Forza e volontà
Il poliziotto dell’immigrazione americana mi riferisce che anche sua mamma si chiama Mussi e in Italia ha ancora dei cugini e così la temuta formalità si disbriga immediatamente usciamo dall’aeroporto seguendo le indicazione per la metropolitana acquistiamo la Metrocard e ci accingiamo a raggiungere Manhattan peccato che non riusciamo a passare correttamente la tessera e siamo costrette a richiamare l’attenzione di un poliziotto perché il bigliettaio un giovanissimo ciccione afroamericano è impegnato a schiacciare un pisolino tra la vendita di un biglietto e un altro (vi giuro da non crederci se non lo vedi) mentre le giapponesi rimangono diligentemente in coda!! Invece il gentilissimo poliziotto dopo aver provato inutilmente anche lui a passare la tessera decide di aprici la porta riservata alle emergenze thank you very much.
Salite in carrozza una premurosa signora di colore senza che noi la interpellassimo ci mostra sul pannello alle nostre spalle a quale fermata dovremo scendere, intanto lungo il percorso notiamo le mitiche casette del Queens tutte in legno con giardino curato e auto (suv principalmente) parcheggiate nel vialetto.
Raggiungiamo il nostro hotel – il Bedford – per uscirne il prima possibile e scoprire la città, a pochi passi c’è la Grand Station e non possiamo non entrate a curiosare, il viavai di gente, sono circa le 18.00, non è così caotico come ci aspettavamo ma la stazione è molto bella, ampia e pulita purtroppo non incontriamo né Al Pacino né Richard Gere (la stazione è famosa per averci girato Cotton club e Carlito’s way) raggiungiamo Broadway e Times Square e che dire? Nulla, bisogna essere qui non bastano le mille volte vista in film, telefilm o fotografie finchè non ci sei non ti rendi conto degli schermi pubblicitari pronti a stordirti di colori e a fagocitarti come una monetina in un distributore automatico di brioscine e sono solo le 19.00 chissà quando il sole lascerà posto alle luci artificiali e la curiosità dei turisti aumenterà e tutti saremo pronti ad immortalare questa che potrebbe essere considerata tranquillamente una delle straordinarie bellezze… consumistiche! In tema di consumismo entriamo in quasi tutti i negozi della piazza ci colpisce Toys anche qui non incontriamo Robin …(Robin Williams naturalmente!) per la sua ruota panoramica interna e i tanti giochi.
Siamo un po’ stanche e rientriamo, passiamo davanti al grattacielo della sede della Banca di New York sono le 22.00 circa, i managers stanno ancora lavorando e all’ingresso notiamo molte biciclette e molti ragazzi ispanoamericani pronti a consegnare loro il sacchettone con la cena pronta. Precedentemente uscendo dal nostro hotel non avevamo notato che il Chrysler Building ci guardava imponente è proprio vero che basta alzare lo sguardo per scoprire qualcosa di nuovo.
Ci fermiamo da Starbucks per un cappuccino e una brioche dopo un certo orario nel nostro quartiere – Murray Hills – molti locali pubblici chiudono abbastanza presto mangiamo guardando un po’ di tv e notiamo un canale che trasmette una soap opera con la sigla cantata in spagnolo da Laura Pausini e un canale che trasmette, constateremo successivamente, esclusivamente partite di dodicenni massimo quattordicenni di baseball!! Con le mamme che scoppiano a piangere se i figlioli lanciano o battono il punto vincente.
Giovedì 13 agosto 2009 Colazione con succo d’arancia, the e bagel con burro e marmellata oggi non vogliamo strafare anche se il bacon e le uova strapazzate ci chiamano ma noi ci teniamo al nostro colesterolo.
Con la metro ci dirigiamo downtown per raggiungere il financial district, la tessera della Manu non funziona mai al primo colpo, fermata Wall Street con affaccio sulla Trinity Church chiesa pienamente gotica (le mie preferite) con interessanti vetrate, meno buia delle solite. Non è cattolica ma episcopale ma a prima vista non si direbbe non c’è apparente differenza con le nostre abbiamo anche acceso un cero votivo. Il cielo è coperto ma basta una sola goccia di pioggia e tutte le newyorchesi si infilano i più svariati tipi di stivali di gomma… very glamour.
Ci avviamo verso Ground Zero ma il cantiere è accuratamente nascosto da teloni blu, l’area non è immensa come le immagini televisive farebbero immaginare e la cosa che ci colpisce di più è che i palazzi attorno sono molto vicini all’area colpita deve essere stato allucinante vedere crollare le torri proprio a fianco a te.
Visita alla Saint Paul Church, chiesetta episcopale con altarini in memoria dell’11 settembre e immortalata in molte suggestive fotografie nell’immediatezza della tragedia.
Gironzoliamo per il financial district e per Battery park ma le nuvole e la coda ci consigliano di andare a trovare miss Liberty un altro giorno.
Pranziamo al Seaport e visitiamo il centro commerciale tanto pubblicizzato. Un po’ di pacchianate ma soprattutto ci colpisce il negozio con tutti gli articoli possibili e immaginabili dedicati al Natale completo di alberi addobbati ed illuminati.
Pomeriggio a Chinatown e constatiamo che sono tutte uguali (Milano e San Francisco quest’ultima forse la meno peggio) con molti venditori di colore e con molti rolex finti in vendita come a casa!!! Proseguiamo fino a Little Italy piccola, carina e non così pacchiana come è spesso rappresentata comunque il nostro giudizio è limitato perchè non entriamo in nessun locale quindi non possiamo giudicare i menù e oggi non è la festa di sant’Antonio!!; escursione a Soho veramente amorevole con basse palazzine colorate, in ordine e con le mitiche scalette in ferro sembra di essere in Friends sostiamo in un giardinetto ed è la prima vola che vediamo in uno stesso spazio persone di etnie diverse infatti ragazzini dai tratti orientali giocano ad una specie di pallamano contro un muro, un uomo di colore dorme sulla panchina e giovani ragazze ispaniche accudiscono i propri figli. Distrutte, soprattutto i piedi, ritorniamo in hotel sonnellino dalle 18 alle 19 comunque il viaggio e il fuso orario non si fanno sentire particolarmente. Cena cubana in Broadway con annessa musica – niente di speciale – Ah! Visita al negozio delle M & M’S ma come è possibile riempire 3 piani di un medio negozio italiano (tipo Bonsaglio) di oggetti, giochi, paccottiglia dei coloratissimi cioccolatini?? Solo a New York solo in America.
Venerdì 14 agosto 2009 Dal ns. Hotel raggiungiamo a piedi l’Empire State Building sulla 5th Avenue e la 33/34th street in realtà non si può sbagliare basta alzare il testone e come una stella polare questo imponente grattacielo ci permette di orientarci e arrivare rapidamente (non è che gli altri palazzi siano bassi ma lui è molto alto) ci giriamo attorno ed entriamo nella hall per salire sull’osservatorio posto all’86° piano. Non c’è coda ed i controlli sono precisi e rapidi, dal 2° all’80° piano l’ascensore sale silenzioso in pochi secondi e dall’80° all’86° trascorre lo stesso tempo! Strano… vero? Usciamo sul terrazzo da una delle tante porte in direzione nord ovest e subito ci accoglie Central Park, abbiamo noleggiato l’audioguida, in italiano non preoccupatevi, che ci illustra simpaticamente 7 punti salienti della città. Io (Anto) soffro di vertigini non mi affaccio molto, butto solo un occhio sotto ma la visione”alta” è affascinante lo stesso! c’è molta gente ma ci si può soffermare tranquillamente a vedere ogni punto di New York mentre la Manu non la smette di fare foto è un panorama di case dopotutto un tramonto o un panorama naturalistico lasciano sempre a bocca aperta ma bisogna essere qui per capire la sensazione che si prova.
Scendiamo e ci avviamo sulla 5th Avenue e raggiungiamo la 47th strada detta dei diamanti e devo dire che certi luccicano mica male!!! Arriviamo al Rockfeller Center con la suggestiva piazza che in inverno è maggiormente valorizzata dalla nota pista di pattinaggio mentre ora gli ombrelloni dei bar la nascondono un po’, l’ingresso del grattacielo non è niente di speciale e ci sono un po’ di negozio di grandi firme.
A pochi passi dal Rockfeller c’è la Saint Patrick Cathedral chiesa cattolica di stile gotico letteralmente accerchiata dai grattacieli, c’è un funerale di un pompiere di New York, c’è la banda irlandese completa di kilt e cornamuse che suonerà all’uscita del feretro un inno e il suggestivo minuto di silenzio, lungo la strada un cordone di vigili in uniforme accoglierà la salma avvolta nella bandiera americana. I parenti non sono molti un vigile consegna il casco del padre o del nonno a un simpatico tipico bimbo irlandese, bianchissimo di carnagione e rossissimo di capelli.
Mangiamo in un Metrocafè un panino e scegliamo di metterci a sedere in vetrina proprio come fann tutti i newyorchesi.
Nel pomeriggio visita al Moma, museo molto vasto, con sale ampie e ricche di quadri. Purtroppo c’è solo un quadro di Hopper ma moltissimi di italiani soprattutto futuristi (buongustai!) Sono rappresentate tutte le arti moderne e in questo periodo vi è una mostra dedicata “ da Cezanne a Picasso” con moltissimi quadri di quest’ultimo e non i soliti! Vale la pena vedere la sezione dedicata alle fotografie di Richard Avedon e la sala del design anche qui parecchi italiani. Da segnalare che dall’interno delle sale grandi vetrate è possibile entrare “visivamente” nelle abitazioni attorno.
Foto ricordo su un camion dei vigili del fuoco e gelatone comprato dai furgoncini lungo la strada proprio quelli bianchi e squadrati con la porta scorrevole… Visitiamo il negozio del canale televisivo NBC e acquistiamo una t-shirt della serie Friends e una completa di cappellino del PGA tour, in vendita ci sono cimeli del dr. House e la divisa da chirurgo di E.R. E non siamo a carnevale! Torniamo al nostro hotel e ceniamo io bisteccona e patatine mentre salmone per la Manu (non vuole grassi!!) in Bryant Park ristorante all’aperto circondati o per meglio dire schiacciati dai grattacieli circostanti anzi il tavolo è illuminato dai riflessi delle luci sempre accese dello skyline!!. Sabato 15 Agosto 2009 Buon ferragosto Gita a Brooklyn uno dei 5 quartieri di New York usciamo dal nostro hotel e notiamo che la Park Avenue è bloccata da transenne infatti si sta svolgendo una gara per podisti, rollers, bikers e skaters tutti assieme appassionatamente! Con la metro raggiungiamo Times Square cambiamo linea e in picchiata ci dirigiamo downtown passiamo sotto l’East river e sbarchiamo alla stazione di Clark la lasciamo alle nostre spalle e gironzoliamo per lo storico quartiere Brooklyn Heights con le classiche case a più piani in mattoncini rossi, le bow window, le scalette esterne anche se meno rispetto a Soho, i giardini ben curati e le scalette a tre e più gradini che precedono l’ingresso, la strada termina per sbucare sui moli ormai in disuso del vecchio porto e pronti per essere convertiti in spazi culturali e sportivi (non si fermano mai appena c’è uno spazio e un’idea via a demolire e ricostruire) e da un bel lungofiume più volte immortalato in films, ci soffermiamo a gustarci lo spettacolo dello skyline del financial district giovedì eravamo esattamente dall’altro lato! Sedute alle panchine ci sono 4 non più giovani signore cinesi alle quali manca solo il tipico cappellino per essere il classico stereotipo. Ci orientiamo per raggiungere il mitico ponte che attraverseremo a piedi sono circa 4 chilometri. La zona pedonale lastricata in legno è sopraelevata rispetto alla sede stradale e sotto ai nostri piedi vediamo la coda (sostenuta) di auto che entrano in Manhattan. Essendo sabato e una splendida giornata di sole il ponte è strapieno di turisti e non che camminano, corrono e vanno in bicicletta.
Ci riposiamo in uno dei tanti parchi di New York e ci dirigiamo verso Battery park per prendere il traghetto per salutare da vicino Miss Liberty e visitare Ellis Island. La coda è molto lunga (sotto al sole ci abbronziamo viso e braccia a sera saranno belle rosse) e i controlli sono molto molto accurati, il viaggio è breve ma spettacolare e l’Hudson river è stracolmo di yacht, barche a vela e moto d’acqua (sono dei pazzi il fiume è molto mosso e il colore dell’acqua è di un verde fango indefinibile) la statua della libertà è effettivamente imponente invece il museo è sobrio e con interessanti documenti ed oggetti in ricordo dei molti emigranti che transitarono fino agli anni cinquanta.
Per tornate al nostro hotel riprendiamo la metro ma sbagliamo direzione, bisogna dire che non è facile utilizzarla i cartelli o sono insufficienti o non aiutano la lettura delle direzioni e dei tipi di treni che transitano.
Per cena consultiamo la guida a disposizione dell’hotel e optiamo per un locale in Broadway che fa solo hamburger e birre artigianali come da recente tradizione americana la quale negli anni novanta diede il là a tutto il movimento dei micro birrifici, si chiama HB, l’interno è arredato come siamo abituati a vedere un bar americano con un lunghissimo bancone, sgabelli, bevitori, e molti televisori appesi ai muri naturalmente sintonizzati su un incontro di baseball, però ai tavolini il ketchup non è nelle classicissime bottigliette rosse ma nel nostrano porta formaggio con annesso cucchiaino.
Shopping e passeggiata in Broadway ma è impossibile camminare da tanta è la folla! Mentre torniamo in hotel notiamo sulla 44th il locale Harvard Club House dal quale escono ragazze elegantissime e marinai in completa divisa bianca giurerei bianche anche le suole delle scarpe. Solo a New York potevo vedere ufficiale e gentiluomo… Domenica 16 agosto 2009 In metro fino ad Harlem appena scese si notano case più basse e nessun grattacielo e lungo Malcom X boulevard vi sono i più svariati negozi, oggi fa molto caldo e le sole persone in giro sono turisti che si recano alla messa pertanto seguiamo la massa. La principale chiesa del quartiere è l’Abyssinian Baptist church ma è già al completo…, la costruzione è molto bella e suggestiva con rocce squadrate a vista, la coda per entrare avvolge tutto l’isolato ci risulta che si può prenotare l’ingresso anche tramite mail. Comunque non demordiamo e scoviamo poco distante un’altra chiesa la Mother African Methodist Episcopal Zion church, la cerimonia è appena iniziata entriamo e saliamo in galleria per non disturbare i fedeli e il coro sta già intonando un canto gospel, notiamo che i fedeli americano sono pochi e moltissimi i turisti comunque l’atmosfera non ne risulta svilita. La funzione dura circa 2 ore, cantano anche happy days con un impatto veramente suggestivo e possiamo cantare e battere le mani anche noi, il sermone del reverendo è abbastanza lungo e dirà 1000 volte God (Dio). La struttura della chiesa prevede un alto tetto a volte in legno scuro, vetrate molto decorate e lunghe panche in legno che avvolgono tutta la costruzione all’ingresso ci hanno dotato del messale (penso si dica così) e di un ventaglio effettivamente il caldo è allucinante!! Usciamo e ci dirigiamo per riprendere la metro intanto notiamo che hanno allestito varie bancarelle per un mercato all’aperto e quasi tutti i prodotti esposti richiamano i classici temi dell’Africa, dal cibo alla musica all’abbigliamento. La zona è sicura e c’è molta polizia che passeggia e notiamo un distretto di polizia lungo la strada, sicuramente non è sottovalutata l’equazione turista-sicurezza-ricchezza, ci offrono una bibita gratuita a base di arancia ma il gusto sembrava di cocco ma molto molto arancione!! Raggiungiamo Central Park per una passeggiata e un pomeriggio alla newyorchese ovvero oziare all’ombra delle belle piante. Non sono in molti a correre sono già le tredici inoltre ci sono 90 gradi farehneit. Dopo pranzo un gruppo di famigliole che festeggiava il compleanno di un bimbo inizia a giocare a football americano e delle simpatiche bimbette vogliono raccogliere le ghiande attorno al nostro albero anzi i papà sono obbligati a farne cadere di nuove perché giudicate più belle.
Decidiamo di lasciare il polmone verde di New York ma un concerto rock completamente gratuito e aperto a tutti ci obbliga a trattenerci ancora un po’ ci sono moltissimi ragazzi e non americani che ballano cantano e devono birra a tutto spiano chissà se è una rock star americana o lo sarà presto perché è molto bravo così come il suo gruppo. It’s incredible day only a New York! Dopo la ristoratrice doccia in hotel ci avviamo verso Time square et voilà eccoci al Red Lobster alias Aragosta Rossa e dopo 15 minuti di attesa e averci chiamato con un piccolo aggeggio a forma di aragosta accendendosi e vibrando in mano abbiamo gustato, ma veramente gustato, aragoste, gamberi e granchi con burro a volontà e salsa all’aglio il tutto accompagnato da un bicchiere di bianco italiano (Manu) e la classica birra americana anzi bostoniana la Samuel Adams. Sinceramente eravamo un po’ prevenute invece si è rivelato veramente un ristorante da tornarci anche per il prezzo 20 Euro e che aragosta! Lunedì 17 agosto 2009 Stamattina affrontiamo la “Ladies Mile’s” soggetto principale della visita è il palazzo denominato Flatiron che tradotto vale per ferro da stiro per la sua particolare somiglianza, infatti è di forma triangolare. Chissà che tipo di arredamento avranno dovuto realizzare per quei locali situati sui lati più stretti mi piacerebbe proprio poter entrare in un appartamento ma non è possibile, per ammirarlo ci accomodiamo su una sedia in un spazio-relax realizzato proprio dinnanzi al palazzo.
Proseguiamo per il Madison Square Garden nell’omonima piazza la zona è molto affollata la sensazione è che non siano molti i turisti ma che siano soprattutto impiagati e lavoratori che stanno raggiungendo i loro posti di lavoro sono sempre a passo di corsa e le signore calzano scarpe comode se non addirittura da tennis sotta a eleganti tailleurs.
Al momento di attraversare un passaggio pedonale non aspettano mai e dico mai il segnale verde e bisogna dire che il traffico è sempre sostenuto.
Acquistiamo i biglietti per visitare il tempio del basket e dell’hockey e una volta di mitici incontri di Cassius Clay tra i cimeli c’è la bilancia della prova del peso che utilizzarono per un incontro; entriamo negli spogliatoi (niente di che) lungo il corridoio notiamo appesa al muro la fotografia del cestista Danilo Gallinari, ci avviciniamo il più possibile al campo di gioco ma non ci è possibile calcare il parquet o provare un tiro da tre e visitiamo anche il teatro sede dei concerti ah a fine settembre ci sarà Britney Spears. Pranziamo in un locale specializzato in insalate con la possibilità di scegliere gli ingredienti che si desiderano (il nostro inglese è scarso e loro sono messicani però riusciamo ad intenderci) e poi via per lo shopping sulla 5th Avenue. Vi sono molti negozi delle marche più prestigiose tra le quali Prada, Abercrombie & Fitch, Gucci, Apple, Nokia, Armani e Tiffany in tutti si può entrare liberamente senza essere guardati storti per l’abbigliamento non proprio elegante anzi alcuni addetti alla porta ti invitano ad entrate, per quanto riguarda la possibilità di acquistare va sottolineato che i prezzi sono molto più accessibili che a Milano ma che la moda americana per taglie e gusto è un po’ diversa da quella europea. Ah! nel negozio della Nike al secondo dei tre piani di esposizione in bella vista ci sono le maglie della Juventus e una gigantografia di Marco Materazzi. Martedì 18 agosto 2009 Ultimo giorno nella grande mela e si prospetta ancora una giornata molo calda si prevedono 35/36 gradi. Andiamo a piedi al palazzo delle Nazioni Unite anche lui imponente in altezza visitiamo l’atrio dove ci sono delle belle e significative fotografie sulla guerra e sugli effetti dei cambiamenti climatici e quant’altro sarebbe bello risolvere per vivere tutti meglio.
Lasciamo un segno della nostra presenza su un grande rotolo di carta firmato da tutte quelle persone che credono nella pace.
Risaliamo verso la 5a strada e dopo una breve pausa in uno dei tanti parchi della città sempre molto ben curati e dove gli scoiattoli ti fanno compagnia ci avviamo per raggiungere il Pier 83 dove ci attende la visita all’ USS Intrepid nave da guerra, per la precisione una porta aerei, in uso alla marina americana fino agli anni 70 e che combatté contro i giapponesi nel 1943 (oggi guerra e pace!) E’ visitabile in tutte le sue parti, l’hangar e il ponte di volo sono ricchi di elicotteri , jet ed aerei sia americani che di altre nazioni per l’Italia c’è un Aermacchi in uso alle Frecce Tricolori, la plancia di comando è rimasta arredata di tutto punto con carte nautiche della città di New York. Visitiamo anche il sommergibile e il Concorde così da dire “ sono andata sul Concorde” beh l’esperienza sul sommergibile è proprio particolare un breve racconto di un appassionato ci introduce nelle viscere e il passaggio da un locale all’altro è proprio attraverso quelle porticine, è rimasto tutto intatto come le cuccette veramente anguste, la sala macchine, la sala per l’areazione (fondamentale) e la sala dei missili.
Pranziamo accanto con un tradizionale e curato hamburger (Manu) e un maialino davvero fantastico, morbido e gustoso (Anto). Riprendiamo il bus linea 42 (come la strada che percorre per tutto il giorno) e cosa mai vista prima ad una fermata c’è una disabile di colore in carrozzina e quando il bus si ferma per accoglierla a bordo c’è un marchingegno che fa uscire un pianale permettendo alla signora di salire e un altro sistema fa sparire dei sedili precedentemente occupati da altri passeggeri fatti spostare bruscamente all’autista (una afroamericana) in quanto riservati ah per la sua sicurezza la carrozzina viene agganciata con una cintura di sicurezza e ultima cosa il traffico newyorchese è rimasto tranquillamente in coda e la via non era certo periferica.
Ritorniamo al nostro hotel e curiosità vediamo un cable- car con il motore accesso regolarmente parcheggiato ma con il conducente impegnato nella preghiera sul suo tappetino rivolto verso la Mecca beh chissà come faranno ad orientarsi…Curioso soprattutto dopo l’11 settembre un musulmano può tranquillamente pregare per strada a New York, in America, come in Italia no? Cena light in un locale spagnolo dove ci sono ben tre mega televisori dove scorrono immagini degli sport nazionali: baseball e football.
Dimenticavo al Pier dove abbiamo mangiato c’è una fontana con i getti che partono direttamente dal suolo così che i bambini (e non solo) possono giocare e rinfrescarsi, tra questi c’è un gruppo di sole bambine provenienti da una scuola ebraica la loro divisa si compone di calzamaglia, gonna con le pieghe, camicia abbottonata a manica lunga e cardigan poverette con il caldo che fa non possono giocare con l’acqua ma si divertono comunque moltissimo al gioco della corda.
Finalmente verso le 22.00 un intenso temporale rinfresca la città e la nostra strada ha una leggera pendenza e come sistema di auto pulizia è un sistema rapido ed economico.
Mercoledì 19 Agosto 2009 Ultima colazione da Blooms con succo d’arancia, tea, baggels, burro e marmellata di fragole.
Sempre con la metro ci dirigiamo alla Penn Station per prendere il treno per raggiungere Boston.
Nonostante il temporale di ieri sera fa ancora molto caldo e come al solito le stazioni della metro ci permettono di completare la settimana di cure termali anzi saunali! La partenza è in perfetto orario peccato che dopo pochi minuti di viaggio il treno si ferma appena fuori Manatthan e per un problema al motore dobbiamo rientrare in stazione. Perdiamo circa un’ora e ce ne spettano circa 4 per arrivare a Boston. Attraversiamo 2 stati il Connecticut e Rhode Island per raggiungere il Massachusetts, la costa è fantastica mare, barche, casettine, villini, verde tanto verde e vialetti curatissimi molti luoghi sembrano delle cartoline. In alcuni punti la costa è molto frastagliata e l’oceano entra nel territorio creando anse, fiumi e l’uomo si è insediato creando suggestive cittadine mai molto popolate, sfruttando porti naturali con attraccate molte barche a vela o fisherman e lunghe passeggiate con molti ponticelli.
Boston ci appare subito una città accogliente, molto meno caotica di N.Y. Ma ci voleva ben poco per immaginarlo.
Gironzoliamo per il Pubblic garden, uno dei tanti polmoni verdi della città, attraversiamo Chinatown un quartiere in perfetto ordine e raggiungiamo il mare e notiamo che vi sono parecchi ristoranti con menù a base di pesce ma soprattutto a base di aragoste. La città è in leggero saliscendi e di Chinatown ci colpiscono i ristoranti e le macellerie con esposte molte anatre e i piccoli teatri con le classiche forme architettoniche.
Ceniamo da Legal Seafood un’istituzione a Boston e con 33$ + bevande e mancia scegliamo uno dei 2 menù degustazione di seguito elencato antipasto: mezzo cespo non affettato di insalata ghiaccio condita con pezzetti di bacon, crema di gorgonzola e pomodori; primo: zuppa, anzi il cioppino, ricca di vongole giganti, cozze, gamberi e aragoste; dolce: enorme torta-budino arricchita con cioccolata calda. Ottima scelta il nostro hotel è a due passi ma allunghiamo la passeggiata per aiutare la digestione.
Giovedì 20 Agosto 2009 Colazione con caffélatte e donuts la classiche ciambelline fritte dobbiamo dire che non è stato facile capirsi con il cameriere perché noi volevamo una colazione semplice invece il menù del locale prevedeva 1000 combinazioni per caffé e dolci e non so perché tutto ciò gli sembrava strano, anche che avessimo scelto un caffé della misura small.
I piedi sono un po’ stanchi e ci viene in soccorso la possibilità di fare il giro panoramico della città su simpatici bus-tram con guida parlante.
I punti più caratteristici sono il Cheers bar noto per la famosa serie televisiva degli anni 80 con Ted Danson, la cattedrale che si specchia in un palazzo a vetri, Beacon Hill caratteristico quartiere con villini in mattoni rossi e il Quincy market. Quest’ultima è una costruzione al coperto lunga circa un chilometro e mezzo che ospita piccoli bar, gastronomie e ristoranti con tutte le possibili e immaginabili cucine etniche.
Il pomeriggio lo trascorriamo seguendo il percorso denominato Freedom Trail che ricostruisce i punti salienti legati alla rivoluzione americana. E’ molto semplice da seguire infatti il tracciato lungo circa 4 km è segnalato da una sottile striscia di mattoni rossi attraversa vari quartieri e il più suggestivo è Little Italy vi sono ristoranti eleganti con menù veramente italiani, macellerie, panettierie e piccole drogherie con veri prodotti italiani soprattutto del centro sud e non è raro passando davanti a questi negozi sentire parlare italiano.
Cena in ristorante tipico con menù di pesce più suggestivo il locale con antiche boiserie di quercia che i piatti ottimo il servizio e molto bravo e simpatico il giovane cameriere sopratutto al momento della scelta dei dolci che non avviene dal menù ma direttamente dal carrello espositore.
Venerdì 21 Agosto 2009 Ultimo giorno negli Stati Uniti nel pomeriggio è previsto il rientro in Italia.
Colazione da Starbucks con caffé ustionante nel vicino centro commerciale-direzionale, alla nostre spalle su semplici tavolini da bar si stanno svolgendo colloqui per assunzioni per la prossima apertura di un locale mentre molti giovani medici di varie nazionalità in abiti da sala chirurgica conversano allegramente e consumano la loro colazione.
La mattinata è dedicata a passeggiate nei giardini pubblici e nelle caratteristiche vie del quartiere senza mete precise. Come spesso abbiamo notato i parchi sono molto sfruttati da adulti e bambini sia per correre che per praticare baseball e football.
Pranzo con il mitico pastrami tipico panino della tradizione ebrea e così abbiamo esaurito l’ultimo punto della lista per avvicinarci all’american life in questa vacanza. Raggiungiamo l’aeroporto con un po’ di anticipo il che ci permette di scegliere due poltrone strategiche con appoggia piedi e vista sulla baia per un ultimo saluto all’oceano prima di attraversarlo.