Etiopia del sud, ultima Africa

Un viaggio nell'ultima Africa vera, un mondo che sta scomparendo in fretta insieme al suo inestimabile bagaglio di cultura e tradizioni
Scritto da: grazia audano
etiopia del sud, ultima africa
Partenza il: 26/12/2016
Ritorno il: 09/01/2017
Viaggiatori: 8
Spesa: 2000 €

26-12-2016

Partiamo in 8 amici. Malpensa – Addis Abeba diretto, volo confortevolissimo con Ethiopian Airlines che si rivela ottima compagnia.

27/12/2016

Alle 07:00 arriviamo a Bole Airport in perfetto orario. All’uscita ci aspetta Belayneh che avevamo già conosciuto in Italia in occasione di Terra madre Torino. Parla un perfetto italiano e si rivelerà una guida eccezionale. Il pulmino è nuovissimo e ben gommato e Alex sarà un ottimo autista. Cominciamo il viaggio verso sud. Il nostro itinerario seguirà la spaccatura ovest della Rift Valley scendendo fino al confine col Kenya e risalirà lungo la riva est. Ci fermiamo al lake Koka e subito una enorme quantità di marabù e pellicani ci accoglie. Altra sosta al lago Zway in compagnia di una grandissima varietà di uccelli di ogni tipo, poi nel pomeriggio arriviamo al lago Hawassa. Soggiorniamo nell’hotel Hailè Resort che si affaccia sul lago offrendoci un tramonto splendido

28/12/2016

Oggi è festa in Ethiopia si festeggia l’angelo Gabriele e la città è pienissima di fedeli vestiti di bianco. Andiamo a visitare il mercato del pesce sulle rive del lago: è impressionante l’abilità che anche i bambini hanno nel pulire il pesce che viene ogni mattina sbarcato dai pescatori! Gli onnipresenti marabù si contendono gli scarti. Facciamo una passeggiata nel parco vicino dove ci sono molte scimmie Colobus, nere e bianche e raggiungiamo una bella spiaggia. In tarda mattinata cominciamo a scendere lungo la sponda orientale della Rift Valley: prima foreste di eucalipti, poi bananeti e piante rigogliose con villaggi di tucul circolari con tetti di paglia. Raggiungiamo Yirgalem; piccolo paesino in collina circondato da splendide foreste di piante di caffè e facciamo check-in al bellissimo Haregash Lodge. Nel pomeriggio percorriamo un meraviglioso sentiero tra piantagioni di caffè e stelle di Natale alte 2 metri fino a raggiungere un villaggio dell’etnia Sidamo: sono coltivatori di “enset” ( falso banano) dal quale ricavano tutto: farina, bevanda, acquavite, tetti per le case e cibo per gli animali. Una visita indimenticabile in un angolo sperduto sulle pendici della Rift.

29/12/2016

Scendiamo verso il profondo sud dell’Etiopia: ci fermiamo per una breve visita al sito archeologico di Tutu Fella, un’antica necropoli con lapidi di forma fallica: per arrivarci attraversiamo alcuni villaggi pieni di bambini che ci accompagnano: quanti bambini in Ethiopia! Continuiamo verso sud: il panorama cambia: polvere e acacie con termitai di terra rossa. Siamo ormai a 40km dal Kenya. Branchi di dromedari brucano le brulle acacie della savana. Siamo a Yabello, un bruttissimo paese che però è importante per visitare la zona dell’etnia Boranà. Il Yabello Motel è pulito, ma anche il più brutto che abbiamo mai visto, sembra più a un carcere , ma è il solo che esista in zona. Andiamo a dormire dopo aver ammirato un cielo con un miliardo di stelle.

30/12/2016

Un pessimo sterrato ci porta ai pozzi dei Boranà: sono cavità scavate fino a 30m per trovare l’acqua per abbeverare dromedari, mucche e capre e si chiamano “pozzi cantanti” perchè gli uomini cantano cantilene passandosi secchi dal livello dell’acqua alla superficie. Per sfortuna nostra (ma per fortuna loro!) quest’anno c’è acqua sufficiente nei torrenti e quindi non c’è bisogno di attingere ai pozzi, quindi niente canti e animali. Proseguiamo fino allo spettacolare cratere di El Sod, un’ antica caldera vulcanica al fondo della quale c’è un lago dalle acque scurissime dal quale si ricava un sale nero molto prezioso: uomini immersi nell’acqua lo raccolgono in un inferno di calore e gli asini lo trasportano fino al bordo della caldera. Infine visitiamo un villaggio Boranà: le capanne di paglia sorgono intorno all”albero fiamma” e sono costruite per ospitare sia le persone che gli animali . Le donne Boranà sono snelle, altissime e vestono con veli colorati: pur essendo poverissime hanno un portamento elegante che affascina.

31/12/2016

Oggi giorno di transfer su strada asfaltata solo in pochi punti: per il resto 260km di sterrato polveroso in un territorio di savana. Poi la pianura lascia il posto a colline bellissime, territorio dei Konso, ma da loro ci fermeremo fra qualche giorno nel ritorno, oggi continuiamo fino a Dimeka dove visitiamo un mercato e facciamo conoscenza con il popolo Hamer: le donne si fanno un caschetto di treccine impastando burro con terra rossa, indossano pelli di capra e collane di conchiglie del lago Turkana. Il mercato è basato sul baratto e sul commercio di capre e mucche. Arriviamo nel tardo pomeriggio a Turmi ci fermiamo al Buska Lodge, un lodge incantevole fatto di bungalows in mezzo alla boscaglia. Torniamo a Turmi e la nostra guida viene avvertita che c’è la possibilità di assistere alla cerimonia del “salto del toro”, quindi raggiungiamo con pulmino il letto di un fiume in secca, proseguiamo per mezz’oretta a piedi e vediamo una serie di ragazze Hamer che inseguono urlando un ragazzo munito di frusta. La nostra guida con racconta che fra gli Hamer quando un ragazzo passa dalla pubertà alla maturità deve superare una prova: deve saltare sulla schiena di almeno 10 tori senza cadere . Ma prima e per tutto il giorno le ragazze per dimostrare di essere coraggiose, chiedono ai maschi di farsi frustare: il risultato è che a sera tutte le schiene delle donne sono piene sanguinolente, scarnificate, uno spettacolo incredibile per noi! Nel pieno pomeriggio seguiamo la tribù che si sposta in un altro villaggio nella savana cantando, danzano e bevendo una tremenda spesie di grappa che emana uno sgradevole odore. Il burro contenuto nei capelli delle acconciature si sta sciogliendo sulle spalle ed emana un terribile aroma di rancido ma la festa e le danze proseguono fino al tramonto. In processione raggiungiamo una collinetta dove gli amici del festeggiato radunano una dozzina di tori e finalmente il ragazzo è messo alla prova: riuscirà a saltare ben 3 volte tutti i tori, nudo e dipinto con colori rituali. E’ calata la notte e ci tocca scendere la collina alla luce delle pile, nel profondo della savana, con una stellata sulla testa spettacolare: è stato un pomeriggio molto faticoso , ma non lo dimenticheremo! Dopo una bella doccia ceniamo a lume di candela e brindiamo al Capodanno 2017, poi a nanna.

01/01/2017

Stamattina in un’ora di pista arriviamo al confine con il Kenya fino alla riva dell’Omo. Da qui attraversiamo il grande fiume su canoe che non sono altro che tronchi scavati nei quali ci incastriamo a fatica. Passato il guado, in pochi minuti di passeggiata, in un paesaggio semi-desertico arriviamo al villaggio Dassanech: il villaggio è fatto di capanne semi-sferiche di frasche ricoperte di lamiera. I Dassanech chiedono birr per ogni foto e la cosa ci disturba abbastanza, ma tant’è: sono seminudi ma si mettono in testa curiosissime acconciature fatte di tappi di bottiglia, chiavi, cinghietti di orologi ecc. mentre il vento fa turbinare la sabbia tutto intorno.

02/01/2017

Lasciamo Turmi per inoltrarci nel parco del Mago, un territorio di montagne e pianure verso il confine ovest dell’Etiopia del sud. Arriviamo a Jinka nel primo pomeriggio, facciamo check-in al Jinka Resort, inserito in un gìardino alberato. Nel pomeriggio visitiamo un villaggio Hari: coltivano la terra, sono abili fabbri, lavorano la ceramica e abitano già in casette di sterco e paglia con tetti di lamiera.Verso sera facciamo un giretto per Jinka, ma non ne vale la pena: le città africane in genere sono davvero brutte!

03/01/2017

Partiamo all’alba e percorriamo circa due ore di sterrato duro che oltrepassa la Rift Valley e scavalca più volte le colline. Arriviamo finalmente su di un altipiano arido con piante spinose e bassa boscaglia, in un terreno ghiaioso di pietre nere. Questo è il terreno dell’etnia Mursi, l’incontro più sorprendente del nostro viaggio: vivono in capanne di frasche, fin da piccole alle ragazze vengono inseriti nei lobi e nel labbro inferiore dei cunei che piano piano le deformano. Quando la dilatazione è compiuta, vengono asportati due denti inferiori e inserito un piattello di terracotta dipinta nel foro creato nel labbro: l’effetto è sconvolgente ai nostri occhi ma molto attraente per loro! Amano indossare copricapi con corna di mucca e frutta secca e hanno un atteggiamento molto fiero. Non vorremmo più andare via, questa è davvero l’ultima Africa vera! Nel pomeriggio scendiamo di una cinquantina di km fino al mercato di Alduba: i mercati sono momenti imperdibili in questo tour perchè si vedono tutte le tribù che commerciano e si scambiano merci. Qui abbiamo occasione di incontrare alcuni Karo, una tribù ormai scomparsa: si dipingono righe bianche sul corpo e in faccia e indossano copricapi di piume. Torniamo a Jinka per visitare un poverissimo ma affascinante villaggio Hamer al tramonto, mentre il sole colora di luci calde la savana. Torniamo al Jinka Resort e aspettiamo con pazienza la cena: in Africa i tempi di attesa nei ristoranti sono biblici!

04/01/2017

Stamattina visitiamo il piccolo museo etnografico di Jinka: sorge su una collina da cui si gode una bella vista sui dintorni, visitiamo un poverissima scuola alla periferia e diamo ai maestri il materiale scolastico portato dall’Italia. In poco tempo arriviamo nel regno dell’etnia Konso, un territorio di montagne completamente terrazzate (ci ricorda un pò il paesaggio delle 5 Terre). I Konso sono agricoltori e si dice siano capaci di coltivare anche le pietre. Dovevamo incontrare il re, ma è in trasferta e ce ne facciamo un ragione! Così ci godiamo un pò di riposo al Kanta Lodge, affacciato sulla Rift Valley con un panorama mozzafiato e fatto di bellissimi bungalows immersi in un giardino straordinario di jacarande, bouganville e frangipane.

05/01/2017

Dopo una visita al piccolo e interessante museo etnografico e al mercato di Konso, cominciamo il viaggio di ritorno verso nord. In 100km di strada asfaltata arriviamo ad Arba Minch e soggiorniamo al Paradise Lodge: Belayneh ci ha riservato i bungalows che si affacciano su uno spettacolare punto della Rift chiamato “ponte di Dio” e da qui la vista è davvero “divina”. Nel pomeriggio scendiamo nella Rift Valley, percorriamo a piedi un pezzo di foresta vergine con liane “tipo Tarzan” e scimmiette nere bianche fino ad una pozza di acqua fresca che forma una piscina naturale dove i ragazzi del posto vengono a fare il bagno: ce ne sono moltissime di queste pozze, infatti Arba Minch significa “quaranta sorgenti” .Torniamo al nostro bungalow, ci sediamo davanti al ponte di Dio ad ammirare le luci del tramonto.

06/01/2017

Stamattina percorriamo 50 km di una sterrata che ci porta fino a 3000m in mezzo ai pini per arrivare ai villaggi dell’etnia Dorze. Costruiscono capanne di enset a forma di testa di elefante alte 12 metri: le fabbricano alte così perchè le termiti poco a poco se le mangiano: facendole molto alte non devono rifarle ogni anno! C’è una cooperativa virtuosa di locali che cerca di mantenere vive le tradizioni di questo popolo e ci ricevono in una capanna carina e ci offrono una grappa tratta dal banano molto gradita al nostro gruppo, mentre le donne fabbricano curiosi berretti in lana di capra coloratissimi. Scendiamo ad Arba Minch e nel pomeriggio ci imbarchiamo sul lago Chamo. Dopo un’oretta di navigazione arriviamo all’isola dei coccodrilli e ci fermiamo a 3 metri da loro: siamo a bocca aperta: ma visti rettili così grossi, alcuni raggiungono i 6 m, altri nuotano vicino alla barca! Ma la cosa che ci lascia esterrefatti è che a poca distanza ci sono pescatori che pescano su microscopiche barchette di legno. La guida ci dice che ne muore uno al mese! Ancora una mezz’ora di navigazione ed ecco che incontriamo alcuni ippopotami e abbiamo la fortuna di vederne anche uno sulla riva, completamente fuori dall’acqua! Torniamo soddisfatti al lodge: l’Ethiopia del sud è veramente un luogo di incontri sorprendenti! Al tramonto una moltitudine di fedeli vestita di bianco sfila per le strade della città cantando e ballando: stanotte per loro è Natale!

07/01/2017

A malincuore lasciamo Arba Minch e in 3 ore raggiungiamo il lago Langano. Prima però facciamo una sosta ad un villaggio di etnia Haldiya: sono musulmani e sull’intonaco delle loro capanne disegnano i loro desideri: una mucca, un’auto, un camion! Arriviamo nel primo pomeriggio a Langano: è l’unico lago balneabile della Rift etiope perchè immune da bilarziosi ed è considerato il mare d’Etiopia, quindi per le vacanze natalizie molte famiglie facoltose di Addis sono scese qui e sguazzano felicissime nell’acqua per la verità per niente invitante e per niente limpida. Il Sabana Lodge è il più bell’hotel della zona e ha addirittura una cremagliera che scende la scogliera e porta alla spiaggia attrezzata. La guida ci ha dato ogni comfort come sistemazione alberghiera! Ci godiamo un pomeriggio di sano relax al sole africano, un sole che alle 18:30 scende in un quarto d’ora dietro l’orizzonte.E’ l’ultima notte in Etiopia e già ci viene nostalgia!

08/01/2017

Vicino al Sabana Logde c’è il parco del lago Shala, antica caldera sferica profonda 150m dove incontriamo struzzi e facoceri, e il parco del lago Abjata, molto meno profondo, alcalino e circondato da un ampio anello di sabbia bianchissima che ricorda un pò i salares boliviani. Camminiamo su questa crosta di sale che cede sotto i nostri passi fino a bordi del lago dove incontriamo migliaia di fenicotteri rosa: uno spettacolo, l’ultimo regalo di questo viaggio. In 3 ore siamo ad Addis e per la gioia di mio marito, la guida ci porta a pranzo allo Juventus Club (manco sapevamo esistesse!). Dopo alcune camere ìn day-use all’hotel Ambassador Bole, alle 19:30 andiamo ad una cena tipica con danze tradizionali: mangiamo l’injera e scopriamo che qui la fanno molto buona! In aeroporto salutiamo la guida: è stata una guida eccezionale, ci ha accontentato e coccolato in ogni modo, è stato attento ad ogni nostra esigenza ed è stato il valore aggiunto di questo tour.

CONCLUSIONI

L’Etiopia del sud è diversissima da quella del nord, è veramente un altro paese! Nella valle dell’Omo bisogna andarci in fretta: con la costruzione di dighe e strade inesorabilmente questo patrimonio inestimabile di etnie e tradizioni ancestrali si perderà prestissimo. Un viaggio nel sud riserva incontri stupefacenti con popoli che non si possono dimenticare. E’ il secondo viaggio che facciamo in Ethiopia, ma ci manca ancora il terzo , il più duro, quello che è chiamato “l’inferno sulla Terra”: la Dancalia… chissà! Ma di sicuro, se ci andremo, ci andremo con Belayneh!



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