Folegandros nel cuore
L’atmosfera è unica, invita a rilassarsi e condividere, è facile socializzare la mattina facendo colazione con frutta, yogurt e miele locale scambiandosi informazioni su questa o quella baia per poi disperdersi insieme sui sentieri che portano alle spiagge. Altrettanto facile ritrovarsi a tardo pomeriggio con una bottiglia di ouzo, il liquore all’anice o di retsina, il famoso ed antico vino resinato che tramandano i classici, per una passeggiata, la meta quasi sempre la chiesa della Panaghia che domina l’abitato e poi fino su in cima per un comodo sentiero per guardare tramonti che non invidiano nulla a quelli di Santorini, con tante isole che sembrano sorgere nebbiose dal mare. L’autobus che arriva dal porto ferma a Chora nella piazzetta Belvedere, da un lato il panorama dello strapiombo di 150 metri sul quale il villaggio è costruito, d’altro una stradina che porta attraverso un arco all’interno delle mura fortificate del castrum veneziano che risale al XIII secolo e di cui il villaggio segue la struttura. Ti accoglie un dedalo di vie strette e archi bassi che congiungono le tre piazzette ombreggiate che si susseguono l’una con l’altra, i classici cubi cicladici con balconi dagli infissi coloratissimi di rosso, verde, giallo, vasi e piante di fiori ornano ogni angolo e cortile interno. È un’esplosione di colori, enfatizzati dal bianco delle case e dal blu intenso del cielo, taverne dove fermarsi a prendere fiato, negozietti di souvenir e un paio di piccoli market, qualche concessione agli italiani con le insegne che indicano pizza e pasta e gli odori dei banchetti dei venditori disouvlakia, gli spiedini di agnello e maiale, e gyros, lo spiedo verticale di carne arrosto, odori che ti seguono discreti nei vicoletti mentre consumi rullini di foto ai gatti che dormono al sole. Diventa una necessità sacrificare una giornata di mare per godersi la calma estenuante di Chora oziando sotto gli alberi che ombreggiano le tre piazze accompagnati da qualcosa da bere e un buon libro, dedicarsi a passeggiare tra i sentieri costeggiati da piante selvatiche di cappero, partire in autobus verso l’abitato di Ano Meria fermandosi al piccolo museo del folklore e al forno per comprare pane e biscotti appena sfornati, gironzolare tra gli ovili osservati dagli immancabili asini. Ma alla fine poi è sempre l’idea di mare che forte torna a spingere e farsi sentire. Si viene attirati verso le spiagge da quel mare che vedi da ogni punto dell’isola, che chiama blu e bianco di onde, bello e trasparentissimo nelle spiagge di sabbia bianca o di ghiaino bordate di tamerici. Per i più pigri la possibilità dal porto di raggiungere le baie con barche di pescatori e caicchi che effettuano anche escursioni giornaliere intorno all’isola con visita alle grotte marine di Hrisopilia.
Per gli avventurosi la scelta è tra incamminarsi verso la spiaggia di Katergo, la più vicina a Chora a circa un paio d’ore di cammino, bella e selvaggia, oppure salire sull’autobus che in direzione di AnoMeria si fermerà in corrispondenza dei sentieri e delle stradine che conducono in una mezzora di discesa alle spiagge. Importante fare rifornimento di acqua prima di partire, a parte rocce e tamerici le spiagge di Ampeli e Livadaki, quest’ultima considerata una delle più belle dell’Egeo, non offrono né ripari dal sole nè alcun servizio. Ad Angali vi sono un paio di ottime taverne e la possibilità di trovare qualche stanza in affitto, è più che altro una spiaggia per famiglie e per chi si accontenta. Altri si incamminano per un sentiero a destra della baia che porta alla calette di Fira, mentre risalendo la collina dall’altro lato partendo dalla taverna di Apostolis, si raggiunge in una mezzora la bellissima Agios Nikolaos (nella foto). Un sentiero impervio e duro con una vista sul mare eccezionale che ripaga della fatica, si incrocia sul cammino la minuscola spiaggetta detta del Capitano dove un tale capitano Iannis affitta un cubo cicladico spartano e bellissimo a pochi metri dal mare, con illuminazione a lume di candela e acqua presa da un pozzo con il secchio Un posto estremo, con le onde che si infrangono quasi sulla porta, forse consigliato solo ai solitari. Sormontata dalla chiesetta omonima e dalla piccola taverna Papalagi gestita da due fratelli che preparano un polpo al vino degno di nota, Agios Nikolaos è una lunga spiaggia di ghiaia chiara con un mare color smeraldo, ed è anche l’unico luogo dove il campeggio libero è tollerato. Si vedono apparire colorate da sotto le tamerici dietro la spiaggia le piccole tende di quelli che hanno preferito ignorare il campeggio ufficiale di Livadi, vicino al porto di Karavostassi per arrivare a piedi o con un’imbarcazione qui nella pace più assoluta. Il ritorno è sempre pesante nel tardo pomeriggio, bruciati dal sole e anelanti una doccia per lavare via il sale, qualche contadino intraprendente assicura la risalita dalle spiagge verso la strada e la fermata dell’autobus a dorso d’asino, qualcuno preferisce continuare a piedi , altri scelgono di approfittare delle barche delle escursioni che toccano ogni spiaggia. Per qualche soldo, se c’è posto, ci si assicura un più piacevole e rilassante ritorno a casa, lasciando la mente vagare e gli occhi riempirsi di ricordi, magari già scegliendo con calma quale spiaggia visitare l’indomani e come unico pensiero, l’unica preoccupazione, quella di decidere in quale delle piazzette andare a mangiare. E allora si ripetono i riti dell’aperitivo in piazzetta, della birra prima della cena, della passeggiata fino alla Panaghia dove ascoltare e suggerire itinerari diversi e le storie di chi ha voglia di raccontarsi mentre in basso si accendono le prime luci di Chora e lontane sul mare le altre Cicladi iniziano a agitarsi di vita. A Folegandros la giornata va spegnendosi poco a poco, domani è un altro giorno, un altro sogno diverso.