Essaouira la bianca, Marrakech la rossa
Il viaggio è stato al contempo una delusione e una magnifica ed inaspettata sorpresa! Arriviamo all’aeroporto di Marrakech dopo essere partiti da Milano Malpensa. Appena arrivati ci sorprendono il caldo e queste strade polverose affollate di vecchie auto e motorini, nonché questi casermoni infinti dalle piccole finestre a dai tetti piatti.
Siamo davvero affamati e chiediamo all’autista che si occupa del nostro trasferimento al mare, ad Essaouira, di portarci a mangiare un panino o qualcosa di veloce.
L’autista – che parla solo francese – ci porta in una strada periferica di Marrakech che pullula di negozietti di cianfrusaglie e parcheggia di fronte ad una bottega con dei miseri tavolini di formica e delle sedie zoppicanti dove il “cuoco” cucina su una griglia proprio lì sul marciapiede! Accanto a lui c’è un espositore sgangherato simile a quei frigoriferi-espositori dei vecchi negozietti di paese (i precursori dei moderni banco-frigo), dove fanno bella mostra di sé degli spiedini sottili di carne (brochettes), delle insalate di pomodori e cipolle, una grossa zuppiera piena di carne macinata e spezie (kefta), a onor del vero senza troppe mosche intorno, anche se dubito che – comunque – la carne sia ben conservata al fresco… Il nostro chef – che guarda caso si chiama Mohammed – con le mani (non proprio pulite) prende dalla zuppiera della carne che pesa su un bilancino, quelli che oggigiorno usano solo gli spacciatori, e ne fa delle polpette (boulettes) che poi mette a cuocere sulla griglia. Ci servono così un enorme piatto di polpette, un piatto di pomodori + cipolle e del pane arabo che bucolicamente ci viene servito sul tavolo piuttosto. Risultato? Sarà la fame ma le polpette sono deliziose (indimenticabili!) e le divoriamo insieme a pane, pomodori e cipolle in tempi record! Quindi già dell’inizio del nostro viaggio capiamo una cosa che segnalo subito a chi legge ed è interessato a questa meta: il Marocco, quanto meno quello delle città o dei grandi villaggi non è “terzo mondo”, ciononostante chi è schizzinoso, ha paura di ciò che mangia e teme che tutto sia contaminato,perché le norme igieniche non sono quelle italiane, cambi meta! Noi abbiamo ci sappiamo adattare molto bene, abbiamo sempre mangiato nei ristoranti marocchini e siamo sempre stati benissimo! Anticipo che Marrakech è una fervida città gastronomica brulicante di ristoranti fantastici, eleganti, da veri gourmet e di corsi di cucina per stranieri – anche per un solo week-end – che raccolgono orde di turisti da tutto il mondo! Comunque, il nostro viaggio prosegue per Essaouira e durerà circa 3 ore. Lo scenario è molto vario, verdeggiante addirittura con campi di grano come se ne vedono da noi in pianura padana e poi gradatamente brullo, per poi ritornare ancora verde man mano che ci avviciniamo al mare. Il terreno a volte è pianeggiante, altre volte più collinoso e verso Essaouira si vedono distese sterminate di piante simili ai nostri ulivi che si chiamano arganier e dai cui estrae il famoso olio di argan che si usa sia in cosmesi, sia per alimentazione e di piante di tuia, un legno molto pregiato per farne oggettistica varia.
Finalmente siamo arrivati a Essaouira. Vediamo la città cintata dalle mura in lontananza che si avvicina man mano che avanziamo lungo la strada del lungomare. L’impatto è mozzafiato perché sul lato destro ci sono alberghi, ristoranti, negozietti e appartamenti e sul lato sinistro una lunga e larghissima passeggiata che costeggia la spiaggia, una spiaggia lunga un’infinità e interminabile verso l’oceano che si intravede appena in lontananza. Altra cosa che lascia un po’ attoniti che giungiamo ad Essaouira all’imbrunire e tutta la gente indossa maglioni, pile, giacche a vento, addirittura cappotti. Ebbene si, scendiamo dall’auto in mezze maniche e pantaloni e tre quarti e… si gela! Nel vero senso della parola, si gela!!! Il nostro albergo è il Sofitel Thalassa Mogador, unico albergo di categoria superiore con spiaggia attrezzata. Ci precipitiamo in stanza e ci buttiamo sotto una bella doccia calda e poi – ben coperti – scendiamo a cena nel ristorante dell’hotel. L’hotel è un 4 stelle e non è male. Le stanze sono pulite, l’hotel è tranquillo e si mangia bene. A nostro avviso la cucina è decisamente invitante, gustosa anche se un po’ ricercata. Il ristorante principale (aperto a pranzo e cena) è à la carte ed è un po’ impegnativo per chi ha i bambini perché non c’è un menu per i piccoli e ogni volta bisogna chiedere qualcosa ad hoc. Nell’hotel c’è anche un ristorante marocchino davvero ottimo, sia da un punto di vista scenografico (arredi e abbigliamento dei camerieri), sia nel servizio, sia soprattutto nelle pietanze; il ristorante apre solo la sera e la serata è accompagnata da un terzetto che suona musica marocchina e offre anche un breve spettacolo di danza del ventre, molto soft. In alternativa c’è anche un ristorante di pesce sulla spiaggia aperto anche per il pranzo che, a mio avviso, non è nulla di che.
L’hotel offre una piscina, una piscina coperta utilizzabile mi pare dalle 20:00, centro di thalasso terapia, hammam ecc., e organizza un parecchie di escursioni (a pagamento). Il neo di questo albergo è che si paga tutto: il noleggio delle biciclette che costa un occhio, il baby club (!), le escursioni, ecc.
Ma ritorniamo al nostro viaggio. La mattina ci alziamo per scendere a colazione verso le 9:00 già pronti per andare in spiaggia e ci sorprende ancora un freddo inaspettato. Fino alle 10:00 / 10:30 non ci si può mettere in costume per il freddo! Maglia manica lunga e pantaloni a tre quarti! Poi a metà mattina la temperatura si alza ma non fa mai troppo caldo, la temperatura è simile ai primi caldi di giugno dove ci si riesce a mettere in costume ma certamente senza patire il caldo. Dalle 16:30 – 17:00 la spiaggia diviene nuovamente impraticabile perché ritorna il freddo!!! Ogni sera ci mettevano in stanza un foglio con il tempo per il giorno successivo: sempre sole ma temperatura max. 22/23 gradi, min 17/18… lascio a voi i commenti. I lettini da spiaggia dell’hotel, nonché quelli che affittano per i turisti che affollano la spiaggia, che è spiaggia libera, sono inspiegabilmente attaccati alla passeggiata anziché essere più vicini al mare, dopo il primo giorno capiamo subito il motivo: nel tardo pomeriggio si alza la marea che lambisce la quasi totalità della spiaggia fin a un metro dai nostri lettini! Il mare inghiotte tutto e c’è un fuggi fuggi generale, molto spassoso, forse perché (un po’ da stronzi) noi comunque stiamo tranquilli e spaparanzati senza che la cosa ci tocchi. Altro neo è il vento, continuo, costante, quando non c’è vento l’aria è un po’ pesante e non è proprio tersa. Gli ultimi due giorni la temperatura si è un po’ alzata ciononostante il clima è costante durante tutto l’anno. Saliti dalla spiaggia, anzi fuggiti dalla spiaggia, decidiamo finalmente di andare a visitare la cittadina Essaouira. La città è inaspettatamente stupenda! Bellissima, colorata, vivace, profumata… Ci ha letteralmente rapiti! Ogni mattina prima di scendere in spiaggia andiamo a vistarla e lo stesso ogni pomeriggio una volta saliti dalla spiaggia. La città è un dedalo di viuzze, botteghe di babouches (pantofole in pelle) coloratissime, tessuti variopinti, tappeti, chincaglierie, jellabah, grill (come quello di Marrakech), negozietti di dolcetti, banche… Il cuore della città pulsa all’interno delle mura, mura bianche, alte, forti, moresche, interrotte da grandi porte d’accesso alla cittadina sulla quale volano ininterrottamente i gabbiani. Provenendo dal lungomare entriamo dalla piazza dedicata a Orson Wells e ci ritroviamo in un’altra bella piazza molto ampia e solare che ricorda vagamente le cittadelle spagnole del mediterraneo, si chiama Place Moulay Hassan e da lì quasi oggigiorno ci addentriamo nella città, percorrendo strade e vicoli talvolta maleodoranti ma certamente pittoreschi. Vicino alla piazza c’è l’Avenue Oqba Ibn Nafiaa, una sorta di piazza d’armi molto ampia, ariosa, solare, con palme e cannoni.
Assolutamente da non perdere è la passeggiata a partire dalla Place Moulay Hassan lungo le mura moresche Rue Skala, (Skala de la Casbah). Si può salire sulle mura dove c’è una lunga fila di cannoni spianati sull’oceano, da un lato si dominano gli scogli verso il porto, dall’altro lato c’è una torretta da cui si dominano gli scogli e le onde che si infrangono rabbiose verso la città protetta. Lo scenario è sconcertante soprattutto perché da una parte si vede l’oceano placido e immobile e questa spiaggia di sabbia fine a perdita d’occhio, dall’altra parte si vede l’oceano in fermento che cozza impetuosamente contro gli scogli. E ancora gabbiani e vento. In prossimità di questa torretta, guardano giù c’è una piazzetta con delle botteghe molto suggestive ricavate all’interno delle mura, così come vene sono molto altre lungo le mura.
L’ideale a Essaouira è lasciarsi trascinare e vagare senza meta, alla cieca, e soprattutto guardarsi intorno per cercare un ristorantino in cui mangiare la sera a cena. Per il pranzo meta assolutamente impedibile è il porto, dove a mezzogiorno aprono delle bancarelle che vendono pesce fresco appena pescato. Si può acquistare del pesce e cucinarlo a casa (per chi trova un appartamento da affittare) oppure sceglierlo, farlo cucinare sulla griglia dai pescatori e consumarlo lì alle bancarelle all’aperto, formidabile. Il pesce è ottimo, freschissimo, appena grigliato e soprattutto conveniente! Viene servito con pane e insalata di pomodori e cipolle. Anche qui l’igiene non è all’ordine del giorno, nel senso che – una volta abbandonato il posto a tavola – passano con semplice colpo di spugna e gettano gli avanzi in pasto ai gatti, cosa che comunque ognuno fa, quantomeno per liberarsi dagli avanzi del pesce che altrimenti affollerebbero le tavolate. Solitamente i gazebo sono piuttosto affollati e di sovente si deve condividere il tavolo con altra gente, quasi sempre turisti. Decisamente pittoresca – tenete spazio nelle memory card delle macchine fotografiche – è la piazzetta dove c’è il Marché des poissons et des épices (mercato del pesce e delle spezie), colorato e profumato dalle spezie e dal profumo dell’ambra e dei fiori d’arancio. Fortunatamente attorno ai banche del pesce non c’è la puzza che uno si attenderebbe! La città è turisticamente molto vivace gremita sia di marocchini, sia di europei. C’è gente molto giovane, un po’ per il vento ideale per il wind surf o il kite surf, un po’ per i prezzi che sono decisamente abbordabili anche nelle strutture turistiche, un po’ perché a breve distanza da Essaouira c’è un piccolo villaggio Diabat, assolutamente anonimo, in cui ha soggiornato Jimi Hendrix che qui ha scritto la famosa canzone Castles Made Of Sand. Diabat val bene una visita, non per il villaggio ma per la promenade lungo la spiaggia interminabile a dorso di un cavallo o di un cammello, noleggiato dal Ranch di Diabat dove c’è anche una ragazza italiana. La bellezza è che sembra di essere nel deserto, sabbia fine, rossastra e dune da una parte e mare, mare, mare dall’altra, oltre al solito vento che soffia la sabbia ovunque. Si può vedere Essaouira da lontano, nonché l’isola dinnanzi a Essaouira che non si può visitare in quanto area protetta per i falchi che vi si annidano e depongono le uova. Si possono ammirare le vestigie di una vecchia fortezza portoghese che giace placidamente tra sabbia e oceano. Altra escursione da Essaouira, che noi non abbiamo fatto, è quella alle coltivazioni di arganier dove si possono acquistare dalle cooperative femminili sia l’olio da cucina, sia prodotti di bellezza a base di questo olio. Parimenti abbiamo saltato la visita delle cooperative che lavorano la tuia e vendono oggettistica in legno. Noi ci siamo spinti lungo la costa sino alla cittadina di Oualidia, località marittima famosa per le ostriche, che in realtà non è nulla di eclatante. E’ un paese con villette, alberghetti e pensioni, ristorantini di pesce e nulla di più. La spiaggia è molto piacevole e l’oceano piuttosto calmo poiché è protetto da una scogliera a mezza luna. Carina è la cittadina di Safi anche se l’impatto è a dir poco brutale in quanto la prima cosa che si vede della città è un mastodontico stabilimento di fosfati con ciminiere fumanti, davvero obbrobrioso. Safi è una moderna cittadina simile ad una qualsiasi cittadina italiana, mentre il cuore storico è decisamente marocchino. E’ d’obbligo visitare la Colline des Potiers (la collina dei ceramisti) in cui i maestri vasai producono ceramiche. Nel giungere al parcheggio proprio in prossimità della collina – come noi – verrete certamente abbordati da qualcuno che vi condurrà sino ai laboratori dei vasai con annessa visita turistica dei forni e delle botteghe in cui è altrettanto d’obbligo un acquisto e la mancia per il vostro cicerone! Il souq si può evitare estremamente commerciale, un po’ come le bancarelle dei cinesi nei nostri mercati rionali, decisamente inconfrontabile con quello di Essaouira. Nel golfo di Safi predomina una fortezza portoghese, il Qasr al-Bahr (Castello sul mare), dai cui bastioni si gode di una vista suggestiva sul golfo e dall’altra parte della medina. La strada che da Essaouira conduce a Safi e Oualidia è bellissima e praticabile sia in auto, sia in camper. Il paesaggio è ricco: si alternano campi coltivati a strapiombo sul mare, spiagge inaccessibili, pascoli, saline e distese brulle di pietra e acacie, strapiombi rocciosi e spiagge degradanti dolcemente verso l’oceano. Lungo la strada si incontrano villaggi e anche fiere e mercati ed anche i posti apparentemente più spopolati pullulano in realtà di vita: a volte sono asini o cammelli che brucano chissachè nelle lande brulle e pietrose, oppure sono bambini, uomini o anziani a dorso degli asini, altre volte sono uomini solitari che vagano per la campagna o che sonnecchiano all’ombra di un albero sul cigli della strada. Qualche volta ci imbattiamo in catapecchie che vendono frutta e verdura, altre volte in piccole botteghe dagli inconfondibili colori della Coca Cola, tradotta in arabo, altre volte ancora in pozzi da cui i viandanti attingono acqua raccogliendola in taniche e otri.
Concludendo su Essaouira segnalo che per chi ama essere informato in prossimità del porto c’è un negozio dove è possibile acquistare la guida della città (non credo sia disponibile anche il lingua italiana) oppure l’ideale è partire dall’Italia con una guida del Marocco (noi avevamo l’inseparabile Lonely Planet). Non c’è un ufficio turistiche benché sia indicato su tutte le guide e le mappe della città, o meglio l’ufficio turistico è una stanza dove non c’è materiale a disposizione se non due diverse tipologie di mappa della città, gratuita o a pagamento. Non sò a chi ci si debba rivolgere per fare delle escursioni… Nel mese di giugno (non garantisco) si ha luogo il festival della musica gnaoua, fantastica! Un pot pourri di musica black, reggae, berbera… Ciò che serve è una piantina della città e una guida turistica in italiano anche per ricercare dei ristoranti e alberghi talvolta un po’ nascosti e non incappare in locali tipicamente per turisti. Lasciamo la città di Essaouira che ci ha deluso per il mare (tra l’altro gelido) ma che ci ha davvero ed inaspettatamente rapito per recarci a Marrakech. Marrakech è una città dei mille contrasti, a mio parere o la si ama o la odia, non ci sono mezze misure. Qui il clima è torrido e il pomeriggio il sole è tanto caldo e forte che si gironzola a fatica. L’aria non è delle migliori, circolano motorini e scooter che scorazzano ovunque anche nelle viuzze più strette, persino nel souq! Anche le auto sono vecchie e scassate e talvolta l’odore del gas di scarico è un po’ pesante. Il luogo più simbolico ed impedibile nella maniera più assoluta è la famigerata piazza Djemaa el-Fna dal tramonto in poi, quando diviene un vero girone dantesco. La bolgia che si crea è mozzafiato! Di giorno non è nulla di speciale se non una piazza molto estesa, mentre la sera è un’esplosione di saltimbanchi, cantastorie, incantatori di serpenti, donne berbere che fanno tatuaggi all’henné e poi chioschi chioschi chioschi che vendono frutta secca, succhi d’arancia, cibi tipici fumanti come zuppa di lumache, testa di capra arrosto, verdure cotte, brochettes, ecc. A dire il vero eravamo tentati dal mangiare qui, ma per sicurezza abbiamo optato per i ristoranti della città che sono qualitativamente ottimi – anche se i prezzi possono essere pari a quelli italiani, ovviamente nei ristoranti rinomati -, anche per la paura di rovinarci il soggiorno a Marrakech con problemi intestinali. Noi arriviamo nel tardo pomeriggio, pertanto, è la nostra prima tappa. Ceniamo al famoso ristorante Les Terrasses de l’Alhambra, che viene quasi sempre immortalato in tutte le immagini della piazza sulle riviste e sulle cartoline. Il prezzo e buono e la cucina niente male. La mattina dopo nostra visita parte nuovamente dalla piazza che ha tutto un altro aspetto. Ci dirigiamo subito verso la moschea Koutoubia che troneggia sulla città di Marrakech la rossa e sulla piazza. Ci si può limitare ad una vista esterna dei giardini in quanto come tutte le moschee non è aperta al pubblico, o meglio ai non musulmani. Dalla Koutoubia ci avviamo verso le tombe saadiane destinate agli eredi di Maometto, tipico esempio di arte marocchino-andalusa, la visita richiede circa 20 min. Ed è a pagamento, come tutto del resto a Marrakech! Lasciate le tombe, che non sono semplici da raggiungere in quanto non molto segnalate e piuttosto fuori vista, raggiungiamo il Palazzo el-Badi, o meglio le rovine di questa imponente e massiccia residenza, che in passato era ritenuto un complesso magnificente e opulento. Oggi non restano che le mura e le planimetrie di quelle che erano le sale originarie, nonché grossi nidi di cicogne. Siccome il caldo si era fatto insopportabile, il palazzo è quasi completamente soleggiato, ci siamo riparati al ristorante Le Tanjia un mix di moderno e marocchino dove abbiamo ben mangiato e speso il giusto e goduto della vista sulla città che si gode dalla terrazza, il servizio non è dei migliori ed infatti non lasciamo nemmeno un centesimo di mancia benché i due camerieri ci stavano marcando stretto. Nel pomeriggio il giro riprende e andiamo diretti verso il palazzo De La Bahia che chiude in “pausa pranzo” e riapre alle 14:30. Il palazzo è uno splendore! Un susseguirsi di stanze, cortili ombreggiati e verdeggianti, appartamenti con enormi caminetti, soffitti di legno intarsiato e colorato sempre in stile marocchino-andaluso, merita assolutamente una visita, inoltre è abbastanza fresco! All’uscita ci imbattiamo in un ragazzo che si offre di farci da cicerone nella mellah. In realtà tutte le guide consigliano di guardarsi bene dalle false guide, ma una volta abboccato al suo amo chiariamo subito il prezzo e dimostriamo che proprio stupidi stupidi non siamo. Ci porta lungo i vicoli della mellah, il quartiere ebraico, con tappa forzata – toccherà anche a voi – in una erboristeria (chiaramente di un amico “convenzionato”) dove vi mostreranno gli stuzzicadenti marocchini ottenuti da una specie di fiore legnoso, il rossetto berbero (una macchia rosso purpurea su un piccolo piattino di terracotta), il profumo naturale all’essenza di ambra, sandalo e fiori d’arancio (sono piccoli blocchetti bianchi simili a saponette), le essenze, l’argilla bianca, le spezie (e i mix da usare in cucina), le erbe curative (contro stress, impotenza (!), mal di testa, depressione, ecc… non ho provato nulla, quindi non avrete la mia recensione!).
Abbandoniamo la nostra guida per tornare in hotel (di cui dirò oltre), farci una doccia e rilassarci prima di uscire per la cena, destinazione: ristorante Le Tobsil e poi tappa immancabile alla piazza, nostra figlia ne andava matta. Abbiamo prenotato tramite il ns. Hotel perché la sera i ristoranti più importanti sono affollati e giungiamo in una stradina dove veniamo abbordati da un uomo di colore vestito distintamente con mantello e jellabah che ci ha chiesto se cercavamo il ristorante Le Tobsil. Noi ci siamo guardati un po’ perplessi ma poi abbiamo accolto il suo invito e l’abbiamo seguito. Mai e poi mai avremmo trovato quel ristorante da soli! Il posto era magnifico, il servizio impeccabile anche se – cosa cui non siamo abituati – niente menu, ma portate che si susseguivano senza sapere cosa e quante portate sarebbero arrivate! Il prezzo è stato piuttosto elevato, ma non ci tornerei più poiché la cucina non era nulla di ché, evitate molto fumo niente arrosto.
Secondo giorno a Marrakech. La notte è stata pessima per due motivi: caldo (niente condizionatore) e il muezzin che invita alla preghiera verso le 5 del mattino, o mio Dio! Molto suggestivo, per carità, però le 5 è un po’ prestino… Quindi quando andate a Marrakech attenzione che nelle vicinanze non ci sia una moschea, anche se è quasi impossibile perché la città piena di moschee su cui capeggiano degli enormi altoparlanti e non potrete farla franca.
Subito ci addentriamo nel souq che è veramente brulicante di gente, spezie, colori, profumi e di venditori che offrono le loro mercanzie e invitano a vistare le loro botteghe. Consiglio di andarci la mattina perché gran parte del souq è coperta e nel pomeriggio oltre al caldo del sole c’è anche la folla che contribuisce a rendere l’atmosfera pesante, inoltre i passaggi tra le botteghe a volte sono un po’ stretti e si è un po’ pressati. Nel souq bisogna rilassarsi e farsi trascinare vagando senza meta che prima o poi tanto si guadagna l’uscita, anche se non si sa dove… Fortunatamente siamo sbucati proprio dove si era deciso di andare. Sbuchiamo infatti proprio davanti al Musée de Marrakech ospitato in un antico riad e merita – come per le tombe saadiane – per gli stucchi, gli intarsi e le piastrelle zellij. Si possono ammirare alcuni capi di vestiario tipici berberi, nonché alcune ricostruzioni (nulla di eclatante) di una casa marocchina ed in particolare di un hammam. Dalla piazzetta adiacente al museo si può visitare il Koubba Ba’adiyn, i rovine ben conservate di un a sorta di santuario dedicato alle abluzioni con un sistema interessante di pompe idrauliche per poter far scorrere l’acqua. Altra tappa obbliga che si trova giusto a pochi passi dal Koubba e dal Musée de Marrakech è la Medersa di Ali ben Youssef con l’annessa moschea (non aperta ai non musulmani). La medersa è la scuola coranica e offre un magnifico esempio di stucchi, intarsi, ornamenti e piastrelle zellij. Oltre all’aspetto architettonico Si possono ammirare oltre un centinaio di cellette destinate agli studenti in cui giacciono gli oggetti in dotazione degli studenti: il tappeto per la preghiera, un bollitore per l’acqua, un forno tajine, uno scrittoio. Le celle sono veramente anguste e scarne e contrastano con i decori eleganti e elaborati del cortile. E’ difficile immaginare che in queste celle ospitavano ben 900 studenti! Quelle dotate di finestre (ve ne sono alcune senza finestre) danno un cortile centrale nel cui mezzo è collocata un a vasca in marmo per abluzioni. Il cortile è di bianco marmo intarsiato che contrasta con una fascia di legno molto scuro anch’esso intarsiato che contorna le pareti del cortile. Abbandoniamo la scuola coranica per goderci un bel pranzetto presso il ristorante Al Fassia dove abbiamo mangiato davvero bene anche se i prezzi non sono dei più economici. A pranzo i clienti non erano molti, per di più uomini d’affari, la sera invece è un ristorante piuttosto affollato ed è meglio prenotare e non arrivare proprio in tenuta da turisti. Il ristorante è gestito da una cooperativa di donne. Dopo pranzo, sotto un sole battente, decidiamo di andare a visitare i famosi Jardins Majorelle di proprietà della Fondazione Yves Saint Laurent. I giardini sono un’oasi di verde nel cuore di Marrakech la rossa. La visita dura un’ora circa e si snoda lungo sentieri immersi nel verde e ombreggiati da specie diverse di piante e uccelli che si alternano a gazebo e colonne colorati di un blu intenso denominato proprio “blu majorelle” e verde. In una città così arida stupisce questo angolo di verde. Sorprendenti sono le piante di cactus in tutte le forme possibili dai cd. “cuscini di suocera” giganti a cactus altissimi e longilinei. La città offre altri giardini ma questi ci sono sembrati quelli più interessanti. Ci ritiriamo stanche al nostro riad che offre un terrazzo con poltrone, sofà e lettini prendisole sia sotto il sole sia all’ombra di grandi ombrelloni in tessuto bianco. Passiamo il pomeriggio a riposarci mangiucchiando biscotti e bevendo immancabile thé alla menta.
Dopo una bella doccia lasciamo il riad per cenare presso il ristorante Le Marrakchi in piena piazza Djemaa el-Fna. In realtà abbiamo scelto questo ristorante in quanto è proprio a due passi dal nostro riad ed è nel centro vitale della città. E’ sovraffollato di turisti anche e soprattutto per la magnifica vista sulla città ma si rivela – oltre che molto conveniente – davvero ottimo, abbiamo mangiato il miglior tajine di tutta la vacanza, se ci penso mi rodo all’idea di aver sprecato una cena presso Le Tobsil mi mangio le dita dalla rabbia! Cosa darei per il tajine del Marrakchi. L’ultimo giorno lo dedichiamo ad una visita al souq e allo shopping serrato, oltre a vagare per la città senza meta. Pranziamo in un ristorante poco distante dal Marrakchi il Chez Grouni e mangiamo delle brochettes di kefta e patatine fritte e assaggiamo la pastilla ripiena di carne di piccione, decisamente a buon mercato e con una magnifica terrazza sulla piazza che nonostante il caldo è brulicante di gente (nulla però in confronto alla sera). Per concludere la nostra visita della città facciamo un giro su una delle carrozze trainate da cavalli che sono parcheggiate in fondo alla piazza. Il tour dura circa un’ora e mezza e ci permette di vedere la parte più moderna della città il quartiere di Hivernage e di Ville Nouvelle, con i suoi palazzi, gli hotel supermoderni a 5 stelle e negozi molto europei. Ceniamo presso il nostro riad dove si preparano una cena fantastica, perfettamente curata in ogni particolare. La città offre molte altre attrattive, queste che ho descritto sono solo alcune. Avremmo voluto vedere la zona della Palmeraie dove organizzano passeggiate a dorso di cammello nel palmeto – ottimo per i bambini – ed attrazioni per i più piccoli ma non solo. Ci sono anche locali di tendenza come il Nikki Beach, più per i giovani modaioli che per noi, nonché il più grande parco acquatico di tutto il Marocco, se non addirittura dell’Africa. Chi avesse un po’ più di tempo potrebbe anche dedicare un’intera giornata per recarsi alla cittadina berbera di Ouarzazate lungo la strada delle casbah che attraversa il passo più alto del Marocco dove in inverno si può persino sciare! Oppure le cascate di Ouzoud che pare siano davvero sorprendenti.
Alcuni consigli di viaggio.
In Marocco si contratta tutto, assolutamente! Giocate al ribasso per qualsiasi prezzo tranne ai ristoranti. Gli oggetti tipici – se decidete di acquistare souvenir – sono senza dubbio le babouches in pelle o tessuto coloratissime, le teiere in argento anticato da acquistare dai rigattieri, le ceramiche antiche o anticate, i tappeti (la scelta è difficile, soprattutto nel vagliarne la qualità), le essenze. A Essaouira oggetti in legno e prodotti a base di olio d’argan (saponi, creme, ecc.). A Marrakech ci sono negozi interessanti alcuni molto interessanti perché vendono prodotti marocchini in stile moderno, segnalati dalle guide turistiche. Lasciate spazio in valigia! La cucina è ottima, non eccessivamente speziata e non piccante. La carne è buonissima e viene cotta e servita in tegami in terracotta detti tajine ed è superlativa! Non lasciatevi intimorire se vedete carne attorniata da mosce nelle botteghe, la carne viene frollata a lungo e cuoce nel tajine per un sacco di tempo! L’alternativa è il cous cous, con carne o pesce o verdure ed è servito in porzioni gigantesche. Se ordinate il cous cous non ordinate altre pietanze, non vi resterà più spazio! Attenzione se ordinate la pastilla con carne, trattasi di una torta di pasta frolla dolce riempita di carne, l’insieme è un po’ particolare per i miei gusti, ma mio marito ha gradito. Ottima è anche la carne kefta, speziata ma non troppo, davvero gustosa sia in polpette, sia in spiedini. I dolci marocchini sono squisiti. Solitamente sono di pasta frolla riempita di mandorle o di un ripieno di datteri e sono annaffiati di essenza al fiore d’arancio, accompagnati dall’imperdibile thé alla menta. A Essaouira pesce, pesce, pesce! Come già detto il clima a Marrakech è molto caldo, l’ideale è sfruttare la mattinata e ritirarsi per la siesta. La sera fa caldo ma un golf non fa mai male, non c’è un’escursione termica notevole come pensavo. A Essaouira prendete abiti caldi, oserei la lana! E non puntate sulla vita di mare, salvo che la nostra sia stata solo sfortuna, ma pare sia sempre così. La gente è cordiale e cerca sempre denaro anche solo per indicarvi una strada, quasi certamente si offrirà di accompagnarvi anche perché a Marrakech il dedalo di strade non sempre è riprodotto nelle cartine, talvolta nemmeno gli abitanti della città sapranno aiutarvi. A Essaouira anche le donne possono girovagare da sole, io mi sono fidata anche a Marrakech ma è un po’ pesante per talvolta i marocchini sono un po’ insistenti. Per l’abbigliamento non ci sono problemi, gli abitanti delle due città sono abituati alle tenute delle turiste occidentali, difficilmente verrete importunate. Le donne, soprattutto a Marrakech hanno anch’esse tenute occidentali, sono molto varie dal bourka, allo chador che scopre solo gli occhi al velo sui capelli, dalla jellaba, ai jeans con sopra la jellabah, ai jeans con canotta. Per i farmaci a Marrakech ci sono farmacie che vendono farmaci per lo più francesi e non ci sono grossi problemi, siamo stati ad acquistare dei cerotti per le vesciche ai piedi (vicino al el-Badhi) e abbiamo visto che c’erano farmaci europei, alcuni esistenti anche in Italia. Piuttosto a Essaouira non abbiamo visto farmacie internazionali e nemmeno negozi che vendessero prodotti per l’igiene personale. Tuttavia non escludo che ve ne siano nella zona più esterna della città, fuori le mura, dove ci sono anche dei supermercati, uno è molto grande. Passiamo ora alle strutture alberghiere. Essaouira e Marrakech offrono strutture recettizie per tutte le tasche anche se non posso giudicare la qualità dei servizi offerti ad eccezione di quelli in cui sono stata. L’ideale è prenotare dall’Italia perché non ho mai visto agenzie turistiche o punti informazioni, salvo a Marrakech ma sembravano più dedicate alle escursioni che ad altro. Io consiglio di soggiornare in un riad è un’esperienza particolare ma non proprio a buon mercato, merita però. Avremo voluto soggiornare in un riad anche a Essaouira ma pensando di fare vita di mare abbiamo optato per un albergo con spiaggia attrezzata e piscina. Per contro abbiamo soggiornato presso il riad El Enija a Marrakech, che dire, una favola. Il riad è di una magnificenza incredibile. Si alternano cortili si cortili, di marmi intarsiato, fontane e piastrelle zellij, piante verdeggianti, palme… I riad sono le antiche dimore padronali e si sviluppano attorno ad una serie di patio interni. Tutto resta segreto e celato dietro alte ed impenetrabili mura e, se non fosse stato per il proprietario del riad non lo avremmo mai raggiunto. Si trova infatti in una viuzza, senza insegna, senza campanello, dietro un piccolo portale in legno assolutamente anonimo ma quando il portoncino si è aperto si è spalancato un mondo nuovo. Un angolo silenziosissimo nonostante l’estrema vicinanza alla piazza e al souq, non volava una mosca, a parte il muezzin! Il personale è accogliente e disponibile. Noi eravamo in una suite che dava sul giardino esotico e dall’altra parte del giardino c’era un’altra stanza di gente che non abbiamo mai visto. Unica pecca non avevamo il bagno in camera ma il nostro bagno e vicino al nostro portico. Il bagno era grandioso, con una bagnoire proprio sotto una finestra che dava sul giardino e una doccia stupenda incassata nel pavimento, molto, molto particolare, come tutto il riad che è un susseguirsi di pezzi d’arredo unici. Le colazioni ci venivano servite sotto il portico fuori dalla nostra stanza, mentre la cena che abbiamo consumato nel riad ci è stata servita in un angolo del giardino allestito solo per noi con candele e petali di rosa ovunque, il tutto annaffiato di thé alla menta.
Il tetto del riad è adibito a solarium o ad angoli conversazione ombreggiati. Il riad dispone di una sala da pranzo dove vengono serviti i pasti durante l’inverno in quanto è dotato di un caminetto e di una cucina che funge da reception, zona conversazione con il personale tremendamente amichevole e cordiale, genuino… Ora spero che mio marito mi regali una settimana nella valle delle casbah, perché il Marocco non lascia mai la mia mente e la mia immaginazione…