cimiteri, non si capisce bene cosa significhi. Per quanto ci riguarda, il tempo dedicato alla memoria lo spendiamo a Omaha Beach, dove sbarcarono i primi americani (visto Salvate il soldato Ryan?), e al cimitero statunitense, una distesa impressionante di croci, per una linearità interrotta solo da qualche isolata croce di Davide. Sono obiettore di coscienza e antimilitarista, ma la gratitudine per chi ha sacrificato la propria vita su questa terra, è un dovere che va al di là dell’ingiustizia di tutte le guerre. Proseguendo verso ovest, facciamo la penisola del Cotentin, con bei paesaggi, scogliere, fari, onde rotte sugli scogli e un vento pazzesco. A rompere l’idillio c’è un enorme stabilimento che ricicla scorie radioattive. Fortunatamente in giro non si vedono mucche a sei zampe. Mi rincuoro, ma quando passo di lì con la macchina, metto il ricircolo dell’aria. Anche stavolta troviamo una bella stanza in un paesino minuscolo chiamato Village Beaumont.

9° GIORNO: COUTANCES-ST. MALO Oggi ci sono due posti importanti, e uno importantissimo: i primi due sono Dinan e St Malo. La prima è una città ben conservata, con le case a graticcio e una bella torre con l’orologio. St Malo è affascinante, con una grande cinta di mura e una spiaggiona che si allunga e si accorcia con la marea, ma è stata ricostruita pietra su pietra dopo la seconda guerra mondiale. Mangiamo bene in una creperie dove servono le gallette bretoni, che non dovete farvi sfuggire, anche se alla lunga potrebbero stancarvi. Il posto importantissimo invece è Mont St. Michel, l’isola/non isola (a seconda delle maree): intendiamoci, è letteralmente assaltato dai turisti e consiglio di andarci prima delle dieci di mattina. Ma la vista, mentre ci si arriva in macchina, è stupenda, e la visita del convento in italiano (con una ragazza molto in gamba e simpatica) è eccezionale. Sbagliamo clamorosamente la scelta della chambre: una vera topaia, preda degli acari giganti. Dormiamo nei sacchi a pelo.

10° GIORNO: ST. MALO-PLOUEGAT Questa è la giornata dedicata quasi esclusivamente ai paesaggi e all’ambiente. E’il giorno della costa di granito rosa, del Cap Frehel, di Brinic, di Treguier, delle meravigliose spiagge bianche e rosa con acqua cristallina. Devo essere sincero, l’unico fatto negativo è che qui i turisti sono tanti davvero.Ma ci si riempie gli occhi di natura e si sta bene, anche se il tragitto è un po’lungo, e consiglierei di spezzare in due questa tappa. Dormiamo in una specie di agriturismo (dove ceniamo anche, con ottimi risultati) in un posto sperduto chiamato Plouegat. Ci servono un piatto tipico, carne su una fettona di pane. Chiedo una forchetta, e la padrona ci dice che per tradizione va mangiato tutto con le mani. Obbedisco con piacere. 11° GIORNO: -PLOUEGAT-LOCRONAN Ancora meglio: la spettacolarità dei paesaggi di questo tratto di costa è il top della vacanza. Tra l’altro abbiamo raggiunto la Pointe St Mathieu, il punto più lontano da casa, 3072 km esatti. Quando vedrete la spiaggia di Kerlouan mi darete ragione, ma anche il Cap de Penhir, sulla penisola di Crozon, e poi semplicemente tutto il tragitto è un’indigestione di bellezza. Si distingue dal resto la visita mattutina dell'”enclos”St Thegonnec, una chiesa chiusa tra le mura, con un calvario perfettamente conservato. Locronan invece ha case di pietra scura, e una piazza perfettamente equilibrata, anche se piccolissima e sovrastata da un’altra grande cattedrale. 12° GIORNO: LOCRONAN-VANNES Ultimo giorno in Bretagna, con arrivo nei pressi di Vannes, dopo Carnac. Pointe du Raz, sulla strada, è uno dei posti più ventosi mai visti, uno sperone di roccia sul mare, a poche bracciate (ma con annegamento certo) da un faro battuto dalle onde. Da ricordare Quimper, dove sbarcarono da oltremanica i primi bretoni (per la leggenda), e anche la strada della Coute Sauvage, dove si viaggia in mezzo a fiori, erica e scogliere fino a Quiberon. A Carnac, ovviamente, ci sono i famosi “allineamenti”di menhir: interessanti, ma solo se ci si prepara bene e si sa di che si tratta. B&B molto accogliente, anche se non segnalato dalle guide, a Bezit, un altro paese microscopico.

13° GIORNO: VANNES-ANGERS Credevamo che il viaggio fosse più lungo, e infatti arriviamo ad Angers un po’troppo presto. La città, rovente per il caldo che ritroviamo senza gioia, è piuttosto bella. C’è un castello che si segnala soprattutto per una serie di arazzi (tapisserie) sul libro dell’Apocalisse. Secondo me meriterebbe da sola il prezzo del biglietto, possibilmente ascoltando la guida (se parlate inglese o francese) che offre una spiegazione esauriente. Dormiamo all’hotel Campanile, sinceramente un tantino introvabile.

14° GIORNO: ANGERS-BOURGES Scusate se non mi dilungo sui castelli della Loira, ma apprezzarli a 40 gradi all’ombra è difficile. Io c’ero già stato, e quindi ne vediamo solo alcuni: Cheanonceau, Azay Le Rideau, Villandry. Sono tutti belli, anche se Gloria giustamente dice che apprezza di più quelli medievali e possibilmente un po’ diroccati. Abbiamo prenotato nei pressi di Bourges, in una chambre d’hotes che si dimostra incredibile: è sperduta per le campagne, ed è in una casa immensa e notevole: restaurata, con tanto di Azulejos antichi sul muro e mobili d’epoca. La stanza è enorme, una specie di suite (costo 40mila a testa) con due stanze da bagno (vasca e doccia separate), tre finestre e terrazzino. Bourges non è male, ma non ci fa strappare i capelli.

15° GIORNO: BOURGES-GRENOBLE Il caldo ci spinge a prenotare in anticipo in un hotel Ibis con aria condizionata a Grenoble, nella zona universitaria. L’hotel è carino, pulito e con ottimo servizio. Dopo una passeggiata in centro torniamo a cena in albergo sempre per via dell’aria condizionata (non ci piace il caldo, lo avevate intuito?). Piccolo aneddoto: per tornare all’hotel sbaglio strada e mi accosto a un auto guidata da un uomo di colore a cui chiedo informazioni. Quello mi dice che sto andando nella direzione opposta, poi fa segno di seguirlo, fa inversione a U e mi accompagna fino alla deviazione giusta “Un atteggiamento” scozzese. 16° GIORNO: GRENOBLE-MONTECATINI TERME Come ogni vacanza, si finisce col tornare a casa. C’è poco da raccontare: le terribili code preannunciate dalla radio sia in Francia che in Italia, non esistono, ma le gallerie della Liguria non finiscono mai. Anche stavolta evitiamo il tunnel del Frejus (ma la prossima volta ci passo) e rifacciamo il Moncenisio, visto che è bel tempo e si può fare qualche foto. Sosta per il pranzo in autogrilli, ad Alessandria. Sapete che mangiamo? La pizza. Insomma, siamo proprio tornati.

Buon viaggio Lorenzo e Gloria



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