Esplorazioni in Laos e relax in Thailandia
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Un aforisma pare coniato dai colonizzatori francesi (a dire la verità molto citato nei blog di viaggi, però mi piace ugualmente) recita che “i vietnamiti piantano il riso, i cambogiani lo osservano crescere e i laotiani lo ascoltano”. Ascoltare il riso che cresce si accompagna bene alla proverbiale calma e apparente serenità del popolo laotiano, al legame tra questo popolo e le sue terre aspre e montuose da un lato, pianeggianti e fertili dall’altro. Terre dominate dal grande fiume Mekong che genera vita e consente da migliaia di anni la coltivazione di quel riso che è alla base dell’alimentazione di questi popoli. Ascoltare il riso che cresce significa ascoltare i ritmi del ciclo naturale della vita, per capire quanto di vero ci sia in questo detto non ci resta che volare in Laos…
Purtroppo non abbiamo tantissimi giorni a disposizione, quindi decidiamo di visitare una piccola parte del paese, partendo da Luang Prabang e scendendo verso Vientiane via terra con sosta a Vang Vieng. Molti dei racconti letti suggerivano di prendere un aereo ma se tornassi indietro rifarei la stessa scelta, nonostante le tante ore trascorse in bus i panorami che si ammirano durante il viaggio sono meravigliosi.
Raggiungiamo il paese con un volo di andata su Luang Prabang (via Kuala Lumpur) e rientriamo in Italia da Bangkok, la compagnia meno costosa per il periodo scelto è la sempre ottima Emirates (524€ a testa).
Per entrare in Laos è richiesto il visto che purtroppo non si può fare online prima di partire come per la Cambogia. Occorre scaricare il modulo da compilare, portare due foto tessere (se non le avete vi scatteranno a pagamento una foto) e i contanti necessari (dovevano essere dai forum 35$ USA a testa ma noi abbiamo pagato qualche dollaro in più). Il tutto comunque non ha richiesto più di 15 minuti a testa.
Luang Prabang
Sicuramente la città più visitata del Laos, so che mi attirerò le ire di molti, ma a me non ha fatto impazzire. Certamente una cittadina piacevole, soprattutto quando il centro storico è chiuso alle autovetture e si può passeggiare tranquillamente ammirando i bellissimi edifici coloniali. Da visitare rigorosamente a piedi o al massimo in bicicletta, visto che le distanze non sono eccessive, città famosa per i suoi moltissimi templi e per i suoi monaci. Visitiamo tra gli altri il bellissimo Palazzo Reale, saliamo al Mount Phousi la collinetta di soli 150 metri dall’alto della quale si può ammirare la città.
Se la cittadina è molto turistica, basta prendere una barca e farsi portare dall’altra parte del Mekong e vi troverete immersi in un paesaggio rurale, niente più ristoranti, guesthouse e caffetterie ma templi un po’ trasandati e meno scintillanti e forse anche più caratteristici che si raggiungono con una camminata di un’oretta lungo un sentiero di terra rossa. Attraversiamo un villaggio di capanne dove alcuni bambini ci rincorrono per venderci piccoli oggetti fatti da loro, che scopriamo essere offerte da potere lasciare nei templi. A differenza che in Cambogia, in Laos pochissime persone cercano qualche moneta ai turisti e questi sono gli unici bambini che lo faranno, sempre comunque con un grande sorriso.
Rientrati in città facciamo un giro nell’affollatissimo e variopinto mercato, dove si può cenare con pochissimi euro alle bancarelle che offrono piatti locali a prezzo fisso. Si pagano 15000 kip (meno di 2€ a testa) e si può riempire un piatto con tutto quello che si vuole, cibo cucinato al momento e gustoso. Non ci facciamo mancare un dolce comprato in una delle pasticcerie che si trovano in città, in Laos come anche in Cambogia e Vietnam si produce ottimo pane e buonissimi dolciumi, retaggio della colonizzazione francese. E infine un buon caffè locale, forte e aromatico, coltivato nella zona dell’altopiano di Bolaven nel sud del paese.
Incredibilmente incontriamo due simpaticissimi pisani che avevamo conosciuto l’anno scorso a Ko Kut, anche loro a Luang Prabang, anche loro al mercato nello stesso momento in cui si siamo noi… il mondo è proprio piccolo a volte! Ovviamente scatta la solidarietà tra turisti dello stesso paese quando ci si trova in posti lontani e la sera seguente andiamo a cena insieme per raccontarci dei rispettivi viaggi…
Alloggio: Kounsavan guesthouse, una via di mezzo tra un ostello e una guesthouse, c’è anche la piscina ma visto che il tempo non era dei migliori non l’abbiamo mai usata. Stanza molto grande e carina, con bagno privato, colazione un po’ misera compresa nel prezzo (circa 40€ a notte a camera). Se siete sfortunati come è successo a noi, dovrete sopportare un discreto schiamazzo da parte dei ragazzi alloggiati nell’ostello. Nel complesso comunque consigliato.
Vang Vieng
Prima di partire avevo letto molti blog, gente che parlava di questa località in modo terribile come di un luogo ove il divertimento regna sovrano, la musica ad alto volume impazza, dove si può comprare ogni genere di droga e dove la sera le strade sono invase da turisti ubriachi e urlanti. Siamo curiosi e decidiamo di andare a vedere se tutto ciò corrisponde a verità.
Prediamo un bus alle 9 da Luang Prabang, sul quale sappiamo già che trascorreremo almeno 8 ore. La distanza tra le due località non è molto grande (meno di 190 km) ma la strada percorsa dallo scalcinato (VIP) bus è proprio una strada di montagna. Asfaltata certo, ma non c’è un tratto pianeggiante, tutto un susseguirsi di salite e discese. Sui passi c’è la nebbia e non si vede nulla, una fitta pioggerella bagna i finestrini. Poi si scende verso in fondovalle, attraversiamo tratti di strada recentemente franati, spunta il sole e le montagne appaiono in tutta la loro bellezza.
Versanti scoscesi ricoperti da vegetazione, pochissimi e isolati villaggi con le strade in terra battuta rossastra, panni colorati stesi al sole e donne con abiti tradizionali che portano borse della spesa. E bambini che giocano e cani che dormono in strada. Questo viaggio scorre ora dopo ora e km dopo km e sono davvero contenta di non avere preso un aereo! Mi sarei persa tutta questa bellezza e sarebbe stato un vero peccato…
Facciamo una sosta in quello che definiamo autogrill, una tettoia malandata sotto cui alcune ragazze ci offrono il pranzo, sgranchiamo le gambe intorpidite e scattiamo foto, il cielo è azzurrissimo e intorno c’è solo qualche capanna e curati orticelli.
Nel pomeriggio arriviamo a Vang Vieng e facciamo il primo giro esplorativo a piedi lungo il fiume Nam Song. Ok, si sente un po’ di musica provenire dai baretti, ci sono i turisti che fanno tubing sul fiume (cioè i lasciano trasportare dalla corrente seduti su grosse camere d’aria, sembra divertente….) ma di ubriachi schiamazzanti neanche l’ombra. Ci godiamo il tramonto sulle bellissime montagne calcaree che circondano la cittadina, il paesaggio è davvero meraviglioso.
Il giorno successivo noleggiamo uno scooter e partiamo in esplorazione nei dintorni. La zona è famosa per offrire molte attività come il kayaking, l’arrampicata, esplorazione delle tantissime grotte che circondano la cittadina, si noleggiano biciclette e rumorosi quad che sembrano fare la gioia dei tanti turisti coreani che incontriamo.
Una strada prima asfaltata e poi sterrata permette di raggiungere tutte le grotte più belle. Una delle più note è la Tham Phu Kham, considerata sacra dai laotiani che si raggiunge dopo una faticosa scalata su ripidi gradini intagliati nella roccia. All’interno un altare con una statua del Buddha sdraiato e una grande tranquillità. Ai piedi della scalinata la famosa Blue Lagoon, una laguna di acque verdognole nella quale schiamazzano orde di turisti (in gran parte russi e coreani) che si lanciano dall’alto con urla tarzaniane rigorosamente con i giubbetti di salvataggio.
Proseguendo sulla strada sterrata si possono visitare altre grotte molto meno affollate ma non per questo meno affascinanti. In una siamo accompagnati da una signora in ciabatte che sembra non avere problemi nel camminare sulle rocce lisce, ci fa luce con una potente pila e ci fa camminare per una ventina di minuti fino ad una grande sala. Il silenzio è assoluto, anche perché la signora non parla una parola di inglese e noi sappiamo solo ringraziare in laotiano.
La strada sterrata attraversa risaie che in questo periodo sono ovviamente a riposo e ce ne immaginiamo la bellezza nella stagione umida, mandrie di bufali brucano l’erba spelacchiata aspettando le piogge che riporteranno il verde su queste terre.
Rientriamo in città e ceniamo sul lungofiume insieme ai pisani che ci hanno raggiunto, mangiamo benissimo e spendiamo pochissimo, la musica dai piccoli ristorantini non è alta, forse siamo stati fortunati ma c’è una bella atmosfera tranquilla. A mio parere Vang Vieng va vista nonostante la sua fama, certo è iperturistica e non rappresenta il vero Laos, comunque si trova in una zona paesaggisticamente molto bella e vale la pena trascorrerci un paio di giorni esplorandone i dintorni.
Alloggio: abbiamo scelto una guesthouse fuori dal centro proprio per evitare il rumore del lungofiume. La Jamee guesthouse è un po’ trasandata esternamente e avrebbe bisogno di alcuni lavori di ristrutturazione, la camera non è niente male, molto grande, con bagno enorme, costo 24€ colazione compresa.
Vientiane
Ripartiamo in bus verso la capitale del Laos. La distanza è di circa 140 km, ma la strada quasi tutta pianeggiante quindi impieghiamo (solo) 4 ore per arrivare a destinazione. Il centro della città non è grande e giriamo a piedi visitando i templi e passeggiando sul lungofiume ammiriamo il Mekong, restiamo stupiti dalla sua larghezza, sembra più un mare che un fiume.
Ceniamo in un locale a base di pesce alla griglia, molto gustoso ed economico. Visto il poco tempo che trascorriamo in città non mi sento di dare un giudizio, come al solito preferiamo le piccole località alle grandi città però Vientiane non sembra proprio una metropoli…
Alloggio: visto che dobbiamo partire la mattina presto per passare la frontiera con la Thailandia, scegliamo un hotel decentrato e vicino alla stazione dei bus Tao Salad. Il Vientiane Hemera hotel è sicuramente lussuoso e costa anche abbastanza (circa 55€ a notte), offre una ricca colazione ma purtroppo solo a partire dalle 6,30 e noi che partiamo prima non possiamo sfruttarla. Si trova proprio di fronte al mercato e comunque a circa 15 minuti a piedi dai templi principali.
Bangkok – Ko Chang
Prima di partire avevo cercato un volo a prezzo decente da Vientiane a Bangkok, non trovando nulla di economico. Trovo invece un volo a 29€ da Udon Thani, cittadina a circa 80 km da Vientiane.
Non sapendo esattamente quanto tempo occorrerà per le formalità alla frontiera e per poi arrivare all’aeroporto, ci alziamo all’alba per prendere un taxi procurato dal nostro hotel di Vientiane. In una mezz’oretta siamo alla frontiera, è ancora buio, c’è pochissima gente e siamo i primi in fila.
Scopriamo con terrore (non l’avevo letto da nessuna parte!) che per passare la frontiera bisogna pagare 11000 kip a testa e non ho moneta locale a sufficienza… Ci frughiamo nelle tasche, dopo tutto si tratta solo di poco più di 1€ a testa, propongo di pagare con dollari o con euro ma la signorina allo sportello è inflessibile. Servono 22000 kip per entrambi… Panico! Alla fine una gentilissima ragazza laotiana in coda dietro di noi ci offre i soldi con un sorriso, e io ricambio dandole una banconota da 5€ che lei non vuole assolutamente. Il bello di questo paese sta proprio nella gentilezza della sua gente, un sorriso non viene negato a nessuno, anche al più sprovveduto turista che alle 7 di mattina vuole passare la frontiera e non ha soldi locali per pagare…
Entriamo in Thailandia via terra, raggiungiamo velocemente sempre in taxi il piccolo aeroporto di Udon Thani e alla fine dovremo aspettare 3 ore il nostro volo…
Un’oretta di volo e siamo a Bangkok dove ci aspetta l’autista del minivan che avevo contattato e che ci condurrà al molo di imbarco di Ao Thammachat per Ko Chang. Arrivando a Bangkok verso le 13 non c’era possibilità di prendere un bus per spostarsi verso le isole, dato che partono tutti al mattino. L’alternativa era dormire una notte in città e perdere un giorno di mare, quindi preferiamo rivolgerci ad una agenzia trovata in rete che ci organizza il trasferimento (explorekohchang). Il costo è di 4700 bath (125€) per due persone compreso il biglietto del traghetto e la corsa dal molo di arrivo sull’isola al nostro resort. Il tutto ottimamente gestito, prendiamo l’ultimo traghetto delle 19 e alle 20 siamo già in camera.
Avendo visitato la bellissima Ko Kut lo scorso anno dopo essere stati in Cambogia, decidiamo questa volta di trascorrere qualche giorno a Ko Chang per vedere un’isola diversa. Decisamente direi che Ko Kut batte Ko Chang 10 a zero, ma lo sospettavamo già… Ko Chang è molto più grande e più affollata di Ko Kut, la costa occidentale dove si trovano le famose White Island Beach e Lonely Beach è un susseguirsi di hotel-ristoranti-negozi, non riusciamo mai a vedere il mare mentre ci dirigiamo verso sud… E’ sera e in giro c’è moltissima gente, decisamente questa zona non fa per noi. Alloggiamo al sud lungo la bella spiaggia sabbiosa di Khong Koi, acque trasparenti, alcuni ristorantini dove mangiare un pad thai ascoltando musica soffusa o chioschetti dove farsi fare un massaggio thailandese. Questa è la zona più tranquilla, se si vuole un po’ di movimento nelle vicinanze c’è il villaggio di pescatori di Bang Bao dove si trova il molo da cui partono le escursioni in mare.
Dedichiamo alla esplorazione delle isolette che punteggiano i dintorni di Ko Chang una intera giornata, partecipando alla escursione chiamata delle 5 isole. Tra queste la bellissima Ko Rang dove non ci sono alloggi né ristoranti, ma solo una stazione di ranger sulla spiaggia di sabbia bianchissima. Facciamo snorkeling, conosciamo gente simpatica e ci rilassiamo al sole.
Alloggio: sulla spiaggia di Khong Koi alloggiamo a The Beach, una bella struttura tranquilla dotata anche di ristorante dove si mangia davvero bene. Non servono neanche le scarpe, si può andare dalla camera alla tavola a piedi nudi… Costo a notte circa 40€.
Ko Kut o Ko Kood
Gli ultimi giorni li passiamo nella nostra isola preferita di questa zona: la bellissima Ko Kut, che avevamo già visitato nel 2016 e dove torniamo assai volentieri. In questo anno non è cambiato nulla, l’isola è sempre meravigliosa e tranquilla.
Koh Kut è abbastanza grande (circa 25 km di lunghezza) ed è dominata da colline ricoperte di vegetazione, per visitarla occorre noleggiare uno scooter che si trova dappertutto al costo di circa 250 bath al giorno.
Sull’isola ci sono alloggi per tutte le tasche, dai resort costosi alle guesthouse agli ostelli spartanissimi, l’accesso alla spiaggia è sempre possibile e sono rari i tratti nei quali è vietato l’ingresso, in genere la spiaggia è libera e aperta a tutti.
Particolarmente bella è la spiaggia di Ao Bang Bao ubicata in una profonda insenatura, con un mare sempre calmissimo e cristallino. Molto bella e ampia la spiaggia di Klong Chao, con una laguna interna dove potere aggirarsi in kayak tra le mangrovie, più piccola e con coste anche rocciose la spiaggia di Ao Noi. Da tutte le spiagge dell’isola si assiste a spettacolari tramonti.
Alloggio: torniamo alla guesthouse Eve House, i proprietari si ricordano di noi e ci accolgono come se fossimo vecchi amici. Ci assegnano un bungalow piastrellato con acqua calda per soli 750 bath (20€ a notte), tutti i bungalow sono immersi in un giardino, di notte nessun rumore molesto ma solo il gracidare delle rane e il volo di qualche pipistrello. I gentili proprietari hanno anche un ristorantino che offre colazioni e cene, noleggiano scooter e fanno le prenotazioni per spostarsi sulle altre isole o per rientrare a Bangkok. Ambiente rilassato, si fanno interessanti incontri e lunghe chiacchierate con altri viaggiatori low cost.
Alla fine giunge il momento di rientrare a casa. Compriamo il biglietto per rientrare a Bangkok da Eve, il costo del trasferimento è di 900 bath a testa (circa 25€) e comprende il trasporto direttamente dall’hotel al molo di imbarco sull’isola, la tratta in barca fino al molo di Laem Sok ed il trasferimento in bus fino a Bangkok. Partiamo dall’isola alle 9 e alle 17 siamo già all’aeroporto in attesa del volo di rientro in Italia.
Un altro viaggio finito, ora si comincia a pensare al prossimo!
Il mondo è un libro e chi non viaggia legge solo una pagina (Sant’Agostino)