Filippine fai da te
Il nostro viaggio nelle Filippine con auto a noleggio, tra risaie, metropoli e mare
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Mi hanno detto che le Filippine rappresentano un po’ il vero volto del sudest asiatico: sicuramente l’impressione che ne ho avuto io, è di un paese a doppia velocità: abbiamo visto quartieri di Manila con centri commerciali modernissimi che sembrano lanciati sulla via del progresso, e allo stesso tempo, in questa stessa metropoli strangolata da smog e traffico, una grande povertà nella quale purtroppo sembra vivere, rassegnata, la maggior parte della gente. Al di fuori, nelle campagne, baracche costruite a bordo strada e piccole cittadine, anch’esse afflitte da un traffico che definire infernale è poco. Voliamo da Venezia, per raggiungere Manila via Francoforte e Pechino. Il volo è interminabile, ma del resto le Filippine si trovano all’altezza dell’Australia, era inevitabile che il tragitto fosse lungo. Ad ogni modo, atterriamo nel tardo pomeriggio, ritiriamo la macchina a noleggio e dopo aver lasciato i bagagli in hotel siamo pronti per andare a cena. Alloggiamo al Red Planet Aseana, relativamente vicino all’aeroporto, in una zona commerciale molto moderna. Basta questo breve tragitto per farci capire che la guida non sarà per niente facile, sia per il traffico, che per le abitudini di guida filippine. A una distanza relativamente piccola c’è un enorme centro commerciale, il Mall of Asia, andiamo lì a cercare un posto dove cenare. Oltre alla sua food court, di fronte al Mall c’è una lunga passeggiata con tanti ristorantini all’aperto, ne scegliamo uno incoraggiati dalla vista degli abbondanti piatti di pesce sui tavoli. E’ tutto pieno e dobbiamo aspettare una ventina di minuti, ma alla fine ci viene assegnato un tavolo e possiamo mangiare. Attorno alla cucina ci sono delle vasche con dentro acqua grigiastra e vari pesci e granchi agonizzanti, il che ci fa quasi cambiare idea sul fatto di mangiare qui. Dal momento che possiamo scegliere il granchio – ne prendiamo uno che sembra un po’ più vivace degli altri – e siccome pensiamo che se il posto è così pieno, è improbabile che ci avvelenino, ci decidiamo ad ordinare. Il cibo filippino è mediocre, né buono né cattivo, e lo sarà per tutta la vacanza: niente a che vedere con le delizie tailandesi o malesi che avevamo già assaggiato, soprattutto perché non si usano spezie. Mangeremo benissimo invece, nella Chinatown di Manila. 25/12/2017 Lago Taal Partiamo verso le 9:30 in direzione de Taal Lake (circa 60 km da Manila). Restiamo immediatamente imbottigliati nel traffico. Decidiamo di andare a vedere l’organo di canne di bambù che si trova nella chiesa di Las Pinas. Impieghiamo un’ora e mezza per percorrere i 4 km che separano il nostro hotel dalla chiesa. La coda è causata principalmente dalla completa anarchia degli autisti: jeepney, tricycle, taxi e macchine private non rispettano nessuna precedenza né segnale e il risultato è una bolgia di veicoli strombazzanti in mezzo ai quali i pedoni si lanciano senza guardare per attraversare o raggiungere i jeepney. La chiesa è tutta piena perché c’è la messa di Natale, ma l’organo non è niente di straordinario, piccolo e bruttino, siamo un po’ delusi considerando il tempo che ci abbiamo messo per arrivarci. Ripartiamo verso il Lago Taal, ma il traffico filippino non perdona, sembra che tutta Manila si sia riversata su questa strada: arriviamo a destinazione dopo quasi 4 ore, passate per la maggior parte in coda. Prendiamo una barca per andare fino alle pendici del vulcano dove saliremo a piedi. La gita in barca è divertente ma ci si bagna completamente, per fortuna siamo attrezzati con degli impermeabili usa e getta. La salita fino alla cima del vulcano non è troppo impegnativa, noi ci mettiamo circa 45 minuti, ma fa molto caldo, il terreno è sconnesso e bisogna fare attenzione ad evitare i turisti che salgono a cavallo. Si incontrano diverse fumarole dalle quali esce fumo caldissimo e puzzolente. Arrivati in cima, la vista del lago con al centro una piccola isoletta vale la fatica. Al ritorno pensiamo di schivare la fila facendo la Skyway (l’autostrada a pagamento) ma restiamo imbottigliati nel traffico anche lì. Arriviamo in albergo dopo ore in coda, e dopo una doccia veloce prendiamo un taxi fino al relativamente vicino Mall of Asia, dove mangiamo ottimi dim-sum da Tim Ho Wan. 26/12/2018 Manila – Batad Vista l’esperienza di ieri con il traffico, siamo piuttosto preoccupati per il lungo trasferimento che ci attende, e scopriremo che facevamo bene a preoccuparci… Impieghiamo più di un’ora solo per uscire da Manila, e anche in seguito, le cose non migliorano. Il tragitto di 400 km da Manila a Banaue è una coda continua, anche il più piccolo paesino si trasforma in una trappola dove restiamo fermi a causa della enormi quantità di macchine, jeepney, tricycle e pedoni indisciplinati (anche gli autisti, non solo i pedoni). Se fino a Batad la strada è almeno decente, da lì in avanti e fino a Banaue il percorso è molto tortuoso e sconnesso. Pensavamo di essere partiti con sufficiente anticipo, ma ci abbiamo messo così tanto per arrivare fin qui che dobbiamo guidare col buio e la nebbia, schivando buche e facendo attenzione a non finire nel fosso (ovviamente, né luci, né strisce, né barriere su queste strade…). Arriviamo a Batad dopo circa 9 ore di guida. Alloggiamo al Bogah Homestay che ha ottime recensioni, ma visto com’è mi chiedo che genere di posti frequentino quelli che le hanno scritte: per prima cosa la ragazza alla reception ci dice di non avere mai ricevuto la prenotazione, ma per fortuna (?) c’è ancora una stanza libera. Così veniamo inizialmente alloggiati in una stanza al primo piano, con un letto da una piazza e mezza, che ci viene detto essere l’unica disponibile. La stanza è piccola e puzza di muffa, le lenzuola non ci sono e dobbiamo chiedere per due volte che ce le portino. Tentiamo di coricarci ma il letto è drammaticamente piccolo, quindi chiediamo se sia disponibile qualche altra stanza: che fortuna, la coppia che doveva arrivare in serata non si è vista (…ma siamo noi!) e quindi è libera una stanza con letto matrimoniale (…come quella che avevo prenotato io…). E’ sporca, spoglia e puzza di palude come l’altra, il letto è sfondato ma almeno ci si sta in due. Vabbè, speriamo che la visita alle risaie ne valga la pena… Riusciamo a farci preparare qualcosa da mangiare dato che è già buio e piove, e non sembra che intorno ci sia molto altro. Durante la cena, ci vengono proposte varie gite in tricycle per vedere le risaie e i dintorni, ma noi abbiamo la nostra macchina e gentilmente decliniamo. Forse questo è il motivo per cui nei giorni seguenti verremo praticamente ignorati dal personale, o forse sono semplicemente sciatti. 27/12/2018 Batad Sveglia alle 6 a causa del frastuono proveniente dalla cucina adiacente alla nostra stanza (la n. 1). Diluvia. Dormire ancora è impossibile, così usciamo e ordiniamo la colazione, ma riusciamo ad avere qualcosa da mangiare solo dopo molto tempo, perché avremmo dovuto ordinarla la sera prima (nessuno ci aveva detto di farlo…) e quindi ora c’è quel che c’è, cioè, pane tostato e burro. Partiamo sotto la pioggia alla volta delle risaie a terrazza, che raggiungiamo dopo circa 40 minuti di guida su una strada a tratti sterrata, schivando le onnipresenti buche e i detriti di piccole frane che ostruiscono parzialmente la carreggiata. Lungo il tragitto vediamo un camioncino con dei maiali, legati e pronti per il macello. Parcheggiamo dove ci viene indicato da un tipo che si offre di far la guardia alla macchina in cambio di 200 PHP, schiviamo alcuni ragazzi che si offrono di farci da guida, e iniziamo la discesa. La strada è molto ripida e circa a metà si incontra il primo ristorante con vista, sarebbe anche bello ma è tutto avvolto dalla nebbia. Continuiamo a scendere e arriviamo alle risaie sotto una pioggerellina sottile, che non ha quasi mai smesso di cadere. Per arrivare alle risaie bisogna scendere dei gradoni fatti di rocce piantate nella collina. Per fortuna quando arriviamo in fondo la pioggia cessa di cadere per un po’, le nuvole si sono alzate e lo spettacolo delle risaie è impressionante: tutta la zona è terrazzata, ci sono case abbarbicate lungo tutta la collina, sono costruite letteralmente sulla risaia: in pratica gli abitanti escono di casa e cadono nella risaia. La nebbia cala di nuovo mentre risaliamo verso la macchina, e ricomincia a piovere. La salita è faticosa ma ce la facciamo, incontriamo dei turisti inglesi che ci chiedono come sia la vista (non ne avranno nessuna vista la pioggia) prendiamo la macchina senza pagare il tipo e cerchiamo inutilmente qualche altro viewpoint, con questo tempo è del tutto inutile. Però sulla via del ritorno, vediamo i maiali di stamattina macellati e la famiglia che cucina il brodo, tutto a bordo strada. Pranziamo a Batad al 7th Heaven, senza infamia e senza lode, e riportiamo la macchina vicino all’hotel. Trascorriamo il pomeriggio a girellare per Batad, che è molto simile ad una baraccopoli-bazar, con un traffico pazzesco. Non c’è nulla di interessante da fare o da vedere, quindi rientriamo in stanza prestissimo e dopo una cena frugale a base di riso e pollo andiamo a letto. 28/12/2018 Batad – Manila Solita sveglia all’alba causa rumori e odori di cucina. Diluvia anche oggi, quindi decidiamo di anticipare di un giorno il ritorno a Manila. Anche al ritorno impieghiamo circa 9 ore, inclusa una sosta per il pranzo in una baracca sulla strada a San Jose, il Jethro Eatery, dove diventiamo l’attrazione esotica della settimana (forse del mese…), ma mangiamo un buon pollo con riso e bibita per circa 2€. A Manila, alloggiamo al Ramada Inn di Chinatown, bello, pulito e molto occidentale, niente puzza di palude qui, peccato che a poca distanza dall’ingresso dell’hotel si attraversa un ponticello che scavalca letteralmente una fogna a cielo aperto. Comunque, la stanza va benissimo. Andiamo a cena al Yin Yan Tea House, locale frequentato solo da persone del posto e infatti siamo di nuovo le attrazioni esotiche, ma mangiamo degli spettacolari bun al vapore farciti con asado e salsa hoysin. La prima impressione di Manila by night non è del tutto negativa: ci sembra che sia possibile andare in giro, pur con una certa cautela. Ci sono moltissime persone sdraiate a terra o sedute sui gradini che dormono o bivaccano, ma non sono molesti, non chiedono neanche l’elemosina, guardano (a volte storto…), ma nulla di più. 29/12/2018 Manila Visto che abbiamo accorciato la nostra permanenza a nord, abbiamo un paio di giorni in più per esplorare Manila: dopo un’ottima e abbondante colazione partiamo per visitare Chinatown. L’intero quartiere è un immenso, caoticissimo mercato dove vendono di tutto, dalle stoffe ai cuccioli di cane vivi, temo a scopo alimentare. Per girare bisogna spingere e sgomitare, la situazione è peggiorata dal fatto che le vie non sono chiuse al traffico quindi si deve anche fare attenzione ai vari tricycle, motorini, macchine eccetera. Comunque, come sempre i mercati asiatici sono molto divertenti, troviamo delle cose veramente improbabili ad un prezzo irrisorio. Con un tricycle raggiungiamo il cimitero cinese, rifiutiamo la visita guidata ed esploriamo da soli questo cimitero che è un vero e proprio quartiere, infatti alcune tombe hanno anche il bagno, e sono evidentemente abitate. Pare che lo facciano per non lasciare soli i parenti nell’aldilà. Andiamo a visitare la città vecchia, Intramuros, che è l’unica parte tra quelle che abbiamo visto di Manila a non sembrare troppo trascurata, gli edifici sono abbastanza in buono stato e anche se ci sono persone che bivaccano per strada – come ovunque – il quartiere è piacevole da visitare. Da lì si arriva con una passeggiata non troppo lunga al Park Royal, che visitiamo. Ci facciamo riportare in hotel da un tricycle, recuperiamo la macchina e ci trasferiamo al Go-Hotel, più vicino all’aeroporto perché domattina prestissimo partiremo per Bohol. Non è male, la camera è leggermente più grande rispetto a quella del Red Planet. Ceniamo al 678 Korean BBQ sul lungomare di fronte al Mall of Asia con dell’ottimo bulgogi, uno dei migliori pasti della vacanza. 30/12/2018 Bohol Il volo fino a Bohol è stato una esperienza. Appena saliti in cabina veniamo avvolti da una nebbia gelida (condensa dalle bocchette dell’aria condizionata?) e la temperatura rimane polare per tutto il volo. Atterriamo a Bohol alle 9:30, e con il van messo a disposizione dal resort raggiungiamo Villa Umi. La strada per raggiungerlo è chiusa a causa di lavori stradali, quindi veniamo sbarcati in un resort vicino e raggiungiamo il nostro con una camminata sulla spiaggia, piacevolmente comoda dal momento che gli addetti al van ci portano le valige. C’è un po’ di sole e ci mettiamo in spiaggia. L’acqua ha un colore fantastico ma è bassa, calda e molto calma, è impossibile nuotare ma è perfetta per stare a mollo. Mangiamo qualcosa al resort, niente di speciale, e iniziamo a farci un’idea del posto. La struttura ha qualche piccolo problema, il personale è molto gentile ma giovane e inesperto, soprattutto si vede che non c’è nessuno che li coordina. La cosa peggiore però, è il karaoke sparato a palla dalla spiaggia vicina: non capiamo se sia un resort frequentato solo da filippini o il chiosco di una spiaggia libera, ad ogni modo, ci assordano per tutta la giornata. Ceniamo al resort e andiamo a dormire presto, per recuperare dopo la sveglia delle 4:30 di stamattina. 31/12/2017 Passiamo tutta la giornata in spiaggia. La sera passeggiamo fino al tratto accessibile della strada, rifiutando de farci accompagnare da qualcuno del resort (sono molto preoccupati di lasciarci camminare da soli lungo la spiaggia), e troviamo facilmente un tricycle che per una cifra molto più bassa di quella che ci avevano proposto a Villa Umi ci porta ad Alona Beach. C’è un caos pazzesco di gente, chioschi e locali per mangiare e bere, e un sacco di turisti. La spiaggia però è piccola e affollata di barche. Di fronte ad ogni locale ci sono dei banchi dove è esposto il pesce, tra cui una specie di cannocchia gigante che cercano di venderci a 50 USD al pezzo! Gentilmente rifiutiamo, scegliamo i nostri jumbo shripms vivi da una vasca, e ceniamo in riva al mare. Rientriamo al resort passeggiando lungo la spiaggia senza nessun problema, e lì troviamo musica tipo discoteca e gli altri 8 tristissimi ospiti (tutti giovani) che bevono e ballano. Perché non siano andati a fare festa ad Alona Beach, dove c’è un sacco di vita notturna, è un mistero. Noi passeggiamo lungo la spiaggia e assistiamo a uno spettacolo di mangiatori di fuoco presso uno dei resort vicini. Per fortuna i nostri coinquilini cedono all’alcool verso l’una e riusciamo ad andare a dormire. 1/01/2018 Piove a dirotto per tutta la giornata. In serata ci avventuriamo sotto la pioggia per prendere un tricycle per Alona Beach. Prenotiamo la gita alle Chocolate Hills in una delle molte agenzie di Alona Beach: anche questa, come già il trasporto di ieri, costa la metà rispetto alla cifra richiesta dal resort. 2/01/2018 Partiamo per la gita con un suv verso le Chocolate Hills senza altri turisti a bordo: la prima tappa prevede un giro di quasi un’ora e mezza su una piccola dune buggy. Per tutta l’escursione saremo preceduti dalla nostra guida che viaggia su una vecchia motoretta che in Italia probabilmente non si vede dagli anni 80. Gentile e simpatico, insiste fino allo sfinimento per farci un sacco di foto stupide. La strada è sterrata e quasi tutta allagata, ma la gita è molto divertente e per fortuna ci hanno dato un poncho per coprirci. In seguito visitiamo il Tarsier Sanctuary e vediamo tanti piccoli tarsi in libertà. Tutte le altre attività previste per la giornata, la zipline, la crociera sul fiume… devono essere cancellate perché la strada è allagata. Abbiamo comunque la nostra dose di avventura, quando l’autista rischia di addormentarsi lungo la via del ritorno. Qualche ora di spiaggia, e poi andiamo a cena ad Alona Beach, al Saffron all’interno dell’Amorita Resort che ha ottime recensioni. La cena è letteralmente immangiabile, tanto che la facciamo assaggiare alla cameriera che porta le nostre lamentele alla cucina. I piatti che abbiamo restituito intatti, ci vengono tolti dal conto. Al ritorno, troviamo due operai che lavorano con flex e mazza per forzare la cassaforte degli ospiti al piano di sotto. 3/01/2018 Passiamo la mattinata in spiaggia, poi prendiamo il volo per Manila. Anche questo è in ritardo, sono sempre in ritardo Alloggiamo al Golden Phenix, ottimo. Ceniamo cinese (a Manila abbiamo mangiato quasi sempre cinese o coreano, entrambi molto buoni) 4/01/2018 Vorremmo andare a visitare il Palazzo di Cocco ma non è possibile entrare, e anche da fuori si vede ben poco. Facciamo un altro giro al mercato di Chinatown, ma è molto più piccolo di com’era qualche giorno fa quindi non possiamo comprare molti dei souvenir ai quali avevamo pensato, pazienza. Prendiamo un aperitivo sulla baia, e per la nostra utima serata a Manila sceglimo di cenare nuovamente al Corean BBQ. 5/01/2108 Partenza per l’Italia in piena notte. Arriviamo al check in con più di due ore di anticipo, e ci vogliono tutte per riuscire ad imbarcare i bagagli. Anche se ci siamo messi in coda con largo anticipo, noi riusciamo ad imbarcarci e volare in Italia, ma i nostri bagagli restano a Manila, con la spiegazione ufficiale che siamo arrivati tardi al check in. Ci verranno consegnati quasi una settimana dopo.