Finalmente Israele
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Finalmente si parte per il viaggio a lungo atteso. Andiamo in Israele, Palestina, Terrasanta, chiamatela come volete sempre quella è. Abbiamo deciso di volare con la linea El AL per due differenti motivi: il primo è che quando nel novembre scorso ,dopo aver organizzato tutto il viaggio, il vettore con cui dovevamo partire la compagnia Meridiana, nel periodo in cui c’è stato un aggravarsi delle solite tensioni israelo- palestinesi, ha deciso a due giorni dalla partenza di cancellarci il volo di ritorno senza darci alcuna spiegazione, rifondendoci, bontà loro, il prezzo del biglietto, siamo rimasti molto male ; il secondo è che volare con la El Al dava maggior sicurezza e affidabilità. In effetti è stata un’esperienza diversa dal solito. Il banco del check-in della compagnia è l’ultimo, separato dagli altri e preceduto da un posto di un controllo di polizia. Prima del check-in alcuni gentili funzionari della compagnia effettuano un discreto “ interrogatorio” su bagagli e motivazioni del viaggio. Al decollo l’ aero è stato affiancato per un lungo tratto da una camionetta della polizia, fin dove la velocità lo ha permesso. L’aereo era quasi pieno di turisti e pellegrini italiani. Il volo è stato regolarissimo e il pranzo a bordo molto buono, superiore agli standard usuali del cibo in aereo. A proposito di voli, anche il ritorno ha avuto qualcosa di particolare, a parte gli strettissimi controlli a terra. Quando l’ aereo si è alzato in volo ha cominciato a salire ruotando a spirale abbastanza stretta per prendere quota. Io penso fosse perché gli spazi aerei degli stati confinanti sono interdetti agli aerei israeliani e le uniche possibilità per partire siano verso il mare o salendo sul territorio nazionale.
La Palestina, uso questo nome perché è quello a mio parere geograficamente il più corretto, è un paese che conquista per la varietà dei paesaggi, degli ambienti e dei popoli in uno spazio così ristretto(ed è anche il suo problema): lunghe spiagge mediterranee, coltivazioni accurate, boschi, terre sempre più aride man mano che si scende verso sud fino ad arrivare a un deserto ricco di canyon. E’ un territorio ricchissimo di storia. Tutti sono passati di lì e hanno lasciato la loro impronta che “le invasioni “ successive non sono riuscite a cancellare. Ma veniamo al viaggio vero e proprio Abbiamo sempre avuto un ‘ accoglienza gentile sia dai palestinesi che dagli israeliani, ma al di là di ogni considerazione politica si capisce come due popoli così fondamentalmente diversi come mentalità abbiano difficoltà a convivere. A Gerusalemme vecchia esistono quattro quartieri : il cristiano cattolico , l’ armeno, l’ ebraico, il mussulmano. Fra i primi due non si nota differenza, una cosa li accomuna: lo scarso numero di giovani e l’assenza quasi totale di bambini che rende soprattutto quello armeno simile ad un museo più che ad una città, la stessa cosa accomuna i quartieri ebraico e mussulmano, ma al contrario: è incredibile la quantità di giovani e bambini che li riempono e li rendono vivi, quando si passa nel quartiere ebraico si incontrano tanti giovani ortodossi quando si arriva a quello mussulmano ci si rende conto di essere in un paese mediorietale, per volti, suoni, odori. Si va a Gerusalemme per tanti motivi :interesse culturale, fede, desiderio di visitare i luoghi santi, desiderio di capire una realtà così unica. Ognuno ha la sua motivazione. Personalmente l’ trovata interessantissima del punto di vista storico, molto bella dal punto di vista estetico, difficile da capire nelle sue mille sfaccettature, cosa del resto difficile comunque, impossibile in una settimana. Non ho trovato la spiritualità che mi aspettavo. I luoghi santi affollati all’ inverosimile di pellegrini la cui religiosità sembrava molto esteriore. A Betlemme dopo una attesa estenuante dovuta al protrarsi della cerimonia armena nella grotta della Natività , di cui gli armeni sono custodi, le guardie palestinesi hanno cacciato in malo modo i visitatori che volevano entrare, perché gli armeni dovevano fare le pulizie e poi permettere a i cattolici ,che aspettavano da lungo tempo, di entrare in processione. Risultato ce ne siamo andati dispiaciuti di questa brutta scena in un luogo sacro. Eravamo a conoscenza delle difficili convivenza fra le diverse chiese, ma toccarle con mano è un’ altra cosa e anche i poliziotti palestinesi sono stati sgradevoli. Un’ altra cosa che colpisce e a cui non siamo abituati sono i controlli di sicurezza in tutti i “luoghi sensibili”. Per accedere al muro occidentale ci sono solo due entrate presidiate da posti di controllo con metal detector tipo aeroporto; la stessa cosa per salire alla spianata delle moschee che avviene attraverso una scala coperta. Lì controllano anche i passaporti, come del resto avviene anche all’uscita di Betlemme dove i palestinesi son stati fatti scendere dall’autobus, mentre per i turisti sono salite due giovani soldatesse a controllare. I soldati sono sempre armati di fucile mitragliatore, mentre la polizia porta la pistola. Nella zona del Neghev, che è moto militarizzata, abbiamo visto in più occasioni soldati venire a prendere un caffè al bar con il spalla il mitra di ordinanza. Particolarmente curiose sono le soldatesse, credo in libera uscita, che sostituivano al mitra la borsetta, pur rimanendo in tuta mimetica. Anche le ragazze palestinesi, pur con l’hijab in testa sfoggiavano pantaloni skinny, tacco 12, trucco e unghie laccate! Non si può rinunciare alla femminilità! Alla festa di laurea, nel nostro albergo di Gerusalemme, (l’YMCA Three Archs tra l’altro consigliabilissimo per lo standard e la posizione, la più comoda possibile per visitare la città vecchia al cui interno esistono quasi solo ostelli religiosi, sia pure di alto livello), di un gruppo di ragazze palestinesi, queste esibivano il tocco accademico sopra lo hijab di prammatica. Contemporaneamente nell’albergo di fronte, il mitico King David Hotel si svolgeva la festa di un Bar Mitzwah. Gerusalemme è proprio una terra di contrasti, ma si potrebbe benissimo, a mio parere, convivere ognuno con le proprie tradizioni. A proposito di Bar Mitzwah abbiamo avuto la fortuna di vederne alcuni perché si svolgono al muro occidentale il lunedì e il giovedì e noi eravamo in zona e abbiamo visto arrivare il ragazzino, di una dozzina di anni portato su una portantina, contornato da parenti festanti e da suonatori di tamburo e di shofar, fino alla piazza davanti al muro, poi le donne a fare festa da una parte della staccionata che divide la zona di preghiera e gli uomini dall’altra (in questo ebrei e mussulmani son proprio uguali). Consiglio molto questo viaggio, andateci con gli occhi, il cuore, la mente aperti vi lascerà un ricordo indimenticabile.
PARTENZA: 2-5-2013 – ARRIVO: 9 -5- 2013
Hotel e volo prenotati con Internet circa un mese prima (prezzo in euro per due camere colazione compresa):
2 Akkohotel boutique hotel (275 euro) Akko – bello – 3 Ramon suites monolocale (229 euro) Mizpe Ramon -discreto, comodo, cucinino- 4 En Gedi Kibbutz hotel (381 euro) – bel parco, ma un pò disastrato, lavori in corso, camere vecchiotte, però Spa e bagni compresi – 5-9 YMCA Three Arches Hotel (1102euro) Jerusalem – il migliore rispetto agli altri come rapporto qualità prezzo,pur avendo prenotato camere a tre letti (dato che a due non ce n’erano più e quindi pagato per una terza colazione)-
Volo con El Al 326 euro a testa .Milano 12.15 –Tel Aviv 17 (ora locale cioè un’ora in più) Tel Aviv 18 –Milano21.30.
Affitto auto compagnia Eldan Panda dal 2 al 9 prezzo: 246 euro I prezzi dei vari ristoranti variavano dai 20 a un massimo di 35 euro a testa (anche con vino),perciò non sono cari e il cibo è generalmente buono,anche se scarsamente fantasioso.
RESOCONTO VIAGGIO (2-5)
I controlli all’andata risultano un po’ lunghi, ma tutto regolare. Arrivo Akko con Panda dopo 140 km alle 10.20. Lungo il percorso, passando per Haifa ammiriamo il Tempio Bahai e i giardini in salita tutti illuminati (si tratta di una religione che predica la fratellanza universale) Cena buona con birra palestinese. Passeggiata al porto.
3-5
Visita della Cittadella crociata di Akko con i suoi saloni e tunnel sotterranei, della Moschea Bianca, del bazar turco. Ci spostiamo in auto a Nahariya, non lontano da Akko, al confine col Libano e andiamo a visitare la bianca scogliera calcarea sul mare nota come Scala di Tiro da cui una funivia scende alle affascinanti grotte. La costa è piatta, con rocce basse semisommerse, come a Akko. Ci mettiamo in viaggio verso il deserto del Negev, facciamo una sosta per un lunch e alle 19.15 arriviamo a Mizpe Ramon. Abbiamo percorso 300 km in un paesaggio sempre più petroso e desertico,con canyon suggestivi. Il paese sorge vicino al cratere di una meteorite ed è piuttosto squallido.
4-5
Dopo una breve passeggiata sotto il sole già cocente per ammirare il cratere, ci avviamo verso il parco di En Avedat, un lungo e ripido canyon, in fondo al quale scorre l’Wadi Zin che forma un laghetto e una cascata molto pittoresca. Continuiamo la gitarella arrampicandoci su per il ripido canyon tramite scalette di ferro, gradini scavati nella roccia, ma non è pericoloso, anche perché ci sono molti appigli, solo è proibito discendere (perché più pericoloso), ma gli amici che viaggiano con noi gentilmente ci vengono a prendere in cima con l’auto. Percorso lungo il Lago salato e il Mar Morto, dall’altra parte c’è la Giordania. Nel tardo pomeriggio visitiamo Masada prendendo la funivia, che ci porta sul pianoro alto 400 metri, largo 200 e lungo 600 quasi inespugnabile dove ammiriamo il panorama sul Mar Morto e il Lago salato e il Palazzo di Erode a nord che si protende a gradoni sullo strapiombo e quello a ovest con mosaici e bagni. Grandioso sistema di cisterne e altre costruzioni anche del periodo della Grande ribellione con la rampa di assalto costruita dai Romani per debellare gli insorti dopo un assedio di vari mesi. Gli Zeloti, grandi oppositori dei Romani fra il 66 e il 70, si erano rifugiati a Masada, ma quando fu chiaro che i Romani avrebbero vinto il capo dei 960 ribelli Eleazar BenYair tenne un discorso in cui convinse i ribelli che per non divenire schiavi dei Romani era meglio uccidere mogli e figli e poi se stessi (solo due donne e cinque bambini che si erano nascosti in una cisterna si salvarono e raccontarono ciò che era successo ai Romani). Siamo nel 73 o 74 d.C, la legione che sconfigge i ribelli è la famosa X Fretensis che aveva distrutto il tempio di Gerusalemme. Tutto questo ci è narrato dallo storico ebreo Giuseppe Flavio nel libro”La guerra giudaica”, dove mette in risalto la disperata ed eroica difesa degli Zeloti, ma anche il loro fanatismo (Giuseppe Flavio era un fariseo che partecipò alla rivolta contro i Romani del 67; arresosi ai Romani, profetizzò a Vespasiano che sarebbe divenuto imperatore, cosa che avvenne, per cui si ritrovò beniamino della famiglia imperiale, di cui assunse il gentilizio. Arriviamo a Ein Gedi Kibbutz hotel, il più caro ,anche perché offre la Spa sul Mar Morto con bagno, fanghi , docce etc.(a poca distanza,ma bisogna comunque prendere l’auto).Il parco è bello, con fiori e alberi esotici, ma il complesso è vecchiotto e vi sono lavori in corso. Deludente. Cena a buffet nella grande sala del parco. Caldo. Soffocante.
5-5
Buona colazione. Andiamo al Parco En Gedi dove si segue un sentiero costeggiante un ruscello che forma a varie distanze cascatelle. Camminando un’oretta ne abbiamo viste tre, di cui la terza è la più grandiosa ed è chiamata la cascata di David. Vediamo diversi animali procavie e stambecchi. Molto caldo. Andiamo alla Spa convenzionata con l’hotel: ci cambiamo e prendiamo il trenino che ci porta in riva al mar Morto, perché il mare si è ritirato parecchio. Per fortuna abbiamo le infradito perché fa male camminare sul fondo basso del mare coperto da uno strato di sale duro. Il bagno non è certo entusiasmante, ma è un’esperienza. Ci spalmiamo poi col fango, quindi facciamo una doccia abbondante. Riprendiamo la nostra strada e arriviamo a Gerusalemme verso le quattro del pomeriggio. Il traffico è abbastanza caotico, ma la nostra amica (che è una navigatrice abilissima) se la cava egregiamente per cui parcheggiamo trionfalmente nel comodissimo parcheggio dell’hotel. L’YMCA (Young Men’s Christian Association) Three Arches Hotel è un hotel particolare, in stile ecclettico costruito negli anni trenta dallo stesso architetto dell’Empire State Building con una torre imponente che si vede un po’ dovunque. Le camere ampie e confortevoli, anche se non modernissime (la televisione un po’ vecchiotta, manca il frigo), il bagno grande e luminoso. Usciamo e il panorama di Gerusalemme con le sue mura rosate dal tramonto e l’oro della Cupola della Roccia è indimenticabile. Sotto il verde della valle di Hinnom (la Geenna). Percorriamo la strada che faremo poi molte volte: si attraversa la King David Street per scendere attraverso bei giardini e belle case alla zona trafficata della Yafo Road e da lì alla Porta di Giaffa e all’ Old City. Ammiriamo la Cittadella di David, percorriamo la David street e poi saliamo sui tetti seguendo un ebreo ortodosso (gli haredin preferiscono accedere al Muro tramite questa via per evitare il quartiere musulmano) per arrivare poi al Muro del Pianto (Muro occidentale) dove ci dividiamo,perché uomini e donne hanno zone diverse per pregare,separate da un divisorio..(muri, divisioni di ogni genere triste simbolo di Israele!).Attraversiamo poi il quartiere ebraico ed armeno e ceniamo vicino alla Cittadella (maluccio). Rientro
6-5
Passeggiata mattutina fino alla Spianata delle Moschee per la visita di questa parte mussulmana che si erge sopra il Muro occidentale. Mentre siamo in coda (che si snoda su una passerella costruita a fianco del corridoio che porta al muro occidentale) riusciamo ad assistere all’entrata festosa di ragazzini su baldacchini accompagnati da suoni e canti per il loro bar mitzvah (cerimonia durante la quale il ragazzino viene ufficialmente accolto nell’ebraismo). Non si può accedere all’interno delle moschee, ma la visita è comunque interessantissima sia dal punto di vista storico che artistico. Usciamo dall’ultima porta nord-est, così ci troviamo subito all’interno della Porta dei Leoni, dove visitiamo la bella chiesa crociata di Sant’Anna e la piscina probatica con le sue rovine, poi iniziamo a percorrere la Via Dolorosa con le stazioni della Via Crucis, visitiamo la cappella della Flagellazione e poi facciamo una sosta (mangereccia) all’Austrian Hospice che ha un bel giardino ed è anche un albergo (caro, ma vista la posizione…). Rientriamo all’albergo percorrendo ancora la Via Dolorosa, poi la zona francescana di Frances Street, Freres Road, usciamo dalle mura, percorriamo il Mamilla Center e infine albergo dove riposiamo le stanche membra. Al pomeriggio ci dirigiamo(sempre per la medesima serie di strade, stradine) al Santo Sepolcro per la visita di rito, certamente la sua storia è molto più interessante di quello che vedi che è il risultato di lotte, costruzioni, distruzioni, divisioni tra le varie confessioni cristiane ecc. Coda per accedere al Santo Sepolcro. Rientriamo attraverso il Muristan e il suq. Alla sera visitiamo il parco Yemin-Moshe che è anche una zona residenziale molto graziosa,ceniamo lì vicino bene.
7-5
Tragitto fino alla Porta di Damasco via Latin Patriarchate che è meno trafficata, subito fuori la bella Porta, prendiamo il bus 21 per Betlemme (35 minuti), non ci fermano per il controllo. Prendiamo un taxi per la Chiesa della Natività e il tassista ci aspetterà (un’ora secondo lui durerà la visita). Prendiamo una guida che, come già il tassista, rimarca le condizioni proibitive per i palestinesi: mancanza di lavoro, turisti che si fermano poco, controlli continui, per cui per esempio la nostra guida dice che ha dovuto rinunciare al suo lavoro di contabile a Ramallah e fare appunto la guida a Betlemme . La Chiesa –fortezza di epoca giustinianea è stata risparmiata prima dai persiani nel 614 grazie al mosaico dei Re Magi in facciata,poi dai turchi,perché gli Arabi vi avevano fatto costruire un mihrab . E’ stato rinvenuto anche il pavimento originario mosaicato che si può ammirare in una parte. La guida ci dice che grazie anche a questo ritrovamento Betlemme è stata riconosciuta città palestinese patrimonio dell’UNESCO e questo è importante perché è un implicito riconoscimento dello stato palestinese. Visitiamo la chiesa di S.Caterina d’Alessandria, moderna, dei francescani,la grotta di S.Gerolamo e varie altre, ma non riusciamo a visitare la Grotta della Natività, perché occupata dagli Armeni che celebrano la loro lunghissima funzione. C’è una gran folla che si assiepa all’ingresso, con poliziotti che ci mandano indietro e la guida che tenta invano di farci passare. E’ una gran confusione e alla fine ci stanchiamo e usciamo un po’ delusi. Con il taxi passiamo a vedere la Grotta del latte e poi ci riporta al bus. Questa volta al controllo i palestinesi devono scendere,ma risalgono subito. Scendiamo alla Porta di Giaffa dove andiamo in una trattoria chiamata Versoveer. Mangiamo a un tavolino di fuori e vediamo gruppetti di turisti con guida che li fa fermare accanto a una semicolonna da cui si alza un lampione, il tutto è posto al centro di questa zona coi tavolini. Incuriositi chiediamo e ci dicono che la colonna porta l’iscrizione della X legione fretensis. Controlliamo ed è proprio così! Prima di andare in albergo,visitiamo la Chiesa di S. Giacomo nel quartiere armeno(è aperta solo dalle 15 alle 15.30) : pace, buio, canti dei monaci, atmosfera intensa. Alle 17 prendiamo l’auto e andiamo nella zona moderma del Parlamento e del museo d’Israele. Veramente grandioso. Visitiamo la mostra su Erode il Grande e la parte delle antichità che offre innumerevoli sale. Usciti visitiamo lo Shrine of the book dove si tengono i manoscritti del Mar Morto, anche questa è una costruzione grandiosa il cui tetto ricorda le giare in cui vennero rinvenuti i manoscritti. Accanto vi è il modello di Gerusalemme al tempo di Erode (il 2 tempio), pure questo enorme. Ci sarebbero tantissime altre cose da vedere,ma è tardi ed è un museo veramente sfinente,troppo grandioso! Rientriamo e ceniamo all’Armenian Tavern, citata in tutte le guide, forse più per l’ambientazione interessante che per la bontà del cibo.
8-5
Giro delle mura: dalla porta di Giaffa alla Porta di Damasco e poi fino alla Porta dei Leoni. E’ un giro lungo, con scale e scalette, il sole è già caldo, ma c’è anche una piacevole arietta. Molto bello come punto d’osservazione sui vari monumenti di Gerusalemme. Usciamo e dall’esterno della Porta dei Leoni scendiamo verso il fondovalle dove visitiamo la bella e cupa Tomba della Vergine (o Santa Maria in Valle di Josafat) che è la cripta dell’antica chiesa distrutta ed ha un bel portale crociato, e poi risalendo gradualmente vediamo la Basilica delle Nazioni (moderna opera di quel Barluzzi che fece anche l’oratorio della Flagellazione, l’ospedale Italiano, il Dominus flevit), l’orto del Getsemani coi suoi ulivi millenari, la Grotta dell’agonia. Salendo per una stradina stretta tra due muri arriviamo alla Chiesa russa di S.Maria Maddalena coi suoi bulbi dorati e al Dominus flevit, da cui si ha una bella vista sulla Spianata delle Moschee e sulla Valle di Josafat e sui due enormi cimiteri, quello musulmano subito sotto la spianata dalla parte della Porta Aurea (chiusa) e quello ebraico tutto pietre abbacinante sotto il sole, pronti a fronteggiarsi il Giorno del Giudizio. Saliamo ancora e visitiamo le Tombe dei Profeti, si tratta di grotte con una necropoli, mentre giù nella valle scorgiamo la tomba a cono chiamata di Assalonne. Arriviamo al Monte degli Ulivi, ma è una delusione, troppo costruito. Visitiamo l’edicola dell’Ascensione nel recinto di una moschea; Sandro vuole continuare a camminare e decide di tornare all’albergo a piedi, scendendo per la Valle del Cedron e poi risalendo alla Porta di Sion (farà il tunnel di Ezechia, sbucando agli scavi della City of David), noi più modestamente prendiamo un taxi per l’albergo, dove mangiamo qualcosa al bar, dandoci appuntamento per le 16.30. Questa volta cambiamo tragitto,passiamo dai bei giardini della valle di Hinnom e poi dall’altra parte, sotto il muro dove vi sono altri bei giardini fino alla zona di Sion,dove visitiamo la Chiesa della Dormizione con la cripta (voluta dal Kaiser Guglielmo II) il Cenacolo, la tomba di David: tutto è molto ben tenuto. Passiamo poi alla zona ebraica: Hurva Square ,le quattro sinagoghe sefardite, il cardo romano ricostruito e i vari scavi,anche qui tutto è molto ben tenuto. In albergo ci ritroviamo con Sandro e andiamo in auto a Ein Karem, località amata dagli israeliani dove pare si mangi bene. In effetti andiamo al Karma e mangiamo bene (pesce).
9-5
Partiamo per visitare la sinagoga Hadassah con le vetrate di Chagall. Si trova parecchio fuori, ma ne vale la pena, le vetrate sono splendide. Le spiegazioni le danno in inglese e francese (in italiano solo su un foglietto). Andiamo verso Tel Aviv, ma vorremmo visitare Giaffa (Yafo). Sbagliamo strada per cui arriviamo a Giaffa (che comunque non sembra un gran che) tardi giusto in tempo per mangiare al porto del buon pesce. Aeroporto, controlli e a casa.