Estate a Kos e Rodi
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Siamo partiti il 17 luglio con volo Ryanair da Bergamo, usufruendo del servizio navetta (5 euro a tratta, partenze ogni mezz’ora, info sul sito www.autostradale.it) che collega l’aeroporto di Orio al Serio con la stazione centrale di Milano, che abbiamo comodamente raggiunto in treno. Decollo un po’ turbolento, atterraggio un po’ brusco , ma volo nel complesso piacevole, con un panorama mozzafiato sulla costa adriatica, italiana e croata, sul Peloponneso e su centinaia di isole greche.
Atterrati a Kos, attendiamo circa 1 ora il bus per Kefalos (orari e costi sono affissi ad ogni fermata e sono disponibili anche su internet), dove avevamo prenotato tramite booking (www.booking.com) una stanza con angolo cottura presso Irene Studios a 260 euro per 8 notti: il monolocale si è rivelato carino, pulito e confortevole, con balconcino affacciato sul mare a pochi metri da una delle spiagge più incantevoli dell’isola.
Dopo un veloce tuffo nelle acque abbastanza freddine del mare che bagna Kos, ci rifocilliamo con una grigliata di pesce alla taverna Santa Barbara, sulla stradina che costeggia la spiaggia di Kamari, dove un mega piatto con tonno, spada, coda di rospo e gamberone ci è costato 13.90. Evitate, però, di accompagnare la vostra cena con la Reitzina, un vino bianco locale che sa di muffa ed è davvero imbevibile. Gli altri vini del posto, invece, anche quelli sfusi, sono abbastanza buoni.
Dopo cena, sosta per un drink in un vicino cocktail bar fronte mare, dove sorseggiamo una Pina colada e un Blue lagoon, serviti con ombrellino, bandierina e bastoncino luminescente, per un totale di 8 euro!
Mercoledì 18
Trascorriamo l’intera giornata nella spiaggia di Agios Stefanos (2 lettini + ombrellone a 6 euro) a pochi passi dalle rovine dell’antica basilica, nel tratto di fronte all’isolotto di Kastri, che abbiamo raggiunto a nuoto (saranno sì e no 300 metri, ma attenzione alle forti correnti) per suonare la campana della chiesetta di Aghios Nikolaos. Pranzo al ristorante Meltemi, affacciato sulla spiaggia, dove assaggiamo il gyros pyta (2 euro), una sorta di kebab, con carne di pollo oppure di maiale (gyros), servito in un arrotolato di piadina (pyta), con una deliziosa salsa allo yogurth e cetriolo tritato (tzatziki).
Alla sera ceniamo in una delle tante taverne sul mare che costeggiano la baia di Kefalos, gustando sempre a prezzi davvero modici un abbondante barbecue di agnello.
Giovedì 19
Sole, mare e relax sulla stupenda spiaggetta di Agios Stefanos, che alla fine si è rivelata una delle spiagge più belle dell’isola, con la sua ghiaietta bianca e l’acqua limpidissima, sferzata da un vento incessante, peraltro per nulla fastidioso, che permette di resistere al sole intenso della Grecia anche nelle ore centrali della giornata.
Cena al ristorante Argo, con vista sull’isolotto di Kastri, illuminato in modo molto suggestivo, dove ordino una porzione di saganaki, un formaggio locale semifritto, davvero buono, e uno squisito polipo alla griglia, mentre Pier assaggia la moussaka, una sorta di parmigiana, che, però, non l’ha particolarmente entusiasmato.
Dopo cena, per dissetarci, ci fermiamo al Memory Bar, attratti da un cartello che pubblicizzava una cold large (0,5 l) draught beer a 1.50 euro: ci viene servita una Mithos, una birra locale, in un boccale ghiacciato, tipo il bicchierino del limoncello quando è appena uscito dal freezer. Effettivamente le nostre attese sono state rispettate, perché non avevamo mai bevuto una birra così fredda!
Venerdì 20
Raggiungiamo con l’autobus Paradise Beach, la prima, più grande, più pubblicizzata e affollata delle meravigliose spiagge del sud dell’isola. Sabbia dorata e mare cristallino, come indicato in tutte le guide turistiche, ma anche tanto caos. Decisamente più carine e tranquille le spiagge successive, tipo Marcos Beach, davvero incantevole, con i colori del mare che mutano continuamente a seconda dei riflessi del sole ed il bagnasciuga che assume splendide tonalità rosate. Stupenda!
Al ritorno da Paradise Beach, dove per pranzo abbiamo fatto uno spuntino nella terrazza sul mare, molto carina, tra tavolini in legno, divanetti e ombrelloni di palme, visitiamo il villaggio di Kefalos… deserto! Tre taverne, una manciata di caffè, qualche negozio chiuso, una vera desolazione! Per fortuna, riusciamo a riprendere al volo l’autobus con cui eravamo saliti al villaggio, altrimenti avremmo dovuto scarpinare per quasi 2 km per fare ritorno al nostro alloggio.
Sabato 21
Noleggiamo l’auto per 2 giorni presso il titolare degli Irene Studios, al prezzo assai conveniente di 70 euro totali, contrattando anche la possibilità di restituire l’auto la mattina del terzo giorno. E sì, perché i vari autonoleggi del posto considerano la giornata di 12 ore, per cui se si vuole usufruire dell’auto anche la sera occorre noleggiarla per 2 giorni. Inoltre, fate attenzione alla dicitura “full insurance”, che sovente significa copertura dei danni arrecati dal proprio veicolo, ma non anche di quelli eventualmente subiti.
Al volante della nostra Hunday bianca, che pareva nuova di pacca, imbocchiamo la statale in direzione nord. Prima tappa al tempio di Asklepio, il santuario eretto in onore del dio della medicina situato pochi km a sud di Kos Town. L’ingresso è a pagamento, ma l’antesignano dei moderni ospedali merita una visita, nonostante terremoti, guerre e saccheggi di vario genere lascino ora soltanto immaginare l’imponenza della struttura originaria.
Scattata qualche foto tra colonne, capitelli e basamenti, ci dirigiamo verso le Terme di Kos, parcheggiamo l’auto nel parcheggio ai lati della strada e ci incamminiamo lungo la sterrata che scende verso il mare. In fondo, riparata dal vento da un costone di roccia a picco sul mare, c’è una piscina naturale dove l’acqua letteralmente bolle. Ci immergiamo anche noi per qualche minuto, sedendoci sopra una delle tante piccole sorgenti sulfuree dove l’acqua è davvero bollente, poi sperimentiamo una sorta di doccia scozzese in acqua salata tuffandoci nelle onde dell’Egeo. Quando risaliamo verso il parcheggio, il vento soffia talmente forte che l’acqua della doccia all’aperto scende quasi in orizzontale! Intanto, alla fermata del pullman una simpatica capretta si lascia fotografare mentre aspetta il bus che la riporti all’ovile.
In località Psalidi, ci fermiamo per pranzo in una delle tante taverne lungo la strada costiera, attratti dai polipi stesi ad asciugare al sole davanti all’entrata dei locali.
Raggiunta Kos Town, parcheggiamo la macchina in una stradina a ridosso del centro (il parcheggio è gratuito praticamente dappertutto, che emozione!) e iniziamo la nostra visita da uno dei luoghi simbolo della città, la piazzetta del Platano millenario, all’ombra del quale, secondo la tradizione, Ippocrate insegnava ai suoi allievi l’arte della medicina: in realtà pare che questo maestoso albero, che si presenta oggi col tronco vuoto, abbia circa 600 anni, ma sia comunque uno dei platani più vecchi d’Europa. Foto di rito, acquisto della pergamena col giuramento di Ippocrate presso uno dei tanti negozietti di souvenir allestiti all’interno dell’antica moschea sconsacrata che si affaccia sulla piazza, visita delle rovine dell’antica Agorà e passeggiata nelle viuzze del centro. Nella nuova agorà di piazza Elefteria, il mercato coperto di frutta e prodotti tipici, ricavato all’interno di uno dei palazzi che circondano la piazza costruiti durante la colonizzazione italiana, acquistiamo un vasetto di miele di timo, la pianta aromatica che effonde il suo intenso profumo lungo tutte le strade dell’isola. Proseguiamo lungo la Ifestou Street e la Apellou Street alla ricerca di qualche souvenir sfizioso, ma ‘sti negozietti super turistici vendono solo “ciapa ciapa” e così ci consoliamo con un fresh orange juice (uno al giorno toglie il medico di torno, no?) e un giretto veloce nella zona archeologica ovest di Kos.
Per l’aperitivo ci incamminiamo verso la località di Lambi, diretti al Mylos bar, indicato da varie guide e da diverse recensioni di viaggiatori come un posto sciccosissimo e trendissimo, ideale per sorseggiare un drink sulla spiaggia al tramonto. Dopo circa mezz’ora e quasi 2 km di cammino, l’ultimo tratto percorso tra la polvere dello sterrato rimpiangendo di non aver preso la macchina, raggiungiamo questo posto un po’ sperduto che di affascinante ha solo un bel mulino a vento all’ingresso, mentre all’interno è un comunissimo beach bar, tra l’altro semi-deserto, con bancone circolare, poltrone di paglia e qualche palma sullo sfondo. Ci accomodiamo su un divanetto a ridosso della spiaggia, cerchiamo di intravedere il mare dietro le file di ombrelloni e i campi da beach-volley dove un gruppo di ragazzi sta tentando di giocare a qualcosa che assomigli alla pallavolo, diamo un’occhiata alla lista (pochi cocktails e prezzi italiani) e.. ce ne andiamo. Sulla via del ritorno, ci fermiamo in un localino meno blasonato, dove ci dissetiamo ordinando, a prezzi.. greci (12 euro in totale), un Sex on the beach e un cocktail alla fragola consigliatomi dalla titolare. Davanti a noi, la lunga striscia di sabbia della baia di Kos Town, disseminata di lettini appiccicati l’uno all’altro fino al mare, di colore scuro a causa delle alghe, non è neanche paragonabile alla spiagge idilliache del sud dell’isola.
Tornati nel centro cittadino, ci sediamo ad un tavolino all’angolo con piazza Elefteria, allettati dalla vista degli immensi piatti di carne alla griglia, insalata e patatine fritte serviti ai clienti; ordiniamo 2 mix di souvlaki (spiedino) e gyros di maiale e di pollo (meno di 10 euro a testa), ottimi e abbondanti, e ci divertiamo ad osservare l’enfasi con cui il “p.r.” invita i passanti a sedersi a mangiare, invidiandone l’arte della persuasione: in pochi minuti tutti i tavoli sono occupati, qualche secondo di relax e poi ricomincia, perché nel frattempo i nostri vicini hanno chiesto il conto!
Sta calando la sera su Kos, le luci dei lampioni si accendono, i ristoratori continuano incessantemente a promuovere la propria cucina e nella rinomata e chiassosa Bar Street i camerieri apprestano tavolini e sedie mentre ragazze/i immagine distribuiscono bigliettini omaggio per chupitos e consumazioni varie, in attesa di accogliere orde di ragazzini, soprattutto del nord Europa, bramosi di alcool e divertimento.
Luci soffuse illuminano scenograficamente la Fortezza dei Cavalieri, collegata con la piazza del Platano da un ponticello in pietra, mentre sul porto la luminaria è spettacolare. Davanti ai caicchi ormeggiati, vari promoter pubblicizzano in tutte le lingue escursioni intorno all’isola, nelle isole limitrofe e nella vicina Turchia. Attirati dal prezzo modico (13 euro, 8 per il viaggio + 5 di tassa turistica), prenotiamo la gita a Bodrum, l’antica Alicarnasso, per il martedì successivo, giorno in cui si tiene il grand market.
Rientrati a Kefalos, acquistiamo al minimarket 2 lattine di Strongbow, un sidro molto in voga da queste parti a causa della massiccia presenza di turisti britannici, e ce le gustiamo sul balconcino della nostra stanza, riparato dal vento che soffia potentemente anche di sera, contemplando il mare a pochi metri da noi, felici di aver scelto questa località come base per il nostro soggiorno. La baia di Kefalos non offre molte attrattive per la serata: i ristoranti chiudono i battenti prima di mezzanotte, qualche sparuto locale spara musica a tutto volume e accende le luci stroboscopiche cercando con scarsi risultati di riempire la pista e la passeggiata sul lungomare è un sentiero poco illuminato che diventa a Kamari uno stretto marciapiede da percorrere in fila indiana. Però c’è il mare, un mare cristallino e limpido come in nessun’altra zona dell’isola, le spiagge sono magnifiche, le più incantevoli di tutta l’isola, e le taverne offrono a pochi euro pesce fresco, carne alla griglia e tutte le specialità della cucina greca e mediterranea.
Domenica 22
Dopo una breve tappa ad Antimachia per una foto veloce all’unico mulino a vento ancora in attività nell’isola, ci dirigiamo verso la costa nord in direzione della spiaggia bianca di Mastichari, che le guide turistiche assimilavano ad un atollo maldiviano. La sabbia è bianca per davvero, ma le alghe sulla riva e in mare esalano un odore abbastanza sgradevole che ci induce a spostarci di nuovo nella parte sud dell’isola. A pranzo, nel ristorante sulla spiaggia di Marcos beach, ci viene offerta a fine pasto una fetta d’anguria.
Nel pomeriggio, dopo una breve tappa nei pressi di Antimachia per visitare il Castello dei Cavalieri, la fortezza più imponente dell’isola, ora in stato di semi abbandono, ci trasferiamo a Zia, un paesino sulle pendici delle colline a pochi km a sud di Kos, per goderci “the most beautiful sunset in the Island”. Saliamo in cima, oltre la Chiesa bizantina, fino alla taverna Smaragdi, dalla cui terrazza il panorama è spettacolare: i tetti bianchi delle case di Zia, le cupole blu delle chiese ortodosse, la costa, le isole di fronte a Kos e, in lontananza, la penisola turca di Bodrum. Mentre il cielo si mostra in un’infinità impressionante di colori, negli attimi in cui la palla di fuoco si avvicina al profilo buio dell’isola per poi nascondersi e lasciare spazio alla notte che avanza da est, i nostri sguardi si incrociano, ci scambiamo un bacio fugace ma appassionato e ci scopriamo innamorati come il primo giorno, felici di saperci ancora emozionare per un tramonto.
Quando il sole cala, torniamo sulla terra e, affamati, ordiniamo la grigliata mista di carne per 2 (totale 15 euro), che ci viene servita in un piatto gigante con braciole, salsicce, spiedini, costine e l’immancabile contorno di patatine fritte, rigorosamente tagliate a mano. Dopo cena, passeggiata digestiva nelle viuzze di Zia, punteggiate da banchi e negozi che propongono souvenirs, prodotti alimentari tipici e creme e cosmetici all’olio d’oliva.
Trascorriamo poi la serata a Kardamena, assai rinomata per la scatenatissima vita notturna, descritta nelle guide come la più spinta dell’isola(?!). Anche qui, come a Kos Town, c’è un’animata Bar Street con locali che si susseguono uno dopo l’altro, musica assordante e p.r. stranieri che invitano adolescenti e under 25, per lo più gruppi di ragazzi inglesi e scandinavi, a fermarsi a bere un chupito.
Fuori target per lo sballo della Bar Street (i nostri 35 anni pesano come un macigno, sigh!), optiamo per un long drink al The Stone Roses Bar, un locale molto carino con la facciata in pietra e un piccolo porticato, nella piazza principale del paese.
Lunedì 23
Passiamo la giornata sulla spiaggia si fronte all’isolotto di Kastri, mentre martedì 24 ci dirigiamo col bus a Kos Town per l’escursione in Turchia. Esperite le ultime formalità burocratiche (per sbarcare a Bodrum è sufficiente la carta d’identità, ma occorre registrare le proprie generalità prima dell’imbarco e passare il controllo della dogana), troviamo posto sulla prua e, prima di scendere a terra, immortaliamo le decine di bandiere turche che sventolano sulla fortezza di Bodrum, sui tetti delle case e sugli alberi delle barche ormeggiate al porto. Dopo aver cambiato una trentina di euro in lire turche, ci fiondiamo subito al gran market, su consiglio della promoter italiana che ci aveva venduto i biglietti del traghetto, secondo cui al mercato coperto del martedì si trovano “occasioni imperdibili a prezzi stiacciatissimi”, inferiori a quelli del bazar. L’atmosfera al gran market è abbastanza surreale: centinaia di bancarelle con t-shirt, polo, jeans, felpe, borse delle firme più famose (A&F, Ralph Lauren, Lacoste, Diesel, Louis Vuitton, per citarne alcune) e un brulicare di ragazzini che strattonano e strigliano i turisti esibendo la propria merce. Ci fermiamo davanti ad un banco di offerte e acquistiamo 6 t-shirt “firmate” a 2 euro l’una (al rientro le ho lavate in lavatrice e sono ancora intatte!!), poi contrattiamo con un turco sudatissimo l’acquisto di alcune spezie e, dopo mezz’ora di tira e molla, esausti, festeggiamo con un succulento kebab l’affare appena concluso.
Sulla strada che dal grand market conduce al mare, veniamo attratti dalle dimensioni delle ciliegie in vendita sulle bancarelle di una piazza, ci avviciniamo, le assaggiamo e proviamo anche qui a ridurre il prezzo; il commerciante scende fino a 6 lire turche al kg, equivalenti a circa 3 euro, ma presi dal sacro fuoco del gioco al ribasso pretendiamo un ulteriore sconto e.. veniamo brutalmente cacciati. Peccato, perché quelle ciliegie giganti erano davvero gustose.
Nel pomeriggio ci addentriamo nel bazar e scoviamo le nostre spezie ad un prezzo di poco superiore a quello contrattato con così tanti sforzi: il commercio non fa proprio per noi! In generale, comunque, nei negozi disseminati lungo le vie del bazar si trovano le stesse merci del gran market a prezzi simili e parimenti mercanteggiabili.
Qualche minuto prima che il muezzin inviti i seguaci alla preghiera pomeridiana, Pier entra a piedi nudi in una moschea e sorprende alcuni fedeli intenti a… dormire, stravaccati sui tappeti.
Vorremmo raggiungere il Mausoleum, ma desistiamo perché troppo lontano dal centro, così come rinunciamo alla passeggiata in spiaggia sulla groppa dei cammelli, perché occorrerebbe prendere l’autobus e non c’è più tempo.
Rientrati in Grecia, ci divoriamo un gyros pyta take away, torniamo di corsa nella zona archeologica ovest alla spasmodica ma ahimè vana ricerca del mosaico che raffigura il “Ratto d’Europa” per poi recarci al pulman che ci riporterà a Kefalos. I mezzi pubblici a Kos sono abbastanza efficienti, con parecchie corse giornaliere che collegano il capoluogo con il sud dell’isola, passando sempre dall’aeroporto; per spostarsi la sera, invece, è indispensabile noleggiare un mezzo, perché l’ultima corsa parte alle 21. Gli autisti sono molto gentili e disponibili e sovente fermano, a richiesta, vicino ai vari studios. E’ capitato, peraltro, che i bus partissero prima dell’orario fissato, quindi è consigliabile raggiungere la fermata con qualche minuto di anticipo.
Mercoledì 25
Giorno della partenza, Nikolas, il titolare di Irene Studios, si offre a sorpresa di accompagnarci al porto di Kos Town, dove alle 16.30 partirà il catamarano diretto a Rodi. Depositiamo il valigione presso il bar del porto (3 euro a collo) e con i due bagagli a mano ci facciamo un ultima passeggiata per le vie del centro autoscattandoci una foto nel viale delle palme, proprio sotto la Fortezza dei Cavalieri. Sul catamarano, due ore scorrono abbastanza rapidamente solcando a gran velocità e con parecchi spruzzi le onde di un mar Egeo piuttosto agitato. Durante il viaggio ripensiamo alla splendida settimana trascorsa a Kos con l’unico rimpianto di non esserci spinti sino a Cavo Paradiso, a sud di Kefalos, dove pare che la spiaggia sia davvero paradisiaca.
Giunti a Rodi, ci incamminiamo verso la stazione degli autobus, che si trova appena fuori le mura della Old Town, dietro al Mercato Nuovo, per raggiungere Lindos, un pittoresco paesino di casette bianche adagiato sulle pendici di una collina dominata dall’Acropoli, dove abbiamo prenotato una stanza presso il Sultana’s Studios (13 notti a 400 euro).
Alla fermata, troviamo ad attenderci Dimitri, il simpatico titolare degli studios, che carica sul cassone montato sul suo quad i nostri bagagli e ci fa strada attraverso il dedalo di viuzze che ci conduce all’alloggio.
L’arredamento è lindyan style, con il letto matrimoniale sistemato sopra una sorta di enorme cassapanca in legno a quasi un metro da terra, all’altezza di una grande finestra attraverso la quale si accede alla terrazza. La stanza è piccola, ma confortevole e dalla terrazza, poco sotto la rocca, il panorama sulla baia è incantevole.
Sono quasi le 22, Eolo soffia aria calda tipo phon e il termometro esterno segna 34 gradi: la brezza di Kefalos è ormai un lontano ricordo. Ci addentriamo negli stretti vicoli, rischiarati a giorno dalle luci sfavillanti dei negozi di souvenirs, diamo un’occhiata ai menu affissi all’ingresso dei ristoranti: anche i prezzi di Kefalos sono uno sbiadito ricordo!
La scelta ricade sulla taverna Acropolis, che offre pesce fresco e specialità della cucina greca a prezzi abbastanza contenuti. Il cameriere ci accompagna al roof garden al secondo piano e davanti ai nostri occhi si apre uno scenario meraviglioso: sull’altura, si innalza maestosa la rocca-castello fortificata dai Cavalieri intorno alle rovine dell’Acropoli, mentre poco più in basso, lungo i fianchi della collina, le luci dei lampioni illuminano i ristoranti e i bar a cielo aperto allestiti sui tetti piani delle casette a cubo di Lindos.
Spendiamo 28 euro per orata e branzino alla griglia, serviti con abbondante contorno di verdure, e un litro di vino rosè; a fine cena ci viene offerto un bicchierino di ouzo, il liquore all’anice che spopola da queste parti, e un bicchierino di un delizioso liquore alla banana.
Dalla terrazza del ristorante, scorgiamo in lontananza un cocktail bar con le luci soffuse, perfetto per un drink romantico sotto le stelle, e sorridiamo all’idea di raggiungerlo saltellando da un tetto all’altro, come nei film.
giovedì 26
Il risveglio è eccezionale: si dorme davvero bene in questo lettone sopraelevato! Per colazione preparo pane tostato e marmellata, succo d’arancia e yogurth with honey, cioè yogurth bianco e miele di timo, e li servo in terrazza: sono le 9.30 ed il sole è già alto e caldo come fosse mezzogiorno, la vista sulla baia di giorno è ancora più affascinante, tutte le tonalità del blu e dell’azzurro si susseguono in mare dalla linea dell’orizzonte sino a riva, che spettacolo!
Mentre scendiamo verso la spiaggia principale, quella che ammiriamo dalla terrazza, incrociamo i numerosi asinelli che, legati in coppia, trasportano ininterrottamente fino a sera i turisti in visita all’Acropoli. Intanto, solerti addetti, aiutati anche dai residenti e dai proprietari dei negozi, s’impegnano a ripulire le strade imbrattate di escrementi, con ramazze e secchiate d’acqua.
Ci accomodiamo in prima fila e per 8 euro, prezzo pressoché fisso a Rodi, affittiamo 2 lettini e l’ombrellone, assolutamente indispensabile per resistere sotto il sole cocente di Lindos.
Dopo pochi minuti attraccano nel porticciolo 5 o 6 traghetti, brulicanti di turisti, che collegano quotidianamente Lindos al nord dell’isola: orde di villeggianti scendono in fila indiana dalla barca e, come in processione, s’incamminano lungo il sentiero che conduce all’Acropoli, alcuni a piedi, altri in groppa agli asinelli. Il rito dello sbarco di massa si ripeterà tutti i giorni alla stessa ora per tutta la durata del nostro soggiorno.
Nonostante la presenza dei natanti, l’acqua è trasparente anche vicino a riva, dove una miriade di pesciolini nuotano all’altezza delle caviglie e i più temerari si spingono fino a pelo d’acqua in cerca di cibo. Più al largo, il riflesso del sole sul fondale bianco, che degrada molto dolcemente, colora il mare di un azzurro intenso: l’acqua è così limpida che riesco a scorgere senza maschera alcune mini sogliole prima che si nascondano in profondità sotto la sabbia.
Il tavolino della nostra stanza con vista spettacolare sulla baia è così invitante che decidiamo di comprarci l’occorrente per prepararci un’insalata greca da gustare in terrazza a picco sul mare. Il conto della spesa, però, è salatissimo: paghiamo la verdura 1 euro al pezzo, così la nostra cenetta romantica fai da te ci viene a costare circa 30 euro. In realtà, con la spesa odierna mangeremo 2 sere e faremo colazione per qualche giorno, sta di fatto, però, che a Lindos (ma, in generale, in tutta la Grecia) conviene andare al ristorante. La titolare del mini market giustifica i prezzi così alti dicendoci che lavora 6 mesi all’anno per viverne 12 e mandare i figli all’università. Le rispondiamo che noi, viceversa, lavoriamo 12 mesi all’anno per riposarci 2 settimane. La proporzione è a nostro favore, ma non ci sembra molto convinta.
Venerdì 27
Scendiamo alla caletta di Agios Pavlos, sul lato sud di Lindos, dove, secondo la tradizione, approdò San Paolo: il sagrato della piccola cappella bianca dedicata all’Apostolo ospita ogni giorno matrimoni lampo a ripetizione di turisti inglesi che, in abiti da cerimonia grondanti di sudore, celebrano o rinnovano le proprie nozze in riva al mare.
La baia circolare, con un passaggio in mare aperto tra le rocce di soli pochi metri, è scenograficamente suggestiva e merita una sosta per un tuffo nelle acque turchesi e una nuotata sino all’estremità opposta, che dista circa 600 metri, dove nella minuscola spiaggetta di ghiaia e rocce bianche sono abbarbicate alcune file di ombrelloni. Dalla spiaggia principale della baia si scorgono distintamente in cima alla collina le tre colonne superstiti dell’antico santuario dedicato alla dea Athena.
La spiaggia libera a Lindos è praticamente inesistente e trovare un posticino dove piantare l’ombrellone è un’impresa assai ardua; dopo le 17, però, gli esattori se ne vanno ed è possibile usufruire gratuitamente dei lettini anche dopo il tramonto, ad esempio per un romantico aperitivo on the beach a base di Strongbow e patatine. I detrattori della spiaggia attrezzata potranno recarsi a nord, nella baia di Vlycha, più sassosa, oppure a sud, tra Kiotari e Gennadi, dove il mare è lambito da una lunga e pressoché deserta striscia di sabbia e ciottoli.
Sabato 28
Nel tardo pomeriggio, percorriamo in sella ai donkeys (5 euro per la salita) i caratteristici vicoli di Lindos fino a raggiungere la massiccia fortificazione bizantina, rinforzata nel medioevo dai Cavalieri, che circonda le rovine dell’Acropoli e del tempio di Athena (6 euro per l’ingresso, il lunedì chiude alle 14.30): qui, tra altari e dimore, si trovava in origine anche la statua votiva della Nike di Samotracia, oggi custodita al Louvre di Parigi.
Domenica 29
Ci rechiamo alla stazione degli autobus attraversando la piazza principale di Lindos, che prima delle 9 è già gremita di chiassosi gruppi organizzati di vacanzieri in visita al villaggio. Dopo circa un’ora e mezza di viaggio, interrotto da più di venti fermate, giungiamo a Rodi (5.50 euro). L’Ufficio turistico è chiuso così siamo costretti ad acquistare una piantina della città in un negozietto di souvenirs (3 euro).
Iniziamo la nostra visita dalla Old Town, la città vecchia edificata all’interno dell’imponente fortificazione medievale a doppia fila di mura, proclamata dall’Unesco nel 1988 Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Entrando da Porta Elefteria, notiamo a sinistra le rovine del Tempio di Afrodite e a destra il maestoso Palazzo del Gran Maestro, ricostruito durante l’occupazione italiana. Proseguiamo lungo la Via dei Cavalieri, la suggestiva strada di acciottolato affiancata dai famosi ostelli delle Lingue, gli edifici gotici, ciascuno contraddistinto dal proprio stemma, dove risiedevano i Cavalieri, sino a raggiungere la caratteristica fontana turca nel quartiere omonimo, per poi addentrarci in un labirinto di vicoli e strade, tra minareti, moschee, chiese bizantine e una moltitudine di negozi di souvenirs, che nella calura del primo pomeriggio chiudono i battenti per un po’ di riposo in attesa dello struscio serale. Pranziamo da Filippo’s, un ristorantino in una piazzetta all’ombra di un albero gigante: prezzi nella media, ma porzioni risicatissime.
Mentre ci dirigiamo fuori le mura, verso la chiesa cattolica di San Francesco, alla ricerca vana di una messa (a Rodi, così come a Kos, chiese e cappelle non mancano, ma di funzioni religiose, anche a rito ortodosso, neanche l’ombra), ci fermiamo qualche istante ad ammirare i decori della tradizionale pavimentazione di Rodi vecchia, che caratterizza anche le viuzze di Lindos: migliaia di ciottoli bianchi e neri (choclaki), accostati in verticale uno vicino all’altro come in un immenso mosaico.
Tornati nei pressi del porto, percorriamo l’ampio viale alberato che dalla piazza del Municipio conduce al principale ingresso portuale, dove svettano le due colonne con le statue bronzee del cervo e della cerbiatta, simbolo di Rodi, che la leggenda narra costituissero le basi del mitologico Colosso di Rodi, inabissatosi a causa di un terremoto circa 200 secoli a.C. Sul lato opposto della darsena, la torre di Aghios Nikolaos protegge tre mulini a vento perfettamente conservati. Lungo il viale che costeggia il porto si susseguono una serie di palazzi in stile veneziano, costruiti durante l’occupazione fascista; all’interno del Mercato Nuovo, un edificio bianco e giallo con un grande porticato ed ogive arabeggianti, si trovano vari negozi di souvenirs (se cercate occhiali da sole “griffati”, qui li vendono a 4 euro!) e i pita gyros più succulenti ed economici della città (1.80 euro).
Lunedì 30
Trascorriamo la giornata in spiaggia. Alla sera, attratti dal cartellone pubblicitario che promuove “the coldest bar in the hottest place in Europe”, decidiamo di “rinfrescarci le idee” all’ice-bar, un locale “ossimoro”, realizzato interamente di ghiaccio nella rovente Lindos. All’ingresso, la cameriera s’infila il piumino, sogghigna puntando i nostri infradito e ci accompagna nell’anticamera del locale, dove veniamo equipaggiati di guanti e mantella di pelliccia con annesso cappuccio. All’interno, dove il termometro segna -7 gradi, tutto è fatto di ghiaccio: il divanetto, gli sgabelli, il tavolino, il bancone del bar e pure i bicchieri in cui ci viene servito il nostro drink, oltre ad alcune sculture che raffigurano la dea Athena, un asinello e una veduta di Lindos. Resistiamo qualche minuto, il tempo di scattare qualche foto ricordo, poi mani e piedi ad un passo dal congelamento ci inducono ad uscire: fuori, 32 gradi a mezzanotte non sono mai stati così piacevoli.
Martedì 31
Ci rechiamo con l’autobus a Glystra beach, una tranquilla spiaggia incontaminata di sabbia fine e acqua cristallina nella baia di Lardos. Mentre ci rilassiamo al sole rinfrescati da una leggera brezza, appare all’orizzonte una piccola nuvola bianca, fenomeno assai inconsueto a luglio nel cielo sempre terso delle isole greche.
Rientrati a Lindos, ceniamo nuovamente sulla terrazza della taverna Acropolis, gustando dei prelibati antipasti (eccezionale l’insalata di avocado, noci e formaggio fuso) e l’arni kleftiko, uno stufato di agnello cotto al forno nella feta davvero squisito.
Mercoledì 1 agosto
Verso mezzogiorno, la nuvoletta del giorno prima si ripropone più ampia e più cupa sino a ricoprire quasi interamente il cielo, il mare assume tonalità grigio-verdastre, mentre tuoni minacciosi spezzano la melodia ripetitiva della risacca. I turisti sono tutti con il naso all’in su, increduli di fronte ad un cielo plumbeo che minaccia tempesta sull’isola prescelta, secondo il mito, da Helios, il dio del sole. Dopo pochi minuti, il cielo torna sereno e il mare si colora di nuovo di una moltitudine di riflessi di azzurro.
Alla sera, mentre ceniamo sulla terrazza di un ristorante all’ombra del campanile della chiesa ortodossa della Panagia, una grossa palla luminosa fa capolino da dietro l’Acropoli: la luna non ci sembra essere mai stata così vicina.
Giovedì 2
Usufruendo della navetta gratuita che collega ogni 10 minuti, dalle 9 alle 17, la piazza del paese alla stazione degli autobus, prendiamo il pullman diretti a Prassonissi (4.50 euro), la punta ventosissima all’estremità meridionale dell’isola, dove il Mar Egeo incontra il Mar Mediterraneo. Al fondo della strada, protetta dalle dune dove in primavera crescono dei graziosi fiorellini bianchi, si apre un’immensa distesa di sabbia dorata. Nel cielo volteggiano centinaia di vele colorate, imbracate ai toraci degli appassionati di kitesurf, che, spinti dal vento che soffia incessantemente, piroettano con le tavole sulle onde del Mediterraneo, più calmo, e dell’Egeo, più agitato, zigzagando tra i windsurf e qualche sparuto impavido imprudente bagnante. Nei periodi di bassa marea, capo Prassonissi, l’isolotto di fronte alla punta della spiaggia che raggiungiamo a piedi nuotando soltanto per un breve tratto, è collegato alla spiaggia da un sottile istmo sabbioso.
Lungo la statale che collega Lindos a Prassonissi, lussuosi resorts inaugurati di recente, con piscina, spa e prato all’inglese, contrastano con desolanti scheletri di villette ancora in fase di costruzione e già abbandonate da tempo (anche nell’isola di Kos sono assai frequenti ai lati delle strade scheletri di case in stato di abbandono).
Rientrati a Lindos, ceniamo da Mario, un piccolo affollatissimo ristorante nei pressi della piazza principale, dove mangiamo con 20 euro una buonissima moussaka e una grigliata di pesce. Concludiamo la serata al Courtyard, il cocktail-bar allestito sul tetto più alto del villaggio, dove un intraprendente cameriere intrattiene i clienti ballando il sirtaki, il ballo tradizionale greco, accompagnato dalle note di un benjo.
Venerdì 3
Prenotiamo per la sera un’escursione a Rodi al costo di 16 euro. Il pullman gran turismo parte da Lindos alle 18.30 e arriva a Rodi dopo circa 1 ora di viaggio, durante il quale la guida fornisce, in inglese, alcune informazioni sull’isola e sulle località del tragitto.
Rodi di notte pullula di luci e di gente, il quartiere turco, che di giorno sonnecchia, si anima mentre greci e turisti affollano i dehors delle taverne e le vetrine dei negozi. Al ritorno, Lindos, così vivace durante il giorno e movimentata nelle prime ore della notte, dorme pressoché deserta.
Gli ultimi giorni di vacanza scorrono via veloci, tra nuotate in acque trasparenti, aperitivi e drink sulla terrazza, cene sui tetti e passeggiate tra le case dei Capitani, costruite dai mercanti nel XVI-VII-XIII secolo ed oggi adibite ad abitazioni private, bar e ristoranti.
Martedì 7
All’alba, abbronzati e un po’ assonnati, salutiamo Dimitri e Lindos con un arrivederci. Il pullman delle 7.30 per Rodi ferma nella piazza del paese, evitandoci la scarpinata fino alla stazione degli autobus. A bordo del bus per l’aeroporto, che parte da Rodi ogni mezz’ora, percorriamo il primo tratto della litoranea sulla costa nord ovest, attraversando il borgo di Ialysos, un agglomerato di grandi hotel e villaggi, affacciato su acque mosse e poco limpide: che fortuna aver scelto la graziosa Lindos per il nostro soggiorno nell’isola.
Mentre l’aereo decolla provo a tracciare un bilancio delle nostre vacanze in Grecia. L’isola di Kos mi ha piacevolmente sorpreso: citata nelle guide turistiche per la scatenata vita notturna, mi ha, invece, inaspettatamente meravigliato per le spiagge paradisiache, la ricchezza delle zone archeologiche e la cucina divina. Anche Rodi è stata all’altezza delle aspettative: il mare cristallino e il grazioso villaggio di Lindos non hanno deluso le attese; resta, forse, il solo rammarico di non aver pernottato qualche giorno nel capoluogo dell’isola: avremmo così potuto comodamente raggiungere con i mezzi pubblici la baia di Anthony Quinn o la spiaggia di Tsambika, che nelle foto appaiono stupende, visitare le rovine di Kamiros e trascorrere qualche serata nel labirinto di vicoli dell’animata città vecchia.
Laura