Finalmente Giordania

Tour classico del Paese... tra Petra, Wadi Rum, Jerash e Ajlun
Scritto da: francogigante1953
finalmente giordania
Partenza il: 29/05/2012
Ritorno il: 05/06/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 1000 €
Finalmente! Sì, perché 25 anni fa io e mia moglie Roberta ci eravamo già iscritti a un tour classico della Giordania che poi, però, è stato annullato dall’agenzia lasciandoci nel cuore questo viaggio.

Poi ci sono stati molti altri viaggi (e dei figli nel mezzo) finchè un mese fa ho trovato un prezzo convenientissimo nelle vetrine di un’agenzia di viaggi che prevedeva anche una formula che a me, più viaggiatore che turista, piaceva moltissimo vale a dire un tour Giordania giovani che lasciava abbastanza libertà, cioè:

– Mezza pensione anziché pensione completa, così da poter provare meglio la cucina locale.

– Alberghi a 3 stelle anziché a 4 (con un certo risparmio).

– Possibilità di effettuare, nei primi due giorni del tour, le escursioni a Petra e al Wadi Rum in maniera libera.

Il tour operator era “I viaggi del Turchese” con cui ci siamo trovati benissimo, peraltro abbiamo poi avuto alberghi di 4 stelle anche noi (senza alcun sovrapprezzo), immagino per una migliore organizzazione logistica visto che su un gruppo di 78 partecipanti al tour io e mia moglie eravamo gli unici che avevano scelto la formula “Tour Giordania giovani”.

Il 29 maggio, di buon mattino, partiamo pertanto da Genova alla volta di Bergamo da cui sarebbe partito il volo della Meridiana che ci avrebbe portati ad Aqaba.

Il viaggio lo facciamo assieme ad un’altra simpatica coppia di Genova che, dall’agenzia, apprendiamo avrebbero partecipato anche loro al nostro viaggio, pertanto ci sentiamo e decidiamo di fare il viaggio insieme, sia per farci compagnia e conoscerci prima che per dividere le spese.

Atterriamo ad Aqaba in perfetto orario, anzi con un piccolo anticipo e alle 17 siamo in albergo (il Gulf Hotel, un buon 4 stelle) così da avere tutto il tempo di girare Aqaba.

Per prima cosa cambiamo gli Euro (1 € = 0,875 Din), poi passiamo all’Avis a ritirare l’auto che avevo prenotato per due giorni già dall’ Italia qualche giorno prima di partire (basta telefonare al 199 100 133), per due giorni abbiamo speso 80 Din: volendo si può anche inviare una mail direttamente all’ufficio di Aqaba avis@go.com.jo forse si spende qualcosa di meno però ho preferito fare le cose tramite l’ ufficio centrale dell’ Avis.

30 maggio

Alle 5 partiamo per Petra dove arriviamo al centro visitatori alle 7 di mattina (ingresso per un giorno 50 Din). La strada è buona, da Aqaba a Petra sono 128 KM di cui i primi 85 sono di autostrada, perdiamo un pò di tempo per uscire da Aqaba e arrivare all’ autostrada ma fortunatamente incontriamo persone che ci indirizzano per il meglio.

Ci godiamo pertanto la camminata nel siq che a quell’ora è quasi deserto (dopo le 8 inizia ad arrivare il grosso dei turisti con i pullman); noi siamo usciti dal sito dopo le 18, con un tour de force di quasi 11 ore di cammino e un percorso stimato di oltre 25 Km parte dei quali in salita (ricordatevi di portarvi almeno un lt d’acqua a persona a cui mischiare dei sali integratori) ma ne è valsa la pena perché abbiamo visto veramente molte cose, di seguito vi descrivo il mio percorso, con i riferimenti delle pagine della guida Lonely Planet che è stata utile compagna di viaggio. Alla fine del Siq (circa 40 min. anche meno se non si fanno foto… ma come si fa a non farne!) ci si trova davanti al Tesoro (Khasnè) del I secolo a.C., probabile tempio funerario del sovrano Areta IV morto nel 40 a. C. (pag. 226).

Il nome col quale è conosciuta la tomba, Tesoro del faraone, deriva dalla leggenda che un tesoro fosse nascosto nell’urna intagliata alla sommità del secondo ordine del portale, per questo fu oggetto di spari nel tentativo di romperla.

Da qui si prosegue per la strada delle facciate (pag. 227 e 228) e si va al teatro (pag. 228 e 229), poco oltre, sulla destra, c’è una strada in salita che porta alle tombe dei re Nabatei (pag. 229 e 230) tutte molto belle e suggestive, l’ultima, quella di Sesto Fiorentino, un pò discosta dalle altre, non è segnalata ma basta chiedere, è facile arrivarci.

Da qui siamo poi ritornati un pò indietro, verso il teatro, e, dopo averlo passato, vicino ad un negozio di souvenir, si incontra, sulla destra, una scalinata che conduce all’Altura del Sacrificio (pag. 228).

A proposito di souvenir, nel periodo in cui siamo andati noi, per giunta alla mattina presto, a Petra si compra bene, contrariamente a quanto si possa pensare, ad es. collanine in pietre dure a 1,5 din, set di cartoline a 1 din, 4 ampolle con sabbie colorate e nomi incisi a 15 € (ovviamente un poco di contrattazione è d’ obbligo).

Per arrivare all’altura ci vogliono circa 40 min. (circa 250 mt di dislivello), ma ne vale veramente la pena, si gode una bellissima vista su tutto il sito di Petra, la parte romana e le tombe.

Scendiamo per la via delle farfalle (pag. 236) che condurrà in una valle laterale con siti altrettanto suggestivi da cui, poco dopo le 13, arriviamo di nuovo in basso alla città romana, passando accanto alla collina che ospita il piccolo forte dei crociati (pag. 233): questa discesa ha richiesto quasi 1 ora e mezza, includendo però anche le soste per le innumerevoli foto scattate e una brevissima pausa pranzo.

Arrivati al centro di Petra percorriamo la strada colonnata (pag.230), interamente lastricata, che aveva 2 file di portici colonnati con negozi, uffici, locali pubblici e vediamo altri monumenti tra cui la chiesa bizantina (pag. 231, 232 e 233).

A questo punto, prima di affrontare la salita al Monastero, ci concediamo un pò d’ombra visitando il piccolo museo nabateo (pag. 233).

Usciti dal museo, intorno alle 14.30, ricevo un colpo gobbo da Roberta che, stremata dal tour de force, si rifiuta di salire sino al Monastero che prevede una salita con 800 gradini.

I miei tentativi di convincerla, dicendo che, forse, il Monastero è il sito più suggestivo di Petra,non sortiscono alcun effetto, rivelandosi più testarda degli innumerevoli muli che frequentano i pressi del museo.

Ma proprio i muli, quelli veri, ci vengono in aiuto, contratto il viaggio di andata per lei (5 din) e poi la convinco a salire, non saprei dire se fosse più spaventata lei o il mulo, io vado davanti a piedi anche per poter filmare le scene di viaggio dall’ alto e dopo circa mezz’ ora di salita, poco dopo le 15 arriviamo (prima io e poi il mulo) al Monastero.

Il Monastero (Al-Deir) (pag. 233 e 234) è forse l’ opera più imponente con un portone alto 8 m, da vedere verso il tardo pomeriggio, con i raggi del sole che lo illuminano; il sentiero, 800 scalini scavati nella roccia giallo ocra, parte dal museo nabateo, lungo il percorso ci sono bancarelle di souvenir (ad es. collane di osso di cammello) e posti di ristoro.

Questo imponente edificio in realtà non si sa cosa fosse, sicuramente non un monastero come farebbe credere la traduzione del suo nome.

Dal Monastero (nei pressi c’ è uno splendido bar in cui ritemprarsi dalla fatica), con un ultimo sforzo e con altri 10 min. di salita, si arriva in cima alla montagna a un view point da dove si vede il deserto fino a Israele, che offre splendidi punti panoramici, tra i più belli del viaggio.

Sulla strada di ritorno dal Monastero, facciamo una piccolissima deviazione che ci porta a vedere la tomba dei leoni che però, rispetto a quanto abbiamo già visto, non è niente di eccezionale.

Ritornati al museo nabateo, sono ormai quasi le 17 e Roberta è distrutta, (ma anch’ io comincio a sentirmi le 10 ore di cammino nelle gambe) decidiamo di dividerci: Roberta si incammina verso l’uscita (mi aspetterà dal negozio di souvenir vicino all’ imbocco della Salita all’ altura del sacrificio) mentre io, con le residue energie che mi rimangono decido di visitare l’ altro piccolo museo di Al-Habis che, purtroppo, trovo chiuso (chiude alle 16).

Da notare che, dopo le 16, il sito ritorna quasi deserto, visto che i turisti si stanno incamminando verso i loro pullman. Avendo ancora un pò di tempo decido di proseguire per vedere la casa dell’ ultimo beduino rimasto a Petra, cioè Bdoul Mofleh, (pag. 233), che vende bevande e the a prezzi modici: la sua casetta è veramente incantevole, con una bella vista e in un posto appartato che induce alla meditazione (a quell’ ora poi, da solo, senza più turisti….).

Di ritorno, decido di vedere anche la Tomba Incompiuta (pag. 233) che si trova vicina al museo di Al-Habis (sul sentiero che porta al forte dei crociati) e che merita di essere vista non per la sua bellezza ma perché fornisce un’ idea di come venivano costruite le tombe nabatee.

Verso le 17.30 raggiungo Roberta, insieme ritorniamo per il Siq che conserva la sua suggestione anche al pomeriggio.

Arrivati all’auto (arrivando alla mattina presto avevo trovato parcheggio proprio vicino all’ingresso) decido di vedere anche l’ altro forte dei crociati (Al-Wu’Ira) che si trova a 2-3 KM dal parcheggio lungo la strada che porta a Piccola Petra (pag. 249).

Purtroppo il forte non è segnalato e lo abbiamo trovato solo grazie all’ intuito e all’ipotetica posizione sulla cartina, ad ogni modo non vale la pena visitarlo visto che ormai restano solo ruderi.

Intorno alle 18.30 ripartiamo per Aqaba dove, conoscendo ormai la strada e accelerando un poco di più, rientriamo subito dopo le 20: attenzione però alle pattuglie della polizia, specie sull’ autostrada, dove in alcuni punti ci sono limiti di 90 o 110 km/h e la polizia ha i telelaser.

31 maggio – Wadi Rum

Sempre di buon ora, però alle 7.30, partiamo per Wadi Rum, che dista circa 45 Km da Aqaba; verso le 8.30 siamo al nuovissimo centro visitatori, con un grande parcheggio e vicino al massiccio dei 7 pilastri della saggezza, per prenotare un’escursione nel deserto, ce ne sono da due ore sino all’ intera giornata, noi prenotiamo quella da 5 ore che propone i siti che mi interessavano di più tra i quali: la fontana e la casa di Lawrence, i tre ponti di roccia (su quello di Umm Fruth mi sono anche arrampicato), il siq Khazali con le sue incisioni rupestri, le iscrizioni di Anfaishiyya, le grandi dune di sabbia rossa e la mappa scolpita nella roccia.

Purtroppo non troviamo altre persone con cui dividere la spesa (si paga il fuoristrada e non il numero di persone), ad ogni modo ci godiamo il fuoristrada tutto per noi.

Con la nostra auto passiamo il centro visitatori (si pagano altri 5 Din a persona per l’ ingresso) accompagnati dalla nostra guida che ci fa posteggiare nel piccolo villaggio di Rum da dove partiamo in fuoristrada per la nostra escursione.

L’escursione si rivela bellissima, la guida si ferma dove vogliamo per fare foto e un pò prima delle 14 gli chiediamo di lasciarci presso le rovine del tempio nabateo (diavoli di nabatei, anche qui nel Wadi Rum, sono quasi peggio dei romani!) che visitiamo per poi tornare al parcheggio dove ripartiamo con la nostra auto alla volta di Aqaba.

Arrivando ad Aqaba verso le 15 abbiamo ancora tempo per visitarla, sia gli scavi di Ayla (Aqaba antica), ben documentati lungo il percorso, che la parte più moderna della città: verso le 18 riconsegnamo l’ auto e rientriamo in hotel.

1 giugno: Castello di Karak-Madaba-Monte Nebo

Oggi inizia il nostro tour organizzato che per gli altri è già iniziato due giorni prima visto che tutti avevano prenotato con la guida sia l’ escursione a Petra che quella al Wadi Rum (che però prevedevano orari più ridotti di visita rispetto a quanto abbiamo fatto da soli).

Finalmente facciamo conoscenza anche noi con la nostra guida giordana, Mahdi Yanes, che ci accompagnerà per tutto il viaggio, mi fa subito una buona impressione, che poi si confermerà giusta in quanto si è dimostrato guida valida e preparata, non solo sul lato della preparazione culturale ma anche per l’ attenzione verso le persone che gli erano state affidate (ci ha offerto i prodotti della sua terra ad es. banane e datteri) e per la sensibilità con cui ci ha resi partecipi della vita e delle problematiche della Giordania, insomma, in altre parole, non una guida per turisti, ma una guida per viaggiatori.

Sicuramente si è rivelata la guida più preparata (a tutto campo) che abbia mai conosciuto, ne approfitto per ringraziarlo e con lui ringrazio anche l’ efficientissima Cecilia, l’ incaricata del Turchese, per tutti gli aspetti organizzativi e logistici del nostro viaggio.

Ritornando al nostro tour, partiamo di buon ora per visitare il castello crociato di Karak, del XII secolo (1142), a 900 m, dimora di Rinaldo di Chatillon; le spiegazioni di Mahdi sono molto precise e interessanti, purtroppo la visita dura soltanto un’ ora, tempo sicuramente sufficiente per un turista, ma non per me che avrei voluto vedere tutto.

Mi sono ritornati alla mente i motivi per cui da un pò di anni non facevo più tour organizzati…

Ritornati in pullman prima di mezzogiorno, ci dirigiamo verso Madaba dove andiamo a vedere, nella chiesa di S. Giorgio, la famosa mappa della Palestina, mosaico risalente alla seconda metà del VI secolo d.C. lungo 16,5 m. e largo 6 con due milioni di tessere.

In realtà a Madaba ci sarebbero anche altri interessanti mosaici da vedere (ad es. nel parco archeologico dove c’è il più antico mosaico giordano, del I secolo a.C., che si riferisce ai bagni della fortezza di Erode il Grande, il Castello di Macaerus a Mukavir), purtroppo il tempo è tiranno e quindi ci imbarchiamo nuovamente sul pullman che ci porterà al Monte Nebo, dove Dio si rivelò a Mosè la seconda volta per fargli vedere la Terra Promessa, prima di morire. Alto 800 m, nelle giornate limpide si riesce anche a vedere, ad ovest, Gerusalemme.

Vi ha sede il memoriale di Mosè, gli scavi del 1933 portarono alla luce la basilica bizantina con due cappelle ed uno splendido mosaico, quelli del 1935 rinvennero sotto al santuario tracce di una costruzione più antica.

A protezione delle rovine delle chiese del IV e V secolo i francescani della Custodia della Terrasanta hanno eretto una chiesa, la pavimentazione di mosaici è davvero notevole.

Sul monte c’è una scultura, opera di un artista italiano, che riproduce il bastone di Mosè trasformatosi in serpente.

Terminata la visita, riprendiamo il viaggio verso Amman dove arriviamo verso le 17 al hotel Grand Palace, anch’ esso 4 stelle, pulito e confortevole.

Ci concediamo una doccia ristoratrice e poi… on the road again x fare la prima conoscenza con la città di Amman, però un pò stanchi del viaggio e soprattutto impressionati dal caotico traffico (ci sono pochi semafori e attraversare le strade è veramente un rischio) decidiamo di fermarci a mangiare in uno dei primi posti che incontriamo.

2 giugno: I Castelli nel deserto (a sud est di Amman)

Oggi ci sono in programma i castelli del deserto però, per chi vuole, è in programma anche la visita (facoltativa e a pagamento) della cittadella (Jebel al Qal’a) e del teatro di Amman.

Io e Roberta decidiamo di partecipare, pertanto sveglia alle 7 e poco dopo le 8, con un altro gruppetto di mattinieri, siamo già sulla cittadella (è la città antica costruita dai romani e poi dagli arabi) assieme alla nostra guida che, come sempre, ci fornisce interessanti spiegazioni.

Da vedere il Tempio di Ercole, la cisterna, i resti di chiese e moschee, il palazzo Omayyade, il suggestivo paesaggio di Amman e il piccolo museo archeologico che conserva alcune sculture che rappresentano alcune fra le più antiche figure umane di cui si abbia notizia (circa 6500 a.C.).

Concludiamo il tour, passando dal Ninfeo, con la visita del teatro romano da 6.000 posti voluto da Marco Aurelio, dotato di ottima acustica, nei pressi c’ è l’ Odeon, che però non visitiamo, in compenso visitiamo il museo del folklore, a cui si accede dal teatro stesso.

Intorno alle 11 ci ricongiungiamo col gruppo restato in albergo e partiamo tutti alla volta dei castelli del deserto.

Il primo che visitiamo è il Qsar al Azraq, di origine romana, ricostruito nel 1237, nella prima guerra mondiale fu la base di Lawrence d’ Arabia nella guerra contro i turchi.

Il perimetro esterno misura 70 m per 60 m e ospitava una guarnigione di 100 uomini con i loro cavalli.

Il suo fascino deriva principalmente dalla consapevolezza che quel luogo ha visto oltre 2.000 anni di storia, in particolare quelli legati all’ indipendenza araba: ancora adesso si può vedere la stanza in cui dormiva Lawrence, sopra una sala il cui soffitto era costituito da tronchi di palma allineati.

Prima delle 13 pranziamo vicino al forte e poi proseguiamo per Qusayr Amra (Palazzetto Amra) che fu edificato da Walid II (nipote del successore di Maometto) intorno al 720 d.C., sembra che il nome Amra fosse quello di una cantante siriana che Walid aveva amato a Damasco.

L’edificio era usato come padiglione di caccia e buen retiro, conserva mirabili mosaici, fra i quali quello dello Zodiaco, sul soffitto del Calidarium e innumerevoli affreschi, purtroppo in cattivo stato di conservazione, che sono attualmente in corso di restauro da parte di un gruppo di simpatiche italiane che abbiamo incontrato nella nostra visita.

Quello che però colpisce di questi affreschi non è tanto la fattura, quanto la loro singolarità.

Intanto il fatto che Walid (musulmano di poco successivo all’ epoca di Maometto) avesse commissionato gli affreschi molto probabilmente ad artisti cristiani o bizantini (lo si intuisce, ad esempio, dai tratti dei volti raffigurati), poi il fatto che alcune scene degli affreschi raffigurino donne nude, uva e vino, tutti temi abbastanza castigati o proibiti: le bevande alcoliche non sarebbero ammesse dalla religione musulmana, ma si sa, tutto il mondo è paese e spesso i potenti predicano bene e razzolano male e forse il buon Walid si rifugiava in questo sperduto posto per godere segretamente di quei piaceri che non poteva ostentare in pubblico (vizi privati e pubbliche virtù).

Infine mi ha molto colpito anche il senso dell’ ironia e della stravaganza con cui l’ artista ha voluto permeare alcuni affreschi, uno su tutti quello dell’ orso che suona il banjo e della scimmia che lo applaude.

Il fatto che 1300 anni fa, in un periodo in cui in Europa iniziava il primo Medioevo (i cosiddetti secoli bui), ci fossero persone dotate di un tale senso dell’ ironia, mai visto sinora in dipinti o affreschi di quell’ epoca, mi fa sentire quelle persone più vicine a noi di quanto sembra.

Ma rischio di tediare chi legge, pertanto torniamo al resoconto del tour!

Proseguiamo per Qsar Raneh (o Harranah) che in realtà non è un castello (anche se dall’aspetto esterno è quello che si merita questo nome più degli altri) ma probabilmente un caravanserraglio, che doveva fungere, con le stanze tutte diverse al primo piano e le stalle a piano terra, da luogo di sosta alle carovane, insomma motel e autogrill dell’ epoca.

Arriviamo ad Amman prima delle 17, pertanto io e Roberta, dopo una breve sosta siamo di nuovo in giro, questa volta decidiamo di farcela a piedi dall’ hotel sino al centro, nella zona a sud della cittadella, vicino a Al-Malek Faisal Street dove ci sono alcuni ristorantini raccomandati dalla nostra guida Lonely e un mercato.

Armati di cartina della città partiamo stimando di impiegare poco più di un’ ora per arrivare alla nostra meta, purtroppo Amman non è facile da girare a piedi, per svariati motivi fra i quali:

– Traffico caotico.

– Cartine incomplete, nel senso che non per tutte le vie vengono riportati i nomi.

– Innumerevoli colli che rendono il percorso “piatto” della cartina un percorso, nella realtà, molto più faticoso, inoltre alcuni passaggi (scalinate) erano chiuse e pertanto abbiamo dovuto individuare percorsi alternativi.

– Mancanza, spesso, di punti di riferimento tipo alberghi o uffici pubblici.

– Mancanza di un centro vero e proprio, pertanto non c’ è un passaggio dalla periferia al centro anche segnato da una crescita progressiva, man mano che ci si avvicina al centro, di negozi, ristoranti e alberghi, bensì si alternano zone piene di negozi a zone praticamente deserte.

Morale della favola, per arrivare, col solo aiuto della cartina, nella zona in cui volevamo cenare c’è voluta tutta la mia abilità di viaggiatore e comunque ci abbiamo messo quasi due ore anziché l’ ora abbondante che avevo previsto.

Ad ogni modo, dopo una breve visita al mercato che però a quell’ ora inizia a chiudere, specie i banchi più caratteristici che ci interessavano tipo quelli di spezie, ci siamo ritemprati al Hashem Restaurant che per pochi dinari (6, mancia e bevande comprese) ci ha servito un ottimo pasto a base di felafel, hummus, ful (purè di fave), patate fritte e un’ottima salsa piccante.

Consiglio questo posto, frequentato anche da giordani, proprio per la sua naturalezza, anche se abbiamo trovato turisti (le guide lo segnalano) conserva ancora la sua genuinità, il servizio poi è velocissimo.

Al ritorno però abbiamo optato per un taxi che per 5 dinari ci ha riportati in hotel

3 giugno: Jerash

Di buon mattino partiamo per Jerash, l’antica Gerasa fondata dai nabatei che è diventata una grande città in epoca romana.

Grazie al nostro orario arriviamo prima delle 9, così da iniziare la visita prima degli arrivi degli altri gruppi e del caldo.

Iniziamo la visita dall’ arco trionfale di Adriano (130 a.C.), imponente, poi vediamo l’ippodromo del II e III secolo d.C. lungo 244 m. e con 15.000 posti.

Proseguendo si arriva alla porta sud, subito dopo, in alto a sinistra, si trovano i resti del tempio di Zeus con le rappresentazioni dei segni zodiacali e la piazza ovale (o foro) con 2 colonnati ad ellisse da dove inizia il cardo maximo, strada a doppia corsia con ancora i solchi dei carri: vi si trovano le botteghe, l’ottagonale mercato delle carni (macellum), la moschea mamelucca del XIII secolo d.C, le terme orientali e la cattedrale che, prima di essere consacrata nel IV secolo d.C., era il tempio di Dioniso.

Poi si incontra il Ninfeo semicircolare e, più in alto, il grandioso tempio di Artemide.

Continuando in salita, quasi all’incrocio tra il cardo massimo e il decumano settentrionale, si trova il teatro settentrionale iniziato con Marco Aurelio nel 162 a.C. e ampliato durante il regno di Settimio Severo all’inizio del III secolo d.C.: il pavimento venne realizzato con un granito importato da Aswan e sui sedili si leggono i nomi delle tribù di Gerasa.

Ritornando indietro si vede da vicino il tempio di Artemide (era il tempio più grande di Gerasa, ancor più di quello di Zeus) con ancora in piedi 11 delle 12 colonne dell’ ingresso, poi si incontrano tre chiese una vicina all’ altra di cui la più conservata è quella dei santi Cosma e Damiano (medici arabi trucidati nel III secolo d.C.) che conserva ancora una buona parte del pavimento in mosaico.

Si completa la visita entrando nel teatro meridionale con un’ ottima acustica (dovuta alle cavità a disco del basamento che fungono da casse acustiche) e dotato di gradinate con spazi x poggiare i piedi.

Purtroppo anche in questo caso la visita, durata 2 h e mezza mi è sembrata breve, ancora mezz’ora almeno ci poteva stare, anche perché poi siamo rientrati ad Amman prima delle 16.

Alle 11.30 ripartiamo alla volta di Ajlun (a nord ovest di Jerash) per visitare Qala’at ar Rabad (la fortezza di Saladino) costruito in cima al monte ‘Auf (1250 mt.) fra il 1184 e il 1188 da uno dei generali (e nipote) di Saladino.

Il castello fu in gran parte distrutto dagli invasori mongoli ma venne poi ricostruito dai mamelucchi.

Fu gravemente danneggiato da diversi terremoti, attualmente è in fase di restauro, comunque quel che resta è ancora imponente, colpiscono soprattutto i sistemi difensivi di cui è dotato, per arrivare al punto più alto si devono passare non meno di 5 corridoi chiusi da altrettante porte il cui ingresso è sormontato da aperture da cui gli assediati potevano buttar giù sostanze ustionanti o pietre e tirar frecce.

Dall’alto del castello si gode poi di un magnifico panorama: la visita dura in tutto una quarantina di minuti, dopodiché si va a pranzare a circa metà strada tra Ajloun e Amman, in un posto vicino ad una diga artificiale che contribuisce a rendere questa zona a nord di Amman una delle più verdi dell’ intera Giordania.

Prima delle 16 siamo già ad Amman dove Mahdi ci porta a visitare un bagno turco con annesso negozio di souvenir, la visita al bagno turco dora meno di 10 min. i nostri compagni di viaggio resteranno poi nel negozio di souvenir per circa mezz’ora.

Noi però assieme a un’altra coppia decidiamo di impegnare il nostro tempo diversamente perciò, avvisata la nostra guida, fermiamo un taxi e ci facciamo portare a Betania nei luoghi dove pare che Gesù sia stato battezzato dal Battista.

Purtroppo, nonostante arriviamo al sito ben prima dell’ orario di chiusura, ci viene detto che il sito è chiuso, pertanto, nonostante le nostre insistenze, anche per avere spiegazioni, non ci resta che tornare indietro.

Questo è l’unico episodio increscioso dell’intero viaggio, ho chiesto spiegazioni all’ente turismo giordano che però non mi ha ancora risposto, spero solo che la motivazione non dipenda dal fatto che quel giorno il sito ha chiuso in anticipo perché due ore più tardi giocava la nazionale di calcio giordana!

4 giugno: Mar Morto e rientro ad Aqaba

Si parte per Wadi as Seer (nei dintorni di Amman) nei cui pressi si trova il Qasr al-Abad (Palazzo dello schiavo).

L’interesse per questo sito dipende non tanto dal suo stato di conservazione quanto dal fatto che è uno dei pochi, se non l’ unico, edificio di epoca ellenistica; colpiscono le dimensioni dei blocchi usati per la costruzione, il più grande è lungo 7 mt. per 3

Purtroppo, essendo tali blocchi spessi soltanto poche decine di centimetri, la loro fragilità ha fatto si che l’ intero palazzo fosse raso al suolo dal terremoto del 362 d.C.

I muri che si vedono attualmente sono stati infatti in gran parte ricostruiti utilizzando i blocchi che giacevano sul terreno, comunque sono molto interessanti da vedere gli altorilievi di animali intorno al palazzo, in particolare le due fontane a forma di pantera.

Riprendiamo il viaggio e intorno alle 10 siamo sul Mar Morto dove ci concediamo un po’ di relax sino al primo pomeriggio: il bagno nel Mar Morto, a causa della sua salinità 10 volte superiore a quella degli altri mari, è qualcosa di incredibile, si sta a galla senza alcuna fatica; in compenso è difficile nuotare, si riesce benissimo a fare il morto però non è poi facilissimo tirarsi su in piedi da questa posizione, inoltre guai a bere o a farsi entrare l’acqua negli occhi, una signora vicino a me ha dovuto farsi accompagnare a riva con gli occhi chiusi e farsi subito una doccia con acqua dolce.

Io e Roberta abbiamo alternato bagni in mare con bagni in piscina anche perché non riuscivamo a stare nell’ acqua del mar Morto per più di mezz’ora, consiglio di portarsi dei sandali in plastica perché ci sono rocce molto taglienti.

Verso le 15 ripartiamo per Aqaba, non prima di aver “saccheggiato” il negozio che vendeva prodotti del mar Morto, le donne del gruppo sembravano impazzite e compravano qualsiasi prodotto di bellezza dicendo che in Italia costava molto di più.

Beh, se è per quello anche i dromedari in Italia costano molto di più che in Giordania, ma l’idea di comprare un dromedario non per questo mi ha attirato particolarmente, vabbè, lasciamo stare…

Arriviamo ad Aqaba intorno alle 18 e, al solito, dopo una doccia siamo nuovamente on the road.

Cecilia ci ha consigliato di mangiar pesce al ristorante Captain’s (è dietro al nostro hotel e lo consiglia pure la Lonely), seguiamo il suo consiglio e ci troviamo bene, sia come qualità che come prezzo.

5 giugno: Aqaba-Italia

Poiché la partenza dall’ hotel per l’aeroporto è prevista per le 14, decidiamo di passare la mattinata in spiaggia, ci facciamo quindi portare da un taxi (concordiamo prima la tariffa, 15 dinari A/R che paghiamo al ritorno) nella zona sud di Aqaba, alla spiaggia del centro visitatori che è attrezzata con ombrelloni in paglia e bar.

Al nostro arrivo ci immergiamo nel Mar Rosso, anche se in realtà non facciamo un bagno vero e proprio perché c’è un bel pò di vento e poi l’ acqua è abbastanza fredda, contrariamente a quanto pensavo.

Prendiamo il sole per circa 3 ore e poi facciamo un ultimo giro per Aqaba nella zona del mercato spendendo gli ultimi dinari in souvenirs: a chi piacciono pistacchi e anacardi consiglio di acquistarli all’ Eibal Coffee, negozio moderno che vende ogni sorta di frutta secca (e pure caffè), facendo anche confezioni sottovuoto.

Poco dopo le 14 il pullman ci viene a prendere e ci porta in aeroporto dove arriva in perfetto orario l’ aereo che, purtroppo, ci riporterà a Bergamo.

Che dire di questo viaggio?

La Giordania mi è piaciuta moltissimo, sia come paesaggi, arte, storia che come popolo: persone comunicative, tolleranti, disponibili che sanno affrontare i molti problemi che hanno (ad. es. la grande scarsità d’ acqua) con consapevolezza e dignità.

Oltre a tutto un viaggio in Giordania si può benissimo organizzare da soli, senza timori, di seguito fornisco alcune indicazioni e riferimenti per l’ organizzazione del viaggio

Organizzazione viaggio

Tramite il sito del turismo giordano (www.visitjordan.com) si può consultare l’elenco delle agenzie di viaggio ufficiali giordane, tra queste da segnalare l’Atlas Tour (email: info@atlastours.net sito web: www.atlastours.net) .

Per quel che riguarda le guide da acquistare io mi sono trovato bene con quella della Lonely Planet ma non è male anche quella della Routard.

Per quel che riguarda il servizio di guide, come ho già scritto, io mi sono trovato benissimo con Mahdi, che parla veramente molto bene l’ italiano, i cui riferimenti sono:

Mahdi Yanes cell. 00 962777313257 P.P. Box 942473 Amman 11194 Giordania

E-mail mahdi.yanes@tourdirectors.net

Volendo invece far riferimento al solo wadi rum, l’E-mail della guida che ci ha accompagnato in fuoristrada e che è in grado di organizzare anche pernottamenti, arrampicate e escursioni a piedi nel deserto è wadirum93@yahoo.com

Infine, per qualsiasi ulteriore consiglio o chiarimento potete scrivermi al mio E-mail francogigante1953@gmail.com

Non mi resta che augurarvi buona Giordania!

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Molto fotogenico



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