Florida per famiglie
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4 marzo 2014: Trapani – Florida City
Ramada Hotel Florida City (Booking $ 123,17 colazione inclusa)
Inizia un’altra avventura oltreoceano per la nostra famiglia. Partiamo da Trapani alle 4:45 per poter prendere il volo da Palermo per Roma delle 7:10. I posti sui voli sono prenotati, tutto fila liscio, spediamo i bagagli e il passeggino, a Roma prendiamo il volo per Miami che atterrerà con un’ora di ritardo… Ma il volo va benissimo, la cucciola passa le ore a mangiucchiare, guardare i cartoni sull’ipad, e poi un paio di volte Monsters sull’intrattenimento dell’aereo. Insomma, una figlia esemplare, senza capricci o scenate, una meraviglia. Atterrati a Miami ritiriamo i bagagli e prendiamo il trenino che porta agli autonoleggi. La Budget ci assegna una Chrysler 200, che non è una macchina piccola, ma coi bagagli e il passeggino ci stiamo un po’ strettini. Il seggiolino per l’auto lo avevamo portato in un borsone come bagaglio in stiva, risparmiando così un centinaio di Euro sul noleggio. Usciamo dall’aeroporto che sono già le 18, e speravamo di riuscire ad arrivare a Florida City, dove abbiamo prenotato l’albergo per la prima notte, in circa 40 minuti. Purtroppo c’è un traffico infernale, ci mettiamo quasi due ore. Il Ramada Hotel Florida City è un classico motel all’incrocio di due arterie principali, senza infamia e senza lode, ma dobbiamo starci solo per la notte e va bene così. Ceniamo in un Denny’s vicino al motel ($ 27) mentre Ginevra, sul passeggino, è già nel mondo dei sogni. Purtroppo ci accorgiamo che l’auto fa un rumore che non è normale, così prevediamo per l’indomani di cercare un’agenzia della Budget per risolvere il problema.
5 marzo: isole Keys
El Patio Motel Key West (Booking €193 pagati in anticipo, senza colazione)
Ci svegliamo presto grazie al fuso orario, facciamo una discreta colazione al motel e poi si parte per le isole Keys. Tentiamo di risolvere il problema della macchina fermandoci ad un paio di agenzie Budget lungo la strada, ma nessuno ha macchine simili per potercela sostituire. Il tempo è abbastanza buono, con qualche nuvola e un paio di acquazzoni nella prima parte del tragitto, ma sulle isole migliora e c’è una fantastica temperatura di 26 gradi (altro che i maglioncini che abbiamo in valigia, qui è proprio estate!). Facciamo una prima sosta al John Pennekamp State Park, dove riusciamo a salire sulla barca dal fondo di vetro che parte alle 9:15. Ci aspetta una traversata di 45 minuti dalle mangrovie della costa alla barriera corallina che fa parte del parco protetto. Dal fondo della barca per più di mezz’ora riusciamo a scorgere coralli, spugne, pesci tropicali, ed eccezionalmente una bellissima razza e uno squalo la cui vista strappa a tutti noi dei gridolini di sorpresa e meraviglia. Certo il rollio della barca mette a dura prova il nostro stomaco, ma è un’esperienza comunque interessante, e il giro in barca all’aria aperta, a maniche corte, venendo noi da un inverno particolarmente piovoso e umido a casa nostra, ci ritempra.
Tornati sulla terraferma (si fa per dire, siamo alle Keys!), facciamo un giro al negozio di souvenir, compriamo dei panini e ci avviamo verso un breve trail nella fitta vegetazione, per poi fermarci in un’area da picnic a pranzare. Improvvisamente inizia a piovere, e così siamo costretti a tornare in macchina e proseguire lungo il nostro tragitto verso sud. Il tempo è variabile, ma il panorama è stupendo, con queste isolette sparse in un mare piatto e cristallino. E la strada che procede sulla terra, poi sulle paludi, poi sul mare… Davvero impressionante, Fede continua a fermarsi per scattare fotografie, e nel frattempo Ginevra schiaccia il pisolino pomeridiano. La seconda sosta è al Bahia Honda State Park, dove dicono esserci la spiaggia forse più bella degli USA. Non siamo attrezzati per la spiaggia, ma tolte le scarpe da ginnastica, e i pantaloni a Ginevra, si va in spiaggia convinti di rimanere folgorati dal panorama. In realtà la marea è alta e copre quasi completamente la spiaggia, i due metri rimasti fuori dall’acqua sono ricoperti di alghe, e riusciamo solo a fare una passeggiata con l’acqua alle ginocchia e fotografare Ginevra in mutandine che guarda con timore le alghe che le sfiorano le gambe. Niente castelli di sabbia dunque, anche perché sul bagnasciuga veniamo assaliti da un gran numero di non ben identificati moscerini…
Dall’altra parte dell’isoletta c’è una piccola baia proprio di fronte al vecchio 7-mille bridge ormai in disuso, ma non possiamo soffermarci più di tanto perché abbiamo fretta di raggiungere Key West per ammirare il famoso tramonto da lì. Rischiamo per il traffico di non arrivare in tempo… A Mallory Square, il luogo di ritrovo per applaudire al tramonto, c’è un parcheggio a pagamento, e lasciamo la macchina fuori dagli stalli, da bravi italiani, pur di non perderci lo spettacolo… C’è davvero una folla variopinta, artisti di strada, chiaroveggenti, hippies di ogni tipo, l’atmosfera è davvero rilassata e vacanziera. Il tramonto è un po’ rovinato da qualche nuvola, ma ha il suo fascino perché il luogo ha un suo fascino, al di là della effettiva bellezza del paesaggio (abbiamo tramonti meravigliosi anche in Sicilia). Ceniamo poi in un vivace ristorante cubano proprio vicino Mallory Square (El meson de Pepe$ 62), dove ci ritroviamo seduti vicino ad una coppia di Italiani… Non ci aspettavamo di incontrarne così tanti in Florida… Cibo ottimo, ambiente allegro, temperatura meravigliosamente tiepida… Insomma bella serata!
Dopo un breve giro a piedi, andiamo a prendere la camera che avevamo prenotato in anticipo ad un prezzo spropositato e quasi inaccettabile, ma che per Key West è la norma. Non avevamo scelta se volevamo goderci con calma Key West. Come prevedevo, il posto è davvero spartano, la camera è molto grande e tutto sommato pulita, ma datata, e uno dei due letti queen size ha il materasso completamente sfondato. In più si sentono tutti i rumori delle camere vicine come se non ci fossero pareti. Ci dobbiamo accontentare, è stato già difficilissimo trovare questa sistemazione, era tutto pieno, e dove non lo era, non accettavano bambini o ospitavano solo gay…. Strano posto Key West!
6 Marzo Key West
La Quinta Inn & Suites Miami Airport West ($ 197,75 colazione inclusa)
Ci svegliamo nella nostra rumorosa camera ed entriamo al bagno a turno perché è talmente piccolo che più di uno alla volta non si può entrare! Per colazione andiamo in un grazioso caffè che avevo adocchiato ieri sera, e ci gustiamo caffè, latte e cornetti ad un tavolo nel patio, godendoci ancora una volta quell’atmosfera rilassata tipica di questo posto lontano dallo stress della vita quotidiana. Dopo il check out al motel, andiamo a fare un po’ di foto al Southernmost point, il monumento che indica il punto più a sud degli Stati Uniti. Poi parcheggiamo l’auto in una strada laterale e ci incamminiamo verso la casa di Hemingway , prima tappa della giornata. È una bellissima casa coloniale con un grande giardino rigoglioso dove, per la gioia di Ginevra, si aggirano indisturbati i discendenti dei gatti dello scrittore.
Dopo la visita, proseguiamo il giro percorrendo la centrale Duvall Street, piena di negozi colorati e gallerie d’arte, e soprattutto di gente di ogni tipo. Torniamo a Mallory Square, e dopo aver acquistato qualche souvenir, ci fermiamo per il caldo ad un chiosco all’ombra per prendere una limonata e mangiare un hot dog. Ginevra dorme come un ghiro ( non si capisce se è stanca o non ha capito ancora in che fuso orario siamo!). Passeggiamo qualche minuto sul lungomare, ma il cielo si fa improvvisamente nero, così decidiamo di tornare, dopo una breve sosta per fotografare il cartello che segna l’inizio della Interstate 1, letteralmente di corsa, verso l’automobile, appena in tempo per evitare di inzupparci sotto un temporale torrenziale accompagnato da raffiche di vento. Per fortuna la visita era stata completata, ma il pomeriggio sarà lungo e noioso, lungo tutta la strada verso nord pioverà e il cielo sarà grigio, così come il mare che ieri era così azzurro.
All’aeroporto di Key West andiamo di nuovo alla Budget, ma anche lì non hanno macchine, a causa dello Spring Break che comincia proprio questa settimana. Non so se è questo pure il motivo per cui, arrivati a Florida City, dove pensavamo di fermarci per la notte (ottimo punto di partenza per le Everglades previste per domani), non riusciamo a trovare uno straccio di camera, da nessuna parte, e siamo tanto disperati da fermarci sul retro di uno Starbucks per servirci del wifi gratuito e cercare qualcosa su internet. Gli alberghi più vicini sono verso Miami, così nonostante i 50 km di strada, e sono già le 20:30, decidiamo di andarci. Arrivati nella zona, continuiamo ad avere qualche difficoltà, finché non troviamo l’ultima camera disponibile al La Quinta, ad un prezzo decisamente alto, ma non abbiamo alternative e finalmente ci fermiamo. La camera è molto bella e accogliente, l’impiegato alla reception molto simpatico e cortese. Mangiamo una pizza di fronte all’albergo ($ 35,56). Sono le 22 e stavano già chiudendo la cucina, ci siamo solo noi in giro, e d’altro canto, nella profonda periferia, non potevamo certo trovare altro. E naturalmente, Ginevra sta dormendo già da un pezzo!
7 Marzo Miami Airport – Morikami Museum and Japanese Gardens – Delray Beach Quality
Suites Deerfield Beach (Booking $ 101,74 colazione inclusa)
Facciamo un’abbondante colazione nella lobby dell’hotel, e Ginevra si da da fare con uova, pane tostato e Waffles con sciroppo d’acero… Beh, ieri aveva praticamente saltato pranzo e cena! L’inconvenveniente di ieri sera ha stravolto i nostri programmi, ci siamo allontanati dal parco delle Eveglades, e dobbiamo anche andare alla Budget per risolvere il problema della macchina che fa ancora rumore. Ci siamo anche spostati troppo a nord, quindi a questo punto faremo il giro al contrario, e invece di dirigerci verso la costa orientale sul golfo del Messico, decidiamo di farci prima quella orientale sull’Oceano Atlantico. Dobbiamo però a questo punto anticipare la prenotazione a Orlando (risolvo subito sul sito di Booking), e visto che ci siamo, memori delle disavventure di ieri, prenotiamo subito una camera per stasera nella zona di Delray Beach, così la giornata scorrerà più tranquilla e non avremo la fretta di dover trovare qualcosa prima del tramonto. La decisione di anticipare le tre notti a Orlando è dettata anche dalle previsioni meteorologiche, che con precisione ci anticipano acquazzoni proprio in una delle due giornate in cui avevamo previsto la visita dei parchi Disney. In questo modo dovremmo evitare di farci rovinare la vacanza dal brutto tempo… In aeroporto, per la gioia di tutti, ci cambiano la macchina con una Nissan più grande, e finalmente ora i bagagli stanno comodi nel portabagagli.
Un po’ più sereni, partiamo da Miami che sono già le 11 passate, e ci dirigiamo verso Delray Beach, dove, vista la mia passione per il Sol Levante, ho in programma di visitare il Morikami Park. Alle 13 siamo arrivati, mangiamo un sandwich veloce in macchina, ed entriamo. Il museo comprende una ricostruzione di una casa da te giapponese, e una raccolta di stampe, ma il pezzo forte sono i meravigliosi giardini. Per fortuna facciamo in tempo a partecipare al tour guidato dei giardini che comincia alle 13:30, il che mi permette di comprendere ed apprezzare ancora di più i vari stili di giardini giapponesi, e la storia del parco da quando è stato istituito. Il tempo è clemente, e ci permette di goderci la pace e la bellezza del luogo. Anche Ginevra sembra apprezzare, correndo su e giù per i sentieri e creando un po’ di scompiglio nel gruppetto che segue la guida. Interessanti anche la zona dei Bonzai e la piccola esposizione del Giappone visto dai bambini, con una ricostruzione della scuola e di una casa giapponese dei tempi moderni. Dopo il parco, ci dirigiamo verso la cittadina di Delray Beach, dove sul lungomare ammiriamo una serie di bellissime residenze estive dei ricconi americani che lasciano senza fiato. La sensazione che si ha visitando questa zona della Florida è di grande benessere economico e certe volte di sfrontatezza nell’esibirlo.
Passeggiamo lunga la vivace via principale della città, e Fede nota un certo numero di automobili costose. Il culmine è raggiunto quando, dopo aver cenato a base di hamburger alla Park Tavern ($ 68,30, caro rispetto alla media, ma qui è così dappertutto), il bel maritino si ferma ad un angolo di strada e resta ammutolito, con gli occhi sbarrati: ci troviamo al cospetto di una Bugatti che sembra un’astronave! Un tizio vicino a noi ride e commenta che probabilmente costa un milione di dollari, e da lì comincia una chiacchierata col tipo su macchine, viaggi, etc… Andiamo via alla volta di Deerdield Beach, dove abbiamo prenotato l’albergo. Si trova proprio sull’autostrada, ma fatichiamo a trovarlo perché il navigatore ci porta in un vicolo cieco, e sull’hotel non c’è l’insegna col nome giusto. Dopo vari giri, finalmente prendiamo possesso della camera. L’hotel sembra piuttosto trascurato nei dettagli, e il rumore dell’autostrada è molto fastidioso, ma per così poche ore ce lo facciamo piacere.
8 Marzo Palm Beach
International Palms & Resort Cocoa Beach (Booking $ 102,98 senza colazione)
Il motel che sembrava di sera losco e buio, alla luce del mattino, nonostante la trasandatezza, si rivela abitato da coppie di una certa età e famiglie con bambini, alcuni dei quali sguazzano allegramente nella pozza/piscina nel cortile. Anche qui la colazione è abbastanza buona, con l’immancabile macchina per i waffles, ma ci sono pochi tavoli e siamo costretti ad aspettare un po’ prima di poterci sedere. Oggi il programma prevede una tranquilla giornata a Palm Beach, città del lusso sfrenato, delle ville da milioni di dollari, dei negozi super costosi. La giriamo in lungo e in largo in macchina, ammirando le residenze sfarzose, infilandoci nei vicoli per sbirciare nei giardini curatissimi. Non c’è un cespuglio fuori posto, una foglia di troppo, tutto è talmente curato che davvero sembra finto. Verso mezzogiorno lasciamo che anche Ginevra si diverta un po’ portandola in spiaggia, dove bagna i piedini nell’oceano e poi scava grosse buche con paletta e secchiello. Alle 13 decidiamo che è arrivato il momento di dedicarci ad un sano pomeriggio di shopping in un vicino outlet. Pranziamo lì nella Food Court ($ 34) e poi passiamo da un negozio all’altro mentre Ginevra dorme nel suo passeggino. Nel tardo pomeriggio finalmente lasciamo l’outlet e proseguiamo verso nord, avvicinandoci molto alla prossima meta: Cape Canaveral. Stamattina abbiamo prenotato tramite Booking una camera all’International Palms & Resort di Cocoa Beach, e ci arriviamo alle 20:30. È un resort molto grande, stile villaggio turistico, con diverse palazzine, campo da tennis, piscina, ristoranti, proprio fronte oceano. La camera è decente, e la cena al bar vicino alla spiaggia non è male ($ 39). Purtroppo il villaggio è affollato, e gli schiamazzi e le chiacchiere fino a tarda notte sono molto fastidiosi.
9 Marzo Cape Canaveral
Comfort Inn Lake Buena Vista Orlando (Booking $ 318,57, camera con due letti queen size, 3 notti colazione inclusa)
Stamattina facciamo più tardi del previsto, non sapevamo che questa notte sarebbe cambiato l’orario e siamo in ritardo! Facciamo il check out e velocissimamente ci avviamo verso il Kennedy Space Center ($ 148,40 due adulti e una bambina). Facciamo colazione al primo bar del parco con caffè e muffin, poi su consiglio dell’ufficio informazioni, ci mettiamo in fila per il giro con l’autobus che ci porta direttamente nel cuore della stazione spaziale di Cape Canaveral, da dove sono partiti i vari Apollo, e soprattutto l’Apollo 11 che ha portato l’uomo per la prima volta sul suolo lunare. La torre dove vengono costruiti i razzi, le rampe di lancio… La guida ci spiega ogni particolare evidenziando che la base si trova in un parco naturale protetto, dove girano liberi uccelli di varie specie, comprese le meravigliose aquile calve, e numerosi coccodrilli (riusciamo a scorgerne qualcuno nei canali). L’autobus si ferma poi nel centro visitatori, dove dopo un paio di filmati che illustrano la storia della missione Apollo, vediamo finalmente un esemplare vero, e una mostra con pezzetti di suolo lunare e le tute degli astronauti. Ritornati nella zona principale del parco, facciamo un pranzo veloce e andiamo a vedere un interessante film 3D su come gli astronauti partono dalla terra e poi trascorrono settimane sulla base spaziale fuori dall’orbita terrestre. Infine visitiamo la parte che riguarda Atlantis, la missione più recente delle navicelle spaziali che sono state create per essere riutilizzate. Anche lì un filmato spiega, romanzandolo un po’, lo sviluppo del progetto e le difficoltà nel realizzarlo tra gli anni 70 e 80, e poi vediamo anche in questo caso un vero shuttle. Ci divertiamo ai simulatori, ed io faccio anche una simulazione del lancio di uno shuttle, che in realtà non è niente di eccezionale.
La giornata però è una delle più emozionanti del viaggio, è davvero impressionante pensare a quello che è riuscito a fare l’uomo e a dove sia riuscito ad andare. Quando ormai sono usciti quasi tutti, anche noi lasciamo il KSC e partiamo alla volta di Orlando. Arriviamo che è ora di cena, e troviamo facilmente l’albergo prenotato su Booking, che si trova vicino alla zona di Downtown Disney. È abbastanza confortevole, la camera con due letti queen è molto grande e accogliente, e il personale molto cortese. Prima di andare a cena, acquistiamo in albergo i biglietti per i parchi per i due giorni successivi ($ 596 due adulti e una bambina!!),e chiacchieriamo piacevolmente con l’impiegata, che è molto simpatica ed è felice di parlare con noi perché suo marito è siciliano come noi. Scherziamo molto sul fatto che il prezzo dei parchi sia davvero esagerato… Ma siamo qua apposta, almeno una volta nella vita! Ceniamo poi alla vicina IHOP, International House of Pancakes ($ 30) che avevamo conosciuto in un precedente viaggio in California, dove a prezzi modici mangiamo carne, uova e ovviamente pancakes!
10 Marzo: Magic Kingdom Orlando
Mettiamo la sveglia prima dell’alba e andiamo a fare colazione in albergo, dove servono uova, toasts, dolci vari e waffles, di cui Ginevra va matta, e non è la sola. L’hotel offre una navetta per i parchi, ma è probabilmente condivisa con altri hotel, per cui decidiamo, pur di recuperare tutto il tempo possibile, di andare al Magic Kingdom con la nostra macchina e pagare, oltre allo stratosferico prezzo dell’ingresso, anche 15 $ di parcheggio. Entrare in un parco Disney, di queste dimensioni, mette un po’ d’ansia, perché non si è preparati a quello che la giornata ha in serbo. Io avevo letto tanto, avevo cercato di capire quale fosse il modo migliore per non perdersi nessuna delle attrazioni più interessanti, ma nonostante ciò sono arrivata impreparata.
Noi abbiamo deciso di visitare per primo il Magic Kingdom, perché il più adatto ai bimbi più piccoli e con poche attrazioni solo per adulti. Prima di tutto, arrivare al parcheggio non significa che sei arrivato. L’organizzazione è perfetta, tanti addetti ad ogni angolo che indirizzano centinaia di automobili in colonne perfette. Tuttavia, dal parcheggio si fa una fila per prendere un piccolo tram fino alla stazione della metrorail, poi si rifà la fila per salire sulla metrorail, e poi finalmente, dopo una quarantina di minuti, arrivi all’ingresso del parco. Una volta entrati, devi cercare di comprendere come funziona il Fastpass+. È un sistema appena introdotto, diverso dal fastpass in uso fino ad un mese fa, quindi non avevo trovato molte informazioni in merito. In pratica in alcuni punti del parco ci sono degli addetti che, con le tue schede (i biglietti) prenotano su un tablet al massimo tre attrazioni del parco in cui non farai file, dandoti per ognuna una finestra di un’ora nell’arco della giornata. Senza il fastpass, per alcune attrazioni le file arrivano anche a 50-60 minuti, per cui è bene mettersi da parte un accesso veloce a quelle che si vogliono assolutamente fare. Ma poi nasce un problema: quelle potrebbero non essere affollate nel momento in cui ci vai, e quindi in quel caso sprecheresti un fastpass che sarebbe stato utile da qualche altra parte. E come fai a saperlo prima? Per esperienza abbiamo imparato che conviene subito affrettarsi verso le attrazioni che generalmente sono più affollate e popolari, senza fastpass,, perché all’inizio non c’è ancora molta fila. Per esempio i Pirati dei Caraibi è sempre affollatissimo, ma al nostro arrivo c’era una fila di 10 minuti e noi abbiamo sprecato il fastpass, mentre subito dopo la Jungle Cruise aveva 50 minuti di attesa, e senza il fastpass ce li siamo fatti tutti! Saltando da un’attrazione all’altra, pranziamo velocemente con hotdog e poi gelato a forma di Topolino. Ginevra non è esattamente entusiasta dei giochi al chiuso, i trenini da cui non può scendere, e ogni volta è uno stress doverla convincere, oppure consolarla mentre piange disperatamente. Ma va matta per i giochi all’aperto, anche quelli veloci e adrenalinici (ovviamente adeguati alla sua età). E poi impazzisce quando le facciamo le foto con Winnie the Pooh, o con le Principesse. La cena la facciamo in una food Court a base di hamburger (alimentazione sanissima qui negli USA! $ 28,72). E dopo corriamo verso la piazza centrale del parco, dove già una folla attende i fuochi d’artificio. Alle 22 inizia lo show, con luci che illuminano il castello delle fiabe, e fuochi colorati che si incrociano sulle nostre teste. Subito dopo Ginevra ci chiede di tornare al tappeto di Aladino, che le è piaciuto tanto, ma nel tragitto fino a lì, si addormenta profondamente sul passeggino, e non riusciamo più a svegliarla, è distrutta! Torniamo verso il parcheggio rifacendo la trafila di monorail e tram, e finalmente torniamo in albergo che è passata mezzanotte.
11 Marzo: Epcot
Oggi, dopo un’abbondante colazione in albergo, ci accingiamo a visitare un altro parco, Epcot, forse meno adatto ai bimbi piccoli, ma comunque molto interessante e vario. Memori dell’esperienza di ieri con il Fastpass, oggi affrontiamo il parco preparati. Intanto l’ingresso al parco è più facile perché l’ingresso è davanti al parcheggio. Mentre io è Ginevra andiamo a prenotare i Fastpass per tre giochi nel primo pomeriggio, Federico va subito a fare le due attrazioni più adrenaliniche e solitamente affollatissime, dove effettivamente fa file brevi perché la grande folla non è ancora arrivata (Mission Space e Test Track). Riusciamo a comunicare anche a distanza perché i parchi offrono un’ottima connessione wifi che ci aiuta a non perderci nella ressa. Fino al primo pomeriggio giriamo la zona di Future World, dove pranziamo in una delle food Court ($ 27,71). Il gioco preferito è sicuramente Soarin’, un volo sospesi sui paesaggi più belli della California, dove entriamo a turno perché Ginevra non può entrare. È carino anche l’acquario annesso al gioco di Nemo. Nel pomeriggio andiamo verso World Showcase, dove sono ricostruiti attorno ad un grande laghetto, scorci di 11 paesi del mondo, con alcune attrazioni, e per ogni paese, negozi e ristoranti a tema. Prima di arrivare al laghetto c’è una bellissima area giochi per bambini, dove Ginevra trascorre forse la sua ora più divertente della giornata. In questa zona vediamo tre filmati molto belli e coinvolgenti, che ci fanno venir voglia di organizzare subito un altro viaggio: O Canada, Impressions de France, e Reflections of China. Prima di cena facciamo la fila anche a Maelstrom, nella zona della Norvegia, ma arrivati sul trenino, Ginevra si mette a strillare per la paura, così io esco con lei, e Fede fa l’attrazione, ma ne esce deluso e dice che è stata una fortuna che la piccola non sia entrata, perché era solo buio e strilla. Alle 21 ci sarà lo spettacolo di luci e fuochi, che vogliamo ammirare da una zona centrale del laghetto, così corriamo a comprare la nostra cena (io e Ginevra due enormi bratwurst con crauti e ketchup nella zona della Germania, Fede un enorme cosciotto di tacchino negli Stati Uniti. Lo raggiungiamo dove ha preso posto in prima fila, e assistiamo allo spettacolo che si sviluppa sul laghetto con un’emozionante accompagnamento musicale. Anche stasera usciamo quasi per ultimi, stanchi ma soddisfatti.
12 Marzo: Lowry Park zoo Tampa
La Quinta Busch Gardens ($ 84,00 colazione inclusa)
Oggi, come da previsioni meteorologiche precisissime, il cielo è plumbeo (per fortuna abbiamo anticipato di un giorno la visita dei parchi, avremmo fatto una bella doccia ad Epcot!). Decidiamo quindi di fare, dopo la colazione e il check out, un giro veloce a Downtown Disney, per vedere il negozio Disney più grande del mondo, e il vicino negozio Lego, dove Ginevra si diverte a giocare per una mezz’oretta. Fuori intanto inizia a piovere, e quando ci mettiamo in strada verso Tampa e la costa del Golfo del Messico, la leggera pioggia diventa temporale. Ma, anche questo lo dicevano le previsioni, a mezzogiorno smette. Nel frattempo arriviamo al Lowry Park Zoo di Tampa, perché anche se non è esattamente il posto che io è Fede preferiamo al mondo, Ginevra non ci è mai stata e almeno una volta abbiamo deciso di portarcela, pur spiegandole che gli animali in natura non vivono in questi posti e in così poco spazio. La nostra impressione sullo zoo non è molto positiva. È diviso in zone geografiche, e nella zona dell’Africa si può fare anche un mini safari su un trenino, ma regna una sottile disorganizzazione, se non un certo abbandono… Non so, non sono un’esperta di zoo, ma non mi piace vedere una tigre del Bengala camminare avanti e indietro, ossessivamente, in uno spazio di dieci metri. Comunque, questa non è la sede giusta per questo tipo di argomentazioni… Mi limito a dire che, per aspettare di fare il safari in trenino, facciamo tardi, e quando cerchiamo di comprare degli hotdog, ci dicono che alle 15 tutti i chioschi chiudono. Riusciamo solo a comprare un gelato per non svenire dalla fame, poi usciamo e ci mettiamo a cercare un motel per la notte. Su internet ieri sera avevo visto che c’era ampia disponibilità nella zona, e non avevo prenotato per via dell’imprevedibilità del tempo che avrebbe potuto sconvolgere il nostro itinerario. Troviamo subito quello che su Booking mi era sembrato migliore, e infatti con un’ottima qualità-prezzo, prendiamo una camera al La Quinta Busch Gardens, proprio di fronte al grosso parco divertimenti (si vedono le montagne russe, e si sentono anche le urla!). Noi questo parco lo saltiamo perché troppo per adulti, ma è sicuramente bello per chi ama le attrazioni ad alta tensione. Decidiamo per cena di andare a Ybor City, la parte più pittoresca di Tampa, famosa per la produzione di sigari. È un posto molto rilassato e colorato, con negozi di tatuaggi, ristoranti di ogni tipo, molti italiani, e su tutto aleggia un forte odore di sigari!! Mangiamo al Green Iguana ($ 39) degli ottimi piatti diversi dai soliti hamburger e patate fritte, finalmente!
13 Marzo: Spiagge del golfo zona St Petersburg Knights
Inn Port Charlotte (Booking $ 106,35 colazione inclusa)
Anche stamattina facciamo una buona colazione in hotel, con uova, toast e waffles. Anche la zona colazioni è ampia e pulita, e grazie al wifi prenotiamo la camera per la sera stessa nella zona di Sarasota, per la precisione a Port Charlotte, l’unica che riusciamo a trovare ad un prezzo ragionevole. Sembra che in queste settimane tutto il mondo faccia le vacanze in Florida, di giorno in giorno preferiamo prenotare per non dover rivivere l’esperienza del secondo giorno, e soprattutto per goderci le giornate senza l’ansia di dover cercare un posto dove dormire, ma riusciamo a trovare solo motel di periferia a prezzi troppo alti… Partiamo verso la costa a visitare le isolette di fronte alla penisola di St. Petersburg. Si tratta di una lunga striscia di terra raggiungibile grazie ad una serie di lunghissimi ponti, costellata di cittadine balneari e spiagge di sabbia finissima. Arriviamo a Madeira Beach ma non ci soffermiamo più di tanto, c’è molto vento e ancora è presto per fermarsi in spiaggia.
Facciamo una sosta a Johns Pass, un grazioso ed affollato molo pieno di negozietti e ristorantini, dove mangiamo un pezzo di pizza per pranzo, e poi proseguiamo verso Pass A Grille Beach, dove ci fermiamo per un po’ in spiaggia per permettere a Ginevra di sfogarsi con secchiello e paletta. La spiaggia è di sabbia fine ma pienissima di conchiglie, tipiche della zona. Prendiamo poi un ricco gelato al cioccolato, e ci spostiamo più a Sud, verso il De Soto State Park. Ci pentiamo di non essere andati subito lì: è un parco molto verde e attrezzato con aree giochi, picnic, e soprattutto delle spiagge ampie e meravigliose. Sarà che ormai sono passate le 17, e che c’è una luce meravigliosa, ma questo luogo ha qualcosa di magico, vorremmo non andarcene più. Nonostante il vento, le giornate sono bellissime, e ci permettono di apprezzare pienamente la bellezza di questi luoghi. Nel tardo pomeriggio ci rimettiamo in macchina e ci dirigiamo verso Port Charlotte, dove arriviamo verso le 20:30. Il motel è decente, ma la pulizia lascia a desiderare. La cosa positiva è che possiamo parcheggiare proprio davanti alla porta della camera, così l’operazione scarico e carico bagagli è veloce e meno faticosa. Per cena andiamo ad un ristorante messicano, il “Plaza Mexico” ($ 39) di cui avevamo trovato la brochure in albergo, e Ginevra assaggia i suoi primi tacos con fagioli messicani, che sembra apprezzare molto. E poi, finalmente torniamo in camera e crolliamo addormentati!
14 Marzo Sanibel e Captiva Islands
Super 8 Naples (Booking $ 153,99 colazione inclusa)
Come al solito la sveglia suona alle 6:30! Anche oggi abbiamo in programma una giornata di mare, così ci affrettiamo a richiudere le valigie, fare colazione in hotel con solo un waffles preparato con molta parsimonia dalla signora della reception, che non brilla certo per simpatia e generosità. Orrendo e sporchissimo anche il bagno della lobby, insomma un motel non proprio consigliabile, ma ancora una volta non c’erano molte alternative. Ci mettiamo in macchina e andiamo ancora a sud, diretti verso le bellissime isole di Sanibel e Captiva. Per arrivarci attraversiamo anche il quartiere più chic di Fort Myers, dove ammiriamo ancora una volta la cura degli spazi verdi, la pulizia e l’ordine nelle strade. Dopo aver attraversato il ponte a pagamento che porta a Sanibel, ci fermiamo al Visitor Center per prendere delle cartine e farci dare qualche consiglio. Poi andiamo a dare un’occhiata al faro all’estremità sud dell’isola, ma non ci fermiamo perché non ci affascina particolarmente e la spiaggia non è eccezionale. Andiamo invece verso Bowman’s Beach, che dovrebbe essere la più adatta per le famiglie con bambini. In effetti è affollata, ma la giornata è bellissima, e ci godiamo il caldo, pur non facendo il bagno (l’acqua è fredda e davvero niente di che…). Ginevra e il suo papà danno prova di grande maestria scavando un enorme pozzo, mentre io mi rilasso al sole, e poi raccolgo qualcuna delle celebri conchiglie di Sanibel che attirano collezionisti di conchiglie da ogni dove. Ce ne sono davvero milioni! Dopo un paio d’ore e una bella scottature per Fede che si rifiuta di mettere la protezione solare sulla schiena, torniamo alla macchina e cerchiamo un posto dove fare uno spuntino visto che si sono fatte le 14! Poco prima del ponte che collega Sanibel a Captiva, c’è un emporio dove vendono anche hot dog, che consumiamo al fresco del condizionatore del negozio. Poi facciamo un giro in macchina anche dell’isola di Captiva, molto più piccola e di élite, con un susseguirsi di ville principesche immerse in una vegetazione fittissima.
Torniamo a Sanibel e ci fermiamo al JN Ding Darling State Park, una riserva faunistica notevole, che però di venerdì è chiusa per manutenzione. Non riusciamo quindi a percorrere la strada principale del parco, ma facciamo un paio di chilometri di un trail che costeggia dei lunghi canali, dove cerchiamo di avvistare qualche alligatore… Siamo delusi perché non se ne vede nessuno, e tuttavia non so come prenderei un incontro del genere in un luogo dove non c’è quasi nessuno e dove, se la bestia decidesse di attaccarci, se ne accorgerebbero il mattino dopo! Comunque avvistiamo moltissimi uccelli di varie specie, e non ci stanchiamo mai di fotografarli e filmarli, alcuni di loro sembrano mettersi in posa! Stanchi e soddisfatti, nel tardo pomeriggio lasciamo Sanibel alla volta di Naples, ancora più a sud, che usiamo come punto di passaggio per la meta di domani, il favoloso parco delle Everglades. Arrivati nella profonda periferia di Naples, prendiamo possesso della nostra camera al Super 8, anche questo un classico motel americano, dove ci danno una camera piuttosto piccola per i due letti queen size che contiene. È comunque pulita, e il wifi funziona abbastanza bene. Unica pecca del motel è la posizione, davvero nel mezzo del nulla… Per cena ci sono solo un paio di fast-food nei dintorni, ma per fortuna c’è Cracker Barrel ($32), una catena che non conoscevamo, ma che, al contrario di quello che diceva l’impiegata del motel, non chiude alle 21, quindi prendiamo un tavolo e ci godiamo una discreta cena a base di carne e verdure. Il ristorante è annesso ad un negozio di articoli della tradizione americana che vanno dalle candele all’abbigliamento, ed io mi trattengo lì qualche minuto mentre Ginevra e Fede si siedono fuori a giocare a Dama (lei ha tanto insistito che non abbiamo saputo dirle di no, nonostante non sappia giocare! Però si è divertita un sacco!). E dopo a nanna!
15 Marzo: Everglades National Park
Hotel Eva Miami Beach (Booking $ 404,20 junior suite con letto King size, senza colazione)
Oggi è arrivato il grande giorno delle Everglades e del nostro incontro ravvicinato con gli alligatori. Facciamo colazione in hotel, prenotiamo in fretta una camera per la sera a Miami Beach, poi si parte, la strada da fare è tanta. Percorriamo tutto il Tamiami trail da Naples fino alla diramazione verso Homestead e Florida City, ma nella tarda mattinata ci fermiamo per una sosta a metà strada al Mikkosukee Village, l’unico villaggio indiano visitabile, dove ci aggreghiamo ad un gruppo di francesi che seguono un tour guidato. La guida spiega come vivono gli ultimi discendenti di questa tribù, ci mostra i lavori artigianali, e ci parla della convivenza con gli alligatori, padroni di queste terre da tempi immemorabili. Poi assistiamo anche ad uno spettacolo di alligatori ammaestrati che fa abbastanza impressione… Anche questo non lo commento più di tanto, ma giusto per dovere di cronaca, annoto che l’uomo della famiglia (mio marito!) si fa fotografare con un cucciolo, lungo non più di 30 cm… Poi proseguiamo verso l’ingresso principale del parco, ma seguendo il navigatore ci perdiamo in una zona di immensi campi coltivati, che evidentemente non fanno parte del parco nazionale… Chiediamo informazioni ad un bizzarro pescatore di canali, e poi finalmente, verso le 15, arriviamo al Visitor center, non prima di aver consumato un ricco hamburger a Homestead, in un localino spartano e a buon mercato, ma molto affollato di clientela locale, il che depone a suo favore, infatti il cibo è davvero ottimo (Royal Palm Grill $ 26,08). Al centro visitatori ci danno una cartina e ci consigliano tre sentieri brevissimi ma molto suggestivi, il primo dei quali in particolare è anche il più popolare. Si tratta dell’Ahinga trail, una serie di passerelle lunghe circa un chilometro, che si snodano su una palude ricca di fauna… Moltissimi uccelli tra cui l’anhinga che si lascia asciugare le piume al calore del sole, e soprattutto decine e decine di alligatori di tutte le dimensioni, immobili sul sentiero, che nuotano nella palude, che prendono il sole ad un metro da noi, senza guardarci nemmeno, come se non esistessimo. Un po’ di ansia io la provo, soprattutto considerando che uno di loro ci metterebbe un attimo ad ingoiare intera una creatura grande come mia figlia, ma poi mi rilasso e mi godo il bellissimo panorama.
Successivamente andiamo al Mahogany Hammock trail, nel fitto di un boschetto dove incontriamo un fotografo fermo sotto un albero, che ci mostra in una cavità del tronco di un albero sopra le nostre teste, un nido di civetta con un pulcino di cui si riesce a scorgere la testina. Ci dice di essere lì da 5 ore, in attesa di riuscire a fare uno scatto anche della madre… Sembriamo un gruppetto di fedeli in adorazione di un dio, silenziosi e immobili per non disturbare il piccolo che aspetta la sua mamma… Infine ammiriamo una distesa di erba sega, tipica del parco, dal punto di osservazione di Pahayokee overlook, dove ci scambiamo foto con una famiglia tedesca che ha fatto più o meno lo stesso giro nostro oggi. Fede fa un giro veloce anche al Pineland Trail, un boschetto di palmetti abitato da serpenti velenosi che per fortuna non lo disturbano nella sua passeggiata.
Lasciamo il parco nel tardo pomeriggio e ammiriamo il tramonto tra le palme che costeggiano la strada, allontanandoci verso Miami… Arrivati a Miami Beach restiamo incastrati in un ingorgo causato da lavori stradali, proprio a pochi metri dall’hotel, ma poi finalmente arriviamo e sistemiamo l’auto nel parcheggio sotto l’edificio. Arrivati alla reception, che non è altro che un salottino al primo piano dell’albergo, l’impiegata non trova la nostra prenotazione su Booking, ma alla vista della conferma che noi abbiamo ricevuto, ci assegna la junior suite, e addebita sulla nostra carta di credito una cauzione di 150$ più altri 800, pensando che avessimo prenotato a 400 a notte. Se fossi seduta farei un salto dalla sedia! Poi le mostro di nuovo la conferma di Booking, evidenziando che 400$ sono totali sulle due notti, e non a notte… Lei non fa una piega, storna l’importo e tutto va come doveva andare… Entrati in camera rimaniamo a bocca aperta: è un bilocale grandissimo, con un angolino cucina, un televisore a camera, un divano in pelle che potrebbe diventare letto in salotto, un letto King size in camera da letto, tutto ristrutturato e luminoso. Certo poi ci accorgeremo che manca l’asciugacapelli, che ci sono solo 3 asciugamani in totale, di cui uno piccolissimo, che non c’è microonde e che le due misere buste di caffè non saranno rimpiazzate il giorno dopo… Insomma un’apparenza ottima ma con qualche piccola pecca che scopriremo dopo. E comunque non è il caso di fare gli schizzinosi. Siamo praticamente su Ocean Drive, e abbiamo pagato il prezzo più basso che io abbia trovato su Miami, avendo in cambio una camera enorme e parcheggiando proprio al piano di sotto (per la modica cifra di altri $25 a notte). Sistemati i bagagli, scendiamo in strada e siamo investiti da una folla di gente rumorosa e multicolore che cammina in tutte le direzioni! Assistiamo pure ad una rissa tra due gruppetti di ragazze! Certo il contrasto con quello che abbiamo vissuto nei giorni precedenti è davvero forte. Siamo proprio dietro Hyspaniola Way, una stradina piena di ristoranti e localini, ma è sabato sera, sono tutti affollatissimi e non ci sembra il caso di portare la bambina in quella ressa, così ceniamo proprio all’angolo sotto l’albergo in una sorta di bistrot molto grande e non affollato (Jerry’s $48). Hamburger, patate fritte, Ginevra un enorme piatto di spaghetti con polpette (qui negli USA sono fissati con Meatball spaghetti e macaroni cheese, ma li sapessero almeno fare!). Dopo facciamo un giretto a Ocean Drive mentre Ginevra si accuccia nel passeggino e si addormenta, ma ormai è piuttosto tardi e c’è un fastidioso vento fresco, così rientriamo e ci addormentiamo come sassi, nonostante il baccano che ci giunge dalla strada.
16 Marzo: Miami
Oggi la sveglia suona un po’ più tardi, non dobbiamo fare chilometri in macchina, anzi la macchina la lasciamo parcheggiata in garage. Facciamo una colazione un po’ più leggera da Starbucks, all’inizio di Ocean Drive, poi passeggiamo sulla spiaggia godendoci la bellissima ma non afosa giornata, osservando il mondo bizzarro che ci circonda: chi fa il bagno nell’acqua gelida dell’oceano, chi pattina, chi gioca a beach volley, chi semplicemente sta al sole su una panchina del largo lungomare. Il ritorno lo facciamo invece che sulla spiaggia, sul marciapiede che costeggia la strada, per osservare i palazzi art deco tipici di questa zona, i ristorantini, la villa milionaria che è stata di Versace… Poi sempre a piedi ci spostiamo nell’affollata isola pedonale di Lincoln Road, dove passeggiamo per i negozi, e poi ci fermiamo a mangiare un pezzo di pizza e a far giocare Ginevra in un’aiuola piena di altri bambini.
Nel pomeriggio prendiamo un autobus e ci spostiamo a Miami downtown, dove per prima cosa facciamo un giro panoramico sul trenino gratuito Metromover, che passa su un binario sospeso sul quartiere centrale della città. Mentre noi ammiriamo i palazzi e il panorama, Ginevra si diverte un sacco perché le sembra di essere tornata sulle montagne russe di Disney World, e in effetti fa una certa impressione stare sospesi a qualche metro da terra su quella rotaia che sembra tutto fuorché stabile e sicura… Scendiamo alla fermata davanti al bel parco vicino Bayside Market, ma ci rendiamo conto che è impossibile entrarvi perché circondato da transenne su tutti i lati. Sembra stiano preparando qualche evento, ma mi dispiace molto non poterci portare Ginevra, perché ci sono molti giochi carini e il panorama del canale è molto bello da lì. Allora andiamo direttamente a Bayside Market, dove passeggiamo in lungo e in largo e facciamo un po’ di shopping. Anche lì tanta vita, musica latino-americana dal vivo, gente di tutte le età che balla, non sembra di essere negli Stati Uniti, qui siamo proprio ai Caraibi, ti parlano tutti in spagnolo e non in inglese, e soprattutto c’è la vivacità, ma anche il disordine tipico dei popoli latini, tant’è che il rispetto delle regole, anche per strada, che avevamo notato in altri stati degli USA, qui non è la norma, anzi è l’eccezione…
Verso le 17 prendiamo un delizioso frullato di frutta fresca per rinfrescarci, poi a cena ho deciso di portare il maritino da Hooters, famoso non tanto per le untissime ali di pollo che vengono servite letteralmente in tutte le salse, quanto per le cameriere in mise a dir poco succinte che girano tra i tavoli davanti agli occhi sbarrati di tutti gli uomini… La cena è abbondantissima ($46,28), anche se non proprio di alto livello, ma Federico esce da lì soddisfattissimo, si è rifatto gli occhi e gli è passato per un paio d’ore il malumore che di solito lo assale negli ultimi due giorni di ogni vacanza. Facciamo un ultimo giro e poi andiamo alla fermata dell’autobus per tornare a Miami Beach. Dopo mezz’ora l’autobus non è ancora passato, così decidiamo di prendere un taxi che con 20$ ci riporta in albergo.
17 Marzo: Miami-Italia
Stamattina siamo proprio giù, dobbiamo chiudere le valigie e lasciare la stanza, e prepararci psicologicamente a finire la vacanza! Al check out ci viene restituita la caparra di 150$, poi andiamo a fare colazione nel bistro all’angolo sotto l’albergo, dove mangiamo la nostra ultima colazione/abbuffata che ci costa quasi più della cena della sera prima ($ 42,13). Riprendiamo la macchina dal parcheggio e decidiamo di fare un tour prima di Little Havana, quartiere cubano dove ci colpiscono le inferriate a porte e finestre di molte delle case, poi Coral Gables, quartiere molto chic con ville bellissime e strade molto curate. Ci fermiamo a fotografare il maestoso Biltmore Hotel che risale all’età d’oro degli anni ’20, poi vorremmo andare a vedere la famosa Venetian Pool, una piscina pubblica incastonata in un giardino bellissimo con cascatelle, grotte e colonne in stile veneziano. Purtroppo stanno facendo dei lavori, la piscina è vuota e il cancello chiuso, così dopo aver dato una sbirciata da fuori, ci spostiamo a Coconut Grove per un’ultima passeggiata.
Giriamo qualche negozietto, mangiamo a pomeriggio inoltrato un gelato, poi spediamo le ultime cartoline, e finalmente ci decidiamo ad andare in aeroporto a riconsegnare la macchina alla Budget. Per fortuna abbiamo fatto il check in su internet, così in pochi minuti lasciamo al banco check in il bagaglio da spedire, e andiamo a fare i controlli di sicurezza. Prima dell’imbarco, che sarà alle 21, mangiamo un boccone alla food Court, poi malinconicamente ci avviamo verso l’irreparabile: la vacanza è finita, e già pensiamo alla prossima destinazione!!
SPESE
Voli Alitalia tariffa staff al 50%: € 784,63 due adulti e un child Noleggio auto grande Budget per 14 giorni: € 320,04 Assicurazione Viaggi Sicuri: € 148,68 Hotels per 13 notti: € 1372,80 circa Shopping: € 500 circa Carburante: € 146 circa per 54,3 galloni (205,80 litri) Miglia percorse: 1512,4
Spese totali incluso shopping: € 4988