Everything is possible in India
Itinerario: il viaggio si è sviluppato principalmente in Rajasthan, ma abbiamo toccato anche alcune destinazioni in Madhya Pradesh e Uttar Pradesh. In particolare abbiamo visitato Mandawa, Fatehpur, Deshnok, Bikaner, Jaisalmer, Osian, Jodhpur, Ranakpur, Kumbalgarh, Udaipur, Pushkar, Jaipur, Fatehpur Sikri, Agra, Gwalior, Orchha, Khajuraho e Varanasi.
In 17 giorni l’itinerario che sto per descrivervi è piuttosto intenso, sicuramente non è stata una vacanza all’insegna del relax, però siamo riusciti a visitare le principali attrattive delle varie città con relativa calma.
Consigli pratici: durante tutto il viaggio il collo di bottiglia non sono stati i chilometri percorsi, ma piuttosto il tempo di percorrenza dei vari tratti, Tenete presente che le strade non sono eccelse e quindi la velocità media in macchina per andare da un posto all’altro si aggira intorno ai 50 km/h, non molto di più. Il trasferimento Bikaner – Jaisalmer per esempio, di 330 km, è durato più di 6 ore! Occhio quindi a come organizzate gli spostamenti!
Sempre a proposito di spostamenti: mentre guidare fuori dalle città non è particolarmente difficile (salvo la guida a destra chiaramente), guidare nelle città è praticamente impossibile per un europeo, troppo caos, nessuna regola, mucche, persone, capre e dromedari che attraversano improvvisamente la strada. Affidatevi a un autista. Noi abbiamo pagato la macchina per 14 giorni e l’autista circa 560 euro, incluse tasse governative, tasse di transito tra uno stato e l’altro, benzina per 3800 km, spese di vitto ed alloggio per l’autista. Abbiamo prenotato via internet su www.hiredriverindia.com. L’agenzia è di proprietà di Mr. Narendra Kumar, mentre il nostro autista si chiamava Vinod: è stato decisamente bravo, sempre simpatico e disponibile.
Hotel: abbiamo sempre dormito in hotel di fascia medio-alta (salvo che a Mandawa, Khajuraho e Varanasi) trovandoci piuttosto bene e spendendo mediamente 40-45 euro a notte per una doppia e 30-35 euro a notte per la singola. Vorrei fare una menzione particolare per l’hotel dove abbiamo alloggiato la notte di Capodanno. L’hotel, che in realtà è un forte del 1760 ristrutturato e riadattato ad hotel, è dotato di sole 4 suite di circa 70-80 mq l’una. Noi ne abbiamo prese due e siamo stati gli unici ospiti dell’hotel. Il padrone di casa è gentilissimo ed è un discendente dell’ex maharaja di Jodhpur. L’hotel si chiama Umaidnagar Fort, e si trova nei pressi del piccolo villaggio di Umaidnagar, tra Osian e Jodhpur. E’ stata un’esperienza incredibile non tanto per il lusso quanto per il fascino di quel posto: un intero forte nel deserto solo per noi. Il costo per una notte da maharaja? 80 euro a suite, colazione inclusa!
Costo della vacanza: 2100 euro circa incluso il volo (611 euro con Lufthansa/Air India); tenete presente che io dormendo in singola pagavo in proporzione quasi il doppio dei miei amici in doppia.
Cibo: tutto sommato non male, anche se poco variegato per ciò che riguarda la carne (servono solo pollo o montone). E’ invece il paradiso dei vegetariani.
Meteo: Siamo stati molto fortunati, abbiamo avuto 17 giorni di sole pieno, tranne 2 orette di nebbia fitta al mattino a Bikaner, e mezza giornata di nebbia a Fatehpur Sikri, poi fortunatamente sparita al nostro arrivo ad Agra (abbiamo visto il Taj Mahal con un bel cielo azzurro).
Templi: vale ovviamente la pena di visitarli tutti. Ce ne sono alcuni assolutamente mozzafiato (vedete pagine seguenti). Piccolo consiglio: in tutti i templi indiani è necessario togliersi le scarpe all’ingresso, mentre si può entrare con le calze. Portatevene quindi un paio sempre dietro se non volete entrare scalzi e ritrovarvi poi i piedi pieni di “ricordini” all’uscita…
Taj Mahal e Khajuraho: l’accesso a questi due siti è rigorosamente regolato. All’interno di entrambi i siti è possibile introdurre solo la macchina fotografica/telecamera, il cellulare, il portafoglio ed i documenti, nient’altro. Lasciate quindi in hotel computer, sigarette e accendini, cibo e bevande (all’interno dei siti danno una bottiglietta d’acqua inclusa nel biglietto) e soprattutto qualsiasi oggetto che serva per scrivere (penne, matite, pennarelli). Oltre ai metal detector all’ingresso del Taj si viene perquisiti. Tutte queste misure possono apparire eccessive, però in effetti hanno ragione a richiedere ai turisti questo piccolo sacrificio: visto il numero di persone che quotidianamente visita questi siti, il Taj in particolare, se non facessero così nel giro di pochi anni ci sarebbero cartacce/mozziconi di sigaretta/immondizie ovunque, oltre al fatto che i muri dei templi sarebbero imbrattati di scritte…
Dall’itinerario di viaggio che sto per descrivervi noterete che manca Delhi: per questo viaggio abbiamo scelto di non visitare la capitale (secondo me poco interessante in confronto alle altre mete del viaggio) per poter avere più tempo a disposizione nelle altre città. La scelta secondo me è stata premiante. All’arrivo in india ci siamo fatti “raccattare” in aeroporto dall’autista e siamo subito partiti per Mandawa, mentre al ritorno abbiamo dormito a Delhi l’ultima notte ma in un hotel vicinissimo all’aeroporto, e quindi non siamo nemmeno entrati in città. De gustibus J…
Breve descrizione dei vari luoghi visitati
Mandawa: piccolo villaggio nello Shekawati, con belle havelis dipinte, purtroppo in pessimo stato di conservazione. Era una tappa intermedia in cui ci siamo fermati per la notte perché era troppo tardi per andare fino a Bikaner; se siete di strada vale la pena fermarsi un paio di ore, ma non molto di più.
Fatehpur: altro villaggio dello Shekawati, caratterizzato da delle havelis dipinte simili a quelle di Mandawa, ma in condizioni migliori di conservazione. E’ possibile visitare un’haveli restaurata, attualmente di proprietà di una signora francese: uno spettacolo!
Deshnok: villaggio dove sorge il famosissimo Karni Mata Temple, il tempio dei topi. Di per sé il tempio è bruttino, ma i 20000 topi che scorrazzano liberi nel tempio sono un qualcosa di… più unico che raro. Pur essendo un’esperienza che mette a dura prova i deboli di stomaco (l’odore, soprattutto all’interno del tempio è molto forte, e ci sono escrementi ovunque), è secondo me un qualcosa di imperdibile, un “must” assoluto di un viaggio in Rajasthan.
Bikaner: è la prima grande città che abbiamo visitato; bella la città vecchia all’interno delle mura, in particolare la Rampuria haveli, interamente scolpita nell’arenaria rossa. E’ sostanzialmente impossibile da fotografare, un dedalo di vicoli e viuzze strettissime ma molto caratteristiche. L’altra grande attrattiva di Bikaner è il Junagarh Fort, nuovamente in arenaria rossa: è immenso e imponente, una serie di cortili su cui si aprono vari ambienti; le sale interne del forte sono in assoluto le più belle che abbiamo visto durante la vacanza. Infine, abbiamo visitato brevemente i cenotafi di Devi Kund: sono le tombe della famiglia reale di Bikaner, padiglioni in marmo bianco e arenaria rossa, alcuni dei quali molto belli dal punto di vista architettonico. Si trovano a 7 km dal centro di Bikaner.
Jaisalmer: viene chiamata “la città color miele” non a caso… Come il rosso caratterizza Bikaner, l’arenaria gialla è il materiale con cui è stata costruita Jaisalmer alle porte del deserto del Thar. Tappa assolutamente imperdibile del viaggio, per me la città più bella che abbiamo visto dal punto di vista architettonico. Il forte sorge su una collina che sovrasta la città, le sue mura sono ondulate e danno all’intera costruzione un aspetto molto gradevole a vedersi. Inoltre, il forte è uno dei pochi in Rajastahn ad essere abitato: all’interno infatti risiedono circa 3000 persone. All’interno del forte, oltre al palazzo del maharaja (bello da fuori, deludente l’interno) ci sono 7 templi jainisti interconnessi, interamente scavati e scolpiti nell’arenaria: un tripudio di arte scultorea che lascia veramente impressionati. Nella città bassa segnalo in particolare la Salim Singh-ki-haveli e la Pathwon-ki-haveli (l’haveli più bella che abbiamo visto in Rajasthan), stupende sia all’esterno che all’interno, ed il Gadisagar Lake. Nei dintorni di Jaisalmer siamo stati a Bada Bagh, con i suoi cenotafi scavati nell’arenaria, Lodurva, con il complesso di templi jainisti, ed infine alle dune di sabbia di Sam, l’unica vera grande delusione del viaggio: per essere un deserto era decisamente troppo affollato, saremo state 2000 persone, macchine, pullman, ecc, con conseguente immondizia e sporcizia ovunque… Forse fare un’escursione nel deserto da Bikaner oppure da Osian potrebbe regalare emozioni più autentiche.
Osian: deludentissimo il tempio hindu, di per sé bello, ma rovinato dalle “strutture accessorie” per i fedeli: tendoni parasole, corrimano, griglie elettrosaldate (per cosa poi?). Molto bello invece il vicino tempio jainista, pulito, ordinato ed “intatto”. Abbiamo visto anche simpatici scoiattoli rincorrersi su e giù per i muri del tempio.
Jodhpur: città il cui skyline è dominato dal Mehrangarh Fort, immenso e imponente. L’esterno è strepitoso, un vero capolavoro (gli altissimi bastioni del forte sembrano fondersi con la collina su cui sorgono), gli interni carini ma meno belli del Junagarh. Nel pomeriggio (era capodanno) siamo andati al mercato nella parte bassa della città, decisamente pittoresco (cioè non il mercato in sé, quanto le persone che erano al mercato). E’ conosciuta come la “città blu” per via del colore di molte case appartenenti alla casta brahminica.
Ranakpur: piccolo villaggetto sui monti Aravalli dove si trova il tempio jainista di Adinath, uno dei templi più belli di tutto il Rajasthan sia all’esterno, con le sue guglie, sia all’interno, con le sue 1440 colonne di marmo scolpite tutte in modo diverso. Uno spettacolo per gli occhi! A parte il tempio a Ranakpur non c’è altro di interessante da vedere, quindi si può effettuare l’escursione a Ranakpur anche in giornata da Udaipur (noi invece abbiamo pernottato a Ranakpur concedendoci un mezzo pomeriggio di meritato relax in hotel).
Kumbalgarh: tappa non prevista nel nostro itinerario originale, ci è stata suggerita (saggiamente!) dal nostro autista Vinod. E’ un bel forte caratterizzato da imponenti mura lunghe ben 36 km (!) che in alcuni tratti sono larghe quanto una strada a due corsie. In questi tratti le mura del forte ricordano un po’ una piccola muraglia cinese. All’interno dell’area racchiusa dalle mura si trovano villaggi e ben 360 templi (!). Vale sicuramente la deviazione rispetto alla strada tra Ranakpur e Udaipur, anche per via della splendida vallata verde in cui è immerso (riesco solo ad immaginare che tripudio di verde deve essere questa valle nella stagione monsonica!).
Udaipur: si dice sia la città più romantica del Rajasthan, anche per via dei due laghi su cui si affaccia e delle colline che la circondano. Imperdibile il giro in barca al tramonto sul lago Pichola, che permette tra l’altro di circumnavigare il famosissimo Lake Palace, il bianchissimo hotel ricavato dal palazzo dell’ex maharaja di Udaipur sull’isola di Jagniwas, e di approdare all’isola di Jagmandir, con stupendi scorci sulla città. Il City Palace di Udaipur, il più grande del Rajasthan, è spettacolare da fuori, mentre invece è piuttosto deludente l’interno. Carino anche il Jagdishmandir Temple, tempio jainista vicino al City Palace.
Pushkar: è una delle città sante per gli hindu, ragion per cui in città sono stati censiti più di 400 templi tra piccoli e grandi (se consideriamo che la popolazione di Pushkar non arriva a 15000 abitanti, il numero di edifici sacri “pro-capite” è altissimo!). Affacciata su un piccolo lago con 52 ghat (le famose scalinate su cui i fedeli si radunano per pregare e fare le abluzioni rituali), la città ha un indiscusso fascino, anche per via delle sue case blu. Occhio ai numerosissimi piccioni che sorvolano la città, sganciano bombe a grappolo! Altra nota curiosa: a Pushkar si mangia solo vegetariano e non si vendono alcolici, nemmeno birre.
Jaipur: la “città rosa” è la capitale del Rajasthan, ed è la città che mi ha affascinato di meno. Gli highlights che offre sono il City Palace (carino, ma nulla di speciale fatta salva la stanza del trono, assolutamente magnifica), il Jantar Mantar, il bizzarro e imponente osservatorio astronomico (tutt’ora funzionante) fatto realizzare nel XVI-XVII secolo dal maharaja della città, e l’Hawa Mahal, il palazzo dei venti simbolo della città, una stupenda immensa haveli. Molto più interessante è invece l’Amber fort, una decina di chilometri fuori Jaipur, una magnifica fortezza-palazzo la cui struttura e decorazioni risentono fortemente dell’influenza musulmana. Da notare in particolare la mirror hall, uno splendido patio con le pareti ed il soffitto interamente ricoperti da un mosaico di specchi. Negli anni 80 tra l’altro l’Amber Fort doveva essere il set di “Indiana Jones ed il Tempio Maledetto”, ma poi la location del film è stata spostata in un altro forte per questioni di permessi.
Fatehpur Sikri: città abbandonata dopo appena 10 anni dalla costruzione, è interamente realizzata in arenaria rossa. Particolarmente interessante è l’immensa moschea, la cui struttura ricorda un po’ le moschee dell’Asia Centrale (Samarcanda, ecc…). Vale la pena fermarsi un paio d’ore a Fatehpur Sikri durante il trasferimento ad Agra, ma nulla di più.
Agra: noi abbiamo visitato solo il Taj Mahal, che merita sicuramente la fama di cui gode. Non mi dilungo sulla descrizione del Taj, tutti sanno di cosa sto parlando. Purtroppo abbiamo avuto troppo poco tempo ad Agra, altrimenti credo sarebbero stati interessanti da visitare anche il “baby Taj” e l’Agra fort.
Gwalior: la città è dominata da un possente forte caratterizzato da decorazioni azzurre. Il forte purtroppo è in gran parte in rovina, quindi la sezione visitabile è piuttosto limitata. Più che il forte in sé valgono la sosta due tempietti jainisti poco distanti dal forte e soprattutto le stupende statue jainiste di Adinath scavate nella nuda roccia e visibili lungo la strada che porta al forte. Le statue sono enormi, impressionanti ed in buono stato di conservazione (a parte il fatto che i faccioni della divinità sono stati asportati dai musulmani che conquistarono la città).
Orchha: abbiamo dormito ad Orchha ma non siamo riusciti a vedere i templi della città: la strada che congiunge Gwalior ad Orchha è in pessimo stato, e quindi abbiamo impiegato 5 ore per percorrere i 120 km che separano le due cittadine.
Khajuraho: sicuramente uno degli highlights della vacanza. I suoi templi, soprattutto quelli del gruppo ovest, sono incredibilmente belli, anche considerando il fatto che hanno 1000 anni. Sono interamente ricoperti da migliaia di sculture, un 10% delle quali ispirate al kamasutra (motivo per cui i templi di Kahjuraho sono famosi in tutto il mondo). Un capolavoro assoluto che ci ha ripagati del lungo viaggio da Agra.
Varanasi: città particolarissima. E’ molto molto sporca, disordinata, sui ghat si vede un’umanità varia, purtroppo si vedono anche scene di miseria e disperazione assoluta, ma forse il grande fascino di Varanasi deriva anche da questo. E’ sicuramente uno dei posti più caratteristici e mistici che io abbia mai visto in vita mia. Il fervore religioso spinge i fedeli a immergersi nelle acque del Gange anche in inverno prima dell’alba, con 4-5 gradi di temperatura dell’aria. Impressionanti i crematori lungo il Gange: scene di quotidiane “malebolgie” sul fiume sacro che nemmeno Dante sarebbe riuscito ad immaginare per il suo Inferno.
Nota di colore: per il volo interno di rientro da Varanasi a Delhi abbiamo atteso in aeroporto e volato con il Dalai Lama in persona, seduto in classe turistica 3 sedili davanti a me! Incredibile! Che persona eccezionale! La classica ciliegina sulla torta del nostro magnifico viaggio!
Bene, spero di essere riuscito a trasmettervi un po’ delle emozioni che ho provato durante questo fantastico viaggio; se vi interessano ulteriori dettagli scrivetemi pure!
Ciao