Finalmente a Vaduz

Erano anni che mi ripromettevo di visitare il piccolo principato, ma sebbene il luogo fosse tutt’altro che irraggiungibile non mi si era ancora presentata un’occasione tangibile per farlo ed al tempo stesso non me la sentivo di affrontare le spese di un viaggio del genere solo per togliermi uno sfizio. Ho colto così l’occasione del...
Scritto da: Culdefeu
finalmente a vaduz
Partenza il: 09/12/2006
Ritorno il: 11/12/2006
Viaggiatori: in coppia
Spesa: 500 €
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Erano anni che mi ripromettevo di visitare il piccolo principato, ma sebbene il luogo fosse tutt’altro che irraggiungibile non mi si era ancora presentata un’occasione tangibile per farlo ed al tempo stesso non me la sentivo di affrontare le spese di un viaggio del genere solo per togliermi uno sfizio. Ho colto così l’occasione del tradizionale tour dei mercatini di Natale per inserire tra le tappe anche il Liechtenstein, studiando a tavolino il metodo migliore per vedere in tre giorni (comprensivi di viaggio d’andata e ritorno) i Christkindlmarkt di Bolzano, Innsbruck e Vaduz. Partendo da Forlì la soluzione più logica per distribuire le ore di viaggio è risultata essere quella di pernottare due notti nella capitale del Tirolo, per visitare Innsbruck il primo giorno, spostarsi il secondo a Vaduz dove il mercatino si svolge unicamente quella domenica, ed a Bolzano il terzo, quello del rientro. Ad Innsbruck siamo stati anche l’anno precedente, la città ci è piaciuta moltissimo e per ragioni di comodità l’appartamento che prenotiamo è sempre lo stesso, conosciuto grazie al suggerimento di un Turista per Caso che suggeriva il Bed & Breakfast Wilhelmine Matha, situato appena fuori dal centro cittadino e soprattutto a buon prezzo. La partenza è fissata per il sabato mattina, soluzione vincolata che risulterà essere ottima al fine di evitare la partenza di massa in coincidenza con il ponte dell’Immacolata del venerdì. All’altezza delle uscite autostradali per Bolzano infatti, interminabili file di macchine poltriscono nell’attesa di raggiungere l’agognato casello e mi sento sollevato dal non dover affrontare una simile attesa, sebbene non ho idea di cosa ci possa aspettare ad Innsbruck. All’altezza del Brennero una fitta nevicata rallenta il nostro passo, ma non ci impedisce di arrivare a destinazione dove fortunatamente di traffico non v’è traccia; sono le due del pomeriggio e dopo aver lasciato i bagagli nel nostro appartamento ci dirigiamo in centro dove cominciamo a dare fondo ai nostri risparmi tra dolci locali, bevande calde ed articoli da regalo, il tutto sotto ad una fastidiosa pioggerellina, fino a che si fa sera. L’indomani verso le nove del mattino mentre la pioggia imperterrita continua a scendere, partiamo con la città ancora inverosimilmente assopita. L’autostrada che collegata Innsbruck a Vaduz è scorrevole e praticamente deserta per lunghi tratti, ma i limiti spesso esageratamente bassi ed i numerosi cartelli che segnalano la presenza di radar atti a monitorare la velocità, come direbbe Apu, minano fortemente il mio karma positivo. Impieghiamo un paio d’ore per arrivare nel principato, il tutto senza particolari problemi, attraversiamo la dogana nell’indifferenza degli annoiati gabellieri e dopo pochi chilometri giungiamo a Vaduz, dove senza indugio lasciamo la macchina in un parcheggio coperto a ridosso del mercatino. Un attimo prima di pagare il parchimetro, grazie al tempestivo intervento di un autoctono, scopriamo con piacere che di domenica la sosta è gratuita e la notizia è una boccata d’ossigeno abituati come siamo stati fino adesso a pagare persino l’aria che respiravamo. E’ una splendida giornata di sole, l’aria è piacevole e cominciamo ad esplorare le bancarelle che si sviluppano nel piccolo centro cittadino. Saltano subito all’occhio le orrende statue già citate in queste pagine dagli altri viaggiatori, ma nel complesso il centro è carino sebbene in pochi minuti lo si possa percorrere in tutte le sue direzioni. Mentre attendiamo che ci venga servito un dolce natalizio locale, una signora molto gentile ci intrattiene raccontandoci sinteticamente la storia del paese e ci spiega che la nostra ricerca di qualcosa di tipico si risolverà inevitabilmente in una bolla di sapone. Ci consiglia tuttavia la visita al castello del principe, il Kunstmuseum e Triesenberg, un piccolo paesino a suo dire molto caratteristico popolato dall’etnia Walser. Mentre disponiamo di soprassedere sul museo, rimaniamo colpiti per la maniera in cui buona parte della gente sinora incontrata parli correntemente italiano, tedesco, francese ed inglese, tanto che alla fine della giornata ci esprimiamo in una lingua simile all’esperanto. In un negozio gestito da cinesi (ebbene sì, sono giunti anche qua), acquisto il classico ricordo che contraddistingue ogni mio viaggio, la toppa con il vessillo nazionale da cucire sullo zainetto. Di seguito come mia abitudine acquisto nell’unico negozio sportivo incontrato la maglietta della nazionale di calcio del principato tra lo stupore del venditore che in cuor suo ringrazia i santi per essere riuscito finalmente a venderne una. A dispetto dei soli 5000 abitanti, Vaduz annovera diversi locali dove mangiare e tra questi optiamo per l’Adler Gastronomie, una sorta di caffetteria nella quale facciamo conoscenza del caro-vita: spendiamo infatti l’equivalente di 18 euro per un sandwich al tonno, una porzione di patatine fritte, una bottiglia d’acqua ed un caffé. Dopo aver pranzato, decidiamo che è giunta l’ora di affrontare la camminata che ci porterà al castello. La salita è ripida ma piacevole, poiché ad ogni tornante si scopre qualcosa in più di Vaduz, che vista dall’alto risulta essere un altopiano circondato dalle montagne; attraversiamo il bosco, osserviamo la piccola cascata che dalla base del castello scende a valle e leggiamo i cartelli che ad intervalli regolari offrono informazioni di carattere storico, politico ed amministrativo del paese. Giunti in cima constatiamo che purtroppo non esiste possibilità di vedere alcunché dell’edificio, se non le mura esterne, che peraltro sono parzialmente in manutenzione. E’ tuttavia affascinante saperlo abitato dal principe e quando notiamo un uomo muoversi dietro una finestra nel torrione cerchiamo inutilmente con assoluta mancanza di dignità di instaurare un contatto. Proseguendo la nostra ascesa scorgiamo un bagno pubblico in ottime condizioni fornito di tutto punto, ed insieme concordiamo che in Italia una cosa del genere non durerebbe un solo giorno. Nel nostro cammino a ritroso per tornare in città incontriamo una coppia intenta ad intraprendere uno dei tanti percorsi di trekking di cui il principato va fiero; ci salutano e a priori è una bella sensazione constatare quanto sia cordiale questo popolo, soprattutto se ripensiamo a Bolzano e ad Innsbruck, dove la gente ci ha rivolto la parola unicamente per dirci il prezzo del prodotto che intendevamo acquistare. Tornati in città percorriamo il viale in cui sono dislocati gli edifici di maggior interesse, molti dei quali in ristrutturazione. In rapida successione si trovano il Museo Nazionale, gli Uffici del Governo, la casa natale del compositore Josef Gabriel Rheinberger e la bella cattedrale in stile neo-gotico. Sono tutti edifici di grande valore artistico, in particolare a colpire è la copertura del Government Building con i suoi toni oro misto color mattone, ma noi decidiamo di limitarci a visitare la cattedrale, anche perché ha cominciato ad imbrunire e vogliamo tornare in tempo ad Innsbruck per cenare in un ristorante trovato già in due occasioni tutto esaurito (teniamo presente che nel suddetto locale non accettano prenotazioni e alle sette è già difficile trovare posto). Prima di entrare nella chiesa percorriamo il suo perimetro ed osserviamo il giardino al suo fianco ben curato dove si trova la cripta dei principi, composta di due modeste ali porticate. Alla pari il duomo di Vaduz stupisce per la sua semplicità e per le vetrate dai colori intensi. Quando entriamo siamo gli unici avventori ed il silenzio che vi regna è in sintonia con questo paese così sfuggevole. Concentro lo sguardo sui motivi ornamentali del rosone e vengo rapito da questi colori che nella penombra della sera sembrano per assurdo ancora più intensi. E’ un momento molto intimo, che avevo avvertito precedentemente solo nelle piccole chiese dei paesini islandesi, istanti di profonda serenità. Niente sfarzo dunque, solo ordine e semplicità. Usciamo e decidiamo che è ora di ripartire, spendiamo quindi gli ultimi franchi a nostra disposizione e torniamo al parcheggio dove stipiamo all’inverosimile il baule della mia Golf e con essa riprendiamo la strada per Innsbruck. Salutiamo dunque Vaduz con i suoi begli edifici, le eleganti abitazioni, i numerosi parcheggi coperti e la cordialità dei suoi abitanti, con il rammarico tuttavia di non essere riusciti a visitare Triesenberg. Sarà per un’altra volta, magari in primavera per farvi trekking.


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