Etiopia, rotta storica: tour imperdibile

Monti spettacolari, panorami incredibili, storia antica, gente meravigliosa, festa del Ledet
Scritto da: Grazia Pereno
etiopia, rotta storica: tour imperdibile
Partenza il: 26/12/2013
Ritorno il: 10/01/2014
Viaggiatori: 10
Spesa: 2000 €
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26 dicembre 2013

Partiamo da Malpensa con Turkish Airways e arriviamo ad A.Ababa: sono le 2 di notte e pernottiamo al Caravan Hotel, albergo molto vicino all’ufficio di Medir Tour, l’agenzia etiope contattata via web che abbiamo scelto e che si rivelerà un scelta pefetta.

27 dicembre 2013

Incontriamo Feleke, la nostra guida: parla un buon italiano e ci accompagnerà in questo tour. Partiamo verso ovest su una strada che ci dà il primo assaggio di Etiopia: villaggi poverissimi con tetti di lamiera e pareti di fango, campi coltivati e foreste di eucalipti. A bordo strada centinaia di persone che camminano insieme ad asinelli, pecore e mucche. A circa 100km visitiamo il monastero di Debre Libanos: una grande chiesa inserita in uno scenario splendido, a ridosso di un’alta rupe. Dopo la visita ci fermiamo in un mercato all’ombra di un enorme sicomoro: qui la gente usa più il baratto che la moneta. Nessun turista tranne noi. Riprendiamo la strada e da 2200m. scendiamo a 800m. fino al “ponte portoghese”che collega le sponde di un maestoso canyon. Risaliamo dall’altra parte e ci fermiamo a Debre Markos per il pranzo: il nostro primo incontro con l’injera, cibo base della cucina etiope, non è e non sarà dei migliori: veramente troppo acida per i nostri gusti. Il viaggio procede lentamente tra paesaggi sorprendenti e a sera arriviamo a Bahir Dar sulle rive dell’immenso lago Tana e pernottiamo al confortevole hotel Homeland

28 dicembre 2013

Sulla riva del lago ci aspetta un grosso motoscafo che ci porterà sulle isole del lago per visitare i monasteri medievali. Dopo circa 2 ore di navigazione arriviamo alla suggestiva di Dek, sbarchiamo, percorriamo un sentiero all’ombra e arriviamo alla chiesa di Narga Selassié, molto bella di forma circolare, tetto di makuti e affreschi coloratissimi che raccontano l’Antico e Nuovo Testamento. Pranziamo sulla barca e arriviamo alla penisola di Zeghe e visitiamo il monastero di Ura Kidane Meret dai dipinti stupendi e ancora su un’altra isola il monastero di Debre Maryam , meno interessante, dove incontriamo anche donne monache.Tornando verso Bahir Dar , incontriamo 2 nutritissime colonie di fenicotteri che partono in volo al nostro arrivo regalandoci uno spettacolo fantastico.Per il tramonto saliamo sulla collina del palazzo reale per un bel panorama sulle sorgetni del Nilo.

29 dicembre 2013

Dopo una sosta per vedere una marea di fedeli vestiti di bianco, colore della festa, assistere alla Messa in una chiesa della periferia, percorriamo una strada sterrata di circa 1 ora che ci porta a Tis Isat, le cascate del Nilo: sapevamo che la portata d’acqua è ridottissima, ma il sentiero per le cascate ci regala scorsi di vita e panorami pittoreschi. Dopo pranzo, una nuovissima strada asfaltata ci porta verso Gondar, capitale della regione Amhara: lo scenario si fa sempre più bello. Facciamo una deviazione di 6km di sterrata per raggiungere Amba Awra: è un villaggio nato da un’idea di un sognatore di etnia amhara che già 40 anni fa credeva alla parità di diritti fra uomo e donna e alla necessità di vivere in pace nonostante il diverso credo religioso: è un villaggio autosufficiente di 400 persone con scuola, laboratorio di tessitura, campi coltivati: qui tutto è condiviso e messo in comune. Molti anziani soli e malati vengono ospitati e accuditi con amore all’interno della comunità: sulle pareti della piccola scuola ci sono scritte alcune regole tra le quali” se trovi qualcosa per terra, cerca fin che non ne trovi il proprietario” oppure ” se qualcuno ti sgrida o ti dice brutte parola, rispondi con un sorriso”: anche in Italia ci vorrebbero scuole così! Compriamo bellissime sciarpe artigianali, facciamo conoscenza con Zuwa, che adesso è un arzillo vecchietto molto allegro e poi ripartiamo. Prima del tramonto ci appare la “torre di Gondar” un enorme dito di roccia che sorge dalla collina La strada è stupenda e in un’ora arriviamo a Gondar.

30 dicembre 2013

Oggi visitiamo Gondar, piccola città ma importantissimo regno del passato: la Cittadella, patrimonio dell’Umanità Unesco, è scenografica e si presta a foto bellissime , è piena di castelli merlati, sembra di essere in Scozia, non in Etiopia e merita senza dubbio l’appellativo di Camelot d’Africa. Ci concediamo un caffè, che qui ha bisogno di una complicata cerimonia prima di essere bevuto! Visitiamo anche i bagni del re Fasilidas, dove stanno riempiendo un immensa piscina nella quale il 19 gennaio migliaia di fedeli si immergeranno per la festa del Timkat. Nel pomeriggio saliamo fuori Gondar, sulla collina a visitare il palazzo Kuskuam, eremo della regina Mentewab che qui ospitò d amò l’esploratore James Bruce. Gli edifici sono in splendida posizione, ma veramente molto diroccati. Ridiscendiamo in città e visitiamo la stupenda chiesa Debre Berhan Selassie, di forma ovale , ricoperta di makuti e dai dipinti coloratissimi e raffinati: in particolare il soffitto di legno è completamente ornato di teste di angioletti una diversa dall’altra. Tornati in hotel ci godiamo un tramonto splendido con il cielo solcato da migliaia di uccelli neri che volano sfruttando le correnti ascensionali della sera.

31 dicembre 2013

Percorrendo una bella strada asfaltata, ci fermiamo a visitare Wolleka, un villaggio“felasha” ,abitato cioè da una comunità ebrea con tanto di poverissima sinagoga: cc’è anche un laboratorio di cermaiche e di artigianato per sostenere il lavoro femminile , ma ci sembra un po’ troppo turistico, meglio fare qualche piccolo acquisto nelle piccole e povere botteghe nel villaggio. In circa 3 ore arriviamo a Debark, porta del parco nazionale dei Monti Simien. Salgono sul pulmino 2 guide con relativo fucile ante-guerra che ci scorteranno per 2 giorni. Al ristorante del Simien Park Guest House mangiamo degli ottimi spaghetti e scopriamo che la pasta fa parte della cucina etiope, unico ricordo positivo della tristissima dominazione italiana. Nel pomeriggio imbocchiamo una strada ripida e sterrata che in 2 orette ci porta al Simien Lodge, il più alto albergo di tutta l’Africa, a quota 3260m dove resteremo 2 notti: il lodge è fantastico, costruito in bungalows circolari con tetto di makuti, inserito in un ambiente meraviglioso. Dopo il check-in facciamo una passeggiata e ci rendiamo conto di essere in un altro mondo: cespugli enormi di rose bianche dell’Abissinia dal profumo delicato, burroni vertiginosi e branchi di babbuini Gelada ognuno con centinaia di esemplari: sono splendide scimmie di montagna dal petto rosa e pelliccia scura. Sediamo letteralmente al centro del branco e assistiamo alle evoluzioni dei cuccioli che salgono sugli alberi e si buttano giù a capofitto, una scena indimenticabile! Non vorremmo più venir via, ma in Etiopia alle 6 di sera cala la notte e quassù fa freddo e stasera è Capodanno! Dopo un tramonto strepitoso, i proprietari del lodge ci offrono un “veglione” speciale con tanto di vino rosso , anche se per gli etiopi il capodanno cade a fine settembre! Dopo cena, nelle grande sala attorno ad un enorme camino acceso, aspettiamo la mezzanotte insieme ad un cantastorie che suona una strana arpa e i ragazzi del lodge che ballano in modo originalissimo , muovendo le spalle e divertendosi un mondo. Dopo mezzanotte e il brindisi con spumante e panettone portati appositamente dall’Italia, si va a nanna perchè domani è una giornata impegnativa! Siamo affascinati da un cielo stellato che non mai abbiamo visto in vita nostra: sembra di toccare le stelle con un dito!

01 gennaio 2014

Partiamo con il nostro bus corazzato verso il cuore del parco: ci fermiamo a ammirare le colonie di Gelada che si godono il primo sole dopo le fredde nottate dei Simien. Arriviamo a Sankaber, da dove partono i trekking: decine di asini carichi e portatori che aspettano clienti. Lasciamo qui il bus e iniziamo a piedi un sentiero che ci porta sul ciglio del meskel ( scarpata): siamo sull’orlo di precipizi vertiginosi! L’acrocoro etiope è una colata di lava spessa 4000m che in tempi remoti è fuoriuscita dalla Terra e si è solidificata: durante le ere successive la pioggia e il vento hanno fessurato e lacerato questo immenso altipiano creando ferite, canyon, spaccature profonde centinaia di metri. Capita sovente di percorrere qualche km di strada in piano e poi arrestarsi perchè improvvisamente ci ritroviamo davanti un burrone inatteso di 700 metri. Per questo un trekking in questo ambiente è surreale e diverso da ogni camminata fatta sulle nostre montagne ed è una esperienza imperdibile.I cespugli di bianche rose d’Abissinia sono sempre più folti, avvistiamo antilopi e da lontano anche gli stambecchi del Simien e alcuni gipeti che ci volteggiano sulla testa .Ogni tanto il sentiero rasenta l’orlo di precipizi e ammiriamo dall’alto panorami che dire spettacolari è dir poco.

Piano piano il sentiero scende fino alla strada sterrata da dove parte un altro sentiero che in 15 min e un passaggio da brivido ci porta alla cascata di Jimbar: un salto unico di 550m che fuoriesce dalla roccia e si perde nello spaventoso burrone sottostante.Torniamo a valle e nella radura ci aspetta il bus. Proseguiamo per un’altra oretta in un panorama che cambia ad ogni curva fino a Cheneek, arrivando a 3900 m di quota. Qui le rose lasciano il posto alle stupende lobelie giganti del Simien, simili all’agave, con un fiore a pannocchia alto 2 metri: conclusa la fioritura, la pianta madre muore e i semi danno vita ad altre piccole pianticelle. Il panorama è incredibile: il più bel pic-nic della nostra vita sui bordi di un precipizio di 800m, davanti a panorami di catene montuose infinite e corvi che cercano di rubarci il cibo. Facciamo ancora una bella passeggiata passando tra lobelie alte 4m, in panorami mozzafiato e poi è ora di tornare al lodge. Cenetta al calore del camino, cielo stellatissimo e nanna al calduccio sotto i piumoni del lodge.

02 gennaio 2014

Com’è triste lasciare i Simien! Ripercorriamo i 40km di sterrato fino a Debark e poi imbocchiamo con un pò di timore (ci hanno detto cose tremende!) la famosa strada verso nord costruita dagli italiani, capolavoro di ingegneria, tutta sterrata. La prima parte , con tornanti da brivido è veramente stretta e paurosa, ma poi diventa più facile e ci offre panorami e scorci di vita indimenticabili: mercati e villaggi remoti, donne e bambini carichi di taniche gialle che vanno a prendere acqua, paesetti dove gli animali condividono la notte e il giorno con gli uomini, vallate di baobab e bananeti. Scolliniamo molte volte su e giù per le montagne, scendiamo fino a 1000m dove in una foresta di baobab c’è un ponte sul fiume Tekezzè: risaliamo dall’altra parte fino ai 1800m di Shiré dove ci concediamo un buon caffè e dove comincia la strada asfaltata che in 100km ci porterà ad Axum, importante cittadina del Tigray : é stato un giorno impegnativo ma assolutamente imperdibile! Pernottiamo al confortevole hotel Brana di Axum

03 gennaio 2014

Visitiamo il parco delle stele al mattino, patrimonio Unesco, molto interessante: sono altissimi obelischi che sormontano tombe, segno di un regno antico che comprendeva Etiopia, Eritrea, Yemen e mar Rosso! Nel pomeriggio visitiamo il palazzo della regina di Saba, molto diroccato.Verso il tardo pomeriggio shopping in povere bottegucce dove si trovano sciarpe bianche del Leddet , icone in legno , croci e quadretti sacri in pergamena.

04 gennaio 2014

Siamo nel Tigray, estremo nord del nostro percorso ad anello: cominciano a vedersi qua e là dei dromedari e dopo un’oretta si viaggio su strada asfaltata arriviamo a Yeha, antichissima capitale del regno axumita: si tratta di un tempio, detto della Luna che una spedizione tedesca ha transennato e sta ristrutturando, quindi c’è poco da vedere, ma in una zona laterale del tempio assistiamo al battesimo copto di un bimbo di 40 giorni: cerimonia indimenticabile. Sulla piazza di Yeha un grande pozzo ci offre una spaccato di vita indimenticabile: centinaia di donne e bambini vengono a prendere acqua e ripartono carichi all’ìnverosimile! Ripartiamo e ancora una volta il panorama cambia: passiamo attraverso torrioni di roccia altissimi che ricordano da vicino il Grand Canyon e in qualche ora raggiungiamo Hawzien. Ci buttiamo su un sentiero sterrato per visitare la piccola e suggestiva chiesa ipogea di Abuna Georgis, una delle famose 200 chiese copte del Tigray: percorriamo a piedi una stradina incantevole tra euforbie giganti fiorite di rose e rosso! Ci spruzziamo i piedi con permetrina e mettiamo le sovrascarpe, perchè le pulci d’Etiopia sono famose e all’interno della chiesa. Il monaco ci fa vedere anche il Sancta Sanctorum, circondati da tanti bambini incuriositi e allegri! Riprendiamo l astrada e arriviamo alle porte del fantastico gruppo del Gheralta, fatto di guglie e altissimi pinnacoli di roccia . Raggiungiamo il Gheralta Lodge, costruito da un italiano sulle basi di una fortificazione militare italiana durante l’occupazione: davanti a noi uno spettacolo incredibile di rocce che al tramonto e all’alba si incendiano di rosso: come dimenticare un posto così? Stasera ci offrono anche l’aperitivo , peccato fermarsi una notte sola!

05 gennaio 2014

Ci svegliamo per vedere l’alba e non ce ne pentiremo! Poi partiamo per una sterrata che ci porta a Dugem, a ridosso delle guglie del Gheralta. Lasciamo il bus e cominciamo un’avventura faticosa: l’ascesa alle chiese tra le nuvole di Maryam Korkor e Daniel Korkor! Il sentiero in 3 tornanti ci porta alla basa di un strettissima cengia nella quale è ricavato un ripidissimo sentiero impervio e scosceso che in 40 min ci porta ad una balconata sul versante opposto: del nostro gruppo di 10 siamo rimasti in 6, ma la parte difficile arriva adesso: davanti a noi c’è una parete quasi verticale di 20m con dei buchi dove infilare i piedi: ci lasciamo prendere dalla paura di non poter più ridiscendere e rischiare di farci male e rovinarci la vacanza. Solo Giancarlo raggiunge la sommità e le due chiesetta con ancora 40min di salita. Da lassù il panorama è assolutamente da brivido e fantastico, sembra di essere sul tetto dell’Africa!

Ridiscesi a valle, visitiamo una poverissima casa di contadini e facciamo pic-nic all’ombra del loro tukul in compagnia di capre, pecore e una mucca. Nel pomeriggio scendiamo verso sud fino alla scenografica chiesa di Abraha Atsbeha, raggiungibile con 15 min di salita, fatiscente al’interno, ma con una splendida vista sulle montagne del Tigray. Arrivati a Wukrò cerchiamo il piccolo presidio Slow Food dove una cooperativa di 10 contadini produce il famoso e tutelato miele bianco di Wukrò, uno dei mieli più genuini del mondo e ne acquistiamo per noi e per gli amici: ci piace sostenere in ogni parte del mondo la bella iniziativa di Terra Madre, nata a Torino, che si impegna a creare e tutelare una rete di piccoli produttori di tutto il mondo! Visitiamo ancora la piccola chiesa di Wukrò Chirkòs, dove doniamo un paio di occhiali ad un vecchio monaco , facendolo incredibilmente felice! Si mette immediatamente a leggere il Vangelo, cosa che da anni non gli riusciva più di fare e veniamo via più contenti noi di lui. Qualche kilometro più a sud abbiamo la fortuna di incontrare una piccola carovana di dromedari che arriva dalla Dancalia e poco dopo arriviamo all’hotel Axum di Makellè per la notte.

06 gennaio 2014

C’è una strada in parte asfaltata che raggiunge Lalibela, ma il nostro buon Feleke ha deciso che siamo un gruppo ginnico e vuole farci vedere ancora un pezzo di cuore dell’Etiopia e come sempre avrà ragione lui: decidiamo per tutto un giorno di sterrato passando da Sekota, ma con panorami, incontri ed esperienze veramente uniche: oggi è la vigilia di Natale copto e ci sono asini, bus e carretti stracarichi di migliaia di galline che domani, digiuno finito, si potranno spennare e mangiare. La strada sale e scende tra pascoli di alta quota e foreste di baobab, su e giù per stupende ambe. Incontriamo poverissimi ma indimenticabili villaggi di montagna: tukul rotondi in makuti e fango impastato con la paglia, recinti fatti di frasche, pagliai gialli e piccolo pozzi: sembra di vivere in un presepe. Buchiamo una gomma e ci tocca una fermata in un villaggio che si rivelerà uno dei ricordi più indimenticabili del tour: i bambini non hanno mai visto una persona di pelle bianca o con i capelli biondi e ci toccano curiosissimi. Nel mercato del villaggio i grandi ci circondano per farsi fotografare solo per il divertimento di vedersi su uno schermo. Una donna ci avvicina per chiedere una medicina per il suo piccolo di pochi mesi che ha un ascesso sulla gamba: lo portiamo sul bus e gli diamo una crema antibiotica con garze e cerotto, insegnando alla mamma come usarla. I suoi occhi riconoscenti non li dimenticherò. Il tempo passa, stiamo vivendo in un’altra dimensione, ma curva dopo curva raggiungiamo la meta più famosa del nostro viaggio: Lalibela, la Gerusalemme d’Africa, e stasera è la notte del Leddet. Facciamo check-in al bellissimo hotel Tukul Village e come “capogruppo” , Medir Tour ci fa la sorpresa di poter dormire nella suite n°11 dove hanno soggiornato nientemeno che Hillary e Bill Clinton: è una camera identica alle altre, ma che onore! Facciamo una doccia e depositiamo chili di polvere e sabbia, ceniamo e poi arriva il momento forse più surreale del nostro tour: Lalibela è un piccolo villaggio, ma per il Leddet, chiamato in tigrino Genna, cioè il Natale copto arrivano più di 5000 pellegrini da tutte le regioni di Wollo, Amhara e Tigray: camminano anche 2 settimane per essere qui stanotte, dormono per terra, cantano e pregano. Così, per raggiungere una buona posizione di osservazione, ci siamo trovati letteralmente a scavalcare centinaia di persone sdraiate nel buio che invece che inveire contro di noi , ci aiutavano nel nostro precario equilibrio e pregano, cantano, accendono mille candele. I sacerdoti con ricchi paramenti e i pellegrini vestiti in bianco sono immagini che non dimenticheremo!

06 gennaio 2014

Ci svegliamo prima dell’alba per assistere alla conclusione della veglia del Leddet/Genna, quando al sorgere del sole nasce Gesù: 400 monaci in vesti colorate che danzano al suono dei sistri e portano in processione quadri e ombrelli di velluto sono immagini indelebili. Sorto il sole, torniamo in hotel per colazione, mentre i fedeli si spargono per tutti prati di Lalibela per cuocere capretti, galline e fare festa insieme.

Verso le 10 è ora di visitare le incredibili chiese che sono divise in due gruppi . Le chiese ipogee di Labilela non si vedono perchè completamente scavate in verticale nella roccia, bisogna visitarle per rendersi conto e d è un lavoro pazzesco per l’epoca! E’ un continuo togliere e mettere scarpe, entrare ed uscire dalle cappelle dai dipinti colorati, percorrere tunnel e cunicoli che collegano tutte le chiese. Insomma, un luogo veramente unico.

La più incredibile è quella di san Giorgio, senza copertura di protezione, a pianta cruciforme, veramente imperdibile. Visitare queste chiese con tanti pellegrini vestiti di bianco è veramente uno spettacolo!Nel tardo pomeriggio shopping nelle povere ma colorate bottegucce dell’unica via del villaggio vicinoa e al nostro hotel, mentre i pellegrini piano piano lasciano la loro città santa e tornano ai villaggi e per un anno Lalibela torna ad essere il povero e sperduto villaggio wollo a 2900m di quota, in mezzo alle montagne.

07 gennaio 2014

Oggi si vola a Addis Abeba, ma ci fermiamo a circa 7km dall’aeroporto : scendiamo un ripido sentiero e arriviamo al suggestivo monastero del re Na’akuto Lahab: è scavato nella roccia, dalla qua trafila un’acqua che dicono miracolosa: è un luogo fatiscente, ma assolutamente affascinante, l’ultimo regalo di un viaggio fantastico. L’aereo delle 11.45 è in orario perfetto, fa scalo a Gondar e prosegue per A.Abeba. Posate le valige, andiamo a pranzo. Nel pomeriggio visitiamo il museo nazionale e incontriamo la famosa Lucy, l’australopitecus afarensis più vecchio del mondo, 3 milioni e 200mila anni fa.Il tour si conclude con una cena con balli tipici all’Asbesha 2000: pensavamo ad un intrattenimento da uristi e invece ancora una sorpresa: una serie di balli tradizionali interessantissimi di ogni etnia etiope. Il tempo passa e purtroppo arriva il momento di lasciare l’Etiopia. Con molta nostaglia lasciamo questa terra meravigliosa, ancora autentica e sorprendente, con la promessa di ritornare a vìsitare in futuro qualche altra sua bellezza.

CONCLUSIONi

Non perdetevi l’Etiopia del nord! Medir Tour, agenzia di A.Abeba proprietà di una donna italiana, si è rivelata perfetta: puntualità, mezzi confortevoli, nuovi , ben gommati, alberghi sopra le nostre aspettative e decisamente economica, da consigliare assolutamente. Feleke si è rivelata una guida preparata e ha contribuito a farci amare questa terra. Per info scrivetemi qui oppure audazia@gmail.com



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