Fantastica India

Un tour tra Delhi, Mandawa, Bikaner, Jaisalmer, Jodhpur
Scritto da: maya83
fantastica india
Partenza il: 29/07/2012
Ritorno il: 15/08/2012
Viaggiatori: 2
Spesa: 3000 €
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L’India è semplicemente l’India… difficile da raccontare. È tutto quello che immaginiamo ma moltiplicato all’infinito… piena di contraddizioni, bella e dannata… l’ho quasi detestata mentre mi trovavo lì. Oggi, a qualche giorno di distanza, inizio a sentirne la mancanza.

È il paese dai mille contrasti…dove si contrappongono paesaggi brulli ed aridi ai colori sgargianti dei loro abiti…antichi forti quasi abbandonati a città con 22 milioni di abitanti…templi silenziosi a strade brulicanti di auto strombazzanti…profumo di spezie dalle cucine alla puzza della miseria e della disperazione…auto lussuosissime e slum ai margini delle strade…ed è tutto così straordinariamente vero!

È sicuramente un viaggio – esperienza, da provare ma non da improvvisare… bisogna leggere, documentarsi, avere spirito di adattamento e pazienza, tanta pazienza, un’infinita pazienza per riuscire ad avere un rapporto con la sua popolazione… Negli anni avevo letto tanto sull’India ed ero desiderosa di conoscerla e viverla; ogni viaggio che facevo e quello che vedevo erano una preparazione…credevo di essermi abituata all’insistenza araba, ai suoni forti dell’Africa, alla pacatezza degli orientali…ma l’India è tutto questo insieme…ti ritrovi tra mille persone che ciondolano per ore tutti insieme nella confusione più totale…che in gruppo si muovono per fare ogni cosa…che se una sola persona si avvicina a te per fare una foto improvvisamente sarai circondato da altre 100 che vorranno fare lo stesso…che non rispetta gli orari, anche negli aeroporti…che non hanno mai una risposta univoca ad una stessa domanda, ne una regola unica (regole poi…), ognuno fa semplicemente, col sorriso, ciò che vuole, senza curarsi troppo del domani o degli altri ma guardando solo al proprio spazietto vitale…e sta qui la “bella e dannata”…ha un patrimonio artistico e paesaggistico indescrivibile: palazzi da sogno, stradine piene di vita, passi incontaminati nella giungla, ma non ne hanno cura alcuna: trovi spazzatura ovunque, anche sulle dune nel deserto…abbracciano la filosofia ghandiana della non violenza e poi lasciano vincere il sistema delle caste e pongono mille divieti alle loro donne ed ai loro figli, dal velo, allo scegliere i consorti, alle persone con cui accompagnarsi e con cui discutere.

Detto questo, resta fermo il concetto che siamo noi a scegliere di andare lì e sta a noi adattarci alle loro usanza, ai loro modi di fare, alle loro abitudini…questo non vuol dire aprire il finestrino dell’auto e gettare una carta fuori “tanto ce ne sono altre mille” o batterci con chi ci racconta che sceglierà il futuro marito delle figlie “perché i genitori sanno sempre cos’è meglio per loro”…quando se ne ha l’opportunità bisogna dialogare e raccontare del nostro paese e di quanto non sia una sventura mettere al mondo una figlia femmina e di come la libertà di pensiero aiuti lo sviluppo…e sperare che le nostre parole incuriosiscano e facciano riflettere… Il trucco è lasciarsi condurre dal paese… non cercare di cambiarlo.

Ora non voglio descrivere posti e sensazioni… ma più che altro dare qualche informazione di massima che vi permetta di costruire al meglio questo viaggio.

Innanzitutto il clima: è periodo di monsoni quindi piove: dalla pioggerellina sottile agli scrosci abbondanti ed improvvisi, ma la pioggia c’è! Noi siamo stati fortunati, ci ha colto sempre in momenti per noi buoni, durante un trasporto, appena terminata la visita ad un monumento o la sera mentre eravamo a cena. E siamo rimasti senza parole per quanta acqua possa scendere giù dal cielo e quanto le strade possano allagarsi in pochi minuti, con gli indiani che continuano tranquillamente a svolgere le loro attività…

Altra questione da affrontare la comunicazione telefonica. Se avete intenzione di acquistare una SIM card indiana per il telefonino o una micro SIM per il tablet fatelo appena arrivati in aeroporto perché sono difficili da trovare o almeno noi non ci siamo riusciti.

Per quanto riguarda l’organizzazione vera e propria abbiamo optato anche noi per l’aiuto di Karni, della cui agenzia leggerete in molti resoconti; ci siamo affidati alla guida di Dasharth, abbastanza prudente sulla strada, utile nei consigli, premuroso nelle indicazioni; con Karni abbiamo concordato il nostro itinerario (che è comunque quello classico) ed insieme abbiamo scelto gli alberghi, sempre tutti di alta categoria in quanto eravamo certi delle difficoltà che avremmo incontrato durante il giorno e volevamo assicurarci almeno un riposo tranquillo per la notte. Per quanto riguarda i costi abbiamo pagato 1200 euro a persona, che, calcolando il fitto dell’auto con autista comprensivo di pedaggi e benzina, due voli interni, alta categoria di hotel, alcune escursioni e guide in 5 città mi sembra un prezzo più che onesto. Vi chiederà un anticipo via bonifico del 25% del costo totale e poi salderete tutto nel suo ufficio a Jaipur, dove potrete pagare sia in contanti (euro) che con carta di credito (noi non lo sapevamo e devo dire che sarebbe stato preferibile camminare senza tutti quei soldi in tasca per così tanti giorni).

Preparatevi a lasciare mance a chiunque…per noi sono veramente importi minimi, ma per loro sono vitali per arrotondare. Solitamente lasciavamo 50/100 rupie a chi ci accompagnava in camera in hotel portandoci i bagagli, il 10% del conto a cena, 500 rupie circa alle guide (ovviamente l’importo variava anche in base alla bravura ed alla preparazione), al nostro autista, al termine di un tour di 18 giorni abbiamo lasciato 5000 rupie.

Ed ora il nostro tour.

Siamo arrivati il 30 luglio a Delhi e la prima impressione non è stata delle migliori…stanchi delle lunghe ore di volo, una pioggerellina di sottofondo, il traffico impazzito…ed il quadro nero è dipinto. Fortunatamente torneremo in città altre 2 volte e riusciremo ad apprezzarla.

Abbiamo alloggiato all’Hotel The Park. Hotel moderno e pulito, abbiamo trascorso qui 3 notti non continuative, il personale è molto disponibile e quando hanno potuto hanno attuato l’up grade della camera (le camere più belle sono dall’ottavo piano e chiedete i numeri dispari che affacciano sulla strada principale e sul Jantar Matar). Buona la colazione, abbondante e varia. Ottima cena in uno dei due ristoranti dell’albergo (Fire) anche se un po’ cara rispetto alla media (circa 4.200 rupie in due). Wi-Fi a pagamento, 800 rupie al giorno più tasse.

Il 31 luglio ci siamo spostati alla volta di Mandawa: preparatevi ad almeno 2 ore di traffico fermo per uscire dalla città ed a circa 6 ore di strade dissestate, tra paesi di baracche e montagne di immondizia per raggiungere la cittadina. Qui abbiamo alloggiato all’Hotel Castel Mandawa, una residenza storica (è una parte dell’ex forte della città), camere buie e arredamento in stile con l’hotel. Chiedete se possibile di avere una delle camere nelle torri ma non al piano terra. Bellissima piscina dove rilassarsi al tramonto. Colazione un po’ povera.

Appena arrivati, accompagnati da una guida parlante italiano fornita da Karni, abbiamo iniziato a piedi la visita delle haveli, le ex case dei mercanti in questa che un tempo era una ricca cittadina lungo la via della seta.

La sera abbiamo mangiato al Monica Restaurant, vicino al forte, dove per 1200 rupie in 2 abbiamo cenato divinamente: sicuramente la migliore cena del viaggio!! consiglio di ordinare il chicken tikka masala (mai mangiato così buono) ed il chicken afgani.

Il 1 agosto la nostra meta è stata Bikaner, dove abbiamo alloggiato al Laxmi Niwas Palace; anche questo residenza storica, era un palazzo del Marajha. Camere molto ampie, anche con anticamera, un po’ buie e arredamento in stile con l’hotel. Piscina dall’acqua torbida. Bellissimo il cortile dell’hotel con giardini e fontane, dove con molta insistenza siamo riusciti a cenare (l’alternativa era la sala interna con aria condizionata fortissima e arredamento pesante), buona cena allietata da musica dal vivo e danzatrici, un po’ cara (circa 50 euro in due). Wi-Fi free.

Arrivati in hotel, giusto il tempo di lasciare i bagagli e ci siamo diretti a visitare il forte della città; nulla di entusiasmante paragonato a quelli che vedremo in seguito; incluso nel biglietto c’è anche la guida in hindi e in inglese con visita che parte circa ogni 15 minuti. Quindi siamo andati presso uno dei luoghi più visitati e conosciuti del paese, il Tempio di Karni Mata, meglio conosciuto come tempio dei topi… preparatevi alla visione: i topi ci sono e sono davvero tanti. In realtà mi aspettavo letteralmente un tappeto di topi, mentre questi sono fortunatamente raggruppati in alcuni punti, intenti a mangiare il cibo che i fedeli portano…però è impressionante, ovunque ti giri li vedi…sugli stipiti delle porte, arrampicati sulle colonne, attorcigliati nelle ringhiere… noi turisti un po’ impauriti, loro indiani che camminano liberamente scalzi andando alla ricerca del fortunato topo bianco…diverse visioni del mondo…

Il 2 agosto siamo dinuovo in macchina in direzione Jaisalmer.

Prima di arrivare alla bellissima città dorata ai margini del deserto, su consiglio del nostro driver ci fermiamo al villaggio di Ramdevra; è stata questa una sosta molto interessante: unici turisti, abbiamo passeggiato per il mercato locale lungo la strada per il tempio e nel percorso che porta al pozzo di acqua santa nella curiosità generale e per la prima volta siamo finalmente venuti a contatto con la gente del posto. A Jaisalmer abbiamo alloggiato due notti al Gorbandh Palace hotel. Residenza storica ma con Camere ristrutturate secondo canoni europei. Bellissima piscina, buona colazione. Wi-Fi free. È fuori dalla città, ma questo non è affatto un deterrente e mi sento davvero di consigliarlo. Dopo una sosta rigeneratrice necessaria per riprenderci dal viaggio, sempre su strade dissestate, e dal calore che qui si fa davvero sentire, siamo andati a visitare il cimitero dorato di Bada Bagh e quindi ad assistere al tramonto dal vicino sunset point Dungari che però, data la presenza di foschia all’orizzonte e del forte vento, non è stato il massimo.

Il giorno seguente incontriamo la nostra guida Prakash Shripat, sempre contattata da Karni. Vorrei spendere due parole a suo favore: è stata semplicemente eccellente; ha imparato l’italiano dal contatto con i turisti, è curioso e desideroso di conoscere, usa termini della nostra lingua che probabilmente la maggior parte degli italiani non conosce neanche, è stato preciso nei racconti, appassionato nelle spiegazioni, ci ha permesso di capire molto di questa popolazione così lontana da noi. Se capitate in città contattatelo (prakashshripat@gmail.com +91 9414291033) o chiedete a Karni di lui.

Con Sole (questo è il significato del suo nome in italiano ed anche più facile per noi pronunciarlo) abbiamo prima visitato il Gadi Sagar, un lago artificiale costruito come risorsa idrica della città, inquinato poi dall’usanza di gettare qui le ceneri dei defunti; lungo le sue sponde si trovano numerosi piccoli templi e santuari. Quindi ci siamo diretti alla visita del forte e della città vecchia. La città è davvero incantevole… un intrecciarsi di stradine che si arrampicano su per un’altura, il tutto circondato dalle imponenti mura costruite in arenaria gialla che danno al paesaggio il colore miele che lo contraddistingue. La sua caratteristica è l’essere l’unico forte ancora abitato e al suo interno si trovano oltre alle abitazioni anche numerosi alberghetti e ristoranti… sicuramente sarà molto caratteristico soggiornarvi anche se credo si scenda a compromessi con la comodità. Bellissimi ed assolutamente da non perdere la visita dei templi gainisti siti sempre all’interno delle mura. Il pomeriggio siamo stati a Khuri, a 50 km da Jaisalmer, per effettuare la cammellata (in realtà si è a dorso di dromedari..) al tramonto…la serata dinuovo non è stata limpida, i turisti ed i locali erano numerosi, qualche bottiglia sparsa qua e la lungo le dune…e il ricordo non è certamente dei migliori.

Entrambe le sere a Jaisalmer abbiamo cenato al Junction Palace Restaurant, vicino al Milan Hotel; consigliato da Dasharth, situato proprio alle spalle del sunset point della prima sera, cibo buono, cordialità come sempre ottima; il costo si è aggirato ogni sera sulle 1000 rupie e la seconda sera hanno anche praticato uno sconto del 10%.

Il 4 agosto ci dirigiamo a Jodphur, fermandoci prima a visitare i templi di Osiyan; qui abbiamo incontrato una guida locale che per 100 rupie ci ha portato all’interno dei templi e spiegato (in inglese) la loro storia. Anche in questo caso, in quanto unici turisti, siamo diventati centro di mille attenzioni e domande.

A Jodphur, dove ci siamo fermati 2 notti, abbiamo alloggiato all’Hotel Ajit Bhawan: incantevole. Residenza storica, curato in ogni dettaglio. Abbiamo avuto una camera deluxe, davvero molto bella, ampia, pulita. Bella piscina anche se un po’ piccola. Non abbiamo cenato in hotel, ma ci ha colpiti il fatto che fosse l’unica struttura ad allestire per la cena il giardino esterno, con musica tradizionale dal vivo e spettacolo di marionette. Wi-Fi free ma lento. Si trova nella parte nuova della città e nelle immediate vicinanze troverete negozi, un centro commerciale locale ed un buon ristorante, On The Rocks, dove siamo tornati per le due serate.

Il primo pomeriggio abbiamo preferito riposarci mentre il 5 agosto ci siamo dedicati alla visita della città.

Abbiamo iniziato dalla visita del mausoleo di Jaswant Thada e quindi ci siamo mossi alla volta del Mehrangarh, una delle fortezze più suggestive dell’India. Noleggiate l’audioguida all’ingresso, vi darà dettagliate informazioni sulla struttura ma anche sulla città blu. È poi seguita una passeggiata nella parte vecchia della città e nel mercato locale ai piedi della Torre dell’Orologio. Voglio segnalarvi un negozio di artigianato locale che si trova alla sinistra della Torre dell’Orologio (in realtà hanno anche aperto una succursale sulla strada che porta alla torre): J.G. Art & Crafts. Si salgono 3 gradini e di colpo è come se la confusione dell’esterno non esistesse più… inoltre ho trovato il prototipo dell’indiano che è sempre vissuto nel mio immaginario e che invece difficilmente ho incontrato nel mio viaggio: il proprietario, un signore sulla settantina che vi mostrerà i suoi prodotti senza alcuna insistenza e che con i suoi profondi occhi azzurri vi trasmetterà solo calma e tranquillità. Ci ha raccontato e mostrato che fino alla scorsa edizione erano anche segnalati sulla versione inglese della lonely planet. Chiedete di mostrarvi i portaocchiali di legno a forma di naso, davvero originali.

Il 6 agosto dinuovo in viaggio verso Udaipur. Due soste sulla strada: la prima è stata al complesso di templi giainisti di Ranakpur, dove però abbiamo visitato solo il parco dato che nei templi, nonostante fossimo coperti dal collo alle caviglie con nostri parei, non ci hanno fatto entrare…probabilmente perché volevano fittassimo dei teli da loro per “coprirci”…e ti rendi conto che tanti divieti per noi inusuali iniziano a pesare… La seconda è stata al forte di Kumbhalgarh, isolatissimo, posto in cima ad un’alta vetta lungo una strada che taglia la giungla…bellissimo il percorso per arrivarci, con una vegetazione totalmente diversa da quella vista fino a questo momento, però arrivi li, percorri circa 15 minuti in salita nel caldo totale, ammiri il panorama ma non puoi fare altro e ti chiedi perché posti del genere non siano maggiormente curati, quanto meno aperti realmente al pubblico…

L’albergo di Udaipur (Lalit Laxmi Vilas) è semplicemente favoloso: lussuoso, camera luminosa con vetrata con vista sul lago: davvero incantevole. Chiedete le camere dal 2 piano in su, lato destro (vista lago). Posizionato sulla collina che affaccia sul lago, con un tuk tuk e 100 rupie si raggiunge l’old city in pochi minuti. Personale disponibile, colazione fantastica e curata in ogni dettaglio. Abbiamo avuto anche l’omaggio Honey Moon (torta e cesto di frutta). Unica pecca Wi-Fi a pagamento.

Il primo giorno verso le 19, dopo una doccia rigeneratrice, usciamo per la cena; su consiglio del concierge e dei tanti turisti per caso optiamo per il ristorante Ambrai: 10 e lode alla location…essere posizionati al livello di un lago che sembra incantato ti fa dimenticare di tutto, comunque buon cibo e prezzi contenuti. Dopo cena, un attimo prima di essere raggiunti dal primo monsone della vacanza, passeggiamo tranquillamente per le stradine di questa deliziosa città ancora viva e ci meravigliamo per la sua inusuale apertura al turismo.

La mattina seguente, accompagnati dalla guida prenotata da Karni ci dedichiamo alla visita dei monumenti cittadini ma decidiamo poi di vagare da soli nelle ore pomeridiane per le intricante stradine, andando alla ricerca di negozi locali, soffermandoci a scrutare scorci particolari, ammirando il surreale paesaggio della città bianca, con questo enorme lago incastonato al centro della città, dal quale sorge il palazzo del Marajha (oggi convertito in hotel extra lusso).

La sera ceniamo al Bistrot 1559 AD: particolare il cibo, bella la location, buono il rapporto qualità prezzo, un po’ fuori dalla città vecchia ma raggiungibile con un tuk tuk e poche rupie.

L’8 agosto ci svegliamo con la pioggia; siamo diretti a Pushkar e, dato che il tempo non migliora, decidiamo di evitare la sosta al forte di Chittorgarh e percorrendo fortunatamente una vera e propria autostrada (anche se non mancano macchine che camminano contro mano, mucche da scansare e persone che attraversano all’improvviso) raggiungiamo la nostra destinazione verso ora di pranzo. L’hotel presso cui soggiorniamo è l’Ananta spa & Resort. Struttura nuovissima (meno di un anno) ma carente nella manutenzione. Composto da diverse file di cottage con 4 appartamenti l’uno, chiedete le camere al 2 piano e nelle file interne lato montagna (lontane dalla strada molto rumorosa). Colazione, pranzo e cena eccellenti e prezzi non troppo cari. Wi-Fi a pagamento (300 rupie al giorno più tasse).

Fortunatamente smette di piovere e ci avventuriamo nella visita di questa città santa, dove il sacro e il profano si uniscono qui più che in ogni altra città visitata: orde di fedeli in visita al Tempio di Brahma o intenti ad effettuare abluzioni e preghiere lungo i Ghat che scendono verso il lago, e tanti tanti tanti negozi e ristoranti per turisti, sfruttando la sacralità del luogo per fini meramente commerciali.

Il 9 agosto siamo dinuovo in macchina verso Jaipur, la città rosa capitale del Rajasthan. Il tragitto è breve, per mezzogiorno siamo presso l’ufficio di Karni dove salderemo il nostro tour e ritireremo i biglietti da e per Varanasi, il tutto sorseggiando una fredda birra KingFisher nel salotto di casa Singh. Passaggio in hotel (Shahpura House, anche questa una residenza storica con personale molto disponibile e Wi-Fi free ma lento nelle camere) e quindi ci rechiamo allo spettrale tempio delle scimmie: sporco, mal tenuto, oltre ad essere abitato dalle scimmie, vivono qui alcune famiglie di nomadi che ovviamente non fanno nulla per preservare questo posto; quindi Dasharth ci porta in un tempio bellissimo, tutto di marmo bianco che però non sono riuscita a ritrovare sulle guide e di cui purtroppo non ricordo il nome.

La sera, assieme ad altri 25 turisti italiani, siamo ospiti di Karni e della sua famiglia presso un ristorante vegetariano della città. Sicuramente è stata una occasione interessante e vera per capire e scoprire qualcosa in più di questo paese e della sua gente.

Il 10 agosto incontriamo la nostra guida e ci dirigiamo al forte di Amber, bellissimo, circondato da una piccola muraglia davvero suggestiva. Incantevole la vista e l’atmosfera. Siamo saliti sul dorso di un elefante, un po’ scomodo ma carino. Quindi abbiamo visitato l’Old City, l’Hawa Mahal, il palazzo dei venti, costruito per permettere alle donne della casa reale di curiosare sulle vie della città senza essere viste, il City Palace, oggi museo, e il Jantar Matar, un complesso astrologico davvero affascinante. Ci raggiunge nuovamente il monsone e decidiamo di dedicare il pomeriggio alla spa dell’albergo.

La sera andiamo prima al Raj Mandir Cinema e quindi ceniamo al Niro’s, tanto rinomato ma assolutamente nella media, anzi senza alcuna lode: cibo buono ma nulla di eccezionale e anche un po’ più caro dal solito.

L’11 agosto dopo una sosta al Fatehpur Sikri, un imponente forte di arenaria rossa incredibilmente rimasto intatto dove è possibile ammirare palazzi e cortili ed immergersi nella vita del tempo, raggiungiamo Agra. È passata da poco l’ora di pranzo, sosta in hotel e quindi ci dirigiamo al Forte della città, molto simile per colori e stile al forte di Delhi ma dalla cui terrazza è possibile ammirare il Taj Mahal. Rimaniamo incantati e al tempo stesso sale l’emozione per la visita del monumento, prevista per l’indomani, forse motivo trainante di questo viaggio.

Qui ad Agra abbiamo trovato il peggior albergo di tutta la vacanza: Hotel Clark Shiraz Agra. Pessimo, si propone come un albergo internazionale a 5 stelle ma non ne rispetta i canoni. Le camere standard sono pessime, da ristrutturare urgentemente; abbiamo chiesto l’up grade ma non è stato possibile; bagno inguardabile e cosa peggiore le camere sono umidissime (i vestiti tolti la sera prima al mattino erano bagnati). Riferiamo di essere in Honey Moon ed il concierge ci comunica che ci avrebbe dato una bella stanza…peccato con letti separati! Pessima la colazione, in una stanza buia. Personale poco cortese. Wi-Fi fi a pagamento. Non ci ritornerei mai.

Il 12 agosto è un giorno molto atteso: visiteremo il Taj Mahal! Ci accordiamo con Dasharth per il pick up alle 5.30 del mattino: vogliamo essere tra i primi ad accedere al monumento. Il cielo, contro ogni previsione, è incredibilmente limpido. Ci dirigiamo verso l’Est-Gate, facciamo i biglietti con cui ti rilasciano anche una bottiglia da 33 cl di acqua e dei copri scarpe per evitare di toglierle all’interno del mausoleo e con un tuk-tuk raggiungiamo il severo posto di controllo; non si può portare all’interno praticamente nulla: acqua (la nostra), biscotti, il cavalletto della macchina fotografica…lasciamo tutto in custodia ad un negozietto di souvenir proprio li fuori e ovviamente ritroviamo tutto. Abbiamo anche noleggiato la precisa audioguida in italiano preferendola ad una guida vera e propria in modo da esseri liberi di girare e soffermarci ad ammirare il posto secondo le nostre esigenze. Il Taj Mahal non ha bisogno di descrizioni: è semplicemente spettacolare e le nostre aspettative (nonché la levataccia mattutina) sono state ampiamente ripagate. Consiglio comunque di recarvi qui all’apertura dei cancelli (ore 6) per precedere le orde di turisti fraccomodi o che arrivano in giornata direttamente da Delhi.

Incontrato dopo 3 ore il nostro driver ritorniamo in hotel, una doccia, colazione e continuiamo con la visita dei monumenti della città; quindi ci rimettiamo in macchina per rientrare a Delhi.

È domenica e c’è il sole e la città presenta tutto un altro aspetto. Un po’ di riposo a bordo piscina dell’albergo e quindi due passi per Connaught Place e cena al Kwality dove ritorneremo anche per la nostra ultima cena indiana e dove abbiamo mangiato il chapati più buono dell’India (o almeno di quelli da noi provati).

Il 13 agosto altra tappa attesa ma anche temuta del viaggio: Varanasi.

Arriviamo con un volo da Delhi alle 12 circa, incontriamo il nostro nuovo driver, raggiungiamo l’hotel, due passi per sgranchirci un po’ e andiamo a visitare Sarnath con il suo complesso di monasteri buddisti sorti sul luogo in cui Buddha pronunciò il suo primo sermone. E ora non ci sono scuse…ci aspetta il Gange. L’autista ci lascia in un parcheggio, incontriamo la nostra guida della giornata, in realtà è il proprietario della barca con cui avremmo dovuto effettuare la crociera al tramonto sul fiume, che ci comunica l’impossibilità della stessa per divieto da parte della polizia locale data l’alta marea. La città sembra un girone dantesco: ci sono milioni di persone che vivono nell’anarchia più totale, stradine che si fanno sempre più strette a mano a mano che ci si avvicina al fiume, scompaiono quasi del tutto i mezzi di trasporto, la luce del sole non riesce a penetrare tra le intercapedini delle costruzioni, le scene, ormai anche per noi quotidiane, di donne che lavano panni e stoviglie sull’uscio della porta, zampilli d’acqua (!!) che escono dalle mura dei palazzi, mucche che dormono serenamente per strada ostruendo completamente il passaggio… Evitando i risciò, resistendo al richiamo dei venditori ambulanti di fiori, percorrendo vicoli bui e scivolosi si giunge poi ai vari Ghat, dove gli hindu si recano a pregare, a fare le abluzioni, a cremare i propri cari…assistiamo infatti a tutte queste usanze e ci vengono descritte nei minimi dettagli le particolarità del loro rito funebre…ed è così surreale vedere quanto loro convivano tranquillamente con la morte, quanto comunque un momento così intimo e sacro sia anche uno strumento che permetta a centinaia e centinaia di turisti di avere un motivo per giungere fin qui… La sera verso le 19.30 al Dasawamedh Ghat, stipati su barchette ancorate assieme ad altre centinaia di persone, abbiamo assistito alla cerimonia di danze e falò del Ganga Aarti.

Una doccia velocissima e cena al ristorante Brownie, stessa gestione del Brown Bread Backery della città vecchia, si mangia su tavoli e divani bassi in un ambiente informale ed essenziale, buon cibo, ovviamente ottimo il brownie.

Il nostro Hotel è il Radisson Varanasi. Bell’albergo dai canoni internazionali. Curatissimi gli spazi comuni, un po’ meno le camere ma comunque buone anche se rumorose (ed eravamo al 4 piano!). Ottima la colazione per varietà e qualità. Wi-Fi gratis. Da consigliare. Si trova nella zona nuova della città e a pochi minuti a piedi vi è un piccolo centro commerciale dove trascorreremo la mattinata seguente prima di rientrare a Delhi.

Anche per Varanasi ero partita carica di aspettative, dovute forse all’aver letto di questa città come della Venezia dell’India… aspettative placate lungo il percorso per quanto visto durante il viaggio e per i racconti sentiti… e ancora oggi non riesco a descriverla perché forse non l’ho accettata fino in fondo… non ho accettato il veder navigare alcuni cadaveri nel fiume, la pubblicità di una perdita, l’uscita di ragazzi, dall’abbigliamento super firmato, da case fatiscenti nelle quali spesso si intravedono mucche sdraiate nei loro… “salotti”… Consigliarla? Comunque si: è una parte dell’India che va vista e vissuta e perciò inserita sicuramente in un giro del paese. E sono contenta di dare in questa città il mio saluto all’India.

Trascorriamo il pomeriggio del 14 e la mattina del 15 agosto in giro per la capitale. Purtroppo per noi il 15 è festa nazionale e quindi è praticamente tutto chiuso; ci rechiamo al borgo urbano di Haus Khas, oggi deserto ma che ci avevano descritto come pieno di negozi di artigianato particolare e passeggiamo nel vicino parco; rientriamo in hotel per un po’ di relax e alle 15 il transfer per l’aeroporto dove prenderemo il volo per la seconda parte del nostro viaggio: le Maldive.



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