Figueras, Cadaques y Dalì
A fine agosto acquistiamo due biglietti AR Orio al Serio – Girona, per il secondo fine settimana di novembre, in occasione del compleanno di Franco, al prezzo tutto compreso di 5 euro a tratta. Mete certe del nostro viaggio saranno Figueras e Cadaques, a cui aggiungiamo la bella Girona e Besalù.
Figueras e Museo Dalì Il sabato partiamo con calma da casa per arrivare a Orio alle 8,00. Lasciamo l’auto al Travel Parking al costo di 19 euro per 3 giorni. L’aereo parte, puntuale, alle 8,40 per Girona, dove arriviamo alle 10,00 circa. Ritiriamo un’auto alla GoldenRental, prenotata su DoyouSpain al prezzo di euro 74,00 circa per tre giorni. A questo prezzo, purtroppo, dovremo aggiungere: 30 euro per un’assicurazione full risk; 4 euro, per il secondo guidatore, perché io, titolare della prenotazione, non ho la patente; e 56 euro di pieno, che ci verranno rimborsati alla consegna per la parte di carburante residua.
Un po’ caro, ma non c’è migliore alternativa.
Partiamo alla volta di Figueres, imboccando l’autostrada a pagamento AP7. Alle 11,30 circa arriviamo a destinazione, dopo un giretto di orientamento parcheggiamo e ci dirigiamo al museo Dalì. Non c’è coda, in un attimo abbiamo i nostri biglietti in mano (10 euro) e con un po’ di titubanza entriamo nel cortile dove si trova il Cadillac lluvoso. Ci guardiamo intorno con curiosità e stupore e … ci sembra di essere entrati in un mondo di favola! Dipinti, statue, arredi e oggetti suscitano un universo di sensazioni. Nulla è normale qui, tutte le cose sono incredibili e strane, ciò nonostante l’insieme delle cose risulta incredibilmente coerente e armonico. Questo “oggetto surrealista”, come lo definiva Dalì, ci fa girare letteralmente la testa! Tutte le stanze con il loro stupefacente contenuto, vanno guardate da ogni punto di vista, nessuno spazio deve essere tralasciato, tutto va visto dal basso, dall’alto, da destra e da sinistra, da vicino e da lontano. Se stiamo davanti a un oggetto, quadro, scultura o altro che sia, può accadere che semplicemente alzando lo sguardo, improvvisamente cogliamo nuovi particolari curatissimi e l’oggetto della nostra attenzione si trasforma in qualcosa di diverso. Naturalmente non siamo soli, gli altri come noi guardano, toccano, vagano e si lasciano attrarre dalle innumerevoli forme e dagli strani particolari di ogni cosa.
Giriamo fra i vani e le stanze, senza un ordine, a nostro piacimento, e ci accorgiamo dopo tempo che gli altri visitatori hanno una mappa con un percorso guidato. Prendiamo anche noi una copia della mappa, facciamo il punto della situazione, e completiamo la visita di questa meraviglia.
Dopo 2 ore e mezza usciamo, felici e frastornati da tanta creatività, dall’energia e dal genio di Salvador Dalì. Purtroppo, comincia a piovere, e non possiamo sederci in uno dei numerosi locali all’aperto. Pranziamo in una tavola calda, con il “menu de la semana” al costo di 11,50 cad.. Dato che la pioggia non accenna a smettere, dopo aver mangiato, lasciamo Figueras e partiamo alla volta di Cadaques.
Cadaques Arriviamo a Cadaques attraverso una strada tutta curve, ma molto scorrevole. Cadaques ha resistito alla cementificazione selvaggia ed è la parte più bella e meno turistica della Costa Brava.
Il nostro Hotel Tarongeta, prenotato su booking.Com al costo di 65 Euro per camera, si trova all’ingresso del paese. E’ un po’ bruttino, vecchiotto e ha le camere con pareti di carta velina, però il personale è così gentile che ci ripaga di tutti i piccoli disagi. La sera soffia un forte vento che spazza via nuvole e pioggia. Ci coglie la brillante idea di raggiungere Cap de Creus, un faro su un bellissimo promontorio nel parco naturale omonimo, che si trova a una decina di km da lì. Attraversiamo il parco naturale e raggiungiamo Cap de Creus, dove il vento è fortissimo. Le stelle luminose, così tante sopra di noi, insieme alla potente luce del faro, non lasciano quasi spazio alla notte. Beviamo un paio di buone birre, con tapas, al Ristorante-Bar Cap de Creus, poi ritorniamo all’hotel. Sulla buia strada che ci riporta a Cadaques, incontriamo solo una famiglia di cinghiali.
Il giorno dopo, alle 11,30 abbiamo la visita all’abitazione di Dalì a Port Lligat (10 euro biglietto, prenotazione telefonica almeno due giorni prima). Sulla piccola graziosa baia splende il sole.
Lasciamo le borse al guardaroba, e cominciamo la nostra visita guidata in una delle due famose abitazioni di Dalì e della moglie Gala (l’altra è il castello di Pubol). Si entra in gruppi di 8 visitatori, si resta in ogni locale per 10 minuti circa, con la guida che da’ le spiegazioni e le raccomandazioni del caso. La casa ha uno sviluppo irregolare su diversi piani, raggiungibili da strette scale e corridoi. I locali “dalinianamente” arredati e lo studio del pittore, dove sono rimasti due dipinti incompiuti, sono inondati dal sole e si fondono con gli scorci e le vedute dell’ambiente circostante. La visita termina con la visita ai giardini e alla piscina. Per pranzo decidiamo di ritornare al Cap de Creus, che anche alla luce del giorno ha il suo fascino. Dopo una breve passeggiata intorno al faro, seduti su una panchina fuori dal bar, ci godiamo la vista del mare dall’alto del promontorio. Nel pomeriggio lasciamo il mare alla volta di Besalù. Besalù Torniamo nell’entroterra viaggiando su strade poco trafficate, attraversiamo Figueras e dopo circa 25 km in direzione ovest, in un paesaggio completamente cambiato, ci troviamo infatti in una zona collinare boschiva, dove si sente l’odore della neve dei Pirenei, entriamo in Besalù. Besalù è una piccola città medievale con un grande valore storico e artistico.
Parcheggiamo l’auto in un parcheggio municipale gratuito e percorrendo il bellissimo ponte di origine romanica cominciamo la nostra visita nella parte antica del paese dove la pietra e il ferro sono gli elementi dominanti. Girovaghiamo un po’ tra i vicoli, i palazzi, le chiese e il ghetto ebraico, senza soffermarci troppo, fino a che nella piazza della cattedrale veniamo attirati da un curioso museo che decidiamo di visitare: il museo delle miniature di Besalù (ingresso 3,50). Forse non si tratta del migliore o del più ricco museo di miniature esistente, ma per noi visitarlo è stato piacevole. Vi abbiamo trovato per esempio: negozi in una scatola, un circo in pochi cm quadrati, cattedrali su capocchie di spillo, cammelli e treni nella cruna di un ago e ci siamo molto divertiti. Dopo aver fatto merenda con una sorta di schiacciatina dolce con i pinoli, ci dirigiamo verso la nostra ultima meta: Girona.
Girona Arriviamo a Girona e prendiamo una stanza all’hotel Sercotel Costabella (60 euro), un buon tre stelle che si trova nella periferia nord della città, lontano dal centro, di fronte all’ospedale Josef Treuta.
Dopo un pisolino e una doccia usciamo per la cena e proprio di fronte alla cattedrale, dal lato opposto del fiume troviamo subito parcheggio gratuito. Attraversiamo un ponte pedonale per visitare frettolosamente il “Barri Vell”, dove vediamo la cattedrale e il ghetto ebraico. Troviamo Girona molto pulita, ordinata e ricca di bellezze storiche e architettoniche. Dopo la cena in un pub ritorniamo dall’altra parte del fiume attraverso il famoso ponte rosso in ferro costruito da Gustave Eiffel.
Qui in una piazza ci fermiamo ad assistere a un’esibizione di Sardana, il ballo tradizionale catalano. I catalani sono molto legati alla loro lingua e alla loro cultura. Questo ballo di gruppo è diffuso in tutta la regione, soprattutto tra i non più giovani. Anche a Barcellona, davanti alla cattedrale di Sant’Eulalia, una domenica dello scorso anno, abbiamo assistito con piacere, a un’ esibizione di questa apparentemente semplice danza. Intorno alle 22,30, la musica finisce, così come la nostra ultima serata catalana, ed è con un po’ di malinconia che torniamo all’hotel. Lunedì alle 11,10, l’aereo ci riporta in Italia. Terminiamo il nostro week end di compleanno, felici, ma con un po’ di dispiacere per il poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per la visita a Girona. Anche in questo viaggio le cose sono andate sempre bene e non abbiamo avuto ne’ problemi ne’ inconvenienti. L’unica nota negativa è stata il costo del mangiare, qui in Catalogna mangiare costa di più, rispetto all’Andalusia e a Madrid.
Poco male, però, rispetto alle cose belle che abbiamo visto e vissuto in questo week end d’arte e natura. Così, con un sorriso, salutiamo questa splendida regione della Spagna: “Adèu Catalunya… Arrivederci!”