Florida on the road 5

9/9/2007 Terzo viaggio negli Stati Uniti per il terzo anno consecutivo. Ci alziamo presto anche se l'orario è accettabile. Il nostro aereo parte da Venezia alle 10 del mattino. Il volo parte puntuale. Questa volta abbiamo provato la compagnia di bandiera spagnola con scalo a Madrid e poi diretti fino a Miami. L'aeroporto madrileno è stupendo...
Scritto da: Maxpop
florida on the road 5
Partenza il: 09/09/2007
Ritorno il: 22/09/2007
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 3500 €
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9/9/2007 Terzo viaggio negli Stati Uniti per il terzo anno consecutivo.

Ci alziamo presto anche se l’orario è accettabile. Il nostro aereo parte da Venezia alle 10 del mattino. Il volo parte puntuale. Questa volta abbiamo provato la compagnia di bandiera spagnola con scalo a Madrid e poi diretti fino a Miami.

L’aeroporto madrileno è stupendo anche se dall’esterno l’aspetto è abbastanza anonimo. Il viaggio prosegue tranquillo anche se ci aspettavamo qualcosa di più, forse perché con Eurofly e Airfrance ci eravamo abituati meglio. Personalmente non ho apprezzato molto i due pasti serviti e un po’ più di pulizia in più non avrebbe dato fastidio.

Arrivati a Miami ci ha accolto la solita trafila burocratica alla dogana per il visto ed il controllo dei passaporti (sempre piuttosto lenta). A prima vista l’aeroporto di Miami non è niente di eccezionale ma comunque non abbiamo tempo di visitarlo quindi poco importa.

Usciamo ed aspettiamo il bus navetta della Hertz che ci porterà al ritiro dell’auto che abbiamo prenotato dall’Italia. Purtroppo dobbiamo sottostare ai tentativi (in parte riusciti) da parte dell’impiegato di turno di venderci qualcosa in più. Questi ci convince a sottoscrivere l’opzione Full Protection anche se, pensandoci meglio successivamente, ne potevamo fare a meno come tutte le altre volte. Non accettiamo invece l’upgrade ad un auto di categoria superiore visto che già di base nei States ti danno a noleggio almeno una Ford Focus.

Il cielo è un po’ nuvoloso e grosse pozzanghere ci fanno capire che deve aver piovuto da poco. Fa caldo ed è molto umido. Dopo le prime strade percorse quasi a caso (ma nella direzione giusta) ci ritroviamo sulla via per Fort Lauderdale. Chissà perché ma da una bella sensazione tornare a guidare in America. Tra l’altro non abbiamo nessun problema a riprendere confidenza con il cambio automatico, anzi. Dopo circa un ora di viaggio arriviamo alla meta. Non abbiamo grosse difficoltà a trovare l’albergo. Anche perché Jack è insuperabile ad interpretare le cartine stradali.

Sempre dall’Italia, avevamo già prenotato al Birch Patio Resort oer una notte a 73$ tasse incluse. Non c’è colazione ma in compenso c’è il parcheggio gratuito per l’auto. In realtà il resort è un classico motel e da fuori nemmeno tanto bello ma dentro la camera si rivela pulita e grande, con due enormi queen beds e angolo cottura. Il bagno è pulito, la zona è tranquilla e silenziosa a pochi passi dal mare. Facciamo una doccia veloce e poi una passeggiata in spiaggia per vedere il mare di notte. L’acqua è tiepida e c’è anche qualcuno che fa il bagno ma nel complesso, a parte un ristorante dove stavano suonando musica dal vivo la zona era quasi deserta… Stavamo iniziando a capire cosa significa bassa stagione in Florida.

10/9/2007 Ci svegliamo alle 4 del mattino e da lì in poi è difficile dormire, purtroppo il jet-lag è inevitabile.

Alle 7 siamo in spiaggia. Stiamo lì un po’ a guardarci attorno. C’è già qualcuno che corre. Per oggi è in programma prima la visita del centro commerciale “La Galleria” (Fort Lauderdale come prima tappa era stata scelta per questo) e poi la partenza nel pomeriggio per Titusville.

Prima di entrare alla galleria, (orario di apertura al mattino alle 10) passiamo a far colazione in uno Star-Bucks dove ci mangiamo un muffin e una mega fetta di torta a testa oltre ad un cappuccino.

Entrati nell’iperstore ci dirigiamo prima a far visita alla Apple (volevo comprare l’I-Phone ma pur funzionando in italia – ci viene spiegato – la vendita è subordinata all’accensione di un contratto con la AT&T e quindi le telefonate fatte in Italia sarebbero tutte in roaming) e subito dopo al negozio della Abercombie & Fitch, di cui siamo strenui sostenitori. Dopo esserci alleggeriti di parecchi dollari, lasciamo Fort Lauderdale predendno la 1 North. In alternativa, per correre più velocemente, si può usare la 95 dove la velocità sale dai 30/35 miglia delle strade sulla costa, a 65-70 iglia.

Un po’ in ritardo prendiamo la A1A 8che vi consigliamo di prendere appena trovate la deviazione in modo da percorrere la strada sulla costa) e passiamo per Palm Beach.

E’ sostanzialmente un paesaggio fatto di ville esclusive e molto belle in cui lavorano la maggior parte dei giardinieri della Florida! Ci accorgiamo che non c’è possibilità di fare foto visto che sono totalmente assenti gli spazi necessari per fermarsi anche per soli pochi minuti- Sembra quasi sia fatto apposta per evitare sguardi indiscreti e curiosi in giro. Le migliori ville, non serve forse nemmeno dirlo, sono quelle con vista mare a pochi passi dalla spiaggia.

Ritorniamo sulla 1e procediamo ancora a nord. Imbocchiamo poi la 95 per fare prima. Intanto inizia a piovere. Usciamo a Melbourne per fare un tratto della A1A anche se poco panoramica.

Attraversiamo Cocoa Beach, molti alberghi e molti shops surfer.

Proseguendo verso Titusville sbagliamo intersezionee prendiamo la 528 a pagamento (toll) e andiamo fuori strada per una ventina di miglia (tra l’altro ci tocca anche pagare).

Torniamo indietro e arriviamo a Titusville, a poche miglia dal Kennedy Space Center.

Ci aspetta il Best Western Space Shuttle Inn con buoni commenti su Tripadvisor. L’hotel è appena fuori dalla 95 North ma nei dintorni c’è poco o niente.

La stanza è carina, c’è un bel parcheggio e la colazione domattina. Il tutto per 65$ scarsi a camera. Mangiamo al Durango Steak house, praticamente attaccato all’hotel. Birra buona, la carne non molto. Fuori pioviggina e quindi c’è poco da fare. Andiamo a dormire.

11/9/2007 Il mattino ci svegliamo alle 5 e alle 7 siamo già a fare colazione. Arriviamo poco prima delle 9 al Kennedy Space Center. Ci sono poche persone. Il tempo sembra tenere anche se è nuvoloso. L’admission costa 38 usd ma noi scegliamo l’Up Close Nasa che oltre ad una visuale ravvicinata delle rampe di lancio offre una visita guidata dettagliata. La spesa, però, non si rivela all’altezza del programma (21 usd in più per persona).

Il tour inizia quasi subito e abbiamo solo il tempo di fare qualche foto e vedere un piccolo parco con le riproduzioni dei missili storici (rocket garden). Prendiamo il bus e andiamo verso Cape Canaveral. Prima ci fermiamo in un punto di osservazione da dove si possono vedere le rampe di lancio: in mezzo scorre il Banana River dove riusciamo a intravvedere il nostro primo alligatore che nuota a pelo d’acqua. Risaliti in autobus ci dirigiamo verso “la fabbrica” dove vengono assemblati i missili, un edificio enorme da dove escono gli shuttle già pronti per partire.

Il trasporto avviene con 2 enormi mezzi cingolati attraverso due strade ognuna delle quali porta alle piatteforme di lancio denominate L39A e L39B. Effettivamente le vediamo da vicino ma non ci fermiamo ed è anche difficile fare le foto in corsa. Passiamo poi a vedere la pista di atterraggio degli shuttle.

La visita prosegue attraverso i vari edifici della Nasa e arriviamo poi in uno stabile dove è stata ricostruita la sala di controllo dell’Apollo 11: qui assistiamo a vari filmati con il count-down fino all’atterraggio della missione. Passiamo poi in un enorme capannone dove troviamo uno dei missili dell’Apollo V (originale!) diviso nei vari componenti. E’ davvero imponente. Ritorniamo al Visitor center per riuscire a vedere tutto il possibile.

Andiamo subito all’Imax Theater dove vengono proiettati due films in 3D: uno sulla vita degli astronauti sulla stazione orbitante internazionale e uno che fa rivivire le passeggiate sulla luna.

Fatto un giro sullo “Shuttle launch Experience (attrazione che “dovrebbe” ricreare le sensazioni provate dagli astronauti durante il lancio dello Shuttle) e visitata la copia di uno shuttle, ci dirigiamo alla macchina e ci dirigiamo all’Astronaute Hall of Fame, una sorta di museo a ricordo e in onore degli astronauti che hanno partecipato alle varie missioni spaziali. Il tutto condito da giochi interattivi, simpatici ma piuttosto banali.

Riprendiamo quindi la macchina e ormai al tramonto ci dirigiamo verso Kissimmee, località alle porte di Orlandoed in particolare a due passi dai parchi tematici della Walt Disney. Ad accoglierci per la notte c’è il Best Western Kissimmee Inn, decisamente un bel albergo.

12/9/2007 Il mattino, dopo una sostanziosa colazione, ci dirigiamo verso l’ingresso del Magic Kingdom, il parco principale dei quattro a firma Disney.

Siamo all’ingresso poco prima dell’apertura (alle 9 del mattino) e il parcheggio (a pagamento 11$ per macchina) è quasi vuoto soprattutto considerata la grandezza degli spazi destinati ad accogliere i visitatori. Quasi subito arriva il trenino che ci porterà poco lontano al Tickets Point dove non serve nemmeno fare la coda. Dopo aver pagato il biglietto giornaliero (71$ a persona) ci imbarchiamo nella monorotaia che dopo un percorso di qualche minuto si ferma all’ingresso del parco.

Rapido controllo degli zainetti e siamo dentro.

Fin da subito si respira un’aria surreale: il primo tratto che porta al castello (che ci aspettavamo sinceramente più grande) è stupendo. Sarà l’impatto iniziale, la sorpresa di tutto un po’, la cortesia e gentilezza di tutti quelli che ci lavorano, la bella giornata o cosa ma è davvero esaltante.

Arrivati al castello, quasi ci aspettassero, veniamo accolti dal primo balletto di benvenuto con tanto di Topolino e Paperino. E’ davvero emozionante.

Iniziamo il giro del parco incamminandoci verso l’attrazione dei Pirati dei Caraibi. Anche qui non c’è praticamente fila. Carino ma, a mio parere, niente di eccezionale. Giriamo un po’ tutte le attrazioni: tutte divertenti ma per la gran parte dedicate ai più piccoli. Le Splash Mountain le facciamo due volte, un po’ più serie le Space Mountain, una sorta di montagne russe al buio. Grazie al fatto che le previsioni del tempo erano pessime, riusciamo a fare tranquillamente il giro di tutto il parco entro il pomeriggio. Da non perdere il cinema 3D con tanto di profumi (quello dell’apple pie che si vede è davvero invitante) schizzi d’acqua e vento in faccia.

Iniziamo a prepararci alla parata delle 15 già 15/20 minuti prima (per fortuna) occupando un posto all’ombra per riuscire a fare delle belle foto.

Alle 15 precise inizia e l’atmosfera è trascinante. Le musiche, i personaggi, i balletti sono entusiasmanti ed è impossibile non cantare il motivetto che aleggia dappertutto.

Arriviamo a fine pomeriggio stanchi anche perché siamo stati sotto il sole quasi tutta la giornata. Verso le 18 scappiamo letteralmente dal parco quando inizia una pioggia torrenziale: riusciamo ad arrivare alla macchina soltanto alle 19. Per la sera avevamo già prenotato dall’Italia due posti per lo spettacolo del Circle du Soleil “La Nuba”. Arriviamo alle 19.45 al teatro a Disney Downtown senza passare per l’hotel: purtroppo non c’è tempo. I posti sono ancora migliori di quello che pensavamo. Lo spettacolo inizia qualche minuto prima delle 21.

Anche questa volta (la prima era stata 2 anni prima a Las Vegas) non rimaniamo delusi. I soldi spese meglio, probabilmente, dell’intero viaggio! Assolutamente fantastico. Il pubblico applaude con entusiasmo. Avevamo visto una sorta di anteprima in televisione ma dal vivo è, ovviamente, tutta un’altra cosa. Usciti andiamo a mangiare in un Mc Donald e arriviamo in albergo, dopo aver girato un po’ per digerire, dopo mezzanotte.

13/9/2007 Il mattino partiamo per Anna Maria Island dove dovremmo trovare una delle spiagge più belle della Florida. Ci fermiamo, durante il viaggio, in un outlet di Ellenton e spendiamo qualche altro dollaro nello spaccio di Raulph Lauren e Tom Hillfinger.

Arriviamo al City Pier di Anna Maria Island dopo mezzogiorno in una giornata caldissima. Dal molo vediamo il nostro primo delfino. Decidiamo di rimanere lì a mangiare considerando anche il caldo torrido. Mangiamo fish and chips: veramente buono. Dopo mangiato chiediamo alla cameriera dove possiamo trovare la spiaggia. Dopo aver trovato il parcheggio (quasi impossibile da trovare) ci ritroviamo in una spiaggia quasi deserta con sabbia bianca e finissima. L’acqua è calda e trasparente. Rimaniamo lì fino quasi al tramonto, dentro e fuori dall’acqua (impossibile non bagnarsi per il caldo). Ci fermiamo a vedere il sole scomparire poco più avanti dove c’è una spiaggia più grande (purtroppo l’abbiamo trovato solo andandocene) e c’era più gente.

Arriviamo al Best Western Midtown a Sarasota sul tardi, dopo aver perso parecchio tempo ad uscire dalle isole.

14/9/2007 La giornata di oggi è dedicata a Captiva Island e a Sanibel.

Dopo aver attraversato il ponte a pagamento (6$) arriviamo a Captiva Island alle 12. Anche oggi caldo torrido (nonostante le previsioni pessime). Sia per il caldo che per il poco tempo a disposizione (tra l’altro tutti i parcheggi, anche per andare in spiaggia, sono a pagamento) preferiamo andare a Sanibel complice spiagge non eccezionali.

Sia la spiaggia vicino al vecchio faro che quella di Bowmans sono molto belle anche se non all’altezza di quella di Anna Maria del giorno prima. La sabbia, anche qui bianca, è fatta da conchiglie sminuzzate, quindi più grossolana di quella finissima di Anna Maria. L’acqua è calda e ci mettiamo a cercare conchiglie anche se con poca fortuna. Il caldo è veramente insopportabile ed è necessario buttarsi spesso in acqua. Avvistiamo due delfini non molto lontani dalla riva ma scompaiono con la stessa velocità con la quale sono apparsi. In spiaggia non c’è la possibilità di godersi la minima ombra e a meno di non portarsi un ombrellone tutta la giornata la si fa sotto il sole. A fine pomeriggio ci dirigiamo verso Fort Myers dove abbiamo prenotato al Marriott Fairfield Inn, sicuramente il miglior albergo di tutto il viaggio (84$+tax a camera). Prima di arrivare ci fermiamo a mangiare al McT’s: praticamente mangiamo un’infinità di gamberetti con la formula all u can eat: veramente buoni.

15/9/2007 Dopo un’abbondante colazione partiamo. Prima di arrivare a Naples ci fermiamo al Corkscrew Swamp Sanctuary (10$ a testa) la cui visita era raccomandata da una guida turistica della Florida. Anche oggi la giornata si preannuncia molto calda (le previsioni non sono cambiate, sempre pioggia e temporali) e umida. Iniziamo il percorso che si snoda per più di 2 miglia su passerelle di legno in gran parte in mezzo all’acqua. Qui riusciamo a vedere i nostri primi alligatori (non coccodrilli, mi raccomando!); riusciamo poi a vedere cervi, uccelli di vario genere e vegetazione particolare. Riusciamo, invece, solo a sentire la Pig Frog e ce ne andiamo un po’ delusi: veniamo a sapere, però, che è molto difficile vederle e quindi anche mettendosi d’impegno raramente sono visibili.

Nel complesso il parco è da vedere.

Usciti andiamo verso Naples e ci fiondiamo letteralmente al mare. Anche qui, come a Sanibel, il parcheggio è a pagamento (1$ all’ora)ma anche qui la spiaggia è bianca e l’acqua calda. Dopo il pomeriggio al sole ci aspetta il Best Western Inn e Suites, carino anche questo e con 2 piscine (che servono con il mare che c’è?).

16/9/2007 Per sfruttare al meglio la camera, ci svegliamo presto e dopo aver fatto la nostra super colazione, andiamo di corsa al mare e stiamo lì un’ora. Torniamo in albergo e dopo una doccia veloce facciamo il check out e andiamo al molo sulla 12a dove avvistiamo numerosi delfini. Anche oggi il caldo si fa sentire. Dopo una rapida visita alla downtown (non c’è molto da vedere) partiamo per Florida City. Dopo poche miglia, iniziamo a vedere i cartelloni pubblicitari dei tour in airboat che invitano a visitare le mangrovie e gli alligatori. Dopo esserci fermati al visitor center lungo la strada, giriamo un po’ per scegliere il “nostro” tour in airboat. Qualcuno, vista la bassa stagione, è anche chiuso. Alla fine scegliamo il più economico “Captain Doug’s” ma nonostante i buoni sconto del visitor center dobbiamo pagare quasi 70$ in due! Il tour parte alle 15,00: in realtà abbiamo aspettato mezz’ora prima di partire perchè hanno aspettato un po’ per vedere se arrivava qualche altro turista: alla fine non arriva nessuno e così abbiamo l’airboat tutto per noi. Captain William si è rivelato un tipo veramente simpatico (uno dei pochi americani, tra l’altro, che siamo riusciti a capire senza difficoltà). Ci ha portato in giro per la foresta di mangrovie a velocità assurde attraverso canali strettissimi, avvolti dalla vegetazione. In quasi tutti i laghetti che venivano attraversati, c’erano sempre diversi alligatori ormai abituati alla presenza dei turisti tanto che non avevano nessun timore ad avvicinarsi alla barca, anzi…Sono bastati un po’ di marsh mellows e qualche piccolo pesce e il capitano è riuscito a far saltare un grosso alligatore fuori dall’acqua con le fauci spalancate! Tra un’evoluzione sull’acqua e l’altra, il tour è continuato vedendo vari tipi di uccelli, granchi blu, un enorme airone blu ( che in realtà era grigio) e …La pioggia (per fortuna solo 5 minuti prima della fine della corsa). Forse come esperienza non vale la cifra pagata (anche perchè sono andati altri 10$ di mancia al capitano) ma è stato comunque esaltante! Ripresa l’auto, siamo partiti alla volta di Florida City e per strada ci siamo fermati per una camminata (poco meno di un miglio) e per fare un paio di foto al più piccolo ufficio postale degli States ossia quello di Ochopee.

Arriviamo al Travelodge di Florida City col buio e andiamo a mangiare un hamburger in un Wendy’s (meglio non riprovarci).

17/9/2007 “Abituati” ai parchi della California nei quali era fondamentale andare presto al mattino per riuscire a girare il più possibile, ci svegliamo con un certo anticipo sperando di visitare l’intero parco delle Everglades, il più grande e famoso della Florida. Il tempo, come al solito, è bello anche se è previsto un peggioramento nel tardo pomeriggio.

Fatta la nostra colazione, dopo mezz’ora siamo già all’ingresso del parco. Pagati 10$, ci dirigiamo verso i primi due percorsi da fare a piedi, uno dei quali, scopriremo in seguito, è il più interessante di tutto il parco. Durante il primo percorso vediamo quasi subito un uccello pescatore dal lungo collo che si immerge in cerca di pesci. Intanto si sentono già le Pig frogs che avevamo già incontrato nel Cypress Sanctuary. Intravvediamo già i primi alligatori. Più avanti avvistiamo altri alligatori questa volta ben visibili. Nel secondo giro che faremo nel pomeriggio, riusciamo a vedere due esemplari fuori dall’acqua, immobili tanto che ci domandiamo se sono vivi. Un iguana dai colori sgargianti bruca dell’erba appena dietro una staccionata lungo il cammino poco intimorito dalla nostra presenza. Più difficili da avvistare sono state le tartarughe.

Ritornati al punto di partenza, affrontiamo il cumbo limbo trail che si sviluppa all’interno di una fitta vegetazione. Bello ma nemmeno un’animale si fa vedere. Trascorriamo la giornata tra un percorso w l’altro ma sono tutti brevi sentieri. Unico avvistamento interessante, quello con le spatole rosate e alcuni pellicani bianchi nell’eco pool poco prima di Flamingo.

Verso sera, per non tornare subito in albergo, e soprattutto a Florida City dove non c’è assolutamente niente da fare (salvo un outlet della Nike) abbiamo ripercorso il primo trail per vedere se si riusciva a scorgere qualche animale in più.

Tutto sommato le Evergaldes sono un parco da visitare ma, a meno di di non essere appassionati di bird watching o si vogliano affrontare i trail in kayak, non suggeriremmo di dedicargli più di mezza giornata cercando soprattutto di visitarlo nelle prime ore della giornata.

Verso sera visita all’outlet e cena al Pizza Hut.

18/9/2007 Al mattino partiamo per Key West: lungo la strada siamo rallentati da lavori in corso sulla strada per Key Largo. La giornata è splendida e isola dopo isola arriviamo al seven miles bridge. Prima di attraversarlo facciamo qualche foto proprio nel punto in cui i due ponti, cioè quello storico costruito ai primi del ‘900 e quello nuovo che attualmente lo sostituisce, sono pressochè allineati. Il “vecchio ponte” è ancora utilizzato per raggiungere la piccola Pigeon key ma lì si interrompe. Riprendiamo l’auto e voliamo letteralmente sopra il mare. Peccato che i parapetti del ponte siano in cemento e nascondano gran parte della vista ma l’emozione che si prova quando si guida circondati completamente dall’azzurro del cielo e del mare è indescrivibile. A circa 35 miglia da Key West ci fermiamo allo State Park di Bahia Honda. Ad accoglierci una ranger simpaticissima che sembrava la mamma di Barbie. Se avessimo avuto a bordo dell’auto un libro preso in prestito in una biblioteca o avessimo avuto la tessera di una qualsiasi biblioteca degli States saremmo entrati gratis ed invece, non avendo nulla di tutto ciò, abbiamo pagato la nostra tassa di ingresso di 6 $. Nelle guide che abbiamo letto, in questo parco naturale doveva esserci la spiaggia più bella della Florida e degli Stati Uniti. Sul fatto che le spiagge fossero bellissime non avremmo nulla da dire se non fosse per l’eccessiva presenza di alghe e alcuni inquietanti cartelli che vietavano la balneazione avvertendo che l’acqua conteneva un elevato livello di batteri. L’unica spiaggia balneabile era quella che si trova alla fine dell’isola, proprio nel punto in cui svettano sul mare i resti del vecchio ponte con la struttura in acciaio ma, ad un centinaio di metri al largo, si eleva anche la nuova statale in grigio cemento armato con il rumore dei camion che l’attraversano e che con quel panorama tropicale da sogno proprio non ha nulla a che fare. Ci stendiamo a prendere un po’ di sole e ci godiamo un bel bagno e dopo qualche ora riprendiamo il nostro percorso. Qualche miglio più avanti entriamo nella Big Pine Key, isola nella quale vivono gli ultimi circa 300 esemplari di cervo delle Keys. Una varietà di cervo alto appena 50-60cm. Cerchiamo il Visitor Center del Parco Naturale dedicato a questo simpatico animale e lo troviamo sul lato di una piazza commerciale in cui ogni tanto si sente il canto di uno dei tanti galletti che vi passeggiano tranquillamente. Un vecchio ranger ci spiega quali sono i posti migliori per poter avvistare i cervi ma ci avverte anche che a quell’ora (sono le 15) e con quel caldo la possibilità di incontrarne qualcuno è decisamente remota. Prima di ripartire “pranziamo” con una deliziosa fetta di key lime, torta tipica di queste isole. Nonostante gli avvertimenti del ranger iniziamo a perlustrare un po’ il parco ma ci rendiamo presto conto che non c’è gran che. Il caldo inoltre è opprimente e non ci stimola proprio a seguire i sentieri suggeriti (che tra l’altro non siamo nemmeno riusciti a trovare). La cosa che più si fa intollerabile, anche se può essere comprensibile, sono gli assurdi limiti di velocità imposti su quest’isola dove si viaggia tra le 15 e le 25 miglia all’ora. Quindi ci lasciamo tutto alle spalle e ripartiamo per Key West che raggiungiamo nel tardo pomeriggio. Abbiamo incontrato qualche difficoltà a capire la viabilità del posto (i nomi delle vie non vengono quasi mai esposti con le classiche targhe verdi ma vengono scritti in verticale sui pali di legno della luce agli angoli degli incroci) ma dopo qualche tentativo a vuoto riusciamo a raggiungere il Best Western Hibiscus. Facciamo check in, depositiamo i bagagli e iniziamo a girare a piedi per l’isola. La prima impressione è quella di non essere negli Stati Uniti. Le casette stile coloniale, le persone, il clima, anche se non ci siamo mai stati, tutto fa pensare di essere a Cuba. A pochi passi dall’albergo visitiamo il faro e la casa di Hemingway, anche se, a malincuore, non ci entriamo, stanchi di dover pagare per qualsiasi cosa. Ritorniamo all’albergo percorrendo parte di Duval street ancora semideserta prendiamo l’auto e andiamo a riposarci un po’ in spiaggia. Anche qui c’è pochissima gente, un gruppo di ragazzi gioca a beach volley, una signora legge un libro appoggiata ad una palma e una ragazza si fa abbronzare dagli ultimi raggi di sole, sullo sfondo un paio di vecchi barboni dormono sulle panchine nell’indifferenza generale. Doccia in albergo, e via, si riprende l’auto, si attraversa l’isola e si giunge sulla sponda opposta a pochi passi da Mallory square dove sta per ripetersi la quotidiana celebrazione del tramonto. Sembra che tutti siano lì, c’è un sacco di gente. Pensavamo ci fossero più spettacoli improvvisati dagli artisti di strada, c’era una specie di escapologo, una specie di comico con un cane, ed un tipo che cantava e suonava con la chitarra. L’atmosfera era molto suggestiva, è strano vedere di questi tempi così tante persone riunite per ammirare uno spettacolo come quello del tramonto. Tramonto che ogni giorno si può vedere ovunque ma che lì diventa un evento unico ed irripetibile. Peccato che la suggestione del momento sia stata interrotta e rovinata dal classico turista giapponese che ci ha richiesto insistentemente e con una certa maleducazione di fargli una marea di foto. Qualche nuvola all’orizzonte ha coperto un po’ il sole ma alla fine ancora una volta è sceso sotto l’orizzonte. A cena siamo stati da Camille’s un ristorantino a pochi passi dall’albergo dove abbiamo mangiato dell’ottimo pesce. 20/09/2007 Il mattino seguente, dopo l’insostituibile colazione a base di corn-flakes, succhi di frutta, fette di toast, muffin e waffle, decidiamo di andare un’oretta al mare approfittando del chek-out alle 11.

La spiaggia è semideserta ma c’è un bel sole anche se all’orizzonte ci sono i soliti nuvoloni bianchi.

Torniamo velocemente in alebrgo e dopo una rapida doccia andiamo a chiedere di poter lasciare la macchina in parcheggio fino alle 12-12,30. Nessun problema. Ci mettiamo alla ricerca dello 0 miles percorrendo tutta Duval Street. Arriviamo all’indicazione dello 0 miles senza accorgercene. Due gentili signore si offrono di farci una foto assieme per testimoniare il nostro passaggio. Alcuni turisti, in cerca del simbolo 0 miles, ci vedono (mentre facciamo altre foto) e si accodano contenti della scoperta.

Proseguiamo alla ricerca del Southern Most Point ossia il punto americano più a sud che dista circa 90 miglia da Cuba. Anche qui troviamo la nostra bella “line” a cui accodarci per riuscire a fare una foto. E continua ad arrivare gente! Torniamo alla macchina soddisfatti e partiamo per Miami Beach. Ripercorriamo le isole accompagnati dalla bella giornata. La tappa intermedia, visto che non ci eravamo fermati a mangiare all’andata, è il No-Name Pub nella No-Name Island. Questo Pub, famoso per essere completamente ricoperto all’interno da banconote da 1 dollaro graffettate dai clienti, ci aveva incuriosito dopo averlo visto in un documentario di un programma di viaggi (Rai2). L’impatto è decisamente all’altezza delle aspettative: tutte le pareti sono tappezzate di banconate da 1$ sulle quali i visitatori lasciano un messaggio, una firma, un segno di passaggio.

Le cameriere sono molto gentili e il menù tipicamente americano…Prendiamo due paninoni con dentro una sorta di spezzatino affumicato accompagnato da patate al forno. Un po’ pesante ma mangiamo tutto assieme ad una coca-cola. Poco prima di finire ci viene portata una scatola contenente vari pennarelli + una cucitrice gigante per attaccare la nostra banconota (non fornita) dove vogliamo. Cerchiamo un punto meno affollato degli altri (cosa non facile) dopo aver scritto i nostri nomi sul biglietto verde. Usciamo soddisfatti di aver lasciato una testimonianza del nostro passaggio, chissà quanto durerà prima che qualcuno copri il nostro dollarone.

Ripartiamo alla volta di Miami Beach. Il viaggio scorre tranquillo fino a Florida City dove facciamo una tappa veloce per comprare un paio di scarpe allo spaccio della Nike. 49$ e mi porto a casa una paio di scarpe da Skate stupende! Arriviamo alle porte di Miami Beach: stiamo attraversando uno dei ponti che portano dal “continente” all’isola più famosa della Florida. La giornata è bellissima e calda, come le altre. Cerchiamo la nostra destinazione e non abbiamo molta difficoltà a trovarla anche se l’hotel che abbiamo prenotato, in effetti, non è nulla di chè. Parcheggiamo di fianco al Comfort Inn & Suites di South Beach. La posizione è sicuramente azzeccata: l’edificio si trova a breve distanza dalla spiaggia e vicino pressoché a tutto quello che c’è da vedere. Scarichiamo le valigie e vado a parcheggiare la macchina in un parcheggio comunale a 30 metri di distanza dall’altra parte della strada. Si pagano 8-10$ al giorno e sembra abbastanza tranquillo.

La camera lascia un po’ a desiderare. Già dal corridoio si sente un cattivo odore misto tra fumo e aria viziata, dentro la camera la situazione non migliora di molto. Accendiamo subito l’aria condizionata sperando in un ricambio veloce. La stanza è abbastanza piccola e non sembra proprio pulitissima. La conferma l’abbiamo dal bagno: le mensole dove sono appoggiate le saponette non sono palesemente pulite così come gli angoli della vasca da bagno. Sopra il lavabo, poi, delle simpatiche formichine (che non riusciamo a capire da dove arrivino) passeggiano frettolosamente.

Vabbè, stavolta è andata così. Ci facciamo una doccia e usciamo a fare una passeggiata nel quartiere art-decò e nel frattempo mangiamo un panino come cena.

21/09/2007 Il mattino, dopo aver combattuto non poco per fare colazione (ci sono 3 tavolini di numero e la colazione è preparata nella piccola hall dell’albergo), usciamo a visitare meglio la zona art-decò. Passiamo per l’ufficio postale di Miami beach, un edificio dalla forma cilindrica chiaramente di un’altra epoca e approfittiamo per spedire le cartoline (che dopo verremo a sapere arrivate in 3/4 giorni!). Ci rendiamo conto abbastanza presto che effettivamente il nostro non è l’albergo più lussuoso, anzi! E’ un susseguirsi di alti edifici, palazzi art-decò e palme un po’ dappertutto. Entriamo, seguendo un’indicazione di una guida, al Delano, in sostanza uno o forse l’albergo più “in” di Miami Beach. All’interno si respira subito l’aria dell’esclusività, luci soffuse, un sistema di condizionamento soft con l’aria che muove i leggeri tendaggi che separano una zona della hall all’altra. In fondo al corridoio arriva la luce dall’esterno dove, dopo aver oltrepassato una porta, si intravvede la piscina piena di ospiti. Tentiamo di avvicinarci ma una gentile hostess ci chiede il badge della camera. Ovviamente torniamo sui nostri passi e riattraversata la lunga hall in penombra usciamo (ci viene ovviamente aperta la porta da uno dei numerosi valet parking in attesa).

Continuiamo la nostra passeggiata e ci troviamo in una sorta di lunga piazza pedonale (Lincoln Road) dove ai lati si trovano numerosissimi negozi, bar e ristoranti. Ci fermiamo nel negozio della Apple e scegliamo già il locale dove andare a mangiare in serata: lo Spritz proprio di fronte al negozio della Apple. Il pomeriggio lo trascorriamo in spiaggia. Rispetto alle spiagge viste in precedenza questa sembra quasi sovraffollata. In realtà è vivibilissima. Il mare è particolarmente mosso ma l’acqua è pulita. Le casette dei Baywatch sono una diversa dall’altra e tutte da vedere e fotografare. Al tramontare del sole torniamo in albergo, una doccia e via per la camminata serale in Lincoln Rd. Mangiamo un’ottima pizza (quasi pari alle nostre pizze italiane) da Spritz.

22/09/2007 Affrontata l’ennesima lotta per la colazione, ritiriamo l’auto al parcheggio e ci avviamo verso la downtown di Miami. Parcheggiato a Bayfront Park affianco all’imponente American Airlines arena visitiamo il centro commerciale che si affaccia sul porto, c’è poca gente e molti negozi devono ancora aprire. Torniamo quindi verso il centro e saliamo su uno dei metromover gratuiti che percorrono gran parte del centro di Miami. Nonostante l’imponenza dei grattacieli, molti dei quali attualmente in costruzione, la prima impressione è che Miami non è poi così grande come ce l’aspettavamo. Nonostante una lunga pausa forzata sulla metro a causa di un guasto tecnico, per l’ora di pranzo l’abbiamo già girata tutta. Un simpatico ometto argentino (a molti americani piace chiacchierare ed intrattenere i turisti) ci spiega che piuttosto che il centro di Miami sarebbe stato meglio visitare il quartiere Cubano o Coconut groove ma ormai abbiamo poco tempo a disposizione e ripresa la macchina ci dirigiamo verso Coral Gables un quartiere residenziale molto caratteristico, simile a Beverly Hills. Qui si conclude il nostro viaggio. Lasciata l’auto prendiamo l’aereo e ritorniamo a Venezia dove ad accoglierci c’è una temperatura completamente diversa da quella che abbiamo lasciato. In Italia è già autunno e già ci manca il caldo sole della Florida.



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