Foreste, panorami e Cristiano Ronaldo. Madeira è l’isola dai mille volti (con un aeroporto da paura)
Cinque giorni a Madeira. Dal 27 febbraio al 3 marzo 2023. Volo Ryanair Bergamo-Funchal, 106 euro a testa priority compresa. Hotel Zarco B&B prenotato da Booking,com, 4 notti con colazione 360 Euro la doppia. Macchina a noleggio prenotata da internet alla Sixt. In totale abbiamo fatto 368 km e speso 50 euro di benzina.
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Abbiamo comprato tre guide: Cartoville Touring – Madeira Dumont – Madeira Pocket Lonley Planet e stampato molte cose da internet.
Lunedì 27 febbraio 2023 (19 km)
Raggiungiamo Bergamo e parcheggiamo (prenotato all’aperto per 55 Euro). Partenza in orario, volo di 4 ore circa. All’atterraggio (sono circa le 15,30) troviamo subito la Sixt e decidiamo di aggiungere anche una sorta di polizza casco a quanto già previsto dalla nostra prenotazione, cioè il totale abbattimento della franchigia per qualsiasi danno e gomme e cristalli. In tutto per 5 giorni spendiamo 353 Euro. Imbocchiamo l’autostrada, gratuita, e in brevissimo tempo arriviamo a Funchal. Subito un attimo di panico, la discesa per arrivare al mare è tosta e il traffico pure. Abbiamo deciso di parcheggiare la macchina nel parcheggio pubblico più vicino all’albergo, perché pare che parcheggiare in giro sia quasi impossibile. Localizziamo il park Almirante Reis accanto alla funicolare. In pratica sono 15 Euro al giorno. A piedi in pochi passi arriviamo all’albergo che è in pieno centro. Molto carino, tutto completamente rinnovato, affacciato su una bella piazzetta. Purtroppo niente ascensore e stanza un po’ piccola ma almeno è tutto nuovo e pulitissimo.
Usciamo subito per una prima ricognizione e per andare alla Cattedrale la Sé. Bellissima e molto interessante. Dopo la visita ci fermiamo in un locale caratteristico e ci facciamo subito un bicchiere di Madera per entrare in atmosfera! Passeggiamo a lungo per le vie del centro, la pavimentazione caratteristica bianca e nera richiede scarpe con suola robusta, ma è molto piacevole alla vista. Dirigiamo nella zona vecchia per cercare dove cenare. Molti adescano i turisti, abbastanza numerosi, noi ci fermiamo al ristorante Santa Maria nell’omonima via, sia perché non ci adesca nessuno, sia perché il menù ci ispira. Mangiamo benissimo, subito proviamo la espada con banana fritta e l’espetada, involtino di manzo infilzato nell’alloro. Birra Coral locale. Usciamo contenti e in un locale, sempre sulla stessa strada, ci facciamo la prima Poncha al maracujà e un Nikita, i due cocktail tipici di Madeira. Beh, come inizio non male!
Martedì 28 febbraio 2023 (127 km)
L’hotel inizia la colazione alle 8, per noi è un po’ tardi avendo in mente escursioni lunghe e impegnative. Così avevamo chiesto di anticipare alle 7,30. Partiamo verso le 8 e il tempo sembra un po’ nuvolo, ma abbiamo già capito che qui è variabilissimo e quindi teniamo duro sul nostro programma e con un po’ di difficoltà e salite terribili troviamo finalmente le indicazioni per il Pico de Areiro. Dopo poco usciamo dalle nubi e in pratica facciamo tutto il percorso con uno splendido sole come volando sul mare di nubi… sembra di essere in aereo. Paesaggio mozzafiato! Arriviamo al Pico convinti di esserci mossi presto ma scopriamo che i parcheggi, uno lontanuccio e uno sul belvedere, sono già strapieni. Tutti scatenati trekker che affrontano il percorso fra le due cime considerato il più bello ma anche il più difficile. Noi ci facciamo un caffè e due passi fino a un punto sopraelevato da cui si vede un panorama incredibile e anche una parte del sentiero.
1800 metri di altitudine in poco più di mezz’ora dal livello del mare! A malincuore ripartiamo verso Ribeiro Frio. Attraversiamo foreste bellissime e ci fermiamo nella piccola località immersa in una vallata verdissima e ricca di acqua dove vengono allevate le trote. Vediamo diverse vasche e il torrente che le rifornisce. Le vasche sono piene di trote. Anche qui ristoranti e bar e volendo numerose passeggiate lungo il torrente. Riprendiamo la strada, sempre fra foreste verdissime e con dei su e giù notevoli, e arriviamo a Faial, da lì dirigiamo a Santana, la località famosa per le casette tipiche con il tetto di paglia e le finestrine colorate che sono rappresentate in ogni cartolina come simbolo di Madeira. Anche qui difficile parcheggiare, se non in un parcheggio proprio davanti alle casette, fra l’altro gratuito. Qualche foto, sono molto carine, molto turistiche, molto finte. In un grazioso locale però ci scatta l’ora dell’aperitivo e andiamo di Poncha con Pastel de nata. C’è un bel sole caldo e l’atmosfera super rilassata. In Italia abbiamo lasciato freddo e pioggia.
Ripartiamo e torniamo verso Faial, prendendo però una strada più veloce con numerosissimi tunnel molto lunghi e dirigiamo decisi verso la costa sud a Machico e poi a Canical dove facciamo pausa seduti al sole a mangiarci un panino e bere un caffè. È ancora presto e così andiamo alla punta di San Lorenzo. Anche qui gente a pacchi perché pure questa è un’altra delle camminate famose che porta alla punta estrema di questo arido promontorio. Parcheggiamo e facciamo un po’ di passeggiata pure noi affacciandoci ai due lati del promontorio, molto diversi e bellissimi entrambi. Sensazione assoluta di essere in mezzo all’oceano su uno scoglio sospeso sull’acqua. Emozionante. Il sentiero che percorre il promontorio è però un po’ troppo fitto di gente.
Torniamo e ci fermiamo finalmente al Museo della Balena che era uno dei nostri must. È nei locali del vecchio stabilimento dove lavoravano le balene quando qui le cacciavano! Si trattava dei cachalotes (capodogli) di cui ci sono riproduzioni a grandezza naturale. Nella zona c’erano anche torrette di avvistamento e sistemi di comunicazione per far partire i balenieri. Impressionante un’intera immensa parete con tutti i visi dei balenieri. Molto interessante, tutto interattivo, con video e illustrazioni sulla caccia alle balene molto ben realizzate. Merita. Finita la visita ci sta un caffè nel barettino con terrazza sul mare da urlo. Siamo solo noi e si sta una meraviglia. Sulla via del ritorno ci fermiamo a Machico a vedere la bellissima chiesa e la famosa spiaggia di sabbia rossiccia portata dal Marocco. Il paese è veramente carino.
Ripartiamo verso Funchal, praticamente è tutta autostrada e passa anche sotto all’impressionante pista dell’aeroporto, in buona parte su enormi piloni! Piazziamo la macchina al nostro parcheggio e decidiamo di cambiare zona per la cena.
Vediamo così tutta un’altra zona di Funchal, ricca di stradine pedonali sempre pavimentate in stile, e sempre un po’ in salita. D’altra parte così è Funchal e tutta l’isola! Arriviamo al Regional Flavours. Ha l’aria un po’ raffinata. Bottiglia di vino un po’ costosa, portoghese, e ci facciamo le famose patelle, ottime, il bolo de caco con burro e aglio (l’avevamo già mangiato anche ieri sera e ci era piaciuto un sacco!), ancora espada con banana e maracujà e pesce spada ai ferri. Di contorno la patata dolce abbrustolita con buccia e condita con la melassa di canna da zucchero. Chiudiamo con budino al maracujà e goccetto di madera. Tutto per 25 Euro a testa. Ottimo.
Torniamo passando dal lungomare. Giornata intensa ma molto soddisfacente.
Mercoledì 1 marzo 2023 (169 km)
Colazione sempre alle 7,30 e partenza rapida. Oggi il programma è molto intenso. Per prima cosa facciamo una sosta al Pico de Barcelos per vista su Funchal (salita a tornanti terribile). Purtroppo non si riesce mai a fare una foto di Funchal senza le immense navi da crociera. Una o due sono sempre ormeggiate in porto! Ripartiamo giusto in tempo mentre sta arrivando un gruppo con pullman. La tappa principale della mattina è il capo Girao con la famosa terrazza in vetro sullo strapiombo di 589 metri a picco sul mare. Incredibilmente troviamo subito parcheggio e andiamo diretti al belvedere. Bello e vertiginoso, Anche qui giusto in tempo. Usciamo e troviamo parcheggio strapieno e numerosi pullman. È una meta vicina a Funchal molto famosa dove penso portino tutti i croceristi.
Fuggiamo e lungo la costa ci fermiamo a Ponta do Sol, grazioso paesino ben curato con spiaggetta protetta da alte falesie, famosa per il centro culturale intitolato a Dos Passos, scrittore americano molto famoso originario di Madeira, e per la presenza della sua casa. Altra sosta a Calheta, sul mare molti grandi alberghi piuttosto lussuosi perchè qui sono state costruite artificialmente due spiagge a ferro di cavallo, una di fronte all’altra, sempre con sabbia portata dal Marocco. Ma la cosa che più ci interessa di Calheta è l’Engenhos, cioè la fabbrica di zucchero di canna, che si visita gratuitamente. Molto interessante e alla fine, a prezzi modici, si può fare una degustazione completa sia di Bolo de mel che di rum e Ginjinha. Ovviamente ce la facciamo seduti in grazioso terrazzino tutto di vimini!
Proseguiamo per Paul de Mar. Altro grazioso paesino, famoso per i surfisti, stradine strettissime verticali ed effettivamente un po’ di onde, le uniche che vediamo, il mare è sempre stato una tavola! Decidiamo di non fare più fermate perché il nostro obiettivo è Porto Moniz. Ci facciamo però tutta la costa, se così si può dire, perché non esistono percorsi costieri a Madeira visto appunto le sue coste praticamente verticali, ma solo su e giù e paesaggi e strade mozzafiato. Arriviamo a Porto Moniz fermandoci prima nel famoso belvedere, citato anche nella guida, da cui si vedono le piscine dall’alto. Discesa mozzafiato, due enormi parcheggi strapieni, alla fine troviamo comunque parcheggio in una stradina. Il sole è caldissimo e nelle famose piscine naturali, bellissime, c’è gente che fa il bagno! Troviamo un bel tavolino al sole in un bar vista mare e ci facciamo panini e birre. Poi un bel giro alle piscine. Scenario veramente unico, qui si può fare il bagno in luogo invitante in acqua di mare senza rischi. Consigliatissimo. Noi non siamo attrezzati e ci accontentiamo di guardare. Decidiamo di fare una puntata a Fanal per vedere la famosa foresta laurisilva patrimonio dell’Unesco. Strada terribile (si sale in un baleno fino a 1100 metri!) e compare una nebbia tipo pianura padana, strani cespugli e mucche libere al pascolo e sulla strada. Si arriva su un altipiano e alla sede del parco forestale c’è il parcheggio. Scopriamo altri visitatori, ma certo rispetto ad altre località sono pochi. La nebbia va e viene, le mucche pure, e ci inoltriamo su un morbido prato rasato a caccia dei lauri secolari. Compaiono e capiamo subito di aver fatto la cosa giusta. Sono veramente secolari, bellissimi, contorti, scavati, enormi, con qualche laghetto, distribuiti in ordine sparso su un fondo verde ed ondulato. Un’atmosfera da sogno. Ogni tanto compare anche un po’ di sole. Direi che è un luogo imperdibile.
Torniamo sui nostri passi per ritrovare il mare e la costa e i lunghissimi tunnel fino a Sexal per vedere la famosa cascata che cadeva a picco sulla vecchia strada, ora chiusa per ovvi motivi. Bellissimo paesaggio. Arriviamo a Sao Vicente. Bella chiesa e bel paesino. Sosta per la Poncha d’obbligo al pub El Corvo, i corvi sono all’origine del nome del paese in quanto avrebbero protetto il corpo si San Vincenzo! Da qui prendiamo una bellissima strada tutta tunnel che attraversa l’isola fino a Ribeira Brava. Da lì dirigiamo verso Funchal e decidiamo di fermarci a cena a Camara dos Lobos. Carino il porticciolo con le barche colorate dei pescatori e la statua di Churchill nell’atto di dipingere un quadro, proprio nel punto in cui pose il cavalletto rendendo famoso il piccolo paese di pescatori. Scegliamo un ristorante carino e ci facciamo un misto di pesce che comprende sempre la famosa espada. Senza infamia e senza lode.
Torniamo a Funchal percorrendo tutto il lungo mare con sosta alla statua di Ronaldo. Abbiamo deciso che non visiteremo il suo museo CR7 perché non ci interessa particolarmente. Basta già che l’aeroporto abbia il suo nome. E comunque una foto alla sua statua, bruttina, ci sta! Una cosa fantastica invece che mi sento di segnalare sono tutte le minuscole lucine che punteggiano l’enorme conca su cui è distesa Funchal che fanno un effetto da paese da favola anche un po’ natalizio.
Parcheggio e Poncha della staffa dal “Re della Poncha” nell’Alfondega a due passi dal nostro B&B. Mitica la tradizionale.
Giovedì 2 marzo 2023 (33 km)
Solita colazione alle 7,30, ormai abbiamo l’orario fisso. Alle 8,45, in netto anticipo sull’apertura che è alle 9, siamo al teleferico per salire al Monte. Biglietto caruccio. Facciamo solo andata, 12.50 euro a testa. Se facessimo andata e ritorno sarebbe 18 e ci si potrebbe combinare il biglietto per la teleferica del Jardin Botanico con ingresso compreso. Noi però siamo decisi a fare l’esperienza dei cesti per cui facciamo solo andata. Il tragitto nella cabina sospesa è vertiginoso e molto lento. Ci vuole circa mezz’ora. All’arrivo scopriamo che per la teleferica che porta al giardino c’è una discreta passeggiata tutta in discesa (quindi poi sarà in salita al ritorno). Biglietto 12,65 a testa andata e ritorno e poi 7,50 a testa l’ingresso al giardino. Questa seconda teleferica invece di viaggiare sulle case viaggia dentro un verde e scosceso vallone. E comunque è bella vertiginosa pure lei! Caffettino nel bar all’arrivo con terrazzo con mega vista su Funchal e poi scendiamo ancora all’ingresso del giardino.
Il Jardin Botanico è tutto rigorosamente in discesa (che poi per tornare sarà salita!). Giriamo parecchio, arriviamo a vedere l’unica parte piana che ha un decoro bicolore che è in tutte le rappresentazioni di Funchal, poi la zona delle piante tropicali e vari ambienti di diversa natura. Non tutte le piante hanno il cartello e nel complesso non ci entusiasma, Risaliamo faticosamente fino a riprendere la teleferica, poi da lì risaliamo ancora fino alla chiesa del Monte dove ci facciamo la scalinata coi suoi 68 gradini per entrare. Bella e soprattutto di richiamo la tomba di Carlo I d’Asburgo tristemente morto qui. Vicino alla chiesa c’è un altro giardino ma non ne abbiamo più voglia. Proprio alla base della gradinata della chiesa partono i famosi cesti. Paghiamo 30 euro per due persone e ci mettiamo in coda. La coda va a scaglioni. I cesti sono tanti con due guidatori a cesto. Partono uno dietro l’altro tutti praticamente in fila. Poi bisogna aspettare che tornino su e che un camioncino riporti su le slitte di vimini! Comunque in breve tempo arriva il nostro turno.
La discesa è ripidissima e velocissima e mi fa un po’ paura. Per frenare si intraversa e sembra di andare contro il muro e due chilometri sono lunghini! All’arrivo è pronta una bella foto ben presentata per 10 Euro, vuoi non prenderla? Però è proprio divertente (come disse Hemingwai). E sempre all’arrivo ci sono i taxi che sempre per 10 Euro ti portano in piazza del Municipio. La piazza è bellissima! Saliamo a piedi verso la libreria Esperança book shop. Breve stop alla cantina d’Oliveiras dove ci fanno degustare gratuitamente ben tre diversi vini. Usufruiamo anche del bagno e vergognandoci un po’ usciamo e andiamo alla libreria. La guida dice che è la più grande del mondo. Non so se sia vero, di certo la più strampalata che abbia mai visto. Sia per l’ingresso, una porticina insignificante, che per la location, tre piani di stanze e corridoi di un vecchio palazzo, un labirinto, sia perché tutti i libri sono esposti singolarmente appesi con graffette a dei gancetti in enormi scaffalature, sulle pareti fino al soffitto, lungo le scale, ovunque, con un effetto veramente incredibile. Moltissimi sono usati, praticamente tutti in portoghese e organizzati per argomenti. Troppo forte. Usciamo storditi. A fianco c’è un negozio rinomato di artesania ma siamo esausti dai libri e lasciamo perdere.
Urge una Poncha. Un grazioso bar all’aperto in una strada pedonale molto animata ovviamente in discesa. Il ragazzo ce la frulla in presenza nella brocca con il caralhinho di legno (che ovviamente poi comprerò). Dopo le scarpinate di oggi ci voleva. Però non è ancora finita. Dirigiamo con una ripidissima salita verso il Convento di Santa Clara. Vorremmo vedere la cappella decorata con azulejos dove è sepolto Zarco, ma ahimè è chiusa per restauro. Accanto c’è la Quinta das Cruzes, ex residenza di Zarco. La visitiamo, molto bella, bello anche il giardino con finestra manuelina e bel bar con terrazza panoramica. Riposino e scendiamo decisi a prendere la macchina per andare a Camacha per vedere la famosa lavorazione dei vimini. Così facciamo ma arrivati grande delusione. La fabbrica e annessi sono chiusi, dice una residente da tempo, e tutto ha un’aria smorta e di abbandono. Così, delusi, dirigiamo, in repentina discesa, al vicino Miradouro do Cristo Rei do Garajau. Si parcheggia in alto accanto ad una mini teleferica con cabina unica che porta ad una spiaggia piccola ma attrezzata che vista dall’alto dà le vertigini ma pare molto carina. Dal parcheggio a piedi si raggiunge il Cristo, stile Rio de Janeiro in piccolo, rivolto verso il mare. Dal Cristo parte un sentiero che porta ad una punta in basso. Ne facciamo solo un pezzetto, tutto gradini in discesa, per vedere il Cristo di fronte. Torniamo e ci godiamo, seduti nelle belle panchine del mirador, un paesaggio a dir poco meraviglioso.
Torniamo a Funchal e decidiamo di tornare a cena dalla Santa Maria della prima sera. Due tegami di patelle, enorme fetta di tonno da cuocere in autonomia sulla pietra rovente, spiedini di manzo con l’alloro, bolo de caco e birra fresca. Tutto squisito. Chiudiamo dal re della Poncha con un Nikita (una specie di pina colada locale). Domani purtroppo si deve tornare!
Venerdì 3 marzo 2023 (20 km)
Colazione sempre alle 7,30, chiudiamo valige e facciamo check out. Mettiamo le nostre cose nella macchina nel parcheggio e ci dedichiamo al mercato dos Lavradores. Fuori donne in costume con il classico rigato di Madeira che vendono bellissimi fiori. All’interno ancora fiori e frutta e verdura coloratissime e variate, bancarelle di spezie e di souvenir, tanti bar e piccoli ristoranti. In fondo si scende nella zona pesce. Vediamo finalmente dal vivo, si fa per dire, le famose spatole. Sono inquietanti: occhioni enormi vacui, grandi bocche piene di dentini aguzzi, corpo lungo nerissimo a metà fra una murena e un’anguilla. Gli uomini le lavano, le spellano e, tolto il nero, le carni sono bianchissime e le vendono a tranci. A dire il vero l’ho mangiato tre sere su quattro perché mi è sembrato buonissimo e delicato. Forse avessi visto prima il pesce al naturale l’avrei gradito meno. Poi ci sono un sacco di tonni enormi. Delle patelle (lapas) nessuna traccia. Al ristorante ci hanno detto che tutti le raccolgono personalmente e ci sembra un lavoraccio. In gioventù anche a noi è capitato di raccoglierle al mare per farci il sugo della pasta in campeggio, ma era piuttosto faticoso staccarle riluttanti dallo scoglio. Ci chiediamo quindi come fanno visto che le trovi in tutti i ristoranti senza problemi e che gli scogli nell’isola sono estremamente impervi! Il mistero della patella.
Poi ci facciamo finalmente una bella passeggiata sul lungo mare osservando il veliero tipo Caravella in partenza con gita turistica, la scritta MADEIRA multicolor da cartolina e arriviamo fino al CR7. Poi tristemente, in una bellissima giornata di sole, torniamo alla macchina e via verso l’aeroporto. Riconsegniamo la macchina, passiamo i controlli, un po’ di spese al free shop e pranziamo al Pizza Hut (una botta di nostalgia per l’America). L’aeroporto è molto bello, attrezzato, ben organizzato. C’è anche una bella terrazza da cui ammirare gli aerei in arrivo e partenza sulla famosa pista mozzafiato. Imbarchiamo in orario e a Bergamo riprendiamo la nostra auto e ci sciroppiamo i 300 km per tornare a casa.
Madeira ci è piaciuta tantissimo, ci sono mancate le camminate, per cui bisogna certamente essere allenati e attrezzati, ma questa visione complessiva ci ha dato comunque tante emozioni. Abbiamo anche capito perché da tempo immemorabile la gente, anche anziana, ci viene a svernare. Eterna primavera, buon cibo e atmosfere tranquille. Consigliata.