Fantastica Cuba con il fai da te
Siamo partiti con un volo Iberia il 22 aprile da Milano Linate per Madrid e siamo arrivati in serata all’Avana.
Avevamo prenotato solo la prima notte in albergo e siamo stati condotti allo storico Hotel Habana Libre, il primo ad essere stato occupato dai Cubani, quando è stato cacciato Batista, ed utilizzato come base operativa.
La mattina alle 9.00 abbiamo ritirato la nostra auto e siamo partiti immediatamente.
Prima tappa Cienfuegos.
Uscire dall’Avana è stato abbastanza semplice, perché le indicazioni forniteci (tutte in spagnolo…) sono state molto dettagliate. Per fortuna che si capisce la lingua! I Cubani comunque sono sempre disposti a dare un’indicazione o un aiuto! Ad ogni modo sappiamo di persone che hanno avuto, invece, notevoli difficoltà ad uscire dalla città, in quanto su tutte le strade mancano le indicazioni (verissimo).
Noi abbiamo portato una cartina stradale di Cuba, assolutamente essenziale (Mappa Stradale Cuba Editore: F.M.B. – World Cart).
Ci avevano terrorizzato sullo stato delle strade cubane: ci sentiamo di rassicurare tutti. Attenzione “solo” a qualche mucca o animale messo di traverso ed alle persone che attraversano la strada all’improvviso.
I Cubani sono, infatti, abituati a stare al centro della prima corsia, perché chiedono passaggi per le diverse città. E’ carino offrirne loro uno.
Tra Trinidad e Cienfuegos ci fermiamo per strada a vedere dei granchi rossi enormi che dal mare salgono in strada per deporre le uova. Fate attenzione perché sono talmente grossi che potrebbero forare le gomme dell’auto.
Il 23/4 arriviamo a Cienfuegos.
La cittadina è molto carina e diversa da tutte le altre che visiteremo; è solare, sonnecchiante , tranquilla, .
La piazza con l’Arco de Trionfo (Parque Jose Martì) è ordinata, semplice e “molto colorata”.
Cerchiamo immediatamente il posto per la notte. Dall’esterno le case sembrano delle catapecchie e quando arriviamo all’indirizzo indicato dalla Lonely siamo perplessi, ma entriamo.
L’interno dell’abitazione è uno spettacolo. Potrebbe dirsi un museo coloniale. Armando ci accoglie in un saloncino con un sorriso aperto che ci riscalda il cuore. Purtroppo da loro non c’è posto per dormire, ma in un secondo chiamano una loro amica e andiamo da lei. Chiediamo loro però di poter cenare lì: appuntamento alle 20.
Consiglio vivamente la casa di Armando ed Elinor (Armando y Elinor- Avenue 56 # 2927 e/29 y31. PO Box 17 Cienfuegos – tel (0053) 432 516143. Mail: amistad@correosonline.Co.Cu) costo 20 pesos convertibili a notte per entrambi (1 pesos convertibile è pari a circa 1,116 euro), ma vi consiglio eventualmente anche quella dove siamo stati noi (accogliente e pulita. La signora è gentilissima): Dignora e Marcos – Calle 25 # 5605 entre 56/58 Parque Marti Downtown – Centre Ville – Cienfuegos (tel. 0053 432 517376). Mail: napoles@jagua.Cfg.Sld.Cu.
L’auto conviene lasciarla sempre in garage, se le case non hanno un parcheggio, in quanto rubano i pezzi di ricambio (non la macchina), perché è complicato e costoso trovarne.
Il costo per dormire è di 20 pesos convertibili a notte e 3 pesos convertibili a persona per la colazione.
Arriviamo a casa, indossiamo i costumi e partiamo per Rancho Luna (18 km). La spiaggia non ci entusiasma, nonostante sia decantata come una delle più belle. Facciamo il nostro bagno e poi torniamo a casa.
Giretto nella cittadina e poi a sera andiamo a cena da Armando ed Elinor. (cucina creola a base di pollo, verdure e riso per 10 pesos a persona). La cena è piacevole perché possiamo conversare con due ragazze inglesi ed una svedese. Le due inglesi ci consigliano la famiglia in cui stare a Trinidad.
Alla fine della cena Armando ci abbraccia e ci dice di ricordarci sempre che loro sono la nostra famiglia cubana. Lui regala a Claudio una moneta in metallo da 3 pesos cubani con l’immagine di Che Guevara ( i pesos cubani non hanno valore per i turisti, per cui attenzione ai cambi per strada assolutamente non consigliati!) ed Elinor mi regala un ciondolo in legno a forma di gattino.
Usciamo e andiamo a fare una passeggiata. Arriviamo da Coppelia, famosa gelateria presente in tutti i maggiori centri cubani, e gustiamo un gelato al platano (banana) fantastico. Non ha conservanti ed è naturalissimo.
I Cubani fanno file interminabili per gustarlo e ne mangiano, mediamente 5-6 coppe a testa (secondo me all’incirca mezzo kg a persona!).
Arriviamo al “Festival della salsa” e dopo aver guardato per un bel po’ questi splendidi corpi che si muovono in modo perfetto, andiamo a dormire.
Il 24/5 partiamo per Trinidad. Arriviamo dopo un’ora e mezza (circa 100 km) e andiamo direttamente alla casa particulares consigliataci (Casa Arancia – Maceo #438 e/Colòn y Rosario Trinidad (tel. 0053 01 (419) 6613). Mail: eloely@casapineiro.Com). Le strade di Trinidad sono confusionarie e sicuramente rovinate per non parlare della condizione della facciata di alcune abitazioni.
L’effetto però di questa vita e i fantastici colori dell’architettura ci entusiasmano.
Parcheggiamo davanti alla casa in cui vorremmo alloggiare e anche qui abbiamo la stessa sensazione di “catapecchia”, ma quando ci vengono ad aprire si “scopre” davanti a noi una splendida casa coloniale di fine settecento con sedie a dondolo e specchi giganti, in fondo un freschissimo patio su cui si affacciano le due camere. La più bella, ci dicono, è al piano superiore ed ha la vista su Trinidad, ma è già occupata, per cui noi prendiamo quella a piano terra: fresca, pulitissima, accogliente e con aria condizionata.
Prezzo: come Cienfuegos. Conviene prenotare soprattutto se volete la stanza in alto.
Luisa è gentile e ci racconta che è da 3 anni che aspetta di vedere sua figlia che è a Miami, ma che a causa delle leggi di Bush contro Cuba, non riesce ad avere il permesso per rientrare a Cuba in visita! E’ molto triste, ma fiduciosa.
Ci dice che per cena ci preparerà l’aragosta (finalmente l’aragosta!).
Facciamo una passeggiata ed andiamo a visitare in Plaza Major la Iglesia Parroquial del la Santisima Trinidad.
Bambini ed adulti vi ronzeranno attorno come zanzare. Non regalate nulla mentre passeggiate altrimenti sarete invasi…Noi abbiamo lasciato regali quando andavamo via. Abbiamo infatti portato via dall’Italia tante t-shirt, saponi, caramelle e tante tante penne! Arriva una Chevrolet anni ‘50 con una ragazza bellissima vestita in rosa. Ci raccontano che è una festa di 15 anni. Le ragazze vengono abbigliate in rosa con abiti ricchi e pettinate come spose. Lei è davvero bella! Proseguiamo per Via Zerquera e decidiamo per un pesos a persona di visitare il piccolo Museo Nacional de la Lucha Contra Bandidos e di salire sul campanile. Da lì si gode una bella vista della città.
In strada, una volta usciti, abbiamo sentito della musica molto invitante; lì nel vicino “Locale della musica”, infatti, c’è un gruppo che suona mentre un vecchietto fa svolazzare una turista a ritmo di salsa. Se questa è Cuba: è un sogno! Usciamo dopo un po’ e, percorrendo un viottolo, troviamo un mercatino locale. Mi avvicino a vedere delle collane ed in men che non si dica me ne vendono 6 per solo un pesos,. Lì potete trovare pizzi e merletti che realizzano loro, manufatti con lattine, collane e statuette in legno.
Una vecchietta dopo un po’ si avvicina per venderci altre 5 collane per un pesos. Come fare a dirle di no…Rientro stracolma di collanine.
Luisa ha preparato una cena fantastica: aragosta, riso, platano fritto…
Dopo aver mangiato, andiamo in Plaza Major, ci sediamo sulla scalinata: musica, mohito, salsa e sigaro Cohiba. Abbiamo, infatti, chiesto a Luisa di consigliarci un posto dove comprare dei sigari buoni, che non avessero, cioè, al centro tabacco effetto “segatura”. Non è legale acquistarli fuori dai negozi statali, per cui bisogna fare attenzione, anche se non è difficile trovare persone in giro disposte a venderli. La qualità però può essere molto scarsa, ci dicono.
La sera a cena Luisa ci ha fatto trovare diversi pacchi e marche di sigari, nascosti. Ci spiega che i migliori sono i Cohiba e ci racconta come scegliere un buon sigaro: si deve verificare che siano morbidi al centro, che la superficie sia liscia come seta e che scuotendoli piano verso il basso non perdano tabacco, Una scatola da 25 pezzi la paghiamo 40 pesos. Il giorno dopo abbiamo verificato il prezzo all’interno della casa del tabacco (statale e legale) e rimaniamo di stucco: 397 pesos!!!!!! Attenzione perché non è possibile portare più di 2 scatole a persona. Metteteli in valigia. In aeroporto non c’è il passaggio laser dei bagagli da imbarcare, ma solo di quelli a mano, per cui sono difficilmente rintracciabili! Il problema è la mancanza della ricevuta “statale”.
Lunedì 25/5 dopo aver cambiato un po’ di soldi in banca (non portate dollari perché banditi dal novembre del 2004 e attenzione ai pagamenti con carte di credito Gli addebiti saranno incrementati del 10%) partiamo alla volta di Santa Clara. Abbiamo attraversato la montagna attraverso il Topes de Collantes. Arriviamo e visitiamo per un pesos a persona il museo del treno che il Che ha fatto altare in aria e che ha segnato la vittoria dei rivoluzionari contro Batista. Continuiamo per Cayos Santa Maria e decidiamo di ritornare a Santa Clara, dato che il mausoleo del Che è chiuso il lunedì. Dopo un’altra oretta di viaggio (passiamo Caibarièn e Camaguey) arriviamo al Pédraplen, lungo ponte artificiale (circa 25 km) che collega i Cayos (isolotti corallini con “foreste” di mangrovie, sabbia bianca e mare limpido) con l’isola di Cuba. I militari ci fermano all’inizio del Pédraplen per controllare i passaporti; paghiamo 2 pesos per l’auto e cominciamo ad attraversare l’oceano: emozionante! I Cayos purtroppo non possono essere visitati dai Cubani, ma solo dagli stranieri.
Pernottiamo all’Hotel Villa Las Brujas (Tel 0053 42 350023 oppure 350024 oppure 350199). Sulla Lonely Placet è segnato che costa 45/50 pesos per notte in alta stagione, invece i prezzi sono più alti, perché paghiamo 70 pesos per notte. Le villette (bungalow affacciati sul mare) sono davvero fantastiche: l’unico contatto che si ha con il resto delle persone è un ristorantino affacciato sull’isolata baia. La spiaggia è molto bella, ottimale per passeggiate. A Cayos Santa Maria vi è anche un aeroporto, ma non era ancora aperto quando siamo stati noi.
Portate un ottimo repellente, perché è l’unico posto in tutta Cuba in cui ci sono zanzare, oltretutto fameliche! Dopo 3 giorni di mare fantastico e relax totale, decidiamo di anticipare di un giorno la nostra partenza e di partire alla volta di Santa Clara, anche perché in televisione promuovevano il Festival della danza.
Il 28/4 arriviamo a Santa Clara e immediatamente cerchiamo una casa dove alloggiare.
Ci rechiamo immediatamente da Florida Center – Sr. Angel Rogriguez Martinez – Calle Maestra Nicolasa, 56 (Candelaria) entre: Colòn y Maceo Santa Clara – Tel. (0053) (42) 208161 No mail). Anche questa casa è bellissima (prenotate, altrimenti è difficile trovare posto) con dei mobili unici . Il proprietario ci dice che non ha posto e chiama Vivian, proprietaria di un’altra casa coloniale, che ci viene a prendere e ci porta da lei. La casa del primo non ha paragoni con questa dove siamo stati, che comunque è pulita, con aria condizionata, bagno privato come le altre (20 pesos a notte) e decisamente più centrale.
Indirizzo: Don José y Dona Vivian Rivero Calle Maceo, 64 e/Martì e Indipendencia – Santa Clara (Tel. 0053 (042) 203781). No mail.
Vivian è gentilissima e ci mette a nostro agio immediatamente (come tutti fino ad ora!).
Lasciamo i bagagli e andiamo subito al mausoleo del Che. Visitiamo il museo e passiamo nel vero mausoleo. Che emozione! Abbiamo la pelle d’oca. Le tombe sono 38, tutte uguali. Il Che è al centro.
I Cubani (e non solo!) ne hanno una profonda venerazione.
Ritorniamo a casa e per cena Vivian ha preparato una quantità di cibo utile a sfamare mille persone (aragosta e gamberetti al sugo, riso creolo, fagiolini, pomodori ed altre verdure al prezzo di 11 pesos a persona).
Andiamo in piazza ad assistere a qualche ballo e poi Claudio mi fa fare per ben 2 volte la fila da Coppelia, per mangiare in 2 round “la bellezza” di 9 palline di gelato (3 coppe)! E’ come un cubano…
Coppelia a Santa Clara è l’unica Coppelia in cui non accettano i pesos convertibili, ma solo quelli cubani. Potenzialmente i turisti non potrebbero quindi mangiarlo, ma loro ci fanno la cortesia di cambiarci un pesos convertibile in pesos cubani (il resto lo conserveremo per ricordo). Il cambio è 1 CUC = 25 pesos cubani…Praticamente una coppa di gelato grande costa loro circa 0,04 euro…10 pesos cubani li regaliamo ad un vecchietto dicendogli di mangiare gelati pensando un po’ a noi… Il resto lo conserviamo in modo da poterli cambiare nella moneta da 3 pesos cubani con l’immagine del Che, da regalare ai nostri amici (lo facciamo in banca all’indomani).
Il 29/4 di buona lena si parte per l’Avana, ma prima Claudio mi propone di ritornare ancora una volta alla tomba del Che… e poi…Via per l’Avana.
Il viaggio è piacevole e in autopista incontriamo interminabili file di camion sgangherati. Ci fermiamo per domandare dove stanno andando e ci dicono che vanno a festeggiare il Primero de Mayo (primo maggio) all’Avana in Plaza della Revoluciòn.
Arriviamo nel pomeriggio e immediatamente chiamiamo gli amici di un ragazzo italiano che ci ha dato il loro riferimento. Ci vengono a prendere in Fiat Tipo.
Abbandoniamo l’auto all’hotel Habana Libre dove l’abbiamo ritirata e i “nostri amici cubani” (“conosciuti” grazie al sito di Turisti per Caso) vengono a prenderci con l’auto e ci portano a casa loro (non sappiamo nemmeno dove abitano, ma ci fidiamo dei consigli). Ci dicono che non hanno posto, ma ci hanno già trovato una sistemazione a 25 pesos a notte nell’appartamento sotto il loro. Le due persone che ci ospitano sono fantastiche (Maria Antonia Romero – San Juan De Dios 154 – Sesto Piano – Esq. Aguacate – Habana Vieja – Tel. 8631938) in più abitano all’Habana Vieja (25 pesos a notte). Ottimo…La maggior parte delle cose da vedere sono lì.
Usciamo nel pomeriggio e ci accorgiamo di essere a 200 metri dalla Bodeguita del Medio e dalla Cattedrale di San Cristobal.
Ci rilassiamo facendo una passeggiata verso il lungomare (il Malecon) e troviamo uno splendido mercatino di quadri, oggetti in legno, latta e ciabatte in pelle.
Compriamo 2 paia di infradito a 10 pesos l’uno e una splendida cornice in ottone in stile coloniale.
Poi rientriamo a casa per la cena (siamo affamati) e per rilassarci un po’. La stanza ed il bagno sono molto lindi, la cena a base di pollo e riso è perfetto. Restiamo lì con loro e parliamo un po’ di tutto: dalle difficoltà che il blocco e le nuove leggi di Bush comportano, all’assistenza che lo stato dà a tutti ed alle difficoltà che i Cubani hanno nel viaggiare non solo per la moneta, che non può sostenere i costi a cui noi siamo abituati, ma anche perché noi occidentali rifiutiamo i permessi di entrata (anche per non andare contro gli USA). Dove noi abitiamo c’è il nipotino di 11 anni che da 3 anni cerca di raggiungere la mamma in Germania, ma il governo tedesco rifiuta il permesso di ingresso al bimbo.
Nella speranza che prima o poi possa ricongiungersi con la mamma (forse a dicembre, dopo 4 anni) i nonni gli pagano le lezioni di tedesco! La bellezza e la grandezza dei Cubani sta anche nella capacità di non abbattersi in situazioni come queste che sono dei veri casi umani.
La sera andiamo a bere un mojito nella splendida Plaza de la Catedral (bellissima la Catedral de San Cristobal), mentre le note della salsa ci fanno compagnia.
Il 30/4 andiamo a visitare San Cristobal all’interno…È fantastica. Visitiamo poi la Plaza ds Armas, dove ci sono tanti ambulanti che vendono libri o monete “antiche”, poi diritti per il museo della Revòlucion (ingresso 3 pesos a persona).
Che spettacolo: ci siamo rimasti 4 ore…La storia di Cuba è fantastica.Ci emoziona molto il video in cui si vedono le immagini dello sbarco delle spoglie del Che e dei suoi compagni dalla Bolivia. Si tiene nella sala dedicata a lui e Camillo Cienfuegos (all’interno due statue di cera molto belle, che li rappresentano).
All’esterno del museo ci sono un camioncino , un aereo ed altri mezzi con i quali Fidel ed i suoi sono entrati all’Avana.
Passiamo al Capitolio e lo visitiamo per intero, anche se i piani superiori sono chiusi al pubblico.
Usciamo…Il caldo è pazzesco.
Dopo aver contrattato il prezzo del taxi (3,4 pesos per l’andata), ci facciamo condurre verso la Plaza della Revoluciòn per ammirarla prima di domani, quando, ci hanno detto, sarà piena (circa 2 milioni di persone su 11 milioni di abitanti in tutta l’isola!). Il mastodontico ed imponente monumento a Jose Martì è fantastico; alle nostre spalle l’immagine in ferro del Che sulla facciata del Ministero degli Interni è davvero suggestiva.
La piazza è in pieno fermento.
Decidiamo di rientrare a piedi fino alla gelateria Coppelia (ormai le abbiamo “assaggiate” quasi tutte)..Non abbiamo però considerato che ci sono 4 km da fare sotto il sole delle 15.00.
Arriviamo e poi decidiamo di prendere un Coco taxi (questa volta a 3 pesos) per condurci verso casa.
Il ragazzo che guida è evidentemente un folle. Ci facciamo lasciare ancora tremanti sul Malecon e, tranquilli, riandiamo al mercatino dell’altro giorno a comprare dei gadget per i nostri amici (attenzione perché il mercatino è aperto il mercoledì ed il giovedì ). Verso le 18, distrutti torniamo a casa. La nostra amica dopo cena ci racconta che il giorno dopo sua figlia (una ragazza carinissima di 17 anni) ci porterà con lei fino a Plaza della Revòlucion per “vivere” l’atmosfera del Primo maggio.
Dopo un mojito veloce andiamo a dormire, perché la sveglia per l’indomani è alle 6, dato che dobbiamo raggiungere a piedi la piazza (altri 3 km).
1° maggio. Partiamo per la piazza. Incontriamo tante persone tutte con magliette colorate (sono i ragazzi dei sindacati) o vestiti con le tenute da scuola (la ragazza ci spiega che i colori delle divise corrispondono alla classe che si frequenta). Tutti hanno le bandierine da sventolare quando Fidel parlerà; Claudio riesce a trovarne un paio. Arriviamo in piazza ed è un bagno di folla inneggiante.
Torniamo a casa, per fortuna il cielo è un po’ coperto così il sole non ci ammazza.
Passiamo il resto della mattina a casa e finiamo di vedere la manifestazione (anche l’intervento del Presidente del Venezuela) in tv ed il tutto termina con l’Internazionale, cantato a squarciagola anche dalla nonna.
Il pomeriggio lo trascorriamo a riposare e verso le 17 comincia a piovere a secchiate. Raramente ho visto cadere tanta acqua. Ci siamo affacciati, perché sentivamo la gente urlare e ridere in strada ed abbiamo visto uno spettacolo fantastico: bimbi che saltellavano nelle pozzanghere, giovani e anziani che si “facevano la doccia” con tanto di shampoo.
La doccia non è altro che lo scolo dell’acqua dai balconi. Continuano a ballare la salsa in strada e nel frattempo raccolgono acqua piovana che portano in casa. La maggior parte poi comincia a sciacquare la strada e le facciate delle case (il senso di pulizia è incredibile) Abbiamo scattato un po’ di foto. Ci hanno spiegato dopo che era la prima pioggia dopo sei mesi.
Il 2 maggio siamo a zonzo per la città tutto il giorno, aspettando la sera per il rientro.
Alle 17 però abbiamo l’appuntamento a casa per cucinare gli spaghetti all’italiana. Tra i tanti ingredienti pronti per gli spaghetti anche l’aceto, il prosciutto ed uno strano formaggio molle che grattugiamo in qualche modo. Siamo in 6 e ci chiedono di fare un kg di spaghetti! Chiaramente, banditi aceto e prosciutto dagli ingredienti, pranziamo alle 17. Alina ci abbraccia e ci dice di non dimenticare che loro sono la nostra famiglia cubana . E’ vero: ci sentiamo come a casa. Lei mi guarda e mi dice che ha un regalo per me. Mi regala una delle 2 copie originali cubane del Diario del Che in Bolivia (luglio 1968). Non pensavo che avrei ricevuto tanto onore! E’ fantastico. Il loro amico svizzero, Felix, rientra dopo un po’ con due bottiglie di Rum ed attendiamo le 20 a bicchierate di Cuba Libre e scattando foto ricordo (spedite loro dopo una settimana). Un po’ barcollanti decidiamo di partire per l’aeroporto. Fuori dal portone ci aspetta “l’omino dell’ascensore”. E’ una figura che la prima volta ci ha lasciato perplessi. Tutto il giorno è in un ascensore con la sua sigaretta seduto su uno sgabello. Quando tu schiacci il tasto al piano in realtà suoni una campana e lui dal suono capisce a che piano lo stanno chiamando, per cui schiaccia la leva su “on” e poi con una manovella va giù e su.
Ci aspetta, nonostante sia terminato l’orario di lavoro, per avere l’onore di aiutarci con i bagagli e portarci giù in ascensore.
Felix, la nonna, l’omino e gli altri vengono a salutarci! E questa non è famiglia? Un pezzo di cuore è rimasto lì oltre alla promessa, che vogliamo mantenere, di rincontrarci l’anno prossimo. Non abbiamo infatti ancora visitato Santiago…E non solo… P.S. Consigli generali: Fate rifornimento di benzina quando potete e non aspettate mai la riserva, perché non sono diffusissimi i distributori.
Attenzione poi alla velocità della macchina, perché la polizia è tanta e vigile. Soprattutto decelerate in corrispondenza dei ponti (spesso sono lì “accucciati”).
Non pagate il pesos in più nei musei richiesto per poter scattare foto. Una volta entrati le fanno scattare a tutti, perché non ci sono controlli Ciao e buon viaggio