Fly & drive nella natura del Sudafrica
Preparazione viaggio
Dopo aver progettato il viaggio in Myanmar per i nostri 30 anni di matrimonio, una coppia di carissimi amici ci chiede di accompagnarli in Sudafrica, il primo viaggio “lungo” che effettuano e… perché no! Scelta delle date e del periodo, contatto il tour operator Territori Africa con i quali ho avuto un’ottima esperienza in Tanzania e mi faccio inviare i loro programmi dai quali scegliamo la proposta Fly & Drive di 16 giorni (meno male che volevamo fare solo 10 giorni) e così… si parte.
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Diario di viaggio
27 e 28 dicembre
Partenza da Milano Malpensa in tarda serata con volo Emirates, scalo frettoloso a Dubai dovuto alla nebbia che ci ha costretti a girare in tondo per ca. 1 e mezza sopra l’aeroporto (in compagnia di altri aerei) e arrivo a Cape Town nel tardo pomeriggio di mercoledì. Malgrado il trasbordo veloce da un aereo all’altro, questa volta riceviamo tutti i bagagli. Ho avvisato Elena e Enzo che ci troviamo in Africa e che dobbiamo adattarci ai loro ritmi come già successo in Kenya e Tanzania: “pole pole, no haraka haraka” (piano piano, no veloce veloce). Con questo punto di partenza inizia la nostra avventura.
Cambio di valuta in aeroporto e incontro con Diana, la nostra corrispondente in loco che ci scorta all’Europcar per ritirare l’auto e ci consegna le carte e l’itinerario scelto. Ci consiglia sulle visite e sulle strade da percorrere e dopo un affettuoso saluto, prendiamo possesso di un SUV Mitsubishi. Claudio, autista designato, effettua dei giri in parcheggio per cominciare ad abituarsi alla guida a sinistra, impostato il navigatore, lasciamo l’aeroporto in direzione del City Lodge V&A Waterfront dove ci accolgono personale cordiale e due camere ampie confortevoli. Cena in albergo, con programma per il giorno dopo e buona notte.
29 dicembre
Dopo un abbondante colazione, su consiglio di Diana, decidiamo di affidarci al bus Hip on/Hip off per visitare Cape Town. Acquistiamo anche i biglietti per la salita alle Table Mountains ma arrivati alla partenza della teleferica, l’attesa è di ca 3 ore. Restiamo in coda per 20 minuti ma la situazione rimane caotica e il sole è forte. Rinunciamo alla salita per poter sfruttare la giornata alla scoperta di Cittâ del Capo e riprendiamo il bus.
Città del Capo è la capitale legislativa del Sudafrica e la terza città più popolosa del Paese. Storicamente, Città del Capo fu il primo insediamento europeo del Sudafrica; dallo storico sbarco dei primi coloni olandesi al primo discorso di Nelson Mandela dell’era post-apartheid, ha lasciato qui tracce culturali e architettoniche. Gli antichi edifici in stile Cape Dutch coesistono con moderni grattacieli.
Il centro della città, si trova in una depressione in mezzo a numerosi rilievi (viene chiamato “catino”), tra cui il più noto e caratteristico è il Tafelberg (Table Mountain, “Montagna-tavolo”), che con la sua sommità pianeggiante sovrasta la città. Oltre alle Table Mountains, il territorio cittadino include altre cime: Lion’s Head (“testa di leone”), Devil’s Peak (“picco del diavolo”), Twelve Apostles (“dodici apostoli”) e Signal Hill (“collina del segnale”). Città del Capo si affaccia sull’Oceano Atlantico a nord-est, sulla Table Bay, in cui si trova l’isola di Robben Island. “isola delle foche”, con riferimento alla popolazione di otarie che si trovava sull’isola quando vi giunsero i primi europei. L’isola è stata dichiarata nel 1999 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.
Con il bus arriviamo alla spiaggia di Camps Bay, una delle più note, circondata da ristoranti di tendenza e molto amata da turisti e locali. Scendiamo alla fermata successiva e procediamo a piedi sulla spiaggia con un primo assaggio delle acque “fredde” dell’atlantico. Diverse sono le persone in spiaggia ma poche in acqua. La fame comincia a farsi sentire e troviamo un ristorante dove consumare un primo abbondante pasto (scopriamo in seguito che le porzioni sono sempre molto abbondanti) e rifocillati riprendiamo la nostra passeggiata marittima fino alla fermata del bus che ci riaccompagna verso il centro e la successiva linea all’interno del catino. Scendiamo a Green Square dove troviamo un mercato locale e dopo aver girovagato per le bancarelle è d’obbligo una sosta bar con piccolo aperitivo. Controllando la cartina, non ci troviamo troppo lontano dal nostro hotel che raggiungiamo a piedi attraversando il ponte sul porto. In hotel chiediamo consiglio per la cena e veniamo indirizzati sul Waterfront al Baltazar (ottima scelta). La sera il Waterfront si anima di persone per la serata, visto il periodo, troviamo pure un gigantesco albero di Natale con numerosi luci e un centro commerciale addobbato per l’occasione. Discutiamo il programma del giorno seguente (visita della Penisola del Capo) e decidiamo di partire presto, magari si evitano troppo code alle attrazioni. Dopo cena passeggiata sul Waterfront.
30 dicembre
Destinazione la Penisola del Capo e Capo di Buona Speranza. Partiamo di buon mattino e costeggiando il mare con un tragitto relativamente breve arriviamo a Hout Bay. Il molo pullula di attività, sia legate alla pesca che al turismo: diversi venditori di souvenir, per lo più in legno, a stoffe e perline, fino ad arrivare a uova di struzzo intagliate e dipinte. Siamo fortunati, al nostro arrivo non ci sono ancora molti turisti e nel giro di 10 minuti parte una barca che in una ventina di minuti, raggiunge una cospicua colonia di foche, dietro la baia, in un punto irraggiungibile via terra per via degli alti e scoscesi picchi sul mare. Foto di rito e rientro al molo dove la coda per imbarcarsi è diventata più lunga, scendiamo a terra e girovaghiamo per le bancarelle, assistendo pure all’esibizione di una foca. Passeggiamo sulla riva del mare e riprendiamo la nostra auto con direzione Cape Point. Costeggiamo sempre il mare e ci fermiamo diverse volte per ammirarne il paesaggio e poi finalmente ci ritroviamo in colonna con altri veicoli per entrare nella riserva naturale del Capo di Buona Speranza. Tradizionalmente, ma erroneamente, viene considerato come il punto più a sud del continente africano e come punto di separazione tra l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano; in realtà, entrambi i primati spettano a capo Agulhas. La colonna di auto è dovuto al fermo per pagare il biglietto di entrata alla riserva, una volta svolta questa incombenza troviamo un parcheggio e con bus navetta veniamo trasportati alle pendici di Cape Point dove parte una funicolare per arrivare in cima. Prima però decidiamo di concederci il pranzo al ristorante del luogo e riusciamo pure ad avere un tavolo sul mare. A pranzo concluso saliamo a Cape Point per ammirarne il panorama soprattutto sul Capo di Buona Speranza: un vero spettacolo che ci gustiamo in scioltezza e senza fretta. Lungo la Penisola del Capo, non lontano da Capo di Buona Speranza ed all’interno del Parco Nazionale di Table Mountain, trova casa il simpatico Pinguino Africano e la colonia di pinguini africani che vive sulla spiaggia di Boulders Beach, è la nostra prossima meta. Piano piano ritorniamo verso Città del Capo sempre ammirando il panorama che incontriamo, la giornata è stata piena ed intensa e ci concediamo un’ottima cena al Baia, con passeggiata finale, sempre sul Waterfront.
31 dicembre
Lasciamo Città del Capo. Tappa di trasferimento attraverso la regione dei vini del Capo e tra le montagne della Hex River Valley. Percorriamo la Route 62, attraversando numerosi vigneti con sosta per ammirarne il paesaggio e sgranchirci le gambe. Ci fermiamo per un buon pranzo al Country Pumpkin in Barrydale dove acquistiamo anche dello zenzero a spicchi che purtroppo non riusciamo più a trovare altrove. Raggiungiamo Oudtshoorn, con le sue fattorie di struzzi e la nostra accogliente e simpatica Guesthous, Hlangana Lodge con ampie camere situate direttamente sul giardino, dove registriamo il nostro video di auguri per il nuovo anno. Drink di benvenuto e consiglio per la cena dell’ultimo giorno dell’anno al Jaminas’Restaurant. Ottima cena e scelta quasi obbligata di filetto di struzzo (non me ne vogliano i vegetariani). Elena si è portata un piccola bottiglia di spumante e due panettoncini e al rientro al Lodge ci accomodiamo in giardino in attesa delle 24.00 per brindare al nuovo anno e poi a nanna perché il nostro viaggio non si ferma qui.
1 gennaio
BUON ANNO! Ci assicuriamo che le attrazioni che vogliamo visitare siano aperte e dopo un’ottima colazione a buffet e aver ricevuto due bottiglie di spumante, raggiungiamo il Cango Wildlife Ranch (siamo fra i primi visitatori) e acquistiamo il biglietto per la visita incluso “l’incontro ravvicinato ” con un animale a scelta fra quelli proposti. Io e Elena optiamo per i ghepardi adulti, Claudio e Enzo per i cuccioli. Questo ranch attivo da ca. 30 anni ospita oltre 90 specie diverse di animali e 100 dipendenti a tempo pieno. Una visita guidata ci conduce attraverso i diversi spazi e le specie presenti, serpenti, lemuri, coccodrilli, uccelli e i diversi felini (leoni, tigri, leopardo e ghepardi). In particolare questa struttura si occupa della “Cheetha Fondation Preservation” a favore dei ghepardi, fondazione che promuove e finanzia la conservazione del ghepardo e di altre specie minacciate attraverso l’allevamento in cattività, la ricerca e la sensibilizzazione del pubblico. Entriamo discretamente nello spazio riservato ai ghepardi che ci aspettano sdraiati dopo aver pranzato in precedenza, cominciamo ad accarezzarli e… fanno le fusa!! Al termine della nostra visita al ranch, controlliamo la mappa stradale, impostiamo il navigatore verso le Cango Caves. A 29 chilometri da Oudtshoorn, nella Valle di Cango, si trovano le spettacolari Cango Caves, appunto. Sono delle belle grotte di stalattiti con ampie camere e imponenti formazioni rocciose, una vera meraviglia. Visita guidata e poi sosta pranzo prima di proseguire verso Knysna. Raggiungiamo il Knysna Hollow Country Estate nel tardo pomeriggio, check-in e dopo una veloce doccia tappa al Waterfront di Knysna. Girovaghiamo per i negozietti presenti e poi assistiamo al tramonto sulla laguna. Cerchiamo un ristorante dove cenare, alcuni sono chiusi (forse perché si tratta del primo giorno dell’anno) altri tutti prenotati. Vogliamo evitare gli hamburger e con pazienza aspettiamo che si liberi un tavolo in uno dei ristoranti aperti. Dopo 45 minuti ci siamo, scegliamo cosa mangiare e aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo….. Dopo 1 ora e mezza di attesa passata fra chiacchiere ci accorgiamo che la maggior parte degli avventori sedutisi dopo di noi stanno già cenando! Chiediamo spiegazioni e la cameriera scusandosi ci spiega che le nostre ordinazioni sono finite sotto le altre! Pazienza, siamo in vacanza! Terminata la cena torniamo al nostro alloggio e apriamo una delle bottiglie di spumante e con un muffin rubato alla colazione,brindiamo ancora al nuovo anno e al nostro viaggio.
2 dicembre
Buona colazione, bagagli pronti, check-out e di nuovo in viaggio, prima tappa la cittadina marittima di Plettenberg Bay, dove la figlia di un’amica lavora presso un bar-ristorante del posto “Amici Miei” gestito da un’ ex assistente di cura di una casa anziani ticinese che ha deciso di trasferirsi in Sudafrica. Prima però, ci fermiamo a passeggiare su una lunga spiaggia bianca, la giornata è nuvolosa e le onde si infrangono sugli scogli. Torniamo verso il centro cittadino, un abbraccio a Stefania e un caffè e poi visita dapprima al MonkeyLand, il primo “santuario” al mondo con diverse specie di primati in un ambiente libero. La guida ci spiega che gli animali presenti cono stati recuperati da circhi, zoo e pure da privati. Tutti i primati sono qui a causa delle loro peculiarità, disabilità e/o vecchiaia. Alcuni hanno la vista scarsa, altri hanno avuto arti amputati e alcuni sono solo vecchi e scontrosi. Terminata la vista al Monkeyland passiamo al vicino Bird’s Eden, una cupola di due ettari (la più grande al mondo) che si estende su una gola di foresta indigena. La decisione di sviluppare Birds of Eden nasce dalla necessità di creare un ambiente sicuro in cui rilasciare una grande collezione di uccelli africani. L’interesse di Claudio e Enzo è talmente grande che si “dimenticano” delle mogli, riusciamo ad uscire dall’apprezzata visita al Bird’s Eden verso le 14.30 con tanta fame. Ci mettiamo in viaggio e ci fermiamo al primo posto di ristoro che troviamo attraverso la Tsitiskamma Forest. E’ piccolo e quindi dobbiamo attendere almeno 45 minuti prima di essere serviti, ma l’attesa ci premia, cibo ottimo e ben presentato. Si riparte in direzione di Porth Elizabeth, arriviamo con la pioggia al Paxton Hotel, dove, dopo una calda doccia, un attimo di relax e il check-in online del nostro aereo verso Durban, ci facciamo consigliare per la cena, La cordialità delle persone è sempre tanta e anche in questa occasione il portiere ci accompagna con l’ombrello fino al vicino ristorante dove approfittiamo ancora di una cena a base di pesce.
3 gennaio
Ottima colazione a buffet e dopo il check-out, rifornimento benzina, consegna auto e deposito bagagli in attesa del volo per Durban previsto per le 13.15 ma a causa di un problema tecnico spostato alle 18.30 (si spera!). Nel frattempo 2 voli sono stati cancellati, speriamo che il nostro parte. A conclusione di 8 ore passate in aeroporto finalmente alle 18.00 si apre l’imbarco con un grande applauso da parte dei viaggiatori. Arriviamo alle 20.00 a Durban, ritiro dell’auto, programmiamo il navigatore per St Lucia e sotto la pioggia battente e al buio (i lampioni sulla strada/autostrada sono scarsi/nulli). Anche la stanchezza si fa sentire e per far compagnia al nostro autista ci mettiamo a cantare ed evitare di addormentarci. Arriviamo a St Lucia verso le 24.00 e dobbiamo ancora superare la difficoltà di rintracciare il nostro Lodge. Elephant Lake Inn che troviamo in primo momento ma la guardia di sicurezza ci dice che siamo nel posto sbagliato. Altro giro di St. Lucia e poi torniamo allo stesso Lodge sempre più convinti che si tratti del nostro, alla reception non c’è nessuno ma la guardia di sicurezza dopo averci finalmente accolto, chiama un numero e la receptionist si presenta e ci consegna le chiavi delle nostre camere.
4 gennaio
Piove! Discreta colazione a buffet e dopo una chiacchierata con una signora italiana che lavora per il lodge, prenotiamo una gita in barca nell’estuario dove avvistiamo numerosi ippopotami, qualche coccodrillo e uccelli. Al termine della gita, ci dirigiamo verso Hluhluwe e Protea Hotel Hluhluwe & Safaris. Pranzo veloce (quanto i nostri ospiti ce lo permettono) e via per il primo safari nel parco Hluhluwe-Umfolozi. Siamo fortunati, incontriamo subito 4 fra i Big Five: rinoceronti, bufali, elefanti e leoni, oltre a qualche impala e giraffa. La giornata si conclude con un’ottima cena a buffet a seguire spettacolo di danze zulu.
5 gennaio
Ottima colazione a buffet e partenza per Il Regno dello Swaziland che confina con il Sudafrica a nord, ad ovest e a sud e con il Mozambico a est. Il paese è molto piccolo, letteralmente significa “terra degli Swazi” dalla principale etnia del paese e non ha sbocco sul mare, fattore che contribuisce a renderlo uno dei paesi con il più basso livello di sviluppo economico, anche se ha un reddito pro capite superiore alla media africana Attraversiamo la Ezulwini Valley situata fra le città di Manzini e Mbabane, e arrivo al Mantenga Lodge. In attesa di ricevere le nostre camere, pranzo in terrazza con vista sulla meravigliosa vegetazione e sulla valle. Prenotiamo anche per la cena e dopo aver deposto i bagagli nelle ampie e semplici stanze del Lodge, riprendiamo la strada per visitare alcuni negozietti di artigianato del luogo con acquisto di qualche souvenir. Chiediamo indicazioni per arrivare alla fabbrica di candele ma ci perdiamo ben 2 volte e finalmente raggiungiamo la meta ma abbiamo a disposizione solo 30 minuti prima della chiusura prevista per le 17.00. Riusciamo ad acquistare qualche altro ricordo, purtroppo però non abbiamo la possibilità di visitare i negozietti vicini. Rientro al Lodge, doccia, relax e appuntamento per cena sulla terrazza quasi a lume di candela. Anche qui ottimo cibo.
6 gennaio
Buona colazione a buffet e di nuovo in auto per la prossima tappa, rientro in Sudafrica verso il Krüger Park che raggiungiamo senza problemi. Dopo aver espletato le formalità di entrata e impostato il navigatore con le coordinate del nostro rest camp, iniziamo il nostro primo safari nel parco con i primi incontri: giraffe, zebre, uccelli vari, diki-diki, un gruppo di bufali e piano piano arriviamo al Lower Sable Rest Camp, effettuiamo il check-in ma i bungalow sono disponibili solo dopo le 14.00, ne approfittiamo per riservare un safari con ranger al tramonto, per visitare il negozio della struttura e il ristorante (scopriamo che si tratta di una catena di ristorazione che ritroviamo anche nel successivo rest camp), con tavolo sulla terrazza e vista sul vicino fiume dove ammiriamo qualche ippopotamo. Dopo pranzo ci vengono consegnate le chiavi e la cartina per raggiungere le nostre “casette”, scarichiamo i bagagli e effettuiamo un secondo safari in autonomia prima di effettuare quello con un ranger donna con il quale riusciamo a scovare un leone maschio con compagna oltre a elefanti, zebre, knu, coccodrilli in acqua, giraffe. Rientro al campo, cena e decisione di uscire per un primo safari il giorno seguente alle 06.00.
7 gennaio
Tuoni e pioggia per tutta la notte! E continua a piovere! Non ci scoraggiamo e come previsto usciamo alla ricerca di animali. L’acqua del laghetto vicino al nostro campo è arrivata alla strada. Scegliamo il percorso che ci porta oltre il basso ponte quasi invaso dall’acqua. Il giro dua due ore e alla fine del circuito scelto, troviamo dei rami a bloccare l’uscita della pista. Che si fa? Se la pista è bloccata qui lo è anche all’inizio quindi con cautela e attenzione spostiamo leggermente il “blocco” per permettere all’auto di passare, riattraversiamo il ponticello che sta per essere sommerso e rientriamo al campo per colazione e ci accorgiamo che il ponte percorso è chiuso. Cartina alla mano decidiamo per un nuovo tragitto per raggiungere il Satara Rest Camp. Durante il check-out chiediamo alla reception informazioni in merito e ci viene detto che il ponte sarà riaperto entro un’ora. Aspettiamo ma sembra la situazione non migliori allora decidiamo per il tragitto alternativo nella speranza di trovare un ponte più da superare. La pioggia si è fermata e rimangono le nuvole a farci compagnia ma in questo modo gli animali dovrebbero essere più visibili e non nascosti al riparo del sole. Infatti di incontri ravvicinati ne abbiamo diversi soprattutto con elefanti. Ormai siamo in viaggio da più di un’ora e troviamo un fila di auto ferme davanti la nostra: o ci sono animali particolari da vedere o ci sono impedimenti nel continuare. Prevale la seconda ipotesi: un avallamento del terreno è invaso dall’acqua e non permetter di guadare il tratto. Decidiamo di attendere, da qualche parte dobbiamo passare per arrivare al Satara. Per fortuna non piove e sembra che le acque si stiamo ritirando. Dopo ca 45 minuti qualche auto prova l’attraversamento, e piano piano le più “alte” riescono a passare. Ci prova anche una con un carretto e visto il successo decidiamo di tentare anche noi. L’acqua scende veloce sull’avvallamento ma il nostro autista Claudio, con decisione ci porta dall’altra parte mentre e possiamo così proseguire la nostra esplorazione. Altre piste, altri animali anche i dispettosi e pericolosi babbuini. Il nostro girovagare viene premiato dalla visione di leonesse al pranzo. Ne riusciamo a contare 7 e restiamo ad ammirarle per più di mezz’ora. Nel tardo pomeriggio arriviamo al Satara Rest Camp, check-in e di nuovo in auto per un altro giro e per un incontro con un gruppo di iene che ci fa rientrare dopo la chiusura del cancello e monito da parte della guardia (a giusta ragione). Cena e programma del giorno dopo
8 gennaio
Usciamo ancora verso le 06.00 con la speranza di trovare il leopardo, dalla cartina esposta alla reception sappiamo che si trova in zona. Purtroppo però non siamo fortunati anche se animali ne troviamo comunque, ci manca anche il coccodrillo che abbiamo ammirato solo in acqua ma lo vorremmo vedere anche all’asciutto. Dopo due ore, rientro al campo, super colazione con una maxi fetta di torta e muffin giganti, check-out e decidiamo di rimanere nel parco almeno per tutta la mattinata. Veniamo premiati: un giovane leone maschio ha appena ucciso un bufalo che si appresta a diventare il suo cibo si trova a breve distanza dalla pista che stiamo percorrendo. Uno spettacolo che assistiamo per quasi un’ora durante la quale si avvicinano un gruppo di avvoltoio e di iene. Ormai è pomeriggio, prima di uscire definitivamente dal parco, compriamo dei panini e diamo l’addio/arrivederci al parco per proseguire il nostro viaggio verso Hazyview e l’Hippo Hollow Country Estate, un incantevole e accogliente hotel situato a bordo fiume dove presumibilmente si trovano anche degli ippopotami e dei coccodrilli ma che non siamo riusciti a vedere. Check-in e merenda al bar. Ritroviamo internet e veloci messaggi a chi ci aspetta in Svizzera per rassicurare che ci siamo ancora.
9 gennaio
Ottima colazione a buffet e partenza per la Panorama Route, peccato per la nebbia che in alcuni punti non ci permette di ammirare al meglio il panorama ma riusciamo comunque a contemplare il Blyde River Canyon, il 3° Canyon più grande al mondo e alcuni punti con cascate con passeggiata nei dintorni. Arriviamo a Graskop e ci fermiamo a gustare i pancakes (salati e dolci) dell’Harrie’s pancakes, varamenti ottimi. Al termine girovaghiamo per la cittadina ma soprattutto nei negozi di souvernirs e artigianato locale. Continuiamo la nostra gita attraverso i paesi vicini fino al ritorno a Hazyview. Ultima cena in terra Sudafricana, domani si riprende l’aereo per il rientro a casa!
10/11 gennaio
Tappa di trasferimento verso l’aeroporto di Johannesburg, con soste “tecniche” durante il percorso. Consegna dell’auto e spendiamo i rand rimasti nei negozi dell’aeroporto prima di imbarcarci sul volo Emirates per Dubai e poi proseguire per Milano Malpensa dove atterriamo in orario e al freddo!
La nostra vacanza ê terminata ma tante emozioni e ricordi nel cuore