Fantastico Brasile
Partiamo in orario da Venezia il giorno di ferragosto avendo cura di non lasciarci dietro niente (vedi Namibia), e arriviamo a Lisbona solo nel primo pomeriggio anche a causa del forfait dell’addetto della Tap che ci lascia all’aeroporto. Il tempo comunque per un giro della città lo abbiamo e quindi, lasciati i bagagli all’Hotel Mundial nella zona centrale della Baixa, prendiamo il tram n.15 che ci porterà al Monastero di Los Jeronimos, un’imponente costruzione della quale abbiamo modo di visitare la grande chiesa.
Andiamo poi a vedere la famosissima torre di Belem e dopo averla per bene fotografata finiamo la giornata al monumento Padrao dos Descobrimentos.
Per cena ci fermiamo in un grazioso localino all’interno della massicciata del “Mirador”, da “Amigo Antonio”, per una cena a base di scampi e di seppie.
Domani ci aspetta il Brasil.
16 Agosto 2007 RIO DE JANEIRO Partiamo finalmente per il Brasile. Dieci ore di aereo dal Portogallo che, per la prima volta nei nostri viaggi faremo totalmente di giorno. Il volo sembra più lungo durante le ore diurne, grazie anche a qualche contrattempo all’aeroporto. Arriviamo così di pomeriggio inoltrato con il sole che oramai sta salutando i carioca mentre tornano a casa dal lavoro. Ma quanti ce ne sono? Il taxista dice che a Rio vivono otto milioni di persone e la prima impressione è proprio di una megalopoli con i relativi problemi di traffico, tanto che impieghiamo un’ ora per percorrere i 15 Km che separano l’aeroporto dall’hotel a Copacabana.
Essendo Rio dall’altra parte dell’emisfero, qui è inverno, ma non pensiamo al nostro inverno italiano.
Qui ci sono comunque 25 gradi e la gente veste con maglietta e pantaloncini.
L’Avenida Atlantica sulla quale si affaccia il California Othon Classic hotel è un pullulare di automobili, gente a passeggio o seduta a cena nei numerosissimi ristoranti o ancora di corsa lungo la pista ciclabile parallela alla famosissima spiaggia. Noi però siamo stanchissimi. Abbiamo giusto il tempo di prelevare qualche Real in una banca della zona (i bancomat all’aeroporto non funzionavano), di mangiare qualcosa e ci fiondiamo a letto.
17 Agosto 2007 RIO DE JANEIRO La città Carioca, come tante altre in Brasile, può essere pericolosa per tutti figuriamoci per i turisti come noi. Lo abbiamo letto su riviste e guide e ce lo hanno detto anche a voce di stare molto attenti a dove si va, preferendo le ore diurne per le nostre visite, magari senza fare sfoggio di preziosi, orologi, macchine fotografiche e qualsiasi cosa possa attirare l’attenzione.
Questo è il motivo per cui oggi abbiamo deciso di affidarci ad un tour operator per la visita alle più conosciute attrazioni della città. L’hotel ci ha suggerito una compagnia così la Signora Celia ci passa a prendere alle 8:45 per portarci attraverso il centro storico di Rio al “Pao de Azucar” un promontorio alto 300 mt raggiungibile con una funivia, dal quale si gode di una vista mozzafiato sulle spiagge di Copacabana e Ipanema. Ci fermiamo anche per una breve visita alla Cattedrale di San Sebastiano che oramai è mezzogiorno ed è previsto il pranzo a buffet in una churrascheria di Copacabana.
Finito l’abbondante pranzo, ci vorrebbe un delizioso riposino (il jet lag si fa sentire) ma siamo solo a metà del tour. Ci aspetta un giro nei pressi del Maracanà, lo stadio delle quattro squadre della città, del sambodromo e per finire al Corcovado al Cristo Redentore, un’imponente statua di Gesù, alta 38 mt. Sulla sommità di un monte alto 700 mt.
La sensazione ai piedi di questo gigante è forte, peccato per le centinaia di turisti che affollano la zona.
Ce ne torniamo a casa stanchi e infreddoliti ma nuovamente affamati tanto da mangiarci degli squisiti “salgados” alla carne e al formaggio.
18 Agosto 2007 RIO DE JANEIRO La giornata di oggi la dedicheremo alla visita libera della città, abbiamo deciso di gestircela da soli per due motivi: 1) Tutto sommato, evitando le zone più a rischio e facendo attenzione a non portarci appresso zaini, borse e orologi, possiamo girare da soli senza le guide.
2) Il fai da te costa molto meno (ieri abbiamo pagato 180 Real cadauno) Ci svegliamo prestissimo verso le 6, come al solito oramai, che il sole ancora non ha fatto capolino.
Oggi poi stenta un po’ di più, perché è nuvoloso.
Dopo colazione andremo alla fiera nordestina di Sao Cristovao, ossia il gigantesco mercato che offre uno spaccato della vita del Nordest.
Oltre alle bancarelle coi prodotti tipici, noi ci abbiamo trovato anche locali affollati di gente già sbronza di birra alle 11 del mattino.
Ci muoviamo in metrò, che qui a Rio è veloce, economica, facile e soprattutto sicura. Ci spostiamo quindi per mangiare qualcosa ai giardini di “Quinta da Boavista” un tempo residenza imperiale e oggi luogo di ritrovo di gente che gioca a calcio e di famigliole con bambini.
Il pomeriggio invece ci fermiamo alla stazione di Carioca per visitare il centro e finiamo per rimanere inghiottiti nella bolgia di persone del mercato della zona di Saara, il vecchio bazar libanese. Un caffè veloce alla famosa “Confeitaria Colombo” e poi per cena in un lounchete del quartiere (questa sera a base di salada de fruta e suco di acais).Abbiamo anche il tempo per acquistare alcuni CD di bossanova e ascoltare un po’ di musica dal vivo dentro al bellissimo Modern Sound di Copacabana.
19 Agosto 2007 FOZ DE IGUASSU’ E’ arrivato il momento delle maestose cascate di Iguassù. Più larghe delle Cascate Vittoria, e più alte di quelle del Niagara, sono uno dei biglietti da visita del Brasile in tutto il mondo.
Arriviamo abbastanza puntuali con l’aereo (questa volta per i voli interni abbiamo acquistato un pass della Tam, compagnia brasiliana) tanto da avere già una mezza giornata da dedicare alla visita.
Sistemate le nostre cose all’ostello Paudimar Campestre, usciamo, e con due bus giungiamo al gate di entrata per il parco delle Cataratas de Iguassù. Questo pomeriggio percorreremo un sentiero lungo il lato brasiliano, più corto di quello argentino.
Le cascate sono formate da più di 200 salti d’acqua del Rio Iguassù che, a dispetto del nome, non è proprio un rio bensì un enorme fiume. Le viste lungo il percorso di 1200 mt sono mozzafiato e il frastuono dell’acqua accompagna come una colonna sonora questo spettacolo della natura.
Per oggi ci accontentiamo, anche perché fa un freddo boia. Monica s’è comperata un berretto di lana e si è coperta (come gli altri turisti) con doppio maglione di lana e giubbino per proteggersi dai 7 gradi di temperatura e dal vento gelido.
Essendo abbastanza lontani dal centro, ci fermiamo a mangiare all’ostello e poi accesa la pompa di calore e sotto ad una doppia coperta di lana ci infiliamo a letto.
20 Agosto 2007 FOZ DE IGUASSU’ Le cascate si dividono fra tre paesi: il Brasile sulla cui sponda ci siamo già stati ieri, il Paraguay, e l’Argentina dove andremo oggi.
Da quest’ultima parte il percorso è molto più lungo e dobbiamo partire presto al mattino per essere alla frontiera verso le 9 del mattino. Marcio, l’autista del nostro ostello disbriga le formalità di rito per noi e per una coppia di ragazzi milanesi conosciuti ieri e che ci accompagneranno durante la giornata.
Siamo in Argentina, e non mi sembra vero, visto che ho sempre desiderato venirci.
Al gate principale prendiamo un trenino che ci porta direttamente alla “Garganta do Diablo”, il punto più spettacolare del parco dove il fiume fino allora tranquillo, si tuffa con un salto di 100 mt creando uno scenario sbalorditivo. Rimaniamo a bocca aperta! Poco dopo rientriamo per affrontare il “lower trail” il passaggio inferiore, un percorso di un paio di chilometri dal quale vedremo le cascate da sotto e da vicino. Abbiamo anche il tempo di traghettare nell’isola di fronte di San Miguel per avvicinarci ancor di più alle cascate prima di passare all’”upper trail” il passaggio superiore che ci da una visione di insieme di questo magnifico anfiteatro.
Dopo aver chiacchierato con una comitiva di pensionati argentini, torniamo all’ostello in compagnia di alcuni ragazzi inglesi e ceniamo assieme ad una coppia di italiani. Qui si possono fare incontri con persone da tutto il mondo e questo è uno dei motivi per cui ci piace viaggiare.
21 Agosto 2007 MORRO DE SAO PAULO Gli animi oggi sono contrastati. Monica è contenta perché se ne va da una zona fredda ( più tardi scoprirà di essersi beccata un bel raffreddore) ed io invece sono un po’ seccato perché ieri ho rotto il display della fotocamera digitale (anche se riuscirò comunque a fotografare usando il mirino).
Ci alziamo prestissimo al mattino perché abbiamo l’aereo per San Paolo da dove con una coincidenza raggiungeremo Salvador de Bahia, più a nord e al caldo.
Finora non ci possiamo lamentare del servizio avuto nei vari aeroporti, ma a San Paolo, scalo internazionale che dovrebbe essere all’avanguardia per la mole del suo traffico, rischiamo di perdere il volo per Salvador per una assurda coda al transfer causata dall’unico posto di controllo dei bagagli a mano alle partenze. Anche per questo a Salvador decidiamo di affidarci ad un aerotaxi della Addey per raggiungere l’isola di Morro de Sao Paulo in una ventina di minuti.
Se avessimo preso il catamarano saremmo arrivati più tardi e probabilmente, almeno io, sconquassato allo stomaco. L’esperienza del volo con il piper è stata unica, e la visione dall’alto dell’isola non ha paragoni: candide spiagge di sabbia fine, pousadas dove poter alloggiare, un mare azzurrissimo e l’assenza di qualsiasi mezzo a motore ci colpiscono subito.
Noi all’aeroporto di Salvador abbiamo conosciuto Andrè, un italiano che amministra una pousada, la fazenda Caeiras, molto carina anche se noi scegliamo la vicina sorella “Pousada Aymores”, incantevole, sulla quarta spiaggia, più riservata delle altre tre (camera e bagno arredati con gusto e molto spaziosi). Siamo stanchi e abbiamo solo il tempo di fermarci a mangiare una squisita Moqueca di granchi e gamberi, tipica specialità bahiana.
22 Agosto 2007 MORRO DE SAO PAULO Come potrebbe essere una vacanza senza Monica che sta male? Non ci sarebbe gusto! Sarebbe noiosa e potrebbe assomigliare ad una vacanza qualsiasi, oserei dire normale.
Ed eccoci puntuali alla “rognetta” che quest’anno si manifesta sotto forma di infiammazione alla gola con febbre a 38, a causa del pomeriggio invernale di Foz de Iguassu dell’altro giorno.
Questo inconveniente comunque e per fortuna non ci scombina di molto i piani. Staremo in questo posto da cartolina per altri due giorni e ne approfitteremo così per riposarci.
Finchè le forze l’assistono Monica mi accompagna al mattino per un giro tra le strade di sabbia che si inerpicano sul paesino e lungo le quattro spiagge sulle quali si affacciano le principali attività turistiche.
Noi abbiamo scelto la più tranquilla, la quarta, che forse è anche la più bella anche se un po’ piu’ lontana dai ristoranti e dai bar.
Questo fattore è da considerare se si ha la moglie mezzo moribonda e la si deve curare andandole a prendere a piedi e al buio, prima le medicine e il termometro alla farmacia del paese e poi qualcosa da mangiare al più vicino ristorante. Ma non importa, siamo fiduciosi per domani.
Vorremmo gustarci appieno questo paradiso, tempo permettendo visto che oggi con regolarità sono cadute abbondanti piogge, che da queste parti comunque durano non più di dieci minuti.
23 Agosto 2007 MORRO DE SAO PAOLO Il malanno di Monica sembra superato. Ogni dolore forte è passato e tiriamo un sospiro di sollievo per il prosieguo della vacanza.
Ci dedichiamo così a un po’ di relax, approffittando della bellissima giornata (e pensare che qui è inverno). Anche oggi qualche isolato scroscio di pioggia c’è stato, ma come dicevo durano pochissimo. Terminata la colazione (qui alla posada Aymores sono sublimi, c’è di tutto) organizziamo il trasferimento e il pernottamento per domani a Salvador e siamo liberi poi di dedicarci all’attività preferita di mia moglie: tintarella e lunghe passeggiate sulla spiaggia, che qui è lunghissima e a tratti completamente deserta, anche perché siamo in bassa stagione. Per mangiare poi non è un problema: latte di cocco, banane, gelati e camarones a volontà dai numerosi venditori ambulanti.
Noi ci fermiamo un po’ a parlare con il noleggiatore di biciclette, un argentino trapiantato in Brasile che ci racconta della sua vita, prima di uscire per cena a mangiare le aragostine in un ristorante della spiaggia al prezzo di 30Real per due.
E’ presto, sono le otto, ma sembra notte fonda quando ci fermiamo a bere una caipirinha con Cleber, il ragazzo che amministra la Fazenza Caeiras (3° spiaggia), e poi andiamo a dormire.
24 Agosto 2007 SALVADOR DE BAHIA Uno dei motivi per cui abbiamo scelto Morro de Sao Paolo è la quasi completa mancanza di autoveicoli a motore. I trasporti all’interno dell’isola si effettuano con i muli e i carretti e nei punti più critici con carriole spinte a braccia da uomini il cui lavoro è proprio questo.
Noi questa mattina ne abbiamo assoldato uno per portarci le valigie, in realtà un ragazzo di nome Coracào al quale abbiamo offerto anche la colazione.
Il rientro a Salvador con il catamarano non è dei più piacevoli. Se non fosse stato per la pillolina “Dramin” per il mal di mare, avrei vomitato anch’io assieme agli altri 4 passeggeri della barca.Il problema è che il volo costa molto di più (170Real contro 60Real) altrimenti consiglierei sicuramente l’aerotaxi.
Raggiunto il terminal marittimo verso mezzogiorno ci facciamo accompagnare da un taxi all’hotel prenotato ieri da Monica: Quilombo do Pelò, un mediocre alloggio che ha la fortuna di trovarsi in mezzo al Pelourinho, la zona centrale, più bella (e anche più turistica) della Cidade Alta di Salvador.
Qui non abbiamo la sensazione di pericoli per la delinquenza, perché ad ogni angolo ci sono poliziotti che pattugliano e telecamere nascoste che sorvegliano. Non che manchi la miseria però, come testimoniano i numerosi barboni e purtroppo anche giovani e bambini che mendicano e vivono sulla strada. E’ sera, usciamo per mangiare qualcosa al ristorante italiano dal nome curioso “La figa”, (in portoghese ha il significato di un amuleto portafortuna), ottimo. Poco dopo ci fermiamo in un vicino locale per una caipirinha e ci lasciamo incantare dal suono della samba dei musicisti del bar.
Questa è proprio aria do Brasil! 25 Agosto 2007 SAO LUIS DE MARANHAO Abbiamo un’altra mezza giornata da dedicare a Salvador e la passeremo a girovagare tra le ripide stradine acciotolate, come i più classici dei turisti.
Bahia, come la chiamano gli abitanti del luogo, ha una vita notturna molto vivace. Io non ho chiuso occhio fino alle due, stanotte. Ad ogni angolo puoi trovare suonatori di samba, regge o bossanova, o ancora a testimonianza della forte influenza africana per il triste passato di città degli schiavi, danzatori della Capoeira, un’arte marziale derivata dagli antichi combattimenti tra gli schiavi di Bahia.
Non avremo modo invece, di assistere ad un rito di candomblè, nel quale le donne sembrano possedute da una divinità africana, perché dobbiamo partire: abbiamo l’aereo per Sao Luis de Maranhao.
Un volo che non finiva mai per gli stop a Recife e Fortaleza sicchè sono le 21:15 quando atterriamo nel capoluogo del Maranhao. Qui ci accoglie Filippo, collaboratore della Pousada Portas das Amazonia che ci accompagna e ci organizzerà più tardi il programma per la visita al parco dos Lencois maranhenses.
L’atmosfera è tropicale: fa caldo e nonostante ci venga detto che è la stagione ventosa, c’è parecchia umidità.
Seduti ad un tavolo della bella pousada di proprietà italiana, pianifichiamo col nostro amico i prossimi giorni. Inizia l’avventura nel Maranhao.
26 Agosto 2007 BARREIRINHAS La cittadina di Sao Luis, dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, a noi non sembra poi così incantevole, vuoi perché non c’è nessuno per le strade, vuoi perché il centro storico dove alloggiamo è decadente (sono ancora pochi gli edifici restaurati), fatto stà che la mattina che abbiamo a disposizione per visitarla è più che sufficiente. E’ anche vero che qui come a Bahia si fa festa fino a tarda notte e si dorme la mattina, soprattutto oggi che è domenica.
Una nota di merito alla Pousada “Portas da Amazonia, bella, pulita e tipicamente coloniale.
Con un taxi raggiungiamo la “rodoviaria”, la stazione degli autobus e prendiamo posto su un bel pullman climatizzato con la TV e i posti belli larghi. Qui in Brasile è normale viaggiare su mezzi così belli poiché le ferrovie sono praticamente inesistenti.
Arriviamo a Barreirinhas che è già buio. Il paesino ha l’aria di ultima frontiera. Le strade sono sabbiose e circolano un sacco di fuoristrada aperti carichi di gente che sta tornando dalle dune del parco. Non ho dubbi sulla principale fonte di reddito di questa altrimenti misera cittadina.
L’uomo che ci doveva aspettare non c’è, ma noi troviamo lo stesso l’agenzia che avevamo contattato ieri. Ci accordiamo malvolentieri sul prezzo del tour, secondo noi troppo alto, e raggiungiamo la “Pousada do Rio” sulle rive del fiume Preguica.
27 Agosto 2007 BARREIRINHAS Non eravamo molto convinti del prezzo pattuito ieri sera col proprietario dell’agenzia. 2000 Real sono troppi per un tour con 3 pernottamenti, 2 escursioni di mezza giornata in gruppo, e due trasferimenti individuali con la Jeep per raggiungere Jericoacoara.
Alla fine dopo esserci informati con altre compagnie del luogo, troviamo un accordo per 1300 Real tutto compreso. Noi suggeriamo quindi di venire qui per acquistare i pacchetti, offerti fra l’altro da tante piccole agenzie. Sono soldi spesi benissimo, vedremo.
Dopo una breve visita di mattina al paesino, un vecchio Toyota Land Cruiser 4×4 ci passa a prendere verso le 14:00. Saliamo in compagnia di altre 10 persone e ci sistemiamo seduti su tre file di panche sul cassone. La strada all’interno del parco è tortuosissima. Veniamo sballottati per un ora e mezza da una parte all’altra, ma per tutti è un divertimento a giudicare dalle risate. Finchè ci fermiamo in prossimità di una pozza d’acqua. Una volta saliti in cima ad una duna, se ne stagliano davanti a noi oltre cento, di sabbia fine come talco, che racchiudono laghetti di acqua dolce formatisi dall’infiltrazione di acqua piovana tra la sabbia stessa. E’ il Parque dos Lencois Maranhenses, o parco delle lenzuola. Seguendo la guida saliamo la cresta di qualcuna di queste dune, per poi tuffarci nelle acque che le separano fino al tramonto, che fotografiamo dal punto più alto.
Uno spettacolo della natura che ricorderemo per sempre.
28 Agosto 2007 PARNAIBA Abbiamo ancora il ricordo del pomeriggio di ieri trascorso nel parco e nel lagoa Bonita, quando viene a prenderci Joibert alla pousada. Come al solito ci siamo rimpinzati bene a colazione in modo da saltare il pranzo, per non perdere tempo e “tirare” fino a sera.
Quella di oggi sarà una tappa di avvicinamento a Jericoacoara, attraverso le regioni del Maranhao e del Piaui. Ci imbarchiamo su di una piccola lancia in compagnia del “motorista” e di altri due turisti alla volta di Caburè. Ci siamo portati appresso le valigie perché non torneremo indietro. Li ci aspetta un fuoristrada col quale proseguiremo.
Il Rio Preguica, come dice il nome, è un fiume pigro, le cui acque scorrono tranquille verso l’oceano atlantico, ma non immaginatelo piccolo. Lungo le sue sponde si scorgono qua e là delle piccole abitazioni di pescatori fra mangrovie, palme e bananeti. Ci fermiamo presso le dune chiamate: piccole Lencois (piccole lenzuola) e poi ancora al faro dal quale si gode di una bella vista sul delta del fiume.
Puntuale la Jeep ci carica e questa volta a farci compagnia è una coppia di una brasiliana e un italiano, fino a Tutoia. Arriviamo infine a Parnaiba, dopo 112 Km di spiaggia, piste e strade asfaltate con buche che avremmo potuto percorrere solamente con un fuoristrada come il nostro e con l’autista (molto esperto) Francisco.
29 Agosto 2007 JERICOACOARA Ieri sera, finalmente, ci siamo fatti una bella mangiata di gamberi all’aglio e olio (poco aglio), sono semplici e buonissimi. Il cameriere avrà pensato che non mangiavamo da giorni quando per la terza volta glieli abbiamo ordinati Questa mattina l’appuntamento con Francisco è alle otto e mezza. Ci aspettano un altro centinaio di chilometri, gli ultimi dei quali lungo la spiaggia e salendo sulle dune che costeggiano il litorale. C’è il rischio di infangarsi, a noi succede all’interno di una pozza d’acqua dalla quale ne usciamo infilando alcune tavole sotto le ruote, oppure di rimanere bloccati nel fango del bagnasciuga. In questo caso saremo noi a togliere dai guai una vecchia Toyota con una decina di locali a bordo.
Monica, avendo letto sui diari di altri viaggiatori, di un buon alloggio a gestione italiana a Jeri (Jericoacoara abbreviato) indirizza il nostro autista alla pousada Peixe d’Ouro di Giovanni e Mery, una coppia di Rovereto ormai residente qui.
L’impressione è ottima e decidiamo di fermarci qui. Abbiamo giusto il tempo di una veloce corsa per vedere il tramonto dalla duna più alta che divide il paese dal mare prima di un’altra scorpacciata di gamberi (questa volta fritti) al “Sabor de Terra”.
30 Agosto 2007 JERICOACOARA Non c’è dubbio che questo sia il paese del divertimento. All’inizio era un minuscolo villaggio di pescatori che si erano stabiliti a ridosso di un promontorio. Una trentina d’anni fa cominciarono a costruire le loro case sul mare i primi brasiliani e tra questi qualche europeo compresi Giovanni e Mery, i proprietari della pousada.
Favorita da venti costanti per tutto il corso dell’anno, Jericoacoara sarebbe diventata poi un centro importante per la pratica del windsurf e poi del Kite surf e di conseguenza un bel villaggio che attira turisti da ogni parte del mondo.
L’influenza reggae si fa sentire forte anche qui, come in ogni altra parte del Nordeste e la musica e relativa cultura jamaicana è molto presente, perciò la notte non meravigliatevi se sentirete gente a ballare fino a mattina.
Noi, essendo individui diurni, non ci lasciamo contagiare da questa frenesia, ma vi posso assicurare che qui si fermano solamente al cantare del gallo, ossia verso le 5 o 6 del mattino.
Il centro balneare si distingue da altri per essere “alla moda”. Vi troverete sicuramente bene se cercate gli agi ai quali siamo abituati. Abituatevi però alla presenza della sabbia, stà dappertutto e si alza favorita dal vento. Le doccie non si contano nell’arco della giornata.
31 Agosto 2007 JERICOACOARA Sono oramai tre giorni che siamo fermi.
Come per ogni altro viaggio, rallentiamo i ritmi verso la fine, per poterci rilassare un po’ prima del duro rientro al lavoro.
La scelta di Jeri in questo senso non poteva essere più azzeccata.
Qui la gente non si affanna per niente (e non potrebbe essere altrimenti viste le temperature) e noi ne rimaniamo contagiati.
Oggi però, reagendo a questo generale assopimento, prenotiamo un’escursione con un dune buggy, quel simpatico automezzo col motore del maggiolino e la scocca in vetroresina tanto di moda negli anni ’70 e che qui è il mezzo più usato per muoversi tra le insidiose sabbie.
Ci dirigiamo prima al Lago Paraiso, che cinque anni fa, ci dice Francisco il buggista, era molto più esteso di ora. L’acqua non è salata e un bel bagno non ce lo toglie nessuno.
Il pomeriggio invece lo facciamo al Lago Azul, che come dice il suo nome ha un bel colore azzurro.
Non ce ne siamo resi conto ma seduti in cima al buggy ci siamo abbrustoliti.
Al ritorno quasi non ci riconoscono.
Mery stasera dopo l’ottima picanha di ieri sera (carne di manzo argentina) ci ha preparato un’insalata di polipo e con l’aiuto di Giovanni due aragoste alla brace. Non vediamo l’ora di metterci a tavola.
1 Settembre 2007 JERICOACOARA I brasiliani hanno le ferie (anche se loro lo sono sempre in ferie) nei mesi di dicembre e di luglio con qualche giorno durante il carnevale. Normale quindi in agosto, trovare esclusivamente europei e specialmente qui a Jeri, molti italiani.
La maggior parte dei nostri connazionali però, dopo la prima quindicina di agosto comincia a tornarsene a casa, perciò in paese si nota poca confusione, le pousada hanno stanze libere e i ristoranti, ad eccezione di alcuni non hanno la coda di gente che aspetta.
Anche noi siamo prossimi al rientro ma ci manca ancora di farci un bel giretto con il “quad” che qui chiamano quadriciclo. Al costo di 100Real ne affittiamo uno e in compagnia di una guida con la moto scorazzeremo per un paio d’ore lungo la spiaggia, in cima alle dune fino a Mangu Secu, una zona selvaggia ad una decina di chilometri da Jeri. Peccato per la compagna in groppa con me sul “quad”, sarà un lamento continuo fino alla fine, ma lo sapevo! Stasera abbiamo deciso di cenare con Eleonora, la mamma e il figlio in un bel localino (Chocolate) dove preparano degli ottimi “bobò de camarao” sulla strada del forrò.
1 Settembre 2007 JERICOACOARA Verso le 4 del pomeriggio decido di fare una passeggiata, Moreno riposa in camera, e quindi procedo verso sinistra rispetto a Jeri.
Il bello del Brasile è che puoi camminare in riva al mare con l’oceano a destra, le dune di circa 50 mt a sinistra e scorgere poco più avanti un agglomerato di palme che dà l’idea di un’oasi nel deserto con un piccolo rio d’acqua dolce.
Mentre cammino, oltre al rumore del vento sento qualche buggy che rientra da una giornata di Kite surf, il rumore del trotto dei cavalli lungo la riva, vedo un ragazzo con la sua bici, una camionetta con 4 brasiliani che portano sacchi (di cibo?) all’interno dell’oasi.
Sono le 5 e la giornata sta per volgere al termine, il sole sta per tramontare e le luci sono un incanto.
Mentre mi avvicino a Jeri vedo da lontano i ragazzi brasiliani che danzano la capoeira sulla riva del villaggio.
Un deserto che arriva fino all’oceano, un vento che soffia ancora più forte e la sabbia fine punge la pelle come se fossero migliaia di spilli.
Questo è il bello del Brasile, ma soprattutto questa è Jericoacoara.
2 Settembre 2007 FORTALEZA Siamo al termine del nostro viaggio e la tappa di Fortaleza significa per noi il ritorno in Italia.
Ricorderemo sempre l’accoglienza di Mery e Giovanni, nella loro pousada ci siamo sentiti in famiglia.
L’ordine e la pulizia trovati nonché le prelibatezze preparateci ci consentono di suggerire la pousada “Peixe d’Ouro” a chiunque intenda venire da queste parti.
Ma andiamo, che ci aspettano all’ufficio del turismo, posto di ritrovo per coloro che se ne vanno da questo paradiso.
Ci siamo spostati con ogni mezzo durante questa vacanza e questa volta sarà un bellissimo pullman a due piani a portarci via da Jericoacoara. A dire il vero il primo tratto di un ora lo si fa con un vecchio camion sul cui cassone ci sono sistemate alcune panchine in legno.
Questo perché Jeri è separata dalla statale da un deserto di sabbia che impedisce il transito a qualsiasi mezzo che non sia a 4 ruote motrici.
Le sette ore complessive di viaggio passano alla fine veloci tra le comodità del nostro bus granturismo.
3 Settembre 2007 FORTALEZA Che strano effetto ci fanno le strade asfaltate dopo una settimana trascorsa tra le sabbie di Jeri e dello stato del Cearà.
Ieri sera, appena arrivati a Fortaleza, ci colpiscono subito il traffico e i grattacieli.
Come siamo tornati in fretta alla “cosiddetta civiltà”! Questo grosso centro turistico, che da qualche anno è purtroppo famoso anche come mercato del sesso, non offre molte attrattive.
Qualche bella spiaggia però c’è e noi ci siamo sistemati proprio vicino ad una di queste: Iracema, presso la pousada Aquarius (giusto un centinaio di metri prima della fermata del pullman da Jeri).
Il mattino usciamo per un giro al mercato municipale dove acquistiamo qualche ricordo e al rientro visitiamo velocemente il centro città ed un pezzo di spiaggia vicino alla pousada. Stiamo per finire per sbaglio anche in una zona pericolosa, ma una guardia ci avverte in tempo.
Sono gli ultimi scampoli di vacanza e ne approffittiamo per berci le nostre amate “vitaminas” ( i favolosi frappè di frutta brasiliani) che prendiamo seduti in uno snack bar di Iracema.
La tentazione di starcene sdraiati a contemplare le onde dell’oceano è forte, ma dobbiamo rientrare.
Ci accordiamo per un passaggio all’aeroporto, che si trova praticamente in città, e quando salutiamo l’autista ci sembra di salutare il Brasile.
Per sempre? Mah, non lo sappiamo. Questo paese offre tante meraviglie che non abbiamo visto e quasi quasi …